XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 8 maggio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle questioni relative al settore dell'immigrazione (Svolgimento e rinvio):
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Poletti Giuliano , Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Fauttilli Federico (PI)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 9 
Frusone Luca (M5S)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Mazzoni Riccardo  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 13.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché mediante la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle questioni relative al settore dell'immigrazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle questioni relative al settore dell'immigrazione.
  Ringrazio il Ministro Poletti per aver accettato l'invito di questo Comitato bicamerale che si occupa del controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Il Comitato si è costituito in una fase storica particolarmente drammatica con riferimento alle tematiche migratorie e si sta occupando di temi che sono di strettissima attualità, avendo avviato due indagini conoscitive, una più generica sui flussi migratori e una specifica sulle condizioni in cui i lavoratori immigrati si trovano ad operare nel distretto industriale di Prato. L'occasione di averla qui ci consente, quindi, di approfondire le implicazioni derivanti dal frequente ricorso a questi lavoratori. A tale proposito, nel corso dell'audizione di rappresentanti del Comune di Prato e di organizzazioni sindacali e imprenditoriali della città, svoltasi il 1o aprile 2014, il Comitato ha raccolto la denuncia degli operatori circa la massiccia presenza dell'imprenditoria straniera, che in quel distretto ha raggiunto livelli record.
  In particolare, nel 2013 si è arrivati a un numero di residenti cinesi pari a circa 16.000 unità su un dato complessivo di stranieri di circa 34.000. Dalle dichiarazioni degli auditi è emerso, inoltre, che il 50 per cento del fatturato proveniente dalla provincia di Prato scaturisce da attività imprenditoriali cinesi, ma anche che Prato è la terza provincia a livello nazionale per rimesse all'estero, con 187 milioni di euro nel 2012. Ciò posto, il Comitato intenderebbe conoscere la sua opinione circa le implicazioni lavorative negative che tale esponenziale penetrazione di imprenditoria o manodopera straniera, operante ai limiti della legalità e che, probabilmente, sfugge a buona parte dei controlli, esercita rispetto alle imprese italiane e al restante indotto produttivo nazionale che opera nella legalità, considerato, tra l'altro, che la presenza di irregolari soprattutto cinesi sembrerebbe destinata ad aumentare nel prossimo futuro. In secondo luogo, le saremmo grati se ci potesse illustrare le Pag. 4iniziative che il Governo sta ponendo in essere con particolare riferimento al potenziamento dei controlli in quelle aree, se potesse fornirci i dati di accertamento operati dagli ispettorati del lavoro sul tema, indicandoci anche la presenza di eventuali iniziative volte a favorire la completa integrazione di tali immigrati nel tessuto sociale locale, laddove regolarmente muniti dei presupposti per lavorare in Italia, anche affinché episodi come quello verificatosi nel dicembre scorso non abbiano a ripetersi.
  Da ultimo, nell'audizione del dottor Forlani – oggi qui presente insieme a lei e che saluto – svolta lo scorso dicembre è emerso come quello dei cinesi non sia un problema risolvibile di fatto con le ispezioni, in quanto le stesse autorità cinesi si disinteresserebbero formalmente di questi problemi e parrebbero reticenti ad affrontarli. In particolare, Ministro, è stato chiesto da parte dei rappresentanti di Prato di intervenire con accordi bilaterali di riammissione tra Italia e Cina per gli aspetti specifici di competenza del Ministero che lei rappresenta. In questo senso, le saremmo grati se volesse aggiornarci sugli sviluppi dell'eventuale iter di avvio di questo tipo di accordi.
  Vorremmo sapere, infine, se sia possibile monitorare l'effettiva corrispondenza fra i flussi programmati e il numero degli stranieri che entrano nel Paese per motivi di lavoro, e quali accorgimenti di sua competenza siano previsti per verificare quanti immigrati lavoratori entrino con visto turistico e permangano sul territorio nazionale alla sua scadenza, e quanti abbiano invece perso i requisiti, divenendo irregolari. Ringrazio ancora moltissimo il Ministro per la sua presenza e gli do la parola per il suo intervento, al termine del quale i colleghi potranno porre eventuali domande. Lei, Ministro, potrà replicare ai quesiti posti oggi o riservarsi di fare ciò in una secondo tempo, nell'ambito di una successiva audizione.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, presidente, buongiorno. Naturalmente, questo tema ha una sua articolazione di competenze, quindi per quanto riguarda il nostro Ministero facciamo riferimento essenzialmente alle tematiche del lavoro, quindi alla tutela, all'organizzazione e alla legalità del lavoro, e dall'altro versante al tema dei minori non accompagnati, altro aspetto della vicenda che è di stretta competenza del nostro Ministero.
