CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 29 luglio 2010
361.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Risoluzione n. 7-00380 Pianetta: Sulla partecipazione italiana al Millennium Summit delle Nazioni Unite.

NUOVA FORMULAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
premesso che:
a soli cinque anni dalla scadenza del 2015, fissata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del Millennio, il segretario generale Ban Ki-Moon ha invitato i leader mondiali a riunirsi in un summit a New York dal 20 al 22 settembre 2010 nel fermo intento di indurre i governi nazionali ad un'accelerazione nella strategia globale di lotta contro la povertà;
il Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio, istituito in questa legislatura presso la Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati, ha fin dal 2008 operato per svolgere un'azione di monitoraggio sull'operato della comunità internazionale e del Governo italiano, soprattutto in coincidenza con l'anno di presidenza italiana del G8, nonché un'incisiva azione di sensibilizzazione della politica e dell'opinione pubblica italiana sui temi della lotta contro la povertà e per lo sviluppo;
tale impegno è stato rafforzato dalla deliberazione sullo svolgimento di un'indagine conoscitiva sugli obiettivi di sviluppo del millennio, che ha già prodotto nel 2009 un documento intermedio recante gli esiti del lavoro istruttorio ed un pacchetto di proposte operative finalizzate alla futura azione dell'Italia sui temi degli otto obiettivi;
l'interesse della comunità internazionale nei confronti di questo specifico impegno italiano, unico nel contesto europeo e dei Paesi che aderiscono all'OCSE, ha contribuito a dare visibilità ad iniziative analoghe assunte da altri sei Parlamenti nazionali - di India, Indonesia, Kenya, Mozambico, Nigeria e Sudafrica - per conferire efficacia al contributo parlamentare alla realizzazione degli obiettivi. La stessa Unione interparlamentare ha avviato uno studio sul caso italiano nell'intento di formulare delle linee guida destinate alle assemblee parlamentari dei cinque continenti e che saranno divulgate in occasione del summit di settembre;
la grave crisi economico-finanziaria, che ha investito anche l'Europa, ha indubbiamente gravato sullo scenario complessivo, inducendo tutti i maggiori Paesi donatori a drastiche misure di contenimento della spesa pubblica e di riduzione degli impegni, anche sul versante della cooperazione allo sviluppo, come è progressivamente avvenuto in Italia anche in occasione della recente manovra, di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, con tagli pari a 21 milioni di euro nel settore delle politiche di aiuto che sono venuti ad incidere su un già basso livello di stanziamenti;
pur in presenza di questo drastico cambiamento di contesto, intervenuto a metà del percorso per il raggiungimento degli obiettivi, non si può accettare una residualità politica dell'Aiuto pubblico allo sviluppo. Una moderna cultura di governo contiene in sé l'idea guida che le politiche di Aiuto pubblico allo sviluppo sono parte integrante e decisiva della proiezione internazionale del Paese. Il lavoro d'indagine ha permesso di delineare un quadro di luci ed ombre, anche in considerazione

