CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1° dicembre 2010
409.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-03862 Tempestini e Froner: Sulla gestione dei fondi per gli aiuti allo sviluppo nel nord Uganda.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come indicato dall'Onorevole interrogante, la messa a punto dell'«Iniziativa di emergenza per la sicurezza alimentare e la protezione delle fasce vulnerabili della Karamoja» in Uganda, per un valore di 1,5 milioni di euro, è stata oggetto di una missione di studio e approfondimento da parte di un esperto della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina.
La missione si è resa necessaria per individuare gli effettivi bisogni della popolazione in Nord Uganda e calibrare in modo puntuale l'intervento da realizzare, sia dal punto di vista settoriale che da quello geografico, coinvolgendo le competenti autorità locali e le ONG italiane attive sul territorio. Il tutto allo scopo di portare concreti ed immediati benefici alla popolazione, in sofferenza a causa delle recenti situazioni di crisi verificatesi nel Paese.
Questo modo di procedere è in linea con i criteri che guidano le iniziative di emergenza della Cooperazione Italiana, che fornisce assistenza umanitaria e interventi di sostegno alle popolazioni colpite da calamità naturali e gravi situazioni di crisi. L'obiettivo principale nella gestione degli aiuti è, infatti, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni nei Paesi in via di Sviluppo e contribuire a creare le condizioni per la loro progressiva crescita autonoma.
Le valutazioni effettuate dalla Farnesina, alla luce degli approfondimenti sul campo, hanno condotto a considerare eleggibile per l'iniziativa bilaterale d'emergenza la zona della Karamoja. Anche altre zone del Nord Uganda, ovvero West Nile, e i distretti di Acholi, Lango e Teso, erano state peraltro preliminarmente identificate per possibili interventi. Rispetto a queste ultime, Karamoja è tuttavia risultata caratterizzata dalla più acuta situazione di crisi alimentare, aggravata negli ultimi anni da un prolungato periodo di siccità - con immaginabili gravi ripercussioni sulle condizioni di salute - e da una persistente situazione di insicurezza sociale, che ha coinvolto circa 1 milione di persone.
L'individuazione dell'area geografica in cui intervenire si è basata anche sull'analisi degli indicatori di sviluppo umano relativi alla zona di Karamoja, sensibilmente al di sotto della media nazionale. Solo il 45 per cento degli abitanti di quella regione ha, infatti, accesso a fonti di acqua rispetto al 63 per cento registrato nell'intera Uganda, mentre solo l'11 per cento può usufruire di strutture igieniche di base contro il 67.5 per cento della media nazionale. Inoltre, in Karamoja vi è un livello particolarmente basso di iscrizione scolastica con alti indici di abbandono da parte dei minori.
Va aggiunto che nelle altre zone prese in considerazione le condizioni sono apparse in via di progressivo miglioramento, almeno per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza alimentare. A conferma, è possibile rilevare che il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha posto termine, nel luglio 2010, al programma di distribuzione alimentare generalizzata precedentemente avviata in tali aree.
Per alleviare in maniera efficace e auspicabilmente duratura la sofferenza della popolazione di Karamoja, si è ritenuto quindi necessario intervenire prevalentemente

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nel settore della sicurezza alimentare ma allo stesso tempo anche in ambiti strettamente collegati. In particolare è apparso opportuno promuovere l'accesso all'acqua, il miglioramento delle condizioni igieniche e l'accesso all'istruzione.
L'articolazione dell'intervento rispetta il carattere emergenziale dell'iniziativa, volto a porre rimedio alle più urgenti necessità di sostegno alla popolazione, ed è mirata a porre le condizioni per l'eventuale presa in considerazione di futuri progetti di aiuto nella zona. Esso è in linea col «Processo di Appello Consolidato» delle Nazioni Unite, ovvero l'invito rivolto quest'anno alla comunità internazionale a fornire assistenza umanitaria alla popolazione dell'Uganda.
Per quanto riguarda la questione della dichiarazione di emergenza da parte del Governo nazionale, merita rilevare che essa rappresenta una delle possibili modalità per dare avvio ad iniziative d'aiuto a carattere emergenziale, ma non l'unica. Vanno considerati anche gli appelli degli organismi internazionali, come avvenuto proprio nel caso in questione con l'invito delle Nazioni Unite.
In sintesi, l'iniziativa d'emergenza in Nord Uganda appare impostata secondo i criteri-guida della Cooperazione allo Sviluppo nella gestione degli aiuti, e efficacemente mirata a dare una risposta concreta alle principali esigenze di intervento umanitario rilevate sul terreno.

