CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 giugno 2015
472.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sulla riunione della LIII COSAC, svolta a Riga dal 31 maggio al 2 giugno 2015.

RELAZIONE DEL VICEPRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE, ONOREVOLE PAOLO TANCREDI

  Il 1o e 2 giugno si è svolta a Riga la LIII riunione della Conferenza delle commissioni per gli affari europei dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo (COSAC), preceduta, il 31 maggio, dalla riunione preparatoria della Troika presidenziale. Alla riunione plenaria hanno partecipato, in rappresentanza della Camera il Vicepresidente della Commissione politiche UE TANCREDI e la deputata BERLINGHIERI. Per il Senato erano presenti, in rappresentanza della omologa commissione, i Senatori COCIANCICH, URAS E ANITORI.
  Nel corso della riunione della Troika, cui hanno preso parte, oltre alla Presidenza lettone, il Vicepresidente TANCREDI e il Senatore COCIANCICH, in rappresentanza di Camera e Senato, e i capi delle delegazioni del Parlamento lussemburghese e del Parlamento europeo, si è proceduto alla formale approvazione dell'ordine del giorno della riunione plenaria e alla definizione di un progetto aggiornato di contributo (su cui si riferirà oltre).
  Per quanto attiene alla plenaria, va sottolineato in via preliminare che lo svolgimento della Conferenza è stato caratterizzato – in linea di sostanziale continuità con le riunioni svolte a Dublino, Vilnius e ad Atene – dall'elevato numero di punti all'ordine del giorno: si sono svolte cinque sessioni formali, su temi peraltro in ampia misura eterogenei nonché due sessioni informali su temi specifici, rispettivamente sulle questioni della sicurezza in Nord Africa e nel Medio oriente e sulla proposta di direttiva sull'uso dei dati del codice di prenotazione aereo a fini di sicurezza. Ne è derivato, come già denunciato in occasione delle comunicazioni sulle precedenti riunioni, una compressione dei tempi dedicati alla discussione di ciascun tema, pari ad un massimo di 120 o 90 secondi per oratore, che ha reso difficile articolare un reale dibattito su temi di particolare rilevanza e lo scambio di valutazioni e migliori pratiche che dovrebbe essere l'obiettivo primario della COSAC.
  Va dato tuttavia atto alla Presidenza lettone di aver gestito in modo efficace ed equilibrato la riunione, malgrado i limiti di tempo.
  In ogni caso, occorre ribadire l'esigenza di una concentrazione della Conferenza su pochi temi di portata generale e di effettivo interesse comune, in coerenza con l'approccio promosso dalla Presidenza italiana in occasione della COSAC di Roma dello scorso dicembre, evitando la dispersione su temi di carattere settoriale che possono essere meglio affrontanti nelle riunioni periodiche delle commissioni competenti.
  Passando allo svolgimento della Conferenza, dopo le allocuzioni introduttive della Presidente Parlamento lettone, Ms Inara MURNIECE, e della Presidente della Commissione affari europei del medesimo Parlamento, Lolita CIGANE, si è svolta la prima sessione riservata, come di consueto, alle questioni procedurali. È stato presentato, in particolare, l'ultimo rapporto semestrale predisposto dal Segretariato COSAC, che include una rassegna Pag. 114delle attività e delle posizioni dei Parlamenti nazionali in relazione ai principali temi oggetto della conferenza.
  La seconda sessione, introdotta dal Primo Ministro lettone, Sign.a Laimdota STRAUJUMA, è stata dedicata ad una valutazione delle principali realizzazioni della Presidenza lettone dell'UE, soffermandosi in particolare sull'accordo raggiunto sulla proposta di regolamento istitutiva del Fondo europeo per gli investimenti, sulla discussione aperta sul pacchetto Unione per l'energia, sulle misure concordate e in discussione per la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, sull'Agenda digitale e sulle sfide poste dal terrorismo internazionale e dalla instabilità alle frontiere meridionali e orientali dell'Unione.