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delle politiche attuate dai nuovi soggetti donatori, in particolare dalla Cina, suggerendo nuovi spunti di riflessione e dando centralità ad alcuni aspetti ai fini di una realistica programmazione degli interventi. Tali aspetti concernono il tema dell'efficacia degli aiuti, la loro prevedibilità, il coordinamento e la trasparenza quali elementi fondanti del patto di mutual accountability tra Paesi donatori, ad economia emergente e Paesi destinatari;
nella consapevolezza condivisa che lo scenario di crisi ha aggravato il compito dei Paesi donatori e ha proporzionalmente accresciuto l'importanza della ownership da parte dei Paesi destinatari, nel corso
degli approfondimenti istruttori sono state evidenziate le conseguenze negative del ricorso ad una «politica di annunci» non coerentemente accompagnata da una «politica di puntuali adempimenti», anche in riferimento ad isolate e controproducenti campagne di protesta assunte da personalità dello spettacolo note a livello internazionale e socialmente impegnate ma prive di responsabilità di tipo politico-istituzionale;
la negatività di tutto ciò sta nel fatto che poi tali politiche di annuncio contrastano con la realtà di un protezionismo soprattutto in materia agricola;
rispetto alle performance dei singoli Paesi membri appare sempre più determinante il ruolo dell'Unione europea quale maggior contributore alle politiche internazionali per lo sviluppo, anche per mezzo del Fondo europeo di sviluppo (FES) e alla luce del piano d'azione in dodici punti a sostegno degli obiettivi di sviluppo del millennio, elaborato dalla Commissione europea (il cosiddetto spring plan). Proprio questa sua centralità deve spingere l'Europa a razionalizzare i suoi percorsi decisionali rendendo più coerenti tra loro le competenze;
in merito alla situazione italiana vi è consapevolezza condivisa in ordine alla distanza che separa il nostro Paese dal rispetto dei traguardi quantitativi e alla necessità di compiere maggiori sforzi per avvicinarvisi, nonché in ordine alla necessità di aggiornare gli strumenti operativi di attuazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo alle nuove esigenze della comunità internazionale, alla luce della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo del 2005 e del Programma d'azione di Accra del 2008, procedendo nel percorso, già avviato con l'approvazione in sede legislativa alla Camera della proposta di legge C. 3400 Pianetta e Tempestini, di riforma della legge n. 49 del 1987 limitatamente ad alcuni aspetti connessi alla gestione dei fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo. Vi è la consapevolezza a questo proposito che occorrerebbe andare ben oltre in termini di riferimenti della cooperazione per renderla strumento valido di una strategia Paese utilizzando per questo gli anni restanti della legislatura;
occorre tener conto del ruolo prioritario dato alla leadership efficace dei Governi nazionali nelle politiche di sviluppo, quale fattore-chiave per la realizzazione degli obiettivi del millennio, secondo quanto è indicato nel rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite «Keeping the promise» adottato il 12 febbraio 2010, ai sensi della risoluzione dell'Assemblea generale e n. 64/184,

impegna il Governo:

a mantenere, in generale, le sedi multilaterali al centro della gestione delle problematiche dello sviluppo, operando anche in seno all'Unione europea per accrescere l'efficienza e l'impegno delle Nazioni Unite;
al fine di incrementare il grado di mutual accountability tra Paesi donatori, ad economia emergente e Paesi destinatari, anche in vista del summit di settembre 2010, a delineare un quadro esaustivo degli adempimenti da parte dell'Italia rispetto agli impegni assunti nelle sedi internazionali rispetto alle tematiche connesse agli obiettivi del millennio;

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a formulare proposte concrete, da sottoporre alla comunità internazionale, in tema di efficacia, trasparenza e prevedibilità degli aiuti, anche al fine di ridurne la frammentazione;
anche alla luce del Piano d'azione della Commissione europea, ad elaborare iniziative in tema di strumenti finanziari innovativi, tenendo nella giusta considerazione la riflessione svolta in occasione dell'esame di proposte per la tassazione delle transazioni finanziarie internazionali;
nel confronto con la comunità internazionale a valorizzare la significativa prestazione italiana nella contribuzione finanziaria alle banche e ai fondi di sviluppo a carattere multilaterale, in qualità
di Paese membro del consesso G7/G8, nonché fondatore dell'Unione europea, dell'area dell'euro e della maggior parte delle banche di sviluppo, compiendo uno sforzo anche per assicurare la puntualità dei pagamenti che l'Italia comunque assicura alle istituzioni finanziarie internazionali, e promuovendo una gestione che, all'interno di un disegno unitario, dia la massima efficacia alla presenza di funzionari italiani ai più alti livelli di management di tali istituzioni;
in tal senso, a provvedere ad informare il Parlamento in modo tempestivo sullo stato della partecipazione finanziaria italiana alle istituzioni finanziarie internazionali, senza gli scarti temporali anche biennali registrati negli ultimi anni, tenuto conto delle importanti ricadute sulle politiche di aiuto che hanno avuto gli importanti e recenti accadimenti di tipo macroeconomico;
nel confronto con gli altri Governi a valorizzare il ruolo propulsivo che i Parlamenti nazionali possono avere nell'accrescere il consenso sulle tematiche del millennio e nel facilitare l'azione a favore dello sviluppo globale, anche in tempi di grave crisi per le economie nazionali;
a procedere alla razionalizzazione complessiva delle iniziative di cooperazione allo sviluppo, individuando nel Ministero degli affari esteri la sede naturale ai fini della decisione politica e del coordinamento, provvedendo ad elaborare linee di riforma utili a innescare sinergie virtuose tra le diverse amministrazioni dello Stato e tra i diversi livelli di governo, centrale e periferico, interessati dagli interventi di cooperazione allo sviluppo;
a condurre, nel confronto con il Parlamento, una riflessione sui criteri che guidano le scelte del nostro Paese in tema di cooperazione allo sviluppo, in linea con le priorità di politica estera del nostro sistema e con un'attenzione rivolta anche alle politiche commerciali.
(8-00085) «Pianetta, Tempestini».

