CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 giugno 2009
193.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Comunicazione della Commissione: Vigilanza finanziaria europea COM(2009)252 def.

Comunicazione della Commissione: Revisione della procedura Lamfalussy. Rafforzamento della convergenza in materia di vigilanza.
COM(2007)727 def.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione Politiche dell'Unione europea,
esaminate la «Comunicazione della Commissione: Revisione della procedura Lamfalussy. Rafforzamento della convergenza in materia di vigilanza (COM(2007)727 def.)» e la «Comunicazione della Commissione-Vigilanza finanziaria europea» COM(2009)252 def.»;
tenuto conto delle conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009 e del Consiglio ECOFIN del 9 giugno 2009 in materia di riforma del quadro regolamentare e vigilanza dell'Unione europea;
considerata altresì la relazione presentata nel febbraio 2009 dal gruppo ad alto livello (c.d. gruppo de Larosière), istituito dalla Commissione europea nell'ottobre 2008, al fine di individuare le iniziative necessarie per riformare il quadro europeo di vigilanza finanziaria;
premesso che:
l'esame dei documenti richiamati ha consentito alla Commissione politiche dell'Unione europea di svolgere sia un'analisi accurata del modello vigente di convergenza della regolamentazione e vigilanza finanziaria nell'UE sia una valutazione delle ipotesi di riforma;
sono stati inoltre approfonditi gli aspetti relativi all'adeguatezza del quadro normativo nazionale ad assicurare una partecipazione coerente del Governo e delle autorità di regolamentazione e vigilanza al processo di formazione della normativa comunitaria nel settore finanziario nonché una consultazione sistematica dei partecipanti al mercato;
importanti elementi di valutazione e di conoscenza sono stati acquisiti nel corso dell'esame istruttorio svolto dal Comitato per l'esame dei progetti di atti dell'UE, mediante audizioni informali di rappresentanti di CONSOB, Banca d'Italia, ABI, ASSONIME, del segretario generale del Comitato europeo dei valori mobiliari (CESR), nonché del professor Raffaele Lener, del professor Luigi Spaventa e del dott. Carlo Biancheri, in qualità di esperti;
sottolineato che:
il modello vigente di convergenza della regolamentazione e vigilanza finanziaria (c.d. metodo o procedura Lamfalussy) ha fatto registrare risultati ampiamente positivi in termini di riallocazione dei poteri normativi al livello politicamente e tecnicamente più adeguato, migliorando la qualità della legislazione finanziaria, riducendo i tempi di approvazione della legislazione e assicurando la consultazione sistematica dei partecipanti al mercato;
il metodo Lamfalussy, pur determinando una più articolata cooperazione tra le autorità nazionali competenti, non ha ridotto la frammentazione delle attività di vigilanza e di regolamentazione, frammentazione

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che non risulta compatibile con un mercato finanziario integrato nell'Unione europea, in cui operano istituzioni finanziarie transfrontaliere e multifunzionali. In particolare, la crisi economica e finanziaria in corso ha posto in rilievo gravi mancanze in materia di cooperazione, coordinamento, coerenza e fiducia tra le autorità nazionali di vigilanza;
appare necessario conseguentemente approntare una risposta alla crisi rafforzando sia la regolamentazione sia la vigilanza;
occorre assicurare, nel rispetto dei principi di proporzionalità e di sussidiarietà, una maggiore uniformità della regolamentazione comunitaria, in modo da garantire condizioni di concorrenza e di tutela dei risparmiatori equivalenti in tutta l'UE. In questo contesto, è altresì necessario eliminare nella normativa vigente e nelle future proposte legislative deroghe, eccezioni ed opzioni a favore di singoli Stati membri;