  Nel dibattito sono intervenuti 28 oratori formulando osservazioni su diverse politiche dell'Unione europea. Gran parte degli interventi ha riguardato il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e più in generale i temi della crescita e dell'occupazione; numerosi oratori hanno toccato le questioni relative ai flussi migratori e alla situazione nel Mediterraneo; altri si sono soffermati sulla politica di vicinato, sulla situazione in Ucraina, sull'agenda digitale e sull'Unione per l'energia.
  In particolare, il Vicepresidente TANCREDI, nell'esprimere apprezzamento per il tentativo della Presidenza lettone di promuovere, in continuità con il semestre italiano, il rilancio di crescita e occupazione, ha indicato tre obiettivi prioritari da perseguire nell'ultimo scorcio di Presidenza lettone. Il primo concerne la piena operatività del FEIS e la sua capacità di produrre un impatto significativo sulla domanda aggregata, che postula la sua destinazione esclusiva a progetti realmente addizionali e a profilo di rischio elevato, concentrati nelle aree più colpite dal crollo degli investimenti e selezionati non soltanto in base alla loro redditività ma anche all'impatto complessivo sull'economia e alla capacità di innescare investimenti successivi. Il secondo attiene al riavvio della riflessione sul futuro dell'Unione economica e monetaria, in occasione del Consiglio europeo del 25-26 giugno, che dovrà considerare nuove e più profonde forme di integrazione economica e politica, a partire dall'introduzione di una capacità di bilancio autonoma dell'eurozona, anche con l'emissione di titoli europei, e dalla mutualizzazione del debito sovrano. La terza priorità attiene allo sviluppo di una reale politica dei flussi migratori e dell'integrazione fondata sui principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità. Tancredi ha sottolineato come le recenti decisioni del Consiglio europeo e l'agenda per l'immigrazione presentata dalla Commissione costituiscono novità positive ma, al tempo stesso, ci sono segnali negativi, quali l'opposizione di alcuni Stati membri alla strategia di una redistribuzione dei richiedenti asilo basata su quote, che potrebbero minare per l'ennesima volta l'efficacia dell'intervento europeo. Su quest'ultimo tema è intervenuto anche il Senatore COCIANCICH, sottolineando come il Mediterraneo non possa costituire oggetto di misure emergenziali ma richieda una strategia di intervento a lungo termine e una responsabilità collettiva di tutta l'Ue.
  Nella sua replica la Sign.a STRAUJUMA si è soffermata soprattutto sul tema dei flussi migratori, sottolineando come la Presidenza lettone sia favorevole ad un sistema di quote per la riallocazione dei rifugiati negli Stati membri su base volontaria anziché obbligatoria, sulle relazioni con la Russia, sostenendo l'esigenza di proseguire il dialogo, e sul partenariato orientale.
  La terza sessione, relativa concernente lo stato, le sfide e le opportunità della politica energetica europea è stata introdotta dal Vicepresidente della Commissione competente per l'Unione per l'Energia, SEFCOVIC, dal Presidente della Commissione industria, ricerca ed energia del PE, BUZEK, (PPE) e da Petr HLOBIL, Presidente di Green 10, gruppo di ONG nel settore dell'ambiente. I tre relatori hanno illustrato essenzialmente la struttura, gli obiettivi e i potenziali benefici del pacchetto Pag. 115Unione per l'energia presentato recentemente dalla Commissione europea.
  Nel dibattito successivo hanno preso la parola 20 oratori, soffermandosi su diversi aspetti del tema, dalla diversificazione delle fonti alla sicurezza degli approvvigionamenti. Sono emerse, in particolare, posizioni differenziate in merito alla opportunità di privilegiare la sicurezza energetica (considerata prioritaria da alcuni Paesi dell'Europa orientale) rispetto agli altri obiettivi.
