CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 giugno 2015
470.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2).

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2014 (Doc. LXXXVII, n. 3).

RELAZIONE PRESENTATA DAL RELATORE

  Le Relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relative al 2013 e al 2014 sono state presentate dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012.
  In base a tale disposizione, la Relazione consuntiva deve essere trasmessa alle Camere entro il 28 febbraio di ogni anno «al fine di fornire al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea» nell'anno precedente. A questo scopo, il documento deve indicare:
   a) gli sviluppi del processo di integrazione europea, con particolare riguardo alle attività del Consiglio europeo e del Consiglio, alle questioni istituzionali, alla politica estera e di sicurezza comune nonché alle relazioni esterne dell'Unione europea, ai settori della giustizia e degli affari interni e agli orientamenti generali delle politiche dell'Unione;
   b) la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'UE e in generale alle attività delle istituzioni europee per la realizzazione delle principali politiche settoriali, con particolare riferimento alle linee negoziali che hanno caratterizzato l'azione italiana;
   c) dati consuntivi e una valutazione di merito della predetta partecipazione, anche in termini di efficienza ed efficacia dell'attività svolta in relazione ai risultati conseguiti;
   d) l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione, con riferimento anche alle relazioni della Corte dei conti europea, accompagnati da una valutazione di merito sui principali risultati annualmente conseguiti;
   e) il seguito dato e le iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere, nonché delle regioni, a livello di giunte e di assemblee.

  A differenza della Relazione programmatica – che il Governo deve presentare, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo 13, ogni anno entro il 31 dicembre al fine di indicare le grandi priorità e linee di azione che intende perseguire a livello europeo nell'anno di riferimento – la Relazione consuntiva deve dunque contenere un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire alle Camere di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari.
  Si tratta dunque, secondo l'impianto della legge n. 234 del 2012, del principale strumento per l'esercizio della funzione di Pag. 204controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. In particolare, la Relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo, previsto dall'articolo 7 della medesima legge, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti di atti; la medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero il Ministro per le politiche europee di riferire regolarmente alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.
  La Relazione consuntiva per il 2013 era stata trasmessa alle Camere il 27 marzo scorso, ad oltre un anno dalla scadenza del termine per la sua presentazione, il 28 febbraio 2014. Sul documento era stato avviato l'esame congiuntamente al disegno di legge europea 2014 sia presso la XIV Commissione, lo scorso 15 aprile, sia presso tutte le Commissioni competenti in sede consultiva che avevano espresso il relativo parere.
  Il 30 aprile scorso il Governo ha tuttavia trasmesso alle Camere la Relazione consuntiva relativa al 2014; pertanto il 14 maggio l'Ufficio di Presidenza della XIV Commissione ha convenuto sull'opportunità di sospendere l'esame della Relazione 2013 per riprenderlo congiuntamente con quello della Relazione 2014 e del disegno di legge di delegazione europea 2014, nel frattempo trasmesso dal Senato.
  L'esame presso la XIV Commissione si è concentrato sulla Relazione consuntiva per il 2014, tenuto conto della scarsa utilità di un esame approfondito della Relazione per il 2013, essendo essa giunta all'attenzione delle Camere ad oltre un anno dalla scadenza del termine per la sua presentazione.
  Ciò ha reso priva di utilità una verifica puntuale dei contenuti del documento perché divenuti obsoleti alla luce dei numerosi ed importanti sviluppi del quadro istituzionale e normativo europeo e nazionale: gran parte dei dossier negoziali richiamati nella Relazione si sono nel frattempo conclusi e si riferiscono ad una legislatura europea che si è chiusa nell'aprile 2014; nello scorso novembre è entrata in carica la nuova Commissione europea ed è cambiato il Presidente del Consiglio europeo; si sono succeduti tre turni semestrali di Presidenza del Consiglio, tra cui, da ultimo, quello italiano. E, soprattutto, è cambiato il Governo italiano in carica, per cui l'esame della relazione 2013 non consentirebbe neppure di far valere propriamente alcun meccanismo di responsabilità politica: nei primi quattro mesi dell'anno oggetto della relazione, il 2013, è stato in carica il Governo Monti, nei successivi otto mesi (e fino al 22 febbraio 2014) il Governo Letta.
  L'obiettivo residuo dell'esame della Relazione consuntiva 2013 non è stato dunque quello di formulare un giudizio «storico» sulla politica europea dei due precedenti Governi ma piuttosto quello di identificare i fattori strutturali di forza e di debolezza della partecipazione italiana alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.

