CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 ottobre 2012
726.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo, Tab. 1) e connesse parti del disegno di legge di stabilità 2013 (C. 5534-bis Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   La VI Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 1, Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   sottolineata l'esigenza di coniugare la definitiva stabilizzazione degli equilibri di finanza pubblica con la necessità di avviare un processo, concreto e credibile, di progressiva riduzione della pressione fiscale, segnatamente in favore dei redditi da lavoro e delle imprese, nella consapevolezza che la leva tributaria costituisce un elemento fondamentale per ripristinare condizioni più favorevoli alla crescita dell'economia nazionale;
   rilevato come l'impostazione del disegno di legge di stabilità segnali una mutazione nell'indirizzo di politica fiscale del Governo, che era finora prioritariamente orientato a scongiurare l'incremento di due punti delle aliquote IVA del 10 e del 21 per cento previsto dalla legislazione vigente a decorrere dal 1o luglio 2013, e che ora ha invece ritenuto opportuno confermare, con le previsioni di cui all'articolo 12, comma 1, una parte di tale incremento delle aliquote IVA (nella misura di un punto percentuale), anche sulla scorta delle indicazioni provenienti dalle istituzioni europee, le quali raccomandano un riequilibrio del carico fiscale a favore dei redditi ed uno spostamento del prelievo sui consumi e sui patrimoni, nonché di operare, con il comma 2 del predetto articolo 12, una parziale riduzione dell'imposizione IRPEF per i primi due scaglioni di reddito, al fine di dare un primo, condivisibile segnale circa l'intenzione di ridurre la pressione fiscale sul lavoro;
   evidenziato tuttavia, in tale contesto complessivo, come le misure di riduzione dell'IRPEF risultino formulate in termini a volte eccessivamente drastici e come l'effettiva riduzione dell'imposizione sui singoli contribuenti risulti piuttosto modesta, anche in quanto alla riduzione delle aliquote IRPEF sui primi due scaglioni è stata necessariamente collegata, per esigenze di copertura finanziaria, a una forte riduzione delle possibilità di detrazione e deduzione delle spese ed oneri, operata dai commi da 4 a 10 dell'articolo 12, i quali introducono, per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 15.000 euro, una franchigia di 250 euro alle spese detraibili e deducibili e un limite massimo Pag. 57di 3.000 euro alle spese cui applicare la percentuale di detraibilità prevista dall'articolo 15 del TUIR;
   rilevato, inoltre, come l'impatto congiunturale complessivo di tali misure sia difficilmente quantificabile e come la previsione di retroattività delle predette modifiche ai regimi di detrazione e deduzione finisca per raddoppiare l'effetto di inasprimento delle misure stesse;
   ravvisata quindi la difficoltà di stimare, sotto questi profili, l'impatto complessivo sui singoli contribuenti della manovra e di valutare gli effetti retributivi delle modifiche alle norme tributarie, non essendosi scelto di intervenire selettivamente sulle diverse tipologie di detrazione e deduzione;
   ritenuto che a tali problematiche si possa ovviare o ripristinando l'iniziale impostazione del Governo di destinare tutte le risorse finanziarie disponibili alla sterilizzazione dell'incremento delle aliquote IVA, ovvero correggendo le misure sull'IRPEF recate dal disegno di legge di stabilità, modulando meglio la combinazione tra misure in materia di IRPEF ed interventi in materia di IVA, ad esempio intervenendo sulla sola aliquota relativa al primo scaglione di reddito IRPEF, eliminando la retroattività delle restrizioni in materia di detrazioni e deduzioni, operando un intervento più selettivo sulle detrazioni attraverso lo strumento della delega che il disegno di legge C. 5291, recentemente approvato dalla Camera, attribuisce al Governo per la revisione complessiva delle tax expenditures, nonché affrontando il problema dei contribuenti incapienti;
   evidenziata quindi la necessità di acquisire una più compiuta e puntuale stima circa gli effetti macroeconomici comparati delle norme recanti l'innalzamento delle aliquote IVA e la riduzione delle possibilità di deduzione e detrazione, a fronte dello sgravio di imposta determinato dalla riduzione delle aliquote IRPEF sui primi due scaglioni;
   rilevato altresì, in particolare, come l'applicazione automatica di una franchigia e di un tetto massimo alle spese deducibili e detraibili, senza distinguere tra le diverse tipologie di spesa in ragione della loro maggiore meritevolezza o rilevanza sociale, possa sortire effetti distorsivi rispetto all'equità complessiva del sistema tributario;
   sottolineato come molte delle misure di inasprimento di regimi tributari previsti dal disegno di legge di stabilità si applichino già a decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2012, in deroga al principio generale di retroattività delle norme tributarie sancito dallo Statuto dei diritti del contribuente di cui alla legge n. 212 del 2000, laddove, invece, la riduzione delle aliquote IRPEF si applicherebbe a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del provvedimento;
   richiamato altresì come il comma 17 dell'articolo 12 restringa l'ambito dell'esenzione IRPEF attualmente prevista per le pensioni di guerra di ogni tipo e denominazione, per le relative indennità accessorie, gli assegni connessi alle pensioni privilegiate ordinarie, le pensioni connesse alle decorazioni dell'ordine militare d'Italia e i soprassoldi connessi alle medaglie al valor militare, limitandolo ai soli soggetti titolari di reddito complessivo non superiore a 15.000 euro;
