XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 40 di Giovedì 12 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione sul Semestre europeo:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Garavini Laura (PD)  ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Fava Claudio (SEL)  ... 9 
Molinari Francesco  ... 9 
Mattiello Davide (PD)  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 

Comunicazione del presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Esame della proposta di relazione sul Semestre europeo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sul Semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e la lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea.
  Alla relazione ha lavorato il Comitato dedicato a questo tema presieduto dalla coordinatrice Laura Garavini, la quale è anche relatrice.
  Il testo che è in distribuzione è stato largamente condiviso in ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi e mi auguro che la medesima condivisione possa riscontrarsi nella discussione odierna in Commissione.
  Invito ora l'onorevole Garavini a illustrare la sua relazione.

  LAURA GARAVINI. Grazie, presidente. Oggi mi appresto a illustrare in sintesi, anche in modo che i colleghi presenti possano sentire in generale l'esito dei nostri lavori, la relazione che abbiamo approntato, per la quale vorrei esprimere un grande ringraziamento a tutti i componenti del Comitato. Grazie alla loro presenza e al loro contributo fattivo è stato possibile pervenire alla relazione che oggi mi accingo a illustrare.
  Nel giro di due mesi abbiamo audito una serie di interlocutori, di protagonisti, innanzitutto enti istituzionali come la DNA, la DIA, non soltanto nazionali, ma anche internazionali, ad esempio Eurojust, OLAF, così come i dipartimenti internazionali delle diverse forze dell'ordine, Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza, Direzione centrale dei servizi antidroga, alcune task force bilaterali, come pure alcune procure e università, in particolare docenti di diritto internazionale.
  Abbiamo utilizzato modalità che in un certo senso hanno rappresentato una novità per questa Commissione; ad esempio, per parlare con interlocutori attivi all'estero spesso e volentieri abbiamo anche usufruito di videoconferenze. Anche a questo proposito mi preme esprimere apprezzamento nei confronti degli uffici, che si sono davvero prodigati affinché, anche dal punto di vista tecnico-organizzativo tutto potesse procedere nel migliore dei modi.
  Ci siamo posti due obiettivi come Comitato. Il primo, dare una fotografia o una mappatura della presenza delle mafie di origine italiana a livello europeo. Ci siamo avvalsi anche di studi di altre organizzazioni, da noi audite. In particolare, la mappa che presentiamo, elaborata da Transcrime (una mappa molto recente), mette in evidenza quelle che sono, alla luce delle inchieste recentemente concluse, le località europee di maggiore presenza e Pag. 4a maggior connotazione mafiosa. Vediamo, in particolare, la Spagna, la Germania e i Paesi del Benelux.
  Abbiamo riscontrato che tutte le nostre mafie di origine italiana sono particolarmente presenti, radicate e attive a livello europeo, sia cosa nostra che la camorra, sia in particolare la ’ndrangheta, che risulta essere, anche a livello europeo, quella più capace e purtroppo più attiva e più ferrata soprattutto per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti.
  Abbiamo cercato di dare anche una quantificazione della presenza delle nostre mafie in Europa, facendo riferimento a studi e stime avanzate da determinati interlocutori. Per esempio, abbiamo fatto riferimento a studi recenti della United Nations Office on Drugs and Crime e grazie alla loro stima, secondo la quale i proventi derivanti da criminalità organizzata a livello europeo sono attorno al 3,60 per cento – siamo nelle condizioni di stimare l'importo dei proventi illeciti in Unione europea in circa 466 miliardi di euro.
  Le presenze delle nostre mafie si riscontrano anche partendo dal presupposto che spesso e volentieri, purtroppo, esponenti di camorra, cosa nostra e ’ndrangheta trovano all'estero non soltanto terreno fertile per i propri traffici, ma anche un nascondiglio. Lo abbiamo rilevato molto bene nella misura in cui abbiamo raccolto anche dati relativi ad arrestati di origini italiane. Il dato che vi mostro fa riferimento all'ultimo anno e vediamo che sono numeri consistenti.
