XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 26 settembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti di Fise Assoambiente.
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 
Cerroni Monica , Presidente di Assoambiente ... 3 
Piacenti Luciano , Presidente della sezione Gestione Impianti Rifiuti Urbani di Assoambiente ... 5 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 6 
Crippa Davide (M5S)  ... 6 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 7 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 7 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 8 
Perrotta Elisabetta , Direttore di Assoambiente ... 8 
Cerroni Monica , Presidente di Assoambiente ... 8 
Zagaroli Mauro , Rappresentante di Fise Assoambiente ... 8 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 9 

Audizione di rappresentanti di Federconsumatori e Cittadinanzattiva:
Crippa Davide , Presidente ... 9 
Toto Tiziana , Responsabile nazionale del settore energia e ambiente di Cittadinanzattiva ... 9 
Zanini Mauro  ... 12 
Crippa Davide , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  La seduta comincia alle 15.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Fise Assoambiente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Fise Assoambiente.
  Sono presenti il Presidente, dottoressa Monica Cerroni, il Direttore, dottoressa Elisabetta Perrotta, il Presidente della Sezione gestione impianti rifiuti urbani Assoambiente, dottor Luciano Piacenti, e il Rappresentante di Fise Assoambiente, ingegnere Mauro Zagaroli.
  Do la parola alla Presidente di Assoambiente, dottoressa Monica Cerroni.

  MONICA CERRONI, Presidente di Assoambiente. Mi limiterò a fare una breve introduzione, perché so che i tempi sono stretti, gli argomenti sono molteplici e bisogna essere sintetici. Ringrazio molto il presidente per questa occasione, perché nell'ambito del documento sulla Strategia Energetica Nazionale ha convocato la nostra associazione, che rappresenta a livello nazionale le imprese private di Confindustria che si occupano dell'igiene ambientale, di recupero di materia e recupero energetico.
  È un settore molto importante, che vanta oggi un fatturato complessivo di 10 miliardi di euro l'anno e occupa più di 65 mila addetti. Anche nell'ambito del documento sulla SEN il recupero e la valorizzazione dei princìpi (leggo testualmente) «rappresenta un'occasione significativa per lo sviluppo sostenibile e va considerata sistematicamente in tutte le iniziative in corso di definizione nei diversi ambiti di intervento, ad esempio le rinnovabili».
  Occorrerà quindi orientare la spesa anche attraverso maggiori ritorni in termini di benefici ambientali, in particolare l'attenzione verrà rivolta al riciclo e alla valorizzazione energetica dei rifiuti.
  Ad oggi, nell'ambito del documento della SEN troviamo il riconoscimento dell'importanza del settore, però purtroppo tutte le attività che sono seguite alla stesura di quel documento non vanno in quella direzione.
  Poiché sappiamo quanto sia critico il servizio di gestione dei rifiuti in Italia, quante emergenze possa provocare e quante ne abbia già provocate, compromettendo anche l'immagine del Paese e rappresentando a volte l'ago della bilancia per quanto riguarda scelte politiche, vorremmo che nell'ambito della SEN si potesse dedicare maggiore spazio, per promuovere quel recupero di materiali finalizzati alla valorizzazione energetica così importante per il nostro settore.Pag. 4
Abbiamo consegnato un documento molto articolato, che non vuole essere solo un intervento di settore per gli interessi di una corporazione: rispondiamo con le nostre richieste a tutti i documenti ufficiali indicati dall'Unione europea e anche dall'ultimo Piano nazionale sulle energie rinnovabili.
  Desidero sintetizzare le ragioni del nostro ritardo, per poi lasciare la parola al Presidente Piacenti, che ha a che fare quotidianamente con tutti gli operatori del settore. I ritardi nella valorizzazione del recupero energetico sono dovuti soprattutto a due motivi, il primo dei quali è l'assenza di stabilità nel valore dei certificati verdi. Il sistema bancario e assicurativo non riesce a fare dei project finance adeguati perché la fluttuazione dei certificati verdi in una struttura con impianti così complessi impedisce di garantire certezze in un momento di crisi finanziaria.
  L'altro problema importante è quello delle autorizzazioni, che in Italia come in altri settori a volte giungono dopo quattro o sei anni. Se a questo aggiungiamo a volte la scarsa consapevolezza della cittadinanza sull'esigenza di gestire nel proprio territorio gli impianti stessi, ecco che ci troviamo in una situazione di grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei.
  Vorrei anche aggiungere che è importantissimo il recupero di energia da elettricità, calore, biogas, come evidenziato nell'ultimo Piano nazionale sulle fonti rinnovabili, per due effetti importanti, come da noi recepito nella direttiva 2009/98 dell'Unione europea: produce effetti come la riduzione dei gas climalteranti derivanti del recupero di energia da rifiuti, in virtù sia del mancato conferimento in discarica, sia della sostituzione di una quota di energia altrimenti prodotta con combustibili fossili.
  Se vogliamo quindi superare la discarica, dobbiamo considerare alcuni dati dell'Ispra, in quanto in questa sede penso sia opportuno citare dati di organismi terzi rispetto a noi. L'Ispra dichiara (dati del 2011, ma non tanto discostanti) che ancora il 42 per cento dei rifiuti è conferito in discarica, e occorre una modernizzazione del sistema.
