XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 8 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri, on. Federica Mogherini, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche internazionali in materia di immigrazione (Svolgimento e conclusione).
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Mogherini Federica (PD) , Ministro degli affari esteri ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Mazzoni Riccardo  ... 9 
Fauttilli Federico (PI)  ... 10 
Ginetti Nadia  ... 11 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Frusone Luca (M5S)  ... 13 
Campana Micaela (PD)  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 14 
Mogherini Federica (PD) , Ministro degli affari esteri ... 14 
Ravetto Laura , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 13.50.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché mediante la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro degli affari esteri, on. Federica Mogherini, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche internazionali in materia di immigrazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche internazionali in materia di immigrazione.
  Ringrazio molto il Ministro per aver accolto il nostro invito, ben sapendo che è impegnatissima in appuntamenti a livello nazionale ed internazionale in ogni possibile area, quindi, siamo particolarmente onorati di averla qui in questa sede.
  L'insediamento di questo Comitato è avvenuto in concomitanza al succedersi di due eventi particolari, il tragico naufragio di Lampedusa, in cui morirono 366 persone, e il rogo nella fabbrica dormitorio di Prato, in cui persero la vita sette operai, un episodio, quest'ultimo, che ha dato impulso all'avvio di un'indagine specifica da parte del Comitato relativamente all'impiego di immigrati in quel distretto industriale.
  Dal succedersi di questi eventi, il Comitato ha inoltre avviato anche una seconda indagine conoscitiva, sui flussi migratori in generale e sui rapporti tra i Governi dei Paesi frontalieri, con particolare riguardo alla prossima entrata in vigore del Regolamento Dublino III.
  Le chiederemmo, quindi, di valutare se andrebbe fatta un'ulteriore riflessione non solo sul sistema di asilo come concepito secondo il Regolamento di Dublino ma, in generale, su tutte le normative attinenti agli aspetti di integrazione e di solidarietà.
  Naturalmente, nelle diverse audizioni che abbiamo svolto, ci siamo concentrati sui Paesi di provenienza che, a tale proposito, sono risultati più rilevanti. Dalle audizioni è emerso, infatti, che continua ad essere consistente il flusso di migranti da tutte le aree libiche, per cui ci piacerebbe avere da lei, se possibile, un report sugli sviluppi dei rapporti bilaterali tra l'Italia e la Libia, anche alla luce dell'entrata in vigore del Trattato di amicizia firmato a Bengasi nel 2008.
  Per quanto riguarda l'impiego di immigrati nelle aree industriali di Prato, la scorsa settimana abbiamo svolto l'audizione di rappresentanti delle imprese e dei sindacati in quell'area. È emersa, in particolare, la preoccupazione relativa agli accordi – ci chiediamo se lei, Ministro, abbia delle informazioni in questo senso o possa comunque esprimerci una sua opinione in merito – tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese. Risulterebbe, infatti, Pag. 4che non vi siano veri e propri accordi bilaterali con questo Paese tali da favorire la creazione di un clima di maggiore cooperazione, anche con riferimento all'impiego legale di questi lavoratori, sebbene ci sia stato un atto di indirizzo o comunque una sollecitazione da parte del Presidente della Repubblica in tal senso. Sappiamo che si tratta di materia europea, però le chiederemmo una riflessione in merito.
  Con l'occasione di averla qui, vorremmo chiederle anche degli aggiornamenti relativi alla questione Ucraina, in particolare in seguito ai recenti sviluppi in Crimea. Come Presidente ho avuto un incontro informale con l'Ambasciatore dell'Ucraina a Roma, nell'ambito del quale sono state assunte informazioni formali, ma non verbalizzate. Do quindi la parola al Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini.

  FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Grazie, presidente, grazie a voi per l'invito. Ho letto, almeno in parte, i resoconti delle audizioni precedenti che avete svolto e sapete meglio di me che il tema è di competenza del Ministero degli affari esteri solo in modo molto parziale, quindi, in queste mie comunicazioni tratterò gli aspetti che sono di pertinenza del Ministero degli esteri.
  Prima di iniziare, però, non voglio eludere un riferimento alla situazione in Ucraina, visto che mi è stato sollecitato e che ritengo che ogni sede parlamentare atta a condividere le preoccupazioni e le posizioni del Governo insieme al Parlamento sia, in questa fase di tensione, particolarmente utile (abbiamo già fatto la stessa cosa con le Commissioni esteri in tre o quattro differenti occasioni nell'arco dell'ultimo mese e mezzo).
  Non mi sottraggo, quindi, a questo invito, sottolineando l'utilità che la diplomazia parlamentare può avere in questa fase. Ogni canale di dialogo e di confronto, ad ogni livello, è sicuramente utile. Le notizie di questi ultimi giorni, di queste ultime ore, dall'est e dal sud dell'Ucraina sono particolarmente serie e preoccupanti.
  Si sta continuando a lavorare in tutte le sedi internazionali coinvolte per mantenere aperto il canale del dialogo e cercare di evitare che la situazione degeneri o peggiori ulteriormente. È una questione di queste ore, pertanto, quanto riferisco è la condivisione dello stato dell'arte al momento; seguiranno nei prossimi giorni ulteriori passaggi ed appuntamenti.
  Lunedì prossimo, nel Consiglio affari esteri a Lussemburgo avremo sicuramente maggiori aggiornamenti, però mi sembrava utile condividere lo stato dell'arte, la preoccupazione e il perdurare della linea volta al tentativo di dialogo, soprattutto sollecitando il più possibile un canale di collegamento e di dialogo diretto tra Mosca e Kiev, un canale che deve essere facilitato da Unione europea e Stati Uniti.
  Per venire alla vostra indagine, il fenomeno migratorio deriva, ovviamente, da una molteplicità di cause. Ad esso non può, quindi, corrispondere una risposta univoca e unilaterale. Per questa ragione, all'azione primaria condotta dal Ministero dell'interno in materia migratoria si è sempre affiancata negli anni, e continuerà ad affiancarsi, l'azione della Farnesina per facilitare, in un'ottica di diplomazia preventiva, il dialogo con i Paesi interessati da tali fenomeni.
  L'approccio che l'Italia, anche in qualità di prossimo Presidente di turno dell'Unione europea, intende portare avanti comprende una pluralità di fattori, quali, ad esempio, un controllo il più possibile efficace e integrato delle frontiere esterne dell'Unione europea, la prevenzione dell'immigrazione illegale, e il contrasto dei crimini ad essa connessi, a tutela della sicurezza e dell'incolumità, innanzitutto degli stessi emigranti, sulla base dell'impianto normativo dell'Unione europea.
