CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1° luglio 2008
24.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO. - Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Antonio Buonfiglio.

La seduta comincia alle 12.35.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Paolo RUSSO, presidente, fa presente che il termine per l'espressione del parere da parte delle Commissioni in sede consultiva, già stabilito per oggi, 1o luglio, è stato differito a domani, 2 luglio 2008.

Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, ricorda che il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF), introdotto dalla legge n. 362 del 1988, ha la funzione di definire le linee guida della manovra di finanza pubblica per il periodo compreso nel bilancio pluriennale. Esso si articola in due parti: una prima, di carattere descrittivo-previsionale, ove si esaminano e si valutano gli andamenti reali e gli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi fissati nei precedenti documenti, e una seconda, di natura prescrittivo-programmatica, in cui si fissano gli obiettivi macroeconomici (reddito, occupazione ed altro) e i saldi di finanza pubblica in termini di competenza e di cassa, individuando, in coerenza con tali obiettivi e nel rispetto dei saldi, le linee guida per la definizione dei bilanci pubblici e della legge finanziaria, nonché dei provvedimenti collegati alla manovra di bilancio.
I regolamenti parlamentari prevedono una speciale procedura per l'esame del DPEF che si conclude con l'approvazione da parte delle Assemblee di una risoluzione, cioè di un atto di indirizzo politico, predisposto sulla base delle relazioni delle Commissioni Bilancio, acquisiti i pareri delle altre Commissioni.
Il DPEF 2009-2013 si colloca in questa cornice normativo-regolamentare mirando, con alcune novità di fondamentale rilievo politico rispetto alla prassi invalsa negli ultimi anni, a recuperare nei fatti quella funzione di snodo centrale e punto

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di equilibrio di tutta la manovra finanziaria che ne costituisce la ragion d'essere e che, però, si era andata via via indebolendo, come dimostrano con ogni evidenza le vicende relative all'approvazione delle ultime leggi finanziarie, caratterizzate dal patologico congestionamento dei lavori parlamentari e dalla produzione di ingovernabili agglomerati normativi ormai privi di qualsiasi impalcatura strutturale e dei requisiti minimi in termini di leggibilità e certezza del diritto.
Gli elementi di novità risiedono in primo luogo nell'anticipazione a luglio di una parte sostanziale dei contenuti normativi della manovra. Il DPEF è stato infatti approvato dal Consiglio dei ministri contestualmente al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, volto appunto a dare attuazione, insieme ad altri provvedimenti, allo stesso DPEF e che, in particolare, fissa, all'articolo 1, il livello di indebitamento netto ed il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (PIL), coincidenti con quelli stabiliti nel DPEF, da conseguire nel triennio e prevede risparmi di spesa e incrementi di entrata particolarmente significativi.
Altro elemento di novità è il superamento della tradizionale scissione tra la parte programmatica (con proiezione pluriennale) e parte attuativa (limitata al primo anno) del DPEF, con una integrale convergenza tra le due parti che si traduce nella definizione di una manovra triennale di stabilizzazione della finanza pubblica. In questo modo, il Governo intende dare tempestiva e piena attuazione agli impegni assunti in Europa dal Governo Prodi, che vengono integralmente confermati.
Obiettivo fondamentale della manovra è il recupero di risorse finalizzato alla riduzione del deficit e del debito pubblico, per un ammontare leggermente superiore a quello indicato dalla Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF) del marzo scorso. In particolare, nella RUEF era previsto un recupero di risorse pari a 25-30 miliardi, importo che si ritiene di incrementare a circa 35 miliardi in seguito alla due diligence effettuata dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha stimato il deficit per il 2008 pari al 2,5 per cento del PIL. L'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla riduzione della spesa pubblica, in ragione di una media del 3 per cento del totale (1 per cento annuo), con l'intento di assicurare comunque una diminuzione dello 0,5 annuo del saldo strutturale a partire dal 2009. Non saranno invece varate nuove imposte, con l'eccezione di alcune misure di perequazione tributaria, mentre viene confermato l'obiettivo del contrasto all'evasione fiscale, da perseguire anche attraverso il federalismo fiscale.
L'entità della manovra ammonta allo 0,6 per cento del PIL nel 2009, all'1,1 per cento del PIL nel 2010 e all'1,9 per cento del PIL nel 2011.
Gli obiettivi previsti dalla RUEF vengono sostanzialmente confermati: l'indebitamento netto è fissato al 2,5 per cento del PIL nel 2008, al 2 per cento nel 2009 ed all'1 per cento nel 2010, sino a giungere al sostanziale pareggio del saldo nel 2011; l'avanzo primario aumenta progressivamente e, partendo dal 2,6 per cento del 2008, si colloca al 3,1 per cento nel 2009, al 4 per cento nel 2010 per giungere al 5 per cento nel 2013; il debito pubblico è previsto scendere sotto il 100 per cento del PIL nel 2011, per attestarsi al 90,1 per cento del PIL nel 2013.
Questi, in estrema sintesi, gli obiettivi macroeconomici posti a cornice all'azione correttiva, che il Governo intende articolare in quattro strumenti normativi: un decreto-legge recante le misure necessarie e urgenti da attuare, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, per garantire la stabilizzazione della finanza pubblica; un disegno di legge recante le norme necessarie per il completamento degli interventi che concorrono alla realizzazione degli indicati obiettivi entro l'anno 2011; due ulteriori disegni di legge concernenti rispettivamente l'attuazione del federalismo fiscale e norme volte alla costituzione di un codice delle autonomie nonché alla realizzazione di interventi per Roma capitale.