  Su altre parti, che sono state citate, c’è un incrocio di responsabilità, che fanno riferimento al Ministero dell'interno e quindi alla verifica, al controllo, alla situazione relativa alla presenza nel nostro Paese di determinati soggetti, che non rientra nelle funzioni del nostro Ministero e su cui, quindi, non ho gli elementi richiesti, che non possono che essere a disposizione del Ministero dell'interno.
  Per inquadrare rapidamente il tema, vorrei partire da una prima riflessione di tipo generale, riguardante l'instabilità dei Governi di numerosi Stati della sponda sud del Mediterraneo. Tale instabilità produce un problema in termini di difficoltà per il nostro Paese ad avere interlocutori stabili e in grado di cooperare nell'attività di controllo e rimpatrio dei migranti.
  Al di là delle volontà e delle politiche, c’è quindi anche il problema di avere un'interlocuzione sufficientemente stabile, in grado di sostenere questa situazione. Da questo punto di vista, l'indebolimento del potere centrale in Libia ha comportato la riapertura dei corridoi di transito di migliaia di profughi, provenienti in particolare dal Corno d'Africa, e allo stato attuale solo alcuni Paesi, che hanno sottoscritto con l'Italia accordi bilaterali per il controllo dei flussi irregolari, collaborano all'attività di riconoscimento e di rimpatrio dei migranti. Esiste, quindi, un'oggettiva difficoltà ad affrontare questo tema.
  I flussi dei migranti, poi, da questo punto di vista presentano specifici punti di acutezza. Pensiamo al tema dei profughi in fuga dalla Siria, che sono arrivati in Libano, in Giordania, in Turchia, in Iraq e in Egitto, facendo presumere (vediamo anche i dati di queste giornate) che ci sia Pag. 5un movimento in essere che coinvolgerà – sta coinvolgendo – anche il nostro Paese.
  I flussi dei migranti verso l'Europa, anche in considerazione delle politiche messe in campo dalla Grecia e da Malta, si stanno indirizzando in maniera consistente verso il nostro Paese, quindi abbiamo anche un dato di concentrazione da questo punto di vista. Stiamo anche notando un aumento dei punti di sbarco, laddove, mentre prima esistevano traiettorie solidamente stabilite, in quest'ultima fase stiamo assistendo a una pluralità di opzioni da questo punto di vista.
  Sappiamo che le strategie dei trafficanti di esseri umani stanno diventando sempre più sofisticate e quindi più pericolose, per cui, a fronte di una situazione che aveva una sua «standardizzazione», oggi siamo di fronte a un'evoluzione del fenomeno, che cerca di individuare soluzioni diverse anche a fronte degli interventi messi in campo.
  Nel corso del 2013, in Europa sono arrivate circa 370.000 persone, delle quali 31.000 in Italia. Si stima che oltre il 90 per cento di queste abbia i requisiti per richiedere un permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale. Nel 2012 i permessi di soggiorno rilasciati per asilo in Europa sono stati 102.000, dei quali 9.270 in Italia.
  L'Italia è attualmente il quarto Paese per numero di richiedenti, preceduto da Germania, Francia e Gran Bretagna, e il settimo per accoglienza in rapporto alla popolazione residente. La vera specificità di questi flussi nel Mediterraneo è costituita dagli enormi rischi connessi alle traversate via mare, quindi i flussi, per quanto ci riguarda, hanno questo tratto di pericolosità connesso alla relativa modalità.
  Al 1o gennaio 2013 erano regolarmente presenti in Italia 3.764.000 cittadini non comunitari, in quanto tra il 2012 e il 2013 si è verificato un incremento di oltre 126.000 unità. I minori stranieri non accompagnati risultano pari a 6.666, di cui 2.958 provenienti dall'emergenza nord-Africa. È in costante crescita il numero dei soggiornanti di lungo periodo, cioè di persone con un permesso a tempo indeterminato, che nel 2012 erano 1.896.000. Tra il 2011 e il 2012 sono diminuiti i flussi di nuovo ingresso nel nostro Paese, ma stiamo parlando di anni passati.
  Per quanto riguarda i permessi di lavoro, il calo registrato tra 2011 e il 2012, diversamente da quanto rilevato l'anno precedente, è superiore per gli uomini rispetto alle donne. Diminuisce anche il lavoro stagionale, con un numero di nuovi permessi che passa da 15.426 nel 2011, a 9.950 nel 2012. Siamo quindi di fronte a una dinamica in cui probabilmente il dato di crisi ha provocato anche effetti sulla richiesta e sulla situazione che si è prodotta da questo punto di vista.