  L'efficace gestione del fenomeno migratorio non può prescindere, come giustamente è stato ricordato, da un costante dialogo con i Paesi terzi di origine e soprattutto di transito, che spesso è il vero problema dei flussi migratori, un dialogo che sia improntato alla collaborazione a tutto campo e alla condivisione delle responsabilità.Pag. 5
  Questo concetto è chiaro da tempo all'Italia, che coltiva importanti rapporti con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, ma inizia ad essere finalmente chiaro anche all'Europa, che si sta impegnando a sviluppare la sua azione esterna in materia migratoria nell'ambito dell'approccio globale alla migrazione e alla mobilità.
  L'area del Mediterraneo rappresenta una priorità assoluta non soltanto per l'Italia, ma per tutta l'Unione europea, e il nostro sforzo è volto a far comprendere pienamente ai nostri partner europei che il tema – dico «tema» e non «problema» – è comunitario e quindi da condividere.
  Nel 2013, circa il 70 per cento degli arrivi via mare in Europa sono avvenuti attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, con partenza dalla Libia e destinazione Italia, contro il 12 per cento della rotta occidentale e il 18 per cento di quella orientale.
  Occorre tenere conto del fatto che in Libia, principale Paese di transito dei flussi migratori irregolari verso l'Italia e il resto d'Europa, il Governo non ha, ad oggi, pieno controllo del proprio territorio, né può garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti. Ciò rende impraticabile, allo stato attuale, ogni ipotesi di collaborazione migratoria finalizzata al rimpatrio dei migranti verso tale Paese.
  Questo non è l'unico e forse non è neanche il primo, ma è uno dei motivi per i quali l'Italia, in questi mesi, è fortemente impegnata a sostenere il processo di dialogo e di riconciliazione nazionale in Libia.
  Un mese fa abbiamo ospitato a Roma una conferenza internazionale estremamente importante; ci sono alcuni segnali di difficile lettura nella dinamica della politica interna alla Libia, sebbene non del tutto scoraggianti, sul fatto che questo tentativo di conciliazione possa mettersi in moto.
  È di ieri la firma dell'accordo per la riapertura di tutti i terminali petroliferi, compresi quelli della Cirenaica, che potrebbe essere un segnale incoraggiante. È chiaro che ogni segnale è parziale, perché la situazione è estremamente fluida e complessa.
  Noi possiamo, innanzitutto, sollecitare la comunità internazionale a sostenere gli sforzi che i libici possono mettere in campo e ricordare alle autorità libiche, a partire dal Parlamento, ma anche a tutti i soggetti politici e sociali presenti in Libia, che la comunità internazionale non si rassegna a uno stato di disgregazione istituzionale, come effettivamente c’è al momento.
  La stabilità della regione è strettamente connessa alla sicurezza e questo è un messaggio di cui ci facciamo portatori nella comunità internazionale. Non è possibile prendere in considerazione solo il parametro della sicurezza, che è connesso alla stabilità politica, in quanto entrambi, sicurezza e stabilità politica, sono elementi fondamentali per una gestione razionale, sostenibile e rispettosa dei diritti umani nell'ambito dei fenomeni migratori.
  Non solo in Libia, ma anche in altre aree particolarmente instabili del Mediterraneo l'Italia è impegnata per cercare di accompagnare e di favorire processi di stabilizzazione. Penso, ad esempio, al Libano, Paese su cui si sta compiendo uno sforzo da parte della comunità internazionale e in particolare dell'Italia, in quanto ci stiamo concentrando sul sostegno alle Forze armate libanesi.
  Nei prossimi mesi ospiteremo a Roma una conferenza a livello ministeriale per capire come meglio sostenere lo sforzo del rafforzamento delle Forze armate libanesi, uno sforzo utile per la sicurezza e la stabilità non solo del Paese ma di tutta la regione.
  Pensiamo all'effetto spillover che la crisi in Siria può avere e sappiamo che anche quello è un elemento di instabilità regionale estremamente serio e drammatico, innanzitutto, per le sue conseguenze umanitarie, ma anche per la stabilità della regione.
  Ciò a cui dobbiamo puntare fin d'ora è una strategia di medio periodo, promuovendo un più stretto dialogo con i Paesi di origine e di transito, anche in collaborazione Pag. 6con organizzazioni internazionali come l'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e l'UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees). Per questo abbiamo proposto alla Commissione europea – che l'ha condivisa – una iniziativa di dialogo regionale con i Paesi dell'Africa orientale, perché spesso rivolgiamo la nostra attenzione soltanto ai Paesi di transito; il problema, tuttavia, è la parte dell’iceberg che sta sotto la punta.
  Si tratta di un'iniziativa sulla falsariga di quanto già avviene nel quadro del processo di Rabat, che è un foro di dialogo regionale sui temi migratori tra l'Unione europea e i Paesi dell'Africa occidentale, centrale e mediterranea, di cui durante il nostro semestre di presidenza ospiteremo a Roma la quarta Conferenza ministeriale sulla migrazione e lo sviluppo.
  L'evento di lancio per la progressiva istituzionalizzazione del dialogo regionale con i Paesi dell'Africa orientale dovrebbe essere una conferenza regionale a livello di alti funzionari sul tema della lotta al traffico di esseri umani.
  Strumenti fondamentali del dialogo con i Paesi terzi sono, inoltre, i partenariati di mobilità e sicurezza che l'Unione europea sta firmando con diversi partner dell'area. È stato concluso nel giugno 2013 quello con il Marocco, il 3 marzo scorso quello con la Tunisia, mentre è in corso di negoziato un analogo partenariato con la Giordania. Si tratta di dichiarazioni politiche quadro su tutti i temi della cooperazione in materia migratoria e di asilo, che prevedono, tra l'altro, la conclusione di accordi di riammissione.
  Durante il nostro semestre di presidenza approfondiremo il dialogo sulla mobilità e la sicurezza, già in corso con i Paesi dell'Africa del nord e del Medio Oriente, e valuteremo l'avvio di un analogo dialogo con l'Egitto. La nostra attenzione prioritaria, soprattutto durante il semestre ma non solo, sarà rivolta alla tutela dei diritti umani in questo settore, tema particolarmente delicato e sensibile che sarà in cima all'agenda del nostro Governo.
