CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 gennaio 2010
275.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Mercoledì 27 gennaio 2010. - Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

La seduta comincia alle 14.10.

Relazione sull'attività svolta dal Comitato interministeriale dei diritti dell'uomo nonché sulla tutela e rispetto dei diritti umani in Italia (anno 2008).
Doc. CXXI, N. 2.

(Esame istruttorio e rinvio).

Furio COLOMBO, presidente, avverte che la Relazione in titolo è oggetto di esame ai sensi dell'articolo 124, comma 1, del Regolamento e che, pertanto, il Comitato a conclusione del proprio lavoro potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare una risoluzione a norma dell'articolo 117 del regolamento.
Sostituendo quindi il collega Barbi, impossibilitato a prendere parte alla seduta odierna, illustra la Relazione in titolo, sottolineando che il Comitato sta proseguendo nella good practice, avviata l'anno scorso e finora sconosciuta nella prassi di lavoro parlamentare, di esaminare con attenzione la Relazione annuale predisposta dal Comitato interministeriale dei diritti umani (CIDU). Si tratta infatti di un documento che non ha solo rilevanza burocratica ma delinea i principali nodi critici e problematici della tutela dei diritti umani nel nostro Paese. Il documento individua pertanto, da un lato, l'elenco dei problemi e, dall'altro, la gamma di norme, di organizzazioni non governative e di enti internazionali e nazionali preposti a provvedervi. Anticipando gli esiti della presente esposizioni, sottolinea di volere segnalare le ragioni per cui i risultati di questo sforzo, malgrado il poderoso impegno che vi si devolve, siano alquanto esigui.
Fa presente che il CIDU, efficacemente diretto dal ministro plenipotenziario Simonetti, è infatti responsabile della predisposizione dei rapporti periodici o ad hoc che l'Italia ha l'obbligo di presentare agli organi di monitoraggio delle organizzazioni

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internazionali competenti in materia di diritti umani, come le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa. Esso inoltre conduce un sistematico esame delle misure legislative, regolamentari, amministrative e di altro genere adottate dall'ordinamento nazionale, rivolgendo un'attenzione specifica all'attività di Governo finalizzata all'adempimento degli impegni previsti dagli strumenti internazionali in materia di diritti umani, verificando l'attuazione delle Convenzioni internazionali cui l'Italia ha aderito e la loro concreta osservanza sul territorio nazionale. Osserva al riguardo che si tratta di intenti per lo più destinati a restare tali per le ragioni che si evidenzieranno nel prosieguo dell'analisi.
Il CIDU ha altresì il compito di svolgere le cosiddette attività di follow-up, tra cui la preparazione delle risposte italiane ai commenti, alle osservazioni ed ai quesiti emersi, formulati dagli organi di controllo istituiti nell'ambito dei principali strumenti giuridici convenzionali in materia di diritti umani.
Rileva che la Relazione sull'attività nel 2008, presentata al Parlamento il 17 dicembre 2009, si compone di una prima parte, riguardante i rapporti con gli organismi delle Nazioni Unite, a sua volta articolata in una sezione (A) incentrata sui rapporti periodici sull'applicazione in Italia delle Convenzioni Onu in materia di diritti umani, e in una sezione (B) che dà conto delle visite degli organismi di monitoraggio delle Nazioni Unite. La seconda parte, che riguarda i rapporti con gli organismi del Consiglio d'Europa, si incentra sulle visite dei relativi organismi di monitoraggio. La terza parte riguarda i rapporti con gli organismi dell'Unione europea e la quarta parte si incentra sulle risposte ai questionari in materia di diritti umani.
Nel quadro della prima parte della Relazione, assume particolare rilievo la ricostruzione della discussione del XIV-XV Rapporto periodico sull'attuazione della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD) delle Nazioni Unite presentato dall'Italia al relativo Comitato ONU, svoltasi a Ginevra nel febbraio 2008. Nell'ambito di tale discussione particolare attenzione, si legge nella Relazione, è stata posta alle tematiche relative alla condizione dei Rom in Italia; il relatore delegato dal Comitato all'analisi del Rapporto dell'Italia, Anwar Kemal, tra il resto, ha sottolineato positivamente l'importanza del recepimento, da parte italiana, della direttiva CE 2000/43 in materia di principio di equo trattamento fra le persone, indipendentemente dalle origini etniche o razziali, e la conseguente istituzione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR).
Nella Relazione vengono altresì riportate le osservazioni conclusive preliminari del Comitato - rese pubbliche al termine della sessione, il 7 marzo 2008 - nell'ambito delle quali, evidenziati alcuni progressi compiuti dal nostro Paese nell'ambito della lotta alla discriminazione, si sottolinea la necessità di un intervento connotato da maggior decisione per migliorare la prevenzione, il monitoraggio e la lotta alle diverse forme di discriminazione. Nella Relazione si precisa che le raccomandazioni formulate attengono alla costituzione di un organismo indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani, alla semplificazione delle procedure per l'acquisizione della cittadinanza italiana, all'adozione di misure per combattere l'uso di espressioni razziste in politica e nei media, al rafforzamento dell'indipendenza dell'UNAR e al maggior impegno per garantire il rispetto e il trattamento dignitoso alle comunità Rom e Sinti presenti in Italia.
Nella prima parte della Relazione viene altresì dato conto della predisposizione degli aggiornamenti al IV Rapporto periodico dell'Italia sull'attuazione della Convenzione Onu contro la tortura (CAT), curati dal gruppo di lavoro istituito in seno al CIDU a partire dal mese di aprile 2008, appositamente per redigere il follow-up alle conclusioni e raccomandazioni formulate nel maggio 2007 dal Comitato delle Nazioni Unite a seguito della presentazione del IV Rapporto.

