Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 23 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Servizio civile universale è finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all'educazione alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica. Valori che, come ci dimostra l'attuale scenario di guerra in Ucraina, non si possono mai dare per scontati ma vanno di giorno in giorno costruiti, soprattutto con le nuove generazioni, non solo a livello nazionale, ma anche nel contesto europeo. Il rischio di una sorta di «assuefazione» alla democrazia contribuisce a ingenerare fenomeni di disaffezione, insoddisfazione e distacco nei confronti delle istituzioni politiche;

    la formazione dello spirito civico e la promozione dell'impegno nei confronti della comunità sono il presupposto per una vigorosa società civile, e più precisamente di un ricco e multiforme tessuto associativo. La partecipazione associativa, e specialmente ad associazioni in grado di produrre fiducia intersoggettiva, capacità di cooperazione, interesse per le sorti della società, rappresenta un antidoto nei confronti del ripiegamento privatistico e una risorsa per lo sviluppo del «capitale sociale», quale requisito ineludibile per una sana democrazia;

    sono almeno una sessantina, nel mondo, i Paesi che attribuiscono una qualche forma di riconoscimento istituzionale a esperienze e attività definibili come «servizio civile»;

    nel nostro Paese, il primo a parlare di servizio civile fu il filosofo italiano della nonviolenza Aldo Capitini, quale forma alternativa al servizio militare e come addestramento della popolazione alle tecniche della nonviolenza, in modo da lasciare maturare nei cittadini la scelta democratica per uscire definitivamente dell'ideologia totalitaria e strumento di democratizzazione della società;

    come noto, con la recente riforma della legge 6 giugno 2016, n. 106 e il successivo decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, a seguito di un ampio confronto con gli enti, le organizzazioni di rappresentanza dei giovani e le diverse amministrazioni interessate, gli ambiti in cui è possibile svolgere il servizio civile universale sono: a) assistenza; b) protezione civile; c) patrimonio ambientale e riqualificazione urbana; d) patrimonio storico, artistico e culturale; e) educazione e promozione culturale e dello sport; f) agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità; g) promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione della cultura italiana all'estero e sostegno alle comunità di italiani all'estero;

    si stima che dal 2001 siano stati coinvolti in progetti di servizio civile oltre 700 mila giovani, dei quali circa il 65 per cento ragazze e tutti su base volontaria;

    come recita il capo III del decreto legislativo n. 4 del 2017, significativamente intitolato «I soggetti del servizio civile universale», serve una collaborazione paritaria tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome, gli enti di servizio civile universale e i rappresentanti dei volontari attraverso la Consulta, fatta salva la responsabilità di sintesi finale del Dipartimento politiche giovanili e servizio civile universale;

    fondamentale per il conseguimento delle finalità del servizio civile è lo strumento della programmazione degli interventi e delle iniziative portate avanti dagli enti iscritti all'albo e del confronto nella sede di rappresentanza della Consulta nazionale del servizio civile universale, nel rispetto dei princìpi della partecipazione, della concertazione, della co-programmazione e della co-progettazione;

    va registrato positivamente lo stanziamento, per il 2022, di risorse finanziarie per l'attuazione dei programmi di intervento pari a oltre 311 milioni di euro, di cui il 40 per cento è destinato alle regioni del Mezzogiorno, così come lo specifico rimborso per le misure aggiuntive, previsto dall'articolo 12, comma 2, del decreto legislativo n. 40 del 2017, quali ad esempio l'attività di tutoraggio e l'inclusione di giovani con minori opportunità;

    parimenti, è un risultato importante l'incremento di ulteriori 8.481 posizioni (8.307 in Italia e 174 all'estero), per 102 programmi (92 in Italia e 10 all'estero), portando a 64.686 dei posti disponibili per i giovani tra i 18 e 28 anni che intendono diventare operatori volontari di servizio civile, la cifra più alta di sempre da quando è stato istituito, nel 2001, il nuovo servizio civile su base volontaria, anche se tale cifra è ancora lontana dall'obiettivo delle 76.000 posizioni stimate finanziabili nel 2021 dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale;

    a riprova della sua strategicità, il Servizio civile universale ha trovato puntuale riconoscimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia nella missione «Digitalizzazione, innovazione, Competitività, Cultura» sia nella missione «Inclusione e Coesione», in base ai quali, in linea con gli obiettivi di digitalizzazione del Pnrr è stato istituito un programma quadro sperimentale di Servizio civile digitate, con l'obiettivo di contribuire a garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità di alfabetizzazione digitale e il coinvolgimento nel triennio 2021-2023 di circa 9.700 operatori volontari;

    tali importanti scenari devono essere accompagnati da un costante e collaborativo confronto con la rappresentanza degli enti iscritti all'Albo di cui all'articolo 11, del decreto legislativo n. 40 del 2017 e dei giovani volontari, a cominciare dalle scelte relative alle modalità operative e alle tempistiche per l'accesso ai bandi, per le procedure di selezione dei volontari, nonché per ogni altro profilo che possa incidere sulla programmazione dell'attività degli enti e sulle aspettative dei giovani;

    al contempo, anche sul piano ordinamentale, il settore ha visto, recentemente, l'affermarsi di un nuovo quadro normativo di cui si sta sperimentando il primo impatto e del quale non risultano ancora sufficientemente verificati gli effetti, basti pensare che le Relazioni sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile, predisposta ai sensi dell'articolo 23 del citato decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, sono riferite agli anni 2018 e 2019, ovvero ai primi anni di entrata in vigore della riforma del 2017;

    al riguardo, ha destato non poca sorpresa tra le rappresentanze dei soggetti interessati l'ipotesi di un ulteriore intervento di revisione ordinamentale, che rischierebbe di rendere nuovamente indeterminato il contesto normativo in cui saranno chiamati ad operare gli enti, che recentemente hanno già dovuto adeguarsi alla soppressione della programmazione dei piani annuali, operata dall'articolo 40 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233;

    a tale riguardo è prioritario che, nell'ambito di un costante e collaborativo confronto, inizi subito l'attività del gruppo della Consulta nazionale del servizio civile per la costruzione della proposta di Piano triennale 2023-2025, sul quale fra l'altro è richiesta l'intesa Governo-regioni e pubblica amministrazione;

    l'adeguatezza e la costanza delle risorse al finanziamento del Fondo nazionale per il servizio civile universale, così come la stabilità nel medio-lungo termine del quadro ordinamentale, rappresentano il presupposto per un'efficace programmazione dell'attività degli enti iscritti all'Albo, nel pieno rispetto dello spirito collaborativo che ha ispirato la riforma del 2017,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prevedere, sin dal prossimo disegno di legge di bilancio, stanziamenti strutturali ordinari per il Fondo nazionale per il Servizio civile di cui all'articolo 24 del decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, in misura tale da assicurare l'effettiva fruizione del diritto di tutti i volontari richiedenti all'accesso al servizio e con una base minima annua di almeno 60.000 posizioni, per arrivare progressivamente al conseguimento dell'obiettivo di almeno 100.000 volontari ammessi ogni anno;

2) prendendo spunto dalla positiva iniziativa della nascita del Servizio civile italo-francese, con l'accordo del 15 febbraio 2022, volto a promuovere la mobilità e lo scambio tra i giovani volontari italiani e francesi per progetti dei due Paesi, ad adoperarsi per l'allargamento di tale esperimento anche con gli altri partner europei;

3) ad adottare iniziative per valorizzare percorsi di pace attraverso la sperimentazione prevista per i Corpi civili di pace, con la pubblicazione dell'avviso per i progetti della terza annualità, che avrebbe già dovuto essere in corso;

4) ad adottare, per quanto di competenza, iniziative normative volte a delineare lo status giuridico dell'operatore volontario durante il servizio all'estero, con particolare riguardo al sistema di tutele e di sicurezza che deve accompagnare i nostri giovani volontari all'estero, soprattutto operanti in zone a rischio;

5) ad adoperarsi anche nell'ambito della conferenza Stato-regioni, e d'intesa con le rappresentanze degli enti del terzo settore, per la graduale definizione di un sistema di attestazione delle competenze tipiche del servizio civile, tra le quali quelle di cittadinanza e soft skyll oppure trasversali oppure strategiche, acquisite dai volontari nel corso dell'esperienza del servizio civile, volto a valorizzare la formazione acquisita anche ai fini di un possibile successivo utilizzo delle evidenze delle competenze acquisite nel mondo del lavoro, pur confermando la netta distinzione tra le finalità del servizio civile universale e le politiche attive per il lavoro;