L'articolazione delle Relazioni consuntive 2013 e 2014.

  La Relazione consuntiva per il 2014 è articolata in quattro grandi capitoli: i primi due e il quarto coincidono nella sostanza con i tre capitoli di cui constava la Relazione per il 2013; il terzo capitolo costituisce invece una novità.
  Il primo è dedicato agli sviluppi del processo di integrazione europea e al nuovo quadro istituzionale e consta, a sua volta di tre parti aventi contenuto eterogeneo. Nella prima, concernente le questioni istituzionali, si illustrano brevemente le realizzazioni delle due Presidenze semestrali del Consiglio dell'UE nel 2014, rispettivamente della Grecia e dell'Italia; nella seconda si descrive il nuovo Pag. 205ciclo istituzionale 2014-2019, avviato con il rinnovo dei vertici istituzionali europei: Parlamento europeo (elezioni europee del 22-25 maggio 2014), Commissione europea (insediata il 1o novembre 2014) e Presidente del Consiglio europeo (insediato il 1o dicembre 2014); nella terza parte, intitolata «il coordinamento delle politiche macroeconomiche», si tratta delle questioni riconducibili alle politiche economiche, monetarie, fiscali e di bilancio ed alla revisione della Strategia Europa 2020.
  Il secondo capitolo illustra l'azione svolta dal Governo nell'ambito delle politiche settoriali dell'Unione. Si tratta della parte più rilevante del documento, contenente indicazioni dettagliate relative a questioni specialistiche e tecnicamente complesse, per ciascuna politica o settore di attività dell'Unione.
  Nel terzo capitolo si pone attenzione all'attuazione delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, con particolare riferimento ai fondi strutturali per il ciclo 2007-2013 e all'attuazione della politica di coesione nel 2014.
  Il quarto ed ultimo capitolo concerne il funzionamento degli strumenti per la partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea e si articola in tre sezioni principali:
   a) sono anzitutto illustrate le attività svolte dal Governo nella fase di formazione della posizione italiana su progetti di atti dell'UE, con particolare riguardo al ruolo del Comitato interministeriale per gli affari dell'UE (CIAE) e dei nuclei di valutazione degli atti europei, istituiti dalla legge 234 del 2012.

  Di particolare interesse sono i dati relativi ai flussi di atti e documenti trasmessi dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 234 del 2012: su oltre 8.500 progetti di atti dell'UE presi in esame dal CIAE, circa 71 progetti di atti legislativi e più di 130 documenti prelegislativi, sono stati segnalati dal Governo in ragione della loro particolare rilevanza; inoltre, sui progetti di atti legislativi sono state inviate 34 relazioni tecniche predisposte dalle amministrazioni competenti.
  Si ricorda che la Relazione relativa all'anno 2013 riportava, per l'anno la trasmissione di oltre 6.700 progetti di atti dell'UE, di cui poco più di 150 progetti legislativi e 160 documenti prelegislativi segnalati dal Governo in ragione della loro particolare rilevanza; 73 relazioni tecniche su progetti legislativi UE predisposte dalle amministrazioni competenti;
   b) le misure legislative e non legislative poste in essere da Parlamento e Governo per l'attuazione del diritto dell'UE nell'ordinamento italiano nonché per la soluzione delle procedure di infrazione. Si indicano, in particolare, dati relativi alle infrazioni pendenti nei confronti del nostro Paese nell'anno di riferimento, naturalmente obsoleti, ma utili al fine di fornire il parametro di riferimento per verificare l'andamento successivo del numero delle infrazioni nel corso del 2014 e nel 2015;
   c) le iniziative assunte in materia di comunicazione sulle attività dell'Unione e delle modalità di partecipazione delle regioni, delle province autonome e degli enti locali alle attività dell'Unione nelle fasi di formazione e attuazione della normativa europea.

