CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 luglio 2012
691.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06861 Renato Farina: Sul campo profughi di Shousha al confine libico-tunisino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto, il Governo italiano – con il forte sostegno del Parlamento e dell'opinione pubblica – si muove da tempo e con determinazione affinché la libertà religiosa sia fatta oggetto di una maggiore attenzione da parte della comunità internazionale.
  Da ultimo, il Ministro Terzi, nel condannare i recenti attacchi alle minoranze cristiane in Africa, ha nuovamente ribadito «il massimo impegno dell'Italia, nelle sedi internazionali e in primo luogo in ambito UE, nel tutelare e promuovere la libertà di religione e nel fronteggiare la sfida posta dal terrorismo».
  Il Ministro Terzi ha quindi dato istruzioni al Rappresentante permanente italiano presso l'UE di far inserire la questione della tutela delle minoranze religiose, in particolare quelle cristiane, nell'ordine del giorno della riunione del Consiglio Affari Esteri che si è tenuta il 25 giugno 2012 a Lussemburgo.
  In quella sede, le riflessioni dell'Italia sulla libertà religiosa e la tutela della sicurezza delle minoranze cristiane sono state accolte con forte convergenza e sostegno.
  Venendo alla specifica situazione all'interno del campo di Shousha, confermo che nel periodo tra febbraio ed aprile 2012, si sono verificate alcune tensioni. In particolare, a fine febbraio, la tenda adibita a sala di preghiera per i cristiani è stata danneggiata. L'Alto Commissariato delle NU per i Rifugiati, che ha la responsabilità della gestione del campo, ha tuttavia prontamente fornito i materiali per la ricostruzione, segnalando al contempo l'accaduto alle forze dell'ordine tunisine, che tuttavia non sono ancora riuscite ad individuare i responsabili.
  Il 20 aprile si è registrato un altro momento di tensione: al termine della preghiera del venerdì, è stata trovata una bibbia nei pressi della moschea della cittadina adiacente Benguardene e alcuni gruppi salafiti hanno minacciato di entrare nel campo per attaccare i residenti cristiani.
  Nel frattempo, le Autorità locali, asserendo che il sacerdote italiano Don Sandro De Pretis e alcune suore stessero facendo azione di proselitismo (che è allo stato attuale vietata dalla legge tunisina), li hanno obbligati a lasciare il campo e a chiedere un'autorizzazione al competente Ministero degli Affari Religiosi tunisino per potervi accedere e poter esercitare l'attività di culto (ciò che peraltro avveniva da circa un anno senza autorizzazione alcuna).
  Nonostante la mancanza di una presenza fissa di un sacerdote nel campo, i fedeli si sono potuti comunque organizzare per pregare. Non vi è infatti mai stato alcun divieto per i cristiani del campo di riunirsi in preghiera, né è stata mai imposta la rimozione dei simboli religiosi cristiani.
  Il Governo, nella sua intensa azione di accompagnamento del percorso di transizione inauguratosi dopo la «rivoluzione dei gelsomini», non ha mancato di sollevare l'attenzione delle Autorità tunisine sulla situazione dei diritti umani e la tutela delle minoranze religiose. L'importanza del rispetto dei diritti umani è stata infatti ricordata in ogni occasione di incontro Pag. 70istituzionale. Lo ha fatto il Ministro Terzi, nel corso della visita a Tunisi del 6 gennaio 2012 e lo hanno ribadito il 15 marzo 2012 a Roma il Presidente Napolitano e il Presidente del Consiglio Monti nell'incontro che hanno avuto con il Primo Ministro tunisino Jebali.
  Più recentemente, il Presidente Napolitano, in occasione della sua recente visita in Tunisia del 16-17 maggio, nella quale è stato accompagnato dal Ministro Terzi, ha pronunciato un discorso in Assemblea Nazionale Costituente in cui ha esortato i deputati ad operare affinché la nuova Costituzione si basi sul rispetto delle libertà fondamentali, sulla tutela delle minoranze e sulla libertà religiosa, quali valori irrinunciabili in uno Stato di diritto.