  Nel suo intervento la deputata BERLINGHIERI ha sottolineato come il pacchetto Unione per l'energia sia cruciale per il perseguimento di alcuni dei principali obiettivi dell'UE: il rilancio della competitività e della crescita dell'economia europea, attraverso la riduzione dei prezzi dell'energia per l'industria europea e il suo ammodernamento; l'attuazione della politica climatica europea; il rafforzamento del ruolo internazionale dell'Unione, mediante la riduzione della sua dipendenza da determinati combustibili, fornitori e rotte di approvvigionamento. Per questa ragione, ha considerato imprescindibile che nell'attuazione del pacchetto questi obiettivi siano affrontati contestualmente ed in modo equilibrato, evitando la tentazione di considerare, ad esempio, il rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti più importante della lotta al cambiamento climatico. BERLINGHIERI ha posto quindi l'accento sulla valorizzazione della dimensione regionale della politica energetica, coinvolgendo anche i Paesi vicini sia nella cooperazione in materia di sicurezza energetica sia nella creazione di mercati regionali dell'energia. Questo approccio produrrebbe benefici evidenti soprattutto nel bacino del Mediterraneo, in considerazione delle rilevanti fonti energetiche di cui diversi Stati terzi dell'area sono dotati e delle evidenti correlazioni della politica energetica con la stabilizzazione del Mediterraneo e con gli stessi flussi migratori.
  In sede di replica, il Vicepresidente SEFCOVIC ha ringraziato, tra gli altri, la deputata BERLINGHIERI per aver ribadito l'esigenza di perseguire contestualmente tutti gli obiettivi del pacchetto Unione per l'energia.
  La sessione informale sulla Sicurezza in Nord Africa e nel Medio oriente si è svolta nel corso della pausa pranzo della prima giornata di lavoro ed ha consentito uno scambio di opinioni molto breve su varie questioni relative alla situazione nel Mediterraneo, che avrebbe richiesto maggiore approfondimento.
  A questo riguardo, va sottolineato che già nel corso della riunione della Troika del 31 maggio il Vicepresidente TANCREDI e il Senatore COCIANCICH avevano espresso forti perplessità per la natura e la durata limitata della sessione, pur dando atto che esse erano state decise formalmente dalla riunione dei Presidenti COSAC svoltasi nello scorso febbraio a Riga al fine di accogliere parzialmente la richiesta dell'Italia (che peraltro non era rappresentata alla riunione per le concomitanti elezioni del Presidente della Repubblica). In particolare, il Vicepresidente TANCREDI aveva rilevato che la natura informale della sessione e la sua limitazione alle sole questioni della sicurezza non sembrano riflettere la rilevanza prioritaria e la gravità delle questioni relative alla situazione nel Mediterraneo.
  Nel corso della sessione sono intervenute diverse delegazioni, evidenziando una netta divergenza nell'approccio al tema tra i Paesi dell'Europa centrale e settentrionale che si concentrano sulle minacce per l'UE in termini di sicurezza e quelli dell'Europa Meridionale che considerano prioritarie le questioni relative alla gestione dei flussi migratori.
  Nel suo intervento, la deputata BERLINGHIERI ha evidenziato al riguardo come le questioni connesse alla situazione in Nord Africa e nel Medio Oriente siano cruciali non soltanto per gli Stati membri mediterranei ma per l'UE nel suo complesso, sia sotto il profilo della sicurezza e della gestione dei flussi migratori sia per l'attuazione di importanti politiche, quali, tra le altre, quelle energetica e commerciale. Ha denunciato come, ciò nonostante, l'UE abbia fatto a lungo da spettatore Pag. 116rispetto alle crisi nel Mediterraneo, delegando di fatto a singoli Stati o gruppi di Stati membri o terzi la gestione di crisi e relazioni con i Paesi vicini. BERLINGHIERI ha quindi osservato che le recenti conclusioni del Consiglio europeo e del Consiglio contengono segnali incoraggianti verso la costruzione di una posizione comune europea in merito alla crisi libica e ai flussi migratori, così come l'Agenda per l'immigrazione della Commissione sembra affermare in modo concreto la rilevanza europea del fenomeno. Ha tuttavia espresso forti preoccupazioni per la persistenza in alcuni Paesi di posizioni che sembrano negare pervicacemente i principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità derivanti dai flussi migratori, come previsto dall'articolo 80 del Trattato su funzionamento dell'Unione europea. Ha concluso invitando gli altri parlamentari nazionali ad evitare che il timore della crescita di forze xenofobe e populiste e la diffusione di paure irrazionali di parte della popolazione impediscano di adottare misure nell'interesse comune.