  Posto che la raccolta differenziata e il recupero di materia sono già previsti nell'atto di recepimento della direttiva e negli obiettivi che la nostra associazione vuole raggiungere (già prima del recepimento della direttiva ci muovevamo attraverso la comunicazione in questo senso), vorrei citare dei dati, perché è importante incrementare il recupero di materia e di energia al pari degli altri Paesi europei. Troppo spesso l'Italia si confronta con l'estero considerandosi il fanalino di coda, ma nei Paesi europei considerati più green (Austria, Germania, Olanda e Svezia), elevati livelli di raccolta differenziata sono profondamente integrati ad alti tassi di recupero energetico.
  L'Italia come recupero di materia si colloca secondo l'Ispra al 37 per cento, quasi in linea con il 40 per cento europeo, ma al di sotto dei sei Paesi più green con il 58 per cento. Il recupero energetico in impianti di incenerimento dei rifiuti urbani risulta ancora al di sotto della media europea: al 17 per cento in Italia, al 23 per cento negli altri Paesi europei, e ancora al di sotto della media di quei Paesi green. Spesso, purtroppo, si parla solo di loro e poco di noi e di tanti impianti, di raccolte differenziate, di tutto quello che l'Italia, anche attraverso la Commissione Ambiente della Camera e del Senato e molti deputati anche tramite alcune fondazioni, promuovono.
  I Paesi più green, quindi più virtuosi hanno addirittura il 42 per cento di termovalorizzazione. C’è quindi l'assoluto interesse a promuovere azioni finalizzate al recupero di calore, di biogas, di termovalorizzazione, c’è anche un'esigenza di rinnovare alcuni impianti obsoleti per favorire un minore impatto ambientale.
  Nel materiale che abbiamo lasciato agli atti della Commissione ci sono anche i documenti che individuano nell'Italia dal 2013 al 2016 un terreno più fertile rispetto all'Unione Europea per fare investimenti su impianti meno impattanti per l'ambiente.Pag. 5
  Auspico quindi che attraverso l'incontro di oggi – e ringrazio tutti i componenti della Commissione –, come già stiamo facendo in tutti gli altri tavoli e nelle altre Commissioni proponendo emendamenti ed evidenziando le nostre priorità, si possa ampliare in questo documento questo ruolo già peraltro codificato, per aprire nuovi orizzonti e sviluppare nuove prospettive.
  Vorrei segnalare anche alcune criticità paradossali, ma lascio la parola al Presidente della sezione Gestione Impianti Rifiuti Urbani Assoambiente, ingegner Piacenti.

  LUCIANO PIACENTI, Presidente della sezione Gestione Impianti Rifiuti Urbani di Assoambiente. Ringrazio il presidente e gli onorevoli membri della Commissione per averci invitato a questo confronto. La Presidente Cerroni ha già ampiamente tracciato le linee essenziali del nostro contributo, quindi faccio dei riferimenti flash al documento che è stato distribuito.
  Il concetto fondamentale su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è che il trattamento dei rifiuti – e quindi i rifiuti medesimi – possono costituire una fonte di energia rinnovabile, e come tale rientrare a pieno diritto nel novero delle fonti rinnovabili, che gli atti della Comunità europea e i trattati a cui l'Italia ha aderito ci richiamano a utilizzare per diversificare la produzione di energia elettrica rispetto alle tradizionali fonti fossili.
  Si faceva riferimento ai Paesi europei cosiddetti green, che molto prima di noi hanno sviluppato un sistema di trattamento, smaltimento e valorizzazione energetica dei rifiuti, che prevede il pieno utilizzo di questi rifiuti per produrre energia sia elettrica che termica. Hanno inserito questi provvedimenti all'interno di legislazioni nazionali che favoriscono e incentivano questa utilizzazione.
  Un esempio per tutti sono le realizzazioni virtuose visitabili in Europa, come il famoso impianto di Spittelau, a Vienna, chi è più visitato del Prater ed è stato costruito al centro della città per produrre il calore necessario a garantire l'acqua sanitaria calda al vicino ospedale.
  Questo sembra paradossale se si ragiona con sovrastrutture mentali che in Italia purtroppo sono molto diffuse, ma è del tutto logico in un'ottica di apertura europea all'utilizzo di questi impianti per produrre energia da fonti rinnovabili. Così è stato fatto a Parigi, dove nel centro della città ci sono tre impianti di termovalorizzazione, l'ultimo dei quali costruito proprio sulla Senna, così è stato fatto a Montecarlo, dove è stato costruito vicino all'ospedale Principessa Grace, e potrei continuare con molti altri esempi.
  È chiaro che utilizzare i rifiuti per produrre energia offre vantaggi rispetto al conferimento di rifiuti in discarica, e per ogni tonnellata di rifiuti che noi termovalorizziamo o comunque valorizziamo energeticamente riduciamo di 500 chilogrammi il contributo di CO2 che mandiamo in atmosfera a parità di utilizzo rispetto alla discarica. Soprattutto c’è una minor produzione di metano, e questo tende ad avere un impatto molto efficace sull'abbattimento dei gas climalteranti.
  I dati sono stati già forniti dalla Presidente. Vorrei solo aggiungere che a livello nazionale siamo molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. Annualmente produciamo (dati Ispra del 2011) circa 4 mila gigawattora elettrici e 2 mila gigawattora termici dal trattamento energetico dei rifiuti, che corrispondono all'1 per cento circa della produzione totale nazionale e solo al 5 per cento della produzione di rinnovabili.
  Se riuscissimo, rispettando i parametri di legge, quindi con una raccolta differenziata che arrivasse al 65 per cento e con un 35 per cento di smaltimento di rifiuti non differenziabili e non recuperabili, a valorizzarli energeticamente, riusciremmo a raddoppiare questi valori e quindi a contribuire con un 10 per cento alla produzione di energia da fonti rinnovabili e ad arrivare quasi al 3 per cento della produzione energetica nazionale totale. Nel nostro documento trovate dei riferimenti puntuali sull'equivalenza tra una Pag. 6tonnellata di rifiuti trattata e la corrispondente produzione di energia sia elettrica che termica.
