TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 447 di Lunedì 22 giugno 2015

 
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MOZIONI CONCERNENTI LA PERMANENZA IN CARICA DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO GIUSEPPE CASTIGLIONE

   La Camera,
   premesso che:
    da notizie di stampa si apprende che l'onorevole Giuseppe Castiglione, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali, risulterebbe indagato a Catania, nell'ambito della nota inchiesta «mafia capitale», per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo;
    già nel dicembre del 2014 il nome dell'onorevole Castiglione era comparso in alcune intercettazioni ambientali, avvenute nella sede della fondazione Integra/Azione a Roma, tra Luca Odevaine e l'imprenditore Silvio Praino, amministratore della Php srl, dalle quali emergeva l'intenzione di Odevaine di voler fare pressioni a favore dell'imprenditore che, nella stessa occasione, diceva di avere in programma una cena con l'onorevole Castiglione e chiedeva ad Odevaine cosa possa fare il Sottosegretario;
    la conferma dell'indagine a carico del Sottosegretario è nel decreto di perquisizione degli uffici comunali di Mineo e l'accusa riguarderebbe le ipotesi di turbativa d'asta e turbata libertà di scelta del contraente; nel decreto la procura ipotizza: «turbavano le gare di appalto per l'affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l'affidamento e prevedevano gare idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014»;
    le stesse fonti giornalistiche riportano che l'onorevole Castiglione «nel 2014, su indicazione di Luca Odevaine, membro del tavolo nazionale immigrazione e, secondo i pubblici ministeri, pedina di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, avrebbe favorito la coop La Cascina in un appalto da 100 milioni». La Cascina faceva parte di un raggruppamento d'imprese che ha vinto l'appalto in questione e in cui è compreso anche il consorzio «Calatino terra di solidarietà», di cui l'onorevole Castiglione era stato presidente ed Odevaine consulente esperto;
    più in particolare, sempre da notizie di stampa si apprende che Odevaine parla di un «percorso concordato» con Castiglione e aggiunge: «Per cui alla fine lui capisce (...) gli dico: “Noi dobbiamo creare un gruppo, poi facciamo la gara, però certo favoriamo le condizioni per cui ci sia un gruppo forte che sta roba qua vince”; per cui gli presento questi dell'Arciconfraternita a Roma (...) e poi è nato questo, peraltro è nato e si è sviluppato poi per altri aspetti, perché Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e liberazione, insieme ad Alfano e adesso Comunione e liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del Centrodestra e Castiglione è il loro principale referente in Sicilia, cioè quello che poi gli porta i voti». Andato via Castiglione, Odevaine ha subito trovato nuovi «referenti» nei sindaci entrati a far parte del consorzio. «Castiglione se n’è andato e io mi sono inventato questo consorzio di comuni, i quali all'inizio non volevano il centro (...) adesso se provi a levarglielo (...) te ammazzano (...) perché so’ soldi per loro, 350 persone ci lavorano»;
    lo stesso Salvatore Buzzi nel corso di una dichiarazione del 31 marzo 2015, riportata dalla stampa, ha dichiarato: «A me questa storia l'ha raccontata Luca Odevaine. So che il comune indice la gara, il comune, il consorzio, indice la gara e credo che il Sottosegretario Castiglione sia fortemente interessato a questa cosa, e fa sì che la gara venga aggiudicata, almeno così, venga, insomma, indicato chi è il soggetto che dovesse vincerla nel 2012». Il pubblico ministero chiede: «Solo per chiarezza, è sempre stato Odevaine a dirle queste cose su Castiglione?». «Sì», risponde Buzzi;
    il 27 maggio 2015, in una lettera indirizzata al Ministro Alfano, Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, definiva illegittimo l'appalto del Cara di Mineo vinto nell'aprile 2014 da un raggruppamento di imprese che comprende La Cascina e informava il Ministro della scelta dell'Autorità nazionale anticorruzione di sottoporre la questione al giudice contabile per la valutazione di eventuali profili di danno erariale;
    ai sensi dell'articolo 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400, recante «Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri», i Sottosegretari di Stato sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro che il Sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei ministri;
    prima di assumere le funzioni, i Sottosegretari di Stato prestano giuramento nelle mani del Presidente del Consiglio dei ministri con la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione»;
    alla luce di quanto descritto sono venute meno le condizioni per la permanenza dell'onorevole Giuseppe Castiglione nella carica e nelle funzioni di Sottosegretario di Stato;
    a prescindere dall'eventuale responsabilità penale dell'onorevole Castiglione, appare, infatti, necessario, al fine di salvaguardare le istituzioni italiane nel loro prestigio e nella loro dignità, che il Governo non consenta ad una persona sottoposta ad indagini per così gravi delitti, in attesa di dimostrare la sua piena innocenza, di continuare ad esercitare le proprie funzioni di Governo,