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ALLEGATO 2

5-03301 Narducci: Sul contributo statale alla Società Dante Alighieri.

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione all'interrogazione dell'onorevole Narducci, vorrei sottolineare che l'articolo 7 comma 24 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito in legge con il voto di oggi, ha operato un accantonamento pari al 50 per cento sui capitoli relativi ai contributi statali a enti, istituti, fondazioni e altri simili organismi.
Questa disposizione si inserisce nel contesto della manovra economica e finanziaria resasi necessaria per far fronte alla grave crisi internazionale, che ha richiesto interventi urgenti da parte dei Governi europei sul piano del debito pubblico per scongiurare il rischio di attacchi speculativi.
L'accantonamento ha toccato il capitolo 1163 del Ministero degli Affari Esteri riguardante i contributi ad enti tra cui la Società Dante Alighieri.
A fronte di questa riduzione del 50 per cento sul capitolo, il Ministero degli Affari Esteri ha emanato lo scorso 30 giugno un decreto di ripartizione annuale dello stanziamento di contributi ispirato al criterio della distribuzione lineare del taglio imposto. La manovra stabiliva infatti che tale decreto dovesse essere emanato entro 60 giorni.
Tale decreto annuale ha assegnato alla Società Dante Alighieri un contributo di 600 mila euro, pari per le ragioni esposte alla metà dell'anno procedente (1.258.000 euro). Medesima riduzione del 50 per cento hanno subito anche gli altri enti destinatari di contributi annuali.
Tale criterio di distribuzione lineare si rifletterà anche sugli stanziamenti del Ministero degli Affari Esteri, sempre a valere sul capitolo 1163, a favore degli Enti internazionalistici di cui alla legge 948 del 1982, la cui individuazione è in corso di finalizzazione per il successivo parere delle Commissioni Esteri del Parlamento.
È evidente che siamo in presenza di un taglio che la Farnesina ha dovuto effettuare sulla base di un vincolo dettato da necessità di finanza pubblica. Si tratta pertanto di una riduzione molto dolorosa per il Ministero degli Affari Esteri che ben conosce l'opera meritoria svolta dalla Società Dante Alighieri nel mondo e il suo ruolo fondamentale nella promozione della nostra cultura all'estero.
Nel caso vi fossero margini per un'inversione di tendenza nella dotazione sul capitolo 1163, e si potesse quindi intervenire per reintegrare, sia pure parzialmente, le assegnazioni di contributi, la Società Dante Alighieri sarebbe ovviamente in prima linea tra gli enti beneficiari di una tale misura. Per completezza d'informazione, vorrei aggiungere che alcuni Comitati affiliati alla Società Dante Alighieri organizzano attività educative per i connazionali all'estero ai sensi del Decreto legge 297 del 1994 e in questo contesto ricevono, in qualità di enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana, contributi a valere sul capitolo 3153 del Ministero degli Affari Esteri di competenza della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero. Nel 2010 a 46 Enti gestori affiliati alla Società Dante Alighieri sono stati assegnati contributi per circa 1,5 milioni di euro.

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ALLEGATO 3

5-03253 Renato Farina: Sulla repressione del movimento venezuelano di opposizione «Fuerza Solidaria».