  Il mercato del lavoro degli stranieri in Italia. Nel corso degli anni 2000 è triplicata la presenza di lavoratori e lavoratrici stranieri residenti in Italia, un fenomeno che nell'ambito dei Paesi aderenti all'Unione europea è stato inferiore solo alla Spagna.
  Gli anni della crisi economica e occupazionale hanno tuttavia segnato una discontinuità importante nella presenza degli immigrati nel nostro mercato del lavoro. Nello stesso periodo, analogamente all'aumento dell'occupazione concentrata essenzialmente nel settore domestico, è aumentata la disoccupazione degli immigrati (più 220.000), fino a raggiungere le 380.000 unità, ed è calato il tasso di occupazione (meno 7 per cento). La crisi colpisce soprattutto gli stranieri di sesso maschile occupati nei settori del manifatturiero e delle costruzioni, e in buona parte lungo soggiornanti con famiglia a carico. Gli immigrati in cerca di lavoro, sommando gli stranieri disoccupati con le cifre provenienti da familiari ricongiunti e dalle seconde generazioni, crescono più rapidamente della domanda di lavoro specificamente rivolta agli immigrati.
  Va evidenziata, in questo contesto, l'importanza assunta negli anni 2000 dalla componente neocomunitaria, che rappresenta il 30 per cento dei residenti, ma che concorre a soddisfare il 40 per cento della domanda di lavoro rivolta agli Pag. 6stranieri. La libera circolazione, peraltro, consente loro di rispondere con estrema flessibilità alle esigenze del mercato del lavoro, quindi abbiamo una dinamica molto più forte e più compatta nel tempo.
  In prospettiva, deve essere valutato il cambiamento di aspettative indotto dalla crisi economica, che sta riportando una quota significativa di disoccupati o inattivi italiani a rendersi disponibili verso tipologie e rapporti di lavoro che, negli anni recenti, erano soddisfatti da lavoratori stranieri, tendenza accentuata dagli effetti dell'allungamento dell'età pensionabile.
  Abbiamo, quindi, una dinamica che porta cittadini italiani ad essere disponibili o interessati a svolgere attività che, precedentemente, erano appannaggio di cittadini extracomunitari o neocomunitari; quindi abbiamo una dinamica che sovrappone queste due esigenze.
  Gli occupati stranieri nel 2012 erano circa 2.334.000, 83.000 in più rispetto al 2011, quasi tutti concentrati nei servizi alla persona, mentre in altri contesti come il manifatturiero c’è una riduzione di occupazione anche da parte dei cittadini stranieri o neocomunitari. Rispetto al 2011 le persone in cerca di lavoro di cittadinanza europea sono cresciute di oltre 19.000 unità, mentre tra le forze di lavoro di cittadinanza extra Ue i disoccupati aumentano di 53.000 unità. Collego a questo una risposta al tema specifico riferito a Prato. Di fronte al dato generale sul lavoro e l'occupazione che ha quel tipo di dinamica, quindi un problema di aumento dei disoccupati extracomunitari e neocomunitari nel nostro Paese, abbiamo una specifica vicenda riferita a Prato.
  Il contrasto al lavoro irregolare è uno degli obiettivi che compete essenzialmente al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di sostenere azioni di vigilanza specifiche. Per questa ragione è stato incrementato il personale ispettivo della Direzione territoriale del lavoro di Prato e, a partire dal 2012, è stato istituito uno specifico fondo, le cui risorse sono destinate all'utilizzo di interpreti di lingua cinese.
  La direzione territoriale di Prato ha inoltre avviato, da tempo, un'intensa e proficua collaborazione sia con i funzionari ispettivi Inps e Inail, sia con la polizia municipale di Prato; lo scorso 12 ottobre è stato sottoscritto dalle istituzioni locali e dal Ministero il Patto per Prato sicura 2013, che ha rinnovato gli analoghi impegni già sottoscritti nel 2007 e nel 2010. Le attività produttive svolte da minoranze etniche, in particolare dalla comunità cinese, nella provincia di Prato sono dunque oggetto di costante attenzione da parte del personale ispettivo ministeriale, soprattutto nell'ambito dell'industria, considerata la prevalente attività svolta dalla comunità cinese nel settore tessile.