impegna il Governo

ad avviare immediatamente le procedure di revoca – su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri – della nomina a Sottosegretario di Stato dell'onorevole Giuseppe Castiglione.
(1-00898)
«Lorefice, Colonnese, Brescia, Businarolo, Sorial, Frusone, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brugnerotto, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Cominardi, Corda, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Daga, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Incà, D'Uva, Fantinati, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, Grillo, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lupo, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo, Nesci, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Spessotto, Terzoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli, Villarosa, Zolezzi».
(10 giugno 2015)

   La Camera,
   premesso che:
    l'onorevole Giuseppe Castiglione, già presidente della provincia di Catania, risulta indagato, assieme ad altre cinque persone, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo;
    i reati ipotizzati sono turbativa d'asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. L'onorevole è indagato in qualità di «soggetto attuatore per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo» quando era presidente della provincia di Catania;
    «Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, poste in essere tra il 2001 ed il 2014 – scrive la procura di Catania – in concorso tra loro e nelle rispettive qualità, con collusioni ed altri mezzi fraudolenti turbavano le gare di appalto per l'affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l'affidamento e prevedevano condizioni di gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara d'appalto del 2014»;
    la gara di appalto in questione (del 2014) era già stata segnalata dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, il quale aveva, in data 25 febbraio 2015, firmato un parere di illegittimità della gara d'appalto vinta dal consorzio comprendente La Cascina, oggi al centro dell'inchiesta;
    tale parere poi veniva anche formalizzato attraverso una lettera inviata al Ministro dell'interno, Angelino Alfano, in data 27 maggio 2015, in cui il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione definiva l'appalto di gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo «illegittimo». Nella lettera si segnalava la delibera del consorzio di comuni «Calatino terra di accoglienza» che confermava l'appalto del centro di accoglienza per richiedenti asilo nonostante un parere contrario dell'Autorità nazionale anticorruzione nelle mani delle imprese che lo avevano vinto, in testa La Cascina;
    l'appalto sulla gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo era già finito all'attenzione nel primo giro di carte riferito all'inchiesta «mafia capitale» partita con l'operazione «mondo di mezzo» il 2 dicembre 2014;
    nell'ambito dell'inchiesta «mafia capitale» erano già emersi inquietanti elementi riguardo a numerose attività criminali connesse alla gestione dei flussi migratori e dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo che dimostrerebbero come alcuni personaggi, oggi arrestati o indagati, avrebbero, con grave danno alla collettività, tratto vantaggi personali grazie a rapporti privilegiati anche con gli uffici del Ministero dell'interno;
    dalle intercettazioni della «prima» inchiesta di «mafia capitale» emergeva questo appalto «blindato», con l'azienda vincitrice, La Cascina ristorazione, che avrebbe pagato al componente della commissione aggiudicatrice «un compenso da 10 mila euro al mese». Almeno così sosteneva Luca Odevaine che, intercettato, riferendosi al bando in questione aggiungeva: «Sarà difficile che se lo possa aggiudicare qualcun altro»;
    nell'appalto la base d'asta era stata fissata a 97 milioni di euro: «Una clausola che risulta in contrasto con il principio di trasparenza non essendo stati individuati gli importi per le singole attività in affidamento – scrive Cantone nel parere del 25 febbraio 2015 – l'assenza di concorrenza e convenienza per la stazione appaltante è dimostrata dal fatto che v’è stato solo un concorrente che ha partecipato alla procura, il gestore uscente, cui è stato aggiudicato l'appalto con un ribasso molto ridotto pari all'un per cento». Per questi motivi, la procedura utilizzata «è illegittima» e tutti gli atti «vengono inviati alle procure competenti»;
    il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo è stato inaugurato il 18 marzo 2011 a seguito della proclamazione dello stato di emergenza nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini stranieri provenienti dalle regioni del Nord Africa con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 aprile 2011;
    la struttura di Mineo attualmente ospita oltre 4.000 migranti, a fronte di una capienza stimata di 2.000 unità, ed è un non luogo dove le vite dei migranti vengono sospese per oltre due anni e dove c’è una situazione disastrosa dal punto di vista sanitario e dei servizi;
    a prescindere dall'eventuale responsabilità penale dell'onorevole Castiglione, che rimane innocente fino a che non intervenga una condanna definitiva, appare tuttavia necessario che l'Italia e le sue istituzioni siano salvaguardate nel loro prestigio e nella loro dignità, nonché siano messe in condizione di lavorare serenamente in questo delicato momento;
    ragioni di opportunità e di precauzione dovrebbero indurre il Governo ad evitare che una persona sottoposta ad indagini così per gravi delitti espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi, in attesa di dimostrare la sua piena innocenza, possa continuare ad esercitare la proprie funzioni di Governo, peraltro delicate in relazione allo svolgimento di Expo 2015,

