CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 22 luglio 2008
40.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Esame bilancio consuntivo 2006 e bilancio preventivo 2007 dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari - ENPAV.

RELAZIONE SULL'ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA DEI VETERINARI (ENPAV)

Premessa

L'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari (Enpav) eroga ai propri iscritti tutte le principali prestazioni previdenziali (pensioni di vecchiaia, anzianità, inabilità, invalidità, reversibilità, malattia e maternità), oltre ad alcune prestazioni assistenziali (erogazioni creditizie e sovvenzioni straordinarie, contributi economici per il pagamento di rette in istituti di lungodegenza, borse di studio, ecc.). Il sistema previdenziale dell'Ente si basa sul metodo retributivo di calcolo, ma di recente ha realizzato una parziale modifica del regolamento previdenziale prevedendo l'erogazione di una quota aggiuntiva di pensione calcolata con il sistema contributivo. Per il diritto alla pensione aggiuntiva l'iscritto può versare un'ulteriore quota di contribuzione, su base volontaria, in percentuale variabile del proprio reddito professionale.

Contributi, requisiti e sistema di calcolo delle pensioni

L'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari richiede ai propri iscritti un contributo soggettivo sul reddito dichiarato pari al 10 per cento fino a euro 33.100 e al 3 per cento oltre tale limite. Il contributo minimo è pari, per il 2007 a euro 1.325. Gli iscritti sotto i 32 anni di età hanno la possibilità di versare la metà del contributo minimo. Dal 2007 gli iscritti hanno la possibilità di versare un ulteriore contributo in misura variabile tra il 2 e il 14 per cento del reddito professionale, destinato a finanziare la propria pensione aggiuntiva. Il contributo integrativo sul volume di affari IVA ammonta al 2 per cento. Infine ai soli iscritti all'ordine, ma non all'Enpav, spetta un contributo di solidarietà pari a euro 180. Il contributo di maternità consiste in un ammontare fisso annuo a carico di tutti gli iscritti pari, per l'anno 2007, a euro 47.
La pensione di vecchiaia spetta agli iscritti con 65 anni di età anagrafica e almeno 30 anni di effettiva iscrizione e contribuzione. L'importo si determina applicando alla media dei migliori 25 redditi professionali dichiarati negli ultimi 30 anni di vita contributiva, un coefficiente di rendimento pari all'1,8 per cento, moltiplicato poi per il numero di anni di contribuzione. Detto coefficiente diminuisce per ogni scaglione di reddito superiore a euro 18.900 fino ad arrivare all'1,03 per cento per gli scaglioni di reddito fino a euro 34.400. Il vigente sistema di calcolo si applica pro rata per le anzianità maturate dopo il 1o maggio 2001.
La pensione di anzianità spetta agli iscritti con un età minima di almeno 58 anni e 35 anni di effettiva iscrizione e contribuzione, ovvero 40 anni a prescindere dall'età. La decorrenza della pensione di anzianità è subordinata al rispetto delle «finestre» di accesso. All'importo della pensione di anzianità viene applicato un coefficiente di riduzione in funzione del

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l'anzianità contributiva che varia dal 15 per cento, per l'anzianità minima di 35 anni, al 3 per cento per i 39 anni.
Infine, dal 2007 è prevista una pensione aggiuntiva denominata «modulare» su base volontaria, calcolata con il sistema contributivo, la cui adesione va rinnovata ogni anno. Il diritto alla pensione aggiuntiva si consegue con un minimo di 5 anni di contribuzione e la liquidazione avviene contestualmente alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia.

