CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 giugno 2010
345.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Martedì 29 giugno 2010. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 16.05.

Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2010 e programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea, presentato dalle Presidenze spagnola, belga e ungherese.
COM(2010)135 def. - 17696/09.

(Relazione alla XIV Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dei documenti in titolo.

Paolo RUSSO, presidente, ricorda che l'esame degli atti dell'Unione europea in oggetto si concluderà con la votazione di una relazione per la Commissione politiche dell'Unione europea, che successivamente presenterà all'Assemblea una propria relazione.

Luca BELLOTTI (PdL), relatore, ricorda che il programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2010 (COM(2010)135), che costituisce il primo strumento di programmazione politica e legislativa presentato dalla nuova Commissione dopo il suo insediamento nel febbraio 2010, enuncia 34 iniziative strategiche per il 2010 (elencate nell'allegato I «Iniziative strategiche») e le eventuali iniziative strategiche e prioritarie per il 2010 e per gli anni successivi (allegato II, «Altre iniziative strategiche e prioritarie»).
Le presidenze spagnola, belga e ungherese del Consiglio dell'Unione europea hanno inoltre presentato il programma di lavoro di 18 mesi per il periodo gennaio 2010-giugno 2011 (17696/09), che alla Camera è esaminato congiuntamente al programma legislativo e di lavoro della Commissione europea, in base al parere della Giunta del regolamento del 9 febbraio 2000.
Per quanto riguarda il programma della Commissione europea, esso indica quattro temi prioritari estremamente generali per l'azione della Commissione nel 2010, alla cui attuazione sono rivolte le

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iniziative strategiche: affrontare la crisi e sostenere l'economia sociale di mercato europea; definire un'agenda dei cittadini che metta la persona al centro delle priorità; definire un programma di azione esterna ambizioso e coerente, che abbia portata mondiale; modernizzare gli strumenti e i metodi di lavoro dell'Unione europea. Il programma riserva, infine, una specifica attenzione alla riforma del bilancio dell'Unione.
Relativamente alla politica agricola comune (PAC), la Commissione si impegna ad adoperarsi per consentire a un'agricoltura sostenibile, produttiva e competitiva di dare un contributo importante alla strategia Europa 2020, basandosi sul potenziale di crescita occupazionale delle zone rurali e garantendo al tempo stesso una concorrenza leale. Si tratta, secondo la Commissione, di un elemento fondamentale per garantire la coesione economica, sociale e territoriale e la sicurezza alimentare. L'impegno riguarderà aspetti come i prodotti alimentari e la base produttiva rinnovabile o il dinamismo delle zone rurali e costituirà un punto di partenza per la riflessione sul futuro della politica agricola comune.
Con riferimento alle iniziative strategiche, la Commissione europea preannuncia la presentazione di una comunicazione sulle possibili evoluzioni della politica agricola comune dopo il 2013, in cui terrà conto anche dei contributi forniti dai soggetti interessati nell'ambito del dibattito pubblico online sul futuro della politica agricola comune, sui suoi obiettivi e principi e sul suo contributo alla strategia Europa 2020, aperto dal 12 aprile al 3 giugno 2010. La suddetta comunicazione sarà oggetto di un'ampia consultazione, propedeutica alla preparazione delle proposte legislative, attese per luglio 2011.
Nella roadmap allegata al programma di lavoro la Commissione individua i principali problemi che la futura PAC dovrebbe contribuire a risolvere l'aumentata volatilità dei mercati e il rischio per la sicurezza alimentare determinato da cambiamento climatico, aumento della popolazione e incremento della domanda. Dovrebbe altresì contribuire a risolvere la persistente tendenza all'abbandono delle terre in molte aree (e, di contro, le possibili prospettive di ulteriore intensificazione dello sfruttamento in altre aree, che aumenta la pressione sulle risorse naturali e l'ambiente), l'aumento della variabilità dei redditi e la diseguale distribuzione del sostegno dell'Unione europea agli agricoltori nei e tra gli stati membri, la poca trasparenza dei prezzi nella catena di approvvigionamento, la divergente evoluzione dei redditi agricoli rispetto ai redditi provenienti da altre attività e le sue conseguenze sullo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali e, infine, le attese pressioni sulle risorse finanziarie disponibili e la necessità di una maggiore efficienza del sostegno pubblico all'agricoltura.
Quanto alle altre iniziative strategiche e prioritarie (allegato II) la Commissione preannuncia la presentazione di un pacchetto sulla politica della qualità dei prodotti agricoli composto da: revisione della normativa europea sulle indicazioni geografiche; valutazione di fattibilità in merito all'introduzione di termini riservati facoltativi specifici quali «prodotto di montagna» o prodotto tradizionale; studio sulla possibilità di stabilire una norma di commercializzazione di base generale e un'etichettatura adeguata che indichi il luogo di produzione entro le norme di commercializzazione per i prodotti agricoli trasformati; e, infine, orientamenti per i sistemi di certificazione della qualità dei prodotti agricoli.
Tale pacchetto costituisce il seguito dell'ampio dibattito svoltosi nel corso del 2009 sulla base di una comunicazione della Commissione sulla politica di qualità dei prodotti agricoli.
Per quanto attiene al mercato lattiero, conformemente alle conclusioni della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune nel mese di novembre 2008, la Commissione preannuncia la presentazione di una relazione sul settore lattiero-caseario. In quell'occasione il Consiglio concordò infatti sull'abrogazione delle quote latte a partire da aprile 2015