impegna il Governo

a invitare l'onorevole Giuseppe Castiglione a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali.
(1-00888)
«Scotto, Palazzotto, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini, Zaratti».
(8 giugno 2015)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA REVOCA DELLE SANZIONI DELL'UNIONE EUROPEA CONTRO LA FEDERAZIONE RUSSA E AL RAGGIUNGIMENTO DI UNA SOLUZIONE POLITICO-DIPLOMATICA DELLA CRISI UCRAINA

   La Camera,
   premesso che:
    a seguito dell'aggravarsi della crisi ucraina, l'Unione europea, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno emanato pacchetti di sanzioni nei confronti della Federazione russa;
    in risposta alle sopradette sanzioni, il 7 agosto 2014 le autorità russe hanno disposto un embargo annuale su svariate tipologie di prodotti agroalimentari provenienti da Unione europea, Usa, Australia, Canada e Norvegia;
    il 5 settembre 2014 a Minsk, Ucraina e Federazione Russa hanno sottoscritto un accordo per il cessate il fuoco, per una transizione verso la pacificazione dell'area anche attraverso il riconoscimento di uno statuto di autonomia per le popolazioni russofone della regione del Donbass, nell'est dell'Ucraina;
    l'8 settembre 2014 il Consiglio dell'Unione europea ha varato nuove sanzioni indirizzate al settore energetico (sospendendole temporaneamente per verificare il progressivo rispetto degli accordi di Minsk) cui il Primo ministro russo Medvedev ha risposto ipotizzando la chiusura dello spazio aereo nazionale ai voli europei e statunitensi;
    dall'inizio della crisi nella regione del Donbass sono quasi un milione i profughi e gli sfollati scappati dalla guerra ed entrati in Russia, oltre 1200 i morti e 4000 i feriti tra i civili;
    è auspicabile per l'Italia e per l'Europa tutta che si ponga fine all’escalation militare e si giunga ad una soluzione politica che preveda la salvaguardia dell'integrità territoriale dell'Ucraina, così come la tutela e l'autodeterminazione delle popolazioni russofone del Donbass;
    l'embargo russo colpisce duramente l’export italiano e le imprese agroalimentari italiane: le prime stime parlano di perdite di almeno duecento milioni di euro tra ortofrutta, carni fresche e lavorate, latte e derivati, pasta e pesce;
    nel 2013 le esportazioni italiane in Russia sono cresciute dell'8,2 per cento per un valore totale complessivo di 10,4 miliardi di euro, mentre le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare la cifra record di un miliardo di euro, rappresentando circa il 10 per cento del totale;
    oltre al danno diretto, l'Italia subirà un danno indiretto anche sul mercato interno, che verrà ulteriormente invaso da prodotti provenienti da altri Paesi dell'Unione europea a prezzo e qualità inferiore, in particolare nel settore ortofrutticolo, e che in ogni caso vedrà aumentare la quantità di prodotto disponibile a scapito dei prezzi;
    il fenomeno dell’italian sounding nel settore agroalimentare provoca già danni per oltre 50 miliardi di euro annui e alcune aziende hanno deciso di spostare la produzione in Paesi esclusi dal blocco – come ad esempio la Serbia – producendo in loco con materie prime locali, mentre altre cercano di escogitare sistemi diversi per aggirare l'embargo;
    tutto ciò provocherà un ulteriore danno al comparto, in quanto non vi è nessuna garanzia sul rispetto delle norme e delle condizioni di produzione, delle materie prime utilizzate, così come dei disciplinari di produzione per tutti quei prodotti a marchio dop (denominazione di origine protetta), igp (indicazione geografica protetta) e stg (specialità tradizionale garantita);
    una volta ristabilitasi la situazione e cessato l'embargo, non sarà automatico il ritorno ai volumi di scambi sopra citati, poiché è lecito pensare che prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea avranno nel frattempo guadagnato quote di mercato fino a poche settimane fa detenute dai prodotti italiani, in molti casi a seguito di ingenti investimenti in termini di promozione del prodotto;
    le conseguenze si stanno facendo pesantemente sentire non soltanto in termini di mancate esportazioni, ma anche di indebolimento della struttura della rete commerciale e della distribuzione, con conseguente chiusura di aziende e perdita di occupati;
    il pacchetto di misure compensative proposto dalla Commissione europea a sostegno dell'agroalimentare comunitario è del tutto insufficiente, poiché copre solo in minima parte i danni diretti provocati dall'embargo e in nessuna misura quelli indiretti;
    alcuni prodotti risultano particolarmente colpiti: ad esempio, i formaggi a denominazione d'origine stagionati non potranno accedere agli aiuti dell'Unione europea per l'ammasso privato, correndo il rischio di una distorsione della concorrenza a vantaggio di altri formaggi;
    l'embargo russo seguito alle sanzioni dell'Unione europea è l'ennesimo duro colpo per l'agricoltura italiana già fortemente colpita nel 2014 dalle condizioni climatiche (inverno mite ed estate molto piovosa), nonché dal costante calo dei consumi interni;
    il mondo produttivo italiano, e segnatamente le associazioni dei produttori del comparto agroalimentare, ha lanciato ripetuti appelli ad intervenire a tutela del settore;
    anche da altri Stati membri dell'Unione cominciano a levarsi forti preoccupazioni sull'impatto dell'embargo ai danni di molte economie europee,

impegna il Governo:

   a farsi promotore di un'iniziativa finalizzata alla revoca immediata delle sanzioni dell'Unione europea contro la Russia e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica alla crisi ucraina;
   a ritirare, in ogni caso, il sostegno italiano a sanzioni che colpiscono duramente gli interessi nazionali;
   ad impegnarsi con maggiore incisività in sede di Unione europea affinché la Commissione europea vari misure compensative adeguate a sostenere le imprese e i sistemi di filiera, ristorando i danni, contingenti e strutturali, subiti per effetto dell'embargo;
   a fare esso stesso quanto in proprio potere per alleviare le condizioni di difficoltà del settore agroalimentare italiano.
(1-00591)
«Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».
(10 settembre 2014)