  Sono inoltre in corso dialoghi in materia migratoria con partner importanti dell'Unione europea quali la Cina, con la quale, al momento, non c’è un accordo, ed altri Paesi particolarmente importanti a livello globale, pur se non regionale.
  Un discorso a parte merita l'impegno del nostro Paese sul piano della solidarietà europea in materia di immigrazione e di asilo. Lo scorso 18 ottobre abbiamo avviato – con un altro Governo, ma personalmente l'ho sostenuta e continua a essere uno strumento fondamentale – su base nazionale l'operazione «Mare Nostrum», di cui avete avuto modo di parlare in altre approfondite sedute del Comitato, per il potenziamento della sorveglianza nel Mediterraneo, il salvataggio dei migranti in difficoltà e il contrasto all'azione criminale connessa all'immigrazione irregolare.
  Finora l'operazione ha consentito il salvataggio di oltre 12.000 migranti, anche se i numeri sono in fase di costante aggiornamento. È ovvio, però, che i nostri sforzi da soli non sono sufficienti a garantire una risposta efficace. Dopo i drammatici eventi di Lampedusa, l'Italia ha condotto, in sintonia con la Commissione europea, un'azione di sensibilizzazione dei partner europei.
  Il tema è stato affrontato in base a un principio di solidarietà tra tutti gli Stati membri nella gestione di un fenomeno che interessa l'intera Unione europea. L'azione di sensibilizzazione e di condivisione della preoccupazione rispetto alla dimensione umanitaria del fenomeno è in corso, ma molti passi devono essere ancora fatti e credo che ciò non sfugga a nessuno di voi.
  La discussione sui temi migratori, avvenuta fin dall'ottobre scorso, ha rappresentato un primo passo avanti verso l'affermazione di una dimensione pienamente europea del problema. Anche la creazione di una task force dell'Unione europea, per la gestione dell'emergenza migratoria nel Mediterraneo e per una più efficace gestione del fenomeno migratorio nel medio periodo, ha costituito un passo in avanti nella presa di coscienza della valenza pienamente europea del problema (non soltanto della sponda sud dell'Europa).
  A dicembre, il Consiglio europeo ha fatto propri gli esiti dei lavori della task Pag. 7force, sancendo l'aspettativa di una rapida attuazione delle 38 misure identificate in quel contesto e poi riprese nella comunicazione della Commissione dello scorso 4 dicembre. Da ultimo, il Consiglio giustizia affari interni, lo scorso 3-4 marzo, ha dedicato un punto di discussione a una prima verifica sull'attuazione di tali misure. Tra quelle in corso di attuazione, alle quali l'Italia guarda con maggiore interesse, vi è il rafforzamento dell'agenzia Frontex e il suo coordinamento con il sistema Eurosur per lo scambio di informazioni nella sorveglianza delle frontiere esterne, operativo dallo scorso 2 dicembre.
  Vorrei ribadire che i passi fatti sul versante della sensibilizzazione a livello comunitario, della necessità di presa in carico del problema e della gestione della questione a livello europeo, sebbene abbiano registrato alcuni passi avanti, non sono decisamente esaurienti: c’è molto lavoro da fare e contiamo di portarlo avanti durante il semestre italiano di presidenza.
  Rispetto a Frontex, è per noi essenziale il rafforzamento dell'agenzia da un punto di vista tanto finanziario quanto operativo, attraverso una maggiore partecipazione degli Stati membri alle operazioni congiunte.
  È ormai imminente l'adozione da parte del Parlamento europeo (dovrebbe avvenire nel corso della prossima sessione plenaria, il 10 aprile) del nuovo Regolamento Frontex che, conformemente al diritto internazionale e alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, stabilisce norme comuni e regole di ingaggio per le operazioni congiunte in mare e per la tutela delle persone bisognose di protezione che viaggiano in flussi misti.
  Lo scorso 28 marzo la Commissione europea ha pubblicato, inoltre, la comunicazione sulla politica del rimpatrio dell'Unione europea, che costituisce uno dei capisaldi della politica europea in materia di immigrazione illegale. Questa conferisce particolare attenzione al tema dei ritorni volontari e della reintegrazione nei Paesi di origine dei migranti irregolari sottoposti a decisioni di rimpatrio.
  Vorrei ribadire che la nostra priorità sarà quella di lavorare sulla dimensione del rispetto dei diritti umani, che sappiamo essere un punto particolarmente problematico. Un aspetto fondamentale della lotta all'immigrazione irregolare riguarda, naturalmente, il contrasto dei reati ad essa connessi, in particolare la tratta e il traffico di esseri umani, fenomeni particolarmente odiosi, soprattutto quando coinvolgono donne e bambini, come avviene nella maggior parte dei casi.
  La risposta europea al problema è esplicitata nella strategia dell'Unione europea per l'eradicazione della tratta di esseri umani, che copre il periodo 2012-2016, completata dalle due direttive sulla prevenzione e la lotta al traffico di esseri umani e sulla protezione delle vittime della tratta.
  L'Italia intende dedicare grande attenzione a questo tema durante il semestre di presidenza, puntando innanzitutto alla definizione di standard procedurali per gli operatori impegnati nel soccorso delle vittime, al fine di garantire una loro identificazione sistematica e puntuale.
  Il controllo delle frontiere si basa anche su un efficace sistema di ingressi legali nel territorio dell'Unione europea, che mira a fare dello spazio Schengen una vera area di libertà a tutela dei diritti e sicurezza.
  L'azione europea in tema di gestione integrata della mobilità dai Paesi extra Schengen si articola in quattro filoni principali, che mirano a dare un'impostazione organica e funzionale al rilascio dei visti, ai controlli alle frontiere e alla tutela delle banche dati, per coniugare la libertà di movimento con le legittime esigenze di sicurezza.
  Mi riferisco alla riforma del codice visti, al progressivo dispiegamento del Visual information system, all'avvio del pacchetto Smart Borders e al passaggio al sistema informativo Schengen di seconda generazione.
  Il nostro Paese intende fare della politica dell'Europa in questo ambito un punto specifico del suo programma di presidenza. Si tratta di un punto di interesse Pag. 8prioritario per noi. Nel 2013 l'Italia è divenuto il secondo dei partner Schengen a concedere visti, con 2.125.490 visti rilasciati, secondo solo alla Francia, con 2.471.220 visti. Per la prima volta abbiamo superato la Germania, che si attesta poco sopra i 2 milioni di visti.