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Le quattro raccomandazioni vertevano sul periodo massimo consentito di custodia cautelare, sulla procedura di espulsione degli immigrati regolari e irregolari sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche, sulle condizioni di detenzione e sull'esigenza di potenziamento del sistema di compensazione e riabilitazione delle vittime di tortura secondo le pertinenti norme internazionali in materia. Il documento è stato presentato al Comitato CAT nel termine previsto del maggio 2008.
Nella prima parte la Relazione dà altresì conto della predisposizione del III Rapporto periodico consolidato relativo alla Convenzione Onu per i diritti del fanciullo, dove sono confluiti dati ed analisi relativi sia alla Convenzione sia ai due Protocolli opzionali sullo sfruttamento della prostituzione minorile e la pedopornografia e sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati.
Un apposito gruppo di lavoro opera da marzo 2008 alla predisposizione del VI Rapporto periodico relativo alla Convenzione Onu per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), partendo, come consuetudine, dalle osservazioni formulate al seguito della presentazione del precedente analogo rapporto nel 2005. Il gruppo si è soffermato, in particolare, sull'assenza di una norma specifica sulla parità uomo-donna, nonché di un meccanismo nazionale di parità specifico.
Infine, la prima parte della Relazione riferisce sulla visita in Italia, avvenuta dal 3 al 14 novembre 2008, del Gruppo di lavoro istituiti presso le Nazioni Unite in materia di detenzioni arbitrarie, che a dicembre ha trasmesso al CIDU una bozza di rapporto alcuni rilievi critici della quale vengono anticipati nella Relazione in esame. Si tratta, in particolare, della custodia da parte dell'autorità giudiziaria nei casi di fermo e arresto, delle misure di custodia cautelare, del sovraffollamento delle carceri e del trattamento in carcere per gli stranieri sia adulti che minorenni, della ragionevole durata dei processi, dell'applicazione e riforma dell'articolo 41-bis del codice penale, delle misure per la lotta al terrorismo internazionale, del sistema penale e civile relativo all'immigrazione clandestina, della privazione della libertà in relazione a situazioni di disagio mentale, in particolare negli ospedali psichiatrici giudiziari. Nella Relazione si sottolinea che dal gennaio 2009 il CIDU si è attivato, di concerto con le amministrazioni competenti, per fornire una risposta nazionale adeguata in considerazione della presenza di osservazioni ritenute errate e potenzialmente fuorvianti. Al riguardo osserva che sul piano sostanziale non si sono registrati miglioramenti sul terreno della tutela dei diritti umani nelle carceri in ragione della diffusa tendenza al trasferimento di responsabilità da un soggetto all'altro.
Segnala quindi che nell'ambito della seconda parte della Relazione, riguardante i rapporti con gli organismi del Consiglio d'Europa, viene dato conto della quinta visita periodica in Italia, tenutasi dal 14 al 26 settembre 2008, del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) dell'organizzazione europea. La Relazione riporta le prime osservazioni e raccomandazioni rappresentate, nel corso di una riunione tenutasi presso il Ministero degli affari esteri al termine della visita, dal capo delegazione del CPT e aventi ad oggetto una piccola percentuale di lamentele per l'uso eccessivo della forza da parte delle forze di polizia su alcuni soggetti sottoposti a fermo, pur nell'ambito di condizioni materiali di detenzione definite accettabili; nel definire corrette le condizioni di vita dei cittadini stranieri trattenuti ai sensi della vigente normativa sull'immigrazione, si esprime preoccupazione per il livello di violenza riscontrato tra i detenuti, talora aggravato dalla situazione di grave sovraffollamento e dalla carenza di personale. In proposito esprime perplessità in ordine alle riferite «piccole percentuali di lamentele», considerato che si tratta di questioni in cui rileva se la condotta violenta da parte delle forze di polizia è stata tenuta o meno e non se i casi siano più o meno numerosi. Quanto al tema dell'immigrazione, ritiene che siano note le sue posizioni in materia.