considerato, inoltre, con specifico riferimento agli interventi proposti dalla Commissione europea nella comunicazione «Vigilanza finanziaria europea» COM(2009)252 e alle conclusioni al riguardo del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009 e del Consiglio ECOFIN del 9 giugno 2009, che:
l'intervento proposto dalla Commissione europea appare condivisibile nelle sue linee generali ma non sufficientemente ambizioso quanto alle modalità e agli strumenti proposti;
il Consiglio europeo per i rischi sistemici è privo di personalità giuridica e di poteri vincolanti, potendo adottare esclusivamente raccomandazioni e allarmi precoci;
anche le tre autorità costituite nell'ambito del Sistema europeo di vigilanza finanziaria dispongono di poteri vincolanti «indiretti» con riguardo a fattispecie limitate da stabilire di volta in volta nella legislazione comunitaria:
non appare giustificata l'esclusione dal Consiglio europeo per i rischi sistemici dei ministri delle finanze. Questa cautela sarebbe stata comprensibile se al Consiglio per i rischi sistemici fossero stati attribuiti effettivi poteri di vigilanza. Poiché questo organismo si occuperà di valutare la stabilità del sistema finanziario dell'UE alla luce degli sviluppi macroeconomici e delle tendenze generali dei mercati finanziari e di segnalare i rischi per la stabilità finanziaria la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni politiche sarebbe stata appropriata;
non sono altresì chiare le modalità e gli effetti della trasmissione delle raccomandazioni del Consiglio europeo per i rischi sistemici al Consiglio ECOFIN ed eventualmente alle nuove autorità di vigilanza europee e delle possibili deliberazioni al riguardo del Consiglio ECOFIN stesso;
andrebbe altresì precisato se, nel caso in cui gli Stati membri destinatari non si conformino alle raccomandazioni o agli allarmi, la Commissione europea possa avviare una procedura di infrazione ai sensi dell'articolo 226 del Trattato istitutivo della Comunità europea;
la costituzione di tre distinte autorità europee di vigilanza settoriali appare non adeguata rispetto a mercati e prodotti sempre più integrati e multifunzionali e potrebbe determinare complicazioni e sovrapposizioni;
la base giuridica per la costituzione dei nuovi organismi, individuata nell'articolo 95 del Trattato CE appare adeguata rispetto alle proposte della Commissione ma potrebbe essere integrata dall'articolo 308, relativo alla attribuzione sussidiaria di poteri, laddove si intendesse attribuire ulteriori poteri vincolanti alle autorità europee di vigilanza;
il progetto della Commissione, sia con riguardo alla vigilanza macroprudenziale che a quella microprudenziale, appare solo in parte conforme al principio di sussidiarietà, in quanto il corretto funzionamento

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del mercato finanziario unico, sembra richiedere il trasferimento di più ampi ed incisivi poteri vincolanti a livello europeo;
rilevata altresì l'esigenza che il presente parere sia trasmesso, unitamente al documento finale approvato dalla Commissione di merito, alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
provveda la Commissione di merito a segnalare nel documento finale la necessità che il Governo promuova tempestivamente nelle competenti sedi decisionali dell'UE iniziative volte:
1) a privilegiare, nel settore dei servizi finanziari, il ricorso al regolamento piuttosto che alla direttiva, sia a livello legislativo che di misure di attuazione delegate della Commissione europea, evitando il ricorso a deroghe ed eccezioni per singoli Stati membri nonché clausole opzionali;
2) a stabilire, nella legislazione comunitaria in materia, la previsione di requisiti minimi di indipendenza e l'attribuzione di poteri minimi comuni alle autorità nazionali di regolamentazione e vigilanza;
3) a prevedere la partecipazione al Consiglio europeo per i rischi sistemici dei ministri competenti per l'economia e delle finanze, quali membri con diritto di voto;
4) a precisare le modalità e gli effetti delle deliberazioni del Consiglio ECOFIN a seguito della ricezione delle raccomandazioni del Consiglio europeo per i rischi sistemici al Consiglio ECOFIN;
5) a stabilire che, nel caso in cui gli Stati membri destinatari non si conformino alle raccomandazioni o agli allarmi, la Commissione europea possa avviare una procedura di infrazione ai sensi dell'articolo 226 del Trattato istitutivo della Comunità europea;
6) a stabilire la costituzione di un'unica autorità europea di vigilanza per i mercati finanziari, con competenza per il settore bancario, assicurativo e mobiliare, dotata di poteri generali di regolamentazione mediante l'adozione di standard vincolanti da recepire eventualmente in atti normativi della Commissione europea;
7) a disporre a tale scopo, sistematicamente, nella legislazione comunitaria in materia di mercati finanziari, l'adozione di standard di vigilanza vincolanti da parte delle autorità europea di vigilanza;
8) ad attribuire all'autorità di vigilanza europea la competenza a rilasciare le autorizzazioni a istituzioni finanziarie di dimensioni paneuropee, quali le agenzie di valutazione del credito e le camere di compensazione a contropartita centrale dell'UE, e vigilare sugli stessi;
9) ad assicurare che l'autorità di vigilanza europea sia coinvolta nella valutazione prudenziale delle operazioni di concentrazione e di acquisizione nell'ambito del settore finanziario;
10) a stabilire una rappresentanza unitaria dell'Unione europea nelle istituzioni e nelle sedi di cooperazione economica e finanziaria internazionale;
11) ad inserire negli atti legislativi con cui sarà definito il nuovo sistema europeo di vigilanza micro e macro prudenziale una clausola che impegni le Istituzioni dell'UE a procedere alla revisione del medesimo sistema entro due anni dalla sua istituzione;
12) a promuovere, ove non fosse possibile raccogliere il sostegno necessario sulle proposte sopra indicate, il ricorso a cooperazioni rafforzate, in particolare tra i Paesi dell'area euro;

