CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 dicembre 2010
412.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e XIV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi. (COM(2010)522 def.).

Direttiva del Consiglio relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. (COM(2010)523 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro. (COM(2010)524 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro. (COM(2010)525 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche. (COM(2010)526 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici. (COM(2010)527 def.).

PROPOSTA DI DOCUMENTO FINALE FORMULATA DAL RELATORE PER LA V COMMISSIONE, ON. TOCCAFONDI

Le Commissioni V e XIV,
esaminate la proposta di Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1467 del 1997 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522 def.); la proposta di direttiva del Consiglio relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (COM(2010)523 def.); la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro (COM(2010)524 def); la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro (COM(2010)525 def); la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)526 def.); la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (COM(2010)527 def);
vista la relazione finale della task force sulla governance economica presieduta dal Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, presentata il 18 ottobre 2010 e le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010;
viste le decisioni assunte il 7 settembre 2010 dal Consiglio ECOFIN, che ha

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approvato modifiche al Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, stabilendo l'avvio del «semestre europeo» a partire dal gennaio del 2011, nonché la dichiarazione approvata il 28 novembre 2010 dai Ministri dell'Eurogruppo sul meccanismo di stabilizzazione permanente;
richiamate le osservazioni formulate nel documento finale approvato il 30 luglio 2010 dalle Commissioni V e XIV della Camera dei deputati al termine dell'esame della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca Centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni. «Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche» (COM(2010)250 def.);
richiamati, altresì, gli impegni contenuti nella risoluzione Pescante ed altri (6-00043), approvata dalla Camera il 13 luglio 2010, a conclusione dell'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre presidenze del Consiglio spagnola, belga e ungherese e nella risoluzione Toccafondi (8-00095), approvata dalla V Commissione della Camera il 12 novembre 2010, a conclusione dell'esame del progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020;
considerati gli elementi di valutazione e le informazioni acquisiti nell'ambito dell'attività istruttoria sulle proposte in esame, con le audizioni del Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, [...] degli onorevoli Herbert Dorfmann e Alfredo Pallone, componenti della Commissione problemi economici e monetari del Parlamento europeo, del Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nonché del professor Luigi Spaventa e di Stefano Fantacone, direttore del CER;

premesso che:
la crisi economica e finanziaria che ha colpito l'economia mondiale a partire dal 2008 è stata principalmente causata da gravi squilibri finanziari, derivanti essenzialmente dall'insostenibilità dei livelli di indebitamento raggiunti nel settore privato, con particolare riferimento al sistema bancario del mondo anglosassone, che, in un secondo momento, si sono trasferiti sul mercato dei titoli di debito sovrano dei Paesi europei;
il livello del debito pubblico nei Paesi dell'area dell'euro nella fase antecedente al manifestarsi della crisi aveva mostrato un andamento sostanzialmente stabile, a fronte del progressivo incremento dell'indebitamento del settore privato;
anche nella fase più acuta della crisi, i livelli del debito pubblico dei Paesi dell'area dell'euro registrano un aumento comunque inferiore rispetto a quello riscontrato negli Stati Uniti e in Giappone, Paesi nei quali nel periodo 2007-2010 il debito è aumentato rispettivamente, del 35 e del 45 per cento;
le recenti crisi che si sono verificate nell'area dell'euro hanno dimostrato la necessità di una complessiva revisione dei meccanismi che presiedono al governo economico dell'Unione europea, con particolare riferimento alla necessità di una rappresentazione fedele ed adeguata della effettiva situazione economica e finanziaria di ciascuno Stato membro;
in particolare, la peculiarità della crisi che ha interessato la Grecia, malgrado non sia pienamente rappresentativa della realtà europea, va ravvisata in una crescita insostenibile del debito pubblico iniziata negli anni anteriori alla crisi economica mondiale, che le Istituzioni europee non sono state tuttavia in grado di valutare adeguatamente in ragione della scarsa trasparenza dei documenti contabili presentati dal Governo greco;
la recente crisi irlandese, al contrario, non è stata determinata da indisciplina fiscale o da una scarsa trasparenza dei bilanci pubblici, ma da una rilevantissima

