CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 14 marzo 2017
783.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02492 Binetti: Misure di prevenzione nei confronti degli adolescenti rispetto al consumo di droghe leggere.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Ministero della salute segue costantemente, e con la necessaria attenzione, le problematiche connesse alla diffusione ed all'uso delle sostanze indicate nell'interrogazione parlamentare in esame.
  Invero, questo Ministero pone la medesima attenzione, sotto il profilo delle strategie di prevenzione, alle droghe leggere e a quelle pesanti, poiché tutte le droghe, dal punto di vista chimico-farmacologico, hanno natura psicotropa: tale, cioè, da agire, per quanto con diversa intensità, sul sistema nervoso centrale, e da indurre in chi le assume stati di alterazione della percezione sensoriale e delle capacità cognitive.
  La intensità degli effetti, e di conseguenza, il danno e la pericolosità connessa alle droghe, dipende prima di tutto dal tipo di sostanza, nonché da una serie di altri fattori, come la concentrazione del principio attivo, le modalità di assunzione, la presenza concomitante di altre sostanze psico-attive, o di sostanze aggiunte nel confezionamento, che possono avere effetti negativi sulla salute. Inoltre, anche tenuto conto degli elementi sopra citati, non è facilmente quantificabile il potenziale di induzione alla dipendenza dei diversi preparati.
  Tutti questi elementi non sono controllabili nell'ambito delle attività illecite di diffusione delle droghe, indipendentemente dal tipo di sostanza.
  Si consideri, inoltre, la recente diffusione di nuovi derivati sintetici della Cannabis (tetraidrocannabinoidi), che hanno un effetto potenziato sul sistema nervoso e su altri organi e apparati, difficilmente quantificabile, con rischi molto gravi per la salute e l'equilibrio psico-fisico dei consumatori.
  Sul fronte della prevenzione dell'uso delle droghe, soprattutto nelle fasce giovanili, il Ministero della salute rivolge particolare attenzione allo sviluppo di adeguati interventi, anche attraverso gli atti di programmazione generale, come i Piani Nazionali di Prevenzione.
  Infatti, la prevenzione riveste un ruolo essenziale nell'arginare il fenomeno della dipendenza da sostanze d'abuso.
  In sintesi, viene raccomandato lo sviluppo di programmi di prevenzione delle sostanze d'abuso nelle scuole medie di primo e secondo grado e nei luoghi di aggregazione giovanile, in collaborazione con le Istituzioni scolastiche e le Agenzie educative.
  Si punta, inoltre, a definire strategie integrate focalizzate sia sulla potenzialità delle capacità personali (ad esempio competenze socio-emotive e relazionali) sia su azioni di conferma e di rinforzo dell'ambiente di vita, attraverso i metodi cosiddetti « life skills education» e « peer education», poste in essere dagli operatori dei Dipartimenti di prevenzione delle AASSLL e dai Sert.
  Si tratta cioè di diffondere un approccio educativo centrato sul potenziamento dei fattori positivi e sul protagonismo dei giovani, teso a sviluppare le capacità personali in termini di autostima, auto efficacia e resilienza.
  Per gli interventi sui fattori determinanti ambientali, le strategie indicate sono Pag. 184quelle che mirano alla «de-normalizzazione» dell'uso di sostanze nel quadro di un approccio complessivo di promozione della salute.
  Riguardo agli interventi di prevenzione selettiva l'obiettivo è di migliorare le capacità di identificazione precoce dei soggetti ad elevato rischio (cosiddetti vulnerabili), così da consentire la loro presa in carico per un percorso formativo specifico.
  Gli interventi di prevenzione indicata mirano ad interrompere il percorso di consumo individuale già intrapreso, nell’«area grigia» tra l'uso e l'abuso.
  In questo ambito può risultare di aiuto l'intervento e il « counselling breve», nei contesti della medicina di famiglia e nel settore lavorativo, a cura del medico del lavoro, a vantaggio dei lavoratori vulnerabili in quanto consumatori di sostanze stupefacenti o di alcolici, previa una specifica formazione degli operatori, nonché interventi appropriati nei luoghi di maggior consumo.

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ALLEGATO 2

5-10560 Fanucci: Iniziative per assicurare le prestazioni sanitarie di emergenza nell'area di Campo di Giove.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alla convenzione in atto per la gestione della postazione di soccorso 118 di Campo di Giove (L'Aquila), affidata dalla locale Croce Rossa Italiana (CRI) che dipende dal Comitato Locale di Sulmona, per quanto di competenza del Ministero della salute, si precisa che l'organizzazione del Servizio 118 nella Provincia de L'Aquila (e nel restante territorio della Regione) è dettato dal Decreto del Commissario ad acta (DCA) n. 95/2015, concernente «Approvazione del programma di qualificazione della rete di Emergenza Urgenza Territoriale».