  Sempre richiamando esperienze europee, quindi prendendo ad esempio quello che gli altri fanno anche meglio di noi, vorrei citare la Danimarca che da tempo ha abolito la discarica e ha sviluppato un sistema impiantistico efficiente, che valorizza energeticamente i rifiuti, quindi oggi esistono in Danimarca delle reti integrate che raccolgono sia l'energia elettrica che il calore prodotto da questi impianti e lo distribuiscono nelle città alimentando case e industrie.
  Le criticità di questo settore sono già state rammentate dalla Presidente Cerroni. Aggiungerei solamente un punto critico per il settore: gli interventi fatti sul costo evitato di combustibile (CEC) succedutisi nell'ultimo anno, che hanno pesantemente penalizzato gli operatori del settore. Questi avevano infatti già effettuato gli investimenti sulla base di incentivi e presupposti di ritorno economico derivanti dalla normativa previgente, che invece con effetti retroattivi sono stati ridotti, penalizzando pesantemente questo settore ma soprattutto i cittadini che vivono nelle regioni in cui sono necessari questi impianti che hanno diritto al CEC, perché questi sono collocati nelle regioni in cui è stata dichiarata l'emergenza rifiuti.
Oltre alla valorizzazione energetica dei rifiuti, possiamo parlare con pari valenza della produzione di biogas da rifiuti e da discarica. Rimango a vostra disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, presidente. Ringrazio gli auditi per il loro contributo anche se mi trovo d'accordo solo sull'ultima parte, sul discorso del biogas da fermentazione di frazione umida.
  Sicuramente la nostra idea di politica non prevede quella della valorizzazione energetica che voi avete illustrato, perché «le tre R» sono riduzione, recupero, riuso, e per me il riuso non è la valorizzazione energetica del rifiuto. Ci sono studi analitici sul ciclo di vita di ogni prodotto e la parificazione tra un ciclo di vita di un prodotto in LCA (Life Cycle Assessment) e un prodotto che dalla nascita alla morte viene analizzato nella sua interezza. Quando questo va a finire all'interno di un ciclo di incenerimento, abbiamo perso una notevole parte di potenzialità energetica, ma come materia viva, non come potere combustibile.
  Da anni assistiamo a un tentativo di far proliferare sul nostro territorio una serie di impianti di incenerimento senza avere un'uniformità di gestione dei rifiuti su tutto il territorio nazionale, perché partiamo da condizioni in cui abbiamo la raccolta differenziata al 70 per cento in medie e grandi città per arrivare anche a virtuosismi superiori, per giungere però a situazioni da terzo mondo come la raccolta differenziata a Roma. Oggi, vivendo in prima persona la situazione romana, drammaticamente abituato a Novara in anni di gestione dei rifiuti separata, mi sembra di tornare indietro di vent'anni, perché il principio purtroppo è secondo me quello di creare un'emergenza per poi doverla gestire.
  Considero infatti il concetto dell'inceneritore una modalità di gestione delle emergenze, nel senso che oggi sono gli inceneritori sono nati, come ad esempio quello di Acerra, per gestire un'emergenza ambientale, ma in realtà non stiamo preoccupandoci di pianificare correttamente per andare verso un concetto di riduzione del rifiuto e valorizzazione della materia, creando materie prime e secondarie dal loro smaltimento.
  Sul biogas siamo fermi da troppo tempo e bisognerebbe affrontare lo studio in maniera analitica: spesso i colleghi della Commissione Ambiente esprimono preoccupazioni sollevate anche da associazioni tedesche e austriache, che negli anni passati hanno vissuto parecchie, traversie, sulla qualità del cosiddetto digestato, sugli apporti di nitrati all'interno della matrice organica del terreno.Pag. 7
  Sarebbe opportuno che l'Italia avesse un approccio chiaro a questo sistema e, una volta analizzate concretamente le potenzialità anche negative, si adottassero provvedimenti, perché considero insostenibile il fatto che in Svizzera da anni si faccia compostaggio anaerobico per la produzione di metano da autotrazione mentre noi subiamo le conseguenze di complicazioni normative che ci impediscono di farlo.
  Ci troviamo ovviamente su due lunghezze d'onda diverse in merito alla valorizzazione energetica del rifiuto, perché per noi quelli sono impianti che non incentivano la raccolta differenziata, come quello di Torino Gerbido testimonia: da quando è entrato in funzione, alcuni costi di gestione della raccolta differenziata sono diventati insostenibili, tanto che il servizio di raccolta peggiora nella sua globalità.
  Questo avviene perché ovviamente, a impianto avviato, è più conveniente per un'amministrazione convogliare rifiuti verso un impianto di questa natura piuttosto che continuare a perseguire un discorso di riqualificazione della materia e quindi di materie prime secondarie. Grazie.

  PRESIDENTE. Vorrei porre una domanda diametralmente opposta, in quanto credo alla valorizzazione dal punto di vista energetico, finalizzata a creare valore ed energia nel momento in cui dobbiamo affrontare problemi di costo dell'energia e soprattutto in alcune situazioni emergenziali, laddove costruire un inceneritore come nel resto d'Europa è assolutamente un fatto positivo. La raccolta differenziata però non esclude il discorso dell'inceneritore.