6) ad adottare iniziative per assicurare il massimo coinvolgimento preventivo, nel pieno rispetto del principio di co-programmazione e co-progettazione sancito dalla riforma del 2017, degli enti del terzo settore e della Consulta nazionale non solo nella programmazione e organizzazione a livello territoriale dei progetti, ma anche ai fini della definizione di scelte relative alle modalità operative e alle tempistiche per l'accesso ai bandi, per le procedure di selezione dei volontari, nonché per ogni altro aspetto che possa incidere sull'organizzazione e l'efficacia dell'azione degli enti;

7) ad adottare iniziative per semplificare le procedure dei bandi per i progetti degli enti, rafforzando i meccanismi di verifica ex post di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 40 del 2017;

8) ad assicurare la puntuale attuazione alla disposizione di cui all'articolo 23, del citato decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, che prevede che «Il Presidente del Consiglio dei ministri presenta ogni anno al Parlamento, entro il 30 giugno, una relazione sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile universale»;

9) ad adottare indirizzi per favorire la sperimentazione e l'adozione di nuove metodologie di formazione in presenza, a distanza e mista, relativamente alla formazione degli operatori volontarie del personale degli enti accreditati, alla formazione in capo agli enti iscritti all'Albo del Servizio civile universale, promuovendone la formazione e garantendone l'aggiornamento continuo anche attraverso il costituendo Centro nazionale di formazione.
(1-00612) «Bonomo, Gribaudo, Lepri, Ceccanti, Carnevali, Boldrini, Bruno Bossio, Zardini, D'Elia, Fiano, Berlinghieri, De Filippo, Quartapelle Procopio».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la calligrafia occidentale in alfabeto latino ha una storia lunga e complessa, datata, nel caso dell'alfabeto latino fino al primo secolo avanti Cristo, fino ai giorni nostri;

    con la diffusione del cristianesimo a partire dal IV secolo, i monasteri cristiani si sono vieppiù occupati di codificare lo stile calligrafico, tramandato grazie all'opera degli amanuensi, facendosi successivamente promotori di una differenziazione territoriale che nel tempo è diventata caratteristica;

    dopo un iniziale recupero della calligrafia e del corsivo ad opera della corte di Carlo Magno a partire dall'VIII secolo d.C., l'uso della scrittura in corsivo cominciò a conoscere sempre più ampia diffusione sia per il frequente impiego della stessa nei registri contabili dei mercanti, sia per la diffusione di manoscritti monastici che, a decorrere tra la fine del IX secolo e l'inizio del XII secolo, per la nascita delle prime università;

    il rinascimento ha costituito una importante occasione di diffusione e sviluppo della calligrafia anche grazie all'influenza di Francesco Petrarca e della scuola umanista fiorentina, dando luogo ad un periodo florido per la calligrafia occidentale e italiana, ulteriormente rilanciata dalla nascita della stampa a metà del XV secolo;

    considerando l'Istitutio Oratoria di Quintiliano del I secolo come unico manuale che insegnasse la scrittura, la potente diffusione della scrittura portò alla nascita di numerosi manuali tecnici finalizzati a diffondere la pratica della «bella scrittura», come il De Divina Proportione di Luca Pacioli nel 1509, L'Operina di Ludovico degli Arrighi nel 1524 ed ancora altre opere calligrafiche aventi come autori Giovanni Battista Palatino e Giovanni Francesco Cresci, portando ad una continua e florida diffusione della calligrafia anche nelle cancellerie e sedi amministrative di tutta la Penisola, per poi trovare apprezzamento anche in Europa;

    con il passare degli anni, la scrittura calligrafica ed il corsivo sono passati da essere una tradizione trasmessa unicamente nelle comunità monastiche ad uno strumento di uso comune, sintetico della cultura e della storta dei popoli;

    la scrittura è un'abilità cognitiva complessa, che implica la gestione contemporanea di svariati processi motori e cognitivi per controllare simultaneamente dita, polso e bracci, nonché per controllare la memoria, la vista e l'attenzione;

    secondo varie ed autorevoli teorie psicologiche, l'intelligenza rappresenta la forma di maggiore adattamento della mente alla realtà da parte di un individuo in quel particolare momento della propria vita, per cui ogni adattamento è dato dalla mediazione di processi di assimilazione, dall'acquisizione d'informazioni provenienti dall'esterno e di accomodamento, cioè di integrazione di queste informazioni con quelle già in possesso, ed è l'interazione di questi processi che, nel bambino, porta a sviluppi qualitativi delle proprie capacità cognitive;

    nel caso della scrittura grafica in corsivo, viene effettuato un coordinamento tra dita, polso, bracci, memoria, vista ed attenzione tale da stimolare il pensiero logico-lineare, andando a sviluppare un'attività neuronale nelle aree del cervello coinvolte nell'attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria, al punto che la perdita della scrittura e della grafia scritta potrebbe degenerare in una maggiore diffusione di disturbi dell'apprendimento;

    in tal senso il riconoscimento del valore della calligrafia e della scrittura costituiscono una risorsa per lo sviluppo delle capacità cognitive dei bambini, rappresentando un investimento nel capitale umano nazionale in un'ottica di lungo periodo;

    è alquanto preoccupante constatare che gli studenti delle scuole superiori evitano il corsivo e scrivono in stampatello e questo in una percentuale altissima tra il 40 e il 45 per cento;

    il Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco ha iscritto, nel 2021, la calligrafia araba nel novero del patrimonio immateriale dell'umanità, in quanto scrittura nata «per trasmettere armonia, grazia e bellezza»;

    stante il valore storico della calligrafia nella storia italiana ed occidentale ed il suo valore storico come elemento di rappresentanza della cultura italiana e delle radici cristiane dell'Europa è opportuno che questa trovi degno ed idoneo riconoscimento,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, presso le opportune sedi istituzionali dell'Unesco, al fine di richiedere il riconoscimento della calligrafia occidentale come patrimonio immateriale dell'umanità;

   ad assumere le necessarie iniziative destinate a tutelare e diffondere la cultura della calligrafia, nonché il suo valore storico ed identitario per la Nazione;

   ad adottare le necessarie iniziative per preservare la scrittura manuale come strumento di sviluppo delle capacità cognitive negli studenti, garantendone l'apprendimento nel corso del processo di scolarizzazione.
(7-00816) «Frassinetti, Ciaburro, Caretta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri ha deliberato l'adozione del decreto-legge energia che prevede la riduzione delle accise di 25 centesimi di euro al litro più iva al 22 per cento per un periodo di 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto stesso;

   da molti mesi il prezzo del carburante aumenta in modo vertiginoso;

   la misura adottata dal Governo non risponde agli interessi di tutti coloro, cittadini automobilisti innanzitutto, e distributori in secondo luogo, già pesantemente vessati dall'aumento dei prezzi incontrollato;

   i cittadini, infatti, godranno di uno sconto sul prezzo del carburante insignificante ed, oltretutto, limitato ad un solo mese;

   i gestori, che hanno già pagato l'accisa sul carburante immagazzinato, non avranno meccanismi di compensazione di quanto già sborsato;

   si stima che le perdite ammonteranno a circa 2.500 euro per 10.000 litri di giacenza sino a 7.500 euro per giacenza sino a 30.000 litri;

   si ritiene indispensabile che il Governo intervenga immediatamente attraverso l'introduzione di meccanismi che prevedano un credito di imposta a favore di quei distributori di carburante che abbiano già assolto al pagamento dell'accisa sul carburante immagazzinato;

   è, altresì, indispensabile che il Governo non intervenga con sanzioni a carico di quei distributori che non sono in grado di modificare immediatamente il prezzo del carburante in quanto impossibilitati senza previa specifica autorizzazione da parte delle compagnie –:

   quale sia l'orientamento del Governo in relazione a quanto esposto in premessa, in particolare in ordine alla necessità della previsione di un credito di imposta a favore della distribuzione dei carburanti ad accisa già assolta.
(5-07763)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo gli annunci del Governo sulla disattivazione dell'antivirus russo Kaspersky nei computer della pubblica amministrazione, il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un'istruttoria per valutare i rischi relativi al trattamento dei dati personali dei clienti italiani che potrebbero derivare dall'uso del software;

   in particolare, numerosi sono gli allarmi lanciati da enti italiani ed europei specializzati in sicurezza informatica sul possibile utilizzo dell'antivirus, che da strumento di protezione potrebbe diventare uno strumento di attacco, permettendo al Governo russo di sfruttare informazioni sensibili anche per ottenere vantaggi nella guerra in Ucraina;

   il Garante ha chiesto all'azienda Kaspersky Lab di fornire l'esatto numero e la tipologia di clienti italiani, differenziandoli per singoli cittadini, aziende private e settore pubblico, nonché informazioni dettagliate sul trattamento dei dati personali effettuato nell'ambito dei diversi prodotti o servizi di sicurezza, compresi quelli di telemetria o diagnostici; la società che produce il software sarà, inoltre, tenuta a dichiarare se i dati sono stati trasferiti al di fuori dell'Unione europea, e quindi in Russia, o comunque resi accessibili ad altri Paesi;