  In Spagna, ben 127 latitanti di origini italiane sono stati catturati negli ultimi dodici mesi; 124 in Romania e, a seguire, Francia, Germania, Svizzera. L'altro Paese, non europeo, ma che presenta numeri altrettanto consistenti, è l'Albania, che copre sostanzialmente tutto il numero di arrestati.
  Abbiamo preso in considerazione dati concreti, partendo anche dalle inchieste recenti concluse, richiesti soprattutto attraverso rogatorie internazionali; quindi, atti ufficiali che sono stati effettivamente richiesti da parte italiana verso i Paesi dell'Unione europea e che hanno poi portato, ad esempio, agli arresti che illustravamo prima. Anche qui osserviamo il maggiore numero nei confronti di Spagna, Francia, Germania e così via.
  Inoltre, abbiamo preso in esame le rogatorie in arrivo in Italia da altri Paesi; vediamo con particolare interesse soprattutto Romania, Paesi Bassi, Francia e, a seguire, gli altri.
  Le principali tipologie di reato esercitate dalle mafie di origine italiana sono: in pole position, sicuramente il traffico e lo spaccio, ma soprattutto il traffico, di sostanze stupefacenti; in secondo luogo, la tratta di esseri umani, spesso legata a fenomeni di immigrazione clandestina. Al riguardo, mi preme dire che tutto sommato le mafie di origine italiana sono ancora relativamente poco attive su questo fronte, ma fungono comunque da supporto e da tolleranti collaboratori nei confronti di criminalità organizzata di altra origine, molto attive, però, nei traffici verso l'Europa.
  Altra fonte di provento per le mafie di origine italiana a livello europeo è il riciclaggio. Questo è ciò che si manifesta esattamente in quei Paesi che venivano particolarmente evidenziati all'inizio, nelle varie cartine: forti investimenti si riscontrano soprattutto in Spagna, per quanto riguarda acquisto di grandi strutture immobiliari, strutture turistiche, strutture legate al commercio, sale da gioco. Lo si riscontra in misura massiccia, appunto, in Spagna, ma sono noti fenomeni di riciclaggio anche in altre realtà, in particolare la Germania, ma anche altri Paesi. C’è da dire, comunque, che rimane sempre il grossissimo problema, che abbiamo riscontrato anche nel corso dei nostri lavori, di riuscire a individuare materialmente i beni o le aziende nei quali il denaro viene riciclato, o comunque i canali finanziari per i quali viene eseguito riciclaggio all'estero.
  Ulteriore tipologia di reato nella quale le nostre mafie purtroppo sono spesso coinvolte è l'abuso di finanziamenti pubblici. In che modo ? Spesso attraverso la creazione all'estero, in modo fittizio, di società che fungono da prestanome proprio per l'abuso di finanziamenti pubblici, ad esempio entrando come società a far Pag. 5parte di cartelli internazionali, attraverso i quali ricorrere poi a finanziamenti di natura pubblica, spesso di natura europea, ma non necessariamente (anche finanziamenti di natura regionale o di natura nazionale, ma di altri Paesi, come ad esempio l'Italia).
  Come dicevo, una delle principali fonti di attività e di guadagno sono i traffici di sostanze stupefacenti. Abbiamo cercato di corroborare i nostri lavori attraverso dati certi. Mi piace, per esempio, far rilevare come in Spagna, nel giro di un anno, siano stati sequestrati dalle autorità italiane ben 20.750 chili di cocaina. Se pensiamo che vengono rivenduti al grammo, è chiaro che si tratta di quantitativi enormi, a maggior ragione considerando che si stima che il commerciato, cioè le droghe in circolazione, ben oltre quelle che vengono sequestrate, sia soltanto un decimo di quelle che in realtà sono in circolazione.
