CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 7 febbraio 2012
603.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-05865 Barbi: Su una lettera di dodici ministri degli esteri di Stati dell'UE circa il funzionamento del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE).

TESTO DELLA RISPOSTA

Come previsto dalla Decisione istitutiva del SEAE, il 22 dicembre 2011 l'Alto Rappresentante ha presentato un primo progress report sul funzionamento del Servizio allo scopo di effettuare un bilancio sul primo anno di attività e identificare modalità per assicurare una piena operatività del nuovo organismo introdotto dal Trattato di Lisbona. In vista della presentazione del rapporto e al fine di contribuire costruttivamente alla sua stesura l'8 dicembre scorso i Ministri degli esteri di Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Polonia, Svezia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno indirizzato all'Alto Rappresentante un documento di riflessione.
Il documento di riflessione dei 12 Ministri degli Esteri identifica cinque aree che dovrebbero essere potenziate per garantire piena operatività al SEAE: 1. la puntuale programmazione dell'agenda di politica estera dell'UE; 2. un più efficace coordinamento tra Stati Membri, Commissione e Consiglio; 3. la messa a punto di procedure decisionali interne più coerenti e di un sistema di formazione unificato per i diplomatici europei; 4. un ruolo più incisivo delle Delegazioni UE nei Paesi terzi; 5. l'affinamento delle procedure di reclutamento del personale del SEAE sulla base di rigorosi criteri di merito e trasparenza.
L'Italia ha in particolare insistito su tre aspetti: 1. la valorizzazione degli istituti esistenti a livello europeo (tra i quali, l'Istituto Universitario Europeo di Firenze) nell'ambito della formazione comune del personale SEAE; 2. la definizione di sistemi di utilizzo ottimale e di condivisione delle risorse a disposizione delle Delegazioni UE e degli Stati membri, specie in Paesi terzi, onde evitare inutili duplicazioni; 3. l'auspicio che la capacità di gestione delle crisi da parte del SEAE sia potenziata.
Nella lettera del 22 dicembre con cui ha trasmesso formalmente il rapporto, l'Alto Rappresentante ha richiamato espressamente il contributo fornito dai 12 Stati Membri.
La valutazione dell'operato del SEAE risultante dal rapporto è di un'Istituzione che si è dimostrata all'altezza dei compiti attribuiti dal Trattato, tenendo anche conto delle iniziali difficoltà di avvio e della complessità delle sfide poste dal contesto internazionale (Primavera araba, Como d'Africa, rilancio del dialogo con i Partner Strategici dell'UE). Il rapporto rileva come l'introduzione di un referente principale per l'azione esterna dell'UE come il SEAE abbia consentito un progresso nella percezione dell'UE come soggetto autorevole e unitario nelle relazioni internazionali. L'approvazione nel maggio del 2011 della risoluzione sullo status rafforzato dell'UE nell'Assemblea Generale dell'ONU ne è una evidente testimonianza.
Al fine di sviluppare a pieno le future potenzialità del Servizio, il rapporto identifica quale principale strumento il rafforzamento delle proprie capacità strutturali, specie in termini di rapidità ed efficacia d'azione. Un pieno raggiungimento di tale obiettivo ha subito un rallentamento a

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causa del consistente impegno logistico e strutturale connesso con la messa in funzione della nuova Istituzione europea, sia a livello centrale che periferico, che ha visto il confluire delle risorse umane provenienti dalle tre entità istituzionali che la compongono (Stati Membri, Commissione e Consiglio). In tal senso, secondo l'Alto Rappresentante diventa indispensabile codificare, in modo preciso e inequivocabile, propri metodi di lavoro e mettere a punto un sistematico coordinamento decisionale che assicuri un efficace dialogo con la Commissione e con gli Stati Membri.
Quanto alle prospettive future, il Rapporto individua quattro priorità: 1. il rafforzamento delle capacità di produrre policy da parte del SEAE, superando i problemi organizzativi ed incrementando il senso di appropriazione (ownership) e coordinamento; 2. un ruolo accresciuto delle Delegazioni UE, anche attraverso il progressivo trasferimento di risorse umane da Bruxelles verso le Delegazioni stesse; 3. la creazione di una cultura organizzativa comune fra le varie componenti del Servizio; 4. l'affinamento del coordinamento tra SEAE e Commissione Europea.
Infine, per quanto riguarda il personale, il rapporto sottolinea i significativi progressi realizzati verso il raggiungimento dell'obiettivo di 1/3 di funzionari provenienti dagli Stati Membri, senza nascondere che tale risultato, quasi acquisito a livello di delegazioni (29 per cento), è ancora relativamente lontano (13 per cento) presso la sede centrale di Bruxelles.
A testimonianza dell'attenzione con cui il Governo italiano segue l'attuale fase di avvio e progressivo consolidamento dell'attività del SEAE, il ministro Terzi ha da ultimo, lo scorso 31 gennaio, inviato all'Alto Rappresentante una lettera in cui, prendendo spunto dalle conclusioni del rapporto, indica alcune direttrici prioritarie di azione per il futuro, tra cui: 1. un'efficace gestione congiunta, in particolare tra Commissione e SEAE, degli strumenti finanziari dell'azione esterna dell'UE, che l'Italia intende sostenere anche nel quadro del negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (2014-2020); 2. un rinnovato impegno dell'UE ad esprimersi «con una sola voce» nelle sedi multilaterali; 3. un rafforzamento delle capacità operative dell'UE nell'ambito della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune, con particolare riferimento alla gestione delle crisi; 4, un sistema di selezione dei personale SEAE lineare e trasparente, condizione indispensabile per una piena valorizzazione delle risorse umane che gli Stati Membri mettono a disposizione del Servizio nel perseguimento degli obiettivi ambiziosi fissati dai trattati.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05968 Renato Farina: Sulla condizione dei cristiani in Pakistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