   evidenziato come il disegno di legge di bilancio preveda per il 2013 una significativa riduzione, pari a 2.522 milioni, delle entrate riconducibili al settore del lotto, delle lotterie e dei giochi pubblici,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) si provveda a sopprimere le norme, di cui ai commi 7, secondo periodo, e 10 dell'articolo 12, le quali stabiliscono, in deroga alle norme dello Statuto dei diritti del contribuente sull'efficacia nel tempo delle norme tributarie, che le disposizioni di cui ai commi 4, 5, 6, 8 e 9, concernenti la modifica dei regimi Pag. 58di deducibilità e detraibilità degli oneri di cui agli articoli 10 e 15 del TUIR, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2012, in quanto tali previsioni, oltre a violare il predetto principio di irretroattività delle norme tributarie, si pongono in netto contrasto con l'esigenza di tutelare l'affidamento e la buona fede dei contribuenti, i quali, nell'effettuare le proprie decisioni di spesa nel 2012, hanno fatto legittimamente conto sulla possibilità di godere dei regimi di deducibilità e detraibilità previsti in quel momento dall'ordinamento;
   2) con riferimento al comma 30 dell'articolo 12, il quale abroga il regime tributario agevolato previsto in favore delle società agricole dall'articolo 1, commi 1093 e 1094, della legge n. 296 del 2006, e stabilisce che le opzioni per l'applicazione del predetto regime già esercitate perdano efficacia dal periodo di imposta in corso alla data del 31 dicembre 2012, in esplicita deroga alle disposizioni di cui all'articolo 3 legge n. 212 del 2000, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, si provveda ad eliminare la predetta previsione di retroattività, la quale, modificando ex post il contesto entro il quale le imprese avevano effettuato le loro scelte imprenditoriali e programmato i loro investimenti, avrebbe effetti particolarmente gravi su un settore già provato dalla crisi economica e dalla concorrenza internazionale e sul quale incidono anche le previsioni recate dal comma 29 del medesimo articolo 12, in materia di rivalutazione dei redditi dominicali e agrario nonché del valore catastale dei terreni agricoli;
  e con le seguenti osservazioni:
   a) si sottolinea in primo luogo la necessità di adottare tutte le misure utili a scongiurare definitivamente la prospettiva, già prevista dalla legislazione vigente e parzialmente confermata dall'articolo 12, comma 1, del disegno di legge di stabilità, di incrementare ulteriormente le aliquote IVA, in considerazione delle conseguenze negative che tale misura determinerebbe sulle già deboli aspettative di ripresa dell'economia italiana, attualmente in recessione, in particolare per quanto riguarda gli effetti ulteriormente depressivi che essa avrebbe sul livello della domanda di beni e di servizi;
   b) si rileva quindi, in linea generale, la necessità di verificare attentamente se l'insieme delle misure di carattere tributario recate dal disegno di legge di stabilità sia sufficiente ad avviare un processo, sia pur progressivo, di riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e sulle attività imprenditoriali, in particolare dando ai contribuenti ed agli operatori economici segnali chiari circa l'effettiva volontà del Governo di sostenere la ripresa economica ed i consumi;
   c) con riferimento al comma 3 dell'articolo 12, il quale proroga a tutto il 2013 le misure tributarie sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro, a tal fine introducendo una speciale agevolazione, peraltro non meglio specificata, e demandando a un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la determinazione delle modalità di attuazione dell'agevolazione, si segnala l'opportunità di specificare, almeno in linea di principio, le caratteristiche essenziali dell'agevolazione;
   d) con riferimento al comma 5 dell'articolo 12, si evidenzia, in particolare, come l'applicazione della predetta franchigia di 250 euro alla detraibilità delle spese, prevista dall'articolo 15, comma 1, lettera i-quinquies), del TUIR, per un importo non superiore a 210 euro, sostenute per l'iscrizione annuale e l'abbonamento, per i ragazzi di età compresa tra 5 e 18 anni, ad associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica, determinerebbe, nei fatti, l'eliminazione della predetta agevolazione;
   e) con riferimento al comma 6 dell'articolo 12, il quale estende la franchigia di cui ai commi 4 e 5 anche con riferimento agli oneri e alle spese la cui deducibilità Pag. 59o detraibilità dall'imposta lorda è «riconducibile», rispettivamente, agli articoli 10 e 15 del TUIR, si segnala come la norma risulti formulata in termini eccessivamente generici, in quanto l'estensione dell'ambito applicativo della franchigia, attraverso il ricorso al concetto di «riconducibilità» ai predetti articoli 10 e 15 del TUIR, potrebbe dar luogo a incertezze circa l'effettivo ambito applicativo della franchigia medesima, determinando conseguentemente l'insorgere di contenzioso;
   f) con riferimento al secondo periodo del comma 8 dell'articolo 12, il quale stabilisce che il limite massimo di 3.000 euro per ciascun periodo di imposta, alla detraibilità dall'IRPEF delle somme indicate nell'articolo 15 del TUIR si applica anche alle somme, anche se non indicate nel medesimo articolo 15, la cui detraibilità è «riconducibile» al predetto articolo, si segnala, analogamente a quanto rilevato con riferimento al comma 6, come l'estensione dell'ambito applicativo del limite di detraibilità attraverso il ricorso al concetto di «riconducibilità» all'articolo 15 del TUIR, possa dar luogo a incertezze circa l'effettiva applicabilità della franchigia medesima, determinando conseguentemente l'insorgere di contenzioso;
   g) con riferimento alle previsioni di cui al comma 14 dell'articolo 12, il quale, modificando la tabella A, parti II e III, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, stabilisce che le prestazioni di assistenza e sicurezza sociale rese dalle cooperative sociali e dai loro consorzi in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni siano assoggettate all'aliquota IVA del 10 per cento, anziché del 4 per cento, si segnala l'esigenza di eliminare tale norma, il cui ambito di applicazione non è, tra l'altro, del tutto chiaro, in quanto essa avrebbe ricadute fortemente negative rispetto all'erogazione sul territorio di servizi sociali essenziali, e di impegnare il Governo a sostenere presso la Commissione europea l'opportunità di mantenere tale regime agevolato, eventualmente richiedendo a tal fine una deroga alla disciplina IVA comunitaria;