  La quarta sessione, dedicata alle priorità e alle prospettive della politica commerciale dell'Ue nel corso della legislatura europea in corso, è stata introdotta dalla Commissaria europea al commercio, MALMSTRÖM, e da Artis PABRIKS, Membro della Commissione per il commercio internazionale del PE, relatore sull'accordo con il Canada (CETA).
  MALMSTRÖM si è concentrata soprattutto sui negoziati relativi al TTIP, con riferimento sia ai contenuti dell'accordo sia, soprattutto, alle questioni della relativa trasparenza e del coinvolgimento dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Con riferimento al primo profilo, ha insistito sulla importanza centrale del TTIP per il rilancio della crescita in Europa richiamando, con numerosi esempi e dati, i benefici che esso potrebbe produrre per il sistema produttivo europeo. In merito al secondo aspetto, ha invitato i parlamenti nazionali a contribuire alla piena comprensione e comunicazione dei contenuti e dell'impatto degli accordi commerciali, ricordando le iniziative poste in essere dalla Commissione per garantire la massima trasparenza e accesso ai documenti negoziali.
  Analoghe considerazioni sono state svolte da PABRIKS che ha stigmatizzato i pregiudizi e le inesattezze che avrebbero spesso caratterizzato le critiche avanzate contro il TTIP e il CETA.
  Nel corso del dibattito hanno preso la parola 27 oratori, che si sono concentrati sulla natura giuridica del TTIP (in particolare, se esso sia un accordo «misto», che esorbitando dalla competenza esclusiva dell'UE richieda anche la ratifica da parte degli Stati membri), sui benefici o su potenziali pregiudizi derivanti dalla sua attuazione e soprattutto sulla esigenza di una maggiore trasparenza dei negoziati, nonché di un maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali.
  Tra gli altri è intervenuta la deputata BERLINGHIERI che anzitutto, concordando con altri oratori, ha lamentato come i negoziati commerciali in corso tra l'Ue e i principali partner globali siano trattati non di rado con superficialità ed approssimazione nel dibattito pubblico, dando scarso risalto ai vantaggi – in termini di crescita e competitività – che in particolare il TTIP apporterebbe all'Unione. A questo riguardo ha richiamato i potenziali benefici che tale trattato apporterebbe alle esportazioni di numerose tipologie di beni e servizi europei attualmente penalizzate dai dazi doganali elevati e da altre barriere non tariffarie: la meccanica, il sistema moda, l'industria dei mezzi di trasporto e i prodotti agroalimentari di alta qualità.
  Al tempo stesso, BERLINGHIERI ha riconosciuto la fondatezza delle richieste di maggiore trasparenza dei negoziati, considerando apprezzabili le misure già poste in essere ma chiedendo un maggiore e più efficace accesso dei parlamenti nazionali a documenti ed informazioni aggiornate, richiesto dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE svoltasi il 20-21 aprile a Roma.
  Al termine della prima giornata di lavori si è svolta la consueta riunione dei Pag. 117Presidenti delle delegazioni – cui ha preso parte per la Camera il Vicepresidente TANCREDI – che ha discusso i progetti di contributo e conclusioni della Conferenza. La riunione, malgrado i contrasti su alcune questione che saranno richiamati nel trattare del contributo e delle conclusioni, è stata gestita in modo molto efficace ed ordinato dalla Presidenza lettone, che ha posto sistematicamente in votazione i capoversi non condivisi.
  La seconda giornata di lavori, si è aperta con una breve sessione informale riservata alla discussione della proposta di direttiva sull'uso dei dati del codice di prenotazione a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. Nel dibattito sulla proposta, attualmente all'esame del PE, è emersa la difficoltà di definire un equilibrio tra le esigenze di prevenzione e repressione dei reati sopra indicati e la tutela della riservatezza.
