CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 luglio 2008
29.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI, indi del vicepresidente Fiamma NIRENSTEIN. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 14.05.

Sulla situazione in Birmania.
Doc. XII, nn. 60 e 85.

(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 125 del regolamento, e conclusione).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei documenti in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, nel richiamare il particolare ruolo ricoperto dall'onorevole Fassino che è stato nominato Inviato Speciale dell'Unione europea per la Birmania, sottolinea che tale incarico, conferito ad un autorevole membro della Commissione, costituisce un ulteriore motivo di impegno per il ripristino della democrazia in Birmania.
Segnala quindi che il Parlamento europeo, oltre alle due risoluzioni in oggetto, votate rispettivamente il 24 aprile e il 22 maggio 2008, ne ha votata una terza lo scorso 19 giugno, per denunciare il protrarsi della detenzione di prigionieri politici in Birmania, che non risulta all'ordine del giorno perché non ancora trasmessa al Parlamento. Ricorda inoltre che, ai sensi della citata norma regolamentare, dopo la relazione del collega Fassino, avrà luogo un dibattito limitato ad un oratore per gruppo, cui potrà seguire l'eventuale intervento del rappresentante del Governo e la replica del relatore.

Piero FASSINO (PD), relatore, riepiloga le vicende della crisi birmana a partire dalle manifestazioni dell'agosto-settembre 2007, che hanno dato voce al diffuso malcontento della popolazione e la cui repressione ha colpito l'opinione pubblica mondiale ed ha suscitato la netta reazione della comunità internazionale, comportando un inasprimento delle sanzioni già previste verso quel regime. A tale reazione ha fatto seguito la missione a Rangoon del Rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU, Gambari, che ha suscitato

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alcune speranze in virtù del rilascio di molti degli arrestati e dell'avvio di colloqui con l'opposizione. L'inizio dell'anno ha invece deluso le aspettative, obbligando la signora Aung San Suu Kyi - cui sono peraltro stati rinnovati gli arresti domiciliari - a prendere atto del puro formalismo del dialogo avviato, mentre la giunta militare accelerava la definizione della nuova costituzione che sarebbe stata sottoposta poi a referendum nel mese di maggio. In un simile contesto involutivo, si è risolta in un nulla di fatto anche la seconda missione del Rappresentante ONU, le cui richieste sono state respinte sia con riferimento all'emendabilità del testo costituzionale che al monitoraggio internazionale della procedura referendaria. Sottolinea, quindi, l'impatto nella crisi politica della catastrofe naturale del ciclone Nargis che ha provocato circa 100mila vittime ed un milione di sfollati, elogiando la coraggiosa scelta del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, di recarsi personalmente a Rangoon per ottenere dal regime birmano l'apertura del paese agli aiuti internazionali, il coordinamento umanitario dell'ASEAN e la tenuta di una conferenza di donatori. La rinuncia da parte sua a trattare della questione politica è stata peraltro soltanto tattica ed imposta dalle tragiche circostanze, come dimostrano le recenti dichiarazioni da lui rese a margine dei lavori del G8 giapponese. Ricorda comunque l'aiuto conferito dall'UE ammontante a circa 100 milioni di euro.
Osserva come si ponga oggi l'esigenza di consolidare l'azione umanitaria e al tempo stesso di riaprire il dossier politico, favorendo il dialogo con tutti i settori della società birmana, per la riconciliazione nazionale e la ricostruzione della democrazia, affinché le elezioni fissate per il 2010 non siano una farsa. Invita a tenere conto dei caratteri di riferimento della cultura politica asiatica in cui fa premio il valore della stabilità ed in cui il principio di non interferenza, a tutela della sovranità nazionale, è molto più sentito che non in Europa. Il passaggio decisivo sta pertanto nel coinvolgere nel processo democratico tutte le componenti del paese. Nel ricordare come le stesse Nazioni Unite, in seno al Consiglio di sicurezza, abbiano sempre trattato della Birmania in termini informativi e non deliberativi, evidenzia l'importanza della collaborazione dei paesi asiatici ed in particolare dell'ASEAN, facendo riferimento non solo alla Cina e all'India, ma anche alla Tailandia e all'Indonesia. Al riguardo, precisa di esercitare le sue funzioni di inviato speciale dell'UE proprio accentuando il confronto con tali paesi, pur mantenendo stretti rapporti anche con gli Stati Uniti e la Russia.
Passa, quindi, alla valutazione dello strumento sanzionatorio, di indubbio valore politico e morale, ma insufficiente alla costruzione del dialogo, anche per il fatto che è limitato all'Unione europea, agli Stati Uniti, all'Australia e al Canada, mentre l'80 per cento dei traffici della Birmania, ricca di gas, acqua, legno e pietre preziose, avviene con l'Asia, senza contare la possibilità di eluderlo ricorrendo all'intermediazione di un paese terzo a prezzo rincarato. Fermo restando che non vi è tuttavia alcuna ipotesi di sospensione o mitigamento delle sanzioni, in assenza di qualsivoglia segnale positivo da parte militare, resta da allargare comunque la sfera dell'intervento della comunità internazionale, ed in particolare dell'UE, prevedendo altre forme di cooperazione e soprattutto incentivando la presenza delle agenzie internazionali (ILO, CRI. UNICEF, eccetera).
Ribadisce l'obiettivo finale dell'interlocuzione politica con il regime, esprimendo particolare apprezzamento per le qualità dell'opposizione birmana che cerca di acquisire anche i più modesti spazi politici disponibili, tanto che non ha boicottato nemmeno l'ultimo referendum costituzionale e si sta preparando alle elezioni del 2010. Non altrettanto prudenti né costruttive risultano, invece, a suo avviso, talune dichiarazioni critiche assolutamente inadeguate alla promozione del necessario dialogo. Decisiva al riguardo appare la rottura dell'isolamento del paese, che negli