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Nella seconda parte della Relazione si riferisce in ordine alla visita ad hoc del Commissario europeo per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg (19-20 giugno 2008), a seguito della quale il Commissario ha redatto un Memorandum contenente 47 osservazioni e raccomandazioni, organizzate in quattro capitoli riguardanti azioni contro il razzismo e la xenofobia, la tutela dei diritti umani di Rom e Sinti, la tutela dei diritti umani di immigrati e richiedenti asilo e la tutela di diritti umani nel contesto di rimpatri forzati di stranieri sulla base delle norme antiterrorismo. Alle «contro osservazioni» trasmesse dal CIDU al Commissario (21 luglio 2008), Hammarberg ha dato seguito con il Memorandum del 28 luglio con il quale ha formulato diversi ulteriori rilievi incentrati, in primo luogo, sulla condizione delle minoranze Rom. La Relazione riferisce che ulteriori informazioni circa i seguiti dati dalle Autorità italiane ad alcune questioni, con particolare riferimento alla situazione dei diritti umani di Sinti, Rom e migranti, sono state richieste dal Commissario nel novembre 2008.
Emerge, a suo avviso, dall'analisi fin qui svolta sulla Relazione in oggetto, che il CIDU svolge il proprio ruolo come una sorta di «avvocato difensore» dell'azione svolta dal Governo in antitesi rispetto ai rilievi provenienti da autorità esterne. Se tale ruolo è doveroso ed inevitabile per la collocazione stessa del Comitato all'interno della compagine governativa, ciò evidenzia l'impossibilità di attribuire a tale soggetto competenze complessive in tema di tutela dei diritti e la necessità che lo stesso nome del Comitato sia rivisto per renderne più esplicita la funzione.
Proseguendo l'esame del documento, segnala che nella terza parte della Relazione, riguardante i rapporti con gli organismi dell'Unione europea, viene riportata la procedura di rapid response attivata dall'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) nel giugno 2008 in merito ad episodi connessi ad insediamenti Rom nella periferia di Napoli. Nel ricordare tali episodi, avvenuti presso il quartiere napoletano di Ponticello, fa presente che lontano da ogni attenzione mediatica simili incresciosi accadimenti si ripetono anche a Roma, dove si procede con frequenza quasi quotidiana al trasferimento di intere comunità Rom presso senza alcun tipo di dialogo o informativa ai diretti interessati e senza alcuna indicazione sulle località di destinazione. La procedura di rapid response, azionabile da parte dell'Agenzia in caso di situazioni specifiche suscettibili di rappresentare una minaccia alla sicurezza individuale e collettiva di determinate minoranze etniche o religiose a livello europeo, è stata attivata dalla FRA a giugno 2008 con la richiesta al presidente del CIDU, in qualità di funzionario nazionale di collegamento (NLO), di fornire entro il 20 luglio successivo informazioni sugli episodi avvenuti alla periferia di Napoli, con particolare riguardo agli episodi di violenza a sfondo razzista, all'adozione di misure adeguate, alla formulazione di affermazioni di portata discriminatoria nei confronti della comunità Rom da parte di autorità pubbliche a livello nazionale, regionale o locale. Il rapporto della FRA, trasmesso al CIDU, è stato pubblicato - riporta le Relazione - nell'agosto 2008.
Nella quarta e ultima parte la Relazione dà conto delle risposte ai questionari in materia di diritti umani. In particolare viene riportata la vicenda della Nota congiunta in forma di «appello urgente» dei Relatori Speciali delle Nazioni Unite su razzismo, xenofobia ed discriminazione razziale e sui diritti dei migranti e dell'Esperto indipendente sulle minoranze, relativo a episodi di discriminazione ai danni di Rom; nella Nota veniva, inoltre, espressa preoccupazione per alcune disposizioni introdotte dal cosiddetto «pacchetto sicurezza», adottato dal Consiglio dei Ministri il 21 maggio 2008, relative all'introduzione del reato di immigrazione clandestina, alla permanenza degli immigrati nei centri di identificazione per oltre diciotto mesi, alla semplificazione delle procedure di espulsione e al restringimento delle ipotesi di ricongiungimento familiare. Nella Relazione si sottolinea che

