CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 aprile 2010
311.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
Pag. 37

ALLEGATO 1

Disposizioni concernenti la definizione della funzione pubblica internazionale e la tutela dei funzionari italiani dipendenti da organizzazioni internazionali (C. 3241).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
esaminata la proposta di legge recante Disposizioni concernenti la definizione della funzione pubblica internazionale e la tutela dei funzionari internazionali dipendenti da organizzazioni internazionali;
osservato che la categoria dei funzionari internazionali costituisce una risorsa preziosa per il Paese, non solo in termini di prestigio, ma anche di potenziale irradiazione dell'immagine dell'Italia e delle sue priorità politiche sulla scena internazionale;
rilevato che il provvedimento in esame colma una lacuna legislativa in ordine al riconoscimento della funzione pubblica internazionale;
richiamata la finalità di rafforzare la presenza di funzionari italiani in seno alle organizzazioni internazionali, che potrà essere favorita da un quadro normativo più coerente ed articolato;
sottolineata l'importanza della previsione di un'adeguata formazione volta alla creazione delle competenze culturali e professionali necessarie all'accesso alle carriere presso le organizzazioni internazionali;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
1) valuti la Commissione di merito l'opportunità di coordinare la definizione di «funzionario internazionale» individuata nel progetto di legge in esame con quella già utilizzata nella normativa vigente, ovvero dal Decreto del Presidente del Consiglio dei ministro 1o aprile 2008, n. 72, (regolamento concernente il concorso di accesso alla carriera diplomatica) che, all'articolo 3, comma 1, lettera b), che considera funzionari internazionali, ai fini del superamento del limite di età per l'ammissione al concorso, «i cittadini italiani che siano stati assunti presso un'organizzazione internazionale a titolo permanente o a contratto a tempo indeterminato o determinato per posti per i quali è richiesto il possesso di titoli di studio di livello universitario»;
2) con riferimento all'articolo 2, comma 4, valuti la Commissione di merito di sostituire il riferimento all'articolo 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, con il riferimento all'articolo 1, comma 2, dello stesso provvedimento.

Pag. 38

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-02236 Reguzzoni: Sulla rinegoziazione di accordi in materia di liberalizzazione del trasporto aereo.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Ministero degli affari esteri, d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in attuazione della legge n. 2/2009 ha avviato nel febbraio dello scorso anno una ricognizione ad ampio raggio degli interessi aeronautici nazionali, dell'industria italiana del settore, dei Paesi/vettori esteri e degli aeroporti. Lo scopo dell'esercizio era ed è sviluppare una politica aeronautica ispirata a nuovi criteri di liberalizzazione e con l'obiettivo di accrescere l'interconnettività del Paese ed in modo particolare per Malpensa.
A seguito della predetta analisi, è stata messa a punto, insieme il MinTrasporti/ENAC ed operatori del settore, un'articolata road map con l'obiettivo di rinegoziare gli accordi aerei bilaterali in essere con i Paesi extra-UE individuati sulla base dei nostri interessi strategici e commerciali ritenuti prioritari. Tali Paesi sono: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrain, Bielorussia, Brasile, Capo Verde, Cuba, Egitto, Filippine, Georgia, Giamaica, Giappone, Giordania, Hong Kong, India, Iran, Iraq, Israele, Kazahkstan, Kenya, Kuwait, Libia, Mauritius, Messico, Moldova, Nigeria, Pakistan, Panama, Qatar, Russia, Senegal, Singapore, Siria, Sri Lanka, Sud Africa, Thailandia, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Venezuela e Vietnam.
Tale azione viene svolta parallelamente a specifiche iniziative negoziali comunitarie che hanno già portato a liberalizzare le rotte con Stati Uniti, Canada, Cile, Paesi Balcanici, Marocco, Svizzera e con tutti i Paesi UE. La Commissione Europea ha inoltre ottenuto mandato a negoziare accordi di liberalizzazione del trasporto aereo con altri Paesi cosiddetti euromediterranei.
In tale contesto le Amministrazioni italiane competenti per il trasporto aereo prestano ogni collaborazione.
I negoziati avviati hanno accresciuto, in linea con quanto previsto dal disposto legislativo, il portafoglio dei diritti di traffico aereo a disposizione delle compagnie italiane e straniere, determinando ad oggi un sostanziale aumento di frequenze, rotte e vettori operanti, in particolar modo per gli hub di Malpensa e Fiumicino grazie anche all'impulso dato dai piani di investimento presentati recentemente da SEA Aeroporti di Milano e ADR Aeroporti di Roma.
MAE, Mintrasporti/ENAC ed operatori del settore, verificano periodicamente lo stato di attuazione della road map calibrando le strategie di intervento con proposte ad hoc e con sessioni negoziali anche in considerazione della disponibilità, degli interessi e delle controproposte dei succitati Paesi, nonché ovviamente della capacità operativa e disponibilità delle compagnie aeree.

