CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 febbraio 2012
609.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

DL 216/11: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
esaminato, per i profili di competenza, il disegno di legge n. 4865-B di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, approvato dalla Camera e modificato dal Senato;
auspicato che la proroga introdotta all'articolo 7, comma 2, non sia motivo di rallentamento del processo di riorganizzazione dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane affinché il sistema produttivo possa finalmente giovarsi di un adeguato supporto internazionale;
preso atto dell'intervenuta limitazione ad un solo anno della proroga della corresponsione dell'ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti ed interessi sottoposti in Libia a misure limitative ai sensi dell'articolo 4 della legge 6 febbraio 2009, n. 7,

esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Indagine conoscitiva sugli obiettivi della politica mediterranea dell'Italia nei nuovi equilibri regionali.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

L'indagine conoscitiva intende focalizzare le principali questioni sul tappeto che sono emerse criticamente nel corso dell'ultimo anno in cui si è sviluppata la c.d. «primavera araba», al fine di evidenziarne le conseguenze sul piano degli interessi nazionali e di prospettare l'azione dell'Unione europea.
La grave emergenza finanziaria che ha investito il nostro continente sta rischiando di far trascurare la nuova centralità che la sponda meridionale del Mediterraneo viene ad assumere nella strategia globale e negli obiettivi dei nuovi attori della scena internazionale (Cina, Federazione russa, Turchia, etc).
L'indagine dovrebbe approfondire gli sviluppi possibili dei regimi politici dell'area, con riferimento alla diversa presenza di correnti di islamismo moderato o radicale, nonché al ruolo delle opposizioni democratiche ed in particolare dei movimenti giovanili.
La nuova realtà politico-sociale che sta emergendo sulla sponda meridionale del Mediterraneo pone infatti all'Italia l'esigenza di corrispondere pienamente, sul piano della cooperazione sia bilaterale che multilaterale, a molteplici istanze che vanno dal supporto ai processi di institution-building al sostegno ai programmi di modernizzazione dei sistemi produttivi e di apertura all'economia di mercato.
In particolare, si intende verificare quali siano le potenzialità e i limiti delle relazioni economiche e commerciali, nonché dei raccordi infrastrutturali tra Italia e Mediterraneo, rilevando l'attuale presenza imprenditoriale italiana nell'area ed individuando quali potrebbero essere i nuovi spazi di intervento.
È altresì obiettivo dell'indagine delineare il quadro di riferimento dell'impegno dell'Italia in seno all'Unione europea ed alle altre organizzazioni internazionali (ONU, OSCE, NATO) interessate a contribuire alla stabilizzazione politica del Nord Africa e del Medio Oriente, prestando particolare attenzione alle più gravi situazioni di crisi, dal conflitto israelo-palestinese alla repressione in atto in Siria.
L'attività di indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare di cui sarà di volta in volta richiesta l'autorizzazione al Presidente della Camera.

Termine dell'indagine:
31 dicembre 2012.

Soggetti da audire:
Ministro degli Affari esteri;
Ministro per la cooperazione internazionale ed integrazione;
Diplomatici italiani ed Ambasciatori dei paesi euro-mediterranei;
Esponenti delle istituzioni dell'Unione europea;

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Rappresentanti delle Organizzazioni internazionali (ONU, OSCE, NATO, ecc.) e delle Istituzioni finanziarie internazionali;
Rappresentanti delle Comunità religiose;
Rappresentanti degli imprenditori operanti nell'area e delle relative organizzazioni di categoria;
Rappresentanti delle Organizzazioni non governative operanti nell'area e dei movimenti giovanili;
Esperti nelle relazioni internazionali, nei processi di transizione democratica, nella politica, economia, demografia, società e religione dell'area mediterranea.

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ALLEGATO 3

Interrogazioni 5-05745 e 5-05876 Renato Farina: Sulla libertà religiosa in Vietnam.