  La Relazione per il 2014 è accompagnata da quattro allegati, tra cui l'elenco dei Consigli europei e dei Consigli svoltisi nel corso dell'anno di riferimento, con l'indicazione delle deliberazioni legislative assunte e delle attività non legislative svolte, e le tabelle riepilogative dei flussi finanziari dell'UE all'Italia nel medesimo anno.

Rispondenza delle Relazioni al paradigma legislativo.

  Le Relazioni per il 2013 e il 2014 – in netta discontinuità con le relazioni precedenti – corrispondono in buona misura alle indicazioni e agli obiettivi che a tale strumento assegna l'articolo 13 della legge n. 234. Entrambi i documenti, infatti, non si limitano ad una cronaca delle iniziative delle Istituzioni europee ma, in linea generale, Pag. 206riportano la posizione rappresentata dal Governo nei negoziati sui singoli atti e progetti di atti e richiamano, sebbene con le lacune che saranno di seguito evidenziate, gli indirizzi parlamentari.
  Per quanto attiene alla Relazione 2014, sono di particolare utilità soprattutto i primi due capitoli che illustrano in modo molto accurato la linea negoziale seguita dal Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee nel medesimo anno, evidenziandone in diversi casi anche l'evoluzione a fronte di profili di criticità del negoziato. Ciò consente di verificare la coerenza e l'efficacia dell'azione europea del nostro Paese, oltre che la sua rispondenza agli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con riferimento a specifici progetti o questioni.
  Nei medesimi capitoli sono inoltre richiamati gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con riferimento a specifici progetti o questioni, sebbene solo in pochissimi casi precisato se e in quale misura essi siano stati tenuti in considerazione nella formazione della posizione italiana. Nella documentazione predisposta dagli Uffici è contenuta una tavola sinottica che indica, per ciascun atto di indirizzo approvato dalla Camera nell'anno di riferimento su progetti di atti dell'UE, quali siano le indicazioni contenute nella relazione per il 2014.
  Sia nella Relazione per il 2013 che in quella per il 2014 non sono invece richiamate, singolarmente, le risoluzioni approvate, da Senato e Camera prima dei Consigli europei. Si tratta di una lacuna significativa che andrà colmata nelle prossime relazioni: tali atti di indirizzo contengono numerose indicazioni in merito a questioni e temi di carattere generale, tra cui, ad esempio, gli sviluppi della governance economica e le iniziative per la crescita. La funzione di questi atti di indirizzo trascende dunque, almeno in parte, le specifiche riunioni del Consiglio europeo cui si riferiscono, in quanto essi contribuiscono a definire le linee generali della politica europea dell'Italia. Sarebbe stato pertanto importante darne conto, soprattutto nella prima parte del documento, dedicata alle questioni istituzionali e ai grandi temi del processo di integrazione europea, per verificare la coerenza complessiva dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento.
  Per quanto riguarda il terzo e il quarto capitolo, relativi all'attuazione della politica di coesione in Italia e agli strumenti di partecipazione dell'Italia all'UE, la struttura della Relazione per il 2014 risulta complessivamente coerente con le previsioni dell'articolo 13 della legge 234 del 2012.
  In particolare, è soddisfacente sul piano espositivo la illustrazione dei metodi e degli ambiti di intervento del Comitato interministeriale per gli affari europei che – ne va dato atto al Governo e in particolare al sottosegretario Gozi – è stato rilanciato nell'ultimo anno quale sede di coordinamento della posizione nazionale sui principali dossier di portata trasversale.
  In tal modo è stata finalmente data attuazione ad uno dei pilastri della legge n. 234 che mirava a rafforzare la coerenza e l'efficacia della posizione negoziale del nostro Paese.

Prime valutazioni sulla politica europea dell'Italia nel 2014.