Pag. 39

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-02237 Reguzzoni: Sulla riduzione delle spese di competenza del Ministero degli affari esteri.

Interrogazione n. 5-02238 Reguzzoni: Sul risparmio derivante alle rappresentanze negli USA dal rapporto euro-dollaro.

TESTO DELLA RISPOSTA

1. A titolo di premessa, vorrei precisare che l'incidenza del bilancio complessivo del MAE rispetto al Bilancio statale è stata, nel 2009, dello 0,27 per cento scendendo ulteriormente (allo 0,26 per cento) nell'esercizio finanziario in corso. Una percentuale molto inferiore a quella che caratterizza i Ministeri degli Affari Esteri dei nostri principali partner e degli altri Paesi - europei e non - di dimensioni e ambizioni comparabili con quelle del nostro Paese.
Nelle manovre finanziarie di contenimento della spesa pubblica che si sono succedute negli ultimi anni, il Ministero degli affari esteri ha sempre dato il suo contributo. Un contributo che, come è ben noto a questa Commissione, ha portato, attraverso l'applicazione puntuale dei tagli via via richiesti, ad una significativa diminuzione di gran parte delle voci di bilancio del MAE.
Per far fronte a queste esigenze di contenimento della spesa, e per cercare al tempo stesso di adeguarsi alle nuove sfide dettate dal contesto internazionale, il MAE ha intrapreso, nel corso dell'ultimo decennio, un'opera di razionalizzazione delle proprie strutture, a livello centrale e periferico.
2. Per quanto concerne l'Amministrazione centrale, il Ministero degli affari esteri ha portato avanti negli ultimi anni un disegno di riorganizzazione in adempimento alle disposizioni di legge in materia di riduzione degli uffici dirigenziali, di livello generale e non, di revisione degli organici, da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2009, e procedendo all'accorpamento dei servizi logistico-strumentali (si vedano in particolare, l'articolo 1, comma 404 della legge 296 del 2006, gli articoli 26 e 74 del decreto-legge 112 del 2008 e l'articolo 17 commi 4, 6 e 7 del decreto-legge 78 del 2009). Nel solco di tale importante processo di riassetto interno, proprio in questi giorni ha terminato il proprio iter parlamentare, in vista di una nuova approvazione da parte del Consiglio dei ministri, un progetto di regolamento (decreto del Presidente della Repubblica) di riorganizzazione dell'Amministrazione centrale che porta a compimento l'attuazione dei prescritti principi di efficienza, razionalità ed economicità, operando una nuova significativa riduzione di strutture.
3. Sul fronte estero, nel quadro dei successivi progetti di razionalizzazione, la rete degli Uffici ubicati negli Stati membri dell'Unione europea è stata oggetto di provvedimenti di accorpamento fra sedi e di declassamento di taluni Uffici. Difatti, si è inteso adeguare la presenza consolare italiana nei Paesi Membri dell'U.E., delineata nei tempi ormai lontani della massiccia emigrazione dei connazionali verso l'Europa Centro-Settentrionale, alle nuove esigenze di collettività italiane oggi