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crescita dell'indebitamento pubblico, dovuta alla necessità dello Stato di procedere all'assunzione di una ingente quota dei debiti contratti dal sistema bancario di quel Paese;
la crisi dell'Irlanda, così come le preoccupazioni relative alla situazione finanziaria della Spagna, testimoniano come il formale rispetto dei parametri fin qui adottati per valutare la situazione degli Stati membri non è in grado di garantire di per sé una effettiva comprensione dei potenziali rischi per la stabilità economica e finanziaria dei diversi Paesi dell'area dell'euro; entrambi questi Paesi avevano infatti pienamente rispettato le regole del Patto nell'ultimo decennio ed avevano conseguito avanzi primari durante i periodi di crescita economica;
va, in ogni caso, riconosciuto come il Patto di stabilità non sia stato in grado di fornire adeguati incentivi a ridurre il debito pubblico in tempi favorevoli e, pertanto, molti Paesi si sono trovati a fronteggiare la recente crisi con livelli di debito elevati e situazioni di finanza pubblica non sufficientemente solide;
il nuovo sistema di governo economico dell'Unione europea prospettato dalle Istituzioni dell'Unione è stato inizialmente tratteggiato dalla comunicazione della Commissione europea «Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche» (COM(2010)250) del 12 maggio 2010, successivamente sviluppata ed integrata dalla comunicazione «Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita ed i posti di lavoro - Strumenti per una governance economica più forte in ambito UE» (COM(2010) 367), presentata il 30 giugno 2010;
in attuazione degli orientamenti espressi dalla Commissione europea nelle richiamate comunicazioni e delle raccomandazioni formulate dalla task force presieduta dal Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, una delle priorità della nuova governance economica è quella di pervenire ad un coordinamento più ampio ed approfondito delle politiche economiche dei diversi Stati membri, che si realizzerà innanzitutto attraverso l'introduzione, a partire dal 1o gennaio 2011, del cosiddetto «semestre europeo»;
in questo quadro, si è in particolare sottolineata la necessità di procedere ad una valutazione simultanea sia delle misure di bilancio che delle riforme strutturali intese a promuovere la crescita e l'occupazione, attraverso un esame contestuale dei Programmi di stabilità e dei Programmi nazionali di riforma presentati dagli Stati membri;
al fine di dare attuazione nel nostro ordinamento al «semestre europeo», alla Camera è stata presentata una proposta di legge (Atto Camera 3921), sottoscritta dal presidente della Commissione bilancio e dai rappresentanti di tutti i gruppi nella medesima Commissione, volta a modificare la legge di contabilità e finanza pubblica, riformando integralmente il ciclo della programmazione economica e finanziaria nazionale, in coerenza con le regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;
al fine di conciliare gli obiettivi individuati dalla Strategia UE 2020 con la necessaria stabilità dei conti pubblici, si pone l'esigenza di annettere la giusta rilevanza alle misure volte a sostenere la crescita economica europea, che fornirebbe un contributo essenziale alla riduzione dell'incidenza del debito sul prodotto interno lordo;
le proposte in esame possono essere sostanzialmente ricondotte a tre grandi direttrici di intervento:
a) la creazione di una sorveglianza macroeconomica, in considerazione del fatto che per garantire una crescita equilibrata all'Unione europea non è sufficiente la mera osservanza del Patto di stabilità e crescita; in tale ambito possono essere ascritte, con riferimento alla fase preventiva della nuova sorveglianza, la proposta di regolamento sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici

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(COM(2010)527) e, con riguardo alla fase correttiva, la proposta di regolamento sulle misure per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro (COM(2010)525);
b) l'applicazione più rigorosa del Patto di Stabilità e Crescita (PSC), alla quale si riferiscono, per quanto riguarda il cosiddetto braccio preventivo, la proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche(COM(2010)526), per quanto riguarda il cosiddetto braccio correttivo, la Proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522), nonché, per quanto attiene alle sanzioni, la proposta di regolamento relativo all'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro (COM(2010)524);
c) l'introduzione di regole in merito all'individuazione degli strumenti, delle procedure e delle istituzioni relativi alla decisione sulle politiche di bilancio, al fine di garantire la trasparenza del processo di bilancio e l'ottimale coordinamento tra i settori istituzionali, alla quale può ricondursi la proposta di Direttiva relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (COM(2010)523);
rilevata l'esigenza che il presente documento finale sia trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico;
esprimono una valutazione positiva con le seguenti osservazioni:
a) per quanto riguarda la riforma della governance economica dell'Unione europea:
la debolezza politica dei meccanismi di governance è all'origine della particolare virulenza con la quale le turbolenze dei mercati e le manovre speculative hanno di recente interessato l'Unione europea, nonostante i fondamentali delle economie degli Stati membri e, in particolare, quelli relativi alle finanze pubbliche, siano più solidi di quelli di altri Paesi del G-20;
nel quadro della governance, particolare rilevanza hanno assunto il Fondo europeo di stabilità finanziaria e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria adottati per fare fronte alle crisi della Grecia e dell'Irlanda, che rappresenteranno una buona linea di difesa anche per il prossimo triennio;
tale positiva azione a difesa della stabilità finanziaria dell'Unione europea dovrà essere completata attraverso la creazione di un sistema permanente di stabilizzazione a livello europeo, che avrebbe la funzione di esprimere il vincolo di solidarietà politica sotteso all'adozione della moneta unica, contribuendo a configurarla come un approdo irreversibile della costruzione europea;
a tal fine, appare auspicabile l'istituzione di una Agenzia europea del debito, che prenda il posto dell'attuale Fondo europeo di stabilità finanziaria, che potrebbe finanziare fino al 50 per cento e, in circostanze eccezionali, anche fino al 100 per cento, dei titoli emessi dagli Stati membri;
in tal modo, si creerebbe un mercato globale per i titoli europei, in grado di raggiungere, progressivamente, una liquidità comparabile a quella dei buoni del tesoro USA, che, oltre a proteggere i Paesi dalla speculazione, contribuirebbe a mantenere i capitali esistenti in Europa e ad attirarne di nuovi, favorendo l'integrazione dei mercati finanziari europei e agevolando gli investimenti in funzione della crescita economica;
il sistema prospettato dalle proposte della Commissione e della Task force, presieduta dal Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, nonostante numerose innovazioni positive, appare concentrato sui parametri intesi alla salvaguardia