  Ha quindi avuto luogo la quinta sessione, relativa al ruolo dei Parlamenti nella formazione della normativa e delle politiche UE, articolata in tre sotto-sessioni, introdotte ciascuna da parlamentari nazionali e europei.
  La prima, dedicata ad una valutazione degli strumenti esistenti per l'intervento dei parlamenti nazionali nel processo decisionale europeo, è stata introdotta Herman DE CROO, Membro del Parlamento delle Fiandre (già Presidente della Camera belga) e da Gunter KRICHBAUM, Presidente della Commissione affari europei del Bundestag.
  DE CROO ha svolto una riflessione di natura storica sull'evoluzione del ruolo dei parlamenti nazionali nell'Ue e sulle varie opzioni considerate per rafforzarne ulteriormente la posizione costituzionale. KRICHBAUM ha illustrato le procedure di intervento del Bundestag in materia europea, sottolineando i forti progressi nel raccordo con il Governo federale intervenuti per effetto delle modifiche legislative del 2009, e rilevando come la COSAC, quale sede per lo scambio di informazioni e migliori pratiche possa contribuire al miglior esercizio delle competenze di ciascuna assemblea. A questo scopo, ha tuttavia sottolineato l'esigenza che il dibattito in seno alla conferenza sia più efficace e basato su una reale interazione tra i parlamentari, piuttosto che su interventi preconfezionati. Infine, KRICHBAUM ha espresso interesse per l'iniziativa di introdurre la c.d. green card, esprimendo tuttavia alcune perplessità sulla compatibilità delle proposte avanzate al riguardo da alcuni parlamenti con l'equilibrio istituzionale vigente.
  Dopo i due relatori, ha preso brevemente la parola la Presidente della Commissione affari europei della Camera polacca, POMASKA, che ha illustrato gli esiti della riunione di un gruppo di lavoro sulla sussidiarietà, svoltasi nello scorso maggio a Varsavia.
  Nel successivo dibattito hanno preso la parola 14 oratori, che si sono soffermati sui possibili miglioramenti da apportare alla procedura per il controllo di sussidiarietà e al dialogo politico con la Commissione europea. In tale contesto, alcune delegazioni si sono espresse a favore dell'ipotesi di definire Linee guida per la predisposizione dei pareri motivati adottati in esito al controllo di sussidiarietà e, in misura minore, dei contributi trasmessi ai fini del dialogo politico; altre hanno sottolineato l'esigenza di maggiore collaborazione con il Parlamento europeo.
  La seconda sotto sessione, introdotta da Dominic HANNIGAN, Presidente della Commissione bicamerale per gli affari europei del Parlamento irlandese, e dal Vicepresidente TANCREDI, è stata riservata specificamente alla proposta di introdurre la c.d. green card, procedura volta a consentire, a trattati vigenti, ad una minoranza qualificata di parlamenti nazionali di chiedere alla Commissione europea di presentare un progetto normativo o altro documento di indirizzo o strategia, anche al fine di modificare o abrogare normativa europea vigente.
  HANNIGAN ha illustrato anzitutto le soluzioni procedurali avanzate per l'introduzione della green card dalla House of Pag. 118Lords britannica, dal Parlamento irlandese e da altri 12 Parlamenti/Camere nazionali.
  La procedura si articolerebbe nelle seguenti fasi:
   una proposta dettagliata di iniziativa da sottoporre alla Commissione sarebbe predisposta da un Parlamento/Camera capofila, eventualmente dopo aver consultato altre assemblee (anche mediante riunioni informali a livello politico, i c.d cluster of interests»);
   il Parlamento capofila la trasmetterebbe a tutte le altre assemblee invitandole a sottoscrivere, secondo le rispettive procedure, l'iniziativa. Ogni assemblea interessata potrebbe proporre modifiche che spetterebbe al capofila recepire in tutto o in parte;
   l'iniziativa assumerebbe la qualifica e gli effetti di una «green card» soltanto se sottoscritta entro un certo termine (la House of Lords propone sei mesi) da una soglia minima di parlamenti nazionali. A tale ultimo riguardo, la House of Lords, propone, sulla falsariga del controllo di sussidiarietà, di attribuire ad ogni Parlamento nazionale due voti (uno per Camera nei sistemi bicamerali); la green card sarebbe approvata se sostenuta da almeno un quarto dei voti complessivi (attualmente 14 su 56);
   il Parlamento proponente, raggiunta la soglia minima, trasmetterebbe alla scadenza del termine l'iniziativa alla Commissione, nell'ambito del dialogo politico, anche a nome di tutti gli altri parlamenti nazionali aderenti;
   la Commissione europea dovrebbe impegnarsi politicamente a rispondere, entro un termine di 8-12 settimane, motivando le ragioni per cui intende dare o meno seguito all'iniziativa.

