CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 giugno 2010
345.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

Martedì 29 giugno 2010. - Presidenza del presidente Enrico PIANETTA.

La seduta comincia alle 15.05.

Relazione sull'attività di banche e fondi di sviluppo a carattere multilaterale per l'anno 2008.
Doc. LV, n. 3-bis.

(Esame istruttorio e rinvio).

Il Comitato inizia l'esame istruttorio del provvedimento.

Enrico PIANETTA, presidente, ricorda che la Relazione in titolo viene esaminata ai sensi dell'articolo 124, comma 1, del Regolamento. A conclusione del relativo esame, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare una risoluzione a norma dell'articolo 117. Fa presente che l'esame istruttorio del documento potrà costituire occasione per dar conto della missione di studio svolta insieme al collega onorevole Barbi in Mali dal 19 al 24 giugno scorsi su invito della Banca Mondiale.

Francesco TEMPESTINI (PD), relatore, rileva che l'esame istruttorio della Relazione in esame si fonda sul comma 2-bis dell'articolo 4 della legge n. 49 del 1987, ai sensi del quale il Ministro dell'economia e delle finanze cura le relazioni con le banche e i fondi di sviluppo a carattere multilaterale e assicura la partecipazione finanziaria alle risorse di detti organismi inviando al Parlamento una relazione annuale sugli esiti dell'attività a lui affidata. Segnala che la Relazione è stata trasmessa al Parlamento il 4 giugno 2010, riportando i dati relativi all'anno 2008 riguardanti i principali istituti finanziari internazionali di sviluppo che fanno capo al gruppo della Banca mondiale e alle Banche regionali. Sottolinea quindi che una prima questione di rilievo politico concerne lo scarto temporale tra i dati contenuti nel testo in esame e il lavoro del Comitato, anche in considerazione degli importanti accadimenti sul piano macroeconomico avvenuti nel 2009 e aventi importanti ricadute sulle politiche di aiuto.
Fa presente, a titolo di premessa, che la Relazione riguarda gli interventi di cooperazione allo sviluppo che avvengono nelle forme del credito di aiuto e che rientrano nelle competenze del Ministero dell'economia e delle finanze in ragione

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del carattere di istituzioni finanziarie dei soggetti destinatari e del ruolo di azionista del Paese donante, a differenza di quanto avviene per la gestione degli aiuti a dono, affidata al Ministero degli affari esteri.
Osserva che la partecipazione finanziaria al capitale di banche e fondi di sviluppo rappresenta uno degli strumenti attraverso i quali l'Italia partecipa alla politica internazionale e ai quali si deve guardare anche ai fini dell'internazionalizzazione e della crescita di competitività del sistema Paese. Infatti, il criterio essenziale che regola la partecipazione a Banche e Fondi di sviluppo e che definisce il contributo del Paese donante al processo decisionale è quello del peso economico del Paese membro nell'economia mondiale. Quanto al nostro Paese, la Relazione sottolinea che il suo peso nella comunità internazionale deriva dalla sua appartenenza al consesso dei Paesi G7/G8, dalla sua qualità di membro fondatore dell'Unione europea, dell'area dell'euro e della maggior parte delle Banche di sviluppo. Quanto al livello di partecipazione italiana, assume particolare rilievo soprattutto per i Fondi di sviluppo in quanto essi, a differenza delle Banche, più spesso sono soggetti a interventi di ricostituzione in ragione dell'alta percentuale di componente a dono dei prestiti concessi. La quota di partecipazione nei Fondi è stabilita sulla base del peso economico nell'economia mondiale, dell'appartenenza al G7, ovvero il club dei maggiori finanziatori di queste istituzioni, del grado di soddisfazione verso i risultati operativi dell'organismo, della situazione del bilancio interno e delle priorità nazionali di cooperazione. Al riguardo sottolinea che un'ulteriore questione di rilievo politico, strettamente connessa al dibattito sulla Relazione in titolo, concerne la capacità del nostro Paese di mantenere gli impegni assunti davanti alla comunità internazionale.
In generale, quanto alla presenza di personale italiano nello staff di banche e fondi, aspetto di notevole rilievo, la Relazione segnala per il periodo 2005-2008 una tendenza alla crescita e una particolare consistenza presso l'IFAD e la Banca Mondiale. Quanto al numero di italiani in posizione apicale, essi prevalgono presso la BERS e la Banca Mondiale.
Prima di dare conto dello stato delle contribuzioni dell'Italia al nucleo centrale e alle tre agenzie della Banca Mondiale, rileva che la Relazione affronta una disamina sullo «stato di salute» di tali istituzioni illustrando i maggiori ambiti di attività da esse trattati. Nell'ampio spettro di tematiche affrontate dalla Banca Mondiale emerge il lavoro del Comitato di Sviluppo, noto come «Comitato ministeriale congiunto del Consiglio dei Governatori della Banca Mondiale e del Fondo Monetario internazionale sul trasferimento delle risorse ai Paesi in via di sviluppo», che con l'andar del tempo ha assunto un ruolo guida nell'ambito della cooperazione economica internazionale definendo gli indirizzi della politica di sviluppo nel suo complesso e formulando raccomandazioni e suggerimenti alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario per l'elaborazione delle strategie.
Nel quadro dell'attività del Comitato di Sviluppo emerge l'impegno per il rafforzamento della voice ovvero della rappresentatività dei paesi più poveri, obiettivo realizzato con l'aumento dei basic votes al 5,5 per cento dei voti totali e con la nuova posizione del Direttore esecutivo nel Consiglio di amministrazione della Banca a favore di Paesi dell'Africa Subsahariana (il numero delle chair è passato così da 24 a 25). Si dovrebbe concludere entro l'anno in corso il negoziato sui criteri per la revisione della composizione dell'azionariato attraverso un eventuale aumento selettivo del capitale. Vi è accordo sulla necessità di utilizzare il criterio del «peso crescente» dei Paesi nell'economia mondiale ma non sulla misurazione di tale peso economico. L'Italia è allineata con gli altri Paesi europei nel sostenere che il punto di partenza debba essere la quota nel FMI. La composizione dell'azionariato deve essere definita inoltre dai contributi ai Paesi più poveri (IDA) e il meccanismo per l'allocazione del potere di voto deve essere dinamico per tenere conto dello