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della stabilità di bilancio mentre assumono limitato rilievo i meccanismi volti al conseguimenti degli obiettivi di crescita e occupazione, previsti dalla strategia 2020;
è necessario che, a livello di Unione europea e dei singoli Stati membri, si assuma con coerenza e rigore la logica sottesa all'introduzione del semestre europeo, affrontando in unico contesto e con strumenti coordinati il problema dell'equilibrio dei conti pubblici e quello della crescita economica, che possono trovare una adeguata soluzione solo qualora siano esaminati ed affrontati congiuntamente;
l'applicazione dei nuovi meccanismi di governance e l'identificazione di comuni obiettivi di crescita dovrà essere accompagnata dall'individuazione delle specifiche risorse europee e nazionali destinate al loro perseguimento, avendo come obiettivo il coordinamento ed una maggiore armonizzazione dei bilanci nazionali e del bilancio dell'Unione europea, al fine di assicurare una più corretta valutazione e un migliore utilizzo delle risorse disponibili;
al fine di volgere i nuovi meccanismi di coordinamento maggiormente verso la crescita, occorre assicurarne lo stretto raccordo con il bilancio europeo, in modo che gli obiettivi di sviluppo e occupazione stabiliti dall'Unione europea trovino sostegno diretto e significativo nel quadro finanziario pluriennale e nelle decisioni annuali di bilancio dell'Unione europea. A questi aspetti andrebbe attribuito carattere prioritario nell'ambito della riflessione sulla revisione intermedia del bilancio riavviata con la comunicazione della Commissione europea del 19 ottobre 2010 (COM(2010) 700);
il rafforzamento della governance comporta, a livello nazionale, come evidenziato anche dalla Task force, lo sviluppo di istituzioni o organismi pubblici che predispongano, anche in collaborazione con il Parlamento e al fine dell'esercizio dell'attività di controllo e indirizzo delle Camere, analisi, valutazioni e previsioni indipendenti su tematiche inerenti alla politica di bilancio;
la natura e le funzioni del nuovo sistema di governance multilivello rende quanto mai necessario un forte coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, sia nella fase di formazione delle decisioni a livello europeo sia ai fini della loro attuazione a livello nazionale;
b) per quanto riguarda la sorveglianza macroeconomica:
attraverso l'introduzione di una sorveglianza macroeconomica appare possibile realizzare un coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri che, tenendo nella dovuta considerazione il quadro economico complessivo dei singoli Paesi, dovrebbe basarsi essenzialmente su un rapporto collaborativo e cooperativo tra le Istituzioni dell'Unione europea e gli Stati membri;
appare opportuno prevedere che, qualora per uno Stato sussista un eccessivo squilibrio macroeconomico, la Commissione, nel trasmettere le risultanze dell'istruttoria svolta, chieda allo Stato medesimo di esprimere le proprie valutazioni a riguardo, prima dell'eventuale adozione di raccomandazioni da parte del Consiglio;
l'estensione della vigilanza agli squilibri macroeconomici dovrà consentire di esprimere valutazioni tecnicamente fondate sulla qualità e sostenibilità dei processi di sviluppo, prevenendo eventuali tentativi di occultamento della reale situazione delle finanze pubbliche;
nell'ambito del nuovo modello di sorveglianza macroeconomica, andrebbero meglio individuati gli indicatori di rischio, con l'obiettivo di riflettere fedelmente le prospettive di medio termine delle economie dei diversi Paesi; a tal fine, andrebbero in particolare considerati, oltre ai diversi indicatori riferiti al debito pubblico, altri indicatori relativi al debito del settore privato, alla stabilità del mercato immobiliare, all'andamento della spesa in relazione all'invecchiamento della popolazione e alla stabilità del sistema bancario;
appare opportuno approfondire la proposta di destinare le entrate eccezionali