Pag. 40

sempre più integrate in seno alle società di residenza e vieppiù coinvolte nei processi di integrazione comunitaria. Tali provvedimenti hanno avuto l'effetto di rendere sensibilmente meno oneroso il mantenimento della rete consolare stessa, generando risparmi reali sui capitoli di bilancio gestiti dalla Farnesina, come d'altronde richiesto dal Parlamento nel caso delle misure di ristrutturazione della rete attuate ai sensi della Legge finanziaria 2007.
4. Parallelamente e sempre nell'ottica del conseguimento di economie di gestione di pari passo con l'obiettivo dell'ammodernamento delle strutture, prosegue l'impegno della Farnesina nella realizzazione di innovative piattaforme informatiche, progetto cui è stata attribuita particolare priorità dal punto di vista dei tempi di realizzazione e delle risorse dedicate. Tale opera intende perseguire sia l'obiettivo di garantire la promozione degli interessi nazionali, sia quello di assicurare l'assistenza alle collettività italiane residenti all'estero. Come peraltro illustrato dal Sottosegretario Mantica nel corso della visita di questa Commissione al Consolato di Bruxelles, tale progetto è volto a consentire all'intera rete consolare di a) aumentare il livello di produttività degli Uffici, rendendoli sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei connazionali, b) fornire all'utenza adeguati servizi telematici a distanza e c) corrispondere agli indirizzi governativi in tema di innovazione, digitalizzazione e della materializzazione dell'attività amministrativa.
5. Infine, e in generale, già da tempo è in atto presso la rete diplomatico-consolare italiana all'estero una stretta politica di contenimento delle spese, politica improntata ad una sana amministrazione che consente ai nostri Uffici periferici di impiegare al meglio le risorse disponibili, pianificando le relative priorità con flessibilità accresciuta anche dall'accorpamento dei capitoli di bilancio destinati al funzionamento ed al mantenimento della Sede.
6. Quanto ai tassi di cambio, occorre tenere a mente che la grande volatilità delle valute non consente di introdurre meccanismi automatici di adeguamento nella determinazione del trattamento economico del personale in servizio nelle nostre sedi all'estero. Il Ministero dell'economia e delle finanze stabilisce annualmente, con proprio decreto, il cambio di finanziamento tra l'euro e le altre valute, cambio che viene utilizzato dal Ministero degli affari esteri per i propri pagamenti in favore delle sedi estere.
Ciò al fine di garantire stabilità nei finanziamenti all'estero per tutta la durata di ciascun esercizio finanziario, ed evitare così che le somme stanziate in bilancio all'inizio dell'anno subiscano variazioni dovute alle fluttuazioni del cambio effettivo tra l'euro e le altre valute.
7. Per quanto concerne il principale capitolo gestito dall'Amministrazione (cap. 1613 - spese di funzionamento delle sedi all'estero), si è assistito nel corso degli anni ad una progressiva riduzione degli stanziamenti, a fronte di una crescente richiesta di finanziamenti per tutte quelle spese che le Sedi all'estero devono comunque sostenere per il loro funzionamento, spese fisse ed incomprimibili quando non anche spese impreviste per eventi straordinari e/o per eccezionali interventi di manutenzione o di adeguamento alla normativa italiana in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Se è vero che nell'ultimo biennio il tasso di cambio dell'euro nei confronti delle principali valute ha subito un discreto apprezzamento, è altrettanto vero che vi sono state alcune valute nei confronti delle quali, al contrario, la nostra valuta di finanziamento ha subito un deprezzamento rispetto al tasso di cambio originariamente fissato dal MEF, determinandosi così una diminuzione di risorse per le sedi estere interessate.
Alla luce di quanto esposto non è possibile affermare che si sia verificato negli ultimi anni un risparmio per

Pag. 41

l'Erario dovuto ai cambi favorevoli poiché, a fronte di uno stanziamento di bilancio annuale sostanzialmente invariato, le fluttuazioni del cambio effettivo tra l'euro e le valute locali hanno reso necessario adottare meccanismi compensativi quali la riduzione del finanziamento per quelle sedi che possono beneficiare di un cambio favorevole a vantaggio di altre penalizzate da un tasso di cambio fissato dal MEF non corrispondente al cambio effettivo euro/valuta locale a causa dell'apprezzamento di quest'ultima.