   h) con riferimento al comma 17 dell'articolo 12, il quale circoscrive l'ambito di applicazione dell'esenzione IRPEF attualmente contemplata per le pensioni di guerra e relative indennità accessorie, ai soli soggetti titolari di un reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, si segnala come la misura dovrebbe avere effetti di risparmio decrescenti nel tempo, per evidenti ragioni anagrafiche, ed incida su prestazioni pensionistiche erogate in riconoscimento di comportamenti cui si riconnette un elevato valore morale;
   i) con riferimento ai commi 18 e 19 dell'articolo 12, i quali introducono, a decorrere dal 1o gennaio 2013, un'imposta di bollo, con aliquota dello 0,05 per cento, sulle compravendite di azioni ed altri strumenti partecipativi emessi da soggetti residenti nel territorio dello Stato e sulle operazioni sui cosiddetti «strumenti derivati», nelle quali almeno una delle due controparti sia residente in Italia e che siano diverse da quelle relative ai titoli di Stato emessi da Paesi dell'Unione europea o aderenti all'accordo sullo Spazio economico europeo, si sottolinea la necessità di distinguere, a parità di gettito complessivo, l'aliquota d'imposta applicabile alle transazioni relative ad azioni da quella concernente gli strumenti derivati, nonché di differenziare, all'interno dello stessa categoria degli strumenti finanziari derivati, tra quelli stipulati per finalità meramente speculative e quelli il cui utilizzo è direttamente connesso all'operatività di soggetti imprenditoriali, a copertura dei rischi di fluttuazione della quotazione di materie prime o beni necessari per il processo produttivo, ovvero di monete;
   l) si evidenzia l'esigenza di rivedere, anche alla luce dei dati aggiornati forniti dal Governo nel corso dell'esame in sede consultiva del provvedimento, la previsione, recata dal disegno di legge di bilancio, concernente una contrazione, pari a 2.522 milioni di euro, delle previsioni di entrata riconducibili al settore del lotto, delle lotterie e dei giochi pubblici, che dovrebbe invece essere corretta in circa 1.242 milioni di euro per il 2013 e in circa Pag. 60594 milioni di euro nel 2014; si evidenzia inoltre l'esigenza di assicurare la piena confrontabilità tra le previsioni di entrata attinenti al settore dei giochi pubblici, che nel bilancio 2012 erano iscritte nella gestione autonoma dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, e quelle concernenti le previsioni per il 2013, che nel nuovo disegno di legge di bilancio risultano esposte, a seguito dell'accorpamento dell'AAMS nell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli, nella nuova unità di voto denominata «Entrate derivanti dalla gestione delle attività svolte dall'AAMS.

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ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza) (C. 5535 Governo, Tab. 2) e connesse parti del disegno di legge di stabilità 2013 (C. 5534-bis Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   La VI Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 2, Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza), del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   rilevato preliminarmente come le previsioni di spesa recate dalla Tabella n. 2 tengano conto degli effetti finanziari derivanti dall'incorporazione, operata dall'articolo 23-quater del decreto – legge n. 95 del 2012, dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) nell'Agenzia delle dogane e dell'Agenzia del territorio nell'Agenzia delle entrate, nonché della soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI), le cui funzioni e risorse sono state ripartite tra il Ministero delle politiche agricole e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
   evidenziato, in tale ambito, come la predetta incorporazione dell'AAMS nell'Agenzia delle dogane e dell'Agenzia del territorio nell'Agenzia delle entrate, abbia comportato significative modifiche nella struttura dello Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con l'istituzione e soppressione di capitoli di spesa e l'incremento sia delle entrate sia delle spese;
   rilevato, in dettaglio, come, la dotazione iscritta a bilancio per l'Agenzia delle entrate (capitolo 3890), a seguito dell'incorporazione dell'Agenzia del territorio, registri un incremento, sia rispetto al dato assestato 2012 sia rispetto ai dati previsionali 2012, che tuttavia appare inferiore alla quota attribuita alla predetta Agenzia del territorio dal bilancio 2012;
   segnalato inoltre come la dotazione iscritta a bilancio per la nuova Agenzia delle dogane e dei monopoli (capitolo 3920) rechi a sua volta un incremento di 296 milioni rispetto all'assestamento 2012 e di oltre 350 milioni rispetto al dato previsionale;
   rilevato come il comma 23 dell'articolo 8 operi una riduzione delle dotazioni finanziarie della Missione di spesa «Politiche economico-finanziarie e di bilancio» dello Stato di previsione del Ministero dell'economia e finanze, per un importo pari a di 3,2 miliardi di euro per l'anno 2013, 1,2 miliardi per il 2014 e 1 miliardo a decorrere dall'anno 2015;Pag. 62
   evidenziato come il disegno di legge di bilancio preveda, rispetto alle previsioni assestate 2012, una riduzione totale di oltre 200 milioni delle risorse complessivamente destinate al Corpo della Guardia di finanza, di cui, in particolare, 108 milioni relativi alla dotazione del Programma di spesa n. 1.3 «Prevenzione e repressione delle frodi e delle violazioni agli obblighi fiscali»,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti osservazioni:
   a) si segnala l'esigenza di approfondire le ragioni delle modifiche recate dal disegno di legge di bilancio agli stanziamenti in favore dell'Agenzia delle entrate e della nuova Agenzia delle dogane e dei monopoli, in particolare al fine di comprendere se le misure di accorpamento dell'Agenzia del territorio nell'Agenzia delle entrate e dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane possano effettivamente conseguire i risparmi di spesa che il Governo ha stimato debbano derivare da tale accorpamento;