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il Governo ha ritenuto opportuno fornire una completa ed articolata risposta al documento, nonché una dettagliata esplicazione del contenuto del «pacchetto sicurezza». Ritiene superfluo ricordare che si tratta di questioni ancora aperte, attesa quella che a suo giudizio è una vera anomalia giuridica, legata alla tipizzazione del reato di immigrazione clandestina che sanziona non già una condotta ma uno stato della persona.
Ulteriori questionari, posti dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, hanno avuto ad oggetto temi connessi alla moratoria sull'applicazione della pena di morte, in ordine alla quale sono stati richiamati due importanti interventi normativi: l'abrogazione della previsione costituzionale di ricorso alla pena di morte nei casi previsti dalle leggi militari di guerra, e la ratifica del Protocollo 13 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza; ai difensori dei diritti umani, da parte dell'OSCE; sulle sparizioni forzate, da parte del Gruppo di lavoro ad hoc istituito presso l'Onu; sul traffico di persone, da parte del Relatore speciale, in vista della predisposizione del Rapporto da presentare annualmente al Consiglio dei diritti umani; sull'educazione ai diritti umani e sul diritto all'educazione, con particolare riferimento ai detenuti, posto dall'Onu.
Ricorda che nella seduta del 29 aprile scorso questa Commissione, in esito all'esame di questa stessa Relazione riguardante l'anno 2007, ha approvato una risoluzione, presentata dal collega Pianetta, che mantiene - sfortunatamente - la sua attualità per la carenza del Governo ad avviare le opportune iniziative legislative. Un unico segnale positivo è rappresentato dall'avanzamento dell'iter, presso l'altro ramo del Parlamento, del progetto di legge istitutivo di una Commissione nazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dell'uomo. Ritiene in generale che, alla luce di quanto emerge dalla Relazione in titolo, la risoluzione presentata dal collega conserva intatta tutta la sua attualità.