  Le Relazioni per il 2013 e per il 2014, come sottolineato in premessa, consentono di operare una valutazione accurata dell'azione condotta dal nostro Paese a livello europeo negli anni di riferimento.
  Nel caso della Relazione 2014, tale valutazione si risolve in una verifica dei risultati conseguiti nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione, la cui preparazione, sul piano politico oltre che organizzativo, si è svolta anche nella prima parte dello scorso anno. A questa verifica, che concerne tutte le politiche dell'Unione, offrono un contributo anche i pareri delle Commissioni di settore per gli ambiti di rispettiva competenza.
  In via preliminare, occorre ricordare il particolare contesto in cui si è svolto il Pag. 207nostro semestre, apertosi subito dopo le elezioni del Parlamento europeo ed in pendenza del rinnovo della Commissione e delle altre massime cariche istituzionali dell'Unione. Ciò ha fatto sì che la Presidenza italiana gestisse un numero limitato di dossier legislativi, essendo stata riavviata lentamente e solo ad autunno inoltrato l'attività legislativa di Parlamento e Consiglio.
  Tuttavia, il Governo, come giustamente evidenziato nella premessa alla Relazione consuntiva 2014, ha evitato il rischio che, in conseguenza di queste scadenze istituzionali, il semestre di risolvesse in una sorta di adempimento più o meno burocratico e, al contrario, si è concentrato su alcune questioni politiche di fondo ottenendo, lo anticipo sin d'ora risultati nel complesso importanti.
  In coerenza con il titolo del Programma della nostra Presidenza «Europa. Un nuovo inizio», il Governo si è infatti adoperato per imporre un «cambio di marcia» da parte dell'Unione, avviando un nuovo ciclo politico oltre che istituzionale dell'Unione orientato su alcune grandi priorità politiche in precedenza trascurate.
  Il primo grande risultato della Presidenza attiene al metodo: aver fatto in modo che il rinnovo delle Istituzioni dell'Unione, lungi dal risolversi in un mero equilibrismo tra le posizioni dei vari Stati membri, si accompagnasse ad una effettiva ridefinizione del programma per i prossimi anni.
  Questo è il significato della «Agenda Strategica in una fase di cambiamento» adottata dal Consiglio europeo e, soprattutto, dei dieci punti programmatici sulla base dei quali Jean-Claude Juncker è stato nominato Presidente della Commissione e che costituiscono la cornice dell'azione del nuovo collegio dei commissari.
  Venendo invece alle scelte di merito, il risultato più significativo colto dal nostro Paese consiste nella affermazione del rilancio della crescita e dell'occupazione quale reale priorità dell'agenda politica europea.
  Dalla lettura dei primi due capitoli della Relazione 2014 risaltano i risultati ottenuti in questa direzione: dopo anni di misure volte essenzialmente al consolidamento fiscale e alle riforme strutturali, nel semestre di Presidenza è stato riconosciuto che senza politiche anticicliche e, segnatamente il rilancio degli investimenti a sostegno della domanda aggregata, non è possibile assicurare il rilancio dell'economia europea.
  Di questo nuovo approccio stati traduzione concreta la presentazione del Piano Juncker con la connessa proposta di regolamento istitutivo del Fondo europeo per gli Investimenti strategici, ora in fase di definitiva adozione, e la Comunicazione della Commissione europea sulla flessibilità nell'applicazione del Patto di stabilità e crescita. Si tratta di misure che, pur presentando alcuni profili di criticità, hanno segnato un profondo mutamento dell'agenda politica e persino della terminologia utilizzata nei vertici e nelle Istituzioni europee.
  Se questi sono stati i risultati più evidenti dell'azione della Presidenza per la crescita, meritano di essere richiamati alcuni interventi, meno celebrati, ma di rilevanza non trascurabile.