  È chiaro che il contesto geopolitico attuale, anche nelle diverse realtà territoriali – e penso in particolare a quelle del Nord Africa – condiziona tantissimo le nuove attività criminali. Mi preme evidenziarlo perché come Comitato riteniamo che sempre di più il discorso dell'antimafia e del contrasto alla criminalità organizzata non debba essere visto come un elemento a sé, come una disciplina repressiva e basta, ma sempre di più, a livello internazionale, come una materia multidisciplinare. Il contrasto alla criminalità organizzata, in realtà, ci consente di affrontare anche fenomeni che non sono, almeno alla luce dell'immaginario collettivo, di stretta competenza dell'antimafia.
  Mi spiego. Come dicevo, le crisi geopolitiche, ad esempio del Nord Africa, stanno comportando nuove attività criminali, nuove tratte, nuove rotte. È crescente la coincidenza tra le rotte dei traffici di sostanze stupefacenti e altre tipologie di criminalità, ad esempio la tratta di esseri umani, e anche, all'inverso, le tratte legate al riciclaggio. Quindi, se da un lato abbiamo questi forti flussi dal sud Sahara, attraverso il Nord Africa, verso l'Europa, di sostanze stupefacenti e di immigrazione clandestina, contemporaneamente spesso queste rotte all'inverso sono quelle del riciclaggio.
  Recenti inchieste dimostrano come i Paesi destinatari di riciclaggio di proventi di criminalità organizzata siano anche Paesi in via di sviluppo, anche se il termine non è più attuale; possiamo dire che sempre di più sono Paesi dai quali questi flussi di crimine organizzato partono.
  Quando parlo di nuove rotte intendo anche quelle che, attraverso il Nord Africa, riguardano gli arrivi di sostanze stupefacenti dal Sudamerica. Altra location di origine, oltre al Nord Africa, è soprattutto l'Est asiatico. Come dicevo, esiste una crescente coincidenza tra le rotte dei profitti e quelle del crimine organizzato. Ci sono inchieste che lasciano trapelare come a volte addirittura gli stessi immigrati clandestini paghino i loro viaggi della morte rendendosi disponibili a importare per esempio droghe, in qualità di ovulatori, o con altre metodologie; risultano anche collaborazioni con esponenti terroristici, il che lascia capire quanto il fenomeno stia acquisendo una dimensione globale molto preoccupante, proprio grazie a queste coincidenze di interessi.
  Un altro fenomeno sul quale è stata focalizzata l'attenzione è il riciclaggio. Anche qui, le stime ci consentono di quantificare attorno ai 350 miliardi di euro il riciclato a livello di Europa.
  È particolarmente difficile, invece, risalire a quanto ammontino le truffe a danno dell'Europa e in generale l'abuso di finanziamenti pubblici, laddove ci siano interessi della criminalità organizzata. Basti pensare – anche se non è di natura meramente legata alla criminalità organizzata, ma questo è un dato che ci fornisce l'OLAF – che le truffe relative ai tabacchi producono mancati introiti tributari per l'Europa attorno ai 10 miliardi l'anno.
  In sostanza, le mafie purtroppo hanno beneficiato della globalizzazione a livello europeo e della caduta delle frontiere. L'assenza di frontiere fa sì che anche a livello logistico esponenti delle mafie italiane si siano potuti spostare con grande beneficio in altri Paesi, approfittando della Pag. 6mancata collaborazione, in passato, tra forze dell'ordine o beneficiando di buchi normativi ancora oggi presenti. Dunque, se da un lato i fenomeni di globalizzazione hanno favorito il proliferare delle mafie, dall'altro i vari Paesi europei non sono ancora riusciti ad adeguare i propri strumenti, sia di carattere normativo sia di carattere operativo, rendendoli capaci di contrastare sufficientemente il fenomeno.