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sviluppo nel tempo dei singoli Paesi. Appare significativo lo sforzo profuso dalla BM per fronteggiare la crisi finanziaria internazionale su invito del G20 di Londra attraverso la triplicazione degli impegni della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD), portati a 33 miliardi di dollari.
Nel quadro del contributo italiano va dato risalto all'iniziativa della Banca Mondiale relativa al progetto Advanced Market Committment (AMC), lanciato nel 2009 e sottoscritto dai ministri delle finanze del G7 riuniti a Lecce. Si tratta di una proposta italiana promossa nel quadro dei meccanismi innovativi di finanziamento allo sviluppo per accelerare la realizzazione degli Obiettivi del Millennio. Il meccanismo dell'AMC prevede incentivi allo sviluppo di nuovi vaccini contro lo pneumococco grazie all'impegno vincolante dei donatori ad acquistare un certo numero di dosi di vaccini ad un prezzo prefissato. L'Italia è il maggiore contributore con 635 milioni di dollari, seguita da Regno Unito (485), Canada (200), Russia (80), Norvegia (50) e Gates Foundation (50). La Banca Mondiale, in qualità di tesoriere, riceve i contributi dei donatori e li trasferisce alla Global Alliance for Vaccine Immunization (GAVI) che si occupa di immunizzazione dei bambini e svolge il ruolo di segretariato. Si segnala che il GAVI è attualmente presieduto dalla Signora Mary Robinson, ex Capo di Stato della Repubblica di Irlanda e già Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, alla quale questo Comitato ha già rivolto l'invito in audizione nell'ambito dei lavori dell'indagine conoscitiva sugli Obiettivi del Millennio per approfondimenti sugli stessi Obiettivi in tema di salute materna e infantile
Quanto al contributo italiano alle diverse componenti della Banca Mondiale, esso si articola nelle seguenti voci: per la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD), il capitale sottoscritto dall'Italia, su un totale di 189,9 milioni di dollari, è di 5,4 milioni di dollari, pari al 2,85 per cento dell'ammontare delle sottoscrizioni e al 2,78 per cento del potere di voto; per l'Associazione Internazionale per lo Sviluppo (IDA), con la legge 27 dicembre 2007, n. 246, recante Partecipazione italiana alla ricostituzione delle risorse di Fondi e Banche internazionali, è stata autorizzata la partecipazione dell'Italia alla XIV ricostituzione delle risorse dell'Associazione Internazionale per lo Sviluppo (IDA), con un contributo di euro 130.484.314. Tale somma è poi stata aumentata a 385.150.000 euro con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 luglio 2008 in considerazione delle situazioni di arretrato nei pagamenti; per la Società Finanziaria Internazionale (IFC), che ha il fine di promuovere lo sviluppo del settore privato nei Paesi in via di sviluppo, ha un capitale sottoscritto, al 30 giugno 2008, di 2,36 milioni di dollari. La quota sottoscritta dall'Italia rappresenta il 3,44 per cento del totale e il potere di voto del nostro paese è pari al 3,39 per cento; per l'Agenzia Multilaterale per la Garanzia degli Investimenti (MIGA) che, come l'IFC, si occupa esclusivamente di promuovere lo sviluppo del settore privato e di incoraggiare l'investimento privato estero verso i Paesi in via di sviluppo, ha un capitale sottoscritto di 1,886 milioni di dollari. L'Italia ha sottoscritto una quota pari al 2,84 per cento del totale e il potere di voto è pari al 2,39 per cento.
Si deve segnalare che il Direttore Esecutivo italiano, carica attualmente rivestita dal Dottor Majnoni, già audito da questa Commissione nella scorsa legislatura nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla globalizzazione, è stato nominato nel 2008 presidente del Comitato sull'efficacia degli aiuti (CODE), uno dei più rilevanti fra i Comitati interni alla Banca. Considerato che la questione dell'efficacia degli aiuti è emersa come prioritaria in considerazione della particolare fase congiunturale dell'economia internazionale, il Comitato potrebbe valutare l'opportunità di invitare il Dottor Majnoni in audizione, anche alla luce del Piano nazionale per l'efficacia dell'aiuto adottato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli affari esteri nel luglio 2009, per un approfondimento sull'ottavo Obiettivo