Enrico PIANETTA (PdL), nel ringraziare il presidente per l'esauriente esposizione, osserva che occorre fare fronte alla palese lacuna presente nel nostro ordinamento, con particolare riferimento alla mancata istituzione di una Commissione nazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dell'uomo. Ritiene altrettanto doveroso un progresso sul terreno dello Statuto della Corte penale internazionale, anche considerato che tale importante documento internazionale è stato siglato a Roma. Quanto al tema della tortura, richiamando gli sforzi fatti presso l'altro ramo del Parlamento ai fini dell'inserimento della fattispecie di reato nel nostro ordinamento penale e purtroppo interrotti per il prematuro concludersi della legislatura, ritiene che si debba compiere dei passi per riportare la questione sull'agenda parlamentare. A suo giudizio, il Comitato potrebbe utilmente concludere il proprio lavoro di esame istruttorio sulla Relazione in titolo definendo una risoluzione che comprenda tutte le questioni emerse e che possa essere sottoposta alla Commissione ai fini di una sua deliberazione.

Francesco TEMPESTINI (PD), concordando con le opportune osservazioni fatte dal presidente Colombo nel corso della sua relazione, ritiene che vi sia un ambito di competenze del CIDU meritevoli di adeguata salvaguardia, con particolare riferimento alla funzione di interfaccia tra l'Esecutivo e il livello internazionale. Tale soggetto non può però aspirare ad assumere un ruolo davvero indipendente rispetto al potere di appartenenza, come la Relazione chiaramente rappresenta. Occorre pertanto che il Parlamento assuma le iniziative più proprie a tal proposito per colmare i vuoti normativi già individuati. Su questo terreno il Comitato può, a suo avviso, esercitare una funzione di promozione di eventuali atti di indirizzo da presentare, nel pieno rispetto delle norme

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regolamentari, nella sede della Commissione o presso l'Assemblea.

Furio COLOMBO, presidente, propone che il collega Pianetta insieme al relatore provveda alla definizione di una risoluzione da portare all'attenzione della Commissione, che impegni il Governo innanzitutto sulla questione della Commissione nazionale indipendente e della ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura.

Enrico PIANETTA (PdL) ritiene che la risoluzione prospettata dal presidente Colombo debba essere il più possibile frutto di un lavoro condiviso dai gruppi presenti nel Comitato ai fini di sua più incisiva ricaduta sul piano politico. Ritiene inoltre che tale atto di indirizzo debba includere anche la questione dell'adeguamento del nostro ordinamento allo Statuto della Corte penale internazionale.

Furio COLOMBO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia l'esame istruttorio del provvedimento in titolo.

La seduta termina alle 14.40.

COMITATO PERMANENTE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

Mercoledì 27 gennaio 2010. - Presidenza del presidente Enrico PIANETTA.

La seduta comincia alle 14.45.

Relazione previsionale e programmatica sull'attività di cooperazione allo sviluppo per l'anno 2010.
(Esame istruttorio e rinvio).