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e con le seguenti osservazioni:
valuti la Commissione di merito se segnalare, nel documento finale, l'esigenza che il Governo:
a) promuova un'accurata riflessione in merito alla possibilità di attribuire alla Banca centrale europea, ai sensi dell'articolo 105, paragrafo 6, del Trattato istitutivo della Comunità europea, compiti specifici in merito alle politiche che riguardano la vigilanza prudenziale degli enti creditizi;
b) proponga, in alternativa, l'attribuzione di valore vincolante alle decisioni del Consiglio europeo per i rischi sistemici, eventualmente mediante il recepimento in decisioni del Consiglio o della Commissione europea.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della riunione della XLI COSAC svolta a Praga dal 10 al 12 maggio 2009.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

L'11 e 12 maggio 2009 si è svolta a Praga la XLI Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari (COSAC). Alla riunione hanno partecipato per la Camera gli onorevoli Farinone e Formichella e, per il Senato, la Presidente della Commissione politiche UE, senatrice Boldi e il vice presidente della medesima commissione, senatore Santini.
In via preliminare, va sottolineato che lo svolgimento e i risultati stessi della riunione sono stati condizionati - come avvenuto già in casi precedenti - dalla articolazione poco razionale dell'ordine del giorno.
Per un verso, esso contemplava un numero eccessivo di argomenti fortemente eterogenei e, in parte, non direttamente riconducibili alle funzioni e alle aree di attività della COSAC. Per altro verso, è apparso carente il coordinamento tra alcuni argomenti: la previsione di un punto relativo alla Presidenza ceca dell'UE, di uno sulla Strategia politica annuale della Commissione e di un terzo sulla crisi economica, ha determinato una sostanziale duplicazione se non triplicazione del dibattito sulle priorità politiche dell'UE.
Ne è conseguita non solo una forte compressione dei tempi di intervento per i rappresentanti dei parlamenti nazionali, ma anche una frequente riproposizione di argomentazioni analoghe in diversi momenti della riunione.
Ciò ha reso poco stimolante e fruttuosa la discussione.
Andrebbe pertanto posta, a partire dalla prossima riunione dei Presidenti COSAC che avrà luogo a Stoccolma il 5-6 luglio prossimi, la questione della concentrazione delle riunioni COSAC su temi e questioni di carattere realmente prioritario e soprattutto sullo scambio di informazioni e migliori prassi nelle rispettive attività in materia europea.