   anche l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), si è espressa in favore della disinstallazione dell'antivirus russo e di qualsiasi software connazionale di Kaspersky dai computer degli enti pubblici, rappresentando una seria minaccia per la sicurezza;

   in particolare, l'invito dell'ufficio, guidato da Roberto Baldoni, è di analizzare l'evoluzione «della situazione internazionale e del quadro geopolitico», che rende «in particolare, opportuno considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall'utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Federazione russa», precisando come «Tra queste, particolare rilevanza assumono quelle di sicurezza informatica per l'elevato livello di invasività rispetto ai sistemi su cui operano. Stante la necessità di disporre di tali soluzioni tecnologiche, non si esclude che gli effetti del conflitto ne possano pregiudicare l'affidabilità e l'efficacia, potendo per esempio influire sulla capacità delle aziende fornitrici legate alla Federazione russa di assicurare un adeguato supporto ai propri prodotti e servizi»;

   da Palazzo Chigi al Ministero della difesa, dal Ministero della giustizia al Ministero dell'interno – Dipartimento della pubblica Sicurezza, ma anche in piccoli comuni, il software russo è attualmente installato su tutti i principali sistemi informatici delle istituzioni italiane, ricorrendo nei contratti pubblici di 2.384 enti, come emerge dalla banca dati di Contrattipubblici.org.;

   anche se non esiste ad oggi alcuna evidenza che Kaspersky sia stato utilizzato in modo malevolo, non si può ignorare di essere coinvolti in un conflitto nel quale la Russia ha già annunciato rappresaglie anche cibernetiche contro i Paesi che sostengono l'Ucraina –:

   da chi stata «consigliata» l'installazione di antivirus russi sui sistemi informatici della nostra pubblica amministrazione;

   quali siano stati i criteri di selezione adottati nella scelta e quanto costerà la dismissione dell'antivirus Kaspersky dai sistemi informatici della pubblica amministrazione;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per affermare una maggiore autonomia nazionale in ambito tecnologico, sviluppando una propria infrastruttura tecnologica di sicurezza informatica, anche ricorrendo ai fondi europei del Piano nazionale ripresa e resilienza.
(4-11653)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie apparse sulla stampa, si apprende che l'ufficio di Mosca dell'Ente italiano del turismo (Enit), con sede presso l'ambasciata italiana a Mosca, risulterebbe ancora operativo in attività di promozione ed organizzazione di servizi legati al turismo;

   a seguito dell'aggressione militare all'Ucraina da parte della Russia, sono state decise sanzioni economiche internazionali nei confronti della federazione russa, cui sta facendo seguito la sospensione e la chiusura da parte di decine di grandi aziende internazionali delle loro attività, in diversi settori, dall'energia, ai trasporti, dall'auto, ai servizi di ristorazione e del turismo;

   in questo quadro, compagnie di viaggio, come Airbnb, Expedia e Priceline hanno deciso di bloccare loro attività nei confronti della Russia e della Bielorussia, anche in considerazione della sospensione dei voli internazionali verso Mosca;

   alla luce delle circostanze descritte, appare difficile comprendere le ragioni per le quali l'ufficio di Mosca dell'Ente italiano del turismo dovrebbe restare ancora aperto e trovare le motivazioni economicamente valide per prolungarne ancora l'attività –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche espresse in premessa e se, nel caso siano confermate, intendano chiarire quali siano le ragioni per le quali l'ufficio Enit in Russia debba proseguire le proprie attività.
(4-11647)


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Europa sta vivendo una profonda crisi umanitaria senza precedenti nel dopoguerra a causa della drammatica azione bellica che la Russia ha intentato contro l'Ucraina e il suo popolo, mietendo vittime tra i civili, purtroppo anche bambini, oltre che provocando devastazioni inimmaginabili;

   molti Paesi dell'Unione europea, tra cui anche l'Italia, hanno deciso di compattarsi dopo l'invasione russa e inviare armamenti alle forze armate ucraine per rafforzare la difesa militare; il Consiglio dei ministri italiano, al pari degli altri Stati, ha infatti di recente adottato provvedimenti di urgenza per l'adozione di misure per fronteggiare la crisi ucraina;

   le immagini che ci vengono trasmesse mostrano le città ucraine rase al suolo, bombardate di continuo e assediate da mezzi blindati russi, molti dei quali acquistati proprio dagli Stati europei negli anni in cui Vladimir Putin rappresentava uno dei principali clienti dell'industria europea di armi;

   secondo i dati del gruppo di lavoro sulle esportazioni di armi convenzionali del Consiglio Ue (Coarm) analizzati da Investigate Europe, tra il 2015 e il 2020 oltre dieci Paesi, tra cui anche l'Italia, hanno esportato 346 milioni di euro di armi a Mosca, nonostante dall'agosto del 2014, a seguito dell'annessione illegale della Crimea, l'Unione europea avesse imposto un embargo sul materiale bellico destinato alla Russia da parte degli Stati membri;

   attraverso l'adozione da parte del Consiglio europeo della Decisione 2014/512/CFSP è stato proibito agli Stati membri di vendere, fornire, trasferire o esportare armi e materiale accessorio di qualsiasi tipo verso la Russia, inclusi munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari completi o loro parti;

   l'embargo non è servito ad arrestare le esportazioni di armamenti verso la Russia, molti dei quali oggi sono utilizzati nei barbari attacchi contro il popolo ucraino;

   anche la nostra Nazione non è esente da tale accusa atteso che, nel 2015, il Governo Renzi autorizzò la vendita di veicoli blindati terrestri per un valore di 25 milioni di euro, di cui 22,5 milioni di euro di blindati Iveco sono stati forniti alla Russia. Si tratta del modello «Lince», assemblato in Russia in uno degli stabilimenti Iveco, con componenti italiani, filmato a inizio marzo 2022 sul fronte ucraino, in un servizio della trasmissione «Piazzapulita»;

   dopo il 2015, l'esportazione di armamenti dall'Italia nei confronti della Russia ha registrato un'impennata nel 2020-2021 in cui sarebbero stati ceduti 21,9 milioni di euro di armi e munizioni; l'elusione dell'embargo imposto sarebbe stato possibile da parte dell'Italia in virtù dei fatto che la decisione assunta dall'Unione europea non prevedeva sanzioni nei confronti di chi avesse continuato a fornire armamenti alla Russia e, soprattutto, prevedeva un'esenzione per i contratti di fornitura sottoscritti prima del 2014;

   nonostante ciò, i Governi italiani – prima nel 2015 e successivamente nel 2020-2021 – avrebbero dovuto tenere conto non solo della decisione dell'Unione europea, ma altresì del contesto sociale e politico entro cui operavano, potendo giungere a rifiutare la fornitura di armi in favore di un Paese che presentava evidenti segni di belligeranza in virtù degli scontri avvenuti in Crimea e, successivamente, per la nota instabilità nei rapporti con l'Ucraina –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, se non intenda verificare e chiarire se l'esportazione di armamenti in favore della Russia da parte dell'Italia a partire dal 2015 sia avvenuta nel rispetto della normativa nazionale e sovranazionale vigente.
(4-11652)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ha dell'incredibile la vicenda del generale di Corpo d'Armata del ruolo d'onore Roberto Fenu, vittima prima del terrorismo e poi dello Stato;

   il generale Fenu, mentre prestava servizio presso il contingente internazionale dell'Onu-Tso-Ogl (dislocato in Medio oriente) nel febbraio del 1994, a seguito di un attentato terroristico in Libano, ha subito l'amputazione della gamba destra, che ne ha determinato la non idoneità al servizio militare con il collocamento in quiescenza;

   decorato al valor militare, il 13 gennaio 1998 Fenu è stato richiamato in servizio nel ruolo d'onore, ai sensi della legge n. 79 del 1989 ed ha prestato servizio fino all'età di 63 anni quando è stato posto in quiescenza (25 novembre 2016);

   a causa dell'errata applicazione della normativa vigente in materia di trattamento di fine servizio (articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 1973), il generale Fenu era costretto ad adire le vie legali, rivolgendosi al Tar Lazio, che con la sentenza n. 634 del 2016, riconosceva il diritto alla riliquidazione del Tfs secondo le previsioni spettanti alle vittime del terrorismo;

   nonostante ciò, il Ministero della difesa nella riliquidazione del Tfs non ottemperava alle previsioni di cui al citato articolo 4, costringendo, ancora una volta il generale Fenu a rivolgersi una seconda volta al Tar Lazio, che con sentenza n. 09748/2020 accoglieva il ricorso e ordinava all'Amministrazione militare di redigere un nuovo documento che ottemperasse alle citate disposizioni normative, riliquidando la buonuscita, con i benefici previsti dalla legge n. 206 del 2004 quale vittima del terrorismo;

   il Ministero della difesa – Centro nazionale amministrativo esercito (CNAE), in ottemperanza alla citata sentenza, procedeva a redigere un nuovo atto dispositivo PL3, concernente la riliquidazione del Tfs, che trasmetteva prontamente, per l'esecuzione, alla sede provinciale Inps di Udine;

   oggi, ad oltre un anno, dall'invio di detta documentazione, nonostante solleciti e diffide da parte dei propri legali, il generale non riesce ancora ad ottenere quanto in suo diritto, come denunciato dall'Associazione Fer.Vi.CReDO con nota del 19 febbraio 2022, ne mancano le difficoltà ad interfacciarsi con l'Inps;

   in questi momenti, più che mai, la riconoscenza dello Stato nei confronti di chi l'ha rappresentato con onore, anche a scapito della propria integrità fisica, dovrebbe essere concreta;

