CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 luglio 2008
44.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 29 luglio 2008. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 12.15.

Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007.
C. 1519 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del disegno di legge.

Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, nel rinviare l'illustrazione dettagliata dei contenuti del Trattato e dei relativi protocolli ad un'apposita nota, che consegna agli atti della Commissione (vedi allegato 1), si sofferma sulle questioni politiche poste dal Trattato di Lisbona, sottolineandone gli aspetti innovativi. Al riguardo, osserva che il Trattato di Lisbona rende onore soprattutto a chi pensa ad un'Europa costruita sui valori e orientata alla più ampia attenzione al principio di sussidiarietà e alla complessità derivante dall'articolato sistema di Stati nazionali, regioni e autonomie che la compongono.
Il dibattito svoltosi all'indomani del voto popolare prima in Francia e poi in Irlanda ha mostrato che le opinioni pubbliche europee percepiscono «poca Europa» laddove l'azione europea sarebbe necessaria e opportuna e «troppa Europa» laddove invece l'azione dei governi nazionali, regionali o locali sarebbe più appropriata. Il Trattato di Lisbona parte da questa analisi e cerca di costruire istituzioni europee maggiormente capaci di agire negli ambiti di competenza che ad esse sono attribuiti e meno interventiste sulle questioni che meglio possono essere affrontate dagli Stati membri o a livello locale.
Sottolinea quindi l'importanza del ruolo dei Parlamenti nazionali nel nuovo

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assetto del Trattato di Lisbona, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura, che resta un settore chiave nelle politiche europee. Le rinnovate funzioni assegnate ai Parlamenti nazionali riguardano in particolare la cosiddetta «fase ascendente» del processo di formazione delle decisioni europee e il controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà.
Per quanto riguarda la fase ascendente, finora, per carenze sia dei trattati sia della politica, il ruolo fondamentale è stato svolto dai governi nazionali. Come è emerso dai dati sulla partecipazione dei Parlamenti nazionali illustrati di recente dal Presidente della Commissione europea Barroso alle Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato, l'Italia più di altri Paesi è rimasta sostanzialmente vincolata all'iniziativa del Governo. Da questa constatazione emerge l'esigenza, nel nuovo assetto europeo, di adeguare gli strumenti procedurali a disposizione delle Camere, affinchè gli organi parlamentari siano posti nella condizione di poter efficacemente esercitare le funzioni che ad esse sono demandate. Il Parlamento dovrà in proposito affinare la propria capacità di interagire a livello europeo nella fase di formazione delle decisioni e di predisposizione degli atti, dimostrando anche un europeismo attivo, che si traduca in capacità di iniziativa, superando un atteggiamento meramente recettizio verso le scelte europee.
In merito al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà, dopo aver ricordato che al Comitato delle regioni è riconosciuta la possibilità di ricorrere alla Corte di giustizia, sottolinea che il Parlamento nazionale dovrà esercitare le relative prerogative a tutela delle competenze non solo degli Stati nazionali, ma anche delle regioni e delle autonomie locali, dimostrando capacità di dialogo. Se il Parlamento non saprà svolgere tale ruolo, tradirà un compito essenziale per il sistema delle autonomie.
Ricorda poi il meccanismo del cosiddetto «freno di emergenza», che può essere attivato quando un membro del Consiglio ritenga che una proposta incida su aspetti fondamentali del suo sistema di sicurezza sociale o del suo ordinamento giudiziario penale.
Sottolinea quindi che la Commissione Agricoltura dovrà acquisire la piena consapevolezza del rilievo che le prerogative riconosciute ai Parlamenti nazionali dal nuovo Trattato assumono per la politica agricola e della pesca e, conseguentemente, del ruolo che essa stessa è chiamata a svolgere. Il settore agricolo è una delle funzioni chiave dell'Unione europea e in esso appare fondamentale la capacità di intervento in fase ascendente, sia dal punto di vista della partecipazione democratica sia dal punto di vista della tutela degli interessi specifici.
Dopo aver segnalato le disposizioni volte a rafforzare le istituzioni europee, rafforzandone la capacità decisionale e la rappresentatività (dal voto a maggioranza ai più ampi periodi di presidenza di turno), osserva che il Trattato di Nizza avrebbe dovuto prevedere, alla vigilia dell'allargamento dell'Europa a 27 Paesi, le più efficaci regole di funzionamento oggi previste dal Trattato di Lisbona.
Nel segnalare l'importanza, dal punto di vista democratico, del riconoscimento del pari valore giuridico della Carta dei diritti fondamentali, ricorda che il Trattato, nel preambolo, richiama esplicitamente l'ispirazione alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e dello stato di diritto.
In conclusione, nel preannunciare una proposta di parere favorevole, sottolinea l'esigenza di una tempestiva ratifica del Trattato e di un altrettanto tempestivo adeguamento dell'ordinamento nazionale alle nuove competenze, prerogative e opportunità che esso offre. Infine, il Trattato renderà obbligato un atteggiamento culturale più attento a quanto avviene a livello europeo, meno pronto a giustificare le proprie carenze con ragioni legate all'Europa e ad attribuirsi invece il merito delle scelte positive pur derivanti dall'Europa.