Lo svolgimento della riunione

Dopo le allocuzioni di benvenuto del Presidente della Camera dei Deputati, Miroslav VLCEK, e del Presidente del Senato, Premysl SOBOTKA, il primo punto all'ordine del giorno, costituito dalle priorità della Presidenza ceca dell'UE, è stato introdotto dal Primo Ministro ceco Jan FISCHER, ad una delle sue prime uscita pubblica dopo l'insediamento.
Il Primo Ministro - ricordando come l'obiettivo prioritario della Presidenza ceca, sotto la direzione del suo predecessore Topolanek, sia stato il coordinamento della risposta dell'UE alla crisi economica e finanziaria, ha richiamato le altre priorità perseguite dalla presidenza: la sicurezza energetica, sottolineando il compromesso raggiunto sul pacchetto energia-mercato interno; il rafforzamento del ruolo internazionale dell'UE, la politica di vicinato, rivendicando il lancio del Partenariato orientale.
Nel dibattito che ha seguito l'intervento di Fischer numerose delegazioni hanno sottolineato l'esigenza di completare la ratifica del Tratto di Lisbona, mentre altre si sono soffermate su priorità politiche specifiche.
Sul tema è intervenuto l'on. FORMICHELLA il quale ha anzitutto osservato come il dibattito sulle priorità della Presidenza ceca dell'UE abbia confermato il

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paradosso che affligge il processo costruzione europea: c'e'poca Europa laddove ce ne sarebbe più bisogno e troppa Europa ove, invece, l'azione a livello nazionale, regionale o locale sarebbe più adeguata.
Ad avviso dell'on. Formichella, per superare questo paradosso occorre più Europa e più sussidiarietà, come la Camera dei deputati italiana ha sottolineato nelle due risoluzioni sul programma legislativo 2009 della Commissione approvate quasi all'unanimità il 22 aprile scorso, agendo in due direzioni:
il completamento della ratifica del Trattato di Lisbona, imprescindibile per adeguare struttura istituzionale, strumenti e procedure di azione dell'UE;
la concentrazione dell'UE su obiettivi ed azioni ad alto valore aggiunto: coordinamento degli interventi per il rilancio di crescita, competitività e occupazione, investimenti per innovazione, ricerca e piccole e reti transeuropee, politiche per le piccole e medie imprese; regolazione dei flussi migratori e gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina.

In particolare, l'on. Formichella si è soffermato sull'urgenza di un intervento più forte, anche di carattere finanziario, dell'UE in materia di immigrazione, in quanto fenomeno globale, che non può essere efficacemente affrontato da singoli Stati membri geograficamente più esposti ai flussi migratori.
Inoltre, ha ribadito la priorità degli interventi per le piccole e medie imprese, mediante un consistente aumento dei finanziamenti europei, la semplificazione degli oneri amministrativi e regole più flessibili per la concessione di aiuti di Stato; ha infine stigmatizzato la mancanza di coraggio della Presidenza ceca nel compromesso raggiunto sulle aliquote ridotte IVA che penalizza fortemente proprio i servizi prestati dalle PMI.
Il Presidente Fischer nella sua replica non ha fornito risposte specifiche su quest'ultimo punto.
Il secondo punto all'ordine del giorno, concernente la crisi economica e finanziaria, è stato introdotto da Eduard JANOTA, Ministro delle finanze del nuovo governo ceco, e dal suo predecessore Miroslav KALOUSEK.
Entrambi hanno espresso una valutazione soddisfacente sulle misure anticrisi adottate dall'UE, richiamando tuttavia l'attenzione su tre rischi che potrebbero conseguire alla crisi: il protezionismo, l'eccesso di regolamentazione, lo spostamento sulle future generazioni dei costi delle misure di sostegno all'economia.
Nel dibattito le delegazioni nazionali hanno sottolineato, con sfumature diverse, l'esigenza di un intervento più intenso e articolato dell'UE a fronte della crisi. Mentre alcune delegazioni, in particolare il Regno Unito, hanno considerato prioritario ristabilire la stabilità finanziaria, senza esigenza di ulteriori interventi a carico del bilancio UE, altri hanno richiamato l'esigenza che l'UE promuova misure sociali per affrontare le ripercussioni della crisi. Una generale preoccupazione è stata espressa per i rischi di protezionismo.
Sul tema è intervenuto l'on. FARINONE, sottolineando preliminarmente come il Piano europeo per la ripresa economica e le altre misure adottate dall'UE in risposta alla crisi abbia acuito il disallineamento tra il ruolo che l'UE potrebbe giocare per sostenere la crescita e l'occupazione, a fronte di dinamiche globali, e l'assenza di adeguate risorse finanziarie e strumenti giuridici.
Pur riconoscendo al Piano il merito di aver tentato un coordinamento e uno stimolo degli interventi europei e nazionali, l'on. Farinone ne ha rilevato i fattori di debolezza.
In particolare, richiamando le due risoluzioni sul programma legislativo 2009 della Commissione europea approvate dalla Camera nello scorso aprile, l'on. Farinone ha sostenuto l'esigenza di rafforzare la governance economica, concentrando la strategia per la crescita e l'occupazione successiva al 2010 su un nucleo ristretto di obiettivi comuni realmente prioritari, coinvolgendo pienamente i parlamenti nazionali nella predisposizione delle linee direttrici integrate per la crescita