La gestione tipica: entrate contributive-spesa prestazioni

Nell'anno 2006 l'Enpav presenta un numero di iscritti pari a 24.123 di cui 8.815 femmine (tabella 1 e grafico 1). Negli anni tra il 2004 e il 2006, l'andamento del numero degli iscritti presenta tassi di variazione abbastanza sostenuti, che si attestano in media su valori di crescita pari al 3,5 per cento con una dinamica decisamente più vivace per le femmine (tasso medio annuo superiore al 7 per cento). L'indicatore demografico rappresentato dal rapporto tra numero di cessati su numero di assicurati, di molto inferiore all'unità, indica un andamento positivo dei flussi in entrata di nuove posizioni contributive, tipico appunto di una gestione previdenziale ancora giovane. L'età media degli iscritti è pari, nell'ultimo anno di osservazione, a poco più di 42 anni in media e a circa 37 per le femmine, leggermente più bassa rispetto al dato medio rilevato per il complesso dei lavoratori autonomi.
L'andamento del monte contributivo presenta una dinamica positiva, influenzata più dalla crescita del numero degli iscritti che dalla dinamica dei redditi (+ 2 per cento in media annua). L'aliquota effettiva, che indica l'effettiva incidenza media del prelievo contributivo, si colloca su un valore (12,7 per cento) superiore a quello dell'aliquota legale.
Nella tabella 2 è riportato il numero complessivo delle pensioni da lavoro (vecchiaia e anzianità al netto di quelle ai superstiti e di invalidità), con la evidenziazione specifica di quelle di anzianità, insieme al numero del complesso dei trattamenti. Il numero di trattamenti pensionistici complessivamente erogati dall'Enpav è pari, per il 2006, a 5.996. Poco meno del 50 per cento di tali trattamenti sono costituiti da pensioni da lavoro, che evidenziano una dinamica positiva e sostenuta solo per la componente femminile, mentre si mostra in diminuzione il numero complessivo delle pensioni da lavoro (-2,6 per cento) nel biennio 2005-2006. Prevista, invece, un andamento positivo il numero dei trattamenti di anzianità (4,5 per cento in media annua).
La quota dell'insieme di pensioni da lavoro che va alle femmine è pari appena allo 0,6 per cento e al 1,7 per cento per le pensioni di anzianità. Per quanto riguarda il complesso dei trattamenti pensionistici, tale quota sale al 49 per cento del totale, grazie al peso delle pensioni di reversibilità, quasi esclusivamente femminili.
I flussi annui che movimentano l'insieme delle pensioni vigenti (cessate e nuove liquidate) mostrano tassi di crescita abbastanza sostenuti, soprattutto per le nuove liquidate (+8 per cento in media annua).
L'età media al pensionamento della categoria si colloca su livelli abbastanza elevati, caratteristici dell'attività libero professionale, omogenei tra maschi e femmine (65 anni in media nel 2006). Il numero medio di anni di contribuzione, sempre per l'anno 2006, è pari a 36 anni per la totalità dei pensionati.
Nella tabella 3 sono riportati gli importi medi relativi all'insieme delle pensioni vigenti e la spesa complessiva per pensioni. Tali importi sono, inoltre, scorporati per le pensioni da lavoro, così come già definite, per quelle di anzianità e per il complesso. Gli importi medi delle pensioni da lavoro sono pari nel 2006, per l'insieme della categoria, a poco più di 6 mila euro annui e a 7 mila per le femmine, con tassi di crescita annui intorno al 4 per cento per il complesso dei pensionati. Leggermente più elevati risultano gli importi medi delle sole pensioni di anzianità (poco più di 8 mila euro annui per il