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ultimi 45 anni ha soltanto rafforzato la dittatura militare, che ha fatto leva sull'orgoglio nazionale.
Coglie, infine, l'occasione per ringraziare il Governo italiano per il pieno sostegno accordatogli nell'esercizio del suo mandato di inviato dell'UE.

Stefano STEFANI, presidente, ringrazia il collega Fassino per l'esauriente relazione, che testimonia la profondità del suo impegno per la causa birmana.

Gianni VERNETTI (PD), apprezzando l'ampia relazione svolta ed il delicato lavoro diplomatico che vi sta alle spalle, sottolinea come nella vicenda birmana l'emergenza umanitaria abbia fatto irruzione nella crisi politica. Stanti i noti limiti dell'azione dell'ONU, sollecita il Governo d intervenire anche sul piano bilaterale, promuovendo il raccordo con i paesi dell'area, nonché tra UE e ASEAN. Ritiene in particolare opportuna una maggiore pressione sull'India, in quanto grande democrazia. Suggerisce poi di aiutare concretamente l'opposizione birmana in esilio, sia nei campi profughi sia favorendo la formazione di una classe dirigente anche ricorrendo ai fondi specifici per la promozione della democrazia dell'UE e dell'ONU. A tale proposito, invita il Governo a confermare il sostegno finanziario all'United Nations Democracy Fund.

Marco ZACCHERA (PdL), ringraziando il collega Fassino, stigmatizza le responsabilità del regime militare birmano ed auspica che il meccanismo sanzionatorio possa essere più mirato per essere più efficace come richiesto dal Parlamento europeo. Chiede al deputato relatore la sua valutazione sull'eventualità dell'adozione di una risoluzione in Commissione e dell'invio di una missione parlamentare. Chiede altresì se sono ravvisabili diverse posizioni in seno al potere militare, come si articoli l'opposizione, quali reali pressioni possano realmente esercitarsi sui paesi vicini e se la popolazione sia o meno in grado di percepire la provenienza degli aiuti umanitari.

Leoluca ORLANDO (IdV), nell'apprezzare la relazione svolta, si chiede se ci si debba rassegnare a non aprire il versante politico della crisi birmana, dal momento che la via umanitaria sembra averne comportato l'accantonamento. Concorda con il collega Zacchera sull'opportunità di valutare cosa possa fare la Commissione.

Gianpaolo DOZZO (LNP), ringraziando il relatore per la dettagliata esposizione ricca di spunti di riflessione, concorda sull'effetto contrario che spesso conseguono le dichiarazioni eccessivamente critiche, anche perché non è facile scalfire un potere ultraquarantennale. Ritiene che ci sia quindi molto da lavorare per iniziare a rompere l'isolamento di cui la Birmania è vittima e per sostenere l'opposizione. Al riguardo, considera molto significativa l'accentuazione del fattore stabilità nella visione politica asiatica.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI sottolinea preliminarmente la difficoltà per la cultura liberaldemocratica occidentale di muoversi in ambiti totalmente diversi. Condivide l'esigenza prioritaria di far uscire la Birmania dall'isolamento. Ricorda come l'Italia sia stato il primo paese ad intervenire in occasione della recente catastrofe naturale. Unendosi all'apprezzamento rivolto al Segretario generale dell'ONU, ritiene prioritaria la prosecuzione del canale umanitario, tentandone tuttavia l'allargamento ad altri settori di cooperazione. Nell'evidenziare il ruolo regionale dell'ASEAN, non si nasconde i limiti delle sanzioni che, se meglio mirate, potrebbero però risultare più efficaci. Nel sostenere pienamente l'azione dell'inviato speciale dell'UE, rileva come l'azione comunitaria sia assai più incisiva di quella dei singoli governi nazionali. Nel ribadire l'esigenza del dialogo con la società birmana nel suo complesso, riepiloga la posizione del Governo nel segno della continuità con l'impostazione perseguita dall'ONU dall'ASEAN al fine di rompere l'isolamento del paese, favorire l'apertura internazionale temuta dai militari e sviluppare i rapporti tra l'opposizione interna e il mondo esterno.