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e l'occupazione, e assicurando un coordinamento minimo dei sistemi fiscali nazionali.
Sempre in coerenza con le due risoluzione sopra richiamate, l'on. Farinone ha proposto lo stanziamento a breve termine in funzione anti-crisi di risorse finanziarie aggiuntive dell'UE, utilizzando il margine esistente tra il massimale delle prospettive finanziarie e quello delle risorse proprie; a medio e lungo termine ha sottolineato la necessità che la riforma del bilancio dell'UE, sia informata da alcuni principi:
1) concentrazione delle risorse su obiettivi ad alto valore aggiunto europeo: competitività, innovazione, conoscenza, e soprattutto, regolazione dei flussi migratori;
2) produzione mediante gli stanziamenti del bilancio UE di un «effetto leva», incrementando il volume delle risorse europee e nazionali complessivamente a disposizione;
3) salvaguardia delle risorse per la politica di coesione, respingendo ipotesi di rinazionalizzazione ovvero volte ad escludere completamente le aree in ritardo di sviluppo dei vecchi stati membri dagli stanziamenti per l'obiettivo convergenza.
Il terzo punto all'ordine del giorno ha riguardato la Strategia politica annuale della Commissione per il 2010 ed è stato introdotto dal Commissario europeo per l'occupazione e gli affari sociali Spidla.
Il Commissario, dopo aver richiamato l'importanza del dialogo della Commissione con i parlamenti nazionali, ha ricordato le priorità per il 2010 definite dalla strategia politica annuale: il seguito del Piano di ripresa dell'economia europea, l'attuazione del pacchetto legislativo clima-energia e l'obiettivo «i cittadini prima di tutto, che si tradurrà in iniziative nel settore dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia e della sanità pubblica. Infine Spidla ha ricordato che la Commissione nel 2010 proseguirà gli sforzi per la semplificazione, la riduzione degli oneri regolamentari e la trasparenza e rilancerà il dibattito sulla revisione del bilancio UE.
Anche nel dibattito su questo punto si è sviluppata una discussione su una molteplicità di temi e questioni, tra cui, l'immigrazione, le risposte alla crisi economica, con particolare riferimento al mantenimento dell'occupazione e all'utilizzo dei fondi strutturali, le misure per le piccole e medie imprese e la revisione del bilancio.
Sul tema ha preso la parola per la Camera l'on. FORMICHELLA, il quale, pur concordando con le priorità indicate nella Strategia politica per il 2010, non ha nascosto di ritenere necessario un approccio più coraggioso su alcuni temi che, anche alla luce della crisi economica e finanziaria, rivestono anch'essi carattere prioritario.
Oltre a concordare con l'esigenza che la Commissione formuli proposte ambiziose sul rafforzamento della governance economica, sul coordinamento delle politiche fiscali e sulla revisione intermedia del bilancio, l'on. Formichella si è soffermato su alcuni interventi settoriali urgenti:
l'attuazione effettiva dei dieci obiettivi fissati dallo Small Business Act a favore delle piccole e medie imprese, anche mediante apposite proposte legislative, in particolare per l'introduzione di regole specifiche in materia di appalti pubblici volte a tenere conto delle particolari caratteristiche ed esigenze delle PMI;
l'attuazione della comunicazione sul dialogo università-imprese, strumento essenziale per rilanciare crescita, competitività e occupazione.