  Soprattutto chi ha esperienza a livello locale ha potuto riscontrare come i territori non accettino questo tipo di insediamento, e questo è sempre stato un grande problema, per cui non si riesce a far capire che si tratta di una valorizzazione del territorio, di un valore per lo stesso Comune, che garantisce un efficientamento di natura energetica e apre una serie di prospettive.
  Queste audizioni servono anche a capire come impostare un diverso discorso e quali strumenti utilizzare per superare questi blocchi, che ci fanno tornare al Medioevo più che a venti anni fa, perché abbiamo assistito a scene che evidenziano problemi di ordine pubblico e molto di più, come se un inceneritore su un territorio fosse più dannoso dal punto di vista ambientale rispetto ad una discarica, che invece considero assai peggiore.
  Non posso dimenticare di aver visto un inceneritore nel centro di Vienna e non mi sembra che gli austriaci siano dei suicidi, insensibili alle tematiche ambientali. Il problema è però come superare questo blocco psicologico che diventa reale.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io per la documentazione, che sarà oggetto di ulteriore, necessario approfondimento. Ascoltando le parole del Presidente Crippa, vedevo che il suo sguardo è puntato a una situazione a regime, mentre il Presidente Abrignani invitava a valutare come arriveremo a quella situazione.
  Dal mio punto di vista, essendo residente in un comune che si affaccia sull'inceneritore, Rho, dove ne abbiamo persino due, ritengo si sia trattato di un investimento importante. In riferimento all'approccio psicologico cui accennava il Presidente Abrignani, conosco il lavoro effettuato dagli amministratori di quel comune per garantire un'informazione corretta alla popolazione in merito alle emissioni e l'uso della tecnologia più appropriata, e ricordo anche tutto il lavoro realizzato per una valorizzazione in termini di utilizzo del calore prodotto per il teleriscaldamento.
  Bisogna provare a guardare alla situazione con questo approccio, per cui, avendo visto che nelle conclusioni fate riferimento all'utilizzo del biogas e del biometano, credo che questo sia un aspetto da approfondire, un elemento utile alla discussione.

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  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per una breve replica.

  ELISABETTA PERROTTA, Direttore di Assoambiente. Provo a rispondere in maniera molto sintetica, non potendo entrare nel dettaglio per ragioni di tempo, segnalando innanzitutto di avere trovato due piccoli errori nel documento che vi abbiamo consegnato, per cui ve lo inoltreremo corretto a breve.
  Partendo dalle prime questioni sollevate, vorrei innanzitutto precisare che condividiamo il punto di vista che avete espresso, in quanto la nostra associazione peraltro raccoglie una grossa fetta di imprese che operano nel settore del riciclo, per cui prima ancora della direttiva del 2008 avevamo dentro aziende che puntavano alla crescita e su questa abbiamo sempre contato.
  Crediamo quindi nella gerarchia definita a livello europeo, ma c’è da evidenziare che questa riporta anche, prima della discarica, la valorizzazione energetica del rifiuto, e la stessa Europa ha inserito tra le fonti rinnovabili proprio la frazione biodegradabile del rifiuto sia industriale che urbano.
  La nostra non è una pretesa: è una realtà che in Europa è stata già inclusa, proprio perché l'Europa l'ha definito «il gigante dormiente», in quanto l'utilizzo e lo sciupio che si fa oggi dei rifiuti in Europa riduce le potenzialità che in questo settore potremmo trovare.
  Quello che il deputato Crippa ricordava a proposito degli obiettivi del 70 per cento di raccolta differenziata in molti paesi soprattutto del Nord è vero, però ricordiamoci che in queste zone con il 70 per cento di raccolta differenziata spesso c’è una concentrazione di impianti di incenerimento o di valorizzazione energetica dei rifiuti molto più elevata rispetto ai centri in cui si rilevano livelli di raccolta differenziata inferiori.
  Non sono quindi due sistemi di gestione in concorrenza, tanto che, come riportato dai nostri presidenti, i Paesi oggi considerati più green sono quelli che hanno livelli non solo di riciclo (oggi non si può parlare di raccolta differenziata, giacché questa ha valore solo se va a riciclo), ma anche di incenerimento più elevati della media europea. Non sono quindi due sistemi in contrapposizione.
  Un impianto di incenerimento deve essere ovviamente qualificato, e quello del Silla è uno dei più recenti impianti, che sono molto validi a livello tecnico. Al di là di una comunicazione che non prenda in considerazione i soliti preconcetti sul settore, ma sia realistica e concreta, valutando i dati e soprattutto la nuova tecnologia, noi siamo obbligati dalla Comunità europea a riaggiornare la qualità tecnologica del nostro impianto ad ogni autorizzazione, perché l'Europa impartisce linee guida a livello tecnico sulle best performance da adottare, una delle soluzioni possibili è adottata anche a Silla.
  Oggi, gran parte degli inceneritori (il nostro quadro però non prevedeva solo inceneritori, perché il biogas e altre tipologie possono venire a supporto della SEN), che sono la «bestia nera» da superare, possiede quadri esterni all'impianto, dove ogni cittadino può verificare costantemente il livello di emissioni e di qualità energetica che l'impianto può produrre sia come energia che come calore.
  Oltre a questo, l'impianto ha aperto le porte ai cittadini, per cui gli inceneritori non sono più contenitori chiusi dei quali si ignora il funzionamento, ma molti impianti hanno aperto ai cittadini per permettere loro di conoscerli da vicino, in modo da avere meno paura di queste nuove realtà tecnologiche.