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Piero FASSINO (PD), relatore, replicando agli intervenuti, esclude ogni forma di rassegnazione o pessimismo, richiamandosi piuttosto alla lettura di una realtà complessa come quella birmana in cui le forze armate sono da sempre un pilastro della società. La difficoltà della situazione non significa affatto impossibilità di risolverla. Sono in programma un'ulteriore missione di Gambari in estate ed una di Ban Ki-Moon in autunno. Molte altre iniziative e visite sono in cantiere da parte dell'ASEAN e dell'UE. Con riferimento alle questioni poste, ritiene che non sia riscontrabile in seno al regime una dialettica di posizioni, salvo un diverso orientamento generazionale; anche il potere economico risulta molto concentrato ed allineato anche se qualche segnale nuovo si è avuto dopo il tragico evento atmosferico. Chiarisce poi la composizione interna ed esterna delle forze di opposizione, che riuniscono sindacati, studenti, monaci. Ricorda come il partito della Lega nazionale per la democrazia sia comunque ancora costituito e ribadisce l'esigenza di sviluppare la presenza internazionale nel paese. Circa l'ipotesi di una missione parlamentare, la considererebbe un importante segnale politico destinato però ad essere bloccato dal mancato rilascio del visto di ingresso. Ribadisce poi anche l'opportunità di una strategia più ampia rispetto al ricorso alle sanzioni. Ricorda peraltro al complessità della realtà birmana, fatta anche di molte minoranze spesso in lotta con il potere centrale. Insiste sul coinvolgimento dei paesi asiatici, osservando come il contesto regionale sia ormai decisivo per qualunque crisi. Conclude evidenziando la necessità che l'Europa si abitui a pensare che il mondo è più ampio dei suoi confini soprattutto culturali e che pertanto occorre umiltà nel confronto pur nella saldezza dei valori di riferimento. Si dichiara, infine, favorevole all'eventuale adozione di una risoluzione da parte della Commissione.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame dei provvedimento in titolo.

La seduta termina alle 15.55.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 15.55.

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Enrico PIANETTA (PdL), relatore, segnala che la Commissione è chiamata ad esprimere il parere sulle parti di propria competenza contenute nel disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. Al riguardo fa presente che il decreto-legge, assegnato in sede referente alle Commissione congiunte Bilancio e Finanze e in scadenza al 25 agosto 2008, è già stato oggetto di un approfondito esame presso le Commissioni di merito e su di esso sono state sollevate, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del regolamento, questioni pregiudiziali che l'Assemblea, nella seduta dello scorso 2 luglio, ha respinto.
Segnala che la III Commissione svolge, a partire dalla seduta odierna, l'esame in sede consultiva riferita al testo del disegno di legge così come presentato alla Camera.

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Alla luce dell'esito dell'esame degli emendamenti, che avrà luogo a partire da oggi presso le Commissioni Bilancio e Finanze, sarà possibile valutare l'opportunità di esprimere nel prosieguo un ulteriore parere sulle nuove norme di nostra competenza che potranno essere interessate dalle modifiche.
Prima di passare ad un'analisi dei contenuti del provvedimento, ritiene opportuno svolgere alcune osservazioni di metodo richiamando il dibattito svolto nel corso dell'esame del DPEF così come del decreto-legge n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, nei cui confronti il decreto-legge oggi in esame si colloca in una linea di coerenza e di logica consequenzialità quanto agli obiettivi dell'azione di governo: la riduzione della spesa pubblica, l'efficacia della Pubblica Amministrazione e la promozione dello sviluppo economico. Sul piano metodologico il decreto-legge costituisce una rilevante novità che può utilmente concorrere a risolvere un problema annoso, vale a dire l'eccessivo carico normativo affidato ogni anno alla legge finanziaria. Il decreto-legge, al quale è stata affidata una parte assai rilevante della complessiva manovra di finanza pubblica, contribuisce in modo evidente al ridimensionamento della componente normativa della legge finanziaria. Inoltre, la decisione di definire l'arco temporale della manovra non solo con riferimento al primo anno del triennio 2009-2011 ma per tutto il triennio costituisce la concreta dimostrazione della serietà della intenzione del nuovo Governo di rispettare gli impegni assunti in sede europea per il conseguimento del pareggio di bilancio nell'anno 2011 e di evitare quella discontinuità e precarietà delle decisioni, assunte di anno in anno su temi e questioni di estrema importanza, che pregiudicano l'affidabilità del Paese ed lo espongono al rischio di sanzioni in sede comunitaria ma soprattutto da parte dei mercati internazionali.
Indubbiamente il raggiungimento dell'obiettivo dell'equilibrio di bilancio nel 2011 comporta uno sforzo aggiuntivo e impone al Paese ulteriori sacrifici. Questo obiettivo richiama tutte le istituzioni e tutti i livelli di governo alla massima responsabilità, posto che il saldo dell'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione non è riferito esclusivamente alle amministrazioni statali ma coinvolge tutta la sfera del conto consolidato della pubblica amministrazione, a partire dalle regioni e dagli enti locali.
Peraltro, proprio per quanto riguarda il Ministero degli affari esteri, è da rilevare che tale Amministrazione ha provveduto con largo anticipo sul provvedimento in esame all'adozione di consistenti misure di riorganizzazione delle sue strutture, con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare, e di semplificazione delle procedure. Al riguardo, è da segnalare, quale elemento che qualifica positivamente il rapporto tra il Ministero degli affari esteri e il Parlamento, la trasmissione in data 12 giugno 2008, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge n. 244 del 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), della prima Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero degli affari esteri, relativa all'anno 2007 e al primo quadrimestre 2008. Si tratta di un documento molto utile ai fini della conoscenza piena da parte del Parlamento di tutta la attività e soprattutto della spesa imputabile a tale Amministrazione dello Stato. È altresì da sottolineare che il Ministero degli affari esteri è stato il primo ministero ad adempiere a quel mandato, voluto dal Parlamento proprio per migliorare il controllo e la trasparenza della spesa pubblica.
Si tratta di un aspetto qualificante del dibattito odierno, che deve essere richiamato nel momento in cui le diverse Amministrazioni dello Stato sono sollecitate ad uno sforzo ulteriore e ad una collaborazione responsabile. Il Ministero degli affari esteri ha già provveduto in modo assai consistente e con profondo senso di responsabilità all'azione finalizzata alla contrazione della spesa pubblica. Ulteriori impegni in questa direzione possono, a suo