Pag. 42

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-02522 Zampa: Sul ruolo del Ministero degli affari esteri nella gestione dell'emergenza di Haiti.

TESTO DELLA RISPOSTA

In seguito al terremoto di Haiti dello scorso 12 gennaio, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo di questo Ministero degli affari esteri, nell'adempimento della missione istituzionale attribuitale dall'articolo 11 della legge n. 49 del 1987, si è immediatamente attivata per rispondere all'emergenza umanitaria promuovendo un'azione coordinata fin dalle prime ore successive alla catastrofe. La Cooperazione Italiana è stata tra le prime agenzie a rispondere agli appelli, ancorché l'ammontare dell'intervento sia stato limitato dalle ristrette risorse assegnate dalla legge finanziaria, che non sono state oggetto di apposite reintegrazioni per fare fronte all'emergenza. L'intervento del Ministero degli affari esteri si è sviluppato su tre direttrici:
1) promozione di un tavolo di coordinamento dei principali attori interessati (Regioni, enti locali, Croce Rossa Italiana, ONG, imprese ed enti privati, di ispirazione laica e religiosa);
2) invio di un volo umanitario il 19 gennaio, con beni di prima necessità, come tende, generatori, coperte, biscotti energetici, contenitori di acqua potabile, per un valore complessivo di 565.000 euro;
3) risposta agli appelli umanitari delle Organizzazioni Internazionali e della Federazione Internazionale delle Croci Rosse e Mezzelune Rosse (FICROSS). A tale titolo si sono erogati contributi per 2,5 milioni di euro complessivi, destinati ad interventi di primissima assistenza umanitaria nei seguenti settori: sanitario (tramite OMS: 500.000 euro), alimentare (tramite PAM: 500.000 euro), per la rimozione delle macerie (tramite UNDP: 500.000 euro), per il coordinamento in loco della risposta umanitaria (tramite OCRA: 500.000 euro), per il sostegno dell'attività di soccorso della Croce Rossa Haitiana (tramite FICROSS: 500.000 euro). All'OMS sono stati inoltre messi a disposizione 10 kit antitrauma necessari per curare 500 feriti per un periodo di 3 mesi, per un valore complessivo di 103.000 euro. Tali misure sono state realizzate tra il 14 e il 22 gennaio.

A seguito dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3842 del 19 gennaio 2010 che ha attribuito il coordinamento istituzionale delle operazioni italiane a favore delle popolazioni terremotate di Haiti al Dipartimento della Protezione Civile, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ha assicurato un ordinato passaggio di consegne. I beni inviati con il volo umanitario sono stati pertanto consegnati al Dipartimento a Port-au-Prince. Cogliendo l'occasione della riunione del tavolo di coordinamento precedentemente convocata e tenutasi il 21 gennaio 2010 presso il Ministero degli affari esteri, la DGCS ha inoltre informato gli attori già coinvolti nell'azione di coordinamento dell'attribuzione di tale ruolo al Dipartimento della Protezione Civile in forza della suddetta ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
La situazione emergenziale che ha interessato Haiti è stata solo l'ultima in ordine temporale di una serie tra le più critiche emergenze internazionali nell'ambito delle quali è intervenuto in questi anni il Dipartimento della protezione civile,