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Luca BELLOTTI (PdL) ritiene che la ratifica del Trattato di Lisbona rappresenti un passaggio storico per l'Italia e per l'Europa, di importanza pari solo al Trattato istitutivo della Comunità europea, seppure esso sia stato ampiamente sottovalutato dai mass media. Ritiene comunque necessario affrontare alcune questioni affinché l'Italia, la cui adesione al Trattato non deve avvenire per forza di inerzia, ma sulla base di profonde convinzioni valoriali, possa svolgere un ruolo attivo. Si riferisce in particolare all'irrisolto problema dei conflitti di competenza tra Stato e regioni e alla connessa questione della sovranità della relativa decisione, alla questione dell'interesse nazionale come eventuale limite alle scelte europee, alla questione dell'eccesso di normazione europea e di burocrazia e, infine, alla possibile eccessiva ampiezza delle norme che pur se auspicabile in via generale, può costituire il preludio di futuri conflitti sui temi etici, come quello della famiglia.
Osserva che, seppure il ruolo dell'Europa nel mondo si stia ridimensionando, ancora di più appare evidente la necessità per l'Italia e per gli altri Paesi di un impegno a livello europeo per affrontare temi decisivi come quelli dell'energia e dell'immigrazione.
Nel ribadire l'importanza fondamentale dell'approvazione del disegno di legge di ratifica, auspica che la applicazione del Trattato di Lisbona non segua schemi rigidi, né sia l'espressione di gruppi di interesse, ma sappia interpretare i bisogni dei cittadini in un rapporto dialettico che riesca a coniugare la trasparenza delle procedure con il soddisfacimento delle necessità dei cittadini europei.

Mario PEPE (PD), nel ringraziare il relatore per l'attenta analisi del disegno di legge di ratifica, dichiara di condividere l'impostazione concettuale generale della sua relazione e gli auspici in essa formulati, rammaricandosi peraltro per il fatto che il Parlamento, nella sua globalità, non abbia finora approfondito tali tematiche.
Ritiene inoltre che sia epocale il passaggio dal Trattato di Nizza, tutto incentrato sulle istituzioni, a quello di Lisbona, il cui fulcro è costituito dai cittadini europei, e che esso inveri l'ideale mazziniano dell'Europa dei popoli e dei cittadini. Il Trattato rappresenta un passo avanti anche sul piano valoriale, collocando in secondo piano il mercato, per focalizzare la sua attenzione sui valori rappresentati dalle tradizioni europee e dalla tutela della democrazia.
Altro aspetto rilevante del Trattato è il suo richiamo al settore agricolo e alla pesca, di particolare interesse per la Commissione agricoltura e il rilievo dato alla ricerca e all'innovazione.
Nell'accogliere infine l'invito rivolto dal relatore ad essere attivi europeisti, preannuncia l'espressione di un voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Anita DI GIUSEPPE (IdV), nel dichiarare il voto favorevole del suo gruppo, ritiene che il Trattato sia un passo importante per l'aggiornamento costituzionale europeo, necessario per procedere ad una maggiore integrazione dei popoli del vecchio continente. In particolare, ritiene necessario un impegno europeo per la scuola e per la formazione dei giovani, anche per risvegliare l'entusiasmo europeista.
Profondamente convinta del ruolo che può svolgere l'Europa per concorrere allo sviluppo di tutti i Paesi che la compongono preannuncia che il gruppo dell'Italia dei valori voterà convintamente a favore della ratifica del Trattato di Lisbona.