  Le nostre 172 sedi abilitate hanno rilasciato, in media, un visto ogni 15 secondi e in otto anni il numero di visti emessi è raddoppiato. Durante la presidenza italiana sarà avviata la discussione interna al Consiglio sulla riforma del codice visti, recentemente presentata dalla Commissione europea. È nostro obiettivo consegnare alla presidenza lettone, che seguirà quella italiana, un testo che possa rappresentare la base per il successivo negoziato con il nuovo Parlamento europeo, in vista dell'adozione del nuovo Regolamento nel corso del 2015.
  Con la Commissione europea contiamo, inoltre, di apportare alcune innovazioni in materia di visti di corto soggiorno, che introducano alcuni cambiamenti significativi per fare della politica dei visti uno strumento di crescita, attraverso un incremento dei flussi per turismo e affari. Le principali modifiche riguarderanno l'accorciamento dei tempi di trattazione delle domande di visto, il rilascio dei visti in frontiera per promuovere il turismo breve, il maggiore ricorso ai visti multi-ingresso e di durata pluriennale.
  Alla riforma nel codice visti si affianca la completa operatività, entro il 2015, del Visual information system, sistema che prevede l'acquisizione da parte degli uffici consolari delle impronte digitali dei richiedenti visto. Si tratta di una misura decisa con un Regolamento del 2008, volta a garantire maggiore sicurezza e attuata sinora in 60 Paesi extra Unione europea.
  Entro il 2015 il VIS entrerà in vigore nei Paesi in cui i partner Schengen rilasciano complessivamente il maggior numero di visti. Questo comporterà un complesso sforzo organizzativo per gestire il mantenimento degli attuali tempi di trattazione delle pratiche di visto da parte dei nostri uffici consolari, anche a fronte dell'incremento delle domande che attendiamo per l'Expo del 2015, che possono essere particolarmente consistenti.
  Un ulteriore obiettivo della nostra presidenza sarà l'avanzamento della discussione in Consiglio sul pacchetto Smart Borders. Si tratta di due proposte di regolamento, che mirano a monitorare le presenze di stranieri nell'area Schengen e ad agevolare il transito di viaggiatori abituali non a rischio.
  L'Italia sarà inoltre impegnata a promuovere la gestione efficace dei flussi migratori attraverso i canali legali, che considero il modo più efficace per depotenziare gli afflussi attraverso quelli illegali.
  Porteremo avanti il negoziato su due importanti proposte di direttiva nel campo dell'immigrazione legale, che erediteremo dalla presidenza greca tra un paio di mesi: la proposta di direttiva relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di Paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio di alunni, tirocinio retribuito e non retribuito, volontariato e collocamento alla pari; e la proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi nell'ambito di trasferimenti intrasocietari. È stata, invece, già adottata nei mesi scorsi la proposta di direttiva relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei lavoratori stagionali.
  Nel dicembre 2014, quindi nel corso delle nostra presidenza, giungerà a scadenza il Programma di Stoccolma, che aveva delineato sotto presidenza svedese le linee strategiche nel settore della giustizia e degli affari interni per il quinquennio 2010-2014. Il Consiglio europeo del prossimo giugno dovrà definire le linee strategiche dell'azione europea nel settore della giustizia e degli affari interni per il quinquennio successivo, 2015-2020.
  Si tratta di un appuntamento estremamente importante, che vede l'Italia fortemente impegnata, anche in vista della sua futura presidenza, nella definizione di tali priorità strategiche. Abbiamo accolto con grande favore la comunicazione pubblicata dalla Commissione europea lo scorso 11 marzo dal titolo «An open and secure Pag. 9Europe: making it happen», che fa stato dei risultati fin qui raggiunti nel quadro del Programma di Stoccolma, suggerendo al tempo stesso alcune linee guida per la piena attuazione dell’acquis nel settore dell'asilo e per la piena integrazione delle politiche migratorie dell'asilo nelle politiche esterne dell'Unione europea.
  Rispondo anche all'invito sull'approfondimento dell'impegno dell'Unione nel settore dell'asilo, che sarà una delle priorità del nostro semestre, anche in linea con le sollecitazioni più volte venute dal Parlamento. Vigileremo sulla piena attuazione del sistema comune europeo di asilo, la cui adozione è stata completata nel giugno del 2013, approfondendo anche le proposte elaborate dalla Commissione nella comunicazione che ho appena citato.
  In particolare, in materia di asilo condividiamo la necessità di sviluppare alcuni dei temi su cui la comunicazione della Commissione pone l'accento, dal mutuo riconoscimento della decisione di asilo, al possibile esame congiunto delle richieste di protezione internazionale, dal pooling dei centri di accoglienza, all'utilizzo più esteso dei resettlement.
  Con riguardo al Regolamento Dublino III, che stabilisce la responsabilità dell'esame delle domande di asilo in capo allo Stato di primo ingresso, pur essendo consapevoli della difficoltà di modificare il testo recentemente approvato, metteremo ogni energia affinché sia garantita la massima flessibilità nell'applicazione dello stesso nell'ambito dei margini previsti.
  In particolare, intendiamo approfondire il tema del ricongiungimento familiare quale criterio determinante previsto dal Regolamento, accanto all'interesse superiore dei minori nell'individuazione dello Stato responsabile dell'esame delle richieste di protezione internazionale.
  Nell'ambito della comunicazione della Commissione appena approvata, condividiamo l'accento posto sull'opportunità di integrare le politiche migratorie in tutte le altre politiche dell'Unione europea, allineandole con gli obiettivi di crescita della strategia 2020 attraverso una maggiore valorizzazione della migrazione regolare.
  L'obiettivo che si pone la Commissione è senz'altro condivisibile: creare, in prospettiva, un nuovo concetto di Europa come spazio unico di migrazione, prevedendo il riconoscimento nei diversi Stati membri del permesso di soggiorno nazionale rilasciato al cittadino di un Paese terzo. Ciò risponde alla necessità di trovare risposte adeguate alle sfide poste dai fenomeni migratori, nella consapevolezza che essi rappresentano una vera e propria risorsa per l'Unione europea.
  All'esigenza di attrarre nuova popolazione fa da contraltare la necessità di integrare con successo i flussi migratori nel tessuto sociale, economico e politico dell'Unione. Credo che l'integrazione rappresenti la chiave per il successo di qualsivoglia politica migratoria comune. La sfida che l'Unione europea è chiamata ad affrontare è quella di sviluppare un approccio che abbia l'obiettivo prioritario dell'integrazione effettiva di cittadini di Paesi terzi soggiornanti nel territorio degli Stati membri, garantendo loro diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell'Unione europea.