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L'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica, nella prospettiva di ridurla senza intaccare la quota di garanzia sociale.
In particolare, il contenimento della spesa dovrebbe essere realizzato attraverso l'applicazione di un limite preventivo alla crescita della spesa di bilancio relativa a missioni, programmi e ai costi di gestione. Tale strumento, previsto in generale per l'intera spesa pubblica, si integra con gli ulteriori meccanismi di flessibilità di bilancio, già introdotti, diretti ad attivare gradualmente il processo di revisione sistematica della spesa (spending review), attraverso la possibilità di rimodulazione delle dotazioni finanziarie relative ai programmi ricompresi all'interno di ciascuna missione di spesa. Questo intervento potrà assicurare nel triennio cospicui risparmi di spesa per le amministrazioni centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi, di cui circa 5 miliardi nel 2009.
Misure specifiche, con un effetto di recupero pari nel triennio a circa 20 miliardi, si concentreranno in particolare nei settori del pubblico impiego, della finanza decentrata, della sanità e della previdenza.
Alla riduzione della spesa pubblica si accompagna un deciso intervento di riqualificazione della spesa medesima, che assume la veste di un vero e proprio piano industriale per la pubblica amministrazione ed è finalizzato al miglioramento dei servizi offerti ai cittadini ed alle imprese, in una logica di promozione del merito e della qualità.
In parallelo, il DPEF disegna le linee di un intervento di semplificazione normativa ed amministrativa che investe, da un lato, in via generale, sia l'imponente ed improduttivo stock di leggi accumulato dal Paese (la cosiddetta misura «taglia-leggi», già inserita nel decreto-legge n. 112 del 2008, per l'abrogazione di leggi obsolete o dagli effetti esauriti) sia i tempi delle procedure amministrative (la misura cosiddetta «taglia tempi», per la certezza dei tempi di conclusione del procedimento amministrativo) e si concentra, dall'altro, sulla riduzione degli oneri amministrativi in alcuni settori-chiave: lavoro, salute, fisco.
Gli interventi sulla pubblica amministrazione e per la semplificazione normativa ed amministrativa sono d'altra parte condizione necessaria per lo svolgimento di una strategia di interventi per lo sviluppo economico che il DPEF delinea in maniera articolata, con particolare attenzione alle reti infrastrutturali, alla produzione di energia, all'innovazione, ai servizi pubblici locali, ai distretti produttivi.
Ed è proprio nell'intreccio e nella reciproca interazione tra gli interventi sulla pubblica amministrazione e sulla semplificazione normativa ed amministrativa e quelli direttamente finalizzati alla promozione dello sviluppo economico che si coglie il tratto caratteristico e qualificante del DPEF in esame; questa appare anche la prospettiva più giusta per valutare l'impatto del documento nelle materie di competenza della Commissione Agricoltura.
Sarebbe infatti una visione assai miope quella che volesse trarre dalla mancata enunciazione di interventi specificamente diretti al sostegno dell'agricoltura la conclusione che il settore non riceve l'attenzione di cui ha certamente bisogno, per ragioni sia strutturali che congiunturali; al contrario, e non deve sembrare un paradosso, è questo forse il miglior riconoscimento che l'agricoltura è un settore produttivo «adulto», inserito a pieno titolo nel sistema economico nazionale, e come tale sicuramente destinato a beneficiare in modo duraturo dei vantaggi di una ripresa economica complessiva e di un rilancio della competitività del Paese che possono essere promossi solo da una rete di interventi strutturali come quella disegnata dal DPEF, e non certo da una più o meno vasta congerie di misure-tampone.
Ciò non significa, naturalmente, che non vi siano emergenze da affrontare con la massima tempestività, ma per questo sono altri gli strumenti, come ad esempio il decreto-legge per il rilancio del settore della pesca approvato dal Consiglio dei ministri il 27 giugno 2008. D'altra parte, anche nel decreto-legge n. 112 del 2008,