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ALLEGATO 2

5-03863 Pedoto ed altri: Sulla partecipazione finanziaria italiana al Fondo globale per la lotta all'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'impegno italiano nella lotta alle grandi pandemie e, più in generale, in campo sanitario rappresenta una delle priorità della nostra Cooperazione, così come indicato nelle linee strategiche definite dalla Farnesina per il triennio 2010-2012.
Sul canale bilaterale, l'Italia realizza iniziative specifiche di lotta all'AIDS in Paesi ad alta endemia, prevalentemente in Africa sub-sahariana. Esse forniscono assistenza tecnica ai programmi nazionali di controllo dell'AIDS e costituiscono un importante strumento per incrementare l'efficacia e le realizzazioni dei programmi finanziati attraverso il Fondo Globale per la lotta all'AIDS, la Tubercolosi e la Malaria.
La Farnesina è, inoltre, attiva nei programmi di formazione di quadri sanitari, di assistenza sociale agli orfani e alle famiglie colpite da AIDS e nel consolidamento delle strutture sanitarie di base, favorendo l'accesso universale a tali servizi, nel convincimento che il rafforzamento dei sistemi sanitari renda più efficace il contrasto alle singole malattie. Di particolare rilievo sono anche le attività di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale presso i gruppi a rischio, in particolare bambine e giovani donne, e le iniziative rivolte a prevenire la trasmissione del virus HIV dalla madre sieropositiva al neonato.
Sul piano multilaterale, l'Italia è impegnata nel perseguimento degli Obiettivi del Millennio, tra cui l'Obiettivo 6, che riguarda la lotta contro l'AIDS, la malaria e le altre malattie infettive.
Il nostro Paese contribuisce all'azione dei principali organismi multilaterali impegnati nella promozione della Salute Globale, tra cui l'UNICEF, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la Banca Mondiale, e il Fondo ONU per la Popolazione.
L'Italia sostiene, in particolare, il Fondo Globale per la Lotta all'AIDS, la Tubercolosi e la Malaria. La partecipazione italiana al Fondo, nato nel 2001 proprio su impulso della Presidenza italiana del G8, ha caratterizzato l'azione del nostro Paese in materia di cooperazione allo sviluppo in campo sanitario negli ultimi anni.
Tra il 2001 e il 2008, l'Italia ha erogato al Fondo una somma pari a 790 milioni di euro, risultando il terzo principale donatore dopo Stati Uniti e Francia. Il nostro Paese detiene un seggio nel Consiglio di Amministrazione del Fondo.
Il versamento delle quote relative al 2009 e al 2010 è stato finora ostacolato dalle note, pressanti esigenze di risanamento della finanza pubblica, recentemente acuitesi a causa delle conseguenze della crisi finanziaria ed economica internazionale e delle sue gravi ripercussioni all'interno dell'Unione Europea. Le fibrillazioni che stanno investendo i principali Paesi europei sono, d'altra parte, sotto gli occhi di tutti.
Tali imprescindibili esigenze di rigore hanno, inoltre, precluso al nostro Paese - così come, ad esempio, a Spagna e Svezia - di fornire proiezioni sul proprio impegno finanziario per il triennio 2011-2013, in occasione della Terza Conferenza di Rifinanziamento del Fondo Globale svoltasi a New York il 4 e 5 ottobre scorso.

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Nell'attuale delicata congiuntura economica, la Farnesina è comunque all'opera, con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, per cercare di individuare le risorse da destinare al Fondo Globale contro l'AIDS e definire i possibili contributi per il prossimo triennio. In quest'ultimo caso, ogni iniziativa legislativa richiede, come noto, l'indicazione di un'idonea copertura finanziaria, compito che appare al momento di non facile soluzione.
Al contempo, l'Italia continua a svolgere un ruolo di primo piano nell'elaborazione delle strategie del Fondo, sia nell'ambito del Consiglio di Amministrazione sia nei suoi Comitati, dove siedono qualificati rappresentanti italiani.