  Da questo punto di vista, è senz'altro opportuno che si continui nel processo e che si arrivi alla creazione di un vero spazio giudiziario europeo.
  Come dicevo, ci siamo sostanzialmente dedicati a dare una fotografia o a cogliere lo stato dell'arte della presenza delle mafie di origine italiana a livello europeo, ma soprattutto – questo è il secondo obiettivo dei nostri lavori – ci siamo concentrati per individuare nodi problematici, difficoltà e soprattutto buchi normativi da coprire e sui quali poter fornire suggerimenti al Governo, attraverso la Commissione antimafia, in vista del semestre di presidenza europeo dell'Italia a partire dal primo luglio, per cercare di spronare o di sensibilizzare le forze politiche di tutti i Paesi componenti dell'Unione europea al fine di mettere tra gli aspetti prioritari del semestre e in generale dell'Unione europea da un lato il perseguimento di uno spazio giudiziario europeo e dall'altro il contrasto al crimine organizzato.
  Come dicevo prima, si tratta sempre di più di un contrasto non limitato alla mafia, ma diventa un impegno multidisciplinare, che in realtà può essere di grande aiuto alla stessa Unione europea per contrastare una serie di fenomeni che ledono i princìpi basilari della democrazia. Penso al riciclaggio, che inquina l'economia legale, all'immigrazione clandestina che, in certe modalità, costituisce un problema per diversi Paesi nella misura in cui si muovono soggetti espressione di criminalità organizzata, e quant'altro.
  Come rendere, allora, più efficiente il contrasto al crimine organizzato a livello europeo ? Questo è stato sostanzialmente il quesito che ci siamo posti nel corso dei nostri lavori e al quale abbiamo risposto attraverso cinque punti.
  Il primo punto è recepire norme che pur essendo già state deliberate a livello europeo non sono ancora state ratificate dai singoli Paesi. In questo senso, ne abbiamo individuate alcune (le vedremo nelle slide successive, ma prima completiamo i cinque punti). Il secondo punto è l'istituzione della procura europea; il terzo, potenziare strumenti di contrasto operativi già esistenti che senz'altro vanno implementati nella loro potenzialità; il quarto, potenziare lo scambio di informazioni tra forze inquirenti e soprattutto puntare moltissimo su una specializzazione di carattere internazionale; infine, sollecitare nuovi interventi normativi da parte dell'Europa.
  Vediamo ora l'elenco delle decisioni quadro che riteniamo debbano essere assolutamente ratificate anche dal nostro Paese. La stessa Italia, da questo punto di vista, presenta purtroppo ancora delle lacune. Penso, ad esempio, alla decisione quadro che ci vede essere quasi gli unici a livello europeo a non averla ancora ratificata (insieme a noi solo la Croazia), quella che prevede l'istituzione di squadre investigative comuni. Si tratta di squadre di polizia interforze che possono dare un grande contributo, nella misura in cui fanno sì che si possa operare su più fronti, in più Paesi, contemporaneamente.
  Mi piace citare un esempio: se pensiamo all'attentato di Duisburg, nel 2007, che viene considerato come la punta dell’iceberg della presenza della ’ndrangheta in Europa, grazie alla task force che si è istituita si è riusciti ad arrestare gli autori. Ma si pensi che si arrestò in Olanda un ’ndranghetista italiano che aveva compiuto un attentato in Germania. Poiché in quel caso venne istituita una sorta di squadra investigativa comune, è facile comprendere come sia utile istituire in effetti strumenti di questo tipo, perché sono esattamente ciò di cui avremmo bisogno.
  Stesso discorso vale per il reciproco riconoscimento delle sentenze di confisca. Si tratta di una decisione quadro molto importante, Pag. 7perché ci consente di poter rendere non burocratico l'esercizio della confisca su sentenze già passate in giudicato. Oggi abbiamo delle pizzerie che potrebbero essere già confiscate, in quanto sono state emesse le sentenze da anni, e si trovano per esempio in Germania, ma non possono essere confiscate alla luce del fatto che la Germania ha fatto questa legge, ma noi non ci siamo ancora premurati.