   è inaccettabile dover solo pensare di ricorrere al giudice, peraltro più di una volta, per ottenere quanto previsto per legge e spettante di diritto –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la corretta esecuzione di quanto accertato e riconosciuto dalla giustizia amministrativa a favore del generale di Corpo d'Armata Roberto Fenu.
(5-07751)

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM, SARLI e SURIANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si è appreso da fonti giornalistiche, il 15 marzo 2022, un carico di armi diretto verso l'Ucraina in partenza dall'aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ha causato la protesta degli stessi lavoratori dello scalo;

   gli operai, scoperto che il carico di un volo civile in partenza non era costituito da «materiale umanitario», ma da casse di armi destinate al conflitto in Ucraina, hanno interrotto le operazioni rifiutandosi di caricare il materiale, rivolgendosi all'Unione sindacale di base (Usb) che ha denunciato pubblicamente il fatto;

   il nostro Paese ha promesso invio di armi e munizioni all'Ucraina a seguito dell'approvazione del decreto-legge del 28 febbraio 2022, n. 16, che introduce ulteriori misure urgenti sulla crisi in Ucraina;

   dopo il via libera da parte del Parlamento italiano alla cessione di armi all'Ucraina, i dettagli riguardanti le forniture sono state al centro del lavoro delle commissioni esteri e difesa. L'elenco delle armi è secretato, nonostante alcuni parlamentari abbiano richiesto che l'elenco fosse reso pubblico, così come fatto da altri Stati europei disponibili all'invio di materiale bellico in Ucraina;

   nel caso citato non è dato sapere quale tipo di armi si stiano inviando in Ucraina, e, ad aggravare la vicenda, vi è il fatto che la spedizione che ha generato la protesta dei lavoratori non è avvenuta da un aeroporto militare – come opportuno – bensì, da un aeroporto civile Cargo Village sito presso l'aeroporto civile dove sarebbero dovuti partire solo voli «umanitari», riempiti di vettovaglie, viveri e quant'altro utile per il popolo ucraino;

   quanto riportato è stato reso noto dal responsabile della comunicazione di Toscana aeroporti e dal Covi, comando operativo di vertice interforze che si occupa della logistica dell'esercito che ha fatto sapere che l'evento citato «si era svolto in via del tutto eccezionale in una delle piazzole civili dell'aeroporto a causa delle contingenze internazionali che stiamo vivendo»;

   i lavoratori dell'Usb hanno fatto sapere che, con i protocolli e le restrizioni attualmente vigenti, nell'aeroporto è impossibile si sia trattato di un episodio occasionale;

   il 7 marzo 2022 la rete italiana Pace e Disarmo aveva denunciato l'avvio di un ponte aereo militare verso la base di Rzeszow, in Polonia, sostenendo che si fosse scelto l'aeroporto militare di Pisa, uno dei principali hub nazionali al servizio della Nato, proprio per la sua vicinanza alla base di Camp Derby e aveva chiesto al Governo di riferire in Parlamento;

   le proteste dei lavoratori Usb hanno ricevuto sostegno anche da parte dei lavoratori portuali di Genova che, per il tramite del sindacato Usb, hanno dichiarato una giornata di sciopero il 31 marzo 2022 in occasione dell'arrivo della nave saudita Bahri carica di armamenti statunitensi –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto accaduto e come intenda intervenire per chiarire, per quanto di competenza, le responsabilità in merito al carico in partenza il giorno 15 marzo 2022 dall'aeroporto civile di Pisa e come vengano garantite le misure di sicurezza dei lavoratori aeroportuali;

   quale sia l'effettivo impegno militare, in termine di mezzi e di uomini, messi in campo dall'Italia in favore dell'Ucraina, in considerazione del decreto 2 marzo 2022 del Ministero della difesa, «Autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell'Ucraina, adottato ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 28 febbraio 2022, n. 16»;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda mettere in atto e con quali modalità, per assicurare che nuovi carichi di armi garantiti dall'Italia giungeranno a destinazione;

   quali siano i controlli che verranno attuati sui carichi di armi inviati dal Governo italiano al Governo ucraino ai fini di una idonea valutazione dei loro utilizzi.
(4-11655)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerose le segnalazioni di cittadini italiani andati a lavorare all'estero i quali ricevono avvisi di accertamento dalle amministrazioni fiscali italiane con i quali è richiesto il pagamento delle imposte per il reddito, prodotto oltreconfine;

   si tratta di lavoratori i quali, sebbene abbiano già pagato le tasse nel Paese di lavoro non si sono iscritti (per i più svariati motivi) all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero); hanno quindi mantenuto la residenza fiscale in Italia ma non hanno presentato in Italia, come previsto dalla legge, la dichiarazione dei redditi (o l'hanno presentata con ritardo o hanno omesso di indicare nella dichiarazione i redditi conseguiti all'estero);

   i cittadini italiani i quali non si iscrivono all'Aire e producono reddito all'estero sono spesso soggetti quindi a doppia tassazione, anche in virtù del diritto tributario italiano basato sulla «tassazione mondiale», in particolare quando il Paese di destinazione ha stipulato con l'Italia una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali che prevede la tassazione concorrente ancorché mitigata dalla facoltà del credito di imposta;

   il problema è causato dalla previsione del comma 8 dell'articolo 165 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 recante il Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) che stabilisce che il credito di imposta dalle imposte italiane (previsto dallo stesso articolo 165 del Tuir) per i redditi prodotti all'estero non spetta in caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all'estero nella dichiarazione presentata;

   si sta perciò sviluppando, da anni, una grave criticità fiscale per cui molti giovani emigrati sono sottoposti a doppia tassazione nel Paese di lavoro e nel Paese di residenza, in questo caso l'Italia, nonostante abbiano già pagato le tasse all'estero e nonostante il fatto che l'Italia abbia stipulato centinaia di convenzioni bilaterali contro la doppia tassazione;

   spesso si tratta di importi da pagare per migliaia o decine di migliaia di euro che sconvolgono la vita di contribuenti inconsapevoli e in buona fede che hanno già adempiuto ai loro doveri fiscali nel Paese estero dove vivono, lavorano e producono reddito regolarmente denunciato;

   più volte la Corte di Cassazione (in ultimo con l'ordinanza 9725 depositata il 14 aprile 2021) si è espressa circa la possibilità di scomputare le imposte pagate all'estero anche nel caso in cui il contribuente abbia omesso di presentare la dichiarazione dei redditi qualora con il Paese della fonte e l'Italia sia in vigore una convenzione per evitare le doppie imposizioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del grave problema e del pericolo concreto che, se non si interviene prontamente e adeguatamente, migliaia di giovani cittadini italiani emigrati per lavorare e i quali hanno già pagato le tasse nel Paese estero di lavoro, incorrano nel rischio, per la situazione su descritta, di essere sottoposti a doppia tassazione inasprita inoltre da probabili e pesanti sanzioni;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative anche normative volte a proporre, nei casi in cui il contribuente abbia già pagato le tasse all'estero, una sanatoria e per modificare opportunamente l'articolo 165 del Testo unico delle imposte sui redditi laddove, al comma 8, prevede che il credito di imposta non spetta in caso di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi o di omessa indicazione dei redditi prodotti all'estero;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative normative e amministrative, al fine di confermare la disciplina sopra richiamata alle recenti sentenze in materia della Corte di Cassazione che ha più volte sentenziato in merito all'applicabilità del principio generale convenzionale che prevede, in ogni caso, la necessità di evitare la doppia imposizione tra i due Stati anche in prevalenza sul dettato normativo interno rappresentato dall'articolo 165, comma 8, del Testo unico delle imposte sui redditi.
(5-07753)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDERICO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Larino, in provincia di Campobasso, soffre da tempo di carenza di personale amministrativo che non mette in condizioni il sistema giudiziario di corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità dei cittadini;