  La Presidenza italiana ha portato avanti l'impegno sistematico in tutte le formazioni del Consiglio per reindirizzare l'azione europea verso la crescita dell'economia reale, al fine non soltanto di aumentare la competitività e l'occupazione ma anche per combattere l'esclusione sociale.
  Risultato di questa azione sono alcuni interventi apparentemente settoriali, tra i quali occorre richiamare, senza pretesa di esaustività:
   il contributo predisposto dalla Presidenza italiana alla revisione della Strategia Europa 2020, che ne prevede un più forte coordinamento con la procedura del Semestre europeo e un maggior bilanciamento fra economia reale e finanziaria;
   la costituzione di un Gruppo di alto livello Competitività e Crescita (HLG), con il compito di sostenere il COREPER nel coordinamento delle politiche per la competitività e la crescita, garantendo continuità Pag. 208e coerenza delle politiche UE relative all'economia reale;
   l'avvio di una riflessione sulla realizzazione di un'Unione dei mercati dei capitali, al fine di assicurare l'erogazione di finanziamenti all'economia reale e di attenuare la dipendenza delle PMI dal canale di finanziamento bancario;
   il rilancio della riflessione sulla elaborazione di un approccio integrato di politica industriale che privilegi la piccola e media industria e assicuri la valorizzazione della qualità dei prodotti;
   l'adozione della nuova direttiva in materia di organismi geneticamente modificati (OGM), in base alla quale gli Stati membri saranno liberi di decidere se coltivare o meno organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, tutelando così chi sceglie di dare la priorità ai modi di produzione tradizionali;
   la riforma del sistema di registrazione dei marchi, al fine di rafforzare la lotta alla contraffazione;
   i progressi, sebbene limitati, ottenuti con riferimento all'annosa e controversa questione della introduzione di una certificazione dell'origine dei prodotti (il cosiddetto Made In), che consentirebbe di tutelare le produzioni di qualità con forti ricadute positive sull'industria europea, e in particolare italiana. Il primo risultato consiste nell'impegno della Commissione europea a svolgere uno studio ad hoc sulla questione al fine di riaprire in modo costruttivo la discussione in seno al Consiglio. Il secondo risiede nell'inserimento nella proposta di regolamento sull'indicazione obbligatoria sull'origine dei prodotti non alimentari di una disposizione che prevede di riportare per tutti i prodotti venduti nell'UE l'etichetta «Made in Europe» oppure il nome del loro paese;
   l'attenzione rivolta alle politiche per il turismo: si è tenuta a Napoli ad ottobre 2014 la prima riunione dei Ministri della Cultura e del Turismo dei Paesi dell'UE per affermare l'interdipendenza tra turismo e cultura e la necessità di attuare politiche e strategie coerenti per stimolare la crescita economica, la creazione di occupazione e la coesione sociale;
   l'accento posto sulla ricerca, con particolare riguardo a due priorità: un mercato unico e aperto per i ricercatori ispirato al merito e alla trasparenza e un allineamento delle strategie e dei programmi di ricerca nazionali sulle grandi sfide globali. Come primo risultato di questo lavoro, il Consiglio ha impegnato tutti gli Stati membri ad approvare una tabella di marcia per lo Spazio Europeo della Ricerca entro il primo semestre del 2015;
   l'impegno con cui l'Italia ha inteso porre l'istruzione e la formazione al centro delle politiche per la crescita e la creazione di posti di lavoro, raggiungendo tre importanti risultati: la riaffermazione dell'istruzione quale priorità per rendere più efficace la Strategia Europa 2020; le conclusioni del Consiglio sull'imprenditorialità nell'istruzione; la riflessione su come rendere la mobilità parte integrante dell'istruzione e formazione di tutti i giovani europei.