  Da una prima analisi dei dati relativi ai controlli svolti dagli ispettori del lavoro della direzione territoriale di Prato, negli anni 2012 e 2013, si evidenziano i seguenti elementi. Il personale ispettivo operante presso l'ufficio di Prato, nell'anno 2012, ha complessivamente verificato 996 aziende e irrogato 1.084 maxi sanzioni per lavoro nero, corrispondenti al 27 per cento di queste sanzioni irrogate in tutta la Toscana.
  Nel settore industria sono state ispezionate 280 aziende e irrogate 879 maxi sanzioni per lavoro nero, equivalenti al 68 per cento delle maxi sanzioni irrogate nello specifico settore nell'intera Toscana. I risultati dell'attività di vigilanza riferita all'anno 2013 si presentano sostanzialmente in linea con quelli dell'anno 2012 per quanto attiene al numero di aziende ispezionate dalla direzione territoriale di Prato, pari a 968, con maxi sanzioni irrogate per lavoro nero pari a 949, corrispondenti al 23 per cento di quelle irrogate nell'intera Toscana, pari a 4.000. Nel settore industria sono state ispezionate 292 aziende e irrogate 745 maxi sanzioni, pari al 64 per cento delle sanzioni irrogate.
  Dall'esame dei risultati dell'attività di vigilanza svolta dalla direzione di Prato nel primo trimestre del 2014, inoltre, emerge che il numero delle aziende ispezionate è pari a 233, circa il 10 per cento del dato regionale; le maxi sanzioni irrogate Pag. 7sono 121, corrispondenti al 23 per cento, quindi, siamo sostanzialmente allineati a una modalità di intervento molto concentrata in questa realtà per quanto riguarda questa tematica.
  Non vorrei scendere troppo nel particolare, ma oggi possiamo dire che, per quanto possa essere riferibile all'attività di ispezione e di vigilanza, la collaborazione tra i diversi soggetti e il patto che è stato istituito per Prato producono questi esiti, cioè da un lato dicono dell'attività ispettiva, ma dall'altro lato confermano una sostanziale problematicità, perché c’è un alto dato di ispezioni, ma c’è anche un alto dato di situazioni irregolari, quindi continuiamo a marcare una situazione di questo tipo.
  Ritengo che l'impatto problematico di queste situazioni sulle imprese italiane sia abbastanza intuibile, perché è chiaro che siamo di fronte a fenomeni di concorrenza scorretta e sleale, a un inquinamento di fatto delle dinamiche economiche e imprenditoriali in quel territorio e quindi a una situazione che va evidentemente corretta.
  Collegato a questo, c’è un dato che fa riferimento al lavoro per l'integrazione. A suo tempo è stato costruito un programma specifico per l'integrazione con un importo pari a 7.000.000 di euro nel 2011, finalizzato ad aumentare la partecipazione dei cittadini stranieri ai servizi, quindi a trovare una modalità che consenta a queste comunità di essere collegate ai servizi e di emergere, perché il primo problema è fare entrare in connessione quelle comunità con la comunità locale, con le reti dei servizi, posto che l'aspettativa di poter ricevere un servizio può indurre questa comunità a mettersi in connessione con la rete dei servizi. Quando questo avviene, abbiamo prodotto un primo esito, perché abbiamo una precisa «mappatura» di quella presenza, della relazione con quella comunità e dei fenomeni che la attraversano, quindi, mettiamo in campo azioni tese a far emergere e a definire il contesto sul quale si interviene.
  Per quanto riguarda altre tematiche di competenza del nostro Ministero, abbiamo un tema che riguarda la programmazione dei flussi e delle quote di ingresso. Qui dobbiamo dire, in termini molto espliciti, che la programmazione e la gestione delle quote di ingresso, per motivi di lavoro dei cittadini extracomunitari, hanno di fatto operato come una procedura di regolarizzazione dei rapporti di lavoro già informalmente avviati, in assenza di condizioni idonee a favorire la preselezione dei lavoratori stranieri da parte delle imprese.
  Questa procedura ha svolto la funzione di sanatoria periodica delle posizioni lavorative. Inoltre, in tre occasioni, nel 2002, 2009 e 2012, il Parlamento ha deliberato l'adozione di formali procedure di emersione per far fronte alla crescente irregolarità del lavoro straniero. Anche a prescindere dall'adeguatezza del modello normativo nel contesto italiano, va considerata la debolezza dei sistemi di orientamento di domanda e offerta, in particolare dei servizi per l'impiego, che comunque avrebbe reso improbabile l'adozione di modalità alternative, analoghe a quelle adottate da altri Paesi europei, per gestire i processi di selezione e assunzione dei lavoratori stranieri da parte di datori di lavoro italiani.