Pag. 43

coordinando con rapidità ed efficienza gli aiuti di vario genere, costituiti, a seconda delle esigenze richieste nei singoli casi dal Paese beneficiario, dall'invio di generi di prima necessità quali farmaci, strumenti sanitari, beni di pronto soccorso, alimenti e attrezzature logistiche, nonché dall'intervento di team di medici, ingegneri ed esperti in attività di emergenza.
Molte, peraltro, sono le esperienze recenti di coordinamento dei soccorsi da parte del Dipartimento della Protezione civile in ambito internazionale (gli interventi di soccorso in occasione del terremoto che nel 2003 ha raso al suolo la storica cittadina di Bam, nel sud dell'Iran; gli interventi a favore delle vittime dell'attentato terroristico ai danni della città di Beslan, nella Repubblica dell'Ossezia del Nord-Alania; l'attività di organizzazione e coordinamento svolta nel contesto del noto evento dello tsunami che ha colpito il 26 dicembre 2004 una vastissima area costiera, tra cui, in misura più grave, lo Sri Lanka dove si è concentrato in particolare l'intervento della protezione civile; infine, gli interventi di soccorso e l'invio di aiuti a favore della popolazione del Kashmir, al confine tra Pakistan e India, interessata dal sisma dell'8 ottobre 2005 e, nel mese di agosto 2006, della popolazione civile coinvolta dal sanguinoso conflitto in corso tra Libano e Israele).
D'altronde il Dipartimento della protezione civile possiede una struttura coordinata dotata di strumenti e mezzi adeguati e di una specifica professionalità che gli consente di fronteggiare calamità naturali in modo rapido ed efficace anche nei contesti internazionali, unitariamente alla possibilità, rispetto alle altre istituzioni pubbliche, di agire, ove ritenuto indispensabile e sulla base di specifica motivazione, a derogare, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, delle direttive comunitarie e della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004, alla normativa vigente.
L'articolo 11, comma 2 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, che disciplina la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo, da facoltà al Ministero degli affari esteri di avvalersi del Dipartimento della Protezione Civile per «gli interventi derivanti da calamità o eventi eccezionali». Successivamente, l'articolo 4, comma 2 del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90, convertito con modificazioni dalla legge 26 luglio 2005, n. 152, ha disposto che, ferme le competenze in materia di cooperazione del Ministero degli affari esteri, anche agli interventi del Dipartimento della protezione civile al di fuori dei confini nazionali si applichino le stesse procedure previste dalla normativa vigente per le emergenze in ambito nazionale e per i «grandi eventi». La medesima disposizione prevede che per gli interventi previsti dal citato comma 2 dell'articolo 11 della legge n. 49/1987, possano essere adottate anche le ordinanze di cui all'articolo 5, comma 3 della legge n. 225/1992, su richiesta della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo.
Nel caso in esame, con la propria ordinanza del 19 gennaio, tale decisione è stata assunta dal Presidente del Consiglio dei ministri, che ha affidato il ruolo di coordinamento al Dipartimento della protezione civile. A tale effetto, detta ordinanza provvede a porre in essere le misure urgenti finalizzate al soccorso della popolazione della Repubblica di Haiti interessata dall'evento sismico, a valere sul Fondo di protezione civile, appositamente reintegrato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel limite di 5 milioni di euro, il cui utilizzo, pur con le deroghe previste dalla normativa vigente, è sottoposto ai normali controlli amministrativi. Gli interventi ad Haiti della Protezione Civile non sono comunque avvenuti con l'utilizzo di fondi della DGCS.
Tale partecipazione dell'autorità di protezione civile a interventi umanitari internazionali con la conseguente esigenza di un migliore coordinamento con il Ministero degli affari esteri è in linea con l'evoluzione della materia sia nell'ambito dell'Unione Europea che delle Nazioni Unite, che si concretizza in una maggiore compenetrazione fra le due facce del sistema

Pag. 44

di risposta alle catastrofi naturali. A conferma di tale orientamento recentemente è stato previsto per la prima volta un Commissario europeo per la cooperazione internazionale, l'aiuto umanitario e le crisi. Personalità che ha, all'interno della sua struttura, anche le unità di protezione civile.
Da quanto sopra emerge che le Amministrazioni interessate hanno adottato ogni necessario accorgimento per evitare duplicazioni di interventi e sovrapposizioni di competenze: dopo una prima fase curata dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, l'azione italiana ad Haiti è stato realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, cui il Ministero degli affari esteri ha prestato tutta la collaborazione necessaria, con l'obiettivo di assicurare la massima efficacia ed efficienza all'aiuto del nostro Paese alle popolazioni colpite dal terremoto.