  In sostanza, il rilancio di crescita e occupazione ha costituito la vera cornice per gran parte delle politiche settoriali, garantendo organicità e coerenza oltre che effettività all'azione del nostro Paese.
  Un secondo significativo risultato della nostra Presidenza è stato costituito dal rafforzamento degli strumenti per il rispetto e la protezione dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto all'interno dell'UE. Nello scorso dicembre, il Consiglio ha concordato, nonostante l'iniziale opposizione di diversi Paesi, l'avvio di un dialogo annuale tra gli Stati membri in seno al Consiglio per promuovere e salvaguardare il rispetto di tali principi e valori dell'UE.
  Si tratta di passo importante verso l'affermazione della dimensione non meramente economica del processo di integrazione europea, al quale hanno concorso ulteriori progressi conseguiti nel corso della nostra Presidenza nello spazio di Pag. 209libertà, sicurezza e giustizia. Tra questi l'accordo in seno al Consiglio sul regolamento in materia di procedure d'insolvenza su base transfrontaliera, sulla riforma di Eurojust e l'avanzamento delle discussioni sull'istituzione della Procura europea (EPPO), sulla questione dei foreign fighters, sui controlli alle frontiere esterne, attraverso una piena utilizzazione del Sistema SIS II (Schengen Information System) anche nei confronti dei titolari del diritto alla libera circolazione all'interno della UE, sul contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia legale, attraverso la tracciabilità e il monitoraggio dei flussi finanziari, con particolare riferimento agli appalti pubblici, sulla messa a punto della «Cyber Security Strategy» per la definizione di azioni di contrasto alle frodi bancarie.
  Un terzo ambito in cui la nostra Presidenza ha ottenuto progressi significativi – sebbene non decisivi – attiene alla gestione dei flussi migratori; non si può certo nascondere che soltanto negli ultimi tre mesi, a seguito dei tragici eventi a tutti noti, l'Unione ha assunto o quanto meno discusso interventi volti a creare le basi di una reale politica comune dell'immigrazione. Al tempo stesso, va dato atto al Governo di aver ottenuto nel semestre di Presidenza, pur in un quadro politico difficile per l'opposizione di alcuni Stati membri, alcune misure che hanno preparato il campo alle più recenti ed incisive decisioni: il lancio dell'operazione Triton; le due importanti Conferenze con i partner del Processo di Rabat e di Khartoum, volte a coinvolgere responsabilmente sui temi migratori gli Stati dell'Africa occidentale, centrale, mediterranea e del Corno d'Africa; il rilancio dello strumento dei Partenariati di Mobilità, soprattutto nel Mediterraneo, con la firma del Partenariato UE-Giordania e il lancio del nuovo dialogo UE-Libano; l'avvio del negoziato sul Regolamento sull'individuazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un minore non accompagnato i cui familiari non sono presenti legalmente in uno Stato membro; l'avanzamento, sotto della revisione del Codice dei visti UE.
  Un quarto successo, spesso trascurato, consiste nel rafforzamento del quadro giuridico dell'Unione in materia di trasparenza e lotta contro la frode e l'evasione fiscale. Grazie alla nostra Presidenza, è stato definito un accordo in seno al Consiglio per impedire la doppia non imposizione dei dividendi distribuiti tra gruppi societari derivante da costruzioni finanziarie ibride, colmando una lacuna che fino ad ora aveva consentito a gruppi societari di sfruttare le incongruenze esistenti tra norme fiscali nazionali per evitare di pagare tasse su alcuni tipi di utili distribuiti all'interno del gruppo.
  Inoltre è stata approvata una direttiva che amplia lo scambio automatico obbligatorio di informazioni tra amministrazioni fiscali, includendovi anche quelle relative alle vendite di attività finanziarie e dividendi, situazioni in cui d è elevato il rischio di occultamento di capitale o attività imponibili.
  Nella stessa logica, è stato definito un accordo in seno al Consiglio per l'istituzione della Piattaforma dell'UE contro il lavoro sommerso che il Consiglio ha convenuto di istituire in modo da migliorare la cooperazione a livello dell'UE al fine di prevenire e scoraggiare più efficacemente il lavoro sommerso.
  Molto positivo è il giudizio sull'azione condotta dalla nostra Presidenza in un quinto e vasto ambito di intervento, la dimensione esterna dell'Unione, cui la Relazione per il 2014 riserva ampia attenzione.