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avviso, essere assunti a condizione di preservare la funzionalità specifica della professionalità diplomatica rispetto agli altri settori dell'Amministrazione dello Stato, altrettanto strategici ma più omogenei tra di loro quanto alle funzioni del personale ivi impiegato, e di salvaguardare il funzionamento della rete diplomatico-consolare all'estero, peraltro già interessata da un profondo processo di riorganizzazione di cui è in atto la terza fase.
Passando ai contenuti del provvedimento, fa presente che esso reca un insieme organico di misure necessarie e urgenti per ridurre, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche quale precondizione necessaria ad assicurare la crescita del tasso di incremento del prodotto interno lordo rispetto ad andamenti tendenziali che - come è noto - non sono favorevoli. Questi andamenti tendenziali, da un lato scontano gli effetti di una crisi di dimensioni internazionali che vede nell'economia europea l'aggregato che subisce maggiormente - in questa fase storica - gli effetti delle profonde trasformazioni in atto nell'intero sistema economico internazionale. Ma gli andamenti tendenziali - già analiticamente rilevati dal DPEF - mettono in evidenza anche debolezze strutturali del sistema economico e produttivo del nostro paese - che fra tutti i paesi europei - è quello che oggi denuncia una minore propensione alla crescita, oltre che preoccupanti rischi inflazionistici, in una combinazione di fattori che suscita allarme nel nostro Governo, ma anche - certamente - nel Parlamento. Questo allarme è un dato largamente condiviso. Pertanto, ritiene che - pur nelle giuste e scontate differenze sul piano delle proposte - le motivazioni di fondo di misure drastiche, quali quelle recate dal decreto-legge in esame, possano trovare una condivisione che va al di là della maggioranza. Un intervento generale che assicuri all'Italia un rapido recupero di rigore è stato richiesto sia in sede europea - dove le linee della manovra italiana per il prossimo triennio sono state accolte con favore - sia, ripetutamente, dal Governatore della Banca d'Italia.
Sottolinea che il decreto-legge non reca solo tagli di spesa, ma anche importanti misure di semplificazione e razionalizzazione, sia di spesa che normativa e ordinamentale, nonché misure innovative di promozione dello sviluppo e della crescita. Per quanto riguarda le singole disposizioni di competenza della III Commissione, è innanzitutto da segnalare l'articolo 14, che reca autorizzazioni di spesa per un totale di circa 1,5 miliardi di euro in un arco temporale di sette anni, per la realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del grande evento EXPO Milano 2015 in attuazione dell'adempimento degli obblighi internazionali assunti dal Governo italiano nei confronti del Bureau International des Expositions (BIE). L'Esposizione, intitolata «Nutrire il pianeta: energia per la vita» in programma a Milano dal 1o maggio al 31 ottobre 2015, rappresenta un appuntamento cruciale per il «sistema Italia», del quale dovrà riuscire a mettere in luce le componenti più originali inquadrandolo negli scenari globali al cui centro c'è il tema del diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il Pianeta.
Quanto al successivo articolo 24, noto come norma «taglia-leggi», sarebbe opportuno potere conoscere l'eventuale impatto della disposizione sui settori di competenza della Commissione come pure potere meglio comprendere le ragioni che hanno indotto il Governo, all'articolo 26, comma 1, in materia di taglio degli enti, a sopprimere ipso iure l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (Is.I.A.O.) e l'Istituto Agronomico per l'Oltremare (IAO), già interessati dall'ultima legge finanziaria. Al riguardo è da segnalare che il Ministero degli affari esteri ha trasmesso in questi giorni la relazione sull'attività svolta dall'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, riferita al 2007, dalla quale si evince un contesto culturalmente assai vitale e unico nel suo genere, ricco di iniziative di indiscutibile valore sul piano politico, economico e culturale con corsi di lingue, numerosi