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che costituisce il primo strumento di attuazione della manovra delineata nel DPEF, sono previsti interventi, sicuramente condivisibili, specificamente diretti a fronteggiare situazioni di crisi nel comparto agricolo e della pesca, come quella derivante dall'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi (articolo 9), oppure tali da assumere comunque particolare rilievo per detti comparti, pur non essendo ad essi riferibili in via esclusiva o principale: si ricordi, ad esempio, l'ampliamento dell'applicabilità dell'istituto del lavoro accessorio a tutte le attività agricole a carattere stagionale (articolo 22) e la semplificazione degli adempimenti amministrativi di carattere formale in materia di rapporti di lavoro (articoli 39 e 40).
Più in generale, ribadisce che la Commissione è chiamata a valutare l'impianto complessivo della manovra, naturalmente con particolare riferimento alle conseguenze che questa è destinata a produrre nei settori di sua specifica competenza.
Da questo punto di vista, riservandosi una compiuta formulazione della proposta di parere in esito al dibattito che si svolgerà in Commissione, esprime intanto una convinta adesione alle linee guida della manovra: riduzione del costo complessivo della pubblica amministrazione, riduzione funzionale da un lato alla sostenibilità dei conti pubblici, dall'altro da considerare nel quadro di una riqualificazione e connesso recupero di efficacia dell'attività della pubblica amministrazione; definizione di un piano industriale della pubblica amministrazione capace di renderne più efficace l'azione a servizio dei cittadini e delle imprese; riduzione del carico burocratico a carico dei cittadini ed delle imprese, attraverso un ampio e coordinato intervento di semplificazione normativa ed amministrativa; promozione dello sviluppo economico attraverso la rimozione di vincoli burocratici e concentrando l'azione pubblica sui punti essenziali per la produzione di ricchezza.
A suo giudizio, queste linee di intervento sono largamente condivise nel Paese e sono capaci di mobilitarne e rivitalizzarne le energie. Per quanto riguarda i settori di specifica competenza della Commissione, queste indicazioni trovano conferma nel ciclo di audizioni delle organizzazioni di categoria già svolte ad inizio legislatura, nelle quali è stata ampiamente sottolineata l'importanza della semplificazione normativa ed amministrativa come condizione indispensabile per il rilancio delle attività agricole ed il recupero di competitività da parte delle imprese.

Giuseppe RUVOLO (UdC) chiede chiarimenti in ordine alle modalità con le quali si svolgerà l'esame del documento.

Paolo RUSSO, presidente, ritiene che nella seduta odierna la Commissione possa iniziare il dibattito di carattere generale, per concluderlo nella seduta di domani, nella quale si procederà anche alla votazione del parere.

Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, invita a concludere oggi il dibattito, tenuto conto del fatto che domani i colleghi potrebbero essere impegnati anche in altre Commissioni.

Paolo RUSSO, presidente, ritiene che oggi possa svolgersi gran parte del dibattito di carattere generale, mentre domani si potrebbero limitare gli interventi ad un oratore per gruppo.

Mario PEPE (PD), nell'osservare che anche il relatore ha dovuto riconoscere che il DPEF non dedica adeguata attenzione all'agricoltura, anche se con motivazioni articolate sul ruolo essenziale della stessa, rileva che dalla lettura del documento emerge una dicotomia tra passato e presente: si propone un DPEF snello, che porti rapidamente a decisioni, ma in realtà si propone di «correre e non pensare», rispetto a DPEF del passato, carichi di approfondite riflessioni e proposte sul ruolo e sulle esigenze dell'agricoltura.
Nel documento in esame, l'agricoltura è citata solo nella Tavola II.3 (Valore aggiunto), dove il valore aggiunto dell'agricoltura per il 2008 indica una contrazione pari a -2,2 per cento, e nella Tavola II.4

