CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 settembre 2015
513.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015. Doc. LVII, n. 3-bis.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XII Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis, e allegati);
   rilevato che la Nota indica un incremento annuo della spesa sanitaria corrente pari all'1,9 per cento per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, e al 2,0 per cento per il 2019, e che a tali incrementi percentuali corrisponde una lieve riduzione del rapporto tra la medesima spesa ed il PIL;
   apprezzato il fatto che la Nota segnali il reperimento di nuove risorse per potenziare l'attività di contrasto delle malattie infettive e garantire un più efficiente svolgimento dei controlli sanitari di profilassi internazionale;
   evidenziata l'esigenza di individuare opportune e specifiche misure volte a contrastare la povertà e al contempo a sostenere la famiglia attraverso anche l'implementazione di strutture quali i servizi socio-educativi,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DA DEPUTATI DEL GRUPPO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ

  La XII Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis, e allegati);
   premesso che:
    il 2016 deve essere l'anno di svolta per la ripresa dell'Italia. Non possiamo andare avanti, dopo una caduta di quasi 10 punti percentuali del Pil dall'inizio della crisi, rassegnati a obiettivi di crescita di zero virgola e una disoccupazione sostanzialmente immutata dietro la sistematica propaganda sui numeri dei contratti a tempo indeterminato;
    continuare con tagli di tasse, principalmente definiti per scopi elettorali, indifferenziati e regressivi e finanziati da tagli di spesa vuol dire determinare effetti negativi sull'economia reale, nonostante le favole liberiste. La manovra di finanza pubblica per il triennio 2016-18, prospettata dalla Nota di aggiornamento del DEF 2015, non solo non ha segno espansivo, come racconta il Governo, ma dopo il primo anno di sostanziale neutralità, diventa pesantemente restrittiva con obiettivi di saldo primario irrealistici a partire dal 2017, anche in considerazione dei moltiplicatori fiscali applicati per stimare gli effetti delle riduzioni di entrate e spese;
    l'esercito di chi è senza lavoro resta numerosissimo: oltre ai disoccupati ufficiali bisogna calcolare gli scoraggiati, quelli cioè che un lavoro lo vorrebbero volentieri ma sono così rassegnati che nemmeno lo cercano più. Secondo l'Istat, questa forza lavoro potenziale nel secondo trimestre 2015 era di 3,6 milioni di persone (prima della crisi erano 2,2 milioni). Aggiungendo questa componente ai disoccupati – ammette la stessa Nota di aggiornamento del DEF 2015 – i deboli segnali di diminuzione dell'area della mancata occupazione dei primi due trimestri del 2015 vengono fortemente ridimensionati;
    la cura per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia sono gli investimenti, innanzitutto pubblici, e le politiche industriali. Al contrario, la Nota di Aggiornamento al DEF, nonostante l'utilizzo della «Clausola degli investimenti», prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale;
    secondo il Governo la riduzione delle tasse – l'unica politica economica del'Esecutivo – e l'equivalente taglio di spesa pubblica faranno crescere il Pil. Siamo ancora nel campo dell'austerità espansiva, teoria smentita dallo stesso FMI: la crescita del Pil legata alla riduzione delle tasse è inferiore al mantenimento della spesa pubblica in essere. La spesa pubblica ha infatti moltiplicatori più alti rispetto ai tagli delle tasse;
    la stessa Corte dei conti nella sua Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2014 (giugno 2015), aveva affermato che: «Poca attenzione è stata rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza Pag. 193pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa»;
    la previsione di una crescita del Pil pari all'1,6 per cento per il 2016 potrebbe risultare eccessivamente ottimista. Aumentano rischi al ribasso derivanti da un rallentamento più brusco della Cina e degli altri maggiori emergenti. Al riguardo, lo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio ha messo in guardia il Governo;
    l'agenzia di rating Standard & Poor's sostiene che in Italia nel prossimo futuro la domanda dei consumatori rimarrà bassa, e che per invertire in modo più deciso il trend servirà un forte aumento degli investimenti;
    quindi, l'opzione è secca: o per il 2016 c’è un'accelerazione, sorprendente per qualità e quantità in termini di crescita, o l'Italia, che ancora oggi dispone di una manifattura seconda in Europa alle spalle della Germania, si condanna ad una linea di galleggiamento che non sarà in grado di arginare la pressione competitiva proveniente da tutti i lati del mondo, compreso quello interno europeo già in tensione per la drammatica vicenda dei migranti;
    ma la manovra, delineata dalla Nota di aggiornamento, non mettendo in discussione i parametri del Fiscal compact e giocando su alcuni eventuali decimali di flessibilità, non riuscirà ad invertire questa tendenza;
    per invertire la tendenza occorre un «Piano per il lavoro», inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale e ambientale;