   nel tempo sono state avanzate richieste di reintegrazione di personale ma, purtroppo, senza risultati, con la conseguenza che l'attività della procura non è in grado di rispondere alle esigenze richieste;

   da note stampa raccolte sul territorio si possono leggere denunce da parte delle rappresentanze sindacali in merito a questa grave situazione di sotto dimensionamento di personale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti e quali iniziative intenda mettere in campo, sin dall'immediato, per risolvere la grave carenza di personale amministrativo presso il tribunale di Larino.
(4-11649)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 19 e domenica 20 marzo 2022 sono stati arrestati due ragazzi tunisini di diciassette e diciotto anni, ospiti di un centro di accoglienza per minori a San Paolo a Roma dal quale erano precedentemente fuggiti, accusati dei reati di violenza sessuale, rapina aggravata, sequestro di persona e minacce aggravate in concorso;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, i due ragazzi avrebbero prima rapinato e abusato sessualmente di un ragazzo di diciassette anni, e poi costretto quest'ultimo a condurli presso la sua abitazione, dove hanno effettuato una seconda rapina e successivamente violentato la madre della vittima, il tutto ripreso dal cellulare di uno dei due delinquenti e pubblicato sul web;

   sempre a Roma, nella stessa notte, a Trastevere, una delle principali mete turistiche della capitale, un ragazzo cileno di 19 anni ha accoltellato, senza alcun apparente motivo, due giovani di 17 e 18 anni;

   quelli che potrebbero sembrare casi isolati in realtà sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie di violenze che sembra non avere fine; gli abitanti di Roma, come anche quelli delle altre principali città italiane, sono costretti, ormai da tempo, a convivere con la paura e il pericolo per la propria incolumità e quella dei propri cari, sintomi di una situazione di emergenza e di degrado che è figlia di un Governo incapace di adottare interventi e misure utili a salvaguardare la sicurezza dei residenti e l'ordine pubblico;

   inoltre, Roma è la Capitale d'Italia e in quanto tale la nostra vetrina nel mondo, ed è visitata ogni anno da più di dieci milioni di turisti, la cui sicurezza deve essere garantita esattamente come quella di tutti i residenti;

   appare evidente, inoltre, la crescita esponenziale dei fenomeni di violenza legati alle cosiddette «baby gang»: da un'attenta valutazione del Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale emerge, infatti, chiaramente un importante incremento di reati in concorso di persone minorenni;

   nello specifico, nell'ultimo report del predetto servizio si segnala un aumento del 10 per cento di minori denunciati o arrestati (circa 25 mila nel 2021), con un'incidenza media di autori stranieri del 46 per cento rispetto al totale degli autori minori, nonché del 20 per cento sul numero di reati in generale;

   le forze dell'ordine svolgono un'attività essenziale, però necessitano di un sostegno forte da parte delle istituzioni, non solo in termini di personale, di mezzi e di equipaggiamenti, ma anche di formazione rispetto a fenomeni di criminalità che presentano aspetti particolari in relazione all'età dei colpevoli e delle vittime, al generale contesto sociale e all'uso dei mezzi informatici per spettacolarizzare gli eventi criminosi;

   le modalità delle azioni criminose e i luoghi in cui si sono svolte dimostrano l'inefficacia dell'azione del Governo rispetto al controllo del territorio, sia nelle zone periferiche che nelle zone centrali, e l'inidoneità delle misure sinora utilizzate per arginare fenomeni di criminalità inediti e in costante aumento –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la sicurezza e l'ordine pubblico a Roma e in tutte le altre città italiane.
(5-07754)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   purtroppo, da alcuni mesi a Napoli la violenza dei criminali di strada è oramai fuori controllo, tutta la città è funestata da ripetuti episodi di micro criminalità che hanno messo fortemente a rischio la sicurezza dei cittadini e dei commercianti napoletani i quali spesso non riescono neppure a trovare soccorso contattando i numeri di emergenza che risultano irraggiungibili;

   i fenomeni criminali con episodi di violenze, rapine e furti nelle abitazioni, spesso anche mediante l'utilizzo di armi da fuoco sono ormai quotidiani e diffusi a rete in tutti i quartieri della città, che appaiono sempre più in balia della criminalità anche a causa dell'insufficiente presenza delle forze dell'ordine;

   da notizie a mezzo stampa, si apprende che nel fine settimana del 19-21 marzo 2022, diversi interventi sono stati realizzati dalle forze dell'ordine per arginare una serie di attività criminose; a Poggioreale un cittadino incensurato è stato affiancato da uno scooter con due persone a bordo che gli hanno sparato con una pistola a piombini; a San Biagio dei Librai, in pieno centro, i Carabinieri hanno fermato e denunciato due giovani su uno scooter senza patente ma con una mazza da baseball; a piazza Carlo III un giovane è stato minacciato con un coltello da un criminale; numerosi episodi sono stati segnalati alle forze dell'ordine con grave ritardo perché i numeri d'emergenza a quanto consta all'interrogante non risultavano raggiungibili e addirittura non si riesce ad ottenere la visione delle telecamere di sicurezza presenti nei luoghi in cui avvengono episodi criminali; la mancata risposta da parte dei numeri d'emergenza è tanto più grave quanto più questi spesso rappresentano il primo e più immediato strumento di soccorso volto ad attivare l'intervento tempestivo delle forze dell'ordine;

   il proliferare di bande criminali e gli ultimi eventi criminosi, continuano a generare ulteriore insicurezza e paura tra i cittadini che a fronte delle chiamate a vuoto fatte ai numeri d'emergenza si sentono completamente abbandonati dalle forze dell'ordine;

   nel mese di gennaio 2022 il Ministro interrogato ha sottoscritto l'Accordo «per la promozione e l'attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della Città di Napoli», insieme al presidente della regione Campania, al sindaco di Napoli, e al prefetto della città partenopea; si tratta di un accordo che prevede una strategia di potenziamento della sicurezza sul territorio, con il rafforzamento della prevenzione e del controllo anche con sistemi di videosorveglianza, nonché lo studio per fattibilità di un sistema di interconnessione a livello territoriale, delle sale operative della polizia locale con le sale operative delle forze di polizia al fine di realizzare un sistema di remotizzazione con ricezione continua delle immagini, volto a conseguire, nel tempo, una razionale copertura del territorio, in grado di assicurare un adeguato controllo dei luoghi a rischio anche sul piano dei fenomeni di criminalità diffusa quali rapine e furti nelle abitazioni;

   gli episodi di cui in premessa testimoniano l'aggravarsi della situazione dell'ordine pubblico in città, nonché il peggioramento del servizio di emergenza che non risulta raggiungibile per ore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in raccordo con le istituzioni locali, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per potenziare il funzionamento dei numeri d'emergenza nel perdurare dell'aumento degli episodi criminali nella città di Napoli.
(4-11648)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   riporta la stampa locale pisana che in via Silvio Pellico, strada centrale, ben illuminata e molto frequentata a Pisa, una anziana è stata aggredita e rapinata da tre individui nel tardo pomeriggio di lunedì 21 marzo 2022; dopo averle strappato la borsa, i tre malviventi si sono dati alla fuga; l'anziana signora è stata immediatamente soccorsa dal figlio e da alcuni ragazzi che si trovavano poco distanti – riprova, questa, della sfrontatezza e della gravità del gesto dei tre malviventi, che hanno agito di fronte a molti testimoni – e accompagnata al pronto soccorso;