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(Occupazione), dove per l'agricoltura si indica una dinamica in aumento per il 2008 pari allo 0,6 per cento. Non una parola viene invece dedicata al settore agricolo nell'ambito degli interventi per lo sviluppo, nonostante l'importanza che essa riveste per il Mezzogiorno, mentre si annuncia una Banca del Mezzogiorno, che sarà solo una sovrastruttura finanziaria e non un veicolo per la crescita.
Per citare il recente libro del Ministro Tremonti, il DPEF sembra ispirato più alle paure che alle speranze. Si enuncia un Piano per l'Italia, ma non si ritiene di svolgere un'adeguata riflessione sulle prospettive dell'agricoltura e sull'importanza di investire per il futuro, in un momento nel quale la FAO chiede di aumentare la produzione agricola, mentre si fanno più gravi le notizie sull'inflazione.
Invita quindi il relatore, al di là delle sue buone intenzioni, ad approfondire questi temi nella sua proposta di parere, che non può limitarsi a riprodurre le considerazioni conclusive oggi svolte. Occorre infatti introdurre elementi di prospettiva, se si vuole che l'agricoltura possa acquisire un ruolo centrale negli indirizzi che il Parlamento si appresta a definire.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD) rileva preliminarmente che con il documento in esame si assiste ad un ribaltamento delle regole e ad un'espropriazione delle prerogative del Parlamento, rispetto all'iter e alla logica dei documenti di finanza pubblica definiti dalla legge e dai regolamenti parlamentari. Infatti, il DPEF non è un documento meramente programmatico, ma costituisce la base per le decisioni vincolanti da assumere in sede di predisposizione dei documenti di bilancio. Invece, oggi è la manovra già varata dal Governo che determina il contenuto del DPEF, una manovra peraltro deliberata dal Consiglio dei ministri in nove minuti, che si vuole far approvare in pochi giorni in Parlamento. Si tratta di una grave violazione del ruolo del Parlamento, al quale spettano le funzioni di indirizzo e controllo sulla destinazione delle risorse pubbliche. Appare quindi legittimo sospettare che tale procedura sia finalizzata ad occultare l'extragettito che sarebbe emerso in sede di assestamento e che avrebbe dovuto essere finalizzato alla riduzione della pressione fiscale, in particolare per i lavoratori dipendenti.
Quanto all'inflazione, sottolinea che l'inflazione programmata fa registrare dal 2001 uno scarto rispetto a quella reale, che è più ampio nei DPEF dei Governi di centrodestra. Ciò pone il grave problema della tenuta del potere d'acquisto delle retribuzioni, aggravato dalle modalità e dai tempi nei quali si arriva al rinnovo dei contratti collettivi. Un'inflazione programmata pari all'1,7 per cento avrà certamente effetti depressivi sull'economia, soprattutto al Sud; essa costituisce una leva fondamentale della politica economica che, pur dovendo correggere l'inflazione tendenziale, deve assumere valori credibili, per evitare effetti negativi sulla contrattazione, sugli investimenti e sui consumi.
Quanto all'occupazione, non si comprende come possa realizzarsi l'aumento dello 0,6 per cento degli occupati in agricoltura nel 2008, quando i dati sull'andamento del PIL e del valore aggiunto in agricoltura forniti dallo stesso DPEF indicano un'altra dinamica e quando, al contempo, dalla complessiva manovra del Governo le spese per investimenti e i consumi alimentari escono penalizzati.
In sostanza, l'impostazione della politica economica del Governo trascura l'impatto dell'inflazione sulla capacità di spesa delle famiglie e sui consumi alimentari, come emerge dalle allarmate previsioni delle organizzazioni di categoria. Al contempo, il DPEF annuncia la «Robin Hood tax», che pure si scaricherà sulle famiglie, e la cosiddetta «carta acquisti», che ha un valore redistributivo minimo, mentre nel suo complesso non aiuta a far crescere l'Italia e trascura gravemente la politica agricola, che invece dovrebbe assumere un ruolo primario.

