CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 giugno 2011
502.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

INDAGINE CONOSCITIVA

Martedì 28 giugno 2011. - Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

La seduta comincia alle 13.

Indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia.
Audizione di Shukri Said, attivista per i diritti umani in Somalia.
(Svolgimento e conclusione).

Furio COLOMBO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. Introduce quindi l'audizione.

Shukri SAID, attivista per i diritti umani in Somalia, svolge una relazione sui temi dell'indagine.

Maurizio CALÒ, presidente dell'Associazione Migrare. Osservatorio sul fenomeno dell'immigrazione, svolge ulteriori considerazioni.

Intervengono per porre quesiti e formulare osservazioni Furio COLOMBO, presidente, e Renato FARINA (PdL).

Shukri SAID, attivista per i diritti umani in Somalia, risponde ai quesiti posti.

Furio COLOMBO, presidente, dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13.45.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

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COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA DELL'UNIONE EUROPEA

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Martedì 28 giugno 2011. - Presidenza del presidente Giorgio LA MALFA. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 14.30.

Programma di lavoro della Commissione per il 2011.
(COM(2010)623 def.).

Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota.
(11447/11).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011 (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).
(Esame istruttorio congiunto e conclusione).

Il Comitatto inizia l'esame degli atti in titolo.

Giorgio LA MALFA, presidente e relatore, precisa che la III Commissione è chiamata, a seguito della modifica dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, ad esaminare per la prima volta in sede consultiva la Relazione programmatica annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea congiuntamente al Programma di lavoro della Commissione europea. Inoltre, a seguito della pronuncia della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, l'esame dei due documenti avviene congiuntamente a quello del consueto Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea, elaborato dalle future presidenze polacca, danese e cipriota (11447/11), e assegnato alla XIV Commissione per l'esame generale e alle altre Commissioni per l'esame delle parti di rispettiva competenza.
Osserva che l'esame dei tre documenti - che si potrà concludere con la deliberazione su un unico parere, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 2, del Regolamento, da far pervenire alla XIV Commissione entro il 7 luglio prossimo - offre potenzialmente una visione contestuale e consente di organizzare in modo più efficace l'indirizzo e controllo parlamentare. In questo modo si realizza finalmente l'auspicio, più volte formulato anche dalla Commissione affari esteri, di esaminare separatamente dalla legge comunitaria gli orientamenti programmatici del Governo sulle politiche dell'Unione.
Rileva criticamente che la portata di queste novità è tuttavia attenuata dal fatto che la Relazione programmatica annuale è stata trasmessa alle Camere il 19 maggio e che il suo testo risulta comunque datato nei suoi contenuti a fine 2010. A titolo d'esempio, non vi è alcun riferimento ai movimenti politici avviatisi nel Mediterraneo ed alle conseguenti sfide che si pongono all'Unione europea. Inoltre, la Relazione è presentata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, essendo ormai vacante da molto tempo l'incarico di Ministro per le politiche europee.
Lamenta altresì che l'Assemblea abbia ancora oggi all'ordine del giorno la legge comunitaria dell'anno scorso. Lo stridente ritardo nella tempistica parlamentare è ancora maggiore per quanto riguarda il Programma di lavoro della Commissione europea, che risale al 27 ottobre dello scorso anno. Tale Programma, peraltro, non è esente dalla genericità che spesso caratterizza i documenti comunitari. Quanto al programma di diciotto mesi delle presidenze polacca, danese e cipriota, pur essendo il solo ad essere tempestivamente esaminato, tende inevitabilmente ad appiattire quel «marchio di fabbrica» che tradizionalmente veniva impresso da ciascuna presidenza di turno. Resta poi un interrogativo di fondo sul fatto che non sia invece previsto un programma della presidenza permanente dell'Unione europea.
Nell'intento di approfondire l'interlocuzione politica sui temi attuali delle politiche europee, ritiene che questa occasione