  HANNIGAN ha ricordato che l'iniziativa è stata, sia pure con diverse sfumature, sostenuta da gran parte dei parlamenti nazionali e che essa sarebbe pienamente compatibile con i Trattati vigenti. Ha quindi sottolineato il potenziale che, a suo avviso, l'iniziativa presenterebbe in termini di rafforzamento dell'influenza dei parlamenti nazionali sulla formazione delle scelte politiche e legislative dell'UE.
  Nella sua relazione, il Vicepresidente TANCREDI ha anzitutto affermato l'esigenza di esaminare con grande attenzione le proposte avanzate ai fini dell'attivazione dell'iniziativa, valutando accuratamente tutti i profili giuridici e politici rilevanti. A questo scopo, occorre a suo avviso rispondere, nell'ordine, a tre domande: la prima attiene alla coerenza della green card con il ruolo assegnato ai parlamenti nazionali nei Trattati vigenti e con l'attuale equilibrio istituzionale; la seconda concerne l'effettiva capacità della green card di contribuire al rafforzamento delle prerogative dei parlamenti nazionali; la terza attiene alla sede competente a stabilire l'applicazione della green card.
  Per rispondere alla prima domanda, TANCREDI ha ricordato preliminarmente che, in base all'articolo 10, par. 2, del Trattato sull'Unione europea, la funzione primaria dei parlamenti nazionali a livello UE è quella di assicurare – attraverso i meccanismi di indirizzo e controllo previsti in ciascun ordinamento – la responsabilità dei rispettivi Governi per l'azione condotta in seno al Consiglio europeo e al Consiglio. Le prerogative di intervento diretto dei parlamenti nazionali nel processo decisionale europeo, elencate dall'articolo 12 del TU, così come il dialogo politico, costituiscono dunque un canale di azione «straordinario», aggiuntivo e ancillare rispetto al raccordo tra ciascun parlamento ed il rispettivo Governo. Ha quindi osservato che, in coerenza con questo assetto, l'articolo 225 del Trattato sul funzionamento dell'UE riconosce al solo Parlamento europeo, in quanto interlocutore istituzionale diretto della Commissione, il diritto di chiedere alla Commissione stessa di presentare proposte adeguate sulle questioni per le quali esso ritiene necessario un atto dell'Unione.
  TANCREDI ha ricordato che, a fronte di questo quadro costituzionale, i sostenitori della green card escludono qualsivoglia profilo di criticità, sostenendo che essa Pag. 119sarebbe attuata nella sostanza con le stesse modalità del dialogo politico e quindi risulterebbe rispettosa sia del ruolo della Commissione europea sia del diritto di iniziativa riconosciuto al Parlamento europeo. Questa affermazione può a suo avviso essere considerata corretta solo in parte. Nessuno nega infatti che i Parlamenti nazionali già possano, singolarmente o volendo anche collettivamente, chiedere alla Commissione di presentare proposte legislative o assumere altre iniziative nell'ambito del dialogo politico. Tuttavia il dialogo politico è – proprio in quanto non previsto nei Trattati – uno strumento informale e flessibile; le proposte all'attenzione della COSAC concepiscono invece la green card come una nuova procedura attivabile, analogamente al controllo di sussidiarietà, da minoranze qualificate di parlamenti e secondo termini rigidi, cui i parlamenti nazionali attribuirebbero l'effetto di impegnare politicamente la Commissione a rispondere in modo motivato, a sua volta entro un termine massimo prefissato. Secondo TANCREDI ciò dimostra che la green card ha rispetto al dialogo politico ordinario l'obiettivo di attribuire alla richiesta sottoscritta da un gruppo, peraltro ridotto, di Parlamenti nazionali effetti, non giuridicamente ma sostanzialmente analoghi alle risoluzioni del Parlamento europeo di cui all'articolo 225 TFUE. A suo avviso, ciò non può che suscitare forti dubbi di compatibilità con l'equilibrio istituzionale vigente e, pertanto, bene ha fatto il Vicepresidente della Commissione europea TIMMERMANS, nella risposta dello scorso febbraio alla lettera inviatagli al riguardo dalla Presidente CIGANE, a suggerire di evitare la formalizzazione di nuove procedure ritenendo preferibile utilizzare pragmaticamente gli strumenti esistenti.