  L'Italia ha inteso anzitutto migliorare la capacità di risposta e intervento dell'Unione su tutti i principali teatri di crisi del Vicinato europeo, che costituisce sicuramente l'indice più evidente e clamoroso della assenza di una reale politica estera e di sicurezza comune. Nell'agosto 2014 è stato convocato il Consiglio Affari Esteri (CAE) straordinario, dedicato alla crisi in Iraq, al termine del quale si è dato l'avallo politico al sostegno militare fornito da Pag. 210alcuni Stati membri UE alla lotta contro l'ISIS. Tale Consiglio ha costituito anche un esempio innovativo di CAE dedicato a uno specifico tema, preludendo così alle innovazioni che il nuovo Alto rappresentante Mogherini sta introducendo per migliorare i metodi di lavoro del CAE.
  Secondo la stessa logica, la Presidenza italiana è riuscita a portare all'attenzione dei Ministri degli affari esteri UE i fenomeni migratori, incoraggiando un approccio integrato che ne affronti le cause nei Paesi di origine e transito e le loro implicazioni in termini di politica estera e di sicurezza, nonché le questioni connesse alla lotta al terrorismo internazionale.
  Degna di nota a quest'ultimo riguardo è una ulteriore innovazione di metodo della Presidenza, il rafforzamento della sinergia tra i diversi gruppi di lavoro del Consiglio che si occupano di dimensione «esterna» ed «interna» delle politiche UE per il contrasto al terrorismo.
  Nell'ambito della Politica europea di vicinato (PEV) un importante successo del semestre italiano è stato l'avvio dell'iniziativa AMICI (A Mediterranean Investment Coordination Initiative), finalizzata a fornire un quadro di riferimento per gli investimenti e a razionalizzare gli strumenti che già operano nel Mediterraneo.
  Nel contesto della Politica commerciale comune, la Presidenza italiana ha sostenuto l'avanzamento del negoziato per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra UE ed USA, promuovendo al tempo stesso un'iniziativa per incrementare la trasparenza. Si sono altresì conclusi i negoziati commerciali con il Canada e assicurati l'avanzamento di quelli con il Giappone.
  Nel settore della politica di sicurezza e difesa comune, infine, l'Italia ha, tra le altre cose, incoraggiato l'adozione di un documento finalizzato a un più efficace coordinamento europeo delle programmazioni strategiche e degli incentivi per la cooperazione industriale nel settore difesa.
  Senza pretesa alcuna di esaustività, si possono segnalare, sulla scorta della Relazione consuntiva 2014, anche i risultati conseguiti in alcuni altri settori strategici per gli interessi dell'Unione e del nostro Paese, a partire dall'agricoltura. Su iniziativa della Presidenza italiana, il Consiglio ha innanzitutto risposto alle «contro-sanzioni» russe in campo agricolo individuando alcune misure volte ad arginare il loro impatto sulle produzioni europee, con particolare riguardo ai settori dell'ortofrutta e lattiero-caseario. Sono stati inoltre portati avanti i lavori sul regolamento per la produzione biologica e l'etichettatura dei prodotti biologici nonché sull'accesso alla terra e al credito dei giovani.
  Analoghe considerazioni valgono per l'ambiente. In particolare, la Presidenza italiana ha lavorato per un rafforzamento del ruolo e degli obiettivi delle politiche ambientali nel Semestre europeo e nella Strategia Europa 2020. In tale quadro, nel luglio 2014 per la prima volta i Ministri europei dell'Ambiente e del Lavoro si sono riuniti insieme per affermare il legame tra crescita e occupazione verde. In vista della Conferenza di Parigi del 2015, si è inoltre chiuso l'accordo sul pacchetto Clima – Energia al 2030, adottato dal Consiglio europeo di ottobre con l'intesa sugli obiettivi europei in termini di riduzione delle emissioni (40 per cento), energie rinnovabili (27 per cento) e aumento dell'efficienza energetica (27 per cento).

Considerazioni conclusive.

  L'esame delle Relazioni consuntive per il 2013 e il 2014 consente di addivenire a tre conclusioni.
  La prima consiste nell'adeguatezza dello strumento della Relazione consuntiva ai fini del controllo sull'azione svolta dal Governo a livello europeo, sia con riguardo all'impostazione generale della politica europea dell'Italia sia con riferimento alla linea negoziale seguita nelle singole politiche e provvedimenti.
  La seconda risiede nel giudizio politico positivo sui risultati conseguiti dal Governo Pag. 211nel 2014, in particolare nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio, per le ragioni sopra riportate in dettaglio.
  La terza attiene invece alla ancora carente indicazione del seguito dato agli indirizzi parlamentari e alla mancata menzione delle risoluzioni approvate prima del Consiglio europeo, che potrebbero essere considerati quali indici di una preoccupante disattenzione da parte di alcune amministrazioni alle posizioni espresse dalle Camere.
  Queste tre considerazioni conclusive saranno alla base della risoluzione che sarà presentata in Assemblea ai sensi dell'articolo 127-ter del Regolamento.