CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 giugno 2011
503.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-03835 Mancuso: Sull'inserimento, nel gruppo di lavoro «Progetto per la definizione del riordino della Sanità Militare» costituito dallo Stato Maggiore della Difesa, della componente medico-veterinaria.

TESTO DELLA RISPOSTA

Vorrei innanzitutto precisare che i settori oggetto di esame da parte del Gruppo di Lavoro appositamente costituito per approntare un progetto rispondente alle esigenze di razionalizzazione e di efficientamento del settore sanitario militare e denominato «Progetto per la definizione del riordino della Sanità Militare», sebbene contraddistinti da specifiche tematiche afferenti sostanzialmente le problematiche di ordine medico generale, hanno interessato, invero, molteplici realtà (organizzative, tecnico-amministrative, scientifiche, anche trasversali tra loro).
Proprio in considerazione di ciò, sarebbe stato difficile circoscrivere soltanto nella figura di un ufficiale rappresentante di ogni Forza armata, Arma dei Carabinieri e Segretariato Generale della Difesa - Direzione Nazionale degli Armamenti, l'expertise indispensabile a svolgere una approfondita analisi dei vari aspetti che hanno interessato l'attività del richiamato Gruppo di Lavoro.
Di fatto, ogni Stato Maggiore ha designato i propri esponenti affinché costituissero, oltre che i quadri operativi dell'organo collegiale, un punto di contatto tra il Gruppo di Lavoro e i vari staff ai quali, in sede di diramazione dell'Atto Costitutivo, è stato fatto esplicito appello per il conferimento della massima priorità di riscontro alle esigenze di collaborazione rappresentate, di volta in volta, dal Presidente del Gruppo di Lavoro.
In tale ottica, ritengo sia evidente come l'affermazione secondo la quale nell'ambito del Gruppo di Lavoro vengono rappresentate «...le varie componenti sanitarie delle Forze Armate, tranne quella medico-veterinaria...», non risulti supportata da concreti elementi.
Peraltro, nell'ambito del documento di costituzione del Gruppo di Lavoro stesso è stata espressamente prevista la facoltà da parte del Presidente di «...articolare ulteriormente l'organismo in sottogruppi e convocare personale in possesso di particolari professionalità, anche esterno al Gruppo di Lavoro».
Al riguardo, ritengo sia superfluo sottolineare come la stessa figura del Presidente, rivestita da un Brigadiere Generale dell'Esercito Italiano - nella sua qualità di Direttore del Centro Studi di Sanità e Veterinaria della Forza armata - fosse in possesso di esperienza e di professionalità assolutamente adeguate in ordine all'opportunità di coinvolgere o meno esperti veterinari della Forza armata, per specifiche questioni concernenti gli argomenti in trattazione.
Prima di concludere, rendo noto che le attività del Gruppo di Lavoro si sono concluse lo scorso 28 febbraio, dalle cui risultanze sono state individuate ipotesi di soluzioni che sono, allo stato, in fase di valutazione da parte dei singoli Stati Maggiori di Forza armata affinché esprimano, ciascuno per la parte di competenza, il proprio parere.

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ALLEGATO 2

5-04727 Bosi: Sull'eventuale partecipazione italiana all'operazione delle Forze aeree della NATO di bombardamento dell'abitato di Tripoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

Fin dall'inizio, il Governo ha tenuto costantemente e tempestivamente aggiornato il Parlamento sugli sviluppi della crisi libica, nella consapevolezza della valenza e della delicatezza che essa costituisce per il nostro Paese.
L'azione del nostro Paese, sin dal primo momento della crisi, è stata tesa all'unico obiettivo di portare aiuto a chi si è venuto a trovare in balia di un'offensiva bellica indiscriminata, impedendo il massacro dei civili.
Abbiamo perciò condiviso prima le sanzioni della Risoluzione n. 1970 e poi le più drastiche misure contemplate dal capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e rese esecutive attraverso la Risoluzione 1973 che, approvata lo scorso marzo dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ha istituito, tra l'altro, la zona di interdizione aerea (no fly zone) nei cieli della Libia, favorendo contestualmente l'avvio all'Operazione NATO denominata Unified Protector, allo scopo di assicurare la tutela delle popolazioni civili libiche, in particolare in aree densamente popolate, preservandone quanto più possibile l'incolumità da attacchi delle forze di Gheddafi.
La nostra azione militare in Libia, pertanto, non si discosta dal dettato della Risoluzione 1973 in quanto è stata - e continua ad essere - sempre indirizzata alla salvaguardia della vita della popolazione, un valore universale, un valore condiviso dalla comunità internazionale e da tutti gli italiani.
La NATO, evidentemente, persegue questo chiaro obiettivo della Risoluzione 1973, sulla base delle indicazioni e sviluppi della situazione operativa sul terreno.
Infatti, al fine di contribuire meglio e più strettamente alla difesa della popolazione civile libica, la NATO ha successivamente focalizzato lo sforzo sulle minacce dirette contro la popolazione, con missioni mirate contro obiettivi militari, mezzi, armi, materiale bellico, e sulle reti di alimentazione, attraverso l'embargo attuato dalle unità navali e con il concorso dell'interdizione aerea.
I nostri assetti navali ed aerei messi a disposizione nel quadro dell'operazione «Unified Protector», sono stati impiegati - in un contesto di stretta cooperazione con Alleati e Partner NATO - strettamente in base a regole d'ingaggio concordate in ambito NATO e verso obiettivi militari, facendo in modo di allentare, se non annientare, la pressione esercitata dalle forze del regime libico.
Come noto, in conformità all'impegno degli alleati, primi fra tutti Francia e Regno Unito, abbiamo ampliato il ventaglio delle opzioni d'impiego dei velivoli, al fine di renderlo più funzionale alle effettive esigenze operative e agli obiettivi individuati dalla NATO per la difesa diretta della popolazione, autorizzando azioni mirate contro specifici e selezionati obiettivi militari sul territorio libico, che rappresentino una immediata e chiara minaccia o pericolo per i civili, con l'impiego di sistema di armi di alta precisione, fortemente «chirurgici», scientificamente mirati al fine di evitare ogni danno collaterale.
Questo impiego è assolutamente coerente con il mandato di difesa della popolazione civile, inquadrandosi nell'ambito