Carlo NOLA (PdL) osserva che la ratifica del Trattato di Lisbona consentirà ai governi e ai Parlamenti nazionali di esercitare un ruolo più rilevante che in passato, superando quello che è stato da molti denunciato come l'eccessivo peso delle burocrazie europee. Compito dei Parlamenti degli Stati europei sarà quello di riempire il vuoto che si produrrà con l'approvazione di questo Trattato, rispetto alla precedente situazione in cui tutto era demandato ai governi. Osserva inoltre che l'Italia è chiamata a svolgere in questa occasione un ruolo propositivo, al di là della mera approvazione del Trattato, utilizzando il

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nuovo meccanismo decisionale e il nuovo indirizzo euromediterraneo rispetto al quale il Paese può svolgere un ruolo molto importante. Preannuncia quindi l'espressione di un voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD) rileva che l'importante Trattato di Lisbona, che trasforma l'Unione europea da comunità degli Stati a comunità dei cittadini, avrebbe meritato una maggiore partecipazione - e non invece l'assenza di un intero gruppo parlamentare della maggioranza, quello della Lega Nord Padania - ed anche un europeismo non intermittente. Ricorda infatti che dalle dichiarazioni del Ministro Zaia, rese presso la Commissione, emergeva un ritratto dell'Europa «matrigna», diverso rispetto a quello disegnato dal relatore.
Il nuovo assetto istituzionale dell'Europa tracciato dal Trattato di Lisbona, più attento ai bisogni dei cittadini, e l'individuazione di una nuova politica euromediterranea, devono inoltre spingere l'Italia a svolgere un ruolo più incisivo nei confronti dei paesi del Mediterraneo e del Mezzogiorno d'Italia, per il quale essa può rappresentare una nuova occasione di sviluppo. Un impegno euromediterraneo per l'Italia dovrebbe tradursi in una politica capace di risolvere congiuntamente i problemi legati alla immigrazione e alla sicurezza dei cittadini, trasformando tali problemi in una risorsa per lo sviluppo.
Preannuncia quindi l'espressione di un voto favorevole.

Giuseppina SERVODIO (PD), dopo aver manifestato apprezzamento per l'intervento del relatore, sottolinea che, come parlamentare, avverte il dovere di intervenire nel dibattito nel momento in cui il dialogo tra maggioranza e opposizione, che si è interrotto per diverse ragioni, può essere ripreso proprio a partire dalla dimensione europea. Si tratta di un passaggio politico di estrema importanza, nel quale assume un rilievo particolare la questione della reinterpretazione del ruolo del Parlamento nazionale alla luce delle responsabilità e delle opportunità offerte dal Trattato di Lisbona.
Infatti, il Parlamento finora si è spesso limitato a ratificare decisioni assunte a livello europeo da Governi privi di uno specifico mandato parlamentare, partecipando scarsamente alla cosiddetta fase ascendente. Ora occorre invece valutare l'adeguatezza dei regolamenti parlamentari rispetto ai nuovi compiti prefigurati dal Trattato nonché il ruolo delle singole Commissioni di settore e della Commissione Politiche dell'Unione europea. In particolare, se si vuole raccogliere la sfida dell'operazione democratica promossa dal Trattato, è necessario che il Parlamento sappia individuare il suo proprio spazio d'azione nel quadro del complesso sistema costituzionale che, per quanto riguarda specificamente le materie dell'agricoltura e della pesca, attribuisce ampie competenze alle regioni.
Nella fase «discendente», diretta all'attuazione delle norme comunitarie, che vede coinvolta essenzialmente la competenza delle regioni, si sono registrate difficoltà, per esempio nell'utilizzo dei fondi comunitari, anche per la mancanza di una decisa azione politica delle istituzioni nazionali, soprattutto nella individuazione delle priorità.
Relativamente alla fase ascendente, si devono individuare i modi per mettere il Parlamento nazionale in condizione di svolgere una funzione di coordinamento con il sistema delle regioni e delle autonomie locali e di promuovere sinergie. In tal modo si persegue il «bene comune», che diviene valore comune alle parti politiche.
Da questo punto di vista, l'Italia assume un ruolo particolare alla luce delle politiche euromediterranee, che coinvolgono non solo le questioni dell'immigrazione e dell'integrazione, ma anche gli interessi dell'agricoltura. Al riguardo, è necessario saper evitare logiche di mera concorrenza tra i diversi Paesi e l'idea di un'Europa «nemica». In sostanza, occorre saper passare da una cultura della protesta a una cultura della condivisione.