  Il numero delle postazioni, medicalizzate e non medicalizzate, viene determinato sulla base delle indicazioni fornite a livello nazionale dal decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze n. 70/2015 e dall'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali-AGENAS (numero di abitanti, con correzioni che riguardano la viabilità, le condizioni orogeografiche, la densità della popolazione, l'estensione del territorio in Kmq).
  Sulla base di tali criteri, la Provincia de L'Aquila conta n. 13 postazioni medicalizzate (oltre a quelle con solo infermiere o con solo personale volontario esperto).
  Le relative modalità organizzative prevedono che il personale sanitario medico sia dipendente o convenzionato della ASL, mentre il personale infermieristico, l'autista ed il mezzo stesso possono appartenere ad Associazioni di volontariato, che operano sulla base di specifiche convenzioni, privilegiando l'affido ad organizzazioni locali e sulla base di un'equa distribuzione tra le molteplici associazioni.
  La postazione di Campo di Giove (con operatività H 12 notturna) è una delle ultime attivate: essa agisce con medico fornito dalla ASL e con la restante attività affidata in convenzione alla locale CRI che dipende dal Comitato Locale di Sulmona.
  Il bacino di utenza di questa postazione comprende i territori dei due Comuni di Cansano e Campo Di Giove, paesi di montagna con una popolazione di circa 1.500 abitanti; tale numero viene incrementato dalla presenza di turisti, nella stagione invernale ed estiva, in quanto località a vocazione turistica.
  Il numero di interventi effettuati nel 2016 è stato in totale di 105 nella fascia notturna (codici di gravità: 21 Verde, 68 Giallo, 16 Rossi).
  Nella fascia diurna, nel comprensorio di competenza di questa postazione sono stati effettuati n. 35 interventi ad opera di altre ambulanze afferenti a diverse postazioni limitrofe, fisse o stagionali, disciplinate nell'ambito del DCA n. 95/2015.
  Ad oggi, sentita anche la Regione Abruzzo, non sono stati emanati atti formali che attestino la decisione di interrompere il rapporto convenzionale da parte dell'Azienda Sanitaria Locale n. 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila, né si è a conoscenza di alcun riscontro ufficiale circa la possibilità di una rinuncia a proseguire con il rapporto convenzionale da parte della CRI.

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ALLEGATO 3

5-05971 Valiante: Iniziative da assumere a seguito della chiusura del centro trasfusionale Luigi Curto di Polla.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione segnalata nell'interrogazione parlamentare in esame, ovvero la chiusura del centro trasfusionale attivo presso l'Ospedale «Luigi Curto» nel Comune di Polla (Salerno), deve essere inquadrata nel percorso di qualificazione del sistema trasfusionale, intrapreso con il regime di autorizzazione e accreditamento dei Servizi Trasfusionali e delle Unità di raccolta previsto dagli Accordi Stato Regioni del 16 dicembre 2010 (sui requisiti minimi) e del 25 luglio 2012 (Linee guida di accreditamento dei Servizi trasfusionali e delle Unità di raccolta), conclusosi il 30 giugno 2015.
  Secondo il percorso sopra delineato, le Regioni – previa visita di verifica della conformità ai requisiti previsti da parte di un « team» di ispettori, di cui uno appartenente all'elenco nazionale dei Valutatori del Sistema trasfusionale, istituito con Decreto del Ministro della salute 26 maggio 2011 e gestito dal Centro Nazionale Sangue (CNS) dell'istituto Superiore di Sanità – hanno autorizzato e accreditato i Servizi trasfusionali, le Unità di raccolta e le rispettive articolazioni organizzative, rispondenti a detti requisiti.
  Con Decreto n. 50 del 16 luglio 2014 il Commissario « ad acta» per il piano di rientro dal debito sanitario della Regione Campania ha approvato il percorso di accreditamento delle strutture del sistema trasfusionale campano, comprendente i Servizi Immuno-Trasfusionali (SIT), le Unità Raccolta Sangue associative (U.D.R.) ed i relativi punti di raccolta fissi e mobili loro afferenti; in base a tale percorso, l'apposita Commissione Regionale ha proceduto alla verifica presso tutti i presidi ospedalieri delle Aziende Sanitarie e delle Aziende Ospedaliere.