   La Camera,
   premesso che:
    esistono ragioni morali, politiche, storiche ed economiche per le quali non ha alcun senso, né utilità per il bene dei popoli che l'Italia applichi sanzioni contro la Federazione russa:
    a) le ragioni morali e politiche:
     1) mantenere e insistere sulle sanzioni contro la Federazione russa è molto più di una prospettiva tetra per i rapporti commerciali italiani: taglia via uno dei due polmoni dal corpo unico del continente;
     2) è oggettivamente fuori luogo, se non pura propaganda, riproporre oggi un'idea di guerra fredda tra l'impero sovietico e l'Alleanza atlantica;
     3) a quel tempo, a differenza che per molti oggi al Governo, era ben chiaro per l'Italia da che parte stare e le dure risposte occidentali erano necessarie e furono vincenti sul lungo periodo;
     4) oggi questo conflitto non ha senso. Le legittime ragioni dell'Ucraina, che sono all'origine dichiarata di questo confronto, vanno sostenute. Anche se molto è da chiarire sull'influenza esercitata da potenze straniere nel determinare lo scoppio della rivolta che ha portato all'attuale assetto politico;
     5) il popolo ucraino non è materiale umano di serie B, così come non lo è quello russofono. Il conflitto di identità storica e culturale tra la maggioranza che parla ucraino e la poderosa minoranza russa, che diventa maggioranza nell'Est, non è stato inventato da Putin e ad essa vanno riconosciuti pieni diritti in un percorso pacifico, quale gli accordi di Minsk hanno tracciato;
     6) l'efficace attuazione degli accordi di Minsk esige una mediazione e un'attitudine al compromesso, che salvaguardi libertà e sicurezza di tutti, senza calpestare le legittime istanze dei contendenti;
     7) la responsabilità dell'Italia è anzitutto di rispettare se stessa, la sua tradizionale attitudine a essere un ponte di pace con la Federazione russa. Tanto più ora che rapporti sereni e positivi con Mosca hanno dimostrato in questi anni di garantire un interscambio commerciale florido, flussi turistici e tranquillità energetica;
     8) tutto nasce da Pratica di Mare, che Berlusconi volle con tutte le sue forze creative, consentendo, nel 2002, una partnership strategica tra Nato e Federazione russa. Si riparta da quel faro, lo si riaccenda per illuminare il presente;
     9) esiste la necessità morale e storica, cui si connette una responsabilità verso la pace nel mondo, sancita dalla Costituzione, che impone passi coraggiosi e sensati per non chiudere le speranze di un avvenire pacifico e prospero per tutto il continente «dall'Atlantico agli Urali», come disse Giovanni Paolo II, cui il papa Francesco si pone in continuità profetica;
     10) l'Italia, accettando passivamente e contro la sua vocazione e il suo interesse nazionale le sanzioni contro Mosca, ha rinunciato ad un ruolo di protagonista, di ponte d'amicizia tra America, Europa e Federazione russa;
     11) recuperare questo ruolo è tanto più importante per una lotta comune contro il terrorismo islamico e per fermare così lo tsunami d'immigrazione che sta invadendo il nostro Paese;
     12) è, infatti, più chiaro che senza la collaborazione fattiva con la Federazione russa non si può dare pace e ordine sullo scacchiere mediorientale;
    b) le ragioni storiche ed economiche:
     1) l'Unione europea, nonostante il permanere di una crisi economica e produttiva, rappresenta, ancora, la principale potenza commerciale del mondo. Non ha, tuttavia, una struttura politica, istituzionale e militare che corrisponda a questo grado di sviluppo;
     2) questo è un fattore di enorme debolezza, che la espone ai contraccolpi derivanti da processi che sono fuori dal suo controllo e dalla sua possibilità di intervento;