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incontri di studio, mostre, pubblicazioni e iniziative nel settore archivistico e del restauro bibliografico.
Per quanto concerne l'articolo 46, relativo alla riduzione delle collaborazioni e consulenze nella Pubblica Amministrazione, risulta che l'Amministrazione del Ministero degli affari esteri abbia già provveduto ad una restrizione degli incarichi di consulenza. Anche su tale questione ritiene auspicabile potere ricevere elementi di maggior approfondimento.
Il successivo articolo 60 reca una misura di carattere generale e trasversale su tutte le dotazioni di bilancio, disponendo la riduzione delle dotazioni finanziarie di ciascun Ministero, per ciascun anno del triennio 2009-2011. Per quanto riguarda il Ministero degli affari esteri, il taglio ammonta a 195,2 milioni per l'anno 2009, 215,2 milioni per il 2010 e 378 milioni per il 2011, pari a circa il 2,5 per cento delle riduzioni complessive. Considerato che il dato complessivo della riduzione viene articolato in base alla missione di spesa, la missione maggiormente interessata dai tagli è quella (invero assai ampia e quasi onnicomprensiva, date le funzioni del Ministero degli Affari esteri) denominata «L'Italia in Europa e nel mondo». Tagli di entità molto più limitati vengono effettuati anche sulle due missioni «Servizi istituzionali e generali» e «Fondi da ripartire».
Inoltre, il comma 1 dell'articolo 60 specifica che i tagli operano anche su spese predeterminate per legge, segnalate in una parte separata dell'elenco 1, allegato al decreto-legge. Da questa specificazione si ricava che l'intervento riduttivo incide in modo preponderante sulle dotazioni da fattore legislativo. Ai fini di un pieno rispetto delle prerogative parlamentari in materia di spesa, è da valutare la predisposizione di un elenco più analitico dei tagli di cui sono oggetto le singole autorizzazioni di spesa per poterne valutare l'impatto sulla legislazione sostanziale.
Passando al comma 11 dello stesso articolo 60 del decreto-legge, esso reca una riduzione di circa 170 milioni di euro dello stanziamento a favore degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Si tratta di una misura assai discutibile che allontana il nostro Paese dagli obiettivi concordati a livello internazionale e pregiudica in modo quasi definitivo la possibilità per il nostro Paese di allinearsi, in un settore importantissimo della politica estera, agli altri partner occidentali ed europei (in primis gli USA) che possono rivendicare - sulla scena internazionale - una presenza molto più attiva e generosa dell'Italia. Indubbiamente, la norma si pone nel solco di una tradizione quasi ventennale che vede il nostro Paese fanalino di coda tra tutti i Paesi occidentali quanto a percentuale del PIL destinata agli interventi di cooperazione allo sviluppo e che solo di recente si è cercato di interrompere con interventi che non hanno comunque permesso di mantenere gli impegni assunti nelle sedi internazionali in tale settore.
Ritiene che uno dei motivi profondi per cui la cooperazione gode in Italia di così poca popolarità - presso i governi, ma anche presso i cittadini - sia la carenza di un quadro strategico e normativo adeguato. Non è un caso che ormai legislatura dopo legislatura, nell'alternanza di governi e maggioranze, si tenti senza successo una riforma della legge n. 49. È dell'avviso che anche questa nuova legislatura debba affrontare con urgenza questo nodo e auspica che questa volta il Parlamento riesca ad approdare ad una riforma incisiva, profonda e condivisa della legge n. 49, partendo dal lavoro svolto nel corso della XV Legislatura dal comitato istituito ad hoc presso il Senato.
È inoltre da segnalare la norma recata all'articolo 63, comma 1, per l'incremento dell'autorizzazione di spesa, di cui alla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), pari a 90 milioni di euro per l'anno 2008 per il finanziamento fino al dicembre 2008 della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace mediante integrazione dell'apposito fondo istituito nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze. Si tratta di una questione sulla quale la III Commissione condivide la competenza con la IV Commissione