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo (solo per menzionare gli ultimi, si vedano le interrogazioni n. 4-11048, 4-11047 e 4-10655) l'interrogante aveva sottolineato la difficile situazione che, in termini di sicurezza, e soprattutto sotto il profilo della microcriminalità, sta affrontando il comune di Pisa;

   gli sforzi delle forze dell'ordine e dell'amministrazione per la tutela dell'ordine pubblico hanno bisogno di un maggior supporto da parte della prefettura affinché si possa impostare una strategia a maggior raggio e di più ampio respiro –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per far fronte alle esigenze di maggiore sicurezza della città di Pisa ed evitare il ripetersi di atti come quello esposto in premessa.
(4-11650)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da diversi articoli di stampa la consulta giovanile del comune de L'Aquila si sarebbe riunita presso la sede cittadina di CasaPound, formazione politica di destra di chiara e manifesta ispirazione fascista;

   la consulta giovanile è un organo istituzionale consultivo e propositivo permanente dell'amministrazione comunale di rappresentanza giovanile e si propone di favorire il raccordo tra giovani e istituzioni e di dare voce, all'interno degli organi del comune, al mondo giovanile sulle iniziative riguardanti le politiche giovanili;

   a parere dell'interrogante, riunire la consulta giovanile in una sede di partito, oltre a risultare inconcepibile, rappresenta una grave irregolarità da parte dell'amministrazione comunale de L'Aquila che, in modo scorretto, utilizza un organo istituzionale al servizio di tutti i giovani della città in modo proprietario e per interessi di parte;

   in tutta Italia le organizzazioni neofasciste si sono rese e continuano a rendersi protagoniste di azioni violente e squadriste, dalla devastazione della sede nazionale della Cgil agli scontri con le forze dell'ordine come è avvenuto a Lucca alcuni giorni fa con l'arresto di un esponente appartenente proprio a CasaPound;

   a parere dell'interrogante, il Ministro interrogato dovrebbe sollecitare il prefetto, qualora non abbia già assunto autonomamente le iniziative di propria competenza, affinché rappresenti al sindaco de L'Aquila l'inammissibilità di ogni commistione tra le istituzioni e organizzazioni come CasaPound e la necessità che gli organi istituzionali si riuniscano nelle sedi opportune e non nelle sedi di partito;

   riunire la consulta giovanile presso la sede di un partito e, nel caso specifico, nella sede di una organizzazione, che a parere dell'interrogante già da tempo doveva essere sciolta, rappresenta una mancanza di rispetto per gli organi istituzionali e in sostanza un'affinità dell'attuale amministrazione cittadina con tale organizzazione;

   il sindaco de L'Aquila dovrebbe spiegare alla città se intende evitare che la consulta giovanile divenga un organismo fazioso e di parte e non più rappresentativo di tutti i giovani e le giovani aquilani e aquilane –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche attraverso il prefetto, qualora non abbia già provveduto autonomamente, affinché siano evitati episodi di commistione, come quello richiamato in premessa, tra istituzioni cittadine e organizzazioni partitiche, sottolineando l'inopportunità che organi istituzionali si riuniscano in sedi inappropriate.
(4-11654)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI e LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la siccità rappresenta ormai purtroppo una vera e propria emergenza per l'intero settore dell'agricoltura italiana; la scarsità delle piogge di queste ultime settimane, infatti, in molte zone d'Italia, sta pregiudicando i raccolti di grano, frutta e verdura;

   la situazione è esacerbata dalla guerra in atto tra Ucraina e Russia che ha determinato un considerevole aumento di molte materie prime, con conseguente rialzo del prezzo finale a discapito dei consumatori;

   anche in Toscana, purtroppo, come da notizie di organi di stampa locali, la siccità sta causando ingenti danni a tutte le imprese del settore agricolo, con pesanti ripercussioni sui ricavi aziendali presenti e futuri –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per sostenere le imprese agricole toscane coinvolte in questa drammatica situazione;

   se il Ministro interrogato non valuti di adottare iniziative per stanziare idonee risorse per investimenti finalizzati a ridurre i rischi per il settore agricolo legati ai fenomeni climatici estremi ed, in particolare, a carattere siccitoso e finalizzati a migliorare l'efficienza del sistema irriguo.
(5-07752)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità evidenziano che l'emicrania è una patologia disabilitante che interessa circa il 12 per cento della popolazione adulta nel mondo;

   si tratta di una patologia neurologica, connotata da un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti, con altissimi costi umani, sodali ed economici;

   come evidenziato dagli studi scientifici elaborati dall'Istituto superiore di sanità e Cergas-Sda Bocconi e grazie alla diffusione delle informazioni relative a questa patologia gestite dall'Osservatorio della medicina di genere e dai gruppi di lavoro sulla medicina di genere regionali, dalla Associazione italiana donne medico, dalle società scientifiche, dalle associazioni dei pazienti e da altre realtà come la Fondazione Onda, si sa che è una patologia «genere specifica»;

   presenta una prevalenza tre volte maggiore tra le donne che manifestano quadri clinici in termini di complessità e disabilità più gravi rispetto agli uomini; difatti, in Italia, quattro dei sei milioni di persone affette da emicrania sono donne con un forte impatto socio-economico da considerare sia per i costi diretti che indiretti;

   in questo scenario, grava anche il peso dello stigma legato alla banalizzazione del mal di testa, erroneamente ricondotto all'esperienza comune di sintomo transitorio, e al mancato riconoscimento dell'emicrania come una vera e propria patologia invalidante;

   l'approvazione della legge 14 luglio 2020, n. 81, recante Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale è stato un primo e importante passo al fine di costruire una cultura su questa patologia, sulle sue caratteristiche cliniche, sul suo impatto esistenziale e sull'importanza di una diagnosi corretta e la necessaria presa in carico socio-sanitaria; la legge del 2020 prevedeva un termine di 180 giorni dall'entrata in vigore affinché il Ministero della salute adottasse un decreto – mai intervenuto – per l'individuazione di progetti e di metodi nuovi per la tempestiva ed efficace presa in carico dei pazienti, evidenziando, altresì, le opportune linee guida per le regioni –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere per ottemperare a quanto richiesto dalla legge 14 luglio 2020, n. 81, per tutelare il diritto alla salute e la presa in carico omogenea su tutto il territorio nazionale di milioni di pazienti affetti da cefalea cronica.
(5-07755)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con circolare dell'8 maggio 2021, il Ministero della salute stabiliva la necessità di assicurare il diritto di visita agli ospiti di Rsa e strutture analoghe da parte di parenti e familiari e, con successiva nota ministeriale del 30 luglio 2021, chiariva la necessità di garantirne l'accesso tutti i giorni della settimana – inclusi i festivi – e per un tempo congruo possibilmente pari ad almeno 45 minuti;

   alla citata circolare rinvia l'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge n. 44 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 76 del 2021, ai sensi del quale presso tali strutture deve essere ripristinato l'accesso, su tutto il territorio nazionale, di familiari e visitatori muniti delle certificazioni verdi COVID-19;

   poiché, nonostante tale disposizione, in molte strutture l'accesso dei familiari rimaneva precluso, la norma è stata ripetutamente modificata, al fine di rendere inequivocabile e immediatamente esigibile il diritto al mantenimento dell'affettività delle persone istituzionalizzate, mediante la garanzia delle visite;

   da ultimo, il decreto-legge n. 221 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 11 del 2022, ha identificato nel cosiddetto «Green Pass» l'elemento dirimente per l'accesso, rendendo esplicito come ai soggetti vaccinati (con dose booster o con doppia dose ed effettuazione di tampone negativo) non possa essere negato tale diritto (articolo 7);

   inoltre, il decreto-legge n. 1 del 2022, convertito, con modificazioni dalla legge n. 18 del 2022, ha esplicitato come il diritto giornaliero di visita debba essere garantito con continuità, risultando pertanto interdetta la persistente chiusura da parte delle direzioni sanitarie, tenute immediatamente a conformarsi (articolo 3-quater);

   tuttavia, nonostante la normativa ormai chiara e univoca, ancora oggi emerge come, non di rado, le visite siano negate, oppure – laddove concesse – siano consentite soltanto una volta a settimana e per breve tempo, a discrezione della direzione;

   a fronte del quadro descritto, emerge l'urgenza di predisporre misure volte ad assicurare che i direttori sanitari di Rsa e strutture analoghe ottemperino agli obblighi di legge, anche attraverso l'aggiornamento delle circolari ministeriali, attualmente non aggiornate rispetto alle sopra citate novelle normative –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché, anche tramite l'aggiornamento delle circolari ministeriali in materia, sia garantito in concreto il pieno rispetto delle norme di legge citate in premessa, per assicurare agli ospiti di Rsa e strutture analoghe la continuità nell'esercizio del fondamentale diritto di visita da parte di parenti e familiari.
(5-07756)