     3) l'economia mondiale è sempre più sostenuta dal tasso di sviluppo delle nuove potenze economiche. Già nei prossimi anni, la Cina avrà un reddito pro capite, seppur corretto per la diversità del potere di acquisto, superiore a quello degli Stati Uniti;
     4) sarà pertanto inevitabile che a questo cambiamento degli equilibri economici di fondo, corrisponda nel tempo un identico cambiamento nei rapporti politici;
     5) è necessario che ciascun Paese, nel solco delle proprie tradizioni e della propria Costituzione, si assuma le sue responsabilità, nel rispetto dei Trattati europei e delle regole di cui l'Onu è suprema custode;
     6) di fronte ad una situazione così complessa e difficile è necessario che l'Unione europea guardi oltre i propri confini, curando rapporti di buon vicinato, e si misuri con un sistema di alleanze che guardi alla sua geo-politica complessiva;
     7) occorre che l'Unione europea mantenga rapporti stretti con l'alleato americano, ma al tempo stesso non lo assecondi in quelle pulsioni interventiste, come è avvenuto in passato a proposito dell'Iraq o della Libia. Anche se, in questo secondo caso, le colpe furono più europee che non statunitensi;
     8) i rapporti con la Federazione russa di Putin devono, quindi, rispondere ad una logica inclusiva. E non alla vecchia tecnica del containment o del rolling back, che fu caratteristica del periodo più duro della «guerra fredda»;
     9) obiettivi che possono essere conseguiti, rinunciando alla pretesa di costringere chicchessia a rinunciare alla difesa dei propri interessi nazionali, ricorrendo al bastone delle sanzioni economiche o militari, i cui effetti controproducenti sono gravi ed evidenti;
     10) questi sono i sentimenti prevalenti nel popolo italiano. È necessario renderli protagonisti del presente grazie a una presa di posizione coraggiosa, che faccia prevalere la giustizia e il buon senso sulle tattiche di dominio;
     11) basterebbero questi richiami per giustificare la necessità di un cambiamento di carattere strategico, nell'impostazione dei rapporti bilaterali tra l'Italia e la Federazione russa, nella prospettiva di tracciare una strada in cui possano riconoscersi anche altri partner europei;
     12) l'Italia è il Paese più esposto rispetto alla crisi in Medio oriente e del continente africano. Qui si riversano migliaia di profughi. Ci vorrebbe un intervento internazionale. Una deliberazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, per tentare di risolvere alla radice quel problema;
     13) ma per ottenere un qualsivoglia risultato è necessario coinvolgere la Federazione russa in quel puzzle che è divenuto il teatro del conflitto;
     14) dal punto di vista strategico, le sanzioni, per loro stessa natura, sono una forma di guerra commerciale che, secondo la teoria dei giochi, ha senso solo se chi la attua è disposto ad accentuarne l'intensità, mettendo in conto anche un conflitto bellico vero e proprio. In caso contrario, sono un azzardo utile a procurare un vantaggio ad una parte sola;
     15) escludendo ovviamente l'opzione guerra contro la Federazione russa, si constata che a pagare il conto delle sanzioni sono, oltre a quest'ultima, la quasi generalità degli Stati europei, mentre ad averne un ritorno positivo sono gli Stati Uniti d'America e il Regno Unito (quest'ultimo grazie alle triangolazioni con i Paesi del Commonwealth), non a caso i più determinati nell'imporre la logica delle sanzioni;
     16) dal punto di vista economico, la caduta dei rapporti commerciali con la Russia ha pesato sull'Italia per tre miliardi di euro di minori esportazioni (-29,5 per cento), in particolare colpendo imprese agricole, alimentari, edilizie, dell'arredamento e dell’high-tech, ed è questo un lusso che il nostro Paese non può permettersi,