   b) in dettaglio, alla luce delle modifiche introdotte nella Tabella 2 conseguenti all'accorpamento dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli, che hanno in particolare istituito una serie di nuovi capitoli di spesa, nei quali sono appostate risorse precedentemente iscritte nel bilancio della gestione autonoma dell'AAMS, si rileva come tale operazione contabile non consenta un agevole raffronto tra le risorse previste nel bilancio 2012 e quelle indicate nel bilancio 2013, sottolineandosi pertanto la necessità di chiarire tale aspetti, al fine di assicurare la piena trasparenza e leggibilità dei documenti di bilancio;
   c) si rileva altresì la necessità di verificare se la contrazione delle dotazioni finanziarie della Missione di spesa «Politiche economico-finanziarie e di bilancio», dello Stato di previsione del Ministero dell'economia e finanze, per un importo pari a 3,2 miliardi di euro per l'anno 2013, 1,2 miliardi per il 2014 e 1 miliardo a decorrere dall'anno 2015, operata dal comma 23 dell'articolo 8, possa comportare una riduzione delle risorse disponibili per l'effettuazione dei rimborsi d'imposta, in quanto tale riduzione avrebbe effetti particolarmente negativi sulle imprese, le quali vedrebbero ulteriormente pregiudicata la propria liquidità finanziaria, che ha già subito le conseguenze negative determinate dalla restrizione nell'erogazione del credito realizzata in questi ultimi anni dal sistema creditizio;
   d) si sottolinea l'esigenza che i condivisibili obiettivi di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica siano realizzati tenendo conto della necessità di non indebolire la capacità degli organismi pubblici, segnatamente della Guardia di finanza, di svolgere un'azione sempre più efficace di contrasto all'evasione fiscale, alla criminalità economica e finanziaria, al contrabbando ed alla contraffazione.

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ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo, Tab. 1).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza) (C. 5535 Governo, Tab. 2).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAI DEPUTATI MESSINA E BARBATO

   La VI Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 1, Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2012, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013 si aggiunga a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (il decreto – legge n. 98 del 2011; il decreto – legge n. 138 del 2011; la legge di stabilità 2012; il decreto – legge n. 201 del 2011; il decreto – legge n. 95 del 2012, meglio noto come «spending review»)e come l'ampiezza delle sei precedenti manovre, cioè il reperimento complessivo delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di PIL nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di PIL nel 2013 e oltre 7 punti di PIL nel 2014, portando il peso complessivo delle misure correttive predisposte dal Governo Berlusconi e dal Governo Monti, per il triennio 2012-2013-2014, a circa 130 miliardi di euro;
   premesso che:
    l'effetto di tali è stata una diminuzione del PIL per il 2012 pari al 2,4 per cento, e nonostante il Governo speri per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario Internazionale dà invece per scontato una riduzione del PIL almeno pari allo 0,7 per cento, avvertendo peraltro che, se non giungeranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente una riduzione l'1 per cento;
    utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che la riduzione del PIL per il 2013 sarà pari a circa il 2,5-3 per cento;
    come indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione Pag. 64raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012, per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
    nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano aumentati di 758.000 unità; a fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati sia i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento registrato alla fine del 2012: a tali cifre occorre inoltre aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati, che non cercano neanche più lavoro uscendo di fatto dalle statistiche, stimati dall'ISTAT in misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
    una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani: dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012; la crisi incide infatti in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
    il nostro Paese sta, dunque, tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
    i consumi delle famiglie si stanno notevolmente riducendo, infatti, secondo la Nota di aggiornamento del DEF, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento; i consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole ripresa pari allo 0,8 per cento; del resti lo stesso Governo riconosce che quest'anno la domanda interna sarà «particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il DEF – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati»;
    pertanto, dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'IVA (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'introduzione dell'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, si è giunti a risultati a dire poco preoccupanti;
    infatti, né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno avuto alcun effetto positivo sulla riduzione del debito pubblico italiano, ed anzi, il rapporto debito/PIL è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    il Governo ha dunque imposto sacrifici – solo a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi, rinviando in definitiva, i problemi del Paese, che rischiano addirittura di peggiorare;
    si è, infatti, instaurata nel nostro Paese ed a livello europeo, una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita, deprimendo il PIL e conseguentemente diminuendo le entrate dello Stato e aumentandone le spese per l'esigenza di fare fronte alla crescente disoccupazione;
    tale strategia, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione, appare quindi del tutto inefficace, ed ha anzi innescato una spirale negativa che può condurre il Paese alla situazione nella quale si trova oggi la Grecia, rendendo impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
    è infatti l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata, in Pag. 65quanto essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