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del Millennio e anche in vista della Conferenza di Seul, prevista nel 2011. Un'audizione del Direttore Esecutivo per l'Italia potrebbe consentire un approfondimento sulle proposte che la Banca Mondiale ha sottoposto alla valutazione del recente Vertice G20 di Toronto con il rapporto «G20 and Global Development».
Appare poi di particolare interesse l'approfondimento sugli appalti e la partecipazione delle imprese italiane, che dovrebbe essere affrontato per singoli comparti, nelle aggiudicazioni dei contratti di fornitura di beni, opere civili e consulenze finanziati dalla Banca Mondiale nel 2008. Nel trend complessivo di perdita di terreno dei Paesi G7 a favore delle economie emergenti, l'Italia mostra maggior dinamismo rispetto al decennio precedente attestandosi al primo posto dei Paesi G7 con una quota del 3 per cento. L'Italia si è aggiudicata poche ma significative commesse per fornitura di beni e opere civili e nel 2009 si è registrato un picco nel settore delle consulenze. Al riguardo sottolinea la sostanziale differenza di approccio tra gli interventi di cooperazione a dono e quelli a credito.
La Relazione prosegue la propria esposizione sul Gruppo della Banca Interamericana di Sviluppo, la più grande fonte di finanziamento allo sviluppo della regione latino americana e caraibica fondata nel 1959. La Relazione afferma che l'Italia è uno dei maggiori azionisti europei della Banca Interamericana di Sviluppo, con una quota dell'1,896 per cento del capitale. Allo scopo di rafforzare il legame tra Italia e America Latina e Caraibi, il Ministero degli affari esteri, in collaborazione con la Società Interamericana d'Investimento (IIC), una delle componenti del gruppo, ha ideato il Programma Italiano di Sviluppo che coinvolge un network di imprese e di organizzazioni in operazioni di importazione, esportazione ed investimento diretto tra le due aree. L'obiettivo è quello di dare la possibilità alle aziende interessate di finanziare gli investimenti di medio e lungo termine in direzione di una crescita economica sostenibile. In merito all'impegno italiano nell'America Latina non è menzionata nella Relazione la partecipazione dell'Italia alla Corporacion Andina de Fomento (CAF), che pur ha costituito oggetto di considerazione da parte della legge n. 246 del 2007 con un'importante contribuzione di 60 milioni di dollari per l'anno 2006.
Quanto alla Banca Asiatica di Sviluppo (ADB), istituzione finanziaria che ha la missione di assistere i paesi membri in via di sviluppo dell'Asia e del Pacifico, il capitale sottoscritto dall'Italia è pari all'1,803 per cento del totale, mentre il potere di voto è dell'1,741 per cento. L'Italia ha preso parte alla nona ricostituzione del Fondo Asiatico per lo Sviluppo con un impegno dell'Italia pari al 3 per cento del totale dei contributi, mentre nella ottava ricostituzione, avvenuta con la legge n. 246 del 2007 sulla Partecipazione italiana alla ricostituzione delle risorse di Banche e Fondi internazionali, la quota italiana era pari al 3,9 per cento dei contributi. Segnala che la presenza di personale italiano nelle istituzioni finanziarie per l'Asia è del tutto insufficiente, a dimostrazione dello scarso impegno del nostro Paese per questa area geografica.
Per quanto concerne l'impegno per l'Africa, la Relazione dà conto dell'attività del Gruppo della Banca Africana di Sviluppo, cui aderiscono 53 Paesi africani e 24 non africani, tra cui l'Italia. L'Italia ha una quota azionaria del 2,4 per cento nel capitale della Banca Africana (AfDB) e si è impegnata per una quota del 5,26 per cento nell'ultima ricostituzione del Fondo africano per lo sviluppo per il periodo 2008-2010. A tal fine è opportuno chiarire lo stato di implementazione di tale contribuzione.
L'Italia è inoltre uno dei cinque Paesi membri non regionali della Banca di Sviluppo dei Caraibi, che annovera 26 Paesi membri, e si è impegnata nei negoziati per il 2008 per la VII ricostituzione del Fondo promettendo un contributo di 7,08 milioni di dollari, pari al 2,72 per cento del totale. Segnala che anche rispetto all'attività di questa Banca l'Italia gioca un ruolo periferico relativamente ai meccanismi decisionali.