  MONICA CERRONI, Presidente di Assoambiente. Forse l'ingegner Zagaroli potrebbe rispondere all'onorevole Peluffo sul biometano. Non vorrei che fossimo venuti qui a parlare di termovalorizzatori, per cui inseriremo un approfondimento nel documento.

  MAURO ZAGAROLI, Rappresentante di Fise Assoambiente. Per quanto riguarda la produzione di biometano, l'onorevole Peluffo ha fatto riferimento alla Svizzera, ma a Roma il biometano viene prodotto da 25 Pag. 9anni. Ultimamente sono stato al GSE per avere i certificati per le emissioni, e per quanto riguarda il biometano oggi ha diritto ai certificati di emissioni solo chi distribuisce gasolio e benzina.
  Di conseguenza, non hanno interesse perché spesso si tratta di grandi imprese multinazionali che prendono il biodiesel che è molto più costoso. Oggi, se fosse utilizzato tutto il biogas sia dal trattamento dei rifiuti organici agricoli che dalle discariche, potrebbe sostituire tranquillamente il biodiesel che noi importiamo prevalentemente dall'estero. Questo è un aspetto importante, e abbiamo già la tecnologia, ma non possiamo utilizzarla.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti di Fise Assoambiente, dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAVIDE CRIPPA

Audizione di rappresentanti di Federconsumatori e Cittadinanzattiva.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Federconsumatori e Cittadinanzattiva.
  Do quindi la parola alla Responsabile nazionale del settore energia e ambiente di Cittadinanzattiva, dottoressa Tiziana Toto.

  TIZIANA TOTO, Responsabile nazionale del settore energia e ambiente di Cittadinanzattiva. Grazie, presidente, innanzitutto per la possibilità di confronto su queste tematiche per noi fondamentali. Mi soffermerò sul documento che avevamo già illustrato in occasione della presentazione del documento sulla Strategia Energetica Nazionale, per poi lasciare la parola a Mauro Zanini, che si soffermerà sugli aspetti del mercato retail.
  Il Governo, come è noto, ha presentato a fine 2012 la Strategia Energetica Nazionale, documento programmatico che, pur con i dovuti distinguo, ha ricevuto l'apprezzamento di Cittadinanzattiva e di altre associazioni dei consumatori che hanno preso parte alla fase di consultazione.
  Nel metodo si approva il percorso partecipato che l'ha contraddistinto, nel merito si sottolinea che dopo vent'anni dall'ultimo Piano energetico nazionale il Paese aveva assoluto bisogno di un documento che desse avvio a un approccio più strutturato al governo del settore. La volontà è quella di porre rimedio a una serie di criticità che il nostro sistema energetico nazionale ha accumulato nel corso degli anni rispetto ad altri Paesi europei, in modo tale da riprendere un percorso di crescita sostenibile e rilanciare la competitività del Paese.
  Come anticipato, Cittadinanzattiva insieme ad Adiconsum, Adoc, Federconsumatori e Movimento Consumatori ha partecipato alla fase di consultazione mediante audizione e predisposizione di un documento congiunto. Nello specifico, è apprezzabile il fatto che la strategia assuma come linea guida e come principio ispiratore il green thinking e metta nero su bianco gli obiettivi cardine per il nostro Paese fino al 2020.
  In seconda battuta, è indicativo che la strategia individui il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico e di tutela ambientale anche come volano per la crescita economica e occupazionale.
  In termini generali, quindi, la SEN appare soddisfacente per gli obiettivi che si pone e per la visione d'insieme, tuttavia si riscontrano alcune criticità che afferiscono all'orizzonte temporale considerato e all'incertezza delle fonti di finanziamento degli investimenti necessari ad attuarla.
  L'orizzonte temporale del 2020 è infatti troppo immediato (appena 8 anni), mentre l'Europa ha una strategia complessiva focalizzata sul 2050 e azioni concrete con orizzonte 2030. L'orizzonte temporale non consente obiettivi di lungo respiro in investimenti importanti, ma tende a fotografare l'esistente e a riproporre strategie basate sulle tecnologie convenzionali. Il 28 Pag. 10per cento degli investimenti è destinato ancora a fonti tradizionali come petrolio, carbone e gas, per quanto gli investimenti nello sviluppo delle rinnovabili saranno molto ingenti nei prossimi anni.
  Al di là delle due criticità citate, le associazioni dei consumatori hanno esposto una serie di rilievi relativi al costo dell'energia per i consumatori, allo sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, al tema dei carburanti degli idrocarburi, alla governance del settore, all'efficienza energetica e allo sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili.
  Insistiamo sulla necessità di ridurre il costo delle bollette di energia elettrica e gas, che hanno invece fatto registrare importanti aumenti negli anni passati (solo dal secondo trimestre 2013 si sono registrate variazioni in diminuzione per quanto riguarda il gas), portando il 12 per cento delle famiglie italiane in situazioni di morosità nell'ultimo biennio.
  È noto come la crisi economica abbia aggravato la condizione di moltissime famiglie, incrementando notevolmente la morosità sulle utenze domestiche. Secondo dati Unirec, le pratiche di recupero crediti provenienti dalle public utilities per fatture non pagate rappresentano il 55 per cento del totale, superando anche quelle legate al mondo bancario, finanziario e del leasing.
  Nel solo 2011 si è registrato un incremento del 17 per cento dell'importo medio delle bollette insoluto, anche se, fatta 100 la morosità, le famiglie pesano soltanto per il 10 per cento del totale. Secondo Eurostat dal 2011 al 2012 in Europa i prezzi al dettaglio di gas ed elettricità per gli utenti domestici sono aumentati in media rispettivamente del 10,3 e del 6,6 per cento, con una forte disparità tra i diversi Paesi.