  In tale ambito, nel dicembre 2014 è stata effettuata, presso il Presidio Ospedaliero di Polla, la verifica, da parte dell'apposita Commissione Regionale, dei requisiti previsti per le Unità di Raccolta dal DCA (Decreto del Commissario ad acta) n. 50/2014, tesa ad accertare l'idoneità dei locali, delle attrezzature, delle tecnologie applicate, delle procedure e delle erogazioni di prestazioni proprie di un Servizio Immuno Trasfusionale.
  A seguito di tali accertamenti, dopo i rilievi mossi dalla Commissione, la Giunta Regionale Campana ha disposto la conversione del suddetto Servizio Trasfusionale in Centro di raccolta sangue collegato al Centro trasfusionale di Battipaglia.
  Nel caso del Centro trasfusionale di Polla, quindi, come segnalato anche dal CNS (Centro Nazionale Sangue), risulta che la Regione Campania, con Decreto Dirigenziale n. 88 del 8 giugno 2015, ad integrazione del precedente Decreto Dirigenziale n. 72 del 30 aprile 2015, ha stabilito «l'accreditamento con condizione» dell'Unità di Raccolta del P.O. (Presidio Ospedaliero) di Polla, quale articolazione organizzativa del P.O. (Presidio Ospedaliero) «S. Maria della Speranza» di Battipaglia.
  L'accreditamento «con condizione» è stato, pertanto, determinato dal rilievo delle non conformità emerse nel corso della verifica istituzionale espletata dal nucleo di verifica regionale nel dicembre 2014.Pag. 187
  In particolare, è stato assegnato alla ASL di Salerno il compito di integrare il piano di miglioramento per la risoluzione delle non conformità, con specifiche azioni volte al superamento delle criticità rilevate.
  Dunque, con i citati decreti del 2015, la Regione ha stabilito che, in base ai requisiti di autorizzazione/accreditamento di cui agli Accordi Stato Regioni del 2010 e del 2012 citati, l'attività accreditabile al Centro trasfusionale di Polla era soltanto quella di raccolta, nella qualità di articolazione organizzativa del P.O. «S. Maria della Speranza» di Battipaglia, il quale risulta svolgere, invece, tutte le attività trasfusionali, ossia non solo le attività di raccolta, conservazione e distribuzione del sangue e degli emocomponenti, ma anche di assegnazione degli emocomponenti ai pazienti e di medicina trasfusionale.
  Peraltro, in base a quanto fornito dal CNS (Centro Nazionale Sangue), i dati relativi alla attività 2014 del Centro trasfusionale di Polla risultano essere: 3173 donazioni di sangue intero, raccolte e lavorate per la produzione di emocomponenti; 714 unità di concentrati eritrocitari, cedute ad altri servizi trasfusionali all'interno della Regione; 443 unità di concentrati eritrocitari, trasfuse in regime ambulatoriale, 2186 unità di concentrati eritrocitari, trasfuse in regime di ricovero, per un numero complessivo di 652 pazienti trasfusi nell'anno.
  Poiché i dati relativi alla quantità degli emocomponenti prodotti dalla lavorazione del sangue intero raccolto risultavano lontani dai numeri individuati dall'Accordo Stato Regioni 25 luglio 2012 (Linee guida per l'accreditamento) – almeno 40.000 unità/anno – quali masse critiche minime a garanzia della qualità e sicurezza dei processi produttivi e della sostenibilità in termini di risorse dedicate, la Regione Campania, in coerenza con le Linee guida di accreditamento dello stesso Accordo 2012, ha provveduto a razionalizzare le attività in parola.
  Per tali motivi la Regione Campania, come previsto dai decreti dirigenziali del 2015, ha individuato il Centro di Polla come articolazione organizzativa del P.O. «S. Maria della Speranza» di Battipaglia, accreditandolo soltanto per le attività di raccolta del sangue e degli emocomponenti, in linea con il conseguimento di obiettivi di miglioramento complessivo della qualità, non solo per la trasfusione clinica, ma anche per la fornitura del plasma come materia prima per la produzione di farmaci plasmaderivati, in una Regione ancora lontana dall'autosufficienza per questi prodotti.
  Da ultimo si segnala che, come indicato di recente dalla Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Salerno, la Direzione Generale dell'Azienda Sanitaria Locale di Salerno ha comunicato che lo scorso mese di gennaio, il Commissario « ad acta» per il Piano di Rientro dal debito sanitario campano ha proceduto all'approvazione dell'Atto della ASL di Salerno che ha previsto per il presidio ospedaliero di Polla una Unità Operativa Semplice di raccolta e conservazione del sangue, in collegamento con la Unità Operativa Complessa di «Immunoematologia e Medicina Trasfusionale» del presidio ospedaliero di Battipaglia.