Sul punto è intervenuto anche il senatore SANTINI, lamentando l'assenza dell'UE nella fase dell'ineludibile regolamentazione dei processi migratori, processi che devono essere gestiti in maniera selettiva, consentendo l'ingresso a tutti coloro che vogliono lavorare legalmente e il respingimento di tutti quelli che si introducono clandestinamente.
Il quarto punto all'ordine del giorno, relativo al ruolo dell'UE nella difesa della democrazia e dei diritti umani nel mondo, è stato introdotto dal Ministro ceco per i

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diritti umani, Michael KOCÁB e da una dichiarazione videoregistrata dell'ex Presidente della Repubblica ceca Václav HAVEL, impossibilitato ad intervenire personalmente per motivi di salute.
Nella sua dichiarazione, Havel ha sottolineato l'esigenza che l'Ue promuova i diritti umani a livello globale, costituendo essi l'essenza stessa e il tessuto connettivo del processo di integrazione europea.
Il Ministro KOCÁB ha ribadito che l'Ue deve garantire una rigorosa tutela dei diritti umani sia al suo interno - in particolare nell'ambito delle politiche per l'immigrazione e nella lotta contro il terrorismo - sia a livello globale, soprattutto cooperando con gli Stati Uniti, alla luce delle dichiarazioni del Presidente Obama.
Nel corso del dibattito si è registrato un generale consenso sulle affermazioni di HAVEL e KOCÁB. Molti interventi hanno sottolineato il ruolo fondamentale di promozione di diritti umani e democrazia svolto dai parlamenti nazionali. Alcune delegazioni, in particolare i Paesi bassi, hanno richiamato l'importanza del ruolo del Consiglio d'Europa nella tutela dei diritti umani. Altre hanno infine ricordato che il Trattato di Lisbona rafforzerà gli strumenti a disposizione dell'Ue in questo ambito, attraverso l'attribuzione di valore giuridico alla Carta dei diritti fondamentali e l'adesione alla Convenzione europea per i diritti dell'uomo.
Sul tema sono intervenuti il senatore SANTINI, il quale ha messo in evidenza che la salvaguardia delle libertà fondamentali costituisce, nell'ambito dell'Unione, una politica seria ed irrinunciabile, e la presidente BOLDI, che ha espresso soddisfazione per le parole del Presidente Havel in merito alla necessità di non essere tolleranti, al di là di altisonanti enunciazioni verbali, verso coloro che non rispettano, in concreto, i diritti umani. La Presidente, oltre ad apprezzare il pronunciamento del ministro KOCAB a favore della tutela dei diritti delle donne, ha richiamato l'attenzione sull'atteggiamento strumentale, che si sta insinuando tra gli Stati e anche presso gli Organismi internazionali, volto a giustificare, in nome di qualsivoglia credo religioso, condotte e atti antifemminili.
Il successivo punto all'ordine del giorno, relativo alla presentazione dell'11o rapporto semestrale del Segretariato COSAC sulle procedure e prassi dei parlamenti nazionali in materia di controllo degli affari europei, con particolare riguardo alle attività di Europol e Eurojust, è stato introdotto da Ludek SEFZIG, Presidente della Commissione per gli affari UE del Senato ceco.
SEFZIG si è soffermato in particolare sulle soluzioni per l'attuazione delle previsioni del Trattato di Lisbona relative all'associazione dei parlamenti nazionali al controllo sullo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia nonché al controllo Europol e Eurojust. Ad avviso del Presidente SEFZIG la soluzione preferibile sarebbe quella di utilizzare a questo scopo sedi di cooperazione interparlamentare esistenti, quali la COSAC o le riunioni delle commissioni di settore, svolgendo, ad esempio, una apposita riunione in occasione della presentazione dei rapporti annuali di Europol ed Eurojust.
Nel corso del dibattito è emersa una sostanziale prevalenza degli interventi a sostegno del ricorso a sedi di cooperazione esistenti piuttosto che creare appositi organismi al riguardo; peraltro, mentre alcune delegazioni si sono espresse a favore della COSAC, altre hanno espresso una netta preferenza per lo svolgimento riunioni delle commissioni parlamentari competenti per materia.
Sulla questione è intervenuto il senatore SANTINI, che ha espresso la preferenza per l'opzione che attribuisce un ruolo alla COSAC, insieme al Parlamento europeo, senza la creazione di ulteriori superfetazioni burocratiche.
Il sesto punto all'ordine del giorno ha riguardato la dimensione esterna della politica di vicinato, ed è stato introdotto dal Ministro degli esteri ceco Jan KOHOUT. Il Ministro ha ricordato il lancio del Partenariato orientale stabilito dal Vertice di Praga del 7 maggio 2009, sottolineando che esso è la piattaforma necessaria