  Con riferimento alla seconda domanda da lui posta, TANCREDI ha affermato che la nuova procedura aggiungerebbe ben poco ai risultati che i parlamenti nazionali possono già ottenere attraverso il dialogo politico ordinario. Anche nell'ipotesi in cui la Commissione si impegnasse a rispondere alle richieste di nuove iniziative rivoltele da un gruppo di parlamenti, la loro capacità di incidere sul merito delle grandi scelte politiche e legislative dell'Unione ne sarebbe accresciuta. La Commissione infatti, pur titolare formalmente di un quasi monopolio dell'iniziativa legislativa, in realtà deve fare i conti con i poteri di indirizzo politico e legislativo del Consiglio europeo, che sono ulteriormente cresciuti dopo la crisi economica. Inoltre, è evidente il pregiudizio per le funzioni di scrutinio dei nostri parlamenti derivante dall'accelerazione dei tempi per l'adozione della legislazione europea, ottenuta mediante il ricorso ai triloghi tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Ad avviso di TANCREDI, la chiave per riaffermare il ruolo dei parlamenti nazionali, pertanto, non sta nella creazione di nuovi strumenti di raccordo diretto con la Commissione ma piuttosto nel rafforzamento della capacità di incidere, attraverso i rispettivi governi, sulla formazione delle grandi scelte strategiche del Consiglio europeo e delle decisioni nella procedura legislativa del Consiglio.
  Per quanto riguarda l'ultima domanda, TANCREDI ha concordato sulla opportunità di continuare a discutere in seno alla COSAC della green card e di analoghe iniziative. Al tempo stesso, ha ricordato che la COSAC è una sede di cooperazione tra le sole commissioni affari Ue e non può pertanto assumere decisioni che impegnino i parlamenti nel loro complesso ad avviare una nuova e delicata procedura quale la green card. Le conclusioni del dibattito in seno alla COSAC, andrebbero sottoposte alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti, che, per la sua composizione e la sua funzione di supervisione e coordinamento della cooperazione interparlamentare, è la sede appropriata a decidere nuove forme di dialogo con le Istituzioni dell'Unione.
  TANCREDI ha concluso osservando che l'obiettivo condiviso di rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali va perseguito in coerenza con l'assetto istituzionale vigente, senza interferire con il ruolo del Parlamento europeo e non escogitando ulteriori procedure di intervento diretto che richiedono Pag. 120lunghe e spesso sterili discussioni. Ha quindi invitato a proseguire la discussione sulla green card con estrema cautela, valutando attentamente la soluzione pragmatica evocata dal Vicepresidente Timmermans, di più semplice ed immediata attuazione. I Parlamenti i quali intendono condividere proposte e contributi, dovrebbero trasmetterli direttamente alla Commissione secondo le prassi vigenti, senza osservare soglie e termini predefiniti.
  Nel dibattito seguente sono intervenuti 16 oratori che hanno per la maggior parte espresso sostegno alla introduzione della green card, sebbene con differenti posizioni in merito alla opportunità di introdurre regole procedurali rigide e alcune perplessità sulla effettività del nuovo meccanismo. Il Presidente della Commissione affari europei del Parlamento portoghese, MOTA PINTO, ha invece sostenuto nella sostanza le argomentazioni del Vicepresidente TANCREDI.