  In proposito, vi è un problema di strumentazione, di infrastrutture: scegliere una modalità diversa, dal nostro punto di vista, implicherebbe una infrastruttura capace di gestire tale diversa modalità, che in alternativa potrebbe anche essere scelta, ma non disponendo di infrastrutture in grado di gestirla, di fatto potrebbe produrre un dato di irregolarità (che a quel punto verrebbe tollerata perché frutto dall'incapacità delle nostre infrastrutture ad erogare quel servizio). Il tema, quindi, si pone, ma con questo vincolo legato all'infrastrutturazione, che andrebbe affrontato per consentirci di intervenire.
  Anche le procedure richiamate per il rilascio dei permessi di soggiorno lavoro, cioè la raccolta delle domande con il click day, nelle condizioni economiche che favorivano una crescita della domanda superiore all'offerta dei lavoratori stranieri presenti nel territorio italiano, hanno svolto comunque una funzione Pag. 8positiva, accompagnando la crescita ufficiale dei residenti e degli occupati stranieri nel nostro Paese. Si trattava, anche qui, di un tema di sostanziale regolarizzazione di situazioni presenti, che in questo modo venivano risolte.
  Oggi, in presenza di una domanda di lavoro decrescente e di un eccesso di disoccupati anche di origine straniera, questa modalità tende, invece, ad accrescere la componente delle persone che cercano lavoro, concorrendo ad attribuire all'inoltro delle domande il mero obiettivo di regolarizzare il soggiorno degli stranieri.
  Assistiamo, dunque, all'inversione di un fenomeno che prima, quando la domanda era più alta dell'offerta, regolarizzava, mentre oggi, poiché questo secondo dato è più alto del primo, rischiamo di avere un flusso finalizzato essenzialmente al tema regolarizzazione, quindi, non coerente con la dimensione delle opportunità di lavoro previste. Questa valutazione negativa emerge dalla valutazione dei numeri relativi, quindi gli inoltri e le disponibilità di lavori possibili.
  L'altro tema di competenza del mio Ministero è quello del censimento dei minori stranieri non accompagnati sulla base delle segnalazioni inviate dagli organi competenti (autorità di pubblica sicurezza, enti locali e via dicendo). Al 5 maggio, la banca dati registra una presenza di circa 7.000 minori su tutto il territorio nazionale, di cui 1.327 giunti nel 2014. Il 35 per cento dei minori presenti in Italia si trova attualmente in Sicilia, con problemi di gestione dell'accoglienza perché è una concentrazione particolarmente rilevante.
  In questa fase, come Ministero abbiamo avviato un momento di confronto con tutti i soggetti interessati, perché con i fenomeni incorsi in questi giorni consideriamo necessario affrontare e approfondire questo tema. Ci riuniremo con gli altri Ministeri competenti, con le regioni e con l'Anci, perché la competenza della gestione di queste situazioni fa riferimento anche ai comuni, agli enti locali, quindi abbiamo l'esigenza di gestire insieme la problematica che si evidenzia.
  Sul tema dei minori non accompagnati abbiamo una situazione gestita attraverso misure di accoglienza, quindi la presenza di un Fondo nazionale minori stranieri non accompagnati, una modalità di intervento per le misure di integrazione; sviluppiamo il monitoraggio e la raccolta dati, e cerchiamo di lavorare con una cooperazione interistituzionale per garantire il massimo livello di accoglienza e di gestione di queste situazioni, che sono le più delicate perché stiamo parlando di minori non accompagnati, quindi di un dato socialmente rilevante.
  Il nostro Ministero gestisce anche progetti di inclusione e integrazione dei migranti in rapporto con competenze di altri soggetti quali gli enti locali. Non vi cito l'elenco delle cose che sono in campo, ma questa è un'altra parte dell'azione che il nostro Ministero sviluppa per gestire quella situazione nel migliore dei modi.
  Mi limiterei a queste informazioni, ma rimaniamo a disposizione per eventuali domande, alle quali risponderemo per ciò che siamo in grado direttamente o riservandoci di analizzare le questioni sottoposte e di partecipare a un'ulteriore seduta, dove daremo risposta puntuale alle vostre eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Do il benvenuto al dottor Luigi Caso, Capo di Gabinetto del Ministro Poletti, che saluto. Grazie, Ministro, della relazione esaustiva, di cui le chiederemmo di lasciarci copia, posto che i dettagli ci interessano molto. Colgo anche l'occasione per avvertire che probabilmente le chiederemo di tornare per svolgere la sua replica. Premesso, infatti, che il piacere di riaverla qui con noi sarebbe molto grande, se crede potrà anche risponderci per iscritto. Vorremmo, tuttavia, conoscere ulteriori dettagli sugli accordi bilaterali di riammissione Italia-Cina, perché su questo tema abbiamo sollecitazioni da più parti. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

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  FEDERICO FAUTTILLI. Vorrei solamente sottolineare quanto appena richiesto dal presidente, perché su questa vicenda degli accordi bilaterali, a parte l'esigenza politica, anche da parte dei rappresentanti di categorie che sono stati auditi questo punto è stato molto richiesto.
