CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 maggio 2009
173.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-01160 Schirru: Sul servizio di call center dell'Ambasciata di Chisinau.

5-01251 Capitanio Santolini: Sul servizio di call center dell'Ambasciata di Chisinau.

TESTO DELLA RISPOSTA

Lo strumento dei call center, menzionato dall'On. interrogante è ampiamente diffuso tra i Paesi destinatari di ingenti flussi migratori. Vi fanno ricorso, fra gli altri, diversi partner comunitari: il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Spagna, l'Austria, i Paesi Bassi.
Come previsto dalla normativa comunitaria, i call center si limitano a coadiuvare gli Uffici consolari nella gestione degli appuntamenti, e, talvolta di alcune procedure propedeutiche, sotto la diretta e costante supervisione degli Uffici stessi. Questi ultimi mantengono naturalmente in via esclusiva la competenza di esaminare le richieste e di rilasciare, ove ne ricorrano i requisiti, i visti.
Questa semplificazione consente agli operatori consolari di dedicarsi con maggiore speditezza ed efficacia all'esame delle pratiche ed ha consentito di abbattere, in molte sedi, i tempi di attesa per il rilascio dei visti, con un netto miglioramento del servizio.
Quello del call center è d'altra parte un servizio aggiuntivo, e non sostitutivo, rispetto ai normali servizi di sportello. Resta infatti sempre assicurata la possibilità per i richiedenti di rivolgersi, se lo desiderano, direttamente agli Uffici diplomatico-consolari per fissare un appuntamento o per avere informazioni.
Anche nel caso dell'Ambasciata a Chisinau il call center, realizzato da una società locale, selezionata dalla Sede in base alla valutazione delle offerte disponibili sul mercato locale e a criteri di affidabilità ed efficacia, è uno strumento a sostegno dell'attività dell'Ufficio consolare. Il ricorso al call center non è infatti obbligatorio. Esiste la possibilità - sfruttata, ad oggi, da circa un 20 per cento dei richiedenti - di chiamare direttamente l'Ambasciata ad un apposito numero telefonico, o di scrivere ad un indirizzo di posta elettronica dedicato.
È inoltre operativo, presso l'Ufficio Visti, un servizio per le relazioni con il pubblico al quale gli utenti accedono direttamente e senza appuntamento. Le informazioni circa le possibilità di accesso dell'utente ai servizi dell'Ambasciata verranno diffuse anche tramite il sito internet della Sede, che è in fase di completamento.
Va tenuto presente, infine, che è previsto il rilascio del visto in poche ore e senza necessità di contattare il call center a favore di imprenditori locali, di delegazioni e di gruppi di varia natura, di familiari di cittadini italiani e di coloro i quali debbano sottoporsi a cure mediche in Italia, nonché in tutti i casi di comprovata urgenza.
Il costo attuale della chiamata al call center per minuto è di 35 lei (circa 2,50 euro). La chiamata è gratuita fino al trentesimo secondo dall'avvio del contatto con l'operatore, e sta per essere introdotto un limite massimo di durata della chiamata di 5 minuti.

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Il Codice europeo sui visti, in via di definitiva approvazione, stabilisce che il costo dei servizi esternalizzati, come i call center, a carico dell'utente, non debbano eccedere la metà del costo del visto, che per la Repubblica Moldova è ridotto, in base all'accordo di facilitazione del rilascio dei visti in vigore con l'Unione europea, a 35 euro, rispetto ai 60 euro ordinari.
Il call center non si limita alla fissazione dell'appuntamento, ma verifica anche che la documentazione presentata sia completa, senza naturalmente entrare nel merito della decisione, che spetta alla sola Sede.
Grazie a questo controllo preliminare, l'utente ha maggiori possibilità di presentarsi allo sportello e di ottenere il visto, se ne ricorrono le condizioni, già nella stessa giornata della prima visita presso l'Ufficio consolare, senza essere costretto, a causa della incompletezza della documentazione presentata, a farvi ritorno più volte, sottoponendosi ogni volta ai tempi d'attesa derivanti dal grande afflusso di pubblico.