TESTO DELLA RISPOSTA

La parrocchia di Thai Ha è appartenuta sin dai primi del '900 alla congregazione dei Redentoristi, da sempre molto attiva sulle tematiche sociali e (anche in senso critico) sulle politiche del governo.
Con l'avvento del regime comunista le aree facenti capo alla parrocchia di Thai Ha sono state per un buon 60 per cento espropriate. Da anni i Redentoristi richiedono una restituzione in toto degli edifici espropriati.
I disordini che hanno interessato la parrocchia di Thai Ha sono riconducibili ad un conflitto fra la congregazione e le Autorità locali, nato a causa di rivendicazioni dei Redentoristi sui menzionati espropri che hanno seguito la fine del periodo coloniale francese.
La situazione di tensione è recentemente esplosa a seguito dell'avvio di lavori pubblici nell'area adiacente alla parrocchia, che hanno causato la temporanea occupazione di nuove porzioni di proprietà della stessa. Vi sono state numerose proteste da parte dei membri della congregazione, alcune nel centro cittadino, presto represse dalla polizia anche con fermi indiscriminati e l'utilizzo di metodi particolarmente duri.
Quanto alla questione degli arresti dei giovani cattolici nel nord Vietnam, occorre premettere che le vicende descritte nell'interrogazione hanno interessato soggetti attivamente coinvolti nella vita politica e sociale di talune province vietnamite.
Nelle loro attività essi avevano denunciato la situazione socioeconomica in cui si trovavano a vivere e operare, criticando anche l'operato delle autorità locali.
La gran parte dei fatti denunciati ha avuto luogo nella provincia di Vihn, nella parte settentrionale del Vietnam, capoluogo di una delle province più povere del paese.
A quanto risulta da informazioni della nostra Ambasciata ad Hanoi, le persone in questione sarebbero state fermate dalle Autorità di polizia e sarebbero attualmente in custodia, mancano però informazioni riguardo alle motivazioni del loro fermo e, in alcuni casi, anche circa il luogo esatto di detenzione. Si tratta spesso di giovani bloggers o di persone comunque intensamente coinvolte nella vita sociale delle loro province.
È opinione condivisa da tutte le rappresentanze UE ad Hanoi, che sia nel caso della parrocchia di Thai Ha sia nel caso della campagna di arresti di giovani cattolici nel nord Vietnam non si sia di fronte a casi di vera e propria persecuzione religiosa in quanto tale, ma piuttosto a casi di repressione della libertà di espressione.
Un fatto che ha visto negli anni numerosi precedenti, relativi ad avvocati e bloggers fortemente critici riguardo la situazione politica in Vietnam e l'operato del Governo, a prescindere dal loro orientamento religioso o politico.
Ai fedeli di Thai Ha non si è infatti mai impedito di celebrare i sacramenti o praticare la loro confessione né vi sono prove che gli arresti eseguiti nel nord del Vietnam fossero motivati dall'appartenenza religiosa degli arrestati.
La libertà religiosa in Vietnam, pur non essendo di un livello equiparabile a quello di un Paese liberale occidentale, non corre - almeno al momento - un serio pericolo.

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Tale considerazione è stata condivisa da Monsignor Girelli - Rappresentante non residente della Santa Sede per il Vietnam - in occasione di una visita pastorale svoltasi fra il 25 novembre ed il 6 dicembre scorsi.
L'alto prelato ha definito la situazione sul terreno, per quanto concerne la libertà religiosa, «soddisfacente», garantita ad un livello significativo e migliore di quello sperimentato in altri Paesi asiatici, pur non essendo ancora comparabile agli standard occidentali.
Il caso di Thai Ha può essere ascritto all'alveo dei conflitti legati a tematiche relative all'«impiego della terra». Si tratta di un problema comune in Vietnam, che investe parecchie diocesi nel Paese, ma che riguarda anche altre confessioni, gruppi etnici e singoli cittadini.
È ad ogni modo innegabile che accanto a questo problema stia sorgendo quello relativo alla libertà di espressione.
A tutela della libertà di espressione, l'Unione Europa, anche su costante impulso italiano, interviene attivamente tramite passi e atti ufficiali indirizzati alle competenti autorità.
La questione è stata sollevata anche nell'ultima sessione del Dialogo UE-Vietnam sui Diritti Umani, tenutasi ad Hanoi il 12 gennaio scorso.
Nel corso di tale sessione è stata sollevata anche la questione della promozione, con estrema sollecitudine, di una più capillare e omogenea sensibilizzazione, anche a livello periferico, del rispetto dei diritti umani. Il Governo di Hanoi è stato richiamato inoltre ad assicurare l'applicazione di quanto già sancito nella stessa normativa nazionale vietnamita.
Il Governo continuerà a seguire la questione della libertà di espressione in Vietnam con la massima attenzione e assicurerà anche massima vigilanza affinché a fare le spese delle tensioni scaturite da un conflitto locale, come nel caso della Parrocchia di Thai Ha, non sia la comunità cattolica globalmente intesa.
Lo stesso Ministro Terzi discuterà della questione nel contesto della sua imminente missione in Vietnam, nella quale è previsto che incontri, tra gli altri, anche il Rappresentante Pontificio non residente, Mons. Leopoldo Girelli.