  Nel corso dell'esame cui la Tunisia è stata sottoposta a Ginevra dal Consiglio Diritti Umani, tenutosi dal 21 maggio al 4 giugno scorsi, sono emersi numerosi incoraggianti progressi, il cui consolidamento l'Italia continuerà a stimolare e monitorare. In particolare giova sottolineare come la Tunisia abbia in tale contesto accettato, senza riserve, la richiesta formulata dall'Italia di garantire la libertà di religione durante e dopo il periodo di transizione.
  Nel corso dell'esame è emerso inoltre come il Governo tunisino persegua tradizionalmente una politica a favore di un'educazione religiosa fondata sui concetti di rispetto e tolleranza, in contrapposizione alle suggestioni integraliste. La libertà di religione appare infatti essere garantita, con diffusa tolleranza nei confronti di tutti i credi professati, di cui vengono protetti i luoghi di culto.
  Oltre a continuare ad incoraggiare tali sviluppi di carattere generale, il Governo non mancherà naturalmente di vigilare anche sulla situazione specifica del campo di Shousha, continuando a dialogare sia con l'ACNUR sia con le autorità locali affinché sia garantita la libertà religiosa dei profughi residenti nel campo.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06935 Renato Farina: Sul campo profughi di Scegarab in Sudan.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto, il nostro Paese segue con la massima attenzione l'evoluzione della situazione in Sudan ed è impegnato attivamente, nei contatti con le Autorità sudanesi, sul fronte umanitario e della difesa dei diritti umani.
  La questione della protezione dei diritti umani è stata, uno degli argomenti principali del colloquio che il Ministro Terzi ha avuto alla Farnesina il 18 maggio 2012 con il proprio omologo sudanese Ali Karti. A questo colloquio è quindi seguita il 31 maggio 2012 una missione a Khartoum dell'Inviato Speciale del Ministro per le emergenze umanitarie On. Boniver finalizzata, tra le altre cose, anche alla verifica dell'impegno umanitario dell'Italia nell'area.
  Quanto ai presunti episodi di violenza perpetrati nei confronti dei rifugiati del Campo di Shagarab, questi sono all'attenzione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), che opera in stretto contatto con le Autorità locali, al fine di migliorare le condizioni di protezione di rifugiati e migranti che si spostano all'interno del Paese o giungono dagli Stati confinanti.
  L'ACNUR sta quindi svolgendo una indagine interna per l'accertamento delle violenze denunciate. In particolare, a seguito delle denunce, è stata compiuta un'ispezione con interviste ai rifugiati, e nessuno è stato in grado di confermare quanto riportato.
  In base a quanto reso noto dall'ACNUR la parte orientale del Sudan, in cui si concentra gran parte dei rifugiati presenti nel Paese, è diventata una zona di transito di migranti, sfollati e richiedenti asilo provenienti dall'Eritrea, l'Etiopia, Ciad, Repubblica Democratica del Congo e dalla Somalia. Troverebbero altresì conferma le denunce di un incremento della tratta e del traffico di esseri umani.
  In tale difficile contesto, l'ACNUR è impegnato a promuovere l'integrazione locale dei rifugiati, con l'obiettivo di evitare i movimenti secondari di popolazione e nel contempo favorire soluzioni definitive di insediamento. In collaborazione con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e la Banca Mondiale, l'ACNUR coordina le attività di conversione dei campi profughi esistenti in comunità di villaggi indipendenti dagli aiuti esterni. Il re-insediamento continua ad essere attuato in alternativa all'integrazione locale e per coloro che necessitano di particolari misure di protezione.
  La nostra Ambasciata a Khartoum non ha naturalmente mancato di sentire anche altre fonti qualificate, oltre allo stesso Capo di UNHCR in Sudan. Queste hanno confermato in maniera unanime che vi sarebbero stati alcuni tumulti nel campo profughi di Scegarab in Sudan, con un intervento deciso da parte della Polizia sudanese e presenza di vari feriti (anche tra le stesse forze dell'ordine), ma non vi sarebbe stata alcuna vittima.
  Nel quadro degli incontri che l'Ambasciata intrattiene, anche d'intesa con le altre Ambasciate europee, con Autorità sudanesi, diplomatici stranieri, personale delle Organizzazioni internazionali e delle ONG, la situazione del campo di Shagarab continuerà ad essere seguita con la massima attenzione.