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predisponendo una «uscita morbida» dal regime mediante maggiorazioni annuali delle quote nella misura dell'1 per cento tra il 2009-10 e il 2013-14. Per l'Italia venne introdotta immediatamente, nel 2009-10, una maggiorazione del 5 per cento. Nel 2009-10 e nel 2010-11, gli agricoltori che superano la loro quota di oltre il 6 per cento dovranno pagare un prelievo del 50 per cento superiore all'importo normale. In vista di tale abrogazione, il Consiglio stabilì che la Commissione valutasse la situazione del settore con due relazioni intermedie entro il dicembre 2010 e il dicembre 2012.
La Commissione preannuncia inoltre che nel corso del 2010 darà seguito, con proposte legislative e iniziative non legislative, al lavoro del gruppo di esperti ad alto livello sul latte istituito nell'ottobre 2009 con l'incarico di analizzare le prospettive di medio e lungo termine del mercato lattiero, in particolare in previsione della progressiva abolizione delle quote latte.
Per quanto concerne lo sviluppo rurale, la Commissione preannuncia la presentazione di una proposta legislativa in materia di aiuti alle zone svantaggiate. Tale iniziativa fa seguito alla comunicazione dell'aprile 2009 «Rendere più mirati gli aiuti agli agricoltori delle zone caratterizzate da svantaggi naturali» (zone svantaggiate), in cui la Commissione, con l'aiuto di esperti scientifici, ha individuato otto parametri pedoclimatici che formano la base per una nuova classificazione chiara e oggettiva di tali zone. Secondo quanto annunciato nel programma di lavoro, il contributo alle zone svantaggiate (ZS) verrà assegnato con l'obiettivo di favorire, attraverso l'utilizzo continuato di terreno agricolo, il mantenimento della campagna, come pure il mantenimento e la promozione dei sistemi sostenibili di coltivazione.
Tra le iniziative strategiche e prioritarie nel settore della pesca enunciate nel programma di lavoro per il 2010, la Commissione ricorda che sta preparando il terreno per una riforma radicale della politica comune della pesca (PCP), onde porre le basi per un'industria europea della pesca redditizia e sostenibile e per lo sviluppo di una politica marittima integrata.
A tal fine la Commissione preannuncia la presentazione di un pacchetto sulla riforma della PCP che comprenderà le seguenti proposte: una proposta di nuovo regolamento di base per la politica comune della pesca, compresa l'acquacoltura; una proposta di nuovo regolamento relativo all'organizzazione comune dei mercati; proposte per la dimensione finanziaria della nuova PCP; misure tecniche. Nella predisposizione del pacchetto la Commissione terrà conto dell'ampio dibattito svoltosi sull'argomento, a partire dal Libro verde sulla riforma della politica comune della pesca presentato ad aprile 2009, sul quale è stata aperta fino al 31 dicembre 2009 una consultazione pubblica rivolta a tutte le parti interessate.
La Commissione preannuncia inoltre la presentazione di diverse proposte di regolamento relative ai piani pluriennali di gestione o di recupero per specie selezionate. Per quanto riguarda l'eglefino, il nasello, l'aringa e lo scampo, le nuove proposte provvederanno tra l'altro all'istituzione di totali ammissibili di catture (TAC) ogni anno, in modo da raggiungere l'obiettivo di sfruttare questo stock secondo la produzione sostenibile massima. Per quanto riguarda il tonno rosso, l'attuale piano di recupero dovrà essere modificato alla luce del risultato dei negoziati in corso in sede di Commissione Internazionale per la conservazione dei tonni in Atlantico (ICCAT).
La riforma della politica comune della pesca è anche una delle priorità del programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea. L'obiettivo principale sarà gestire le attività di pesca in modo da assicurare la vitalità economica, sociale e ambientale del settore, tenuto conto del fatto che i fattori negativi più rilevanti sono la pesca eccessiva e la capacità eccessiva della flotta.
Nell'ambito della politica marittima, tra le iniziative strategiche e prioritarie, la Commissione preannuncia la presentazione di: una comunicazione sulla crescita