    la spending review va portata avanti ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili, grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, devono essere riallocati su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni. Tagliare altri 30 miliardi all'anno dalla spesa corrente, vuol dire tagliare ulteriormente servizi essenziali;
   considerato inoltre che, per le parti di competenza:
    la Nota di aggiornamento non presenta alcuna discontinuità, né cambio di rotta con quanto già previsto dal Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3), trasmesso dal Governo alle Camere nell'aprile scorso;
    si conferma l'assenza, come nel DEF di aprile, di una efficace e credibile politica di reale contrasto alla povertà nel nostro Paese. Una vera emergenza che dura ormai da più di sette anni, e che colpisce fasce sempre più larghe della popolazione. Le politiche del Governo continuano a privilegiare i trasferimenti monetari rispetto ad azioni strutturali e stabili e all'incremento dei fondi per le politiche sociali, laddove sarebbe indispensabile avviare un vero Programma straordinario di contrasto alla povertà;
    così come si confermano le minori risorse, rispetto a quanto promesso a favore del Servizio sanitario nazionale;
    le previsioni della Nota di aggiornamento al DEF, riguardo alla spesa sanitaria, confermano una crescita inferiore a quella del PIL, con un calo dal 6,8 per cento del 2015, al 6,7 per cento nel 2016 e 2017, al 6,6 per cento per il 2018, fino al 6,5 per cento per l'anno 2019, nel rapporto fra spesa sanitaria e PIL;
    il Governo persevera con la politica dei tagli al Servizio sanitario nazionale, senza ricordare che la spesa sanitaria pubblica italiana risulta inferiore a quella dei principali paesi europei: poco meno di 2.500 dollari pro capite nel 2012, a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e Germania;
    anche il recentissimo Rapporto sullo stato sociale 2015, del Dipartimento di economia e diritto «Sapienza», Università di Roma, ha confermato come i dati della nostra spesa sanitaria, sia in rapporto al PIL (7 per cento) che pro capite, Pag. 194indichino che siamo sotto la media dei rispettivi valori della UE a 15 (8,7 per cento); dopo di noi ci sono solo Spagna Grecia e Portogallo;
    la Nota di aggiornamento in esame, conferma come si sia lontani dall'uscire dal paradigma dei tagli ed entrare in quello della qualità. In questi ultimi anni, il nostro paese è diventato più diseguale sul piano della garanzia delle cure, con territori periferici che negli anni si sono visti sottrarre servizi, tagliare prestazioni sanitarie e sociali, depauperare il sistema di protezione sociale. Con un sistema di prevenzione sempre più impoverito;
    nonostante il nostro basso livello di spesa sanitaria rispetto agli altri Paesi, già si annunciano ulteriori riduzioni per il 2016 delle risorse che erano state garantire per il SSN. È lo stesso Presidente del Consiglio Renzi, che in questi giorni, ha espressamente dichiarato che il Fondo sanitario nazionale arriverà a 111 miliardi nel 2016;
    con questa dichiarazione, il premier anticipa, di fatto, che si avrà un taglio al comparto salute di circa 2 miliardi. L'aumento programmato frutto dell'accordo in Stato Regioni del 2 luglio 2015, prevedeva infatti per il 2016 uno stanziamento di circa 113 miliardi. E questa cifra di 113 miliardi di euro nel 2016, è esattamente quella indicata proprio nella Nota di aggiornamento del DEF ora al nostro esame. Le dichiarazioni del Premier contrastano quindi anche con quanto contemporaneamente scritto nella Nota di aggiornamento al DEF, e con quanto la stessa ministra Lorenzin, solo pochi giorni fa, ha affermato, ossia che per il 2016 sotto i 112 miliardi non si può andare;
    tutto ciò fa capire come la imminente legge di stabilità porterà ad ulteriori riduzioni di risorse a danno del Servizio sanitario del nostro Paese. Insomma, il recente taglio di 2,352 miliardi all'anno a decorrere dal 2015, non è stato sufficiente;
    non si può non evidenziare come peraltro l'esame della Nota di aggiornamento al DEF, si svolga mentre è in via di approvazione il decreto del Ministero della Salute, attuativo dell'articolo 9-quater del decreto legge 78/2015, che ha disposto una serie di misure volte alla riduzione delle prestazioni sanitarie inappropriate. In pratica si interviene su prestazioni specialistiche e riabilitative ritenute non necessarie ma prescritte ugualmente dai medici, con misure penalizzanti (riduzione della retribuzione) per i medici stessi qualora questi non rispettino le condizioni di erogabilità e le indicazioni per la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, e, ancora una volta, penalizzanti per i cittadini che si vedranno «scaricare» la responsabilità di una prestazione sanitaria che gli è stata prescritta ma che si giudica non appropriata. Al di fuori delle condizioni di erogabilità consentite, le prestazioni saranno infatti poste a totale carico dell'assistito, che si vedrà posto nella condizione di rivolgersi al privato, accollandosi così il relativo costo;
    si tratta di misure che volendo affrontare un problema reale quale della medicina difensiva, finiscono per tradursi in disposizioni sostanzialmente punitive nei confronti dei cittadini e dei medici,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Nicchi, Fratoianni.

