TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 695 di Mercoledì 19 ottobre 2016

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   AIRAUDO, PAGLIA, SCOTTO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in Germania nasce nel 2014 la società Foodora, attiva nel servizio di consegna a domicilio di pasti preparati in ristoranti convenzionati. Il sistema prevede la prenotazione attraverso app o sito e il trasporto tramite bicicletta;
   in Italia inizia ad operare come Foodora Italia nel 2015 nelle città di Milano e Torino, con attività in rapidissima crescita;
   i lavoratori impegnati nel trasporto erano inizialmente ingaggiati con contratti che prevedevano un compenso orario vicino ai 5 euro, per poi passare ad inquadrarli come liberi professionisti pagati 2,70 euro a consegna;
   i lavoratori sono tenuti a fornire a proprie spese bicicletta, smartphone e spese telefoniche, ma sono tenuti a indossare divise aziendali e, di fatto, sottoposti a un'organizzazione del lavoro stabilita da Foodora;
   in data 8 ottobre 2016 a Torino circa 50 operatori hanno dato vita a una manifestazione di protesta, per segnalare condizioni di lavoro e di retribuzione non adeguata, invitando i clienti a sostenere la loro vertenza;
   in risposta, gli amministratori di Foodora Italia hanno comunicato la disponibilità a colloqui individuali, escludendo a priori qualsiasi possibilità di rappresentanza collettiva, con ciò ponendosi fuori da ogni volontà di corrette relazioni industriali;
   in data 10 ottobre 2016 si viene a conoscenza dalla stampa del fatto che due promoter della società, accusate di aver solidarizzato con la protesta, sono state di fatto licenziate, attraverso il blocco dell'accesso alla app che consente di lavorare;
   questo comportamento da parte dell'azienda appare agli interroganti lesivo del diritto del lavoro, senza che, peraltro, si possa invocare la cosiddetta sharing economy come giustificazione di comportamenti lesivi di diritti fondamentali, quali quello alla manifestazione del proprio pensiero e alla lotta per migliorare le proprie condizioni di lavoro –:
   se il Ministro interrogato non intenda porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata a verificare le motivazioni relative ai «licenziamenti» avvenuti presso l'azienda Foodora, le reali condizioni di lavoro e i relativi contratti, considerato che il comportamento dell'azienda non appare agli interroganti in linea con le disposizioni in materia di diritto alla mobilitazione e alla rappresentanza sindacale, nonché se intenda adottare ogni iniziativa normativa utile per disciplinare i rapporti di lavoro nelle start up che operano nell'ambito della sharing economy, tenuto conto delle gravi criticità e problematiche sia contrattuali che relative ai diritti dei lavoratori evidenziate.
(3-02559)
(18 ottobre 2016)

   D'UVA, VACCA, LUIGI GALLO, MARZANA, SIMONE VALENTE, BRESCIA e DI BENEDETTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, commi 207-212, della legge di stabilità per il 2016 ha istituito il «Fondo per le cattedre universitarie del merito Giulio Natta», attraverso uno stanziamento pari a euro 38 milioni nel 2016 e a 75 milioni di euro dal 2017;
   in particolare, il comma 208 ha disposto che l'individuazione dei criteri di assunzioni, le modalità, nonché i procedimenti di nomina e di funzionamento delle commissioni di valutazione avvenisse con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti;
   il 12 ottobre 2016 il quotidiano consultabile on line Il Corriere della Sera pubblicava su proprio articolo il testo integrale dello schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato per regolamentare la disciplina prevista dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, commi 207-212 sin qui richiamata;
   secondo quanto stabilito dall'articolo 4 dello schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, «almeno dieci giorni prima della pubblicazione del bando di cui all'articolo 2, sono costituite venticinque commissioni nazionali per la valutazione dei candidati alla procedura di reclutamento»;
   l'articolo 4 prevede che i presidenti di ciascuna commissione vengano nominati «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, tra studiosi, di elevatissima qualificazione scientifica, che ricoprono posizioni di vertice presso istituzioni universitarie o di ricerca estere o internazionali»;
   i presidenti, infine, saranno tenuti a selezionare altri due commissari studiosi di elevata qualificazione scientifica e professionale tra coloro che sono inseriti in una lista di venti nominativi predisposta dall'Anvur;
   ad avviso degli interroganti la scelta adottata a norma dell'articolo 4 dello schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nominare i presidenti delle commissioni per la valutazione dei candidati su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca suscita notevoli preoccupazioni, in quanto la procedura per l'assegnazione di incarichi pubblici vede una diretta nomina in deroga alle normali procedure per il reclutamento: la stessa nomina verrebbe fortemente influenzata da scelte politiche che non possono, e non devono, in alcun modo influenzare il mondo accademico universitario;
   per tali motivi si ritiene necessaria e urgente stabilire criteri che possano assicurare una terzietà nella scelta dei candidati e una maggiore impermeabilità alle influenze politiche –:
   se non ritenga di adottare iniziative volte all'urgente modifica delle disposizioni previste dallo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, assegnando al Consiglio universitario nazionale, organo terzo e altamente qualificato, il compito di nominare i presidenti delle commissioni di valutazione per la valutazione dei candidati alla procedura di reclutamento prevista, assicurando una maggiore autonomia del sistema universitario da quello politico. (3-02560)
(18 ottobre 2016)