impegna il Governo:

   a riconsiderare la posizione dell'Italia con riguardo alle sanzioni in vigore contro la Federazione russa, perché ingiuste e controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia anzitutto del nostro Paese;
   ad adoperarsi in tutte le sedi europee affinché questo esempio sia seguito da un numero crescente di Paesi, riconoscendo a tutte le parti il diritto di difendere, privilegiando il dialogo, la propria identità nazionale e i legami con le proprie origini, al fine di raggiungere un accordo che porti all'annullamento delle sanzioni in vigore contro la Federazione russa;
   ad adoperarsi perché gli Stati Uniti d'America nel loro tradizionale ruolo e nella loro costante opera per la pace e il benessere nel mondo riconoscano che la strada di uno spirito di collaborazione non passa attraverso le sanzioni che colpiscono e umiliano i popoli.
(1-00901) «Brunetta, Giammanco».
(12 giugno 2015)

   La Camera,
   premesso che:
    come è noto la crisi e il conflitto nell'Ucraina orientale tra le truppe governative di Kiev e i ribelli separatisti filo-russi ha determinato, già a partire dal mese di luglio 2014, da parte dell'Unione europea l'adozione di misure restrittive nei confronti dell’export tecnologico verso la Russia e delle sue banche, che stanno sostenendo, sia materialmente che finanziariamente, azioni che compromettono o minacciano la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza dell'Ucraina;
    già a partire dai primi giorni di agosto 2014, la Russia ha annunciato un embargo sulle importazioni dall'Ucraina di soia e prodotti da girasole e ha successivamente annunciato il blocco degli acquisti di pesche dalla Grecia, come pure di carne di pollo dagli Stati Uniti, ufficialmente dettate da criteri sanitari. Successivamente il Governo russo, in risposta alle sanzioni decise dagli Stati Uniti e dall'Unione europea, ha annunciato una serie di misure economiche, concretizzatesi nel divieto di importazione, per la durata di un anno, di un nutrito elenco di generi alimentari dai 28 Paesi dell'Unione europea, dagli Usa, dal Canada, dalla Norvegia e dall'Austria. Detta messa al bando dovrebbe comportare la cancellazione di oltre 31 miliardi di euro su un totale di circa 52 miliardi di euro di importazioni agroalimentari russe di carne, pollo, pesce, latte, uova, frutta e verdura; e all'orizzonte si prospetta una guerra commerciale che potrebbe avere conseguenze economiche molto pesanti per entrambe le parti;
    appare ovvio che la Russia ha risposto all'assedio europeo e statunitense con la stessa moneta e se gli Stati Uniti non hanno molto da perdere nella guerra commerciale con Mosca, molti Paesi europei, in primis l'Italia, hanno accusato invece pesantissime ripercussioni; inoltre, il perdurare della crisi ucraina rischia di determinare reciproche ulteriori e più gravi misure sanzionatorie e restrizioni;
    peraltro, il 17 giugno 2015 gli ambasciatori permanenti dei ventotto Stati dell'Unione europea hanno deciso all'unanimità di prorogare sino al 31 gennaio 2016 le sanzioni economiche contro la Russia, ritenuta colpevole di aver destabilizzato l'Ucraina, favorito la guerra civile ed essere intervenuta militarmente nella Repubblica ex sovietica, decisione che sarà poi formalmente approvata nei giorni successivi nella riunione dei Ministri degli esteri in Lussemburgo (22 giugno 2015); tutto ciò, proprio mentre crescono le tensioni tra Russia e Occidente;
    la guerra in Ucraina si riflette, dunque, in maniera immediata e pesantissima anche sull'Italia per via dell'embargo imposto dalla Russia sui prodotti agroalimentari dei Paesi dell'Unione europea, di cui l'Italia è il primo produttore. Una misura presa in risposta alle sanzioni che a sua volta l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno applicato a Mosca e che rischia di far perdere al settore agroalimentare italiano tra 160 e i 200 milioni di euro di esportazioni, come stimato dalla Coldiretti;