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito all'interrogazione dell'onorevole Farina, posso in primo luogo confermare il recente arresto del rappresentante dell'opposizione venezuelana, Alejandro Peña Esclusa, accusato di progettare atti eversivi in collaborazione con il presunto terrorista salvadoregno Abarca. Peña Esclusa fu peraltro candidato alle elezioni presidenziali del 1998 (quando ottenne meno dello 0,1 per cento dei voti) e attualmente è a capo dell'associazione civile «Fuerza Solidaria».
Nel testo dell'interrogazione si fa riferimento alla lettera inviata lo scorso 14 giugno dal Commissario sul Venezuela della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) dell'Organizzazione degli Stati Americani, Paulo Sergio Pinheiro, e dal relatore speciale per la libertà di espressione della stessa Commissione, Catalina Botero Marino, al Ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro Moros, in cui si manifesta «profonda preoccupazione» per il deterioramento della situazione relativa alla libertà di espressione in Venezuela.
La lettera costituisce in buona misura una sintesi del rapporto della citata Commissione, pubblicato nel dicembre 2009 e relativo al tema: «Democrazia e diritti umani in Venezuela». Tale documento, che fa seguito ad uno analogo del 2003, riprende gran parte delle accuse rivolte al Governo di Caracas dall'opposizione interna venezuelana e dalle ONG locali specializzate in tali settori.
I toni del rapporto tendono ad alimentare reazioni negative da parte del Governo venezuelano che accusa la Commissione di essere, da un lato, parziale e schierata su posizioni preconcette contro l'esecutivo, e, dall'altro, inattendibile come dimostrerebbe il mancato riconoscimento da parte della stessa Commissione del carattere di golpe agli eventi del 2002. Per tale ragione il Governo venezuelano non ha mai autorizzato visite della Commissione Interamericana nel Paese.
Sotto un profilo generale, vorrei rilevare come le questioni sollevate dalla Commissione Interamericana concernenti il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani in Venezuela siano oggetto di costante monitoraggio da parte dell'Unione Europea che mantiene al riguardo un dialogo franco e al contempo costruttivo con le autorità di Caracas, volto a conferire maggiore efficacia all'attività di promozione del rispetto dei diritti umani conformemente ai consolidati standard comunitari in materia. In questo ambito, si svolgono regolari contatti con i gruppi e le organizzazioni locali che si occupano di diritti umani nonché con gli uffici delle Nazioni Unite presenti in Venezuela.
Priorità alla promozione delle libertà fondamentali e dei diritti umani viene assicurata nei documenti che delineano l'azione di cooperazione svolta dall'Unione Europa in Venezuela, in particolare nel «Venezuela Country Strategy Paper 2007-2013» della Commissione Europea, che prevede progetti di collaborazione a favore delle ONG attive nel Paese, così come nel documento di «Strategia regionale per l'America latina 2007-2013».

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Occorre sottolineare che tale strategia a livello europeo, come delineata anche nel rapporto UE sulla promozione e protezione degli attivisti dei diritti umani in Venezuela, predilige un approccio discreto affinché non sia vanificata l'efficacia dell'azione, dato che interventi pubblici potrebbero avere effetti controproducenti.
In questa cornice, l'Italia partecipa attivamente e con un ruolo propositivo alle iniziative dell'Unione Europea, con l'obiettivo di migliorare la qualità del dialogo ed ottenere un maggiore coinvolgimento delle autorità del Venezuela.
Anche a seguito della visita del Ministro Frattini in Venezuela lo scorso 26-27 maggio, il Governo intende proseguire nel sostenere fortemente lo sviluppo tale dialogo tra i competenti organi dell'Unione Europea e il Venezuela sul tema delle libertà fondamentali e del rispetto dei diritti umani.