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totale). Mentre risultano ancora più bassi gli importi del complesso delle pensioni (comprese invalidità e pensioni ai superstiti), pari a circa 4 mila euro annui.
Nella stessa tabella sono riportati gli importi relativi ai trattamenti pensionistici erogati alla componente femminile rispetto a quelli complessivamente erogati alla totalità dei pensionati, che sia pure nella loro limitatezza numerica, mostrano un livello medio per le pensioni da lavoro molto vicino a quello dei colleghi maschi (89,5 per cento per le pensioni di anzianità nel 2006) e addirittura superiore per le pensioni da lavoro (123 per cento).
Per quanto riguarda l'adeguatezza degli importi delle pensioni liquidate, sono stati calcolati i relativi coefficienti di copertura rispetto alle retribuzioni medie degli iscritti (sempre riportati nella tabella 3). I tassi di copertura così calcolati, risultano pari al 40 per cento per le pensioni da lavoro e al 26 per cento nel caso del complesso dei trattamenti pensionistici.
La spesa complessiva per le pensioni ammonta nel 2006 a 24 milioni di euro e presenta un tasso medio annuo di crescita pari, nel periodo osservato, a circa il 3 per cento annuo.
In riferimento agli indicatori di equilibrio finanziario dell'Ente è stato calcolato il grado di copertura delle entrate complessive rispetto alla spesa totale per pensioni, che indica come, nel periodo in esame, le entrate contributive correnti risultino pari a 1,9 volte la spesa per pensioni (tabella 3). Indicazioni interessanti provengono anche dall'esame dell'aliquota contributiva di equilibrio - data dal rapporto tra spesa per prestazioni e monte redditi - che indica, per ciascun anno, la quota dei redditi necessaria a coprire l'attuale spesa per prestazioni previdenziali. L'aliquota contributiva di equilibrio si colloca su di un valore prossimo al 7 per cento, inferiore cioè all'aliquota contributiva effettiva, mostrando, nel breve periodo di osservazione qui considerato, una sostanziale stabilità. Va detto che tale contenuto livello dell'aliquota di equilibrio dipende dalla fase di non ancora piena maturità della gestione, che determina un basso rapporto tra numero di pensioni e numero di iscritti: secondo i dati del 2006, infatti, la gestione paga 1 pensione ogni 24 iscritti.
Infine, sono stati calcolati i coefficienti di copertura dei flussi annui di nuove pensioni liquidate e l'ultima retribuzione alla data del pensionamento (tabella 4). In base ai dati che sono stati forniti dall'Ente, nel 2006 il tasso di copertura delle pensioni liquidate, nello stesso anno così calcolato, risulta pari al 98 per cento per l'insieme dei pensionati, in aumento nel periodo 2004-2006.
Nella stessa tabella 4 sono stati riportati gli importi delle nuove pensioni liquidate. Detti importi (8 mila euro per l'insieme delle pensioni da lavoro e 5 mila euro per il complesso dei trattamenti) sono leggermente superiori rispetto a quelli dell'insieme delle pensioni vigenti, osservati in precedenza, pur risultando comunque di livello decisamente modesto.
Nella stessa tabella 4 è stato riportato anche un indicatore che misura l'effetto sulla spesa dell'entrata di nuove pensioni, il cosiddetto effetto rimpiazzo, dato dal rapporto tra gli importi delle nuove pensioni liquidate e quelli dello stock di pensioni, con riferimento al complesso dei trattamenti. L'indicatore, nel breve periodo di tempo osservato, si mostra in aumento indicando che ogni nuova pensione liquidata dall'Enpav è di importo pari a 1,27 volte rispetto agli importi dei trattamenti già esistenti.

La situazione economico-patrimoniale e le riserve obbligatorie

In relazione alla situazione economico patrimoniale vengono riportati i dati relativi al risultato economico di esercizio e alla consistenza del patrimonio, al cui interno, tra le passività, viene evidenziata la riserva legale, che costituisce la garanzia per il pagamento delle prestazioni per i propri iscritti (tabella 5). Tale riserva, secondo la normativa vigente, deve essere pari almeno a 5 annualità delle pensioni in pagamento al 1994. In prospettiva, tale vincolo, secondo quanto previsto dal

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comma 763 della legge finanziaria per il 2007, dovrebbe essere integrato con riferimento anche alle rate di pensione correnti in pagamento.
Negli anni considerati l'Enpav presenta un risultato economico di esercizio in crescente avanzo, pari a oltre 23 milioni di euro nel 2006 (17,5 per il 2007), con un patrimonio netto conseguentemente in aumento e pari a 209 milioni di euro per l'anno 2006 (227 per il 2007). La riserva legale supera notevolmente il vincolo delle 5 annualità di pensione in pagamento in riferimento al 1994 (con un valore 45 volte superiore) e risulta anche 7,7 volte superiore se si fa riferimento alla spesa corrente per pensioni.

La gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare

Il patrimonio dell'Enpav (immobiliare e mobiliare insieme) ammonta complessivamente a 138 milioni di euro nel 2006, mostrando un trend decrescente nel triennio anche se in aumento rispetto ai valori dell'anno precedente (tabella 6). La ripartizione tra componente immobiliare e mobiliare risulta sostanzialmente stabile con l'11 per cento circa costituito da immobili (15 milioni di euro nel 2006), di cui oltre il 50 per cento adibiti ad usi diretti, mentre la restante parte, costituita da investimenti mobiliari ammonta, sempre per il 2006, a 122 milioni di euro. Il rendimento netto del patrimonio complessivo risulta sostanzialmente stabile ed elevato, pari a circa il 7,5 per cento, grazie principalmente alla performance della componente mobiliare (8,5 per cento nella media del periodo), mentre la gestione degli immobili produce un ritorno dell'1 per cento.
Complessivamente la composizione degli investimenti mobiliari vede un ruolo rilevante dell'investimento obbligazionario (che assorbe in media il 58 per cento del patrimonio anche se denotata da un trend decrescente), una buona presenza di investimenti in fondi comuni e un ridotto peso, anche se in crescita, dell'investimento azionario diretto; il peso delle attività liquide risulta significativo e prossimo al 17 per cento.
Il rendimento derivante dagli investimenti mobiliari nel complesso, al netto di imposte e tasse, tenendo conto anche delle plusvalenze maturate mostra, come detto, un valore medio di periodo piuttosto elevato. A tale performance positiva sembrano concorrere tutte le diverse componenti del portafoglio mobiliare che ottengono rendimenti medi significativamente superiori a quelli di mercato; in particolare se il rendimento delle attività liquide doppia il proprio benchmark (3,0 per cento per l'Ente a fronte dell'1,5 per cento di mercato), ancor meglio fa il comparto obbligazionario (8,0 per cento a fronte del 3,5 per cento di mercato) e quello azionario (37 per cento a fronte del 13 per cento di mercato).
L'Enpav gestisce il proprio patrimonio mobiliare principalmente in proprio, attraverso un piano di investimenti di volta in volta stabilito dal consiglio di amministrazione, con la quota di investimenti dati in gestione a società specializzate che, a fine 2006, risultava pari a meno del 15 per cento, in decisa contrazione rispetto all'esperienza degli anni precedenti. Di recente è stato affidato ad una società esterna l'incarico di consulenza per gli investimenti finanziari e si è modificata la metodologia di gestione di portafoglio passando da una asset allocation strategica per il perseguimento di un profilo rischio-rendimento di lungo periodo, ad una strategia che separa il portafoglio in una componente core da una satellite, in cui la prima è volta a garantire i target di redditività prefissati (attualmente al 3,6 per cento), mentre la seconda mira ad ottenere rendimenti superiori; il peso da attribuire alle due componenti dipende dalla scelta tra sicurezza del risultato e accrescimento del patrimonio nel medio e lungo periodo.

I costi di gestione

I costi di gestione dell'Enpav (tabella 7) ammontano nel 2006 a poco meno di 5

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milioni di euro, di cui il 51 per cento per il personale in servizio, con una quota in leggera diminuzione nel periodo osservato. Le spese per gli organi di gestione dell'ente ammontano a circa 600 mila euro, pari al 13 per cento dei costi complessivi. In termini relativi, le spese di gestione dell'Enpav, nel 2006, sono pari a 153 euro per ciascun assicurato e pensionato della stessa (74 euro se ci riferiamo al solo costo del personale). Più propriamente, se si adotta come riferimento il totale di spesa per prestazioni e contributi, allora le spese di gestione della Cassa incidono per il 6 per cento (il 2,9 per cento le sole spese per il personale), con dinamiche di sostanziale stabilità nel periodo di analisi.
A fronte di questi costi risultano 41 unità di personale in servizio, di cui 4 dirigenti. Il costo unitario medio del lavoro si attesta sui 54 mila euro. La presenza femminile sul personale complessivamente in servizio è pari a poco meno della metà (48 per cento) e l'80 per cento dei dirigenti in carica è di sesso femminile.
L'Enpav vanta un ammontare di crediti contributivi, pari nel 2006 a 33.282 euro. L'Ente nei tre anni in esame è riuscito a recuperare, tramite azione diretta, una quota crescente nel tempo e pari a poco meno del 10 per cento nel 2006.
I tempi medi di liquidazione delle prestazioni si attestano sui 60 giorni per tutte le prestazioni, eccetto che per le invalidità (nel cui caso si passa a 120 giorni) e le reversibilità di pensionato che richiedono 90 giorni.
Per quanto riguarda l'obbligo di comunicazione dei dati agli iscritti, la Cassa ha soddisfatto integralmente gli adempimenti normativi richiesti, con un primo invio dei dati anagrafici agli iscritti avvenuto nel 2005 e poi aggiornato nei due anni successivi, seguito dall'invio delle informazioni relative alla propria posizione contributiva (estratto conto contributivo) nel maggio 2007.