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nel settore marittimo, volta a proporre una nuova visione per la crescita sostenibile nelle regioni costiere e nei settori marittimi, che si baserà su uno studio che valuta i futuri scenari della crescita per le regioni costiere e l'economia marittima, con particolare riguardo agli effetti positivi sull'occupazione; una proposta di regolamento riguardante l'istituzione di un programma per finanziare l'ulteriore evoluzione verso una politica marittima integrata. In linea con le conclusioni del Consiglio del novembre 2009, l'obiettivo del regolamento proposto sarà garantire un continuo sostegno finanziario per promuovere ulteriormente lo sviluppo e l'attuazione della politica marittima integrata per il tempo restante dell'attuale prospettiva finanziaria durante il periodo 2011-2013; il piano d'azione «Conoscenze oceanografiche 2020: dati e osservazione marini per una «crescita intelligente». La Commissione segnala che attualmente la responsabilità di raccogliere i dati sui mari e sugli oceani dell'Europa è frammentata tra organizzazioni regionali, nazionali, pubbliche e private. Il piano d'azione proporrà una rete europea per l'osservazione e la raccolta di dati sull'ambiente marino e descriverà una serie di misure che consentiranno agli operatori pubblici e privati di fornire servizi migliori.
Nel settore della commercializzazione sementi, tra le iniziative strategiche e prioritarie, la Commissione presenterà nel corso del 2010 una proposta di regolamento che rivede la normativa sulla commercializzazione di sementi e materiali di moltiplicazione.
L'obiettivo centrale è sostituire le 12 direttive concernenti le sementi e i materiali di moltiplicazione, al fine di: assicurare la disponibilità di semi e materiali di moltiplicazione sicuri e di qualità e, in tal modo, promuovere la salute delle piante e sostenere agricoltura, l'orticoltura e la forestazione; contribuire a fermare la perdita di biodiversità; migliorare la competitività economica. L'iniziativa è stata anticipata nel piano d'azione che la Commissione ha presentato nel settembre 2009 e che si prefigge inoltre l'attuazione armonizzata della legislazione da parte degli Stati membri; la riduzione dei costi amministrativi; la coerenza con altre politiche dell'Unione europea (tra le quali agricoltura, ambiente, sicurezza alimentare, organismi geneticamente modificati, salute delle piante); la possibile estensione del ruolo dell'Ufficio comunitario delle varietà vegetali.
Per quanto concerne gli organismi geneticamente modificati e altre tecnologie, tra le iniziative strategiche e prioritarie, in conformità alle «Linee guida per la nuova Commissione» predisposte dal Presidente Barroso il 3 settembre 2009, il programma di lavoro preannuncia per l'estate 2010 la presentazione di una proposta che dovrebbe combinare un sistema di autorizzazione comunitario, basato su conoscenze scientifiche, con la libertà degli Stati membri di decidere se consentire o meno la coltivazione di OGM sul proprio territorio.
La Commissione preannuncia inoltre la presentazione di una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla clonazione animale. L'obiettivo è presentare un approccio coerente per quanto riguarda le tecnologie innovative per il settore dei prodotti alimentari (clonazione, nanotecnologia, animali geneticamente modificati). Nel quadro della relazione al Parlamento europeo e al Consiglio, la Commissione svilupperà una consultazione approfondita delle parti interessate.
Nel settore della salute delle piante tra iniziative strategiche e prioritarie la Commissione preannuncia la presentazione di una nuova strategia volta a modernizzare l'attuale regime fitosanitario, che risale al 1977, per affrontare più efficacemente gli impatti dovuti a globalizzazione e cambiamento climatico e per migliorare la protezione dell'ambiente naturale.
Con tale intervento, la Commissione si prefigge di dare la priorità alla sorveglianza sulla presenza di organismi nocivi; migliorare i controlli sulle importazioni dai paesi terzi; rafforzare il sistema dei passaporti delle piante per i movimenti interni; migliorare l'azione in caso di emergenza; rafforzare il sistema delle aree protette.