Giuseppe RUVOLO (UdC), pur manifestando apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, lamenta la mancanza di tempo adeguato per procedere ad un utile

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approfondimento e ad una necessaria riflessione sul Documento di programmazione economico-finanziaria che, in particolare, non può ridursi ad una pura formalità o ad una consuetudine che non tenga in alcun conto ciò che è stato dichiarato dal Ministro in sede di audizione presso la Commissione Agricoltura della Camera circa il ruolo che l'agricoltura dovrebbe svolgere quale asse portante dell'economia.
In particolare, rileva non solo che nel DPEF la parola agricoltura è citata solo due volte, ma anche che nello stesso manca qualsiasi previsione normativa per affrontare i problemi reali dell'agricoltura, quali l'eccessivo divario fra prezzi alla produzione e prezzi al dettaglio, la situazione delle aziende, le crisi di mercato, la mancanza di stabilità fiscale e previdenziale e infine l'assenza di una politica del credito e di una cabina di regia che sappia programmare e sviluppare interventi finanziari innovativi in agricoltura ed azioni di tutela del made in Italy. Ciò è sintomo di una scarsa attenzione per l'agricoltura. Sarebbe invece fondamentale un impegno del Governo per affrontare il problema delle infrastrutture nel Mezzogiorno, soprattutto con riferimento al piano irriguo. Viceversa, il Governo sceglie di dotare di banda larga vaste zone del Paese che sono però prive o carenti di infrastrutture primarie e viarie, con le prevedibili conseguenze sulle effettive possibilità di commercializzare i prodotti agricoli.
Ritiene da ultimo che il DPEF avrebbe dovuto porre particolare attenzione agli aspetti riguardanti la repressione delle frodi e i controlli sull'ingresso in Italia di prodotti privi degli elementari requisiti igienico-sanitari, elementi indispensabili per tutelare l'economia agricola.

Renato FARINA (PdL), con particolare riferimento alle questioni di metodo sollevate nel dibattito, ritiene inappropriato il richiamo dell'onorevole Oliverio circa la correttezza democratica delle modalità di esame del DPEF, che definisce ingeneroso. Anzi, piuttosto il richiamo puramente formale alle regole appare causa dei mali del sistema italiano, legato ad un conservatorismo formale, alla ruggine di pratiche vecchissime e ai minuetti bugiardi. Rammenta infatti che negli anni scorsi si è spesso discusso della utilità del DPEF, che peraltro veniva regolarmente smembrato nella successiva legge finanziaria, come negli ultimi anni, nei quali un maxiemendamento del Governo, in pochissimo tempo, ha sepolto ogni contributo parlamentare, senza alcun senso democratico.
Ritiene invece che il DPEF presentato dall'attuale Governo affronti in modo moderno i gravi problemi che l'Italia si trova di fronte, in particolare dando una risposta alla richiesta di processi decisionali più rapidi che si confrontino con quelli, rapidissimi, del mondo globale, al fine di superare la crisi delle democrazie, che è una crisi di efficienza. La democrazia non può rimanere ancorata a meccanismi che la fanno affogare.
Ritiene infine che nel DPEF si parli poco di agricoltura, come di molti altri settori dell'economia nazionale, poiché esso privilegia la dimensione macroeconomica di cui l'agricoltura è parte integrante e contiene molte previsioni che sono condizioni preliminari per lo sviluppo, come lo snellimento burocratico. Sarà compito del Parlamento dare seguito a queste prospettive.

Luciano AGOSTINI (PD), nel condividere gran parte degli interventi dei colleghi del suo gruppo, rileva come il DPEF, per come è stato formulato, snaturi il senso del documento stesso. Infatti, a suo avviso, è necessario tenere ben distinte gli strumenti programmatici e quelli attuativi e, poiché il DPEF è un documento programmatico, esso non può e non deve coincidere con la sua attuazione.
Ritiene inoltre che nel DPEF il Governo avrebbe dovuto tenere in maggiore conto, per coerenza, le sue stesse dichiarazioni elettorali circa la necessità della crescita in termini economici, puntando alla riduzione della spesa pubblica e al rilancio degli investimenti.
L'azione di Governo si è invece caratterizzata solo per alcuni spot, come il