    in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal Governatore della Banca centrale finlandese Eri Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 disoccupazione del PIL dell'Unione;
    la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici, mentre in realtà, nel biennio della grande recessione, l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
    la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
    la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata; solo recentemente, infatti, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità: quindi, a partire dalla primavera 2010 sono stati varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve ed a tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
    nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed esso è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
    la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili: ciò ha indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici, che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
    il danno grave di questa impostazione riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche: è possibile, quindi, che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
    i risultati delle politiche di austerità sono paradossali, in quanto, malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti Paesi è aumentato drammaticamente;
    l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea: infatti dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia ed in molti Paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo; Pag. 66
    l'aumento del debito è dovuto ad un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico: in tale contesto appaiono significative le parole di Christine Lagarde, Direttore generale del FMI, la quale ha recentemente affermato che: «Senza crescita l'economia globale è in pericolo»;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali del disegno di legge di stabilità 2013-2015 sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario: tuttavia il deficit effettivo nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del PIL, ben lontano, dunque, dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;
    sono cinque gli assi delineati nel disegno di legge legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'IVA e modifiche all'IRPEF; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 miliardi di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, gli inasprimenti fiscali sulle banche e sulle assicurazioni e l'introduzione della Tobin tax; al netto della Tobin tax e delle misure tributarie relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nel disegno di legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non innalzare le aliquote dell'IVA, il cui aumento coincidere con la mancata attuazione della spending review; quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'IVA, ma il Governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece che di due punti come inizialmente previsto: in tale contesto il contemporaneo intervento sull'IRPEF ha un chiaro sapore propagandistico, oltre ad essere confuso e contraddittorio;
    nei fatti, per i cittadini l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte e non certo una loro diminuzione: infatti, i tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote IRPEF, dal 23 al 22 per cento per i reddito fino a 15.000 euro e dal 27 al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    inoltre, la modifica del regime delle deduzioni e detrazioni, che si applicherà ai contribuenti con redditi superiori a 15.000 euro, prevede una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed è, oltretutto, retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione della predetta franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni IRPEF riconosciute ai contribuenti vale circa 1,7 miliardi sul 2013 ed opera già, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012: tale effetto sale a 2 miliardi se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione relativa al tetto di 3.000 euro per le spese «detraibili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti: stando alla relazione tecnica allegata al disegno di legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti, e dei 12,9 miliardi di mezzi di copertura conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno da nuove o maggiori entrate, a fronte dei 6,2 miliardi di minori spese: nel 2014 e nel 2015 tale forbice è peraltro destinata ad allargarsi, perché il peso delle nuove imposte arriverà al 60 per cento del totale; Pag. 67
    le tabelle allegate al disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote IRPEF, che da sola vale 4,2 miliardi nel 2013 e 6,6 miliardi nel 2014; la sterilizzazione di un punto dell'IVA, che ne richiede 3,2; la detassazione per 1,6 miliardi del salario di produttività: a ciò vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente, tra le quali spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo per il pagamento dei canoni di locazioni degli immobili utilizzati dalle pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate occorre inoltre segnalare la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia, che vale 1,1 miliardi a decorrere dal 2013; su livelli analoghi dovrebbero attestarsi anche le maggiori entrate della Tobin tax, l'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie, da cui sono attesi 1.088 milioni di euro, cui si accompagnerà tuttavia un calo del 30 per cento delle transazioni azionarie e dell'80 per cento di quelle relative agli strumenti finanziari derivati; 623 milioni di euro di maggiori entrate deriveranno altresì dall'aumento (dallo 0,35 allo 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e 412 milioni giungeranno dall'inasprimento del regime di deducibilità delle spese per gli autoveicoli aziendali;