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In materia disalute degli animali, infine, nel programma di lavoro la Commissione preannuncia la presentazione di: un'iniziativa legislativa volta a stabilire un quadro regolatore più chiaro per la salute degli animali nell'Unione europea, che attualmente è articolato in circa 60 direttive e regolamenti di base, molti dei quali adottati negli anni sessanta. Tale iniziativa è prevista dalla seconda strategia dell'Unione europea per la tutela e il benessere degli animali; una relazione sul trasporto degli animali. L'articolo 32 del regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto prevede che la Commissione presenti al Parlamento e al Consiglio una relazione concernente le ripercussioni del regolamento sul benessere degli animali e sui flussi commerciali di animali vivi. La relazione potrebbe essere corredata, se necessario, di appropriate proposte legislative; una comunicazione riguardante la seconda strategia dell'Unione europea per la tutela e il benessere degli animali (2011-2015). Lo scopo dell'iniziativa è consolidare le future politiche dell'Unione europea in questo settore tramite un documento strategico che assicuri l'integrazione e il recepimento della futura azione sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea. La strategia risponde alla richiesta delle parti interessate e del Parlamento europeo di sviluppare le politiche dell'Unione europea sul benessere degli animali con il dovuto riguardo ai costi globali e alle loro ripercussioni sulla competitività del settore.

Paolo RUSSO, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.20.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Martedì 29 giugno 2010. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 16.20.

Sugli esiti dell'incontro interparlamentare organizzato dalla Commissione per la pesca del Parlamento europeo (Bruxelles, 1° giugno 2010).