La notizia della demolizione di un complesso adibito ad attività caritatevoli e religiose trova conferma in un comunicato stampa dell'Amministratore Apostolico dell'Arcidiocesi di Lahore, emanato il 10 gennaio scorso e in altre notizie raccolte ad Islamabad.
Il complesso demolito sorgeva su un'area centrale, adiacente ad un nuovo quartiere residenziale, che le Autorità locali intendevano adibire ad altri usi. Si sarebbe dunque trattato di un esproprio di terreni (una realtà quotidiana in Pakistan) e la distruzione di croci ed altri oggetti di culto sarebbe conseguita alla demolizione dell'edificio in cui si trovavano.
Il Governatore del Punjab, per giustificare la demolizione, avrebbe inizialmente dichiarato che si trattava di terreni incustoditi da anni. Tuttavia, la chiesa locale sostiene di poter dimostrare la proprietà e l'utilizzo del terreno, ove sorgevano peraltro due centri della Caritas e vivevano alcune persone. Anche i pagamenti delle imposte sarebbero stati eseguiti regolarmente. Il Governatore del Punjab avrebbe assicurato che, qualora la Chiesa sia in grado di dimostrare i propri diritti in sede giurisdizionale, il terreno sarà restituito.
Per quanto concerne le iniziative assunte dall'Italia, a seguito di tale episodio, si segnala che, nei giorni scorsi, la questione è stata sollevata con l'Incaricato d'Affari dell'Ambasciata pakistana a Roma il quale ha assicurato che avrebbe interessato le competenti autorità. Anche la nostra Ambasciata ad Islamabad segue con attenzione la questione, in stretto contatto con la Nunziatura Apostolica e con le locali Autorità.
In Pakistan come puntualmente ricorda, l'onorevole interrogante, la comunità cristiana è oggetto di emarginazione e continua a subire gravi violenze, frutto di radicati pregiudizi e di un'applicazione distorta della legge contro la blasfemia.
L'Italia spinge con convinzione il Governo a rafforzare la lotta contro l'estremismo e a favore della tutela delle minoranze e della libertà religiosa, in particolare apprezza la recente istituzione del Ministero per l'Armonia Nazionale, guidato dal cristiano Masih Gill e rivolto alla promozione della pace e della tolleranza religiosa e la nomina del Consigliere Speciale del Primo Ministro per le Minoranze, Paul Bhatti (fratello del defunto Ministro per le Minoranze, Shahbaz).
Su un piano più generale, il tema della libertà di credo è da tempo tra i temi prioritari dei colloqui italiani con le Autorità di Islamabad. Il sostegno del nostro Governo alle istituzioni pakistane che si adoperano per il consolidamento della democrazia e per il riconoscimento effettivo degli eguali diritti di tutti i cittadini, i soprattutto se appartenenti ai gruppi minoritari, si inserisce nel più ampio contesto dell'azione dell'Italia a favore del rispetto dei diritti umani e della libertà di religione nel mondo.
Il nostro Paese si muove infatti da tempo e con determinazione (anche sulla base delle mozioni parlamentari che impegnano il Governo in questo senso) affinché questi argomenti siano oggetto di

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una rinnovata attenzione sul piano internazionale e di un'azione più efficace da parte di tutte le istanze che possono svolgere un ruolo a questo fine, a cominciare dalle Nazioni Unite e, soprattutto, dall'Unione Europea.
Il Ministro degli Esteri Terzi ha posto con forza il problema a livello UE. All'ultimo Consiglio Affari Esteri abbiamo ottenuto che la prossima riunione in formato Gymnich a marzo dedichi una sessione speciale a questo argomento, anche al fine di individuare iniziative concrete per un impegno più efficace da parte dell'UE.
In ambito Nazioni Unite, l'Italia ha contribuito in modo sostanziale all'adozione della risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, promossa dall'UE ed adottata dall'Assemblea Generale nel dicembre scorso. Grazie all'azione del nostro Paese, la risoluzione contiene elementi specifici che richiamano l'aumento degli episodi di violenza contro gli appartenenti a minoranze religiose e il dovere ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili.
Tra le iniziative vorrei ricordare che la Farnesina e il Comune di Roma hanno firmato recentemente, come sapete, un'intesa per costruire un osservatorio sulla libertà di religione per analizzare e monitorare, con il coinvolgimento della nostra rete diplomatica, questa importante questione per sostenere interventi concreti.
In questa cornice la Farnesina e la nostra Ambasciata in Pakistan continueranno a seguire la questione sollevata dall'onorevole Farina per esercitare ogni possibile pressione sulle autorità pakistane ed in particolare su quelle del Punjab affinché sia fatta chiarezza su questa vicenda e siano rispettati i diritti della Chiesa locale sui terreni dove sono state effettuate le demolizioni.
Il forte corale mandato del Parlamento, come emerge anche nella risoluzione dell'onorevole Mazzocchi approvata da questa Commissione nel 2011, è essenziale per il Governo e ci aiuta a proseguire con ancora più determinazione questa fondamentale azione a tutela della libertà di religione nel mondo.