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delle misure necessarie a garantire quella sicurezza nello spirito e nella lettera della Risoluzione ONU 1973.
In tale contesto, è possibile confermare che l'Alleanza - in virtù di un Piano Operativo fondato sulla Risoluzione 1973 e di chiare regole di ingaggio, vincolanti per tutti i Paesi partecipanti all'Operazione Unified Protector - ha valutato e continua sempre a valutare con la massima attenzione e con estrema cautela tutti gli obiettivi militari da colpire.
Ciò sempre al prioritario scopo di evitare che, dagli attacchi delle forze NATO alle infrastrutture militari che il regime libico usa contro la propria popolazione, possano derivare danni collaterali, che interessino direttamente i civili e possano provocare vittime tra di loro.
D'altro canto siamo consapevoli - insieme ai nostri alleati e partner - del fatto che il regime di Gheddafi agisce ricorrendo, da un lato all'odiosa e illegale tecnica degli «scudi umani» e dall'altro a coperture «civili» del proprio apparato militare (impiego di mezzi di trasporto civili anziché militari, uso di abiti civili e non uniformi per i propri soldati eccetera) così da far poi pubblicamente ricadere sulla NATO la responsabilità delle eventuali vittime delle proprie missioni.

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ALLEGATO 3

Programma di lavoro della Commissione per il 2011. (COM(2010)623 def.).

Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota. (11447/11).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011. (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La IV Commissione Difesa,
esaminati, per le parti di competenza, il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, il Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2011;
ricordato preliminarmente che, ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, come modificato dalla legge comunitaria 2009, la citata relazione programmatica deve essere trasmessa entro il 31 dicembre di ciascun anno, in quanto reca l'indicazione degli obiettivi, delle priorità e degli orientamenti che il Governo intende seguire a livello europeo nel corso dell'anno successivo;
rilevato che, in sede di prima applicazione, la medesima relazione è invece pervenuta alle Camere in sensibile ritardo rispetto al termine stabilito e che ciò è suscettibile di attenuare la portata dello strumento programmatico in questione;
preso atto dei contenuti della relazione programmatica per il 2011 circa:
a) l'obiettivo di accrescere il ruolo, la visibilità e il peso dell'Italia nelle missioni dell'Unione europea in aree di crisi, sia nei teatri operativi sia negli organi di comando e pianificazione strategica, compatibilmente con il quadro finanziario complessivo e le esigenze di contenimento della spesa pubblica;
b) l'impegno italiano nell'implementazione delle linee guida del Trattato in materia di sicurezza e difesa europea (PCSD), e nel processo di istituzione di una Cooperazione Strutturata Permanente e di consolidamento dell'Agenzia europea della Difesa (EDA);
c) l'impegno - nel contesto della PCSD - a continuare a sostenere le operazioni che la vedono attualmente impegnata, mentre per quelle ulteriori che si dovessero prospettare, l'Italia valuterà un proprio intervento sulla base delle risorse disponibili e degli interessi geostrategici nazionali, al fine di contribuire a rafforzare il ruolo dell'UE quale protagonista globale;
considerato che, nel medesimo documento, il Governo ribadisce la necessità di attuare una politica di sinergie tra settore civile e militare, rafforzando altresì il partenariato e la massima cooperazione tra l'Unione europea e la NATO;
preso atto che nel Programma di lavoro per il 2011, e nel Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese

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e cipriota non vi sono aspetti di specifica competenza della Commissione Difesa;
valutato positivamente la stretta collaborazione della Commissione europea con le altre istituzioni comunitarie e i Parlamenti nazionali, per garantire che le iniziative che intende promuovere nel periodo di riferimento poggino su un solido consenso,
esprime

PARERE FAVOREVOLE