   NAPPI, RUGGIERO, D'ARRANDO, LOREFICE, MAMMÌ, MISITI, PENNA, PROVENZA, SPORTIELLO e VILLANI. — Al Ministro della salute.— Per sapere – premesso che:

   lo schema di decreto noto come «DM 71» è volto a definire modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, più in particolare definisce modelli organizzativi, standard e le principali tematiche connesse agli interventi previsti nell'ambito della Missione 6 Component 1 «Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   la necessità di potenziare i servizi assistenziali territoriali del Servizio sanitario nazionale, nasce dall'esigenza di garantire i Lea, riducendo le disuguaglianze, e contestualmente costruendo un modello di erogazione dei servizi condiviso ed omogeneo sul territorio nazionale, in tal modo rafforzando la sua capacità di operare come un sistema vicino alla comunità;

   questa visione va perseguita mediante la pianificazione ed il rafforzamento dei servizi territoriali attraverso lo sviluppo di strutture di prossimità, come le case della comunità, il potenziamento delle cure domiciliari, lo sviluppo di équipe multiprofessionali, il miglioramento di modelli di servizi digitalizzati e la valorizzazione della partecipazione di tutte le risorse della comunità nelle diverse forme e attraverso il coinvolgimento dei diversi attori locali;

   in sede di intesa in Conferenza Stato-regioni sul citato provvedimento, le regioni hanno rilevato criticità, tali da porre precise condizioni volte in particolare a:

    una progressività dell'attuazione di tutto quanto previsto in relazione alla disponibilità delle risorse con l'obiettivo di renderli operativi e a regime a partire dall'anno 2026;

    un'adeguata implementazione del fabbisogno del personale necessario, anche con l'assunzione di medici di comunità e delle cure primarie e di medici dei servizi territoriali da impiegare nelle case della comunità;

    costituzione di un tavolo di lavoro con la partecipazione di rappresentanti delle regioni e delle province autonome, del Ministero della salute e dell'economia e delle finanze al fine di garantire la determinazione delle risorse necessarie per finanziare i modelli organizzativi;

    una riforma delle disposizioni in materia di medici di medicina generale assicurando un aggiornamento del percorso formativo specifico dei medici di medicina generale e dei medici di comunità e delle cure primarie per la valorizzazione degli stessi in coerenza con gli standard previsti dalla riforma dell'assistenza territoriale;

    l'integrazione degli standard e dei modelli organizzativi riferiti ad ulteriori setting territoriali, quali salute mentale, dipendenze patologiche, neuropsichiatria infantile –:

   quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per rispondere alle condizioni poste dalle regioni affinché le misure previste dallo schema di decreto noto come «DM 71» possano realmente attuarsi nell'ambito di una sanità del territorio che rappresenta il cuore degli investimenti della Missione salute del Pnrr.
(5-07757)


   LAPIA e MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2017 nei nuovi Livelli essenziali di assistenza sono state inserite le prestazioni riguardanti le tecniche di procreazione medicalmente assistita, cui tuttavia non è seguito fino ad oggi l'aggiornamento del nomenclatore tariffario, determinando criticità e discriminazioni nell'accesso a tali tecniche;

   il 29 dicembre 2021 è stato finalmente trasmesso alla Conferenza Stato-regioni lo schema di decreto che aggiorna le tariffe per visite specialistiche e protesi; tuttavia si prevede un importo di circa 1.360,00 euro con riguardo alle tariffe per le prestazioni di Pma, senza che sia neppure distinta quella omologa da quella eterologa;

   come evidenziato dal documento del Tavolo ministeriale per la ricerca e formazione nella prevenzione e cura dell'infertilità, la tariffa minima congrua per la prestazione di Pma è pari a 2.700,00 euro;

   ove approvato senza modifiche, il decreto determinerebbe un netto peggioramento rispetto alla situazione attuale per tutte le regioni, sia per quelle nelle quali le prestazioni di Pma erano garantite come Lea regionali, essendo tale tariffa inferiore di oltre il 30 per cento alla più bassa tariffa applicata (regione Toscana 1.836,00 euro), sia per quelle che ne erano prive, non potendo i centri pubblici garantire prestazioni per le quali percepiscono un rimborso inferiore al costo effettivo della prestazione da erogare;

   ciò comporterebbe altresì lo spostamento dell'erogazione delle prestazioni unicamente in regime privato con conseguente ripristino di fenomeni di turismo procreativo verso altri Paesi dell'Unione europea per i quali, ai sensi della direttiva (UE)24/2011, il cittadino avrà diritto a percepire l'eventuale rimborso della stessa;

   inoltre, lo schema di decreto conferma l'esclusione delle indagini diagnostiche preimpianto sull'embrione prima dei trasferimento in utero e non sono previsti rimborsi per i donatori di gameti, a differenza di quanto previsto nei Paesi da cui l'Italia importa gameti per le tecniche eterologhe; tali omissioni limitano l'applicazione di tecniche che sono lecite ma non applicate a carico del Servizio sanitario nazionale, ma solo a carico della sanità regionale in poche regioni con enormi differenze territoriali;

   l'Associazione Luca Coscioni con diffida dell'8 febbraio 2022 indirizzata al Ministero della salute e al Presidente della Conferenza Stato-regioni ha chiesto che il nomenclatore tariffario per la fecondazione sia integrato con le indagini preimpianto, che siano previsti i rimborsi per i donatori di gameti e che siano previste tariffe congrue per ogni singola prestazione –:

   quali iniziative intenda intraprendere per rispondere alle criticità sollevate in premessa.
(5-07758)


   CARNEVALI, SIANI, IANARO, RIZZO NERVO, DE FILIPPO e PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 luglio 2020, Favo, in audizione presso la XII Commissione, sottolineava la drammatica situazione dei pazienti affetti da patologie oncologiche durante l'emergenza da COVID-19;

   il 18 novembre 2020 la XII Commissione approvava all'unanimità la risoluzione n. 7-00562 che impegnava il Governo a prendere provvedimenti per i malati di cancro durante la pandemia tra cui ad approvare un nuovo Piano oncologico nazionale in linea con le direttive europee;

   il 4 maggio 2021 con una interpellanza urgente si denunciava la posticipazione del 99 per cento degli interventi per tumori alla mammella, del 99,5 per cento di quelli alla prostata, del 74,4 per cento di quelli al colon retto, nonché di una riduzione di 2 milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019 degli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto;

   inoltre, si chiedeva di avviare iniziative volte alla predisposizione e approvazione di un Piano oncologico nazionale che seguisse il metodo e le linee adottate dal Piano europeo e che rappresentasse lo strumento per la definizione di una progettualità complessiva in grado di consentire il superamento dell'emergenza, il potenziamento delle infrastrutture, nonché l'adeguamento all'innovazione tecnologica e di processo, superando le disparità regionali;

   nella risposta all'interpellanza il Governo comunicava la costituzione di un tavolo per l'elaborazione del piano oncologico nazionale e auspicava l'invio del piano medesimo in sede di Conferenza Stato-regioni entro inizio autunno, specificando che si sarebbe trattato di un piano che avrebbe seguito il perimetro imposto dall'Unione europea con lo Europe's Beating Cancer Plan;

   il 17 novembre 2021 la Commissione europea ha pubblicato una road map per l'attuazione e gli indicatori di progresso del Piano europeo per la lotta contro il cancro;

   l'ultima riunione del tavolo tecnico oncologico, a quanto consta agli interroganti, risale al 21 luglio 2021 e ad oggi i lavori non sono ancora ripresi e non si conoscono gli intendimenti del Governo in relazioni a tempi e modalità di adozione, nonché alle risorse che verranno impiegate per la sua implementazione –:

   quali iniziative intenda assumere per rimuovere le cause che ancora impediscono l'approvazione del nuovo piano oncologico nazionale e confermare che l'approvazione di questo, con adeguate risorse economiche, è un obiettivo prioritario del Ministero della salute, anche per superare l'emergenza oncologica non più procrastinabile e fermare il trend dei mancati screening e delle conseguenti mancate diagnosi, oltre allo slittamento degli interventi chirurgici.
(5-07759)


   GEMMATO, BUTTI e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

  il comune di Campione d'Italia ha una particolare collocazione geografica doganale essendo interamente circondato da territorio svizzero;

   l'assistenza sanitaria ai cittadini del comune di Campione d'Italia e dei relativi iscritti all'«Aire» al 2002 è stata regolamentata da convenzioni stipulate con Casse malati svizzere ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1980 in virtù dei quale il sindaco del comune stipula convenzioni con enti, istituzioni o medici operanti in territorio svizzero e le relative spese sono finanziate dal bilancio dell'Asl di appartenenza con quota del fondo sanitario regionale;

   il 21 maggio 2004 veniva stipulato un accordo internazionale italo/svizzero (Ministero della salute 3914/I) il quale stabilisce che i cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea vengano autorizzati dalle competenti autorità a ricevere all'estero le cure necessarie che non possono essere ottenute nello Stato e, in particolar modo nel caso dei cittadini di Campione d'Italia, essendo il comune circondato da territorio svizzero e mancando nel comune stesso strutture sanitarie italiane, si fa necessariamente ricorso a prestazioni sanitarie erogate da strutture elvetiche;

   l'accordo del 21 maggio 2004 prevede, altresì, la riduzione del ricorso a strutture svizzere proporzionalmente all'aumento della fornitura di servizi sanitari da parte della regione Lombardia e dell'Asl di Como;

   la previsione di tali servizi integrativi è rimasta a tutt'oggi inevasa;

   dal 2020 la regione Lombardia non intende più sostenere i costi, oltre la quota pro-capite stanziata dal Governo;

   essendo a rischio l'assistenza sanitaria, si è registrata una migrazione dei cittadini verso i confinanti comuni Svizzeri del Ticino e, quindi, «Aire» semplicemente mediante lo spostamento – anche solo di un metro dopo l'arco di confine di Campione d'Italia – della propria abitazione;

   sarebbe possibile perseguire una concreta soluzione a tale problematica avviando un tavolo tecnico che, previa la partecipazione anche del comune Campione d'Italia, individui innanzitutto i servizi che potrebbero essere garantiti dal Servizio sanitario nazionale nonché l'imputazione dei relativi costi sanitari eccedenti la quota capitaria secondo il modello «speciale E112»;

   occorre far fronte alla necessità di garantire l'adeguata assistenza sanitaria ai cittadini del comune di Campione d'Italia –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per accollarsi il maggior onere rispetto alla quota pro-capite già stanziata.
(5-07760)