   RAMPELLI, NASTRI, CIRIELLI, LA RUSSA, MAIETTA, GIORGIA MELONI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nella città di Monfalcone ha sede una delle unità produttive per la realizzazione di navi mercantili del gruppo Fincantieri, uno dei più grandi al mondo nel settore della cantieristica navale;
   Fincantieri conta più di settemila occupati diretti e trentamila lavoratori esternalizzati, con un rapporto tra dipendenti e lavoratori in appalto di uno a quattro, fatto che pone la società da anni al centro di polemiche sindacali e di procedimenti giudiziari per le accuse che la pratica degli appalti e subappalti dia luogo a bacini di illegalità;
   nel solo stabilimento di Monfalcone il sistema di appalti e subappalti coinvolge circa quattrocento aziende, che a loro volta danno lavoro a quattromila operai, la stragrande maggioranza dei quali stranieri;
   in seguito al fallimento del tentativo messo in atto dall'azienda di delocalizzare il settore relativo alla produzione degli scafi, questa ha fatto ricorso sempre più massicciamente alla flessibilità offerta dalle ditte subappaltatrici, esponendosi a gravi accuse di caporalato, di sfruttamento dei lavoratori e di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza degli operai;
   nel dicembre del 2014 in seguito a un blitz nel cantiere di Monfalcone della direzione antimafia, della Polizia, della Guardia di finanza e dei carabinieri, questi ultimi sporsero denuncia nei confronti di otto titolari di imprese operanti nell'ambito degli appalti Fincantieri accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, evidenziando ancora una volta l'emergenza rappresentata dalle infiltrazioni malavitose calamitate dalla cantieristica tra Gorizia e Monfalcone;
   tale denuncia andò ad aggiungersi ai procedimenti già in corso, nei quali alcune aziende erano state accusate di avere costituito un'organizzazione dedita all'estorsione ai danni di lavoratori stranieri impiegati negli appalti di Fincantieri;
   l'altissima percentuale di ricaduta, di crescita e indotto creata dalla cantieristica navale, individuata da uno studio in un rapporto di 1 a 5,5, rimane per la quasi totalità preclusa alle aziende e ai lavoratori italiani, a causa della concorrenza sleale praticata dalle imprese straniere che si aggiudicano gli appalti e, di fatto, avallata da quella che è una delle maggiori aziende pubbliche –:
   quali iniziative intenda assumere affinché l'azienda di cui in premessa garantisca la legalità e il rispetto delle norme da parte delle aziende cui affida appalti e subappalti, in tal modo permettendo alle aziende italiane di partecipare agli stessi in una condizione di leale concorrenza. (3-02561)
(18 ottobre 2016)