  Dato che si tratta di avere anche delle risorse, perché questa decisione quadro prevede che metà del bene vada al Paese che ha emesso la sentenza, nessun Paese è disposto a cedere questa parte di valore nella misura in cui non c’è la reciprocità. Anche questo recepimento è dunque estremamente urgente.
  Al riguardo posso dare però una notizia positiva, perché proprio con il voto alla legge di delegazione europea, approvata questa settimana alla Camera, è stato possibile prevedere perlomeno il primo passo per il recepimento di questa decisione quadro. Adesso è opportuno e necessario che anche al Senato si provveda all'approvazione del provvedimento, così come previsto.
  Vi è un'ulteriore decisione quadro molto urgente, rispetto alla quale però l'Italia ha già adempiuto, ma sono altri Paesi a non averlo fatto, e sono davvero numerosi, tant’è che la decisione è stata recepita solo da nove Paesi su ventisette. Se tale decisione viene recepita, si potranno perseguire anche società, società per azioni, società a responsabilità limitata, quelle famose società che vengono costituite all'estero come prestanome per abusare di finanziamenti pubblici.
  Le nostre mafie, purtroppo, si sono ben istruite, sanno bene in quali Paesi costituire società per poi abusare di appalti pubblici, vuoi di natura europea vuoi di altra natura. Dunque, sensibilizzare, da parte dell'Italia, altri Paesi al recepimento di questa decisione quadro già deliberata addirittura nel 2008, sarebbe un grosso passo avanti nel contrasto al crimine organizzato a livello europeo.
  Altra decisione quadro è il MER, mandato europeo di ricerca delle prove. Anche questo potrebbe dare un grosso contributo, così come i provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio.
  Fin qui le decisioni quadro, ma lo stesso discorso vale per due direttive. Una direttiva già approvata dal Parlamento, uno dei suoi ultimi provvedimenti, riguarda le confische. Sarebbe estremamente qualificante se il Governo, nel corso di questo semestre di presidenza, si rendesse autore o artefice della sensibilizzazione circa il fatto che prima la si approva meglio è, prima la si ratifica nei singoli Paesi meglio è.
  Anche da questo punto di vista, ieri abbiamo posto già la prima pietra, nel senso che rispetto a questa direttiva il Governo alla Camera si è impegnato al recepimento in tempi molto brevi.
  L'altra direttiva riguarda l'ordine europeo di indagini inerenti intercettazioni in ambito europeo. È una direttiva che non è stata ancora votata e sulla quale però anche l'Italia potrebbe dare un grosso contributo. Sarebbe anche un passo avanti consistente in materia di intercettazioni, che rappresentano uno strumento di inchiesta estremamente utile e necessario per le forze inquirenti, ma riguardo alle quali tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine hanno espresso grosse difficoltà. Le legislazioni dei diversi Paesi sono quanto mai diversificate e proprio su questo tema incontrano problemi.
  Il secondo punto dei cinque che ho illustrato riguarda l'istituzione della procura europea. Per quanto la proposta attuale preveda soltanto una procura che si occupi delle truffe a danno dell'Unione europea, senz'altro è un primo passaggio molto importante. È auspicabile che si arrivi a una procura europea che possa estendere anche i suoi compiti, rendendo oggetto dei propri lavori il contrasto al crimine organizzato.