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di esame parlamentare possa essere utilizzata ponendo al Governo l'esigenza di fornire al Parlamento maggiori elementi di valutazione innanzitutto sul ruolo dell'UE a fronte della situazione in evoluzione nel Mediterraneo. Considera altresì prioritario un chiarimento del Governo sulle effettive prospettive del rafforzamento del partenariato con la NATO e con la Russia.
Ben poco la Relazione dice poi, a suo avviso, sul Servizio europeo per l'azione esterna al cui proposito ritiene doveroso che il Governo fornisca elementi più precisi sull'adeguatezza della presenza al suo interno di funzionari diplomatici italiani.
Sottolinea come la discussione cada peraltro in un momento delicato e cruciale per le scelte dell'Unione europea in materia di governance economica e monetaria, come confermano le conclusioni del Consiglio europeo svoltosi il 23 e 24 giugno scorsi e su cui il Ministro Frattini è stato preventivamente audito dalle Commissioni riunite di Camera e Senato. A questo proposito, nel ricordare l'iniziativa italiana ricordata nella Relazione in esame circa l'opportunità di una diversa considerazione tra debito pubblico e debito privato, chiede al Governo di chiarire quale esito abbia avuto e quale sia lo stato della questione.
Si sofferma anche sulle prospettive finanziarie 2013-2020 per osservare che occorre che il Governo precisi come intende raggiungere l'obiettivo indicato nella Relazione di migliorare il saldo netto della contribuzione all'Unione che si attesta ormai a meno cinque miliardi di euro.
Pur prendendo atto dei progressi raggiunti nel recepimento delle direttive e nella limitazione delle infrazioni, evidenzia l'elevato numero, pari a trentadue, delle procedure giunte al deferimento alla Corte di giustizia ovvero a sentenza, con le note conseguenze sul piano finanziario. Anche a questo proposito, ritiene preoccupante la perdurante assenza del ministro di riferimento, anche senza volerne fare motivo di polemica politica.
Tornando ai temi di politica estera, esprime apprezzamento per l'azione governativa per l'integrazione europea dei Balcani occidentali, che procederà a breve con l'ingresso della Croazia. Dopo il Montenegro, si attende anche per Serbia, Albania e Macedonia per il riconoscimento dello status di Paese di Paese candidato. Il sostanziale fallimento dell'Unione per il Mediterraneo ed il conseguente stallo del Partenariato di Barcellona dovrebbero invece indurre a una riflessione autocritica sula validità del principio unitario della Politica europea di vicinato (PEV), che non tiene conto dei diversi approcci necessari per i Paesi dell'Europa orientale e per quelli della sponda meridionale del Mediterraneo.
Richiama quindi altre tematiche a cui la Commissione affari esteri dedica particolare attenzione, riferendosi agli Obbiettivi di sviluppo del Millennio, in vista del vertice di Busan (Corea del Sud) sull'effettività degli aiuti allo sviluppo ma anche all'Organizzazione mondiale per il commercio, nel cui ambito l'agenda di Doha è bloccata dal 2008.
Con riferimento specifico al programma di lavoro della Commissione europea segnala quindi alcune iniziative particolarmente meritevoli d'interesse: una proposta per un maggiore sostegno alle piccole e medie imprese nei mercati esterni; il parere sulla domanda di ammissione della Serbia; il riesame strategico della Politica europea di vicinato a cinque anni dalla sua creazione; l'iniziativa volta a modernizzare la politica di sviluppo e degli aiuti umanitari dell'UE.
Considerazioni diverse valgono per il Programma di diciotto mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota, relativo ad un periodo che va dal luglio 2011 al dicembre 2012, da considerarsi cruciale per il superamento della crisi economica che sta colpendo l'economia europea e la definizione del suo ruolo futuro nella politica internazionale.
Il Programma di 18 mesi consente di svolgere alcune considerazioni sull'avvio del primo semestre di presidenza dell'Unione europea da parte della Polonia, entrata in tale consesso nel 2004. Questo evento, che corona un impegno di lungo periodo della Polonia nella dimensione