  L'Italia raccoglie questa importante sfida e a questa ispirerà la sua azione prioritaria durante il semestre di presidenza. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per questa relazione di dettaglio che ci ha fornito molte informazioni e molte sollecitazioni per approfondire l'indagine. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO MAZZONI. Signora Ministro, la ringrazio per la relazione molto dettagliata e sono particolarmente felice della puntualizzazione sul Regolamento Dublino III, anche se, essendo stato rinnovato nel luglio dell'anno scorso, sarà molto difficile intervenire, perché un regolamento non si modifica con delle direttive durante il semestre di presidenza. Mi conforta, però, sapere che il Governo italiano l'abbia inserito tra le priorità. La mia domanda prende spunto da quanto ha Pag. 10dichiarato il Ministro dell'interno Alfano la scorsa settimana, secondo cui nei primi tre mesi dell'anno ci sono già stati 11.000 sbarchi, cioè sette volte di più rispetto al 2013, e nei prossimi mesi potrebbero arrivare da 300.000 a 600.000 migranti: un esodo biblico.
  Premesso che non è consegnando un avviso di garanzia a chi sbarca a Lampedusa che si risolve il problema dell'immigrazione clandestina, vorrei chiederle se avere eliminato il reato di clandestinità, che esiste in tutti gli altri Paesi d'Europa, non sia un incentivo in più a venire verso le nostre coste.
  Valuto molto positivamente i visti di corto soggiorno per incentivare il turismo e gli affari, però, c’è anche un'immigrazione che non passa dai gommoni e dagli scafisti: l'immigrazione cinese. Nelle scorse sedute del Comitato abbiamo parlato del problema Prato, per cui bisogna fare attenzione a non dare un grimaldello a un sistema già molto oliato e raffinato, che passa in parte da un'immigrazione illegale proveniente dalla Slovenia, ma in gran parte attraverso un sistema di visti turistici, poi seguito da false assunzioni per ottenere il permesso di soggiorno e, infine, da licenze commerciali fasulle. Si entra così nel circuito, quando va bene, altrimenti si diventa schiavi.
  Nell'incentivare il sistema dei visti di corto soggiorno, quindi, teniamo ben presente che potremmo dare un'ulteriore arma a mercanti di schiavi che non arrivano con i gommoni, ma comunque provocano danni economici e sociali, come abbiamo visto nel distretto di Prato. Sarebbe quindi auspicabile una collaborazione maggiore da parte delle autorità diplomatiche cinesi in Italia.
  Un imprenditore audito la scorsa settimana ci ha detto che per entrare in Cina è necessario effettuare l'esame del sangue, mentre qui si entra attraverso maglie molto più larghe: i consolati cinesi, quando si chiede di identificare un cittadino cinese, si permettono di rispedire alle questure raccomandate che non vengono neanche aperte. Vorrei sapere se ci sia un impegno del Governo per sottoporre questo problema alle autorità di Pechino. Grazie.

  FEDERICO FAUTTILLI. Un grazie sentito a lei, Ministro, per la sua presenza e soprattutto per l'ampia e approfondita relazione che ci ha voluto proporre e che leggerò attentamente in seguito. Per il momento, desideravo anch'io porle brevemente due domande.
  Se non sbaglio, la presidente ha posto una domanda sulla questione Cina, che è stata ripresa dal senatore Mazzoni. Mi sembra che lei abbia risposto che non ci sono accordi.
  Vorrei sapere, quindi, se sia possibile promuovere un'iniziativa del nostro Governo nei confronti del Governo cinese per affrontare le problematiche di carattere economico e sociale che emergono da questa forte immigrazione – cinese – nel nostro Paese, a cominciare dalla realtà di Prato, visto quanto è recentemente accaduto. Nelle audizioni delle forze economiche e sociali di quella realtà, infatti, ci siamo resi conto di come il problema debba essere affrontato in tempi brevi con il Governo cinese.
  Nella sua relazione si elencano le iniziative di carattere normativo che il Governo intende assumere nel semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Vorrei chiederle se sia possibile promuovere una Conferenza europea sull'immigrazione mediterranea, per mettere a fuoco la questione dal punto di vista della cultura politica con gli altri Stati membri dell'Unione europea, anche perché credo sia giunto il momento di istituire in Italia un centro di accoglienza europea, per superare le strettoie che il Regolamento Dublino III comporta.
  Si dovrebbe valutare anche la possibilità di istituire un servizio di ricezione delle domande di asilo e di protezione presso i consolati e le ambasciate italiane nei Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, per consentire viaggi normali ed evitare la crescita esponenziale di cifre che, Pag. 11purtroppo, visti i dati citati dal Ministro Alfano la scorsa settimana, appaiono estremamente preoccupanti.

  NADIA GINETTI. Desidero consegnare al Ministro il resoconto di un incontro tenutosi giovedì scorso in Sicilia, a Palermo, alla presenza del Ministro dell'interno, sulla politica di immigrazione europea. Si è trattato di un incontro tra il Senato – che vi ha partecipato con la Commissione politiche europee – le Assemblee regionali e il Parlamento europeo per consegnare, durante la presidenza italiana del semestre europeo, delle tematiche su cui concentrare l'intervento e le proposte.
  L'immigrazione è una delle questioni di particolare significato che abbiamo trattato anche in questa sede, a venti anni dalla costituzione di un mercato interno, di uno spazio interno dell'Unione europea che doveva garantire libertà di circolazione delle merci, dei servizi e delle persone.
  A vent'anni di distanza, ci siamo resi conto – quest'anno viene a scadenza anche il Programma di Stoccolma – che creare uno spazio interno di sicurezza, di libertà e di giustizia presuppone frontiere comuni e una politica estera unica e forte, che permetta anche una politica comune di immigrazione.
  Oggi i confini sono ancora quelli nazionali, le politiche estere, per lo più, sono quelle nazionali e vi sono Paesi, come il nostro, che affacciandosi sul Mediterraneo, devono gestire flussi migratori che non sono quelli della Germania, cioè programmabili e gestibili con strumenti ordinari, ma richiedono interventi in emergenza.
  Probabilmente, come lei evidenziava, visto che gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo sono Paesi di transito, perché i profughi provengono anche da Paesi sotto il Sahara o il Corno d'Africa, e quindi passano attraverso Paesi come la Libia, dove nascono le associazioni criminali di traffico di esseri umani, dovrebbe essere un obiettivo del nostro Paese spingere ulteriormente verso la stipula di accordi bilaterali e regionali, come prevede la proposta del presidente della Commissione dei diritti umani, il senatore Luigi Manconi.