  Il terzo punto è potenziare gli strumenti di contrasto già esistenti ed efficaci. È chiaro che questo vale per tutti gli strumenti di contrasto, Europol, Eurojust e così via, ma in particolare ci siamo concentrati su due strumenti che stanno dando ottimi risultati e che forse non sono Pag. 8stati ancora sufficientemente valorizzati, anche perché di recente costituzione. Il primo strumento sono gli ARO, cioè gli Asset Recovery Office: non è una nuova forza dell'ordine, ma una sorta di piattaforma – che fa capo, per quanto riguarda l'Italia, alla Polizia di Stato – interforze che ha la capacità e l'autorità di incrociare banche dati. Questo è un aspetto molto importante. Tutti gli interlocutori che abbiamo audito ci hanno sostanzialmente confermato che è abbastanza illusorio o errato pensare che si possa arrivare a un'unica banca dati a livello europeo, che è impossibile da realizzare.
  Questa struttura, invece, consente, proprio attraverso la collaborazione che si instaura tra i vari Paesi, tra le forze dell'ordine che vi lavorano, di avere accesso alle banche dati dei diversi Paesi, senza per questo dover fare una nuova banca dati. Dunque, è estremamente proficua. È uno strumento che, lo ripeto, nella stessa Italia è ancora poco implementato e poco conosciuto, e merita invece una valorizzazione, perché sta dando su diverse inchieste riscontri molto produttivi.
  Il secondo strumento è il MAOC, un centro operativo cui aderiscono soltanto sette Paesi, che sta dando riscontri molto importanti per quanto riguarda l'individuazione di navi o anche aerei sospetti che attraversino il Mediterraneo, ma anche altri mari, oceani e quant'altro. Anche il MAOC, che sta dando riscontri molto utili rispetto al ragionamento che si faceva all'inizio della coincidenza tra rotte di introduzione di sostanze stupefacenti e di immigrazione clandestina, può essere di supporto a livello europeo.
  Altro punto è potenziare lo scambio di informazioni. A questo proposito, in particolare, il progetto proposto dalla DIA, anche in vista del semestre, può essere uno strumento da valorizzare proprio perché può dare anche un'agevolazione di un piano d'azione comune, nel contrasto anche ai crimini transnazionali.
  Altro punto è la sollecitazione di nuove norme da parte dell'Unione europea. In particolare, penso all'introduzione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, perché diversi Paesi, non avendolo, hanno difficoltà ad aprire inchieste che consentano di contrastare il crimine organizzato. È altresì auspicabile che si promuova una nuova direttiva che integri quella appena approvata in materia di confische, in modo da prevedere anche misure di prevenzione, quindi confische preventive in assenza di condanna. Infine, riteniamo che sia utile e opportuno valorizzare il lavoro già svolto nella precedente legislatura dal Parlamento europeo nella CRIM, quindi anche valutare perlomeno l'ipotesi di ricostituirla.
  Questi sono i punti a cui siamo giunti. L'auspicio è che da parte della Commissione antimafia si possa valutare l'ipotesi di proseguire i lavori del nostro Comitato, perché noi ci siamo limitati a concentrarci sulla presenza delle mafie a livello europeo, ma sicuramente sarebbe auspicabile fare, ad esempio, una ricognizione, nei limiti del possibile, anche sulle mafie altre, quindi non di natura italiana, operanti in Europa. A questo proposito mi preme ricordare che l'Europol stima in 3.600 le organizzazioni criminali a livello europeo, e questo numero dà dimensione e contezza di quanto il problema sia massiccio. Dall'altro lato, senz'altro sarebbe molto interessante poter proseguire i nostri lavori per mettere in risalto la presenza delle mafie di origini italiane anche al di fuori dell'Unione europea.
  Signor presidente, questa è la conclusione dei lavori a cui siamo giunti, ma mi preme esprimere un grande apprezzamento per il lavoro di tutti gli ufficiali di collegamento, Giuseppe Cannizzaro, Paolo La Forgia, Giorgio Pieraccini e Tommaso Solazzo, uniti ai consulenti della Commissione, i magistrati Marco Alma ed Edi Ragaglia, nonché a Riccardo Guido, e last but not least il dottor Enzo Montecchiarini che ci ha garantito un supporto logistico organizzativo di grande qualità.