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ALLEGATO 4

Interrogazione 5-06168 Touadi: Sul contributo italiano al rifinanziamento della Global Partnership for Education.

TESTO DELLA RISPOSTA

Nel settore dell'istruzione e della formazione la Cooperazione Italiana vanta una consolidata tradizione. Negli anni l'Italia ha, infatti, contribuito alla definizione degli obiettivi e delle strategie a livello internazionale, sostenendo programmi, progetti ed iniziative in tale settore.
L'Italia ha sostenuto, sin dalla sua nascita, l'iniziativa ricordata dall'Onorevole interrogante, ovvero la Partnership Globale per l'istruzione, lanciata nell'aprile 2002 dalla Banca Mondiale e dall'UNESCO con il sostegno del G8.
Tale iniziativa ha lo scopo di accelerare il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio nel campo educativo, ovvero perseguire l'obiettivo che entro il 2015 tutti i bambini in età scolare, senza differenze di genere, abbiano completato il ciclo elementare d'istruzione.
Tal progetto si propone come un esempio d'impegno dei donatori e dei Paesi Partner, con modalità d'attuazione in linea con le indicazioni emerse dalle Dichiarazioni di Roma, Parigi e Accra sull'efficacia degli aiuti. Si tratta, infatti, essenzialmente, di un meccanismo di coordinamento a livello periferico e di armonizzazione dell'azione dei donatori, che agiscono in stretto collegamento con il governo del Paese partner.
In termini concreti, il nostro Paese ha contribuito a questa iniziativa (la Partnership Globale per l'istruzione), tra il 2003 e il 2010, con finanziamenti pari a 24 milioni di euro. Essa sta producendo risultati concreti nei Paesi destinatari di aiuti, dove si sono registrati significativi progressi sia nei tassi d'iscrizione, sia nei tassi di completamento del primo ciclo d'istruzione.
Come confermato nelle linee guida per il triennio 2012-2014, la Cooperazione italiana intende, quindi, proseguire l'azione in favore dell'istruzione ed in particolare continuare a sostenere l'iniziativa e i suoi strumenti finanziari operativi.
Alla Farnesina sono allo studio i modi per concretizzare tale sostegno. Alla luce dei recenti tagli al bilancio della Cooperazione, effettuati in ragione delle note esigenze di finanza pubblica, appare al momento difficile poter prevedere la concessione di contributi volontari (ovvero non previsti da specifiche disposizioni di legge) alla Partnership Globale per l'istruzione per l'anno corrente.
L'ufficio della DGCS competente per l'erogazione di contributi volontari agli organismi multilaterali (tra cui appunto la Global Partnership for Education) dispone, infatti, per tutto il 2012 di circa 900 mila euro, già destinati in gran parte ad altri impegni già assunti. Questo in un contesto come sapete difficile: i fondi della Cooperazione hanno subito un taglio pari all'85 per cento negli ultimi 5 anni e ora ammontano ad un totale di circa 197 milioni di euro per il 2012.
Anche in considerazione della sensibilità del Parlamento su questo importante progetto, si tenterà di individuare eventuali margini per contributi volontari nel contesto della programmazione per il prossimo biennio 2013-2014, compatibilmente con le disponibilità di bilancio.
Per quest'anno si cercherà quindi di ricorrere, laddove possibile, soprattutto allo strumento del credito di aiuto nonché ad azioni di sostegno settoriale al bilancio volte a promuovere lo sviluppo delle capacità istituzionali nel settore dell'istruzione nei Paesi prioritari d'intervento.