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In base a un criterio che non è solo di prossimità geografica, appare assai rilevante l'impegno italiano nella Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), che opera per il sostegno alle economie dei Paesi dell'ex blocco sovietico e che oggi è attiva in 29 paesi che vanno dall'Europa centrale e balcanica fino all'Asia centrale, inclusa la Turchia. È opportuno ricordare che la BERS ha un mandato fortemente caratterizzato da aspetti politici, in quanto l'assistenza è diretta unicamente ai paesi che rispettano i principi della democrazia multipartitica e del pluralismo, come recita l'articolo 1 dell'Accordo che istituisce la Banca. La politica della BERS promuove inoltre la protezione dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile, ritenuti alla base delle buone pratiche, vagliando tutti i progetti di investimento alla luce della Bank's Environmental and Social Policy. L'Italia è uno dei membri fondatori, con l'8,52 per cento della partecipazione azionaria ed ha un rappresentante nel Consiglio dei governatori. L'Italia è uno dei più importanti contributori dei fondi di assistenza tecnica della BERS e dei fondi per la cooperazione. Dal 1992 l'Italia ha contribuito con 116,6 milioni di euro, dei quali oltre 75 destinati alla cooperazione tecnica. I fondi italiani sono principalmente destinati ai Balcani occidentali. Sottolinea l'esigenza che il lavoro del Comitato prosegua con lo svolgimento di un'audizione di rappresentanti della BERS in ragione della rilevante quota di partecipazione del nostro Paese e per il particolare peso di tale istituzione finanziaria. Ritiene che tale approfondimento si renda necessario in ragione del particolare impegno dedicato dalla Commissione affari esteri all'area dei Balcani Occidentali.
Infine, anche in considerazione della forte presenza di personale italiano, occorre menzionare il contributo italiano al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), un'istituzione finanziaria avente sede a Roma con finalità di credito nei progetti di sviluppo agricolo a condizioni altamente agevolate. Il contributo italiano, di 80 milioni di dollari, rappresenta il 7,84 per cento dei contributi totali, quota che consente di mantenere un seggio permanente nel Consiglio di amministrazione. Il contributo dell'Italia non risulta ancora versato.
In conclusione, l'analisi del documento contribuisce a far emergere un quadro assai articolato e complesso della partecipazione dell'Italia all'attività di banche e fondi internazionali. Tale partecipazione si esplicita in contributi anche assai significativi ai quali appare opportuno dare il giusto risalto nel confronto con i maggiori interlocutori internazionali, come nel caso dell'iniziativa Advanced Market Committment sui temi della salute.
Peraltro, l'intempestività nella trasmissione della Relazione al Parlamento, per cui le Camere analizzano di regola i dati con un ritardo di due anni, e la non omogeneità di tali dati, che nel documento in esame si riferiscono in parte al 2008 e in parte anche al 2009, rischiano di vanificare l'efficacia del lavoro parlamentare. In questa delicata materia emerge l'esigenza di maggiore trasparenza e organizzazione delle informazioni.
Considerata la particolare attenzione che in questo periodo di crisi globale la comunità internazionale dedica ai temi dello sviluppo e in vista di una partecipazione italiana qualificata al Summit di New York sugli Obiettivi del Millennio, appare essenziale che la Commissione possa innanzitutto ottenere dall'Esecutivo un quadro sinottico trasparente ed esaustivo sulla partecipazione italiana a banche e fondi internazionali, considerata la preponderanza di tali contribuzioni alle politiche di sviluppo rispetto a quelle che rientrano nelle competenze del Ministero degli affari esteri.
Segnala che le organizzazioni non governative che hanno preso parte ai lavori del Vertice G20 a Toronto hanno stigmatizzato la politica dei grandi annunci, perseguita dai maggiori Paesi e anche dall'Italia, cui non seguano decisioni e interventi attuativi coerenti. Ritiene che sia per quanto riguarda i dati assoluti relativi all'impegno della stessa Banca Mondiale in reazione alla crisi globali sia