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Difesa e che riguarda in modo particolare le missioni il cui mandato conferito dalle Nazioni Unite è in scadenza entro il prossimo mese di agosto ma per le quali il rifinanziamento opera allo stato fino al 30 settembre prossimo, ovvero le missioni UNIFIL in Libano, Althea in Bosnia Erzegovina, EUFOR Chad/Repubblica Centrafricana, MINUSTAH ad Haiti e la missione in Libia, che è ancora da avviare, per il contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani.
Sono da richiamare altresì gli specifici effetti sul personale dell'Amministrazione degli affari esteri prodotti dalle norme contenute negli articoli 71 e 72 del decreto-legge, relativi alle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e al personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo: si tratta di norme che richiedono una considerazione particolare delle esigenze e condizioni in cui versa il personale dipendente all'estero, al pari di come avviene in settori altrettanto atipici dell'Amministrazione dello Stato, come quello della difesa.
Infine, segnala che il decreto-legge in esame contiene una norma di grande importanza sul piano delle prospettive e degli effetti, sia economici, sia sulle relazioni internazionali, ovvero l'articolo 83, commi 25-28, che istituisce e definisce i compiti del Comitato strategico per lo sviluppo e la tutela all'estero degli interessi nazionali in economia, che non prevede oneri di spesa. Ad esso sono attribuiti compiti di indirizzo, consulenza e coordinamento informativo nei confronti delle più rilevanti imprese italiane - in special modo quelle a partecipazione pubblica. La norma individua altresì i settori di attività di dette imprese prioritari ai fini dell'intervento legislativo in esame, ossia quelli dell'energia, dei trasporti, della difesa e delle telecomunicazioni. La norma intende fornire una risposta ad una esigenza di internazionalizzazione del nostro sistema produttivo e del «sistema-Italia» nel suo complesso che è oggi molto avvertita e che è stata fatta presente in Commissione in occasione del dibattito sul DPEF come, in precedenza, sul già citato decreto-legge n. 93. La norma, che certo da sola non può risolvere il problema, tocca un punto decisivo di innovazione per la proiezione strategica della nostra economia. L'istituzione di questo Comitato indica infatti la consapevolezza del Governo di quanto - nel mondo verso il quale andiamo - politica estera, strategie internazionali e sistema economico sono collegati. Ed indica la volontà di adeguare a queste sfide l'azione delle nostre imprese e dei nostri organi di governo. Si tratta peraltro di una filosofia di fondo che emerge in un'altra disposizione contenuta nel decreto-legge, recata al comma 3 dell'articolo 6, che, in materia di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese, prevede il concerto tra Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero degli affari esteri per la determinazione degli interventi prioritari e per la composizione e i compiti del Comitato per l'amministrazione dell'apposito fondo rotativo, previsto al successivo comma 4.
In conclusione, in considerazione della portata complessiva del decreto-legge in titolo, che attiene a questioni salienti per la III Commissione, si riserva di predisporre una proposta di parere prevedibilmente favorevole sulla base di quanto emergerà dal dibattito e delle eventuali integrazioni che il rappresentante del Governo vorrà fornire sulle questioni sollevate.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI, ringraziando il relatore per la puntuale illustrazione del provvedimento, che condivide sia sul piano generale che per le considerazioni di dettaglio, segnala alcune questioni connesse ai temi toccati dal provvedimento.
In particolare, rileva che per quanto concerne il piano del funzionamento della rete all'estero, appare necessario introdurre una deroga al frazionamento della spesa in dodicesimi, di cui all'articolo 60, comma 15, per consentire finanziamenti alle sedi all'estero in grado di garantirne il corretto funzionamento, e, più in prospettiva,