   GALGANO, MONCHIERO, OLIARO, MATARRESE, MENORELLO, PALLADINO, VARGIU, MOLEA e QUINTARELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 20 settembre 2016 il professor Riccardo Polosa, ordinario di medicina interna presso l'Università di Catania e direttore scientifico della Lega italiana anti fumo, ha recapitato al Ministro interrogato, a nome del «Comitato scientifico per la ricerca sulla sigaretta elettronica», una lettera che suggerisce la promozione del vaping nell'ambito delle politiche sanitarie di contrasto dei danni da fumo;
   il documento è stato sottoscritto, tra gli altri, dal citato professor Polosa, dall'ex Ministro della salute e direttore dell'Istituito europeo di oncologia Umberto Veronesi, dal professor Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell'Istituto nazionale dei tumori di Aviano, dal dottor Fabio Beatrice, direttore della struttura complessa di otorinolaringoiatria dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, e dal dottor Carlo Cipolla, direttore della cardiologia dell'Istituito europeo di oncologia;
   nella lettera si legge: «Sono circa 700.000 l'anno i morti da fumo in Europa e l'80 per cento di questi decessi sarebbe evitabile con una buona attività di prevenzione. Le persone fumano per la nicotina ma muoiono per il fumo e questo perché la stragrande maggioranza delle malattie fumo correlate nasce dall'inalazione di catrame, particelle e gas tossici. Al contrario le sigarette elettroniche possono rilasciare nicotina al netto delle sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta»;
   su questa base si suggerisce «di approfondire scientificamente con urgenza il ruolo delle e-cig come alternativa al tabacco. Una regolamentazione ragionevole e proporzionata delle sigarette elettroniche potrebbe salvare milioni di vite e, di conseguenza, riuscirebbe a far ridurre le enormi spese legate alla prevenzione e alla cura di malattie fumo correlate per tutti i singoli Stati», poiché «secondo l'ampio rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public health England, l'autorità sanitaria inglese, le elettroniche sono per il 95 per cento meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali» –:
   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito al contributo che l'utilizzo delle sigarette elettroniche può dare nelle politiche di contrasto ai danni da fumo. (3-02562)
(18 ottobre 2016)

   OTTOBRE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   come affermato nella precedente interrogazione a risposta immediata del 19 luglio 2016, il punto nascita dell'ospedale di Arco è stato chiuso perché non ha superato l'esame del Comitato percorso nascita nazionale; infatti è apparsa determinante la condizione orografica ritenuta meno disagevole rispetto a quelle dei bacini di Cavalese e Cles e anche il tasso di fidelizzazione delle pazienti (64 per cento) è risultato inferiore agli altri due;
   come già esposto, questi fattori risultano poco aderenti alla realtà del territorio: la chiusura del punto nascita di Arco obbliga le pazienti a servirsi dell'ospedale di Rovereto che, nonostante sulla carta appaia solo a 30 chilometri di distanza, comporta un viaggio di almeno due ore di macchina dal comune di Arco a quello di Rovereto sud e, ancor di più, dalla Val di Ledro in cui le ore diventano tre per la presenza turistica e, nel periodo invernale, a causa delle strade che, anche se di valle, diventano impercorribili per gli eventi atmosferici avversi da tutti i comuni montani limitrofi, come il comune di Ledro, di Drena, di Tenno e altri del bacino Alto Garda e Ledro;
   risulta all'interrogante che nella comunicazione tra la provincia di Trento e il Comitato citato si siano persi i dati di alcuni comuni, come quello di Ledro che conta 5.400 residenti; pertanto sembrerebbe che la decisione sia stata presa su dati non corrispondenti alla realtà locale e, anche in base a ciò, sorge all'interrogante il dubbio se il parere espresso dal Comitato percorso nascita nazionale sia vincolante o meno per la provincia di Trento;
   la provincia ha solo due elicotteri per l'elisoccorso che potrebbero essere indisponibili, come accaduto in questi ultimi due mesi, e questa situazione impone di portare all'attenzione del Ministero della salute che il rischio per la partoriente e il nascituro è superiore alla maggior qualità che può offrire l'ospedale di Rovereto;
   in seguito alla risposta del Ministro interrogato il 20 luglio 2016 di rassicurazioni sul monitoraggio della situazione, non sembrerebbe che si sia posta in essere un'oggettiva assistenza alle donne dell'area e del territorio e non risulterebbe essere stato avviato alcun monitoraggio delle strutture preposte e delle reali esigenze del territorio –:
   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga opportuno adottare iniziative volte ad una valutazione pienamente aderente alla realtà del territorio che tenga conto prioritariamente della salute delle partorienti e dei nascituri. (3-02563)
(18 ottobre 2016)

   BINETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il fondo sanitario nazionale è stato interessato per diversi anni da riduzioni del livello di finanziamento;
   l'Italia è il Paese più «vecchio» d'Europa, l'età media dei cittadini si sta innalzando e nel prossimo futuro si avrà una percentuale sempre maggiore di anziani, con conseguente aumento dell'incidenza delle malattie e della necessità di assicurare un adeguato livello di assistenza sanitaria;
   i farmaci innovativi risultano indispensabili per la cura di malattie gravi o sino ad oggi incurabili, ma presentano costi elevati che dovrebbero essere sostenuti dal servizio sanitario nazionale;
   in particolare, i farmaci innovativi oncologici risultano indispensabili per la cura dei pazienti interessati da patologie oncologiche, ai quali si deve assicurare la guarigione e il mantenimento di una buona qualità della vita;
   dai numerosi articoli di stampa e dalle interviste del Ministro interrogato rilasciate fin dalla serata di sabato 15 ottobre 2016, si è appreso che nel disegno di legge di bilancio per il 2017 è previsto:
    a) un ulteriore incremento del fondo sanitario nazionale;
    b) la stabilizzazione a regime del fondo per il finanziamento dei farmaci innovativi, nonché l'istituzione di un nuovo fondo, specifico per i farmaci innovativi oncologici, pari a 500 milioni di euro;
    c) la creazione di un nuovo fondo per il finanziamento del piano nazionale vaccini;
    d) il rafforzamento dei criteri per l'applicazione dei piani di rientro aziendali;
    e) la previsione di nuove assunzioni di medici e infermieri nel servizio sanitario nazionale;
   è di tutta evidenza che gli argomenti sopra solo riassunti rappresentano concrete risposte per i problemi che da anni affliggono la sanità –:
   se le notizie riportate dai media rispondano a verità, tenuto conto che non è ancora noto il contenuto ufficiale del disegno di legge di bilancio per il 2017.
(3-02564)
(18 ottobre 2016)

   COSCIA, MANZI, BONACCORSI, NARDUOLO, MALISANI, RAMPI, ASCANI, BLAZINA, CAROCCI, COCCIA, CRIMÌ, DALLAI, D'OTTAVIO, GHIZZONI, MALPEZZI, PES, ROCCHI, SGAMBATO, VENTRICELLI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il progetto MigrArti, sostenuto nell'ultimo anno dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in collaborazione con l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali – Unar e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha creato le condizioni e le opportunità per far conoscere le varie esperienze che nel nostro Paese si occupano di promuovere e sostenere l'accoglienza e l'integrazione dei popoli migranti, ormai parte integrante dal punto di vista umano, economico, culturale e lavorativo del tessuto sociale del sistema Paese;
   per il progetto il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha stanziato 800 mila euro e, attraverso due bandi da 400 mila euro ciascuno per il cinema e lo spettacolo dal vivo, ha finanziato 45 progetti dei 1.000 presentati: 439 per il teatro, la danza e la musica e 528 per le attività cinematografiche;
   insieme al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha, inoltre, indetto il concorso nazionale «Un logo per Migrarti», rivolto ai licei artistici e agli istituti tecnici con il quale è stato selezionato il simbolo di tutta la campagna e destinato il premio di 4.000 euro all'istituto dello studente vincitore per l'avvio di progetti e attività laboratoriali di spettacolo sulle tematiche dell'immigrazione;
   dal successo dei due bandi è emersa con chiarezza una grande attenzione per questi temi. La Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ha istituito la prima edizione del premio MigrArti, una sezione collaterale del Festival dedicata al migliore tra cortometraggi e documentari realizzati grazie al progetto;
   rappresenta quasi un dovere e un'opportunità interessarsi e valorizzare tutte le culture presenti sul territorio –:
   se il Ministro interrogato non ritenga – a seguito del positivo riscontro ottenuto – attivarsi al fine di riproporre il progetto MigrArti per l'anno 2017, pensando anche a nuove proposte che amplino la platea dei partecipanti, coinvolgano più comunità straniere e interessino tutte le realtà istituzionali presenti sul territorio. (3-02565)
(18 ottobre 2016)

   DE GIROLAMO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 agosto 2016, n. 161, ha introdotto disposizioni che consentono al Ministero della giustizia di procedere ad assunzioni straordinarie;
   in particolare, il Ministero della giustizia è autorizzato, per il triennio 2016-2018, ad assumere a tempo indeterminato fino a 1.000 unità di personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria. Il personale potrà essere selezionato sia bandendo nuovi concorsi che attingendo a graduatorie ancora valide; le procedure straordinarie avranno inoltre priorità su ogni altra procedura di trasferimento all'interno del Ministero della giustizia;
   il provvedimento specifica che sarà compito del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, definire con apposito decreto le modalità secondo cui procedere all'assunzione delle unità suddette;
   i tirocinanti che svolgono il loro servizio presso l'amministrazione giudiziaria dal 2012 sono vincitori di un bando di concorso pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 257 del 4 novembre 2015, ai sensi dell'articolo 21-ter del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 132, con il quale sono state introdotte disposizioni per l'organizzazione e il funzionamento dell'amministrazione giudiziaria;
   inoltre rispondono quali soggetti giovani e titolati (requisito minimo è il possesso di una laurea) al fabbisogno del settore giustizia, così come previsto dal decreto-legge n. 117 del 2016;
   sarebbe quindi stato opportuno prevedere un inquadramento specifico per i tirocinanti già formati e pronti a prendere servizio –:
   quali siano le ragioni che hanno portato il Ministro interrogato a non prevedere un inquadramento per i tirocinanti citati in premessa, quindi per quali ragioni non siano stati considerati idonei ai fini delle assunzioni previste dal decreto-legge n. 117 del 2016 quali vincitori di un precedente concorso e se, nel momento in cui sarà indetto un ipotetico prossimo concorso pubblico, il tirocinio di perfezionamento che si concluderà il 30 novembre 2016 sarà considerato come semplice titolo preferenziale. (3-02566)
(18 ottobre 2016)