Paolo RUSSO, presidente, ricorda che si è tenuto a Bruxelles, lo scorso 1o giugno 2010, un incontro delle Commissioni competenti in materia di pesca del Parlamento europeo e dei Paesi membri dell'Unione europea sulla futura riforma della politica comune della pesca (PCP), al quale ha partecipato quale Presidente della Commissione Agricoltura della Camera.
L'incontro è stato organizzato dalla Commissione pesca del Parlamento europeo, per promuovere uno scambio di opinioni sulle politiche finora seguite, sui problemi incontrati e sulle possibili soluzioni e per individuare i possibili miglioramenti del quadro giuridico vigente.
La discussione è stata in gran parte strutturata intorno ai principali capitoli del Libro verde sulla riforma della politica comune della pesca, presentato dalla Commissione europea nell'aprile 2009 (COM (2009) 163) e seguito da una consultazione pubblica, conclusasi nel dicembre 2009. La riforma è in corso di esame dal parte del Consiglio dell'Unione ed è stata discussa nel febbraio 2010 dal Parlamento europeo. Le proposte legislative della Commissione saranno presentate all'inizio del 2011, mentre la nuova regolamentazione dovrebbe entrare in vigore nel 2013.
Ricordo in proposito che il Libro verde parte da un'analisi dell'attuale politica e dei suoi risultati, ne individua le carenze strutturali e prospetta alcune linee di riforma per migliorare la gestione della pesca nell'Unione europea.
In particolare, il Libro verde parte dall'assunto che la riforma della PCP del 2002 - se pure ha garantito una maggiore partecipazione delle parti interessate al processo decisionale e un approccio più lungimirante in materia di gestione delle risorse ittiche - non ha conseguito l'obiettivo di assicurare a lungo termine la sostenibilità ecologica ed economica della pesca europea. In primo luogo, infatti, la

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maggior parte degli stock ittici soffre di sfruttamento eccessivo, ovvero superiore alla capacità di ricostituzione, a causa di una perdurante sovraccapacità della flotta da pesca europea. Questo squilibrio ha portato a una generale contrazione della produzione, a una crescente dipendenza del mercato comunitario dalle importazioni e, conseguentemente, a una riduzione della redditività complessiva del settore, che espone molti pescatori e numerose comunità costiere a gravi problemi in caso di crisi congiunturali e a una situazione di dipendenza dagli aiuti pubblici.
La Commissione europea ritiene quindi necessaria una revisione globale della PCP, incentrata sulle seguenti priorità: porre fine alla sovraccapacità della flotta, definendo meccanismi intesi ad adeguare quantitativamente la flotta alla risorsa disponibile; ridefinire l'obiettivo principale della PCP, incentrandolo sul mantenimento di stock sani, sostenibili e sfruttabili; orientare la governance della pesca, attualmente accentrata nel Consiglio dei ministri della pesca, che assume la totalità delle decisioni, verso un adattamento e un'attuazione regionalizzata (ma non nazionalizzata) dei principi definiti a livello comunitario; coinvolgere maggiormente il settore nella gestione della risorsa e nell'attuazione della PCP, per esempio sviluppando la gestione basata sui risultati; sviluppare una cultura del rispetto delle regole, vincolando il settore e gli Stati membri a una migliore applicazione delle misure della PCP; elaborare una politica più semplice, meno costosa e di maggiore prossimità nell'adozione delle decisioni.
Oltre a questi cambiamenti radicali, la Commissione intende anche migliorare la gestione esistente della pesca in vari settori di attività come la protezione della piccola pesca costiera, lo sviluppo del principio del rendimento massimo sostenibile, l'istituzione di un migliore collegamento tra il mercato e il settore della cattura.
Alla riunione interparlamentare di Bruxelles sono intervenuti numerosi rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nonché il Commissario europeo per gli affari marittimi e la pesca, Maria Damanaki.
Il Commissario Damanaki è intervenuta sulle principali questioni da affrontare in sede di riforma e, in particolare, sulla regionalizzazione della PCP, basata su piani regionali organizzati intorno agli Stati membri, con il coinvolgimento delle realtà locali, comprese la società civile, della scienza e dell'industria. Le scelte politiche principali spetterebbero al Consiglio, in codecisione con il Parlamento europeo, mentre sarebbero demandate alla Commissione e agli Stati membri le discipline attuative.
Quanto alla dimensione di mercato, il Commissario europeo ha evidenziato la necessità di attribuire maggiori responsabilità a organizzazioni di produttori rafforzate e di sostenerle in politiche di marketing e di informazione ai consumatori. Dovrebbero essere invece eliminati gli interventi pubblici volti alla distruzione del pescato, ingiustificabili di fronte alla riduzione degli stock ittici, e sostituiti con altri meccanismi di sostegno ai pescatori.
Il Commissario ritiene poi che l'Europa dovrà perseguire gli stessi elevati standard anche nelle relazioni internazionali e bilaterali fuori dalle acque europee.
Quanto al sistema dei diritti individuali trasferibili (DTI o ITR), secondo il Commissario - che ha sottolineato che gli stock ittici sono un bene pubblico -, essi dovranno perseguire scopi sociali e fornire possibili mezzi di compensazione finanziaria. I DTI dovrebbero avere una durata di 10-15 anni, con possibilità di proroga, qualora l'utilizzatore ne dimostri l'uso appropriato, ovvero con il successivo ritorno allo Stato. I DTI svolgerebbero un ruolo nella riduzione della sovracapacità, dove potrebbero portare - senza oneri per i contribuenti - a risultati migliori di quelli ottenuti con diretti e costosi interventi finanziari per la demolizione dei navigli (in tal senso vengono ricordate le esperienze della Danimarca, dell'Estonia e della Spagna). In questo senso, ritiene che un sistema di DTI gestito a livello degli Stati potrebbe costituire un'alternativa valida