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e straordinarie alla sola copertura del debito pubblico, anche in ragione delle difficoltà che si incontrano nell'individuare in modo univoco tali tipologie di entrate;
c) per quanto riguarda il rafforzamento del Patto di stabilità e crescita:
si condivide l'obiettivo di proseguire nelle politiche di consolidamento delle finanze pubbliche degli Stati membri, attraverso una applicazione più rigorosa del Patto di stabilità e crescita, che conduca in tempi adeguati ad una progressiva riduzione del debito pubblico entro il parametro previsto in sede europea;
con riferimento alle misure rientranti nel cosiddetto braccio preventivo relative al contenimento del debito pubblico, si osserva che i criteri quantitativi contenuti nella proposta di regolamento volta ad accelerare e chiarire le modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522 def.) dovrebbero essere modulati e resi più flessibili al fine di tenere conto delle specificità di ciascun Paese e di non incidere negativamente sulla già flebile ripresa economica;
per quanto riguarda le procedure per l'irrogazione delle sanzioni tanto nella fase preventiva quanto in quella correttiva, si ritiene che, sotto il profilo istituzionale, l'introduzione del principio della maggioranza inversa non sia conforme alle previsioni dei Trattati, ai quali è rimessa la disciplina delle maggioranze sulla base delle quali le Istituzioni assumono le decisioni di rispettiva competenza; per effetto dell'applicazione di tale regola, infatti, al Consiglio potrebbero essere imputate decisioni non suffragate dal consenso della maggioranza dei suoi membri e risulterebbero alterati gli equilibri tra le Istituzioni. Tali deliberazioni andrebbero pertanto approvate con l'ordinaria maggioranza qualificata o, in casi specifici, con una maggioranza semplice inversa degli stati membri;
anche l'ipotesi di modificare il trattato sul funzionamento dell'UE per inserire la sanzione della sospensione del voto dello Stato inadempiente appare di dubbia compatibilità con l'equilibrio istituzionale su cui si regge l'Unione europea e richiede, pertanto, una valutazione accurata con il coinvolgimento dei parlamenti nazionali:
in Europa vi è generale consenso in ordine alla necessità di determinare condizioni di maggiore crescita al fine di garantire la sostenibilità dei bilanci pubblici, non essendo possibile limitarsi alla definizione di nuove e più severe regole in materia di debito e di deficit, che rischierebbero di avere effetti depressivi sul ciclo economico europeo;
in questo contesto, a livello nazionale, occorre rafforzare la programmazione della spesa, da attuare a livello dei diversi comparti delle amministrazioni pubbliche, prevedendo che essa si realizzi attraverso una attività di analisi e di valutazione di tutte le voci di bilancio, che consenta di individuare le spese inefficaci ed inefficienti, procedendo alla riduzione o alla riallocazione delle stesse;
in assenza di una tale politica di revisione della spesa, l'esperienza ha dimostrato come le politiche restrittive finiscano inevitabilmente per incidere sul livello degli investimenti pubblici ed incontrino assai maggiori difficoltà a ridurre i trasferimenti, con particolare riferimento a quelli volti al sostegno dei redditi;
al fine di liberare risorse per la crescita, l'Italia, dopo aver completato la riforma del sistema previdenziale e quella della pubblica amministrazione, dovrà proseguire sulla strada delle riforme di struttura, relative, in particolare, al mercato dei prodotti e dei fattori produttivi, alla disciplina delle attività imprenditoriali e professionali e al sistema fiscale, anche al fine di intensificare il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale;
considerato che nel nuovo quadro della governance le politiche di investimento nazionale potranno essere valutate dalle Istituzioni dell'Unione europea, dovrebbe essere considerata la possibilità di escludere dal computo della spesa pubblica rilevante ai fini della definizione dei saldi di

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bilancio quella relativa ad una quota o a determinati investimenti pubblici, da concordare in sede europea; ciò anche nel presupposto che la maggiore crescita del prodotto interno lordo derivante dagli investimenti sia in grado di neutralizzare i possibili effetti sulla stabilità monetaria derivanti dai maggiori flussi finanziari;
sempre al fine di pervenire alla realizzazione di una quota di investimenti di dimensione significativa, andrebbe disciplinata l'emissione di titoli europei, da desinare al finanziamento di progetti europei in materia di grandi infrastrutture, di ricerca, di conversione ecologica del sistema produttivo, a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti;
d) per quanto riguarda la revisione dei quadri di bilancio degli Stati membri:
alla luce dell'esperienza della Grecia, al fine del corretto funzionamento del quadro di sorveglianza dei bilanci dell'Unione, occorre arricchire il corredo informativo e assicurare la piena trasparenza dei documenti di bilancio, anche condividendo le migliori pratiche in materia di contabilità pubblica, valorizzando, in tale quadro, il ruolo di Eurostat;
la recente legge nazionale di riforma della contabilità e finanza pubblica ha accresciuto la quantità di informazioni incluse nei documenti di programmazione e negli schemi di atti legislativi con i quali si realizza la manovra di finanza pubblica. Il recepimento nell'ordinamento interno del semestre europeo dovrà rappresentare l'occasione per compiere ulteriori passi in tale direzione, sviluppando gli istituti, già presenti nella legge, volti ad assicurare un orizzonte di programmazione di bilancio pluriennale che comprenda il rispetto degli obiettivi di bilancio a medio termine;
nell'attuale fase di passaggio volta all'attuazione del federalismo fiscale, dovrà essere posta particolare cura, anche attraverso l'armonizzazione dei bilanci pubblici, al coordinamento tra tutti i settori dell'amministrazione pubblica, in modo da garantire una copertura uniforme di tali sottosettori nella programmazione di bilancio e nella formulazione delle relative previsioni.
e) con riferimento al ruolo del Parlamento nel sistema di governance:
è necessario che il Governo garantisca una costante informazione delle Camere sui presupposti e lo svolgimento delle nuove procedure di governance, sia in merito alle procedure deliberative concernenti le proposte legislative oggetto del presente documento, sia in relazione alla eventuale attivazione di procedure correttive o sanzionatori per gli squilibri o i disavanzi eccessivi;
a questo scopo, va sottolineata la necessità di una tempestiva approvazione della proposta di legge di iniziativa parlamentare in materia di recepimento nell'ordinamento interno del semestre europeo al fine di garantire una preventiva ed adeguata consultazione delle Camere in sede di predisposizione dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità dell'Italia nonché di definizione della posizione italiana in vista delle decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio ECOFIN nell'ambito del semestre europeo;
occorre inoltre sostenere l'iniziativa, prospettata dal Parlamento europeo, di organizzare, sin dal 2011, una conferenza interparlamentare annuale nell'ambito del semestre europeo, prima del Consiglio europeo di primavera, in modo da fornire a ciascun parlamento nazionale elementi di conoscenza e valutazione sul contesto politico ed economico in cui si collocheranno le decisioni nazionali ed europee di bilancio e di politica economica. La Camera intende promuovere, dal prossimo mese di gennaio 2011, in stretto raccordo con il Parlamento europeo, una specifica iniziativa volta ad assicurare un'adeguata preparazione di tale conferenza, al fine di favorire un più efficace scambio di informazioni e valutazioni sul contesto politico, economico, sociale e di bilancio rilevante per lo svolgimento del semestre europeo.