Pag. 45

ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-02565 Mecacci: Sulla libertà di stampa in Russia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come l'onorevole interrogante ben sa, la politica estera del Governo annette particolare importanza al tema dei diritti umani. La nostra visione è improntata al rispetto dei diritti dell'individuo come un elemento cruciale per mantenere la pace, prevenire i conflitti e promuovere la crescita di società stabili nel mondo. Al tempo stesso, tale messaggio di apertura al dialogo e alla collaborazione sui diritti umani viene affrontato in speciae modo nei consessi multilaterali. Come dichiarato dal Ministro Frattini nel suo intervento all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa nel gennaio scorso, «siamo profondamente convinti che il multilateralismo sia l'approccio da seguire... per ottenere la più vasta adesione degli Stati ai principi e ai valori propri della materia dei diritti umani».
Credere nel multilateralismo significa anzitutto credere in un metodo e nella efficacia degli strumenti di politica internazionale che valorizzano questo metodo. Per questo l'Italia affronta il tema dei diritti umani, e più in particolare della libertà di stampa, principalmente di concerto con gli altri partner UE. È il metodo che riteniamo più corretto, sul piano istituzionale; più appropriato, sul piano dei contenuti (se è vero che i diritti umani sono un elemento costitutivo dell'identità europea); più efficace sul piano politico e diplomatico.
Questi principi generali valgono anche per quanto riguarda il dialogo con la Russia. Dal 2005 esiste, infatti, una specifica istanza di dialogo UE-Russia in tema di diritti umani che si tiene generalmente due volte all'anno.
L'ultimo incontro (il decimo) si è svolto a Stoccolma il 5 novembre 2009.
Secondo uno schema consolidato, alcuni dei punti sollevati durante tale incontro erano di comune interesse, fra cui questioni attinenti alla società civile, lo stato di diritto e la riforma giudiziaria; la protezione dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo e la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione.
La questione del funzionamento della società civile (ed in particolare il tema della libertà di espressione e di stampa) ha costituito il primo punto dell'agenda delle discussioni.
L'Unione europea ha inoltre fatto stato della propria preoccupazione riguardo ad alcuni specifici casi di diritti umani in Russia. Tali casi riguardano le libertà dei media, di espressione ed assemblea; i diritti delle persone che appartengono a minoranze; e la situazione dei difensori di diritti umani, anche a tale proposito con riferimento a casi specifici.
Conformemente alla prassi della UE di dare ascolto anche alla società civile nel corso degli incontri sui diritti umani con Paesi che non sono membri dell'Unione, l'Unione Europea ha incontrato rappresentanti di ONG russe e internazionali prima delle consultazioni.
I diritti umani sono stati discussi anche nel corso dei Vertici UE-Russia e dei numerosi incontri bilaterali a livello ministeriale. Il rispetto dei principi democratici e i diritti umani fondamentali è inoltre compreso nelle direttive dell'Accordo di Partenariato e Cooperazione fra la UE e la Russia, i cui negoziati sono attualmente in corso.