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ALLEGATO 4

5-03258 Nirenstein: Sull'inserimento dell'Insani Yardim Vafkì (IHH) nella lista UE delle organizzazioni terroristiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito all'interrogazione dell'On. Nirenstein, vorrei innanzitutto informare che l'organizzazione non-governativa turca Insani Yardim Vakfì (Fondazione per i diritti umani, le libertà e l'aiuto umanitario, IHH) è nata nel 1992 durante il conflitto in Bosnia con l'obiettivo di portare assistenza alla popolazione musulmana residente nel Paese. Registrata nel 1995 con sede legale a Istanbul, si prefigge dichiaratamente lo scopo di fornire aiuti umanitari nelle aree di conflitto o di disastro naturale.
A livello internazionale, l'IHH, che dal 2004 ha status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni (ECOSOC), è attiva in Europa, Medio Oriente, Caucaso, Asia centrale, Africa ed America latina con missioni di assistenza e cooperazione allo sviluppo (tra le altre, ha fornito assistenza alle popolazioni del Bangladesh colpite dal ciclone del 2007 e dell'Indonesia, dopo il terremoto dello scorso anno).
Per quanto riguarda la nota vicenda della «flottiglia della pace», l'organizzazione ha fornito 3 delle 6 navi che hanno partecipato all'operazione, inclusa la Mavi Marmara, fino a poco tempo prima di proprietà della Municipalità di Istanbul. Per una sua presunta collaborazione con Hamas, l'ONG turca era stata bandita da Israele (2008) e successivamente aggiunta alla lista di organizzazioni terroristiche stilata da Tel Aviv (2010). L'IHH è stata, in passato, sottoposta ad indagini anche da parte della magistratura turca (per un caso di presunto acquisto di armi per conto di gruppi islamisti regionali). Analogamente, le autorità giudiziarie francesi (Unità antiterrorismo) e quelle americane (Tribunale di Los Angeles) hanno svolto accertamenti volti a verificare l'esistenza di legami di collaborazione tra l'ONG e organizzazioni terroristiche (in particolare Al-Qaeda) che le indagini non hanno, tuttavia, consentito di provare.
Si conferma, peraltro, la recente decisione del Ministro degli Interni tedesco di bandire l'affiliata associazione denominata «Organizzazione internazionale per l'aiuto umanitario, IHH», presente sul proprio territorio, per sostegno diretto e indiretto ad Hamas, anche se non risultano chiariti i rapporti tra l'IHH tedesca e quella turca.
Come l'onorevole Interrogante ben sa, la premessa per l'inserimento di un'organizzazione nella «black list» europea delle organizzazioni terroristiche è un'apposita richiesta da parte di uno Stato membro fondata su precisi riscontri giudiziari.
In assenza di segnalazioni formali circa un collegamento tra la ONG turca e la rete del terrorismo internazionale, non è stata al momento avviata in ambito comunitario la procedura per valutare un eventuale inserimento dell'IHH nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione Europea.
Per quanto riguarda, poi, il tema più ampio delle relazioni fra Turchia e Israele, evocato anche nella interrogazione dell'onorevole De Angelis, voglio ribadire che il Governo italiano si sta adoperando con convinzione per sostenere il dialogo tra Ankara e Tel Aviv. Il nostro obiettivo, e quello dei nostri partner, è giungere, al più presto, ad una completa normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. Ho avuto modo di esprimere tale auspico alle autorità turche, anche nel corso della mia missione ad Ankara lo scorso 19 luglio.

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ALLEGATO 5

5-03124 De Angelis: Sulle relazioni con la Turchia.