    poche sono invece le misure che dispongono minori uscite: infatti, i 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio delle risorse per le autonomie locali, che subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015; per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile, visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo; completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, ed i 19,8 milioni sottratti all'AGEA;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi relativi all'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità si prevede un taglio non inferiore a 1,5 miliardi di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 miliardi di euro), dei dispositivi medici (7 miliardi di euro) e degli investimenti (32 miliardi di euro);
    l'aumento dell'aliquota IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (si tratta di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di AIDS, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) assesterà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto ciò ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutte le spese assistenziali, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con la conseguente riduzione di 35.000 precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 Pag. 68milioni per gli esodati (laddove sarebbero necessari, per garantire tutti i soggetti, circa 8 miliardi, sancendosi dunque il principio che i diritti vigono solo in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato: i nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico», in quanto il Governo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90; la riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-Ministro della difesa Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review, ma ora si scopre che il costo di ogni singolo aereo è nel frattempo lievitato, in quanto la spesa media dell'aereo «nudo», il cosiddetto recurrent fly-away cost, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015, con un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento: giungendo ad almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal Governo, con la probabilità che la lievitazione dei costi in corso d'opera continui ulteriormente;
    tra le pieghe dei provvedimenti in esame si annida anche un finanziamento di 10 milioni per Radio Radicale;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento stanziato a bilancio per gli interessi, in quanto il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libererà risorse pari a circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha invece previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact, che comporta una incremento annuale del debito del 3 per cento del PIL per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013, pari a circa 45 miliardi annui;
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il Paese e a farlo sprofondare nella crisi economica, mentre l'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, che il Governo non sta realizzando: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato, per quanto concerne le materie di competenza della Commissione Finanze, che:
    in riferimento alle norme fiscali, oltre a quanto già segnalato, occorre rilevare che, invece di intervenire sulle detrazioni per i redditi più bassi ampliando la no tax area, si distribuiscono a pioggia limitate riduzioni dell'IRPEF, anche a beneficio dei più ricchi, pagate dalle classi popolari con maggiori aumenti dell'IVA, i quali pesano proporzionalmente di più proprio sui redditi medio-bassi;
    l'aumento dell'IVA sarà devastante per i redditi esentati dalla tassazione (sotto gli 8.000 euro) per gli incapienti, per gli 8 milioni di poveri che ricadono nella no tax area e che, quindi, non usufruiranno della riduzione delle due aliquote IRPEF, ma ovviamente risentiranno dell'aumento dell'IVA; inoltre, l'aumento dell'IVA annullare quasi la riduzione delle prime due aliquote IRPEF per i redditi sino a 15.000 euro;
    i dati sembrano indicare che il precedente incremento dell'IVA, avvenuto a settembre 2011 non solo non ha contenuto la perdita di gettito dovuta alla recessione, ma l'ha amplificata: una spiegazione possibile di tale fenomeno è che si sia registrata una maggiore evasione, motivata presumibilmente proprio dall'aumento dell'aliquota, oltre che dalla crisi;
    relativamente al saldo complessivo degli effetti di tali due ultime misure (aumento dell'IVA e riduzione dell'IRPEF), il Governo afferma che per i contribuenti ci sarà un vantaggio netto di 5,5 miliardi (6,5 miliardi di risparmi IRPEF meno 1 miliardo circa di tagli agli sconti), mentre sarebbe più corretto valutare la manovra nel suo complesso: così, dal 1o luglio 2013, l'IVA comporterà un aggravio per i cittadini di oltre 3 miliardi (quindi per soli sei mesi); che, l'anno successivo, l'intero 2014, Pag. 69diventeranno circa 6 miliardi, superando abbondantemente i vantaggi della rimodulazione dell'IRPEF;
    dal punto di vista dei contribuenti, rispetto alle imposte pagate attualmente, alla luce delle disposizioni previste dal disegno di legge di stabilità e degli incrementi delle aliquote IVA confermati dal 1o luglio 2013, l'aumento complessivo della pressione fiscale in termini assoluti sarà pari a 4.401 milioni di euro per l'anno 2013, a 5.398 milioni per il 2014 e a 6.146 milioni per il 2015;
    gli oneri sin qui deducibili e detraibili saranno falcidiati, per i redditi sopra i 15.000 euro, con effetto retroattivo: ciò comporterà, in pratica, che le spese sostenute del 2012 subiscono già ora il taglio alla detraibilità e deducibilità previsto dal disegno di legge di stabilità, in forza di due esplicite deroghe allo Statuto dei diritti dei contribuenti: la prima per gli oneri deducibili, l'altra per le spese detraibili;
   queste deroghe non rappresentano le uniche norme retroattive; infatti, decorrono dall'anno fiscale 2012:
    l'aumento dell'imposta sulle riserve matematiche dei rami vita delle assicurazioni;
    la rivalutazione dei redditi domenicali e agrari ai fini della determinazione delle imposte sui redditi;
    la soppressione del regime agevolativo che consentiva alle società agricole di optare per la tassazione in base alla rendita catastale, evitando la più costosa tassazione IRES;
    l'abrogazione della clausola di salvaguardia per calcolare l'imposta sul TFR, che opera sui trattamenti di fine rapporto già maturati;
   il nuovo tetto di 3.000 euro alle detrazioni impedirà, nei fatti, di portare in detrazione le spese diverse dal mutuo per la prima casa, con esclusione delle spese mediche;