L'equilibrio della gestione nel lungo periodo

Nella tabella 8 e nel grafico 2 sono riportati i principali indicatori della gestione dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari (Enpav) secondo le risultanze dell'ultimo bilancio tecnico attuariale, redatto con i dati a tutto il 2003. Scorrendo i dati della tavola 8 e visionando gli andamenti presenti nel grafico 2, si può notare come il saldo previdenziale, differenza tra contributi e prestazioni previdenziali, dovrebbe rimanere positivo sino al 2022, il saldo corrente, che tiene conto anche delle spese di gestione, delle prestazioni assistenziali e dei redditi da capitale, dovrebbe rinviare solo di poco tale momento divenendo negativo a partire dal 2026. Di conseguenza, il patrimonio netto della gestione dovrebbe crescere per oltre 20 anni e poi presentare una trend di riduzione piuttosto rapido: a tal riguardo va segnalato che il patrimonio dovrebbe annullarsi nel 2041, presentando a fine periodo di previsione un valore negativo per quasi 500 milioni.
Indicazioni interessanti sulla gestione vengono analizzando il grafico 3 in cui abbiamo riportato il rapporto tra patrimonio e spesa per pensioni: come si può notare, l'Enpav dovrebbe attraversare un primo decennio di forte incremento dei propri indici gestionali con un patrimonio in grado di coprire fino a quasi 17 annualità della spesa per pensioni, ben superiore al livello di garanzia fissato in 5 annualità. Dopo il 2015 dovrebbe iniziare un fase di accentuato declino di tale capacità di copertura previdenziale anche se fino a tutto il 2030 la gestione dovrebbe riuscire a rispettare il livello di garanzia patrimoniale richiesto. Dopo tale data dovrebbe continuare il trend negativo fino a giungere a fine periodo ad un disavanzo patrimoniale pari a quasi 2 annualità della spesa per pensioni. L'insieme di tali andamenti sembra indicare che, in linea con le indicazioni normative contenute nel comma 763 della legge finanziaria per il 2007, sarà necessario procedere a introdurre opportuni correttivi per garantire la stabilità di lungo periodo della gestione. Tuttavia, in base alle cifre contenute nella relazione tecnica, tale intervento potrà essere gestito con la dovuta dose di gradualità sia in termini temporali che di

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dimensioni dell'azione di riforma. Per confermare la necessità di tale intervento comunque si consideri che, secondo le elaborazioni della relazione tecnica, al 2043 l'aliquota contributiva di equilibrio si collocherà su livelli prossimi al 28 per cento, valore più che doppio rispetto all'incidenza legale del prelievo contributivo.
Il successivo grafico 4 permette di disaggregare la dinamica del saldo previdenziale, fornendoci il profilo di crescita delle entrate contributive e della spesa per pensioni. Dal grafico si può notare che il momento di massima tensione della gestione si avrà nel quinquennio 2020-2025 a causa di una crescita della spesa previdenziale superiore all'11 per cento annuo; nello stesso arco di tempo le entrate per contributi dovrebbero espandersi al ben più modesto tasso di incremento del 2 per cento, poco al di sopra del previsto tasso di crescita dei prezzi. Dopo tale picco di crescita la dinamica della spesa previdenziale tenderà a diminuire di intensità rimanendo comunque sempre superiore alla prevista crescita della massa contributiva e prossima al 5 per cento in media annua.
Indicazioni ancor più interessanti si ottengono se si considerano gli andamenti riportati nel grafico 5. Come noto la crescita del rapporto tra pensioni e massa dei redditi degli iscritti può essere scomposta in due componenti economicamente significative: il rapporto tra importo medio dello stock di pensioni e l'importo medio del reddito da professione (una specie di tasso di sostituzione macro dello stock di pensione che ci dà una misura delle condizioni economiche relative dei pensionati) e il rapporto tra numero di pensioni e numero degli iscritti (rapporto che ci dà una descrizione degli effetti della demografia, sia per quanto attiene agli aspetti generali che a quelli specifici della cassa, sugli equilibri gestionali). Nel bilancio tecnico non è riportato il valore dell'importo medio del reddito degli iscritti, per cui nel grafico è rappresentata solo la linea relativa al rapporto tra numero di pensioni e numero di iscritti. La linea mostra la classica tendenza crescente anche se è da notare come, fino a tutto il 2020, non si registrano tensioni demografiche significative sull'andamento della gestione: grazie principalmente ad una buona dinamica del numero di iscritti, nel 2020 il rapporto in questione dovrebbe oscillare intorno alle 25 pensioni ogni 100 iscritti. È dopo tale data che la demografia entra in maniera decisa ad alterare gli equilibri della gestione portando a fine periodo ad un rapporto di 75 pensioni ogni 100 iscritti, rapporto che è abbastanza in linea con l'esperienza delle altre Casse privatizzate a tale data, ma che, almeno sulla base dei trend raffigurati nel grafico, sembra destinato a peggiorare ulteriormente negli anni successivi. Per quanto riguarda gli importi medi delle pensioni si può che dire che, secondo le cifre della relazione tecnica, l'importo medio delle pensioni IVS in essere dovrebbe aumentare tra il 2004 e il 2043 in termini nominali da 3.700 euro annui a 13.500 euro che, espresso a prezzi 2004 equivarrebbe ad una pensione di poco superiore ai 7.000 euro annui, valore sicuramente insufficiente a garantire da sola una vita post-lavorativa adeguatamente tutelata ma più che adeguata relativamente al basso livello di contribuzione degli iscritti. Si consideri, inoltre, come, se il riferimento si sposta alle nuove pensioni liquidate, allora si può notare come al 2043 il loro importo medio unitario in termini nominali dovrebbe risultare pari a quasi 18.000 euro annui, pari a quasi 10.000 euro a prezzi 2004.