  Abbiamo fatto in modo che questa esigenza fosse posta anche agli altri Ministri di competenza sull'immigrazione, dal Ministro degli esteri a quello dell'interno, però, purtroppo non c’è mai stata data una risposta esauriente, in base alle competenze a seconda delle amministrazioni. Ci rendiamo conto di questo fatto, ma sarebbe opportuno che il Governo su questo punto desse possibilmente una risposta univoca, perché, anche per le cose che lei ha detto rispetto alla concorrenza sleale da parte di queste imprese cinesi, per il distretto di Prato si tratta di un punto estremamente importante.

  PRESIDENTE. Diciamo che c’è una competenza concorrente. Certamente ha ragione il Ministro: dobbiamo insistere con il Ministero dell'interno e chiederemo al Ministro di aiutarci a capire se ci sia realmente una parte di competenza da parte del suo Ministero e su questo di aggiornarci.

  GIORGIO BRANDOLIN. Ringrazio il Ministro per la precisione e la puntualità con cui, in modo molto semplice e comprensibile, ci ha fornito dati e delineato una situazione che cambia non solo di anno in anno, ma addirittura di mese in mese. Lei parlava giustamente di programmazione di flussi e quote di ingresso che prima avevano una funzione, quella di regolarizzare e «sanare», che adesso sembrerebbe completamente saltata. Vorrei chiedervi, quindi, se sulla base delle ultime cifre, ma anche delle situazioni che si stanno verificando anche in altri Paesi, riteniate che la programmazione possa diventare un problema europeo, da inserire nell'ambito del semestre italiano di presidenza, perché altrimenti, se ciascun Paese predispone la propria programmazione, non ne verremo fuori.
  Un altro grande problema è quello dei minori non accompagnati e i numeri che lei ha citato dimostrano come la situazione nel Mediterraneo porti a queste drammaticità. Lei faceva riferimento alle competenze degli enti locali e, siccome all'epoca ho vissuto queste esperienze al confine con la Slovenia, so che i vari comuni fanno a gara per non prendere tali minori sotto la propria responsabilità.
  Vorrei chiederle, quindi, come pensiate di distribuire – non so se sia il termine esatto – sul territorio nazionale questa responsabilità, stante il fatto che di questo problema non può farsi carico solo il comune o la città siciliana in cui essi sbarcano. Vorremmo capire, dunque, le modalità e la tempistica con cui questa responsabilità verrà distribuita sul territorio nazionale tra gli enti locali.

  LUCA FRUSONE. Il collega mi ha in parte anticipato, perché una mia domanda riguarda proprio i minori non accompagnati. Vorrei chiedere se ci siano esempi specifici da seguire per quanto riguarda l'accoglienza di questi minori non accompagnati. In Giordania, ad esempio, è stato realizzato un piccolo programma per la loro accoglienza in famiglie, ma naturalmente vi erano numeri minori perché, anche se erano più immigrati, il problema dei minori non accompagnati non era così rilevante. Si è comunque gestita la cosa con efficienza, anche attraverso l'Unicef e altre organizzazioni. Mi chiedevo, quindi, se anche noi vogliamo fare tesoro delle esperienze attuate in altri Paesi e se sia possibile – chiedo ciò anche al presidente – avere maggiori informazioni su questa materia, come anche un dossier da parte del Servizio studi, perché si tratta di un tema molto importante.