Pag. 46

Oltre a tali scambi ed incontri regolari, l'Unione Europea non ha mancato di intervenire in reazione a casi specifici di attacchi contro difensori di diritti umani, giornalisti e attivisti di ONG. L'Unione Europea ha invitato le autorità russe a consegnare alla giustizia i perpetratori di tali crimini, e a prendere adeguate misure in modo da garantire un ambiente in cui i difensori dei diritti umani possano operare liberamente e senza paura di violenza, persecuzione e altre indebite forme di pressione.
A seguito del Vertice di Stoccolma del novembre scorso, la Russia ha presentato un elenco di iniziative concrete finalizzate a migliorare la situazione degli attivisti dei diritti umani e della libertà di espressione, tra cui, in particolare, un incontro della «Camera Civica» (la «camera di compensazione» delle istanze della società civile russa) con l'influente vice-Capo di Gabinetto del Presidente Medvedev durante il quale sono stati affrontati i temi della libertà di stampa ed espressione. Le autorità russe hanno inoltre anticipato la prossima creazione di un «gruppo di contatto» tra attivisti dei diritti umani e organismi di pubblica sicurezza. Sempre in tale occasione, la Russia ha inoltre manifestato maggiore apertura circa la possibilità di esplorare nuove aree di cooperazione con l'UE in aree quali l'accesso all'informazione e la professionalità nel giornalismo.

Pag. 47

ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-02731 Nirenstein: Sulla candidatura dell'Iran al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come noto, l'Iran ha presentato la propria candidatura al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite per il mandato 2010-2013. Le elezioni si terranno nell'ambito dell'Assemblea Generale a maggio 2010.
Il Gruppo Asia, cui appartiene Teheran, avrà diritto a 4 posti. Finora 5 Stati - Iran compreso - hanno presentato la propria candidatura. Pertanto, la candidatura dovrà concorrere con quelle di altri 4 Paesi. Non esistono al momento segnali di intenzioni di ritiro di una delle candidature concorrenti.
Per risultare effettivamente eletti, è necessario il voto favorevole della maggioranza dei 192 Paesi membri dell'ONU. Un traguardo non facile da raggiungere, soprattutto se si considera che la risoluzione dell'Assemblea Generale 60/251, istitutiva del Consiglio Diritti Umani, prevede che, nell'eleggere i membri del CDU, gli Stati debbano tenere in considerazione gli standard di tutela e promozione dei diritti umani dei vari candidati.
Vale la pena ricordare, a tal proposito, come la risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Iran, che è stata presentata dal Canada e co-sponsorizzata dall'Italia e dagli altri partner UE alla 64a sessione dell'Assemblea Generale dell'ONU, è stata approvata nel dicembre scorso con 74 voti a favore, 49 contrari e 59 astenuti, con un considerevole incremento rispetto al 2008. In quell'anno, infatti, la stessa risoluzione era stata approvata con 69 voti favorevoli, 54 contrari e 57 astensioni. Ciò dimostra una significativa riduzione dei Paesi che contrastano i tentativi della comunità internazionale di condannare la performance sui diritti umani di Teheran.
Tutto ciò premesso, il Governo italiano, condividendo le medesime preoccupazioni dell'onorevole Nirenstein, ha contribuito ad avviare la riflessione in corso in ambito europeo per scongiurare la possibilità che Teheran risulti effettivamente eletta. Tale eventualità, infatti, comprometterebbe seriamente la credibilità del Consiglio Diritti Umani - il cui compito è proprio quello di promuovere la tutela dei diritti umani e i cui membri dovrebbero rappresentare degli «esempi» in tal senso.
Pertanto, l'Italia ha proposto ai partner di ripetere quanto avvenuto in occasione della candidatura della Bielorussia nel 2007, quando l'UE decise l'invio, da parte della Presidenza, di una lettera a tutta la membership dell'ONU per ricordare i principi di rispetto dei diritti umani che dovrebbero ispirare la candidatura al Consiglio Diritti Umani.
Gli altri Paesi, e in particolare la Germania, hanno appoggiato la nostra proposta. L'Alto Rappresentante invierà pertanto a breve una lettera a tutta la membership dell'ONU, dai contenuti simili a quella del 2007.
La discussione in ambito UE proseguirà nei prossimi giorni e non è esclusa la possibilità che l'Unione adotti ulteriore iniziative in questo senso.