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Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, sottolineando che personalmente si è appassionato all'Europa leggendo De Gasperi e studiando i princìpi sui quali l'Europa è stata costruita, rileva che sarebbe un grave errore di analisi non tener conto di tali princìpi.
Con riferimento all'intervento del deputato Servodio, osserva che si deve abbandonare soprattutto l'atteggiamento di irresponsabilità, che porta ad imputare all'Europa le decisioni di cui non ci si vuole assumere la responsabilità o il peso, salvo assegnare a proprio merito le scelte, pur riconducibili all'Europa, che invece ricevono apprezzamenti positivi.
Da questo punto di vista, il Trattato di Lisbona assegna ai Parlamenti nazionali una responsabilità enorme alla quale non ci si potrà sottrarre, con riferimento alla fase ascendente e al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà. Si tratta di una vera sfida, in particolare per quanto riguarda la definizione delle politiche in materia di agricoltura. Conseguentemente, è necessario definire tempestivamente le procedure attraverso le quali quelle responsabilità potranno essere concretamente esercitate, anche per il più difficile tema del principio di sussidiarietà, che richiede un valido raccordo con il sistema delle autonomie regionali e locali. È inoltre urgente attivarsi affinché l'Italia, e soprattutto il Mezzogiorno, sappia agire efficacemente nella prospettiva del dialogo euromediterraneo, oltre che sui temi più strettamente politici, anche sul piano degli interessi dell'agricoltura, particolarmente sensibili alla nuova situazione.
In conclusione, presenta una proposta di parere favorevole, motivata sulla base delle considerazioni svolte (vedi allegato 2).

Luciano AGOSTINI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, osserva che oggi non è presente nessuno dei deputati della Lega Nord Padania, partito al quale appartiene anche il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Poiché il profilo di competenza della Commissione risiede proprio nell'agricoltura, ritiene necessario verificare se si tratta di un'assenza motivata da ragioni politiche oppure occasionale. Nel primo caso, si tratterebbe di un fatto grave, perché la maggioranza, se non fosse per l'opposizione, non sarebbe in grado di esprimere un parere favorevole sul provvedimento. Se invece si tratta di un'assenza occasionale, sarebbe opportuno sospendere i lavori in attesa dell'arrivo dei colleghi del gruppo Lega Nord Padania.

Paolo RUSSO, presidente, rilevando che i deputati del gruppo della Lega Nord Padania hanno partecipato alle sedute di altre Commissioni sul medesimo argomento, sottolinea il limitato tempo a disposizione per la conclusione dell'esame in sede consultiva, tenuto conto del calendario dei lavori della Commissione Affari esteri e dell'Assemblea.

Giuseppina SERVODIO (PD) segnala l'opportunità di integrare la proposta del relatore, inserendo nelle premesse un richiamo allo specifico ruolo che il trattato assegna ai Parlamenti nazionali.

Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, si dichiara disponibile ad accogliere l'invito del deputato Servodio.

Paolo RUSSO, presidente, sospende brevemente la seduta per consentire la riformulazione della proposta di parere.

La seduta sospesa alle 13.20 riprende alle 13.25.

Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, illustra una nuova formulazione della sua proposta di parere favorevole (vedi allegato 3).

La Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore, come riformulata.

La seduta termina alle 13.35.