  Per quanto riguarda l'energia elettrica, l'Italia si è contraddistinta per i più elevati livelli di prezzo (il 17 per cento in più rispetto alla media europea), per l'aumento 2011-2012 (più 11,2 per cento) e per i più elevati livelli di tassazione (33,6 per cento).
  Nel caso del gas, il nostro Paese mostra un prezzo finale per gli utenti domestici del 35 per cento superiore alla media europea, inferiore solo a quello di Danimarca, Grecia e Svezia. L'aumento del 10,6 per cento verificatosi dal 2011 al 2012 è praticamente in linea con quello medio europeo, mentre l'incidenza delle tasse (33,4 per cento) rispetto al prezzo finale è di gran lunga superiore alla media europea.
  Continuiamo a sostenere l'eccessivo livello di imposizione di oneri generali che gravano sulle bollette, che poco hanno a che fare con l'erogazione del servizio e che sono stati aggiunti negli anni per far fronte a situazioni specifiche, per poi rimanere però parte strutturale del tutto anche al venir meno delle stesse.
  A tal proposito, non ci sembra risolutivo l'intervento individuato nel nuovo decreto del fare (decreto-legge n. 69 del 2013), che prevede l'emissione di bond da parte del GSE per alleggerire nell'immediato la bolletta elettrica sul fronte degli incentivi alle rinnovabili. Si tratta a nostro avviso di un intervento che sposta solo in avanti il problema, non di un intervento strutturale sulla tariffa.
  In tema di efficienza energetica e di sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili è sicuramente positivo lo sforzo di fissare obiettivi più ambiziosi rispetto al Pacchetto 20-20-20, quali il 20 invece del 17 per cento di incidenza delle energie rinnovabili sui consumi finali lordi. Le fonti rinnovabili dovrebbero superare il gas e porsi come prima fonte nel settore elettrico. Si ritiene parimenti positiva la previsione di forme di incentivazione diretta per gli interventi tesi al risparmio energetico nella pubblica amministrazione, finora tagliata fuori dalle misure incentivanti, l'introduzione di standard costruttivi obbligatori più stringenti in materia di efficienza energetica, l'ulteriore sviluppo dello strumento dei certificati bianchi, che ha prodotto buoni risultati, e una maggiore integrazione della rete elettrica con la partecipazione dei consumatori. Tuttavia, lo strumento che ci sembra rivestire grande importanza è l'estensione nel Pag. 11tempo delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni civili, inizialmente lasciate in scadenza al 30 giugno 2013 e poi invece prorogate dal decreto legge n. 63 del 2013.
  Il sistema degli incentivi su tutte le fonti va ridisegnato in un'ottica di razionalizzazione e maggiore integrazione, in quanto non si può pagare con gli incentivi anche la produzione eccedente che va sprecata, come avviene oggi con il fotovoltaico, e non si può continuare a sprecare energia perché la rete non è in grado di distribuirla dove serve o di immagazzinarla e reimmetterla al bisogno, deficienza che ha segnato peraltro il fallimento della tariffa bioraria.
  Come ho già detto, gli incentivi dovrebbero passare sulla fiscalità generale e concentrarsi sul profilo dell'innovazione. Se è vero che in futuro bisognerà puntare sempre più sulle rinnovabili, è vero anche che bisogna farlo secondo una programmazione efficace per evitare che accada nuovamente quanto già verificatosi nel 2011, ossia una crescita disordinata che ha generato un sistema eccessivamente oneroso e ha alimentato una serie di rendite di posizione.
  Sebbene la SEN riconosca l'efficienza energetica come obiettivo prioritario, rileviamo ancora uno squilibrio tra gli incentivi in favore del settore elettrico e quelli previsti proprio per l'efficienza e le rinnovabili termiche.
  Per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture del mercato elettrico, sono apprezzabili gli investimenti proposti per ammodernare la rete elettrica ai fini della piena integrazione europea. Ovviamente la nostra rete, per essere funzionale al mercato unico europeo, dovrebbe essere in primo luogo adeguata in funzione del mercato interno, per assicurare la piena integrazione e la produzione di fonti rinnovabili, ridurre le congestioni tra zone di mercato e poli di produzione.
  Sul fronte dei carburanti e degli idrocarburi, il riconoscimento di un carattere strategico alle attività di raffinazione e agli investimenti per la ristrutturazione nel settore denota un persistente interesse al mantenimento in quota rilevante del mix di energia da fonti primarie da combustibili fossili. Il previsto supporto al settore industriale sembra destinato a drenare ingenti risorse, che potrebbero invece confluire su fonti rinnovabili e tecnologie di efficienza energetica.
  Nonostante la priorità assegnata al risparmio energetico, la strategia è molto incentrata sul rilancio delle fonti fossili, prevedendo la ricerca di petrolio sul territorio nazionale, che comunque è di entità irrisoria e si esaurirebbe nel giro di un anno o poco più. Siamo invece favorevoli all'ipotesi di sfruttare il nostro posizionamento geografico per fare dell'Italia un hub del gas, per una maggiore indipendenza e sicurezza degli approvvigionamenti, consapevoli del fatto che, prima che le rinnovabili possano diventare una concreta alternativa al gas, passerà almeno un altro ventennio.
  Per quanto riguarda gli idrocarburi, l'obiettivo è il raddoppio della produzione nazionale, per il gas più 45 per cento estratto nel Paese. L'uso del carbone, il combustibile che emette maggiori quantità di anidride carbonica, non viene affatto intaccato dalla SEN, sebbene gli obiettivi ambientali impongano di ridurlo drasticamente.