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assicurare l'effettiva e compiuta realizzazione della loro autonomia finanziaria e gestionale, avviata dal Ministero degli affari esteri, ed altresì per assicurare le misure di emergenza a tutela dei cittadini italiani all'estero.
Inoltre, la disposizione in materia di ulteriori limitazioni delle assunzioni presso le pubbliche amministrazioni, di cui all'articolo 66, rende necessaria la previsione di ulteriori specifiche deroghe per il Ministero degli affari esteri, in difetto delle quali occorrerà considerare un'ulteriore, approfondita quanto incisiva revisione dell'articolazione della rete all'estero. Al riguardo sottolinea infatti che ogni anno il Ministero procede all'assunzione di nuovi dipendenti, selezionati mediante il concorso per personale diplomatico, per i quali è previsto un percorso di carriera ben definito e che sono chiamati a ricoprire ruoli che non possono essere altrimenti affidati a personale già assunto e con un più avanzato livello di carriera. In tal senso il Ministero si caratterizza in modo particolare rispetto agli altri settori dell'Amministrazione dello Stato per cui il cosiddetto blocco del turn over in questo ambito particolare rischia di determinare gravi carenze di personale nelle diverse sedi diplomatiche, cui non è possibile porre rimedio con gli strumenti ai quali si è ricorso negli altri settori dell'Amministrazione statale.
Per quanto riguarda le disposizioni relative al Fondo Unico d'Amministrazione (FUA), previste all'articolo 67, la norma prevede che per il 2009, nelle more di un riordino generale della materia, siano disapplicate tutte le disposizioni speciali che stanziano risorse aggiuntive a favore dei fondi per la contrattazione integrativa. Questo comporta una riduzione delle disponibilità per il 2009 di complessivi 9 milioni di euro. Dal 2010 le risorse in questione vengono ridotte del 20 per cento ed utilizzate sulla base dei criteri che verranno introdotti dalla nuova normativa. Tali criteri saranno mirati ad una più stretta correlazione alle maggiori prestazioni lavorative e allo svolgimento di attività di maggiore rilevanza e che richiedano particolare impegno e responsabilità. Sottolinea che il Ministero degli affari esteri, peraltro, si è già mosso in tale direzione, attraverso meccanismi che privilegiano la produttività, evitando quindi una assegnazione delle risorse «a pioggia». Si tratta di una misura che, pur nelle more di un riordino della materia, riduce la portata di uno strumento di grande importanza. È comprensibile quindi la preoccupazione da parte delle organizzazioni sindacali ma fa presente che tagli anche maggiori sono stati apportanti alle risorse relative al FUA di altri ministeri (fra tutti, ad esempio, i Ministeri dell'economia e finanze, dell'interno e della difesa). Si tratta di un ambito nel quale si auspica che vi sia sin da ora la possibilità di intervenire.
In tema di assenze per malattia, affrontato all'articolo 71, la norma prevede attualmente la sospensione di tutte le indennità accessorie nei primi 10 giorni di malattia, fatti salvi i casi di ricovero ospedaliero o di gravi patologie. La disposizione non dovrebbe applicarsi al personale il servizio all'estero che percepisce un'indennità che risponde a finalità diverse dalle indennità percepite in territorio nazionale. Ciò anche in considerazione del fatto che nell'ordinamento del Ministero degli affari esteri sono già stabilite specifiche disposizioni in tema di malattia durante il servizio all'estero ancora più restrittive e che comportano la conseguente sospensione dell'ISE, che come già detto risponde a precise finalità, quali il pagamento della casa, della scuola e così via.
Una menzione particolare merita il tema del collocamento a riposo, di cui all'articolo articolo 72, comma 11. La facoltà per l'Amministrazione di risolvere il rapporto di lavoro al compimento dei 40 anni di anzianità contributiva, introdotta dal decreto-legge, necessita, a suo avviso, di ulteriori precisazioni e qualificazioni che, da un lato, consentano una corretta ed ordinata programmazione dei periodi di servizio all'estero, e, dall'altro, assicurino che l'azione dell'Amministrazione in questo delicatissimo ambito non possa essere arbitraria, ma che invece risponda

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a criteri precisi e trasparenti, individuati sulla base delle specificità del contesto operativo del Ministero. Preannuncia la proposta di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in analogia a quanto già previsto per il personale dei comparti sicurezza e difesa per definire le specifiche modalità applicative della norma per quanto riguarda il personale del Ministero degli affari esteri ovvero le modalità di valutazione del tempo trascorso all'estero.
Quanto infine alla cosiddetta norma «taglia-enti», recata all'articolo 26, si tratta di due enti di specifica ed autonoma rilevanza, rispettivamente, nel settore degli studi sull'Africa e il Medio ed Estremo Oriente, per quanto riguarda l'Is.I.A.O., e in quello dei programmi di aiuto allo sviluppo, nel caso dell'Istituto Agronomico d'Oltremare, dei quali il Ministero si avvale per la sua azione e dei quali riconosce la necessità di una loro ristrutturazione. In particolare per quanto riguarda l'impegno del Ministero rispetto all'area geografica del Medio Oriente appare sempre più significativo il contributo assicurato dall'Is.I.A.O..
La riduzione delle dotazioni organiche, prevista all'articolo 74, è associata ad una previsione di rimodulazione degli assetti organizzativi, con una riduzione degli uffici dirigenziali di livello generale e di quelli di livello non generale, da attuarsi entro il prossimo mese di ottobre, tenendo comunque conto di quanto è già stato fatto in ottemperanza alla legge finanziaria per il 2007. Occorre approfondire quali siano le modalità più adeguate per procedere con interventi a tutela della funzionalità di questo ramo dell'Amministrazione, che tuttavia non potrà sottrarsi, come le altre Amministrazioni a cominciare dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai Ministeri dell'interno e della difesa, a questa normativa. Si intende al riguardo opportuno poter modulare tale riorganizzazione - pur nel rispetto del risultato indicato dalla norma e dei criteri generali - secondo le modalità attuative più adeguate alle peculiarità del Ministero.
Per quanto riguarda i tagli di bilancio, sottolinea che il decreto-legge riduce in maniera significativa le dotazioni finanziarie di tutti i dicasteri. Per gli esteri sono previsti 195 milioni in meno nel 2009 e fino a 378 milioni in meno nel 2010. A ciò si aggiungerebbe, come negli ultimi esercizi, la decurtazione prevista dal comma 507 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, per l'anno in corso pari al 12,5 per cento. A parziale compensazione, si conferisce una maggiore flessibilità in tema di modulazione della spesa tra i capitoli stessi. Non sono peraltro ancora stati resi noti i capitoli che formeranno oggetto del provvedimento, ad eccezione della riduzione di 170 milioni di euro a valere sui fondi di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, relativa all'aiuto pubblico allo sviluppo, di cui all'articolo 60, comma 11. Risulta, quindi, impossibile allo stato fornire maggiori e più puntuali elementi di valutazione. Permane l'auspicio, già espresso dal relatore, per quanto riguarda la novella della legge n. 49 considerati gli impegni dell'Italia in tale settore.
In termini più generali, sottolinea come il Ministero degli affari esteri abbia già avviato un'azione di razionalizzazione, modernizzazione e semplificazione, di cui il relatore ha dato conto, che si inserisce perfettamente nello spirito che informa le disposizioni oggi all'esame. Tale azione comprende, da un lato, una riorganizzazione e razionalizzazione della rete all'estero che meglio risponda agli interessi dell'Italia nelle nuove realtà mondiali e alle nuove esigenze delle nostre collettività e delle imprese. Il piano, la cui attuazione è stata prevista nel biennio 2007-2008, prevede la chiusura di alcune sedi allo scopo di consentire un risparmio per rientrare negli obiettivi di contenimento della spesa fissati dalla legge finanziaria per il 2007; per recuperare le risorse, sia umane che finanziarie, necessarie a potenziare, laddove necessario sulla base delle aggiornate esigenze di presenza italiana, la rete diplomatico-consolare con l'istituzione di nuove sedi; per affermare altresì l'obiettivo di unificare i servizi contabili degli uffici aventi sede nella stessa città estera. Il rafforzamento del Ministero degli affari esteri presuppone tale attività di razionalizzazione