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in un periodo in cui sarà difficile impostare altri interventi finanziari pubblici. In proposito, il Commissario ha precisato che intende proporre che tali diritti siano trasferibili all'interno degli Stati e non tra gli Stati membri.
Per quanto riguarda la piccola pesca (o pesca artigianale), il Commissario Damanaki ritiene necessario impostare un regime più vantaggioso, ma fa tuttavia presente che molti Stati membri non sono d'accordo su tale orientamento e su un approccio speciale per questo tipo di pesca.
Infine, il Commissario ritiene che l'acquacoltura sia indissolubile dalla PCP e vada meglio integrata in essa.
È quindi intervenuta la deputata europea Maria do Céu Patrao Neves, relatore sul Libro verde in Commissione pesca, che si è soffermata sul tema della regionalizzazione, invitando a ricercare modelli che consentano di superare le difficoltà giuridiche connesse al Trattato di Lisbona, che prevede che tutte le decisioni in materia di pesca, ad eccezione di quelle relative alla fissazione delle possibilità di pesca annuali, siano adottate secondo la procedura di codecisione (in base alla quale le decisioni sono prese congiuntamente dal Consiglio e dal Parlamento europeo). Si è altresì soffermata sul tema della distinzione tra flotte artigianali e industriali, sottolineando che tale distinzione dovrà basarsi, oltre che sui tradizionali criteri della dimensione dei navigli e degli equipaggi e della forza motrice, anche su altri criteri più adeguati, come quello della capacità tecnologica e di pesca. Infine, ha richiamato l'importanza del rafforzamento delle zone protette e di aree dedicate alla pesca artigianale, a sostegno delle comunità locali.
Nel successivo dibattito, i parlamentari intervenuti hanno generalmente condiviso gli obiettivi di fondo della riforma e in particolare la necessità di perseguire una regolamentazione che integri gli aspetti ambientali, economici e sociali della pesca, considerato che solo una pesca ecologicamente sostenibile nel lungo termine potrà assicurare un futuro economicamente valido al settore. È stata anche affermata l'opportunità di integrare la pesca nella politica marittima integrata.
Per una PCP meglio compresa e accettata, è risultato altresì condiviso l'obiettivo della regionalizzazione dei processi decisionali, che dovranno perseguire scelte più appropriate a livello delle singole zone di pesca e maggiormente condivise dalle comunità locali, senza creare nuova burocrazia. In proposito, tuttavia, il Commissario europeo ha ricordato che la regionalizzazione dovrà essere compatibile con le regole poste dal Trattato di Lisbona. È stata inoltre auspicata una regolamentazione più semplice e chiara, cui consegua una gestione meno onerosa e burocratica sia per gli operatori che per le amministrazioni pubbliche.
Da molti è stata poi evidenziata la necessità di rafforzare la ricerca scientifica, per ottenere dati certi sui quali basare le decisioni, definire modelli di gestione sostenibile delle risorse ittiche, ridurre le catture accidentali e la conseguente pratica dei rigetti, risolvere i problemi ambientali e di sicurezza in acquacoltura, migliorare la redditività delle imprese.
Molti parlamentari hanno inoltre posto l'accento sull'opportunità di interventi nella filiera che porta al consumatore, al fine di ridurre il divario tra i prezzi praticati all'origine e al consumo, nonché di un sistema di tracciabilità e etichettatura che garantisca la sicurezza e l'informazione del consumatore.
Inoltre, è stata condivisa la necessità di affermare i principi di una pesca sostenibile anche nelle relazioni internazionali e di definire regole relative alle importazioni, al fine di evitare fenomeni di concorrenza sleale. Tale argomento sarà oggetto, il prossimo 22 giugno, di uno specifico documento della Commissione pesca del Parlamento europeo.
Opportuna è stata ritenuta anche l'integrazione dell'acquacoltura nella PCP, anche in considerazione della quota di domanda ora soddisfatta con le importazioni e dell'esigenza di promuovere attività produttive alternative.