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ALLEGATO 2

5-01252 Vannucci: Sulla riapertura del consolato di Bengasi.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come l'On. interrogante opportunamente sottolinea, l'entrata in vigore del Trattato italo-libico di Amicizia, Partenariato e Cooperazione, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008, ha creato le premesse per una rinnovata e più ampia collaborazione bilaterale.
Ciò induce in effetti a studiare con particolare attenzione la possibilità di una riapertura del nostro Consolato Generale a Bengasi, come noto, mai chiuso ma di fatto «congelato» dopo i fatti del 2006.
Va peraltro sottolineato che fin dall'agosto 2006 l'Italia ha esperito i necessari tentativi per ripristinare il funzionamento del nostro Ufficio consolare. Tentativi che si sono, però, finora, scontrati con due ordini di difficoltà.
Il primo riguarda le condizioni di sicurezza, dato che le Autorità di Tripoli hanno finora sostenuto di non poter garantire le necessarie condizioni di sicurezza dell'edificio e del personale.
Un secondo ordine di difficoltà riguarda gli indennizzi. Ad oggi, a parte alcune dichiarazioni verbali d'impegno, nessun riscontro formale è stato fornito alla richiesta di risarcimento che l'Italia ha presentato ufficialmente alle Autorità libiche nel marzo 2007, ai sensi delle pertinenti norme internazionali (in particolare, l'artt. 31 e 40 della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari). Un indennizzo quantificato in 4.590.000 euro.
Nel frattempo, La gestione degli affari consolari, nonostante il permanere di una circoscrizione consolare teoricamente affidata al Consolato Generale a Bengasi, è de facto demandata al Consolato Generale di Tripoli.
Per limitare i disagi all'utenza, il Consolato Generale a Tripoli riserva ai richiedenti visto provenienti dalla circoscrizione di Bengasi un trattamento preferenziale. Tale trattamento prevede il ricevimento del pubblico anche al di fuori degli orari previsti, la consulenza preventiva sulla documentazione da presentare a corredo della richiesta di visto la riduzione, per quanto possibile, dei tempi d'attesa.
A potenziamento dei servizi offerti dal Consolato Generale di Tripoli è stato, fra le altre cose, recentemente pubblicizzato un posto di II Area F2 per il settore consolare/visti, la cui assegnazione è prevista per la metà del mese di giugno 2009.
Per quanto riguarda la seconda parte del quesito dell'On. interrogante, quella che riguarda, più in generale, le procedure per il rilascio dei visti d'ingresso ai cittadini libici, vorrei ricordare che l'Italia ha concluso nel dicembre 2000 un Memorandum con la Libia, che prevede il rilascio da parte italiana dei visti nazionali, per lunghi soggiorni, entro le 48 ore dalla presentazione della richiesta. Una previsione che viene pienamente applicata presso il Consolato Generale a Tripoli.
Quanto ai visti per soggiorni brevi (fino a 90 giorni), e tra essi i visti per turismo e affari, il rilascio avviene secondo la normativa Schengen. Ciò comporta che le domande di visti di cittadini libici siano soggette alla consultazione dei partner che ne hanno fatto richiesta. Un eventuale parere negativo di un singolo Paese impedisce il rilascio del visto, ed occorre comunque attendere il decorso della procedura di silenzio-assenso (sette giorni, prorogabili a richiesta per altri sette) prima di rilasciare il visto.

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Per ridurre i tempi, sarebbe necessaria l'esclusione della Libia, da parte di tutti gli Stati Schengen, dall'elenco dei paesi terzi soggetti a consultazione. Nel semestre scorso, la Presidenza francese ha promosso un'iniziativa per l'esclusione della Libia da tale lista da parte di tutti gli Stati Schengen, iniziativa ripresa nelle scorse settimane anche dalla Commissione europea. Sulla proposta è però emerso, almeno per il momento, un orientamento contrario di alcuni importanti partner Schengen.
In casi di particolare urgenza, o per motivazioni di carattere umanitario, il Consolato Generale a Tripoli può comunque rilasciare visti, con validità entro i 90 giorni, a territorialità limitata (VTL). Questi visti non sono soggetti alla previa consultazione dei partner ma sono validi solo sul territorio nazionale.
Quanto ai visti per affari, il Consolato Generale a Tripoli utilizza appieno meccanismi, identificati per l'intera rete diplomatico-consolare, per rendere più agevole la verifica dei requisiti previsti, come ad esempio, la creazione di appositi elenchi regolarmente aggiornati di operatori economici ed aziende ritenute affidabili, per i quali possano essere previsti delle facilitazioni (visti multipli, presentazione una tantum della documentazione richiesta, eccetera).
Sono ora in corso dei contatti con le autorità di Tripoli per verificare la possibilità di un nuovo accordo che integri il Memorandum del 2000. L'auspicio, da parte italiana, è che il nuovo accordo consenta di superare le rigidità e gli oneri eccessivi che - secondo quanto viene lamentato da nostri operatori economici - le autorità libiche ancora impongono ai cittadini italiani che hanno necessità di recarsi di frequente il Libia.

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ALLEGATO 3

5-01289 Gozi: Sulle borse di studio per il Collegio d'Europa.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come l'On. interrogante ben sa, le ben note esigenze di rigore hanno imposto, nell'esercizio finanziario in corso, una serie di tagli sui bilanci di tutte le Amministrazioni.
Lo stanziamento sul capitolo di spesa per le borse di studio del Ministero degli Esteri ha subito, in questo contesto, una decurtazione particolarmente sensibile, pari a circa il 45 per cento in meno rispetto allo scorso esercizio finanziario.
Malgrado questa contrazione, è stato deciso, nello scorso mese di marzo, su specifica indicazione del Ministro Frattini, di destinare agli studenti selezionati per il Collegio d'Europa un sussidio quantificabile in 5 borse di studio di 10.000 euro ciascuna.
Su indicazione del Ministro Frattini è stato inoltre disposto che le borse fossero assegnate ai 5 candidati ammessi a Bruges e a Natolin con il punteggio più elevato, indipendentemente dal dipartimento di studi prescelto. Una scelta di meritocrazia e di trasparenza di cui sono stati tempestivamente informati tutti i candidati ammessi ai colloqui.
A selezione effettuata, la Commissione esaminatrice ha individuato un solo candidato il cui punteggio finale si distaccasse nettamente dalla media è ha deciso quindi di assegnare a questi una borsa di 10.000 euro.
Come secondi ex equo, gli otto candidati immediatamente successivi nella graduatoria di merito, riceveranno invece altrettante borse ammontanti ad euro 5.000.
Non si può negare che i tagli ai capitoli che finanziano le borse di studio possano comportare una serie di difficoltà. Basti pensare ai casi in cui le borse vengono offerte ai cittadini stranieri in condizioni di reciprocità o sono destinate a Paesi «sensibili» come Iraq ed Afghanistan.
Per limitare al minimo questi inconvenienti, e per continuare a valorizzare questo importante strumento di politica estera, il MAE si adopererà fin dal prossimo anno - compatibilmente con le esigenze di rigore finanziario - affinché si possano stanziare risorse adeguate sul capitolo del bilancio del MAE relativo alle borse di studio.
Il forte auspicio, mio personale e dell'On. Ministro, è che ciò consenta altresì di concedere borse di studio al maggior numero possibile di studenti meritevoli che aspirino a frequentare il Collegio d'Europa.