  In tema di governance la SEN prevede un accentramento dei poteri, quindi in materia di energia risulterebbe un passo indietro sul decentramento. La proposta del Governo di una modifica costituzionale riporterebbe allo Stato la competenza decisionale per tutte le infrastrutture di rilevanza nazionale.
  La scelta presenta aspetti positivi soprattutto nell'ottica di stabilire competenze chiare e sistemi di regole certe, ma pone una questione di democrazia, laddove potrebbe rappresentare una scorciatoia per «bypassare» il parere dei cittadini invece di negoziare opportuni strumenti di tutela e compensazioni delle popolazioni locali interessate dagli insediamenti.
  Il problema della partecipazione soprattutto con la produzione diffusa è un tema che apre nuovi scenari di partecipazione dei cittadini allo sviluppo del Paese e a una strategia energetica su cui dobbiamo Pag. 12interrogarci tutti, vista la nuova dimensione di cittadino consumatore produttore.
  Si prevede di rivedere la Costituzione per riequilibrare le competenze tra Stato e regioni, trasferendo più poteri allo Stato centrale, ma ci chiediamo come questa logica possa conciliarsi con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che per loro natura sono diffuse, decentrate e vanno governate e gestite sui territori. Grazie.

  MAURO ZANINI. Vicepresidente responsabile del Dipartimento energia di Federconsumatori. Buongiorno, vi ringraziamo di questo invito, ritenendo molto importante ascoltare anche il punto di vista delle associazioni, quindi ringraziamo di questa attenzione.
  Mi soffermerò, con un linguaggio unitario rispetto a quello della dottoressa Toto, sul tema delle proposte avanzate dalle associazioni per ridurre le bollette a carico delle famiglie e delle imprese. Vi sono state distribuite delle slide, che sono elaborazioni che riguardano l'evoluzione delle bollette di energia e gas negli ultimi quindici anni. Da questi dati emerge chiaramente come il rilevante aumento delle bollette rappresenti un elemento di forte impatto sia sui bilanci delle famiglie che sul sistema produttivo delle imprese, di ricaduta anche sul costo dei prodotti finali acquistati dai cittadini. Il tema dell'energia è quindi molto importante al fine di intervenire per ridurre le bollette.
  Consideriamo molto importante soprattutto lavorare per una politica europea integrata. L'Italia non può essere fuori da una visione di una logica europea, anche perché le sfide mondiali sull'energia si giocano facendo anche massa critica, laddove un conto è firmare contratti take or pay per milioni di utenti, un conto è farlo solo per l'Italia.
  Credo che questi scenari siano molto importanti anche per le grosse novità che lo shale gas sta creando a livello internazionale. Sempre più politiche europee, quindi, forti investimenti sulle reti sia dai gasdotti, sia per quanto riguarda le reti elettriche, per creare un vero mercato europeo dell'energia, e soprattutto lavorare per ridurre i costi.
  Noi sottolineiamo l'importanza di eliminare l'agevolazione prevista negli oneri generali per la componente A4, che prevede delle riduzioni per l'energia per la rete ferroviaria italiana. Eliminare questa agevolazione può comportare un minor costo sulle bollette delle famiglie per il 2013 di 460 milioni di euro, ovvero l'1 per cento in meno.
  Chiediamo inoltre che il nuovo metodo di aggiornamento nel CIP6 del costo evitato di combustibile (CEC) venga applicato già dal conguaglio 2012, nonché per tutto l'anno 2013, mentre invece nel cosiddetto decreto-legge del fare vi è una soluzione parziale solo per il 2013, per il 2012 è stato riconosciuto l'aggiornamento del CIP6 sulla base dei contratti take or pay e non sui contratti spot, cosa che ha determinato un significativo abbassamento su questo versante.
  Chiediamo alla Commissione di sollevare di nuovo la questione, perché questo si tradurrebbe in un risparmio per le bollette delle famiglie italiane di altri 800 milioni di euro, ovvero un ulteriore 2 per cento di riduzione.
  Il Ministro Passera, prima dello scioglimento delle Camere e della nomina del nuovo Governo, ha approvato un provvedimento che ha ridotto con incentivi le bollette delle aziende energivore, scelta giusta che però ha scaricato sulle bollette delle utenze domestiche, ma 600 milioni di euro di minor costo delle energie per le aziende energivore trasferite a un altro capitolo rappresentano una scelta inaccettabile, una grave iniquità che va sanata.
  Un'altra questione che poniamo evidenzia una situazione che non può reggere. Nel 2010 gli oneri di sistema nella bolletta elettrica incidevano per l'8 per cento, adesso incidono per il 19 per cento. Siccome l'IVA in bolletta è il 10 per cento, prima la pagavamo sull'8 per cento, adesso la paghiamo sul 19 e, siccome gli oneri di sistema sono contributi o incentivi che non hanno nulla a che vedere con la prestazione di erogazione del servizio, non comprendiamo Pag. 13perché si assoggetti l'IVA anche gli oneri di sistema come base imponibile.
Riteniamo che questa assurda tassa sulla tassa vada eliminata al pari della richiesta che avanziamo, inascoltati ormai da quindici anni, che anche nella bolletta del gas metano, su cui paghiamo il 35 per cento di imposte, il doppio rispetto alla media europea, e su cui paghiamo l'IVA al 21 per cento, che speriamo non passi al 22 dal 1 ottobre, la paghiamo anche sulle imposte erariali e sull'addizionale regionale (imposte erariali che sono diversificate tra il sud e il centro-nord). È inaccettabile che si paghi la tassa sulla tassa anche sul gas metano.