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ALLEGATO 3

Norme per il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa. Nuovo testo unificato C. 1373 Lupo e abb.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XII Commissione (Affari sociali),
   esaminato, per le parti di competenza, il nuovo testo unificato delle proposte di legge C. 1373 Lupo e abbinate, recante «Norme per il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa», quale risultante dagli emendamenti approvati,
   evidenziato, innanzitutto, che, poiché il provvedimento in oggetto reca disposizioni riferite al settore dell'agricoltura, i riferimenti alle vigenti disposizioni normative in materia di stupefacenti e, quindi, le correlate proposte di modifica al Testo Unico sugli stupefacenti, di cui al decreto del Presidente della Repubblica, n. 309 del 1990, sembrano non pertinenti, tanto che lo stesso comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento precisa che le coltivazioni di canapa delle «varietà ammesse» non rientrano nell'ambito di applicazione del predetto Testo Unico;
   rilevato, al riguardo, come già l'articolo 26 del suddetto Testo Unico – sostituito dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 maggio 2014, n. 79 – abbia previsto, tra l'altro, che la coltivazione della canapa per la produzione di fibre o per altri usi industriali, diversi da quelli farmaceutici, non rientra nell'ambito del medesimo Testo Unico;
   osservato, in particolare, che l'articolo 2, comma 2, lettera a), fa riferimento, tra le possibili finalità connesse alla coltivazione della canapa, alla «produzione di alimenti e integratori ad uso umano», non considerando che anche questi ultimi rientrano nell'ambito della produzione di alimenti;
   rilevato, sempre con riferimento alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 2, nella parte in cui fa riferimento alla produzione di cosmetici, che si tratta di un settore diverso da quello degli alimenti e che, per entrambi, occorre assicurare il rispetto della relativa disciplina comunitaria;
   evidenziato, con riferimento all'articolo 2, comma 2, lettera h), che prevede che la produzione della canapa possa riguardare, tra l'altro «la produzione di infiorescenze, fresche ed essiccate, per scopo floreale o erboristico», che le sostanze farmacologicamente attive, presenti nelle infiorescenze della cannabis, possono essere estratte ed impiegate solo nell'ambito della disciplina dei medicinali, da soggetti autorizzati. Pertanto, tale disposizione non appare in linea con il vigente quadro normativo nazionale e comunitario, in quanto la produzione e l'impiego delle predette sostanze deve essere disciplinata esclusivamente nell'ambito della normativa comunitaria in materia di medicinali, di cui al decreto legislativo n. 219 del 2006, e successive modificazioni;
   fatto presente che le medesime considerazioni valgono anche per quanto riguarda l'articolo 5 del provvedimento, nella parte in cui si riferisce ai preparati erboristici e fitoterapici ottenuti dalle diverse parti della pianta di canapa;
   considerato che il comma 1 dell'articolo 9 risulta in contrasto con quanto previsto all'articolo 14, comma 1, lettera Pag. 196b), numero 1) del Testo Unico sugli stupefacenti (decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990), che prevede i criteri per l'inclusione della cannabis nella tabella II allegata al decreto del Presidente della Repubblica; pertanto, la modifica proposta nell'articolo 9, comma 1, del provvedimento in oggetto comporterebbe l'inclusione della canapa nella tabella I, con la previsione di sanzioni penali, per la coltivazione illecita, superiori a quelle previste per la coltivazione illecita della cannabis;
   considerata l'opportunità di sopprimere il comma 2 dell'articolo 9, in quanto appare più chiara la vigente formulazione dell'articolo 26 del suddetto Testo Unico il quale recita testualmente: «è vietata nel territorio dello Stato la coltivazione delle piante comprese nelle tabelle I e II di cui all'articolo 14, ad eccezione della canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali (...) consentiti dalla normativa dell'Unione europea»,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   a) all'articolo 1, comma 2, siano soppresse le seguenti parole: «come modificato dalla presente legge»;
   b) all'articolo 2, comma 2, la lettera a) sia sostituita dalla seguente: «a) la produzione di alimenti e di cosmetici esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori»;
   c) all'articolo 2, comma 2, sia soppressa la lettera h);
   d) l'articolo 5 sia sostituito dal seguente: «Il Ministero della salute, entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge provvede a definire con apposito decreto i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti»;
   e) all'articolo 9, sia soppresso il comma 1;

  e con la seguente osservazione:
   a) all'articolo 9, sia soppresso il comma 2.