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euroatlantica, coincide con una fase positiva nella congiuntura economica di tale Paese che, in controtendenza con la maggior parte dei Paesi europei, sta attraversando una fase di crescita sostenuta, della quale anche gli imprenditori italiani potranno trarre vantaggio, ad esempio nel campo energetico.
In particolare, nel ribadire che il negoziato con la Turchia costituisce una questione decisiva per il futuro dell'Unione, prende atto che le tre presidenze ribadiscono la natura dell'allargamento come politica-chiave a sostegno degli interessi strategici dell'Europa: sarà firmato e ratificato il Trattato di adesione con la Croazia; si procederà a negoziati sostanziali con l'Islanda e quelli con la Turchia entreranno in una «fase decisiva». Su quest'ultimo punto «si farà tutto il possibile per imprimere nuovo slancio», incoraggiando la Turchia a procedere nelle riforme e a raggiungere una soluzione globale al problema con Cipro. L'Agenda di Salonicco si conferma il quadro di riferimento per la prospettiva europea dei Balcani occidentali.
Il Programma dedica una parte alle questioni organizzative del SEAE, che dovrebbe divenire pienamente operativo nella metà del 2013. Fino a quella data l'Alto Rappresentante dovrà presentare entro il 2011 al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione e sul funzionamento del SEAE, preliminare alla revisione della decisione relativa allo stesso SEAE nel 2013.
Segnala l'esplicito riferimento alle relazioni con la Russia nella prospettiva di un regime di esenzione dai visti e, in generale, nel quadro di una cooperazione rafforzata sui temi della sicurezza e della giustizia.
Nel riservarsi di presentare in sede di commissione plenaria una proposta di parere, manifesta un senso di disagio per la difficoltà di superare il crescente carattere burocratico dei documenti ufficiali europei che ne offusca la sostanza politica. A suo avviso, invece, occorre restituire centralità alla dimensione politica dell'Unione, dal momento che il processo di integrazione è giunto al punto in cui, se non si costruisce una politica veramente europea, rischia per la prima volta di retrocedere invece che di progredire.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI si riserva di fornire nell'esame in sede plenaria gli elementi di risposta alle questioni sollevate dal relatore, associandosi all'auspicio che l'Unione europea compia passi avanti sul piano politico superando l'attuale approccio burocratico.

Francesco TEMPESTINI (PD) concorda con le considerazioni del presidente La Malfa circa l'anomala tempistica tra la fase di stesura dei documenti in titolo e la loro presentazione al Parlamento ai fini dell'esame. Osserva che la Relazione programmatica, predisposta dal Governo, non appare un buon esordio per il nuovo modello delle relazioni tra Parlamento, Governo e istituzioni europee. Richiamando i toni analogamente generici e poco trasparenti della Relazione presentata dal Governo sui temi della cooperazione allo sviluppo, sottolinea che la conseguenza di questa tendenza è l'infruttuosità dei lavori parlamentari: una Relazione del governo presentata al Parlamento il 19 maggio scorso non può non contenere dei riferimenti alla crisi scoppiata in Nord Africa già all'inizio dell'anno in corso.

Mario BARBI (PD), alla luce del carattere ridondante e poco efficace dei documenti in esame ai fini di una proficua interazione tra le istituzioni e della decisione politica, mette in evidenza, quale aspetto preoccupante della nuova architettura europea il fatto che volutamente l'Unione europea si è attestata su un forte modello intergovernativo, sempre più invasivo rispetto alle politiche interne degli Stati membri. Al riguardo è da ritenere significativo il richiamo operato dall'ultimo Consiglio europeo alle forze politiche greche, sollecitate a dare sostegno alle misure di risanamento economico indicate a livello europeo. La condivisibile osservazione del presidente La Malfa sull'assenza

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di un programma della presidenza stabile dell'Unione europea trova spiegazione nella determinazione degli Stati europei a non fare evolvere l'Unione stessa oltre il meccanismo della presidenza a rotazione semestrale, essa stessa svuotata di forza rispetto al passato. A questo punto, a suo avviso, dovrebbe essere interesse del Governo italiano rafforzare il proprio ruolo a livello europeo consolidando l'asse con il Parlamento nazionale in quanto unica istituzione capace di accrescere l'efficacia e l'autorevolezza dell'esecutivo nel consesso europeo.

Giorgio LA MALFA, presidente e relatore, ritiene che l'approccio defilato delle due maggiori istituzioni introdotte dal Trattato di Lisbona, il presidente del Consiglio europeo e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, confermi l'arretramento politico della stessa Unione, nonché la sua crisi, che difficilmente potrà essere affrontata nel presente contesto intergovernativo. A suo avviso, la stessa moneta unica corre dei seri pericoli e non a caso essa è divenuta oggetto di critiche anche nel cuore dell'Europa unita, ad esempio in Germania e Francia. La questione di fondo è che il ruolo dell'Europa e il complessivo quadro globale imporrebbero un'evoluzione verso un governo ed un parlamento europei, che la prevalente dimensione intergovernativa attuale non consente di realizzare.
Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame istruttorio dei documenti in titolo che saranno quindi successivamente posti all'ordine del giorno della Commissione in sede plenaria.

La seduta termina alle 15.10.