  Per quanto riguarda la bolletta del gas metano, sapete che per i primi 480 metri cubi di metano si paga l'IVA al 10 per cento, da 481 metri cubi si paga il 21 per cento. Chiediamo che, essendo il riscaldamento della casa non un bene di lusso, ma un bene di prima necessità, la soglia venga alzata almeno per una soglia limite corrispondente al consumo medio delle famiglie italiane.
  Vorremmo abolire l'IVA al 21 per cento, ma siamo consci che, se si alzasse lo soglia almeno fino a 1.500 metri cubi, sarebbe già un passo importante. Da anni abbiamo sollevato la questione, realizzato studi e anche raccolto migliaia di firme per un disegno di legge di iniziativa popolare, perché è un tema a cui prestare la massima attenzione in quanto causa di forti iniquità laddove fa sì che le bollette del gas in Italia siano molto più elevate rispetto a quelle degli altri Paesi.
  Vorremmo porre attenzione anche a un tema che a volte rischia di sfuggire. Le tabelle lasciate agli atti sono aggiornate ad oggi, dal 1 ottobre caleranno le tariffe del gas metano, in particolare a seguito della riforma del mercato all'ingrosso del gas metano, così come da domani dovrebbero comunicare a tutti un leggero calo della bolletta elettrica, un piccolo segnale di inversione di tendenza.
  Sono quindi aggiornate ad oggi e da domani potrebbero modificarsi, però permane una situazione molto pesante rispetto anche a un'altra questione: vorremmo che si sterilizzasse automaticamente l'incremento dell'IVA all'aumento del costo della materia prima. Nel 2010, la bolletta del gas si è attestata a 1.063 euro di media nazionale, l'anno successivo a 1.158 euro. Se quindi si applica l'IVA su un imponibile di 1.158 o di 1.063 euro, quando aumenta il costo della materia prima automaticamente c’è un maggior prelievo IVA sulle bollette delle famiglie italiane.
  Abbiamo calcolato con uno studio che negli ultimi tre anni, dal 2010 al 2012, questo ha determinato un maggior costo pari a 40 euro in più a famiglia nell'ultimo triennio. Vi chiediamo di valutare l'opportunità di arrivare a un meccanismo di sterilizzazione automatica, in modo che il prelievo IVA rimanga costante e che l'IVA non aumenti perché aumenta il costo della materia prima, perché incrementando il prelievo sulle bollette delle famiglie italiane in sostanza lo Stato lucrerebbe purtroppo anche di fronte a comportamenti speculativi adottati nei mercati internazionali, che si riflettono anche nella borsa del gas e nella borsa elettrica.
  L'ultima questione che riteniamo molto importante riguarda il bonus energia e gas, che fu una buona intuizione nel 2008 quando fu creato e reso operativo per l'energia e successivamente nel 2009 per il gas, ma oggi non risponde alle aspettative e ai bisogni di milioni di famiglie in difficoltà. Ben 6 milioni di famiglie potrebbero avere diritto al bonus, ma di fatto oggi solo 920 mila utenti hanno fatto domanda per il bonus energia e solo 600 mila per il gas.
  Le utenze del gas in Italia sono 20 milioni, 25 milioni quelle della prima casa per l'energia. Dagli studi fatti dall'Università Cattolica quando fu fatta l'elaborazione sulle simulazioni si parlava di 4,5 milioni di potenziali aventi diritto. Credo che i numeri appena richiamati evidenzino il lavoro da fare.
  Chiediamo che su questo versante venga riconsiderata la soglia di 7.500 euro, che è troppo bassa, venga semplificato l'iter così che quando il cittadino fa domanda per le agevolazioni con l'ISEE Pag. 14presso i Comuni possa automaticamente avere anche la casella per richiedere il bonus energia e il bonus gas, perché purtroppo nel sud (lo dico con rammarico) ha fatto domanda solo uno su tre degli aventi diritto. C’è quindi un problema di informazione e soprattutto l'esigenza di favorire una maggiore possibilità di accesso.
  Chiudo sul tema del mercato retail. Nello scorso mese di agosto l'Autorità ha concluso l'indagine conoscitiva, durata circa un anno, sull'andamento del mercato dell'energia e del gas. Come avrete visto dai dati, le cose non sono andate bene, le aspettative di milioni di consumatori che hanno scelto il mercato libero, che non sono tantissimi ma comunque rappresentano il 21 per cento per l'energia e il 14 per cento per il gas, sono andate fortemente deluse: la maggior parte di chi ha scelto il mercato libero ha pagato di più rispetto al mercato tutelato. Così è avvenuto anche in Inghilterra, per cui credo che su questo versante si debba favorire maggiore concorrenza, informare meglio i consumatori e rendere obbligatoria la possibilità di comparazione delle società che vendono nel mercato libero con la stessa determinazione delle voci, perché altrimenti è un mercato selvaggio e il consumatore troppo debole non possiede gli strumenti per difendersi.
  Noi siamo qui per difenderlo, per aiutarlo a crescere, per far sì che sia un soggetto attivo nel mercato, ma il quadro che ne è emerso è fortemente preoccupante e richiede una rivisitazione della regolazione in materia.

  PRESIDENTE. Grazie. Vi chiederei cortesemente di farci avere una memoria scritta per quanto riguarda la seconda parte dei dati, in cui si analizzano eventuali soluzioni della problematica della riduzione del costo dell'energia anche in riferimento ai bonus. Nel ringraziare gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.