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sia per l'integrazione economica sia per il rafforzamento della democrazie e dei diritti umani nei sei Paesi coinvolti.
Il Ministro ha posto in risalto inoltre la decisione del Vertice di invitare, come proposto dal Presidente del Parlamento europeo Poettering, i paesi partner e lo stesso Parlamento europeo ad avviare la costituzione di un'assemblea parlamentare del partenariato orientale.
Nel corso del dibattito, al quale hanno partecipato in qualità di osservatori anche rappresentanti dei parlamenti dei Paesi partner, si è registrato un generale consenso sull'importanza del partenariato orientale. Molti interventi hanno richiamato l'esigenza di coordinare il partenariato con altre forme di cooperazione regionali già esistenti (quali l'iniziativa per il Mar Nero) e di assicurare che esso non sia percepito quale ostile per la Russia e la Turchia.
Sul tema è intervenuto l'on. FARINONE che, pur ribadendo il sostegno del Parlamento italiano al partenariato orientale, ha osservato che, dopo il vertice dello scorso 7 maggio, restano due punti fondamentali da precisare.
In primo luogo, l'attuazione del partenariato orientale non deve andare a scapito dell'altro pilastro della politica di vicinato, il partenariato mediterraneo. Lo stanziamento di risorse finanziarie aggiuntive per il Partenariato orientale non deve pertanto alterare - nell'ambito della dotazione dello strumento finanziario per la politica di vicinato - il criterio di ripartizione attuale per cui un terzo degli stanziamenti è destinato al partenariato orientale e due terzi a quello mediterraneo.
In secondo luogo, l'on. Farinone ha sottolineato che in caso di costituzione nell'ambito del partenariato orientale di un'eventuale assemblea parlamentare, i parlamenti nazionali dovranno essere coinvolti, sul modello di quanto già avviene per l'assemblea euromediterranea.
Il successivo punto all'ordine del giorno concerneva i risultati dell'esercizio di sussidiarietà in ambito COSAC, sulla proposta di direttiva relativa al trapianto di organi.
All'esercizio hanno partecipato 27 camere di 20 Stati membri (tra cui le due camere italiane); solo una camera ha riscontrato una violazione del principio di sussidiarietà. Molte assemblee (tra cui la Camera dei deputati), hanno peraltro sottolineato l'inadeguatezza della motivazione della proposta sotto il profilo del rispetto del principio di sussidiarietà.
Nel corso del dibattito - in cui è intervenuta la Presidente BOLDI - è stata richiamata da molte delegazioni la difficoltà di definire l'oggetto del concetto di sussidiarietà e l'opportunità di una definizione comune. È stato altresì sottolineato come la maggior parte dei Parlamenti partecipanti all'esercizio non sia siano limitati alla mera verifica dei profili di sussidiarietà ma si siano espressi anche sul merito della proposta e, in taluni casi, sulla proporzionalità, trasmettendo i risultati dell'esame anche alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico.
Alcune assemblee hanno riconosciuto l'importanza dell'IPEX quale piattaforma per lo scambio di informazioni sulla sussidiarietà, pur evidenziando l'esigenza di migliorarne le prestazioni per un uso più agevole e sistematico.
Infine, altre delegazioni hanno sostenuto l'esigenza di una più stretta cooperazione tra la COSAC e la Commissione europea in relazione agli esercizi di sussidiarietà, ed eventualmente in vista dell'applicazione del Trattato di Lisbona.

Discussione del contributo finale e delle conclusioni.