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per quanto riguarda il contributo del nostro Paese, tali dati debbano essere considerati in termini percentuali e analizzati nella prospettiva del complessivo impegno internazionale. Si pone in generale un problema di governance e di trasparenza che va oltre il ruolo svolto dal nostro Paese e che investe il metodo di lavoro dell'intera comunità internazionale. Si profila l'esigenza di prevedere uno schema programmatico triennale in cui inserire tutte le iniziative riferite dalla Relazione, che appaiono invece sconnesse e prive di una logica sistematica. Segnala quindi l'importanza di instaurare un nesso tra quanto fa il nostro Paese in tema di cooperazione e il lavoro dell'Unione europea, considerati i cenni che la Relazione opera al Fondo Europeo di Sviluppo (FES). Ribadisce l'esigenza di porre rimedio al quadro contraddittorio e in parte lacunoso, considerata la difficoltà di sostenere ogni inefficienza nella gestione degli aiuti in un quadro di risorse in netta diminuzione. Per quanto concerne il contributo di questo Comitato, occorre porre la questione della programmazione e valutare l'opportunità di riconsiderare l'approccio attuale secondo cui all'Amministrazione dell'economia e delle finanze spetta un ruolo specifico nella gestione della partecipazione italiana a banche e fondi di sviluppo multilaterali.
Occorre affrontare in una sede ad hoc la questione delle menzionate politiche di annuncio, dell'efficacia degli aiuti e dell'impatto che la partecipazione a banche e fondi può avere sulle imprese italiane. In tema di appalti, il nostro Paese ha mantenuto una posizione di rilievo ma colpisce che la Cina, insieme agli altri Paesi ad economia emergente, si sia attestata con una posizione preminente in tale materia, a conferma del nuovo ruolo giocato da questo tipo di Paesi.
In generale, sottolinea l'opportunità di svolgere una riflessione sui criteri che guidano le scelte del nostro Paese circa queste contribuzioni nel raffronto con le priorità di politica estera del nostro sistema e con un'attenzione rivolta anche alle politiche commerciali. Si ravvisa infatti l'opportunità di dare maggiore coerenza alla nostra presenza nelle istituzioni finanziarie internazionali e di scongiurare una presenza meramente nominalistica estesa a tutti i contesti ma senza un reale peso e una reale funzione sul piano decisionale. Di riflesso sono da chiarire le ragioni della ridotta presenza italiana ai livelli di management presso le maggiori istituzioni bancarie.
Anche in ragione dell'opportunità di valutare il mantenimento degli attuali assetti e la divisione di competenze tra il Ministero degli affari esteri e il Ministero dell'economia e delle finanze, tutte le questioni fin qui menzionate devono, a suo avviso, costituire oggetto di un approfondimento specifico in occasione di un'audizione di un rappresentante di alto livello del Ministero dell'economia e delle finanze, anche al fine di consentire a questo Comitato di esercitare fino in fondo il proprio ruolo di monitoraggio e di proposta.

Enrico PIANETTA, presidente, ringrazia il relatore per l'ampia relazione e le importanti considerazioni svolte, alla luce delle rilevanti risorse menzionate nella Relazione nel quadro delle politiche di aiuto allo sviluppo. Si associa in particolare alle osservazioni sull'eccessivo scarto temporale tra i dati riferiti dalla Relazione e l'esame parlamentare, tenuto conto che la Relazione dà conto, ad esempio della XIV contribuzione all'IFAD mentre risulta già approvata la XVI. Essendo imminenti le votazioni presso l'Assemblea, rinvia quindi il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.45 alle 16.15.