  Nella sua replica HANNIGAN ha invitato i parlamenti interessati a partecipare ad un progetto pilota di green card promosso dal Presidente Commissione Affari europei della House of Lords, Lord Boswell, volto a chiedere alla Commissione europea l'adozione di misure non vincolanti in materia di spreco alimentare. Tale iniziativa cui la Commissione politiche UE del Senato ha aderito, andrebbe trasmesso alla Commissione europea entro il mese di luglio.
  Il Vicepresidente TANCREDI ha sottolineato come, alla luce del dibattito, tutti condividano l'obiettivo di un maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali nella formazione delle politiche dell'UE, ribadendo tuttavia che esso va perseguito senza utilizzare strategie di competizione anziché di collaborazione con il Parlamento europeo. Ha infine ribadito la disponibilità a continuare a discutere della green card, valutando il ricorso a modalità compatibili con i Trattati vigenti.
  La terza sottosessione, relativa al ruolo dei parlamenti nella programmazione pluriennale della nuova Commissione europea, è stata introdotta da Maria João RODRIGUES, Membro della Commissione occupazione e affari sociali del PE e da Danielle AUROI, Presidente della Commissione affari europei dell'Assemblea nazionale francese.
  RODRIGUES ha sottolineato le potenzialità della riprogrammazione pluriennale della Commissione quale strumento per riorientare le politiche europee su obiettivi che rispondano alle aspettative dei cittadini, a partire dalla crescita; ha evidenziato l'importanza di una stretta cooperazione al riguardo tra parlamenti nazionali e PE, secondo una logica di divisione del lavoro anziché di competizione.
  AUROI ha richiamato l'esperienza dell'Assemblea nazionale nell'esame del programma di lavoro annuale della Commissione e ha concordato sulle potenzialità della programmazione pluriennale ai fini di un rafforzamento dell'influenza dei parlamenti nazionali nella definizione delle priorità dell'azione europea.
  Nel dibattito seguente sono intervenuti 5 oratori, formulando alcune proposte per avviare l'esame della programmazione pluriennale della Commissione, anche ai fini della cooperazione tra parlamenti al riguardo.
  In chiusura dei lavori, la COSAC ha adottato come di consueto il contributo (mentre non sono state presentate in questa occasione conclusioni), il cui testo è allegato alle presenti comunicazioni nella versione inglese, unica al momento disponibile. Il contributo – che riguarda tutti i temi oggetto della Conferenza – include alcuni emendamenti presentati al progetto originario dalla delegazione della Camera insieme a quella del Senato, relativi alla gestione dei flussi migratori e alla situazione nel Mediterraneo. In particolare, si ribadisce l'esigenza che l'Unione dia attuazione effettiva ai principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità, come stabilito dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE. È stato inoltro accolto in sede di TROIKA, grazie al sostegno del PE, ed è quindi confluito nel progetto finale un emendamento presentato dalla sola delegazione della Camera, che inizialmente la Presidenza lettone aveva respinto in parte. Per effetto dell'emendamento, si sono richiamate le conclusioni Pag. 121della Conferenza dei Presidenti dei parlamenti svoltasi a Roma nello scorso aprile che hanno accolto con interesse il dibattito sul ruolo delle Istituzioni e dei Parlamenti dell'Unione in corso in ambito COSAC, anche con riferimento al rafforzamento degli strumenti di dialogo politico, sottolineando che «la discussione su questi temi potrà proseguire in occasione della Conferenza dei Presidenti del 2016, tenuto anche conto degli esiti del dibattito in seno alla prossima COSAC».
  Il mancato richiamo a tali conclusioni sarebbe stato essere inteso da alcuni parlamenti quale negazione del ruolo di coordinamento della cooperazione interparlamentare proprio della Conferenza dei Presidenti che, in tale veste, si è riservata di prendere in considerazione anche gli esiti della discussione sulla green card.