Enrico PIANETTA, presidente e relatore, avverte che la Relazione previsionale e programmatica sull'attività di cooperazione allo sviluppo per l'anno 2010 viene esaminata ai sensi dell'articolo 124, comma 1, del Regolamento. A conclusione del relativo esame, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare una risoluzione a norma dell'articolo 117.
Illustra quindi la Relazione in oggetto, ricordando che essa è presentata annualmente al Parlamento ai sensi dell'articolo 2 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, che disciplina la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo, allo scopo di illustrare le priorità e gli strumenti di intervento e le proposte per la ripartizione delle risorse finanziarie. Rileva che è la prima volta che tale documento è oggetto di un approfondimento nell'ambito della III Commissione.
Sottolinea positivamente il fatto che la relazione si apra con un richiamo agli Obiettivi del Millennio, la cui realizzazione ispira e orienta la politica degli aiuti italiani, anche in vista dell'appuntamento del settembre 2010 quando il Vertice speciale dell'ONU farà il punto sullo stato del loro avanzamento, a cinque anni dalla scadenza prevista per il loro raggiungimento.
Quanto agli strumenti da utilizzare, il documento ritiene necessario un rafforzamento della cooperazione bilaterale rispetto allo strumento multilaterale, destinato ad essere utilizzato nelle situazioni in cui l'aiuto bilaterale non possa essere gestito efficacemente. Ricorda in proposito che analoghe considerazioni erano state svolte dal direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni, nel corso dell'audizione svoltasi lo scorso 29 luglio.
Nella Relazione si evidenzia il problema della riduzione delle risorse per la cooperazione, alla quale si deve in ogni caso fare fronte migliorando l'efficacia delle azioni intraprese ed individuando con rigore le priorità.
Per ciò che concerne l'efficacia, la Relazione sottolinea che l'Italia è l'unico Paese, tra i grandi donatori, a non avere una funzione di valutazione degli interventi di cooperazione con parametri elaborati in ambito internazionale. In proposito si auspica da un lato l'istituzione di un apposito capitolo di bilancio per le valutazione, dall'altro - e qui entra in

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gioco il ruolo del Parlamento - possibili modifiche normative per rendere più snelli alcuni aspetti della disciplina vigente. Evidenzia in proposito che il Comitato e la Commissione Esteri dovrebbero iniziare ad affrontare concretamente il tema della riforma della legge n. 49 del 1987, già tentata nelle passate legislature.
Pone in rilievo la considerazione, contenuta nella Relazione, secondo la quale, fermo restando l'obiettivo principale del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, la cooperazione italiana intende adeguare programmi e interventi ai nuovi orientamenti emersi dalle conferenze sull'efficacia degli aiuti e dal processo sul finanziamento integrato dello sviluppo (Monterrey - Doha) che hanno ripensato le politiche di aiuto. Conseguentemente, l'Italia continuerà a modificare i propri interventi secondo politiche più comprensive che conducano ad uno sviluppo inclusivo e duraturo del paese ricevente, anche attraverso un approccio sistemico coerente tra le differenti politiche dei donatori. Al riguardo evidenzia che vi è uno specifico problema di carenza di coordinamento tra le politiche di cooperazione dei Paesi donatori, che sarebbe utile ai fini di una maggiore sistematicità ed efficacia.
In relazione alle priorità il documento si sofferma in primo luogo a quelle per aree geografiche, assegnando un ruolo centrale agli interventi nell'Africa sub-sahariana, alla quale va il 50 per cento dei contributi a dono disponibili, così come stabilito nelle Linee di indirizzo e programmazione 2009/2011. Ricorda che lo stanziamento previsto dalla legge finanziaria per il 2010 per i diversi capitoli cui afferiscono gli aiuti a dono è pari a 326,9 milioni di euro, purtroppo con una forte riduzione rispetto agli anni precedenti.
I sei Paesi sub-sahariani ai quali l'Italia attribuisce il più alto grado di priorità sono Etiopia e Mozambico - ai quali vanno tradizionalmente il maggiore volume di aiuti -, Somalia e Sudan, in ragione della loro perdurante situazione di instabilità, e Niger e Senegal.
Gli interventi nell'area del Nord Africa e del Medio Oriente sono indirizzati prioritariamente verso Egitto, Tunisia, Territori Palestinesi, Libano e Iraq. La cooperazione con questi Paesi è volta essenzialmente a produrre sviluppo, a sostenere il processo di pace in Medio oriente e a finanziare la ricostruzione del Libano e dell'Iraq.
Anche i Balcani rimangono destinatari degli aiuti provenienti dall'Italia, a conferma del forte legame storico e culturale che lega il nostro paese a quell'area. Gli aiuti saranno prioritariamente diretti a Kosovo, Macedonia, Bosnia-Erzegovina. La cooperazione italiana continuerà ad avere tra i suoi obiettivi il rafforzamento delle istituzioni delle recenti democrazie e la loro integrazione nell'Unione europea. In Asia la cooperazione è diretta prevalentemente ad Afghanistan e Pakistan allo scopo essenziale di contribuire alla pacificazione e alla stabilizzazione della regione. Sono previsti interventi, tra gli altri, nei settori delle infrastrutture, della micro-finanza e dell'agricoltura.
La scelta di aree geografiche privilegiate di intervento è in ogni caso mitigata dalla necessità di garantire tempestivamente interventi di emergenza umanitaria, come testimoniato in maniera drammatica dal gravissimo terremoto di Haiti. Per gli interventi di emergenza si continuerà a operare soprattutto attraverso il diretto sostegno a programmi promossi dalle organizzazioni internazionali e dalle agenzie specializzate.
Come priorità settoriali, coerentemente con le Linee guida triennali 2009-2011, si individuano l'agricoltura, la sicurezza alimentare, l'ambiente, la gestione delle risorse, la salute - con un richiamo esplicito all'impegno italiano a sostegno del Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria -, l'istruzione, la governance e il sostegno alle PMI. Altre tematiche, di carattere trasversale (tematiche di genere, tutela dei minori e disabili) saranno oggetto di interventi integrati e multisettoriali.
Il documento evidenzia l'importanza del coinvolgimento nella cooperazione di soggetti diversi, quali regioni e enti locali, imprese, società civile, università, istituzioni