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I parlamentari intervenuti hanno sottolineato anche la dimensione sociale della pesca, condividendo generalmente la necessità di un regime speciale per la piccola pesca costiera (o artigianale), in considerazione della sua importanza per l'economia delle comunità locali e per la sopravvivenza delle attività e delle culture tradizionali. Secondo molti, questo tipo di pesca andrà definito secondo criteri comuni, adattati alle caratteristiche proprie delle diverse aree.
Più articolato è stato invece il dibattito sugli strumenti da utilizzare per far fronte alla eccessiva capacità di pesca delle flotte europee.
La maggior parte degli intervenuti ha convenuto sulla necessità di ulteriori riduzioni delle flotte, ma ha sottolineato altresì la necessità di approcci diversi per le diverse flotte. In mancanza di risorse finanziarie per il disarmo, è stata tuttavia chiesta l'applicazione di misure compensative, di un sostegno economico per la riconversione, per incentivare forme di pesca sostenibile o per migliorare la sicurezza dei lavoratori.
Meno condivisa è stata invece la proposta della Commissione europea di istituire un sistema di DTI, ovvero di diritti di pesca trasferibili, in relazione alla quale numerosi parlamentari hanno segnalato il rischio di concentrazioni e di fenomeni speculativi o di effetti molto negativi sulle attività di pesca artigianale e sulle comunità costiere. Inoltre, sono stati espressi dubbi sulla possibilità giuridica di limitare la trasferibilità di tali diritti tra gli Stati membri. Per altri, come il Presidente della Commissione pesca del Parlamento europeo, i DTI potrebbero aumentare la competitività delle flotte industriali riducendo la dipendenza del settore dagli aiuti pubblici. Altri ancora hanno richiesto che i diritti siano attribuiti secondo priorità che privilegino le forme di pesca sostenibili.
A fronte di tali obiezioni, il Commissario europeo ha fatto presente che nell'attuale situazione finanziaria non appaiono percorribili - a livello dell'Unione e degli Stati membri - le vie del disarmo e del prepensionamento dei pescatori, mentre sarebbe invece praticabile l'ipotesi dei DTI, che non grava sulle finanze pubbliche. Al riguardo, il Commissario ha tenuto a precisare che non si tratterebbe di una privatizzazione dei diritti di pesca, dato che gli stock ittici sono e resteranno un bene pubblico, ma un modo per affrontare, senza oneri per il contribuente, il problema della sovracapacità. Ha inoltre precisato che non vi sarebbe consenso sulla modifica del principio della stabilità relativa, che prevede che le quote di ciascun contingente comunitario assegnate ai vari Stati membri rimangano costanti nel tempo.
Ricorda infine di essere intervenuto nel dibattito, quale unico rappresentante del Parlamento italiano, in quanto per il Senato è stata inviata la risoluzione sul Libro verde, approvata dalla 9.a Commissione il 20 aprile scorso (Atto Senato Doc. XVIII, n. 23).
Nessuno chiedendo di intervenire, dichiara quindi conclusa la seduta prevista per lo svolgimento di comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 16.30.