  Sarebbe, quindi, opportuno istituire in loco degli uffici europei che consentano l'istruttoria e così l'avvio delle procedure per il rilascio dei visti e dell'asilo, evitando i viaggi della morte, che sono causa non sono solo degli oltre 300 morti di Lampedusa, ma dei 20.000 cadaveri che ancora giacciono nel nostro mare, un mare che ormai divide un nord del mondo ricco da un sud povero.
  Chi possiede i diritti e una cultura di civiltà, come l'Europa, potrebbe svolgere un ruolo fondamentale anche in riferimento alla Cina, perseguendo un assetto geopolitico che non si basi soltanto sullo spostamento delle masse in funzione del PIL, cioè della ricchezza prodotta, ma investa sulla tutela dei diritti, un tema che esige un riequilibrio a livello mondiale. Credo che in questo l'Europa possa giocare un ruolo fondamentale e così pure l'Italia con la presidenza del semestre europeo.

  GIORGIO BRANDOLIN. Anch'io ringrazio il signor Ministro per le informazioni e l’«ambizioso» programma della prossima presidenza italiana. Ho tre domande secche da porre: avevamo notizia dei 700.000 disgraziati pronti ad arrivare dalla Libia già da tre mesi, perché ce l'aveva anticipato in audizione il responsabile del Dipartimento della sicurezza. Ovviamente, parla il Ministro e i giornali ne parlano, ma era una preoccupazione che avevamo già e che è stata dimostrata dai numeri in questi primi tre mesi, perché il numero degli immigrati salvati dalle nostre navi è dieci volte tanto rispetto ai mesi precedenti, quindi, si fa presto a fare i conti: 40.000 moltiplicato per dieci fa 400.000, cioè proprio una parte di quei 700.000. La prima domanda, quindi, è questa: con che tempi, con quali azioni, con quali aiuti europei affrontare quella emergenza ?
  Lei ha parlato – ovviamente condivido – della necessità di un coordinamento tra Pag. 12le varie politiche europee in cui si inserisce anche questa. Vorrei sapere, quindi, se ci sia già una traccia, un elenco di queste politiche che potrebbero aiutare il discorso dell'immigrazione. Infine, vorrei sapere se, dopo quattro mesi di azione fondamentale di «Mare Nostrum», siano state fatte delle valutazioni. Qualcuno sostiene – abbiamo ascoltato ciò anche in questa sede – che «Mare Nostrum» favorisca questa clandestinità, quindi vorremmo chiederle se il suo Ministero abbia fatto una valutazione su questo punto. Ritornando alla prima domanda, faccio una piccola considerazione, se il presidente me lo permette: che, ci sia o non ci sia il reato di clandestinità, i 700.000 erano già lì quattro mesi fa !

  PAOLO ARRIGONI. Grazie, Ministro, ovviamente mi riservo di valutare più attentamente tutte le linee di azione che intende mettere in campo nel prossimo semestre europeo.
  Mi permetta, però, di dissentire sulla considerazione che lei ha espresso parlando di migrazione come risorsa per il nostro territorio. Desidero ricordare che il dottor Natale Forlani, che è il direttore del Dipartimento delle politiche del lavoro e dell'integrazione, ha dichiarato che questo Paese non ha assolutamente bisogno di manodopera straniera di bassa qualifica.
  Vorrei poi intervenire sull'azione «Mare Nostrum», di cui non conosciamo tutto, come lei pensa, ma di cui conosciamo gli effetti, ovvero i dati decuplicati rispetto allo scorso anno. Quando è stata inaugurata, il 18 ottobre, il Ministro Alfano ha parlato di un'azione deterrente rispetto al fenomeno migratorio e di contrasto alla criminalità organizzata, la quale specula sulla tratta di essere umani.
  Il Ministro Mauro ha parlato anche di un costo mensile di questa operazione, che è di circa 1,5 milioni di euro. La realtà, quindi, è tutt'altra e dimostra il fallimento delle politiche del Governo Letta e del Governo Renzi, che ha un filo conduttore nel Ministro dell'interno Alfano.
  I dati dicono che i migranti sono decuplicati, voci di stampa parlano di una moltiplicazione per dieci delle spese e, come Gruppo, la Lega Nord ha presentato anche un'interrogazione per conoscere non solo i costi, ma anche le linee direttrici e le regole di ingaggio a cui devono sottostare le imbarcazioni della Marina Militare.
  A questo si aggiunge anche una circolare dell'8 gennaio del Ministero dell'interno, che invita i territori, attraverso i prefetti, a individuare zone di accoglienza per i migranti, specificando i costi giornalieri per l'assistenza. Tenuto conto del fatto che gli arrivi di quest'anno sono ormai 13.000 e che c’è stato un ulteriore arrivo di più di 1.000 profughi, stiamo parlando di oltre mezzo milione di euro al giorno. Questi profughi vengono imposti agli enti locali dalle prefetture, che ricevono questo input dal Governo, senza che i sindaci ne siano informati.
  Come Gruppo Lega Nord ci domandiamo che politiche intenda attuare questo Governo in ordine all'operazione «Mare Nostrum», ovvero, posto che noi la riteniamo fallimentare, se intenda confermarla così com’è, modificarla, oppure eliminarla.
  Non sappiamo quali siano le regole di ingaggio, ma certamente il pattugliamento delle coste di partenza dei migranti rappresenterebbe un vero deterrente. Ci domandiamo quale sia la politica di questo Governo nei confronti dei centri di identificazione e di espulsione (CIE) e dei vari centri di accoglienza, sia riguardo ai richiedenti asilo, sia riguardo ai centri di soccorso e prima accoglienza.
  Vorremmo sapere, quindi, se proseguirà la politica di smantellamento di questi centri in favore dell'individuazione di punti di accoglienza sui vari territori all'insaputa dei sindaci. Voglio ricordare che solo la metà dei migranti venuti in Italia nell'ultimo anno ha chiesto asilo, e che il dottor Pinto, dirigente del Ministero dell'interno, ha affermato che «Mare Nostrum» rappresenta un polo attrattivo per i migranti.
  Vorremmo conoscere, quindi, la politica del Governo su «Mare Nostrum» e sapere cosa intenda fare sui centri di accoglienza. Da due anni il Parlamento è Pag. 13impegnato sul problema del sovrappopolamento delle carceri, di cui un terzo degli ospiti è rappresentato da persone straniere.