  Grazie a tutti. Ci auguriamo che la relazione possa incontrare il voto favorevole di tutti i commissari. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. La presidenza si associa ai ringraziamenti. Mi permetta però di Pag. 9formulare soprattutto il ringraziamento a lei per il lavoro svolto, per il modo con il quale ha coordinato il Comitato e per la chiarezza di questa relazione.
  Apro la discussione.

  CLAUDIO FAVA. Signor presidente, voglio unirmi al ringraziamento alla collega, da parte del mio gruppo e mio personale, per il lavoro svolto. Mi sembra importante che questo lavoro venga valorizzato qui e in Parlamento, e soprattutto durante il semestre europeo. Questo lavoro diventa uno strumento prezioso per il nostro Governo, per il modo in cui il semestre vorrà caratterizzarsi anche per scelte operative concrete sul piano della cooperazione giudiziaria nella lotta contro la mafia.
  In particolare, credo che per quanto riguarda il coté italiano di questa discussione, dobbiamo raccogliere le sollecitazioni che arrivano da questa relazione. Ci sono alcune decisioni quadro che vanno rapidamente assunte e ratificate; ci sono alcune direttive che vanno recepite. Se non diamo noi in questo senso un buon esempio, soprattutto su un terreno di principale interesse per il nostro Paese, sarebbe difficile sostenere le nostre ragioni all'estero.
  Sono d'accordo con la collega che conviene riproporre l'esperienza che è stata fatta con la CRIM. Come dicevamo in ufficio di presidenza, potrebbe essere cosa buona e utile se il Parlamento europeo avesse in questo semestre e alla luce di questa relazione che andremo ad approvare, un'interlocuzione con questa Commissione.
  Penso al Presidente del Parlamento europeo, penso al presidente della Commissione libertà e giustizia e, se ci sarà, anche il presidente di una riedizione della CRIM.
  Abbiamo bisogno di garantire all'opinione pubblica e istituzionale europea che intanto ciò che deve essere fatto in Italia lo faremo, a partire da un'agenda di lavoro che si darà questo Parlamento e anche, naturalmente, dalla sollecitazione che saprà raccogliere il Governo.
  Lo ripeto, esprimo molta soddisfazione e molto apprezzamento per il lavoro fatto.

  FRANCESCO MOLINARI. Naturalmente non posso che ringraziare la coordinatrice del Comitato, che è stata sempre molto attenta, soprattutto a raccogliere le indicazioni. Secondo noi, si è fatto un ottimo lavoro, coadiuvato dagli ottimi collaboratori del Comitato. Si è posta soprattutto attenzione sia per quanto riguarda le iniziative programmatiche e normative, sia per quanto riguarda le possibili iniziative congiunte per il rafforzamento del contrasto alla criminalità organizzata.
  L'altro aspetto molto rilevante che abbiamo evidenziato è l'importanza dello snellimento delle procedure di assistenza giudiziaria, soprattutto per quanto riguarda la soluzione dei problemi telematici e delle intercettazioni telefoniche, che sono molto importanti.
  La relazione, quindi, non può che avere il nostro appoggio totale e non può che trovarci perfettamente d'accordo.

  DAVIDE MATTIELLO. Vorrei esprimere, a mia volta, apprezzamento e stima per il lavoro fatto e contribuire alla riflessione con alcune sottolineature che credo concorrano a renderci tutti consapevoli e responsabili del buon esito degli auspici che stanno dentro questa relazione.
  Prima sottolineatura: il servizio centrale di protezione italiano, a partire dalla considerazione che il nostro Paese, essendo relativamente piccolo, è ormai gremito di persone sotto protezione, sta intensificando i rapporti con Paesi dell'Unione europea per portare in questi Paesi persone sottoposte a programma speciale di protezione che è inopportuno proteggere in Italia. Quindi, si stanno moltiplicando gli sforzi per proteggere queste persone nei Paesi limitrofi, dalla Croazia alla Francia, a sostegno di quanto sia importante integrare a livello europeo i sistemi investigativi e giudiziari.