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ALLEGATO 2

Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi. (COM(2010)522 def.).

Direttiva del Consiglio relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. (COM(2010)523 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro. (COM(2010)524 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro. (COM(2010)525 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche. (COM(2010)526 def.).

Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici. (COM(2010)527 def.).

PROPOSTA DI DOCUMENTO FINALE FORMULATA DAL RELATORE PER LA XIV COMMISSIONE, ON. GOZI

Le Commissioni V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea),
esaminate la proposta di modifica del regolamento (CE) n.1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)526), la proposta di modifica del regolamento (CE) n.1467/97 per accelerare e chiarire le modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522), la proposta di regolamento sull'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro (COM(2010)524), la proposta di direttiva concernente i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (COM(2010)523), la proposta di regolamento sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (COM(2010)527) e la proposta di regolamento sulle misure per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro (COM(2010)525);
viste la relazione finale della Task force sulla governance economica, presieduta dal Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, le conclusioni del Consiglio europeo del 27-28 ottobre 2010 e la dichiarazione approvata il 28 novembre 2010 dai Ministri dell'Eurogruppo sul meccanismo di stabilizzazione permanente;
tenuto conto della risoluzione approvata dal Parlamento europeo, il 20 ottobre 2010, in relazione alle iniziative da assumere per superare la crisi, prevenire

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quelle future e rilanciare l'economia europea attraverso un rafforzamento della governance economica dell'UE;
tenuto altresì conto dei significativi elementi di conoscenza e di valutazioni emersi nel corso delle audizioni;
premesso che:
le Commissioni Bilancio e Politiche dell'Unione europea avevano già espresso puntuali indirizzi al Governo sulle linee di riforma della governance economica, approvando il 29 luglio 2010 un documento finale in esito all'esame della comunicazione della Commissione «Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita ed i posti di lavoro - Strumenti per una governance economica più forte in ambito UE» (COM(2010) 367);
anche nella risoluzione Pescante ed altri (6-00043), approvata dalla Camera il 13 luglio 2010, a conclusione dell'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre presidenze del Consiglio spagnola, belga e ungherese sono stati formulati indirizzi in merito alla riforma della governance economica europea;
il Governo non ha mai reso conto del seguito dato a tali indirizzi e sembra anzi aver assunto posizioni negoziali in contrasto con l'impostazione indicata dalla Camera, nonostante la straordinaria rilevanza politica, economica e giuridica del processo di riforma della governance;
è significativo al riguardo che la Commissione europea abbia invece risposto, nell'ambito del dialogo politico informale, alle osservazioni formulate negli atti di indirizzo sopra richiamate;
il Governo ha dimostrato, in sede di prima applicazione dell'articolo l'articolo 4-ter della legge n. 11/2005, una scarsa considerazione per le prerogative del Parlamento, trasmettendo con pochi giorni di anticipo rispetto alla scadenza prevista per l'invio alla Commissione europeo, la bozza di programma nazionale di riforma;
il processo di elaborazione della nuova governance è stato caratterizzato da una forte opacità, essendosi svolto essenzialmente in sedi intergovernative nonostante la rilevanza e la portata della materia richiedesse invece un ampio dibattito pubblico ed un effettivo coinvolgimento dei parlamenti nazionali;
il periodo di otto settimane posto dal Protocollo n. 1 a garanzia della possibilità dei parlamenti nazionali di esprimere indirizzi ai propri Governi prima che il Consiglio deliberi sulle proposte in esame - che scade il 13 dicembre prossimo - è stato rispettato formalmente ma non nella sostanza. I negoziati condotti in seno alla Task force, presieduta dal Presidente Van Rompuy, e ai margini delle riunioni dell'ECOFIN e del Consiglio europeo hanno infatti già prospettato diversi punti di accordo;
l'origine della crisi della zone euro è innanzitutto politica, in quanto i governi degli Stati membri e le stesse Istituzioni dell'UE continuano ad agire in un'ottica emergenziale, senza indicare un disegno politico più ampio basato sullo sviluppo di una vera e propria politica economica comune, superando realmente gli attuali meccanismi, deboli e incompleti, di coordinamento tra Stati membri e dotando l'Unione europea di un bilancio adeguato rispetto agli obiettivi comuni stabiliti nei Trattati;
il sistema di governance prospettato dalle proposte della Commissione e della Task force, pur costituendo un netto miglioramento del quadro vigente, appare gravemente carente nella sua stessa impostazione generale;
la debolezza degli strumenti a sostegno della sviluppo contraddice l'impianto e le finalità stessa delle nuova governance in quanto la riduzione strutturale del debito pubblico e l'obiettivo del pareggio di bilancio a medio termine, sono perseguibili e socialmente sostenibili soltanto con un elevato tasso di crescita del PIL;