  Vorrei chiederle se intenda attivare degli accordi bilaterali con i Paesi di origine di questi stranieri in carcere, per fare in modo che possano scontare la pena nei Paesi di origine e, quindi, attraverso questa importante azione e non attraverso il decreto «svuota carceri», attenuare il problema del sovraffollamento delle nostre carceri, tema sul quale la Comunità europea ci impone di intervenire. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti i colleghi. Desidero evidenziare come molte di queste tematiche siano precipuamente di competenza del Ministero dell'interno, per cui martedì prossimo audiremo anche il Ministro Alfano.

  LUCA FRUSONE. Anche io mi rifaccio alle parole del senatore Arrigoni, visto che un mio ordine del giorno impegna il Governo a far scontare la pena ai carcerati nei loro Paesi d'origine. Studiando la faccenda ho appreso che abbiamo siglato accordi con Singapore, ma non con Paesi che potrebbero dare un vero valore aggiunto a questa iniziativa. Non so, infatti, quanti cittadini di Singapore siano ospitati nelle nostre carceri, mentre dovremmo coinvolgere altri Paesi.
  Per quanto riguarda l'immigrazione tengo a ribadire che, al di là di tutti gli sforzi profusi nel Mediterraneo, vorrei un Governo più attento a ciò che avviene prima. Rivolgiamo, infatti, la nostra attenzione a questi Paesi di transito, ma rimaniamo muti e ciechi su quanto accade prima che questi flussi migratori vi arrivino.
  Nel caso della Libia, ad esempio – il Ministro Mogherini lo sa perché ne abbiamo già parlato –, bisognerebbe considerare non solo le frontiere sul Mediterraneo, ma anche le frontiere a sud, e quindi allargare il nostro colpo d'occhio sul fenomeno.
  Non so se il Ministro Mogherini sia l'interlocutore migliore per rispondere a questa domanda, ma abbiamo scoperto da poco che ci sarà una missione europea nella Repubblica Centrafricana a cui parteciperemo come Paese, ma della quale, come Parlamento, non abbiamo avuto comunicazione. Siamo quindi perplessi a fronte dell'intento di andare in una Repubblica con grandi problemi per aprire maggiormente gli occhi, ma nello stesso tempo di tenerli chiusi rispetto al Parlamento, in quanto non sapevamo nulla di questa iniziativa EUFOR RCA.
  Vorrei sapere quando il Governo abbia intenzione di informare il Parlamento di questa iniziativa. Grazie.

  MICAELA CAMPANA. Vorrei ringraziare il Ministro, anche perché, come si è detto più volte, molte delle domande poste andranno rivolte al Ministro Alfano martedì prossimo, quindi, intanto la ringraziamo per la relazione e il materiale che ci mette a disposizione.
  Vorrei esprimere soltanto due considerazioni rispetto all'introduzione fatta dal Ministro, intanto sul tema della Libia. È evidente che nel corso degli ultimi anni, rispetto non solo ai numeri ma anche alla posizione geografica, la Libia è risultata essere un Paese in cui i temi della migrazione e del transito non possono essere considerati una questione interna, bensì una questione di livello internazionale.
  Dei 6 milioni di abitanti che quel Paese conta, quasi 2 milioni sono migranti, quindi è un Paese di transizione ma anche un Paese in cui molte di queste persone si fermano. L'Italia è la nazione che in questi anni ha cercato un ruolo attivo nella collaborazione con questo Paese, ma chiedo al Ministro se, rispetto a questo Paese, vi siano anche altri accordi e se nel corso del nostro semestre di presidenza possiamo incrementarli, anche considerando gli ultimi dati di alcune agenzie sui diritti umanitari dei migranti.
  Un'altra domanda è soltanto di conoscenza, per capire se rispetto ai Paesi del Nord Africa abbiamo delle interlocuzioni maggiori e quali siano i Paesi più recalcitranti nella discussione e nel rapporto con l'Italia.Pag. 14
  Il Ministro ha giustamente evidenziato come «Mare Nostrum» sia uno strumento da potenziare, per cui mi chiedo quali siano i livelli di potenziamento di questo strumento rispetto alle deleghe del Ministero e anche alla collaborazione intraministeriale con il Ministro Alfano.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, per la replica.

  FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Proverò a fornire contributi i più esaurienti possibile, sapendo che la maggior parte delle questioni sollevate, effettivamente, è di competenza di diversi Ministeri, quali interno, difesa e giustizia.
  Parto dal tema della giustizia, che è stato sollevato dall'onorevole Frusone e dal senatore Arrigoni; a tale riguardo vorrei segnalare che è in corso un lavoro per estendere il tipo di accordi che abbiamo con Singapore anche a Paesi che hanno una popolazione carceraria più consistente in Italia; di questo immagino che vi darà notizia il Ministro della giustizia.
  È in corso, in questo senso, un lavoro congiunto, in sinergia, tra Ministero degli esteri e Ministero della giustizia, perché questo è uno degli elementi chiave non tanto nell'ambito della politica estera, quanto in tema di misure sulle modalità di sconto della pena.
  Vado al tema fondamentale dopo un accenno sulla Cina. Ribadisco che non è in vigore un accordo al momento; il tema è in fase di elaborazione, più che a livello bilaterale, sul piano dei rapporti Cina/Unione europea. Da questo punto di vista spero che la visita che il Presidente cinese ha effettuato in Europa, a Bruxelles (è stata la prima volta che un Presidente cinese ha visitato le Istituzioni europee), possa aver aperto alcuni canali, che faremo in modo di approfondire e rendere più consistenti nel corso della nostra presidenza.
  Vengo al punto fondamentale, in quanto tutte le domande ruotano attorno a un'espressione in particolare, cioè quella dell’«esodo biblico». Farei una premessa: io volutamente non ho mai usato i termini «esodo» o «emergenza» nella mia comunicazione di oggi, perché penso che non siamo davanti a questo tipo di scenario. Come avete giustamente detto, siamo davanti a un fenomeno che conosciamo, che ha delle radici, delle motivazioni, delle dinamiche, che più approfonditamente riusciamo a comprendere e meglio ci attrezzeremo a gestire.
  Credo che questo possa avvenire attraverso due canali: nell'immediato, con un sistema di accoglienza (a tale riguardo, non compete sicuramente al Ministero degli esteri relazionare davanti a questo Comitato su tale aspetto), ma anche attraverso politiche il più possibile lungimiranti, volte a disinnescare le due grandi radici dei fenomeni migratori, che poi in gran parte sono fenomeni di richiesta di asilo. Veniva citato il tema della clandestinità, ma la maggior parte delle persone che arrivano, anche con «Mare Nostrum», chiede tuttavia asilo non in Italia, ma soprattutto in altri Paesi dell'Unione europea.