    occorre tenere presente, purtroppo, che, per quanto riguarda i numeri delle perdite derivanti dalle sanzioni, regna il caos più totale. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina ha parlato di «200 milioni di euro d'impatto, a partire dal 7 agosto 2014», mentre la Ministra dello sviluppo economico Federica Guidi ha stimato che si tratta «al massimo di 100 milioni la perdita in valore di export italiano verso la Russia». Ma anche nel corso del «IV Forum Italia-Russia. Scenari per un nuovo sviluppo», tenutosi presso la Bocconi nel novembre 2014, i numeri forniti sono diversi e parlano di 188 milioni di euro nel biennio 2014-2015 (perdite dirette derivanti dall'embargo) e di 3,7 miliardi di euro (tenendo conto di tutte le componenti, inclusa la mancata crescita di esportazioni). La contrazione dell’export verso la Russia è nell'ordine del 17 per cento nel 2014 e del 21 per cento nel 2015; invece, il danno stimato, secondo una ricerca della Sace, per il 2014-2015 per l'Italia, a seconda dell'evoluzione dello scenario internazionale, potrebbe comportare una perdita totale di valore tra i 938 milioni e i 2,4 miliardi di euro; secondo quanto emerge da una analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat sul commercio extra Unione europea nel solo mese di gennaio 2015, le esportazioni di prodotti made in Italy in Russia nel 2015 sono crollate del 37 per cento per una perdita di oltre 246 milioni di euro; l'Italia ha già perso nel 2014 oltre 1,25 miliardi di euro di export in Russia per l'effetto dell'embargo e delle tensioni politiche che hanno frenato gli scambi;
    purtroppo, le sanzioni fanno ormai parte della discutibile «consuetudine», a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, della politica internazionale e vi si preferisce ricorrervi per congelare le tensioni, sia come monito che come misura cautelare per i vari Paesi;
    l'embargo dei prodotti agroalimentari ha colpito direttamente produzioni tipiche e di grande rilevanza per il nostro Paese, con particolare riferimento ai prodotti derivati dal latte, ai prodotti ortofrutticoli, alle carni suine e bovine e al pollame;
    la chiusura di un mercato di primario interesse per le imprese italiane, mercato fra l'altro in forte crescita nell'ultimo triennio, rischia di determinare conseguenze immediate e permanenti sull'occupazione già in grande affanno, tenendo conto che i fornitori italiani rischiano rapidamente di essere soppiantati dagli operatori di altri Paesi esportatori;
    l'Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa dopo la Germania e il quarto a livello mondiale. Secondo dati Istat e Eurostat, nel 2013, le esportazioni italiane nella Federazione russa hanno raggiunto il loro massimo storico con 10,8 miliardi di euro;
    Mosca ha anche annunciato la cancellazione del progetto South Stream, che avrebbe dovuto fornire fino a 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno agli europei, progetto al quale le italiane Eni e Saipem partecipavano con contratti che avrebbero portato ricavi all'Italia rispettivamente di 2,4 e 1,25 miliardi di euro;
    appare evidente come siano state completamente sottovalutate le conseguenze pratiche della decisione dell'Unione europea di comminare sanzioni alla Federazione russa; decisione (alla quale il Governo italiano ha contribuito attivamente, stante anche il ruolo di guida avuto nel trascorso semestre europeo) a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo decisamente miope dinanzi ai facilmente prevedibili effetti conseguenti nei più svariati campi, a partire dal settore agroalimentare, il quale, valutata la situazione di congiuntura economica globale, non rischia la sola contrazione del fatturato, ma ben più gravi conseguenze sull'insieme della filiera produttiva e della trasformazione e del trasporto dei prodotti che potrebbero creare danni strutturali di medio e lungo periodo;
    con misure di sostegno decise il 18 agosto 2014, la Commissione europea ha reso disponibili 125 milioni di euro, del tutto insufficienti però, per risarcire i danni che subiranno i produttori dell'Unione europea di frutta, ortaggi e prodotti agricoli deperibili a causa dell'embargo russo contro i prodotti alimentari occidentali; ma gli effetti potenziali dell'embargo russo sulle importazioni di prodotti alimentari occidentali vanno ben oltre gli effetti su questi prodotti. Per l'Unione europea l'effetto potenziale complessivo ammonta a una perdita di produzione annuale di 6,7 miliardi di dollari,