La discussione del contributo finale e delle conclusioni della Conferenza - allegati alla presente relazione - si è concentrata, come di consueto, nella riunione dei Presidenti che ha avuto luogo al termine della prima giornata di riunione.
La delegazione italiana, ed in particolare la Camera, è stata molto attiva nella definizione di alcuni dei punti di maggiore delicatezza.

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La prima sezione del contributo concerne la situazione economica e finanziaria. Grazie ad un emendamento proposto dalla delegazione italiana è stato inserito uno specifico riferimento all'importanza delle misure previste dal Piano di ripresa economica a favore degli investimenti nelle reti trans europee e per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese.
La seconda sezione del contributo, concernente la promozione dei diritti umani e della democrazie e la quinta sulla Strategia politica annuale sono state concordate dalle delegazioni senza particolari difficoltà.
Molto complessa è stata invece la definizione della terza sezione del contributo relativa al ruolo dei parlamenti nazionali nel controllo di Eurojust e nella valutazione di Europol.
Su questo punto si sono inizialmente contrapposte due differenti posizioni: da un lato, il Parlamento tedesco e quello britannico hanno chiesto di omettere ogni riferimento alle possibili modalità di attuazione del Trattato di Lisbona da essi ritenuto prematuro; dall'altro, la Presidenza ceca e il Senato francese hanno proposto di mantenere la menzione - prevista nella bozza iniziale della Troika - di tutte le possibili opzioni per l'attuazione del trattato, inclusa la creazione di nuove ed apposite sedi di cooperazione interparlamentare.
In esito al dibattito si è determinata una sostanziale convergenza sugli emendamenti della delegazione italiana recepiti pressoché integralmente nel testo approvato il quale:
richiama in via preliminare le conclusioni della Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell'Ue di Parigi in merito all'importanza del controllo parlamentare sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
precisa più nettamente che la base giuridica per il controllo su Europol ed Eurojust sarà offerta esclusivamente dal Trattato di Lisbona;
sottolinea la preferenza della COSAC per il ricorso a tale scopo a sedi di cooperazione già esistenti.

Anche la discussione sul successivo punto del contributo, relativo al partenariato orientale è stata particolarmente complessa. La delegazione italiana ha presentato due emendamenti, in coerenza con l'intervento dell'On. Farinone nel corso del dibattito sul tema:
il primo era inteso a precisare che la realizzazione del partenariato orientale non deve avvenire a detrimento del partenariato mediterraneo, mantenendo nell'ambito degli stanziamenti per la politica di vicinato, il rapporto esistente tra le risorse (un terzo al primo e due terzi al secondo);
il secondo mirava assicurare il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nella eventuale costituzione di una assemblea parlamentare del partenariato orientale, in analogia a quanto previsto per l'assemblea euromediterranea.

Il primo emendamento è stato accolto solo parzialmente, per la forte opposizione della Presidenza ceca e degli altri Paesi dell'Est: pur non essendo stato rafforzato il richiamo al partenariato mediterraneo e alle relative risorse, è stato infatti soppresso il riferimento specifico agli stanziamenti da destinare al partenariato orientale (rimane un generico sostegno della COSAC alla previsione di risorse finanziare a tale scopo).
Il secondo emendamento, nonostante il sostegno della Presidenza ceca, è stato rigettato per la forte opposizione del Parlamento europeo che - con toni peraltro poco cordiali - ha rivendicato la piena autonomia del Parlamento europeo nella costituzione di assemblee con Paesi terzi, senza coinvolgere i parlamenti degli Stati membri.
Per quanto riguarda le conclusioni, la delegazione italiana aveva presentato un emendamento volto a chiarire che le spese per il membro permanente del segretariato COSAC coperte dal cofinanziamento

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(cui partecipano anche Camera e Senato) dovrebbero essere stabilite in via generale e preventiva con un accordo tra tutte le assemblee interessate.
Nonostante un generale accordo sul testo proposto, il parlamento svedese, in qualità di prossima presidenza della COSAC, ha chiesto di non inserire indicazioni troppo puntuali in materia, pur impegnandosi a perseguire un accordo tra le delegazioni sull'oggetto del cofinanziamento.