   RONDINI, FEDRIGA, MOLTENI, GUIDESI, GIANLUCA PINI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, PICCHI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da articoli di stampa si apprende che sempre più immigrati, alloggiati nei diversi e numerosi centri di accoglienza dislocati sul territorio, stanno avanzando ai comuni domanda per l'iscrizione anagrafica;
   nonostante le proteste di numerosi sindaci e l'avviato «dialogo aperto» con l'Anci, che aveva chiesto un intervento tempestivo del Governo sulla questione, pare che il 17 agosto 2016 sia stata emanata una «circolare» ministeriale, la quale ha imposto ai comuni di concedere la residenza agli immigrati;
   agli immigrati, che ottengono il certificato di residenza, viene conseguentemente rilasciata la carta di identità e riconosciuto l'accesso ai servizi sociali erogati dai comuni, in aggiunta, dunque, a quelli già forniti nell'ambito del servizio di accoglienza;
   l'incremento delle domande per l'iscrizione anagrafica e del numero degli immigrati nel sistema accoglienza, pari a 163.910 all'11 ottobre 2016, pone a serio rischio di tracollo le casse comunali, già in difficoltà, soprattutto quelle dei piccoli comuni, dove le prefetture hanno consentito la cosiddetta accoglienza «diffusa», con conseguente danno e riduzione dei servizi erogati alla cittadinanza;
   con la predetta «circolare», il Ministero dell'interno pare, però, abbia solo precisato che il diritto del richiedente protezione internazionale all'iscrizione anagrafica ed al rilascio della carta d'identità «sembra emergere» dalle disposizioni normative vigenti, benché le prefetture, secondo notizie stampa, lo impongano anche ai sindaci che hanno provato a respingere tali domande;
   inoltre, l'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo n. 142 del 2015, che ha recentemente riformato il sistema di accoglienza, al fine di considerare il centro quale dimora abituale, fa riferimento anche ai centri di cui all'articolo 11, ove sono accolti la maggioranza dei richiedenti protezione internazionale ma nell'ambito dei quali la permanenza dovrebbe essere solo temporanea;
   infine, secondo gli ultimi dati, il 60 per cento delle domande di protezione internazionale viene denegato e, dunque, gli immigrati, divenuti irregolari, tuttavia potranno ancora godere di tutti i servizi erogati dai comuni, continuando a gravare sulle casse degli stessi, nelle more della cancellazione del certificato di residenza –:
   quali urgenti iniziative, qualora quanto riportato in premessa corrispondesse al vero, il Ministro interrogato intenda adottare affinché non sia consentita l'iscrizione anagrafica, con relativo rilascio della carta di identità e l'accesso ai servizi sociali erogati dai comuni, a tutti gli immigrati ospitati nei centri di accoglienza, a tutela delle risorse comunali e dei servizi erogati alla cittadinanza.
(3-02567)
(18 ottobre 2016)