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decreto «taglia ICI», che sottrae risorse agli investimenti mentre nelle intenzioni del Governo avrebbe dovuto far ripartire il motore della crescita. Il Governo aveva inoltre assicurato che alcune poste di bilancio tagliate dal decreto-legge n. 93 del 2008 sarebbero state reintrodotte nella successiva manovra finanziaria, ma anche di questo non vi è traccia nel DPEF.
Paventa infine che il Governo non abbia una visione su come affrontare i reali problemi non del solo settore agricolo, ma dell'intero Paese, quali i problemi del potere d'acquisto dei salari, dell'incremento dei consumi delle famiglie, del rilancio del made in Italy, Almeno, potevano essere ripresi gli indirizzi già illustrati dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
Esprime da ultimo preoccupazioni per gli interventi sulla spesa pubblica in materia di sanità, per l'assenza di un indirizzo in merito al federalismo fiscale, peraltro giustamente rimandato ad un successivo disegno di legge del Governo, e in merito alla copertura dei tagli sull'ICI effettuata tramite un taglio alle spese per gli investimenti che fa presagire future difficoltà per gli enti locali.
Giudica pertanto del tutto inidonea la manovra del Governo.

Angelo ZUCCHI (PD) ritiene non irrilevante l'assenza di riferimenti all'agricoltura nel DPEF, cui fa seguito l'assenza di specifiche disposizioni di competenza della Commissione Agricoltura nel decreto-legge n. 112 del 2008. Confuta in proposito l'affermazione secondo la quale tale assenza sarebbe dovuta ad un'attenzione del Governo alla sfera della macroeconomia, nella quale sarebbe ricompresa la dimensione agricola. Infatti, il Governo ha recentemente adottato un decreto-legge sulla pesca, peraltro condivisibile in buona parte, nel quale si preoccupa di sciogliere i consigli di amministrazione degli enti operanti in agricoltura, prima ancora di occuparsi di un loro razionale riassetto.
Passando all'esame del DPEF, ritiene preoccupante che il Governo non si occupi delle vere emergenze del Paese, quali la perdita del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, la carenza di fondi per la ricerca, per gli investimenti, per le infrastrutture per il Mezzogiorno, per il sostegno alle imprese e il taglio dei fondi destinati agli enti territoriali.
Sottolinea poi che la vera novità del DPEF del Governo sta nell'incontrovertibile aumento globale della pressione fiscale, effettuata in particolare nei confronti delle imprese energetiche, delle banche e dei petrolieri, che scaricherà i propri effetti sui consumatori e sulle famiglie.
Da ultimo, alla creazione della cosiddetta tessera sociale, destinata al sostegno degli acquisti alimentari ed energetici dei cittadini meno abbienti, doveva invece preferirsi l'assegnazione diretta di somme di pari importo, misura che sarebbe stata maggiormente rispettosa della dignità dei beneficiari, che saranno invece costretti a farsi identificare come «poveri». Si tratta di un'inversione sostanziale dei principi che dovrebbero ispirare l'azione di sostegno dello Stato in favore delle persone che versano in stato di bisogno, alle quali non si riconoscono diritti, ma si concedono le «briciole».
Ritiene dunque che l'azione di Governo si muova in direzione diametralmente opposta a quella dichiarata di diminuire la pressione fiscale, aiutare le famiglie bisognose e rimettere in moto consumi e investimenti.

Giuseppina SERVODIO (PD) ritiene l'autorevole intervento del relatore abbia aperto uno spiraglio verso una riflessione politica più approfondita e verso un parere che, pur non potendo essere unanimemente condiviso, potrebbe in ogni caso costituire la premessa per la necessaria riconsiderazione del ruolo dell'agricoltura nella manovra finanziaria del Governo, dando in tal modo riscontro anche all'approccio illustrato alla Commissione dal Ministro Zaia.
Con riferimento alle dichiarazioni dell'onorevole Farina, ritiene che non si possa né ridurre la dimensione agricola italiana ad un settore al pari degli altri, né ritenere di contribuire al suo sviluppo non parlandone.

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È vero che occorre definire modalità che rendano efficiente il lavoro del Parlamento, ma un efficace esercizio della funzione parlamentare di indirizzo appare fondamentale proprio in questo momento, nel quale il DPEF è accompagnato da un'anticipazione della manovra finanziaria. Ciò non per definire nel DPEF l'elenco delle cose da fare, ma per individuare un preciso orientamento politico sul ruolo dell'agricoltura nel sistema economico e nel rapporto con l'andamento dei costi e dei prezzi, con la tutela del consumatore e con le questioni ambientali.
Invita quindi la maggioranza ad avere il coraggio di farsi carico di questa responsabilità.

Paolo RUSSO, presidente, nel formulare, a nome della Commissione tutta, i migliori auguri alla collega Ida D'Ippolito Vitale, lievemente ferita in un incidente stradale, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta di domani.

La seduta termina alle 14.10