  Tornando agli enti locali, il ruolo del comune, in questo caso, è enorme, però abbiamo anche situazioni atipiche, come quella del comune di Augusta, che è commissariato, laddove, quindi, esso non può intervenire e le competenze specifiche non possono essere portate avanti. Mi chiedo, quindi, come il Ministero possa superare questi problemi. Infine, Pag. 10facendomi portavoce del collega Claudio Cominardi, che oggi non può essere qui per via di un'altra audizione, leggo testualmente: «Ministro, la tragedia di Prato dimostra come di lavoro si possa, ma non si dovrebbe morire. Il modello diffuso è quello dello sfruttamento, della schiavitù, della cancellazione dei diritti minimi di civiltà. Serve un'inversione di tendenza che parta dall'Europa, serve una standardizzazione al rialzo dei diritti minimi in Europa e, per contagio, negli altri Paesi. In Italia, purtroppo, stiamo andando nella direzione opposta, grazie anche al suo decreto lavoro, che precarizza, che rende schiavi e che accentua la concorrenza al ribasso delle garanzie sociali. La settimana scorsa l'ho incontrata in Stazione Termini e le ho fatto una semplice richiesta, così come domenica a Paderno Dugnano e oggi attraverso la voce del collega: ritiri il Decreto n. 34, lo ritiri, altrimenti sarà ricordato nella storia per un provvedimento vergognoso ! Grazie».

  PRESIDENTE. Ho apprezzato molto il suo intervento di sollecitazione sui minori e volevo dirle, onorevole Frusone, che la sua corretta sollecitazione è stata anticipata dagli uffici, che lunedì hanno già fatto richiesta al Servizio studi di questo dossier. Do ora la parola al senatore Mazzoni.

  RICCARDO MAZZONI. Grazie, presidente, ringrazio il Ministro per la sua relazione. Ieri non ho votato il decreto lavoro per motivazioni opposte a quelle del Movimento 5 Stelle, ma, conoscendo molto bene la situazione di Prato, assicuro al collega che il decreto non influirà in alcun modo sul problema dei clandestini cinesi, ai quali non importa niente. Parto proprio da Prato perché lei, Ministro, ha citato una serie di dati, che evidentemente le sono stati forniti dagli uffici, ma io vivo a Prato e le dico che il giro di affari del distretto illegale cinese è di quasi 2 miliardi di euro l'anno, quindi non è uno scherzo. Si tratta di 2 miliardi di euro che sfuggono a ogni controllo e di un'evasione annua stimata in 800 milioni di euro, che da sola basterebbe a risollevare il PIL del distretto. Non vengono pagate le tasse, come quella sui rifiuti e va tutto a carico di chi le tasse, invece, le paga. Nel distretto cinese il costo del lavoro è di 30 punti inferiore al distretto tradizionale; ogni anno escono da questo distretto 360 milioni di capi di abbigliamento, con la beffa di riportare il marchio made in anche se i tessuti vengono comprati direttamente in Cina, cioè senza avere alcun punto di interlocuzione con il distretto legale. Quindi, la beffa è doppia.
  L'Europarlamento, bontà sua, ha approvato una norma di indirizzo sulla tutela del made in, che speriamo venga reso operativo dalla prossima Commissione europea, ma se non si parte da lì, è veramente difficile risalire la china. Lei ha ricordato, giustamente, che il 12 ottobre è stato rinnovato il Patto sulla sicurezza per Prato; so che lei non ha responsabilità dirette, ma il tavolo per la sicurezza nazionale si è riunito una sola volta, a dicembre, sull'onda dell'emozione per i sette lavoratori cinesi morti e non è stato mai più convocato, sebbene il Presidente Napolitano, a febbraio, abbia invitato al Quirinale una delegazione pratese, sollecitando una riunione mensile del tavolo.
  La verità è che l'ispettorato del lavoro di Prato è stato, per anni, a dir poco sotto organico, con due soli ispettori del lavoro, a fronte di una comunità cinese «regolare», cioè registrata di 25.000 persone, ma che è sicuramente di quasi 60.000 persone, quindi la città di Siena trasposta sul territorio di Prato, che ha 200.000 abitanti, rappresentando, quindi, un terzo della popolazione, la metà del quale è clandestina. Mi scusi se mi soffermo, ma non basta mandare tre ispettori in più per risolvere un problema del genere, che è un problema pratese ma anche di rilievo nazionale. Quando si parla di reciprocità, bisogna partire da un dato: le aziende cinesi hanno una vita media di un anno e mezzo, cioè una mortalità dieci volte superiore a quella di Pag. 11una normale azienda italiana – non pagano l'IVA e via dicendo – per sfuggire ai controlli del fisco.