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e di innovazione sul piano delle strutture, degli assetti organizzativi e delle procedure.
Per utilizzare al meglio questa rete al servizio del Paese, è stato parallelamente intrapreso un processo di riassetto delle strutture, dei processi organizzativi e dei metodi di lavoro, in coerenza con quanto previsto dal Piano industriale per la Pubblica Amministrazione, lungo due principi-guida: la riorganizzazione dei processi e dei moduli organizzativi e la semplificazione delle procedure. Si intende in tal modo dare un contributo concreto al secondo ed al terzo degli obiettivi fissati dal DPEF, ovvero l'efficienza e la semplificazione.
Per incrementare l'efficienza e la trasparenza della spesa, mentre stanno nascendo in ambasciate e consolati i primi «fondi speciali» sui quali potranno confluire fondi di sponsorizzazioni e liberalità, è in via di elaborazione, nell'ambito di un apposito gruppo di lavoro interministeriale, il regolamento che attribuisce ad ambasciate e consolati, al pari degli istituti di cultura, l'autonomia gestionale e finanziaria sancita da recenti disposizioni di legge. Molti progetti già avviati con il ricorso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono inoltre volti a modernizzare ed a rendere più efficiente l'Amministrazione con particolare riferimento al «progetto @Doc» per la dematerializzazione documentale presso l'Amministrazione centrale e la rete estera, all'uso della firma digitale, al «progetto SIFC» (Sistema Integrato delle Funzioni Consolari) e al «progetto Servizi Consolari On Line» (Sportello al Cittadino).
Sottolinea quindi l'azione svolta dal Ministero degli affari esteri in tema di sviluppo e, infine, l'azione di uno «Steering Group Sistema Paese» appositamente istituito al Ministero degli affari esteri, assieme all'«Unità per il Sistema Paese», creata presso la Segreteria Generale per favorire il coordinamento interno ed esterno dell'azione della diplomazia economica. Si tratta di due esempi dei segnali che il Ministero - nel processo di trasformazione che sta attraversando - rivolge al mondo imprenditoriale, mettendo a disposizione del sistema Italia non solo la propria rete all'estero, ma soprattutto la capacità di gestirla dal centro per promuovere gli interessi italiani nel mondo.
Oltre a sviluppare ed incoraggiare l'attività dello «Steering Group Sistema Paese», si intende altresì proseguire i periodici contatti diretti con i vertici delle grandi aziende e, infine, operare per assicurare la regolare partecipazione del Ministero alle missioni di sistema.
In conclusione - e con riserva di esaminare più a fondo, quando saranno disponibili le relative informazioni, le conseguenze delle riduzioni di bilancio sul funzionamento dell'Amministrazione ed in particolare della rete all'estero - ritiene opportuno che l'applicazione al Ministero degli affari esteri delle nuove disposizioni tenga adeguatamente conto non solo delle sue peculiarità operative e delle speciali esigenze che ne derivano, ma anche dell'azione virtuosa che la Farnesina, come sottolineato dal relatore, ha già concretamente avviato, orientata a conseguire risultati concreti in termini sia di riduzioni di costo che di incrementi di efficienza e semplificazione dei processi. Si tratta di un'indicazione rilevante per l'applicazione delle norme contenute nel decreto-legge, anche tenendo conto di possibile modifiche che allo stesso potranno essere apportato nel corso dell'iter di esame.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.35.