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in particolare, l'introduzione di misure preventive e correttive in materia di debito pubblico e di deficit, pur condivisibile, in assenza di misure di promozione e sostegno della crescita rischia di produrre effetti depressivi sull'economia europea, precludendone uno stabile rilancio dopo la crisi;
si rileva così un evidente disallineamento nelle proposte tra il rigore dei vincoli e sanzioni previste per il rispetto della stabilità macroecononomica e la debolezza del coordinamento delle misure per la crescita e l'occupazione, incluse nella strategia 2020, affidate ai consueti ed inefficaci meccanismi di peer review;
la crescita va dunque riconosciuta come un'altra priorità fondamentale della governance europea da perseguire con misure ed interventi a livello europeo, quali il rilancio del mercato interno e elevati investimenti infrastrutturali nell'ambito dell'area europea;
la crisi ha inoltre posto in rilievo come il debito pubblico - che per l'area euro nel suo complesso è cresciuto meno ed è oggi su livelli inferiori a quelli di Stati Uniti e Giappone - non costituisca certo l'unico fattore di rischio per la stabilità dell'area euro, mentre è emersa la pericolosità della forte crescita e degli elevati livelli di indebitamento delle famiglie e del settore finanziario;
il debito privato, nelle proposte della Commissione come in quelle della Task force, assume tuttavia un rilievo limitato, essendo incluso soltanto tra i fattori di cui si dovrà tenere conto nel modulare l'entità e il ritmo della riduzione de debito nonché nella valutazione degli squilibri macroeconomici;
manca nelle proposte in esame ogni riferimento alla creazione di un legame tra gli strumenti di governance economica e il bilancio dell'Unione europea e delle necessarie sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali, che sarebbero invece necessari per garantire risorse europee e nazionali adeguate al perseguimento degli obiettivi di crescita e occupazioni concordati nell'ambito del semestre europeo;
è inoltre assente nelle proposte della Commissione e dalla Task force ogni riferimento allo sviluppo della dimensione esterna della governance, che pur sarebbe possibile utilizzando le disposizioni del Trattato che già consentono la creazione di rappresentanze unitarie nelle istituzioni finanziarie internazionali;
è decisiva per la stabilità e la sopravvivenza stessa dell'area euro la creazione di un sistema permanente di stabilizzazione a livello europeo, e in prospettiva di un vero e proprio Fondo monetario europeo ispirato al principio di solidarietà. Il meccanismo di stabilizzazione permanente prefigurato dalla Task force Van Rompuy e dalla dichiarazione dei Ministri dell'Eurogruppo del 29 novembre 2010, appare inadeguato a questo scopo, in considerazione sia della modesta entità della sua dotazione sia delle condizioni e delle modalità di erogazione dei prestiti;
più interessante appare la proposta di istituire all'interno di questo meccanismo di stabilizzazione a partire dal 2013 una Agenzia europea del debito che emetta titoli in misura tale da finanziare una elevata percentuale e, in circostanze eccezionali, anche la totalità, delle emissioni di titoli di debito degli Stati dell'UE. Tale proposta assicurerebbe un mercato dei titoli di Stato in euro estremamente liquido, armonizzato, standardizzato e con un merito di credito unico per gli stati europei, assistendo gli Stati membri in difficoltà senza favorire l'azzardo morale, limitando le speculazioni sui mercati del debito pubblico e costringendo gli obbligazionisti privati ad assumersi il rischio e la responsabilità delle proprie decisioni d'investimento;
rilevata l'esigenza che il presente documento finale sia trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione

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europea nell'ambito del dialogo politico;

esprime

UNA VALUTAZIONE POSITIVA

con le seguenti osservazioni:
a) con riferimento all'impostazione generale del nuovo sistema di governance:
occorre integrare le proposte della Commissione europea introducendo strumenti più stringenti per un effettivo coordinamento delle politiche per la crescita e l'occupazione e delle politiche sociali, mediante la previsione di meccanismi preventivi, premiali e sanzionatori analoghi a quelli proposti per le discipline di bilancio e gli squilibri macroeconomici e di competitività. Tali meccanismi dovrebbero, in particolare, trovare applicazione in presenza di politiche nazionali in contrasto con gli obiettivi definiti dalla strategia UE 2020 nonché di misure di dumping sociale. Laddove nel corso dell'esame delle proposte legislative della Commissione presso il Parlamento ed il Consiglio non fosse possibile procedere a queste integrazioni, il Governo dovrebbe adoperarsi per promuovere a questo scopo il ricorso a cooperazioni rafforzate;
è necessario sviluppare la dimensione esterna della nuova governance economica, assicurando, in coerenza con l'articolo 138 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, la posizione comune e la rappresentanza unificata dell'Eurozona e, ove possibile, dell'UE nelle competenti istituzioni e conferenze finanziarie internazionali;
occorre assicurare - anche nel contesto della riflessione sulla revisione intermedia del bilancio riavviata nello scorso ottobre dalla Commissione europea - uno stretto raccordo tra la governance economica e il bilancio europeo, affinché la definizione, nell'ambito del semestre europeo, di obiettivi di crescita e occupazione sia accompagnata dalla identificazione di specifiche e significative risorse destinate al loro perseguimento nel quadro finanziario pluriennale e nel bilancio dell'Unione europea;
per equilibrare il rigore imposto dal rafforzamento del Patto di stabilità e crescita ai conti pubblici nazionali, è necessario un significativo incremento delle risorse a disposizione del bilancio europeo e una maggiore flessibilità nell'utilizzo degli stanziamenti, soprattutto al fine di consentire il perseguimento degli obiettivi di Europa 2020 e di tenere conto dell'andamento del ciclo economico. Di questa esigenza andrà tenuto conto sia nel negoziato in corso sul progetto di bilancio per il 2011, sia in vista della predisposizione del quadro finanziario post 2013, introducendo nuove risorse proprie da introdurre a partire dal 2013, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie. In particolare, al fine di reperire nuove risorse e per contrastare la speculazione finanziaria, va introdotto a livello comunitario un prelievo sulle transazioni finanziarie più rischiose, i cui proventi andrebbero messi al servizio di progetti comuni di crescita e sviluppo;
è altresì prioritario - soprattutto a fronte delle dimensioni ridotte del bilancio europeo e dei vincoli imposti dalla crisi economica finanziaria - assicurare sinergie tra il bilancio dell'Unione europea e i bilanci nazionali al fine di quantificare le risorse complessive destinate al perseguimento di ciascuna politica e finalità;
al fine di rilanciare la crescita dell'economica europea, andrebbe disciplinata l'emissione, eventualmente da parte della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, di titoli europei (Union Bond), da destinare al finanziamento di progetti europei in materia di grandi infrastrutture a rete necessarie per il completamento del mercato interno, di progetti di ricerca, di piani di conversione ecologica del sistema produttivo; si potrebbero così avere effetti positivi sia a breve sulla domanda interna e sia a più lungo termine sulla capacità di offerta e di crescita;

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il Governo dovrebbe valutare con particolare attenzione, in stretto raccordo con le Camere, l'ipotesi - prospettata dalla Task force e dalla dichiarazione dell'Eurogruppo dello scorso 28 novembre - di modificare il Trattato sul funzionamento dell'UE per dare una base giuridica al meccanismo permanente di stabilizzazione nonché alla sanzione della sospensione del voto per gli Stati membri che violino le regole dell'Unione economica e monetaria. Trattandosi di riforme di grande rilevanza istituzionale che altererebbero l'equilibrio tra gli Stati membri e tra essi e l'UE non appare opportuno che queste o analoghe modifiche siano operate non secondo la procedura di revisione semplificata prevista dall'articolo 48, paragrafo 6 del TFUE ma secondo il procedimento di revisione ordinaria, in modo da assicurare un pieno coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Andrebbe inoltre valutata con attenzione l'opportunità di una revisione organica del Titolo VIII del medesimo Trattato, recante le disposizioni in materia di politica economica e monetaria, o quanto meno di quelle relative all'area euro, alla luce delle nuove procedure istituite o in corso di definizione negli ultimi mesi;
b) con riferimento alle modifiche al Patto di stabilità e crescita:
appare necessario attribuire una maggiore e più specifica rilevanza, sia nella prevenzione sia nella correzione dei disavanzi eccessivi, alla verifica della sussistenza di indicatori di criticità, quali l'indebitamento del settore privato o la sussistenza di passività implicite, derivanti dallo squilibrio dei sistemi pensionistico e bancario e del sistema di protezione della salute, e valutarsi, al contempo, la presenza di indici positivi, quali la capacità di risparmio e gli asset patrimoniali delle famiglie. A tale scopo, è necessario altresì che la Commissione proponga in modo trasparente un quadro equilibrato di indicatori e metodologie;
è necessario che il Governo si adoperi per eliminare i criteri quantitativi rigidi e semiautomatici per la riduzione dell'eccedenza di debito pubblico, prospettati nella proposta di regolamento volta ad accelerare e chiarire le modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522 def.) e di tenere invece, nelle decisioni al riguardo, maggiormente conto delle specificità di ciascun Paese, della dinamica del deficit e del debito in un arco temporale significativo e dell'esigenza di non procurare effetti pro ciclici e depressivi della crescita dell'economia nazionale ed europea;
è necessario un ulteriore rafforzamento qualitativo del braccio preventivo, rispetto a quanto proposto dalla Commissione, attraverso un più adeguato e tempestivo sistema di allerta precoce, la pubblicazione delle performance dei singoli paesi e la piena trasparenza delle decisioni del Consiglio Ecofin e Eurogruppo;
c) con riferimento alla sorveglianza macroeconomica:
è necessario assicurare che gli indicatori e le metodologie previsti dalle proposte della Commissione per valutare l'esistenza di gravi squilibri macroeconomici e il loro impatto sull'area euro, siano definiti tenendo conto degli obiettivi della strategia 2020 e seguendo modalità trasparenti, che assicurino la previa informazione del Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali;
alla luce dei meccanismi rigorosi previsti dal nuovo sistema di sorveglianza macroeconomica, occorre che l'Italia, al fine di rilanciare la competitività e la crescita, apra una nuova stagione di riforme strutturali, in particolare mediante la liberalizzazione dei mercati dei servizi, la semplificazione degli oneri per le imprese e le professioni;
d) con riferimento ai nuovi meccanismi correttivi e sanzionatori:
non appare condivisibile l'introduzione di procedure semi automatiche per l'adozione delle sanzioni nei confronti degli Stati membri con disavanzi o squilibri eccessivi. Le decisioni in materia, in ragione del forte impatto politico, economico