  Se si pensa che un'inchiesta della Procura antimafia di Firenze ha accertato che dai money transfer di Prato partono 4 miliardi di euro l'anno, si capisce che è la ricchezza di un distretto che se ne va all'estero. Chiudo qui sul caso Prato, ma vorrei anche sapere se il decreto flussi sia bloccato anche per il 2014, perché era stato bloccato per tre anni. Lei, signor Ministro, ha detto che l'Italia è il quarto Paese per numero di richiedenti asilo, cosa che potrebbe indurre a ritenere che chiedere aiuto all'Europa significhi chiedere quando c’è chi sta peggio di noi, ma qui da noi c’è una specificità: i migranti, infatti, arrivano tutti insieme e sui barconi, a differenza di quelli che arrivano in Germania, scaglionati. Si tratta, quindi, di un problema in cui l'Europa va coinvolta, posto che i richiedenti asilo e protezione, una volta autorizzati, hanno diritto di lavorare in Italia: se ne abbiamo 15-20.000 e, secondo l'allarme diffuso dal Ministro dell'interno potrebbero essere molti di più nei prossimi mesi (si parla addirittura di 600.000), mi chiedo come potremo fronteggiare da soli una situazione del genere. Mi rendo anche conto che un profugo siriano che fugge dalla guerra, non sta certo a guardare se c’è o meno il decreto flussi del Governo e quale sia il suo contenuto.
  Altri due punti. I neocomunitari, che spesso confondiamo con gli immigrati extracomunitari, presentano un'insidia in più, in quanto svolgono lavori a termine per tre mesi – perché in tre mesi guadagnano più di quanto guadagnerebbero in un anno nel loro Paese – e poi tornano brillantemente a consumare nel loro Paese, togliendo, in parte, lavoro agli italiani. Lei ha infatti giustamente evidenziato che ora una quota di italiani è più disposta, rispetto al passato, a svolgere lavori anche di bassa manualità, quindi, mi chiedo come affrontare questo tipo di problema.
  Infine, il dottor Forlani, nella relazione che fece al Comitato Schengen, parlò dell'occupazione che può essere trascinata dai servizi alla persona. In Francia, le detrazioni del 30 per cento hanno portato a 2.100.000 posti di lavoro in sette anni. Visto che molte famiglie italiane non possono più pagare nemmeno i 900 euro al mese per una badante ucraina, mi chiedo perché non procedere su questa linea delle detrazioni anche in Italia. Mi scuso per la lunghezza, grazie.

  PRESIDENTE. Al Ministro desidero ricordare che abbiamo già audito il Ministro degli esteri e il Ministro dell'interno, quindi trasferiamo informazioni e capiamo bene che magari certe domande non sono effettivamente attinenti alle sue competenze, ma abbiamo l'ambizione di confrontarci con lei più in generale.

  PAOLO ARRIGONI. All'inizio del suo intervento lei ha parlato di misure di contrasto all'immigrazione poste in atto da Grecia e Malta, che fanno incrementare l'immigrazione nel nostro Paese: sbaglio o ho capito male ? Visto che questi due Paesi gravitano in Europa e mettono in atto queste misure di contrasto, non riesco a capire perché l'Italia non li segua a ruota, posto che questo incremento di immigrati, che quest'anno le stime quantificano intorno a una cifra tra 80-100.000 persone, va a ingrossare le file dei disoccupati.
  Lei ha fatto una fotografia impietosa del nostro Paese, laddove la disoccupazione giovanile italiana è al 42 per cento, cui si affianca quella degli stranieri, soprattutto extracomunitari, che vanno anche ad incrementare – come lei ha detto – il lavoro irregolare. Lei – ma anche chi l'ha preceduta – ha attivato le ispezioni da parte dell'INPS, però ricordo che costoro tendono a mettere in campo una concorrenza sleale nei confronti delle nostre imprese, quindi vorrei sapere da lei, al di là della fotografia che lei ha ben rappresentato e che conferma le nostre opinioni, cosa intenda fare il Governo per rimuovere queste criticità.Pag. 12
  Mi associo, inoltre, alla domanda posta dal collega Mazzone in ordine al decreto flussi, per comprendere se il Governo intenda limitare gli stagionali, oppure la «manodopera ad alta qualificazione». Vorrei sapere, infine, quale sia il bilancio economico degli stranieri, perché si parla tanto di stranieri che rappresentano una ricchezza per il nostro Paese, ma vorremmo conoscere la somma algebrica tra le tasse da loro versate, rispetto ai servizi ricevuti e alle tante rimesse che costoro fanno a favore dei loro Paesi di origine.

  PRESIDENTE. Noi contiamo sul suo ritorno in replica, anche perché con le sue risposte potrebbe aiutarci a richiamare eventualmente altri Ministri già auditi per avere ulteriori precisazioni rispetto a ciò che ci è stato riferito. Nel ringraziare ancora il Ministro Poletti, rinvio il seguito dell'audizione a data da destinarsi.

  La seduta termina alle 14.25.