  Faccio un'altra sottolineatura che va nella stessa direzione: abbiamo sempre più bisogno di proteggere adeguatamente in Italia cittadini stranieri coinvolti in quei traffici a cui la presidente faceva riferimento, ossia nei traffici che hanno a che fare con i migranti, e nel nostro Paese, in alcune situazioni in maniera specifica, con lo sfruttamento bracciantile, che denunciano Pag. 10in Italia e sono sottoposti ai sistemi di protezione italiani, ma evidentemente in un contesto investigativo e giudiziario transnazionale, in particolare europeo e mediterraneo.
  Terza e ultima sottolineatura, che è soltanto un auspicio: credo che già nella discussione di lunedì alla Camera, che ha come oggetto la relazione sui beni confiscati, possa darci il destro per sottolineare, rispetto a questo lavoro, quanto siano importanti alcuni dei provvedimenti a cui l'onorevole Garavini faceva riferimento, in materia di integrazione europea di quegli strumenti investigativi e giudiziari che permettono di inseguire le prove e in particolare i patrimoni, quando si attivano quelle misure di prevenzione che poi portano al sequestro e alla confisca di quei patrimoni il cui destino tanto ci sta a cuore e che è oggetto della relazione.

  PRESIDENTE. Anche io desidero esprimere soddisfazione, perché in meno di sei mesi questa Commissione si prepara ad approvare la seconda relazione. Questa, in particolare, sta «nel pezzo», perché si colloca esattamente all'inizio del semestre europeo.
  Secondo le modalità consuete, noi invieremo questa relazione appena approvata ai Presidenti di Camera e Senato, ma avremo anche la possibilità, la prossima settimana, di audire il sottosegretario alla presidenza per gli affari europei, quindi potremo consegnare la relazione, una volta approvata, direttamente anche al Governo.
  Valuteremo, con i Presidenti di Camera e Senato, come valorizzare questa relazione in sede parlamentare. Personalmente penso che dovremmo cercare di inserirci nel programma parlamentare del semestre europeo, perché quella mi sembra la sede più opportuna; salvo pensare, come Commissione, a una conferenza stampa nella quale diamo conto del lavoro di questi ultimi sei mesi, e salvo prevedere, come suggeriva il vicepresidente Fava, anche una nostra presenza in sede europea, non appena nominata la presidenza, che credo si insedierà a breve. In quel contesto, proprio perché Paese che ha la presidenza, credo che noi potremo chiedere un appuntamento e sottolineare l'importanza del nostro lavoro.
  Credo che possiamo dichiarare la conclusione del dibattito e aggiornarci a martedì 17, alle ore 14, per la votazione della relazione. Chiedo ai gruppi di assicurare la presenza; ci piacerebbe garantire comunque il numero legale, al di là del fatto che è sempre garantito se non ci sono richieste esplicite, ma penso che un lavoro così significativo richieda la presenza.
  Rinnovo i ringraziamenti e i complimenti per questo lavoro.

Comunicazione del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico altresì che giovedì 19 giugno alle 13.30 ha dato disponibilità il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, con il quale potremo avere un confronto sul provvedimento che è annunciato per domani in Consiglio dei ministri, o comunque sul lavoro che il Ministero della giustizia sta predisponendo.
  Lunedì 16 giugno alle ore 11 la relazione sui beni sequestrati e confiscati approvata in Commissione all'unanimità sarà discussa alla Camera dei deputati e martedì al Senato alle ore 16. Mi pare, tra l'altro, che siano quindici anni che non si discute una relazione della Commissione antimafia in Assemblea. Esprimiamo quindi la nostra soddisfazione.
  Il resto del calendario è stato comunicato ieri.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.15.