impegna il Governo:

   a sostenere, in sede multilaterale e bilaterale, ogni attività diplomatica volta a supportare la ripresa del dialogo fra le parti e a scongiurare il rischio di un pericoloso incremento della tensione internazionale a seguito della crisi ucraina, nonché per ottenere la revoca di sanzioni commerciali che colpiscono duramente il nostro Paese ovvero rivedere il sostegno italiano al reiterato regime di sanzioni previsto fino a gennaio 2016, che colpirà ancora più duramente gli interessi nazionali;
   ad attivarsi perché sia adottato ogni intervento necessario, in sede europea, al fine di garantire maggiori risorse per risarcire le imprese e i produttori europei danneggiati dall'embargo russo, prevedendo misure eccezionali per fronteggiare la situazione congiunturale venutasi a creare, tra le quali:
    a) l'eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l'utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense di qualsivoglia ente pubblico o per la fornitura ai servizi riservati all'accoglienza dei bisognosi (poveri, migranti ed altri);
    b) misure di sostegno, aggiuntive rispetto a quelle previste dall'Unione europea, a supporto immediato dei comparti della filiera agroalimentare maggiormente coinvolti dall'embargo deciso dal Governo russo, con particolare riferimento all'eventuale differimento di alcune scadenze tributarie e al sostegno creditizio delle imprese più esposte;
    c) l'attenta e scrupolosa verifica dell'entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell'Unione europea che, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo troppo semplicisticamente, dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi.
(1-00913)
«Grande, Manlio Di Stefano, Colletti, Sibilia, Spadoni, Del Grosso, Scagliusi, Di Battista».
(18 giugno 2015)