   PARISI, SOTTANELLI e FAENZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel corso di un recente evento pubblico è emerso che nel 2016 sono stati iscritti presso la procura della Repubblica di Prato 1.033 procedimenti penali in materia di prevenzione e sicurezza del lavoro, di cui 888 con indagati di nazionalità cinese (86 per cento del totale). Dal 1o settembre 2014 al 30 settembre 2016 sono state iscritte 3.146 notizie di reato in materia di lavoro, di cui 2.717 a carico di cinesi;
   in occasione del medesimo evento il sostituto procuratore Antonio Sangermano, di fronte all'eccezionalità della situazione pratese, ha auspicato una legge che conceda alle prefetture poteri di espulsione per lo straniero condannato in primo grado, mentre il capo della procura della Repubblica di Prato Giuseppe Nicolosi ha sottolineato come nel distretto pratese «l'immigrazione clandestina si trasformi in opportunità di sfruttamento», testimoniata dalla presenza sempre più consistente di operai clandestini africani;
   tra le inchieste che riguardano cittadini cinesi emerge quella che nel luglio 2016 ha portato all'arresto di una coppia ritenuta referente locale di un traffico di manodopera da Pechino a Prato. Nel marzo 2016 ha inoltre preso il via il processo su riciclaggio di denaro tramite money transfer – 4,5 miliardi di euro trasferiti in Cina tra il 2006 e il 2010 – che vede imputate 298 persone, quasi tutte di origine orientale, e la Bank of China;
   a Prato l'incidenza della popolazione straniera è al 18,2 per cento contro l'8,3 per cento nazionale. Dei 34.794 cittadini stranieri 16.918 sono cinesi, il cui numero è triplicato dal 2000 ad oggi. A questi vanno aggiunti almeno 13 mila clandestini di nazionalità cinese. Il numero di cittadini cinesi è in costante aumento, a differenza degli altri cittadini stranieri che registrano un trend in diminuzione non per uscita dal territorio ma per acquisizione della cittadinanza italiana, fenomeno pressoché irrilevante tra la popolazione cinese;
   il «caso Prato», capitale italiana dell'immigrazione, nelle parole dell'ex procuratore capo Piero Tony, è sul tavolo delle istituzioni locali e nazionali da molti anni; ma i dati sopra esposti disegnano un quadro tutt'altro che migliorato rispetto al passato che conferma il sostanziale fallimento delle iniziative assunte o annunciate sino ad oggi –:
   se il Ministro interrogato abbia in agenda interventi specifici finalizzati al contrasto dei fenomeni di illegalità all'interno del distretto cinese a Prato e all'indirizzamento sul territorio pratese di una quota del denaro sequestrato nell'ambito delle inchieste sul riciclaggio tramite money transfer. (3-02568)
(18 ottobre 2016)

   GIGLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 maggio 2016 l'interrogante presentava un'interrogazione a risposta immediata in Commissione nel quale si ricordava che l'articolo 4 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149, prevede che «(...) le province e i comuni sono tenuti a redigere una relazione di fine mandato»;
   nella citata interrogazione si ricordava, inoltre, che «il comma 3 del citato articolo 4 del decreto legislativo n. 149 del 2011, afferma che “In caso di scioglimento anticipato del consiglio comunale o provinciale, la sottoscrizione della relazione e la certificazione da parte degli organi di controllo interno avvengono entro venti giorni dal provvedimento di indizione delle elezioni e, nei tre giorni successivi, la relazione e la certificazione sono trasmesse dal presidente della provincia o dal sindaco alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti. La relazione di fine mandato è pubblicata sul sito istituzionale della provincia o del comune, entro e non oltre i sette giorni successivi alla data di certificazione effettuata dall'organo di revisione dell'ente locale, con l'indicazione della data di trasmissione alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti”»;
   si osservava che se certamente il decreto legislativo ricordato non citava espressamente la figura del commissario straordinario come autore della relazione, sarebbe comunque stato necessario conoscere la relazione di fine mandato prevista dalla legge e si domandava quali iniziative di propria competenza avrebbe intrapreso il Ministro interrogato per consentire la pubblicazione della suddetta relazione;
   nella sua risposta in Commissione, il 19 maggio 2016, il Sottosegretario Bocci ricordava che, come detto, la legge non citava il commissario straordinario come sottoposto a quanto previsto dal citato decreto legislativo n. 149 del 2011, ma assicurava, comunque, che il prefetto Tronca avrebbe provveduto a far pubblicare sul sito istituzionale del comune di Roma la relazione di fine mandato predisposta dall'ex sindaco Marino e trasmessa alla Corte dei conti. Lo stesso aveva assicurato il commissario Tronca;
   in realtà, non risulta esservi traccia della suddetta relazione;
   si ricorda che la legge prevede che questa relazione sia resa pubblica, mentre ad oggi non risulta nota né cosa ci sia scritto, né se sia stata davvero prodotta –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei motivi che hanno portato alla mancata pubblicazione, sia sul sito del comune di Roma sia altrove, della relazione di fine mandato del sindaco Marino. (3-02569)
(18 ottobre 2016)