   a questi limiti alle deduzioni ed alle detrazioni non sono assoggettate le erogazioni liberali alle chiese o ai partiti politici, mentre la soglia dei 250 euro vale per le donazioni alle Organizzazioni non governative che si occupano di cooperazione con il Terzo mondo, o per le università e le fondazioni universitarie;
   inoltre, siamo di fronte ad interventi controproducenti sotto il profilo della lotta all'evasione, in quanto riducono il contrasto d'interessi tra contribuente e prestatore di servizi, che invece dovrebbe essere ampliato; in tal modo si incentiverà il ricorso al sommerso presso studi medici, esercenti onoranze funebri, badanti, esercenti di palestre e simili, agenzie immobiliari, veterinari, proprietari di alloggi affittati a studenti universitari, asili nido privati;
   viene abrogata la clausola di salvaguardia (di cui all'articolo 1, comma 9, della legge n. 296 del 2006) sulle indennità di fine rapporto (trattamento di fine rapporto, indennità equipollenti e altre indennità e somme connesse alla cessazione del rapporto di lavoro), consistente nell'applicazione della curva delle aliquote IRPEF vigenti al 31 dicembre 2006, se più favorevoli, in luogo di quelle vigenti nell'anno di insorgenza del diritto a percepire le indennità medesime: in tal modo, per i redditi tra i 15.000 ed i 26.000 euro, che erano sottoposti ad un aliquota del 23 per cento, dal 2013 l'aliquota con la quale sarà tassato il TFR sarà pari al 26 per cento, con un costo aggiuntivo per i lavoratori dipendenti pari a 170 milioni annui;
   si stabilizza l'incremento delle accise sui carburanti per il sisma che ha colpito l'Emilia, confermando, a decorrere dal 1o gennaio 2013, le aliquote di accisa stabilite con la determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane n. 88789 del 9 agosto 2012, adottata in forza dell'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 74 del 2012, che ha individuato la misura delle aliquote di accisa sulle benzine e sul gasolio attualmente in vigore; la differenza tra l'aliquota stabilizzata e quella vigente Pag. 70produce un incremento di gettito pari 963 milioni annui ai quali va aggiunto un incremento dell'IVA (attraverso il meccanismo di «tassa sulla tassa») pari a 144 milioni di euro: ancora una volta, dunque, un aumento provvisorio delle accise sui carburanti diventa definitivo, secondo una prassi che si perpetua fin dalla guerra di Abissinia del 1935;
   ciò avviene in chiaro contrasto con l'ordine del giorno 9/5291/45, a prima firma del deputato Monai, accettato dal Governo che lo impegnava a valutare le opportune iniziative per rendere operativo il meccanismo della cosiddetta «accisa mobile», al fine di contribuire ad un calmieramento del costo dei carburanti;
   viene eliminata, per i soggetti titolari di reddito complessivo superiore a euro 15.000, l'esenzione dall'IRPEF per le pensioni di guerra e degli altri redditi indicati nell'articolo 34, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973;
   nel complesso, il disegno di legge di stabilità non riduce la pressione fiscale, ma la ridistribuisce a svantaggio di chi è in maggiori difficoltà: a fronte della riduzione dell'IRPEF si ha un aggravio dell'IVA, anche per i beni alimentari: il risultato complessivo è minore reddito disponibile per le famiglie in maggiori difficoltà economiche e sociali: i pensionati con meno di 1.000 euro di pensione, gli «esodati», i giovani senza lavoro e senza indennità di disoccupazione, i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione e in mobilità saranno i più colpiti; analogamente, saranno pesantemente colpite le persone con pensione di invalidità e l'indennità di accompagnamento, operandosi in tal modo un intervento regressivo sul piano sociale e economico che aggrava le iniquità e gli effetti recessivi sui consumi delle famiglie,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Barbato, Messina.

Pag. 71

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo, Tab. 1).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza) (C. 5535 Governo, Tab. 2).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAI DEPUTATI FUGATTI, COMAROLI, FORCOLIN E MONTAGNOLI

   La VI Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n. 1, Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   sottolineata l'esigenza di coniugare la definitiva stabilizzazione degli equilibri di finanza pubblica con la necessità di avviare un processo, concreto e credibile, di progressiva riduzione della pressione fiscale, segnatamente in favore dei redditi da lavoro e delle imprese, nella consapevolezza che la leva tributaria costituisce un elemento fondamentale per ripristinare condizioni più favorevoli alla crescita dell'economia nazionale;
   rilevato come il disegno di legge di stabilità contenga importanti misure di inasprimento della pressione fiscale, con la conferma disposta dal comma 1 dell'articolo 12 dell'aumento delle aliquote IVA del 10 e del 21 per cento all'11 e al 22 per cento, nonostante il Governo si sia impegnato, a più riprese nei mesi scorsi, a scongiurarne l'applicazione; tale inasprimento determinerà ulteriori effetti depressivi sulla domanda di beni e servizi, con evidenti ripercussioni sull'economia italiana già in fase recessiva, che non saranno compensati dalla diminuzione delle aliquote IRPEF;
   preso atto della forte penalizzazione che subiranno i contribuenti con un reddito complessivo superiore a 15.000 euro a causa delle disposizioni di cui ai commi da 4 a 10 dell'articolo 12, che limitano fortemente la deducibilità e la detraibilità degli oneri di cui agli articoli 10 e 15 del TUIR, introducendo, in particolare, una franchigia di 250 euro e un limite massimo di 3.000 euro alla detraibilità e deducibilità ai fini IRPEF, nonché del fatto che tali limitazioni provocheranno una pesante diminuzione di reddito disponibile per le nostre famiglie;Pag. 72