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e sociale non dovrebbero pertanto essere adottate secondo la regola della maggioranza qualificata «inversa», che altererebbe gli equilibri tra le Istituzioni e tra gli Stati membri stabiliti dai Trattati, ma con l'ordinaria maggioranza qualificata o, in casi specifici, con una maggioranza semplice inversa degli stati membri;
è opportuno che il Governo si opponga alla proposta, avanzate di alcuni Stati membri, e ripresa nella relazione finale della Task force, di sanzionare lo Stato che violi in modo reiterato le regole dell'Unione economica e monetaria con la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio. Tale ipotesi appare politicamente inopportuna e non coerente con il quadro istituzionale e i principi fondamentali alla base della costruzione europea;
e) con riferimento agli strumenti per la stabilizzazione dell'area euro:
nonostante le posizioni fortemente differenziate emerse in seno all'Eurogruppo e all'ECOFIN, il Governo dovrebbe tenere ferma la proposta, avanzata dal Ministro Tremonti e dal Presidente dell'Eurogruppo Juncker, di istituire dal 2013, alla scadenza del Fondo europeo di stabilità finanziaria, un'Agenzia europea del debito che emetta titoli per finanziarie una elevata percentuale e, in circostanze eccezionali, anche la totalità, delle emissioni di titoli di debito degli Stati dell'UE;
il Governo dovrebbe altresì adoperarsi per assicurare che il meccanismo di stabilizzazione permanente, come configurato, dalla dichiarazione dei Ministri dell'Eurogruppo del 29 novembre 2010 abbia una dotazione significativa e preveda condizioni e modalità di erogazione dei prestiti agli Stati in difficoltà non discriminatorie, assicurando altresì che il settore privato, in particolare banche ed istituti finanziari, assuma le sue responsabilità e sia attivamente coinvolto nel meccanismo e nelle future ed eventuali operazioni di ristrutturazione dei debiti sovrani;. Occorre, inoltre, valutare con estrema attenzione gli effetti sui mercati finanziari della previsione dell'obbligo per gli Stati in questione di negoziare un piano di ristrutturazione del debito con i propri creditori del settore privato nonché di includere clausole standard di azione collettiva nei termini e condizioni dei titoli pubblici emessi a partire da giugno 2013. In particolare, va verificato se tali meccanismi non rendano eccessivamente difficile e onerosa la collocazione di emissioni di debito da parte di Paesi in difficoltà e non incentivino manovre speculative;
a medio e lungo termine occorre valutare la costituzione di un vero e proprio Fondo monetario europeo, con capitale adeguato e capacità di intervento sui mercati per proteggere l'euro.
f) con riferimento al ruolo dei Parlamenti nazionali nel sistema di governance:
va data immediata attuazione alla proposta del Parlamento europeo, di organizzare ogni anno, nell'ambito del semestre europeo, una conferenza interparlamentare, prima del Consiglio europeo di primavera, in modo da fornire a ciascun Parlamento nazionale elementi di conoscenza e valutazione sul contesto politico ed economico in cui si collocheranno le decisioni nazionali ed europee di bilancio e di politica economica;
è necessario che il Governo dia piena attuazione alle previsione della legge n. 11 del 2005 relativa alla consultazione delle Camere sul progetto di piano nazionale di riforma, in attesa di un più organico adeguamento della disciplina legislativa e dei regolamenti parlamentari in materia di ciclo nazionale di bilancio alle nuove procedure e scadenze del semestre europeo. In tale contesto, andrà prevista espressamente la consultazione delle Camere sia sui programmi nazionali di riforma sia sui programmi di stabilità dell'Italia ai fini della loro simultanea predisposizione e trasmissione alle Istituzioni dell'Unione europea.