TESTO DELLA RISPOSTA

In esito a quanto richiesto dall'onorevole De Angelis, vorrei preliminarmente rilevare, sotto il profilo generale, come non vi sia motivo di temere che i rapporti italo-turchi possano risentire delle fibrillazioni che stanno caratterizzando in queste ultime settimane le relazioni tra Ankara e Tel Aviv, e come non appaiono di conseguenza necessarie specifiche iniziative diplomatiche volte a tutelare i nostri legami di amicizia e collaborazione con la Turchia.
I nostri rapporti bilaterali rimangono infatti eccellenti e sono fondati su condivisi interessi strategici come la stabilita! dei Balcani, dell'Asia Centrale, del Caucaso e del Medio Oriente, la lotta al terrorismo internazionale e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Forte, inoltre, è la sinergia su temi quali la riforma del Consiglio di Sicurezza o la collaborazione in materia di candidature internazionali.
L'asse portante di quello che può essere definito un «partenariato strategico» rimane il nostro convinto sostegno alle prospettive di adesione della Turchia all'Unione Europea, tanto che l'Italia si adopera, in ogni consesso comunitario, per mantenere aperta la naturale prospettiva europea di Ankara, essenziale presupposto per ancorare saldamente la Turchia all'occidente e sfruttarne costruttivamente il potenziale di stabilizzazione in aree da cui dipende la stessa sicurezza dell'Europa.
I consolidati legami di amicizia e collaborazione tra i due Paesi hanno inoltre trovato particolare evidenza nella Visita di Stato del Signor Presidente della Repubblica del 17-18 novembre scorso, nei colloqui di Roma tra il Ministro Frattini e il Ministro turco per gli Affari Europei, Egemen Bağis del 31 maggio e nell'incontro tra l'onorevole Presidente del Consiglio e il suo omologo Erdogan a margine della riunione G20 di Toronto il 27 giugno.
Lo scorso 19 luglio sono stato in visita ad Ankara, dove ho avuto modo di rilevare l'eccellente stato delle nostre relazioni in tutti i campi di collaborazione, sia a livello bilaterale che multilaterale, e il grande apprezzamento della autorità turche per il convinto sostegno dell'Italia al percorso di avvicinamento di Ankara all'Unione Europea.
La prassi dei Vertici intergovernativi annuali, avviata il 21 novembre 2008 con il summit di Smirne, assicura inoltre un importante momento di verifica e di impulso ai vari settori della collaborazione bilaterale. La solidità del nostro legame con la Turchia, infine, è dimostrata anche dall'intensità dei rapporti a livello interparlamentare che ha visto il significativo sviluppo dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Turchia. Si segnala al riguardo anche la visita a Roma, lo scorso 3 marzo, del Presidente della Grande Assemblea Nazionale di Turchia Sşahin, preceduta da quella effettuata ad Ankara del Presidente Fini il 30 ottobre 2009.
Altrettanto dinamici appaiono i rapporti economico-commerciali: nel 2009 l'Italia è stata il quarto partner della Turchia, con un interscambio complessivo di 13,6 miliardi di dollari e un saldo positivo pari a 1,8 miliardi di dollari. Siamo il quinto Paese investitore in Turchia (con uno stock di 4,7 miliardi di dollari e 775 imprese) e l'unico tra i primi cinque ad aver mostrato una crescita dei propri investimenti diretti nel 2009 (291 milioni di dollari, +16,9 per cento rispetto

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al 2008). Primo Paese aggiudicatario di commesse pubbliche nel 2008 con 783 milioni di dollari, l'Italia si è collocata al terzo posto nel 2009.
I maggiori successi sono stati conseguiti nei settori della difesa, infrastrutture e energia risultando, quest'ultimo, tra quelli destinati ad avere un maggior sviluppo nei prossimi anni. La Turchia si è infatti trasformata in uno snodo fondamentale delle vie di transito dell'energia che collegano la Russia, il Caspio e l'Asia Centrale all'Europa. In tale settore, l'Italia annette grande importanza all'interconnettore Turchia-Grecia-Italia ITGI (cui partecipa Edison) che sta avendo significativi sviluppi e che consentirà di convogliare le riserve dell'Azerbaijan verso il nostro Paese e l'area Balcanica. Siamo coinvolti, con Eni, anche in altri progetti quali l'oleodotto Samsun-Ceyan, che permetterà di decongestionare il traffico marittimo degli Stretti e il gasdotto South Stream, che dovrebbe instradare più efficacemente la produzione russa di gas verso l'Europa.
L'Italia continuerà a sostenere il dialogo tra Israele e la Turchia, quale elemento fondamentale per la stabilità dell'area mediterranea. In particolar modo preme sottolineare l'aspetto del Dialogo mediterraneo - cui Israele partecipa - avviato dalla NATO quale tassello importante della politica atlantica di cooperazione con i Paesi terzi. L'Italia è da sempre attiva e convinta sostenitrice dell'iniziativa, nella consapevolezza che il rafforzamento di tale cooperazione sia essenziale per fronteggiare le minacce comuni.