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private, per dare luogo ad una sorta di «Sistema Italia» della cooperazione allo sviluppo. Particolare rilevanza assume la collaborazione con le organizzazioni non governative che possono promuovere la ownership democratica dei processi di sviluppo e valorizzare le capacità dei partner nei Paesi oggetto di intervento. A tal fine appare necessario un maggiore coordinamento, sia sul piano degli interventi, sia su quello della loro contabilizzazione a fini OCSE. In proposito si pone l'accento sulla costituzione lo scorso anno del cd. «Tavolo APS», sul «Tavolo di Sistema» avviato in collaborazione con Confindustria e sul progetto per la costruzione di una banca dati in comune con l'Osservatorio Interregionale Cooperazione Sviluppo e l'ANCI.
La Relazione si chiude con l'auspicio di poter incrementare la diffusione di informazioni sulle attività della cooperazione italiana. Ritiene in proposito che anche il Comitato possa, con gli strumenti che gli sono propri, dare un contributo in tal senso, eventualmente tramite la predisposizione di una risoluzione da esaminarsi in sede di Commissione.
In conclusione propone al Comitato di sentire nuovamente in audizione il direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni, per alcuni approfondimenti sui temi contenuti nella relazione e per individuare le modifiche legislative necessarie.

Francesco TEMPESTINI (PD) concorda con il presidente sulle considerazioni svolte, rilevando che, poiché appare difficile un'inversione della tendenza, colpevolmente portata avanti dall'attuale Governo, della riduzione delle risorse per la cooperazione, giudica quanto mai necessari interventi mirati sulla legislazione vigente per accrescere l'efficacia degli aiuti. Ritiene quindi utile sentire in sede di Comitato il ministro Belloni per individuare le opportune innovazioni, senza attendere una riforma complessiva della cooperazione.

Enrico PIANETTA, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia l'esame istruttorio del provvedimento in titolo.

La seduta termina alle 15.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 27 gennaio 2010.

Predisposizione del programma dei lavori per il periodo febbraio-marzo 2010.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.40.