   rilevato che la disposizione di cui al comma 6 dell'articolo 12, che estende la franchigia di cui ai commi 4 e 5 anche con riferimento agli oneri e alle spese la cui deducibilità o detraibilità dall'imposta lorda è riconducibile rispettivamente agli articoli 10 e 15 del TUIR, è eccessivamente generica e potrebbe dar luogo ad incertezze circa l'effettiva applicabilità della franchigia medesima; la medesima genericità è imputabile all'analoga disposizione prevista dal comma 8 dell'articolo 12, secondo la quale il limite massimo di 3.000 euro alla detraibilità dall'IRPEF delle somme di cui all'articolo 15 del TUIR si applica anche alle somme la cui detraibilità è riconducibile al predetto articolo;
   evidenziato come l'applicazione della franchigia di 250 euro alla detraibilità delle spese di cui all'articolo 15, comma 1, lettera i-quinquies), del TUIR, per un importo non superiore a 210 euro, sostenute per l'iscrizione annuale e l'abbonamento, per i ragazzi di età compresa tra 5 e 18 anni, ad associazioni sportive, palestre, piscine e altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica, comporterà, nei fatti, l'eliminazione della predetta agevolazione, generando un altro aggravio al bilancio delle famiglie italiane;
   sottolineato come i contribuenti siano penalizzati dall'efficacia, disposta già a partire dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2012, delle misure di cui ai commi 4, 5, 6, 8 e 9, in palese ed esplicita deroga al principio di irretroattività delle norme tributarie e in spregio all'esigenza di tutelare l'affidamento e la buona fede dei contribuenti, i quali, nell'effettuare le proprie decisioni di spesa nel 2012, facevano legittimamente conto sulla possibilità di godere a pieno del regime di deducibilità e detraibilità previsto dall'ordinamento vigente; al contrario, i limitati benefici conseguenti alla diminuzione di un punto percentuale delle aliquote IRPEF relative ai primi due scaglioni di reddito opererebbero solo sulle dichiarazioni relative al periodo di imposta 2013, quindi dal 2014;
   valutato come la disposizione di cui al comma 14 dell'articolo 12, che prevede l'assoggettamento all'aliquota IVA del 10 per cento, anziché del 4 per cento, delle prestazioni di assistenza e sicurezza sociale rese dalle cooperative sociali e dai loro consorzi in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni, penalizzi gli enti locali, che subiranno un aumento secco dei costi dei servizi rivolti ai minori, ai disabili ed agli anziani, di modo che molti comuni, già vessati da vincoli di bilancio troppo rigidi e dai tagli indiscriminati dei trasferimenti erariali, saranno costretti a ridurre i servizi sociali o a scaricare ove possibile, tali maggiori costi sulle persone deboli;
   considerato che la disposizione di cui al comma 17 dell'articolo 12, che limita l'ambito di applicazione dell'esenzione IRPEF oggi prevista per le pensioni di guerra e le relative indennità accessorie ai soli soggetti con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, va ad incidere su prestazioni pensionistiche a cui si riconosce un elevato valore morale, essendo una sorta di riconoscimento per il sacrificio costituito dalla perdita della vita durante il combattimento e, per contro, genera benefici per il bilancio dello Stato irrisori e decrescenti nel tempo;
   rilevato che l'imposta di bollo, introdotta dai commi 18 e 19 dell'articolo 12, con aliquota dello 0,05 per cento sulle compravendite di azioni, di altri strumenti partecipativi e sulle operazioni sugli strumenti derivati, pone sullo stesso piano le operazioni connesse all'operatività di soggetti imprenditoriali e le operazioni meramente speculative, rischiando, inoltre, se non applicata in maniera uniforme almeno su tutto il territorio dell'Unione europea, di generare palesi distorsioni del mercato finanziario;
   considerato che la disposizione di cui al comma 30 dell'articolo 12, la quale abroga il regime tributario agevolato previsto in favore delle società agricole e stabilisce che le opzioni per l'applicazione del predetto regime già esercitate perdano Pag. 73efficacia già dal periodo di imposta al 31 dicembre 2012, oltre a costituire esplicita deroga al principio di irretroattività delle norme tributarie, avrà effetti devastanti per il settore agricolo, già colpito duramente dagli effetti della crisi economica e sul quale incidono anche le disposizioni del comma 29 del medesimo articolo 12, in materia di rivalutazione dei redditi dominicali ed agrari e del valore catastale dei terreni agricoli, in quanto modifica in modo retroattivo il contesto entro il quale le imprese hanno programmato i loro investimenti;
   considerato che le imprese ed i professionisti sono penalizzati dalla disposizione di cui al comma 22 dell'articolo 12, che dispone la riduzione dal 27,5 al 20 per cento della deducibilità da reddito di impresa e di lavoro autonomo delle spese relative alle autovetture, autocaravan, ciclomotori e motocicli impiegati ad uso esclusivo aziendale, che già la legge n. 92 del 2012 aveva ridotto tale deducibilità dal 40 al 27,5 per cento e che dunque la predetta disposizione del comporta un vero e proprio svantaggio concorrenziale nei confronti delle imprese degli altri Paesi europei, particolarmente pesante nel caso di aziende con parchi auto importanti;
   considerato che il disegno di legge di stabilità perpetua la discriminazione dei territori virtuosi del Nord, continuando a finanziare sprechi in altre zone del Paese; in particolare il comma 12 dell'articolo 8, che consente il completamento del ripiano dei disavanzi sanitari della Regione Campania del 1990, autorizzando la spesa di 159 milioni di euro, nonché il comma 20 del medesimo articolo 8, che autorizza la spesa di 110 milioni di euro per l'anno 2013 per i lavori socialmente utili di Napoli e Palermo;
   rilevato che l'articolo 8, comma 21, prevede l'istituzione di un nuovo fondo, con una dotazione di 900 milioni di euro per l'anno 2013, per il finanziamento di interventi urgenti di settore concernenti le università, le famiglie, i giovani, la materia sociale, la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma de L'Aquila, nonché il sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali, mentre nulla viene destinato alla ricostruzione dei territori di Emilia, Lombardia e Veneto, ugualmente colpiti da tragiche calamità naturali;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Fugatti, Comaroli, Forcolin, Montagnoli.