  Rispetto al funzionamento o non funzionamento di «Mare Nostrum», dal mio punto di vista, invece il criterio principale poggia sul numero di vite salvate. È infatti presente un elemento che va al di là del cinismo e penso che dobbiamo partire dal valore della vita umana, insieme ad una dinamica pienamente europea di cui dobbiamo essere consapevoli. Possono essere 300.000 o 600.000, ma il punto è che risulta poco utile esercitarci oggi su previsioni numeriche. C’è un dato, che sicuramente parla di grandi numeri, su cui vi sono le due micce che accendono questo fenomeno: da una parte i conflitti e dall'altra la povertà. È compito del Ministero degli esteri lavorare su queste due radici del fenomeno. Si tratta di un lavoro di medio-lungo periodo, però credo che sia la parte del lavoro che ci compete.
  Non è un caso che il principale Paese di transito sia la Libia e sono d'accordo con quanto diceva l'onorevole Frusone sulla necessità di guardare anche a quanto succede a sud della Libia, perché il vero Pag. 15tema è l'Africa. Come ricordava ieri il presidente Prodi in un articolo, l'Africa ha la stessa percentuale di prodotto lordo globale del 1980; questo è il punto da cui far partire i nostri ragionamenti.
  C’è una nuova speranza e anche una nuova classe dirigente che sta provando ad affermarsi, c’è un germoglio di rinascimento potenziale che ci fa pensare che l'Africa possa essere un continente a cui prestare attenzione in una chiave non soltanto volta a mettere fine alla povertà, ma anche in termini di opportunità dal punto di vista politico ed economico. Tra la fotografia della povertà di oggi e la speranza del rinascimento di domani, si colloca la nostra azione politica, la nostra azione di Governo.
  In riferimento alla missione nella Repubblica Centrafricana, posso dire che oggi è in partenza un volo della cooperazione grazie al quale si consegneranno medicine e generi alimentari per un valore di 300.000 euro; tale iniziativa fa parte di un programma più ampio che, nell'arco dell'anno, prevede un investimento di circa 2,5 milioni di euro volti a progetti di cooperazione allo sviluppo nella Repubblica Centrafricana.
  Sappiamo bene, infatti, che le misure adottate contro la povertà con criteri di empowerment delle organizzazioni e della popolazione della società civile locale prevengono i conflitti, nonché la disperazione che porta a intraprendere i viaggi della speranza; per tale motivo ribadiamo costantemente che, anche in un momento di forte tensione all'est dell'Europa, non dobbiamo dimenticare il conflitto da tre anni in corso in Siria. Da lì verrà, probabilmente, non solo il grosso della disperazione umana del Mediterraneo, ma, forse, anche qualche sfida alla sicurezza del nostro continente: se ce ne dimentichiamo, rischiamo di avere un risveglio brutale tra qualche mese.
  Dal mio punto di vista la priorità è salvare vite umane e, nel medio e lungo periodo, lavorare agli obiettivi di sviluppo del millennio, al fine di mettere il mondo nelle condizioni di garantire un accesso ai diritti umani e alle risorse economiche e naturali che sia dignitoso e il più possibile equo.
  Questo è l'unico modo che abbiamo, nel medio e nel lungo periodo, di gestire in modo sostenibile e razionale lo sviluppo del nostro pianeta. Capisco che è un discorso macro rispetto alle domande più puntuali che sono state fatte, ma è evidente che non rientra nella competenza del Ministero degli esteri la questione dei CIE.
  Ciò che sta in capo al lavoro che la politica estera di un Paese può fare è il tentativo di sminare il terreno, molto minato, dello sviluppo globale, il che significa lavorare su un versante, che è quello della lotta alla povertà, garantendo il basilare accesso ai servizi per la salute, all'istruzione e ai diritti umani; dall'altro, prevenire e disinnescare i conflitti aperti attualmente in corso, che sono in gran parte il motivo per cui la gente decide di affrontare un viaggio che mette a repentaglio la vita propria e spesso quella dei propri figli, per sfuggire a condizioni di conflitto obiettivamente insostenibili, di cui a volte non ci rendiamo neanche pienamente conto.
  Questo è l'impegno che il Ministero degli esteri e il nostro Governo nel settore della politica estera sta svolgendo. Come ho avuto modo di dire davanti alle Commissioni esteri di Camera e Senato, è necessario, da un lato, un investimento maggiore sulla cooperazione allo sviluppo, che è un investimento per il nostro Paese anche in termini di stabilità e di sicurezza, dall'altro, la gestione dei conflitti aperti. Lavorare sulla risoluzione e sulla prevenzione dei conflitti (quelli più vicini a noi, ma a volte anche quelli non così vicini, perché il mondo ormai è unico) contribuisce, infatti, alla nostra stabilità e alla nostra sicurezza in modo più diretto di quanto a volte non vediamo.
  Sul coordinamento delle politiche europee, in sintesi, sono stati fatti dei passi in avanti ma molto resta da fare. Il nostro sforzo principale è quello di far passare il messaggio, ricordato dalla senatrice Ginetti, che il tema non è soltanto nostro; bisogna infatti uscire da questa logica per Pag. 16cui i Paesi del sud si occupano del Mediterraneo e in particolare del Mediterraneo in chiave migratoria.
  Il messaggio che va diffuso e in merito al quale ci stiamo sforzando di coinvolgere tutti i Paesi europei, è che il Mediterraneo è il mare europeo, che ha molte dimensioni, non soltanto quella migratoria; è nondimeno un mare europeo, non il mare del sud dell'Europa. È un mare pienamente europeo e quindi deve essere l'Unione europea ad occuparsene, in tutti i suoi aspetti, da quello migratorio a quello della pace e della sicurezza, fino a quello delle risorse e dello sviluppo.
  È tema pienamente europeo e il mandato che noi ci diamo per il semestre è quello di far passare il messaggio che non è una questione italiana o del sud dell'Europa, ma è un tema che riguarda l'Unione europea nel suo complesso. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per questi preziosi elementi di valutazione. Naturalmente, il Comitato le sarà grato se durante il semestre europeo vorrà tenerci in considerazione per qualunque iniziativa o momento di dibattito. Nel ringraziare il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.