Osservazioni conclusive

L'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari, anche grazie ai positivi flussi di iscritti, si manterrà in equilibrio per un orizzonte temporale almeno ventennale, per poi iniziare a segnare valori di squilibrio del proprio saldo previdenziale e una tendenza alla riduzione del patrimonio. Tali andamenti, secondo le risultanze della relazione tecnica, saranno indotti principalmente dal ridotto livello dell'aliquota legale e dal vigente sistema di calcolo delle pensioni, ancora interamente retributivo. Nonostante l'Ente negli anni

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recenti abbia allungato il periodo di riferimento della retribuzione pensionabile, tuttavia la divergenza tra la crescita della spesa pensionistica e quella delle entrate contributive viene solamente procrastinata nel tempo.
Dal punto di vista dell'adeguatezza delle prestazioni, è sicuramente da apprezzare l'introduzione di una quota di pensione aggiuntiva a partire dal 2007, ma la base volontaria e il range di contribuzione aggiuntiva previsto (dal 2 al 14 per cento), insieme al ridotto livello dell'aliquota legale vigente (10 per cento), spingono a ritenere che potrebbe non essere sufficiente ad elevare gli attuali ridotti importi delle pensioni fino ad un livello tale da garantire un reddito adeguato anche dopo il pensionamento.

(1) Come noto, infatti, tale aliquota può essere scomposta come prodotto tra due rapporti: quello tra il numero di pensioni e il numero di iscritti e quello tra l'importo medio delle pensioni in essere e il reddito medio degli iscritti.
(2) Ai sensi di quanto stabilito dalla legge 243/04 e del successivo decreto attuativo del Ministero del lavoro 4 febbraio 2004.
(3) Come indicato nel grafico 2, il valore del patrimonio di fine periodo è una nostra elaborazione sulla base della successione dei saldi correnti nel triennio 2041-2043. Questo si è reso necessario in quanto nel bilancio tecnico non si è riportata la serie dopo il 2040, ultimo anno di risorse patrimoniali positive; la nostra stima è sicuramente per difetto in quanto non tiene conto degli interessi passivi implicitamente generati da un valore negativo del patrimonio.
(4) Definita per ogni anno come rapporto tra il totale degli oneri previdenziali e assistenziali ed il complesso dei redditi professionali.

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ALLEGATO 2

Esame bilancio consuntivo 2006 e bilancio preventivo 2007 dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei veterinari - ENPAV.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE FORMULATE DAL RELATORE E APPROVATE DALLA COMMISSIONE

La Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, esaminati il bilancio consuntivo 2006 e il bilancio preventivo 2007 relativi all' Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei veterinari (ENPAV),
considerato che:
a) per quanto concerne le entrate contributive, si evidenzia una dinamica positiva influenzata, negli anni tra il 2004 e il 2006, più dalla crescita del numero degli iscritti (+3,5 per cento) che dalla dinamica dei redditi (+2 per cento in media annua);
b) dal punto di vista dell'adeguatezza delle prestazioni, nonostante l'apprezzabile introduzione di una quota di pensione aggiuntiva a partire dal 2007, si osserva che la base volontaria ed il range di contribuzione aggiuntiva previsto, insieme al ridotto livello dell'aliquota legale vigente, inducono a ritenere che potrebbe non essere sufficiente a garantire un reddito adeguato anche dopo il pensionamento;
c) per quanto riguarda la gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare, pur evidenziandosi un rendimento netto del patrimonio complessivo stabile ed elevato, si segnala una maggiore redditività della componente mobiliare;
d) in materia di costi di gestione si evidenzia una leggera diminuzione percentuale della spesa per il personale in servizio nel 2006;
esprime

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE FAVOREVOLI

con la seguente osservazione:
si raccomanda all'Ente di adottare tutti i provvedimenti necessari atti a contrastare il manifestarsi della tendenza allo squilibrio nel lungo perido indotto principalmente dal ridotto livello dell'aliquota legale e dal vigente sistema di calcolo delle pensioni, ancora interamente retributivo.