   PAOLIN, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il secondo Paese più anziano del mondo. La popolazione over 65 costituisce, oggi, un terzo di quella totale (14 milioni) ed è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni, fino a toccare quota 20 milioni nel 2050;

   nonostante la situazione demografica, il nostro Paese ha un'offerta di appena 19 posti letto nelle Rsa ogni 1.000 abitanti over 65; un dato di gran lunga inferiore rispetto alla media dei Paesi Ocse che è, invece, pari a 47 posti letto ogni 1.000 abitanti over 65;

   l'insufficienza e la disomogenea distribuzione nel territorio nazionale dei posti letto nelle Rsa è stata certificata anche nell'ambito del rapporto Oasi 2019, a cura di Cergas – Bocconi, ove si conferma che: «nessuna Regione presenta tassi di copertura del bisogno tramite servizi di lungo assistenza pubblici (RSA) oltre il 25 per cento»;

   a fronte di quanto precede, l'Istituto superiore di sanità (Iss) aveva evidenziato la necessità di dedicare una particolare attenzione nell'ambito del Pnrr al potenziamento delle Rsa stesse, migliorandone gli standard «organizzativi (per esempio presenza di un responsabile medico per struttura, adeguata formazione dei personale, interconnessione con l'intero sistema dei servizi sanitari), strutturali (ad esempio miglioramento della capacità ricettiva delle strutture) e tecnologici», come chiaramente si legge nella prefazione all'indagine sulla long-term care, pubblicata dall'associazione Italialongeva per l'anno 2020;

   nelle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) relative alla sanità (missione 6) e al sociale (missione 5), tuttavia, non vi sono progetti riferiti al potenziamento degli standard organizzativi, strutturali, ricettivi o tecnologici delle Rsa;

   anzi, in contraddizione con tali esigenze, riconosciute come prioritarie dall'Iss, il Pnrr finalizza 300 milioni di euro alla «riconversione» dei posti letto delle Rsa e delle case di riposo, la cui disponibilità – come detto – è già gravemente insufficiente e sottodimensionata in rapporto alla popolazione anziana;

   le Rsa, così come il mondo del sociale e del terzo settore, non risultano rappresentati neppure nell'ambito delle Commissioni e dei Gruppi di lavoro che sono stati istituiti, rispettivamente, presso il Ministero della salute e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per orientare i progetti di riforma dedicati alla popolazione anziana e non autosufficiente –:

   per quali ragioni il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non dedichi la dovuta attenzione e le necessarie risorse al potenziamento degli standard organizzativi, ricettivi e tecnologici delle Rsa, prospettato come prioritario dall'Istituto superiore di sanità, e quali iniziative intenda eventualmente adottare per sopperire a tale mancanza, anche alla luce delle proiezioni demografiche elaborate dall'Istat.
(5-07761)


   NOVELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia si registra una carenza di personale infermieristico stimabile in circa 63.000 unita a fronte di 456.000 infermieri operativi, di cui 30.000 andranno in quiescenza nei prossimi due anni;

   secondo il rapporto Health at a Glance 2021 dell'Ocse in Italia il rapporto tra infermieri e popolazione è pari a 6,2 per mille abitanti, contro i 18 di Svizzera e Norvegia, i 13 della Germania, gli 11 della Francia;

   le assunzioni effettuate nel corso dell'ultimo biennio per far fronte all'aumentato fabbisogno di personale infermieristico hanno di fatto abbassato consistentemente il numero di infermieri abilitati disponibili;

   in futuro, stante la riorganizzazione del sistema sanitario e i cambiamenti demografici in atto, è prevista un'ulteriore crescita della domanda di infermieri, sia nei servizi ospedalieri che in quelli territoriali;

   nel settembre 2021, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche ha pubblicato un elenco di proposte operative per fronteggiare la carenza di infermieri nel breve periodo e per riorganizzare e rafforzare il settore nel medio e lungo periodo;

   è stata inoltre evidenziata la necessità di potenziare la rete formativa incrementando i posti dei corsi di laurea triennali in professioni sanitarie e, a monte, individuare interventi volti a rendere più attrattiva la professione;

   a fronte di un aumento delle domande di iscrizione, i posti disponibili per le immatricolazioni si corsi di laurea delle professioni sanitarie per l'anno accademico 2021/2022 sono risultati 17.394, dinanzi un fabbisogno di 23.719, definito in sede di Conferenza Stato-regioni;

   è in corso una trattativa per il rinnovo contrattuale dei comparto sanità che presenta ostacoli relativi alla sostenibilità economico-finanziaria, anche a causa delle difficoltà di bilancio delle regioni derivate dai costi di gestione della pandemia;

   la retribuzione annua media lorda per gli infermieri, secondo i dati Ocse riferiti all'anno 2019, ammonta a 27,382 euro, contro i 32.092 della Francia, i 34.212 della Spagna, gli oltre 45 mila della Germania e i 48.167 dell'Irlanda;

   la carenza di personale infermieristico, cui si aggiunge un preoccupante acuirsi del fenomeno del burnout, rischia di paralizzare l'attività ospedaliera ed assistenziale –:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per fronteggiare la carenza di infermieri in ordine al rafforzamento dell'offerta formativa e al miglioramento delle condizioni lavorative finalizzato ad attrarre giovani verso la professione e scongiurare il rischio di uscite anticipate a causa del cosiddetto burnout.
(5-07762)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   nel bacino padano si sta verificando una progressiva desertificazione;

   come spiega Dino Zardi, docente di Fisica dell'atmosfera, meteorologia e laboratorio di fisica ambientale dell'Università di Trento, nelle foto scattate dal satellite, se si mettono a confronto le stesse aree della pianura del Po, nei decenni si nota l'aumento della superficie non coperta da vegetazione;

   da fine 2021 a oggi sono stati 100 i giorni senza pioggia; le portate del grande fiume, negli ultimi 30 giorni, hanno raggiunto i valori minimi dal 1972: a Pontelagoscuro il dato è di 603 m3/s (deficit complessivo di Marzo pari a -55 per cento). Criticità anche per le sorgenti del settore dell'idropotabile, in particolare nella zona piemontese ed in Appennino;

   la quota idrica disponibile per il bacino Padano si sta riducendo progressivamente; fra manto nevoso, invasi e laghi, nel febbraio 2015, si stimavano 4 miliardi di metri cubi di acqua, nel 2018 2,6 miliardi, nel febbraio 2022 1,5 miliardi di metri cubi; anche la piovosità è in riduzione nel Nord Italia, sempre secondo i dati Arpa: si è passati da 981 millimetri nel 2010 a 709 nel 2017 e si sta progressivamente riducendo ma il dato più preoccupante anche perché strutturale è quello del manto nevoso;

   la qualità dell'acqua di falda si sta riducendo in maniera drammatica e rapida, dal 2015 al 2019 le falde eutrofiche o ipertrofiche in Lombardia sono aumentate del 900 per cento (di 9 volte), secondo il monitoraggio Arpa, stanno aumentando le zone vulnerate dai nitrati;

   i rapporti Arpa non consentono di comprendere con chiarezza cause e soluzioni; oltre al cambiamento climatico in atto vanno considerate parte del problema alcune attività antropiche; la zootecnia padana rappresenta il 60 per cento dei capi nazionali e dal 2010 è iniziata la proliferazione degli impianti a biogas (sono ora più di 700 nella sola Lombardia);

   oltre al fabbisogno idrico diretto dei milioni di animali allevati (oltre 4 milioni di suini nella sola Lombardia) ci sono le necessità dei foraggi e mangimi e l'acqua dedicata alle bioenergie; un impianto a biogas con matrice zootecnica da 1 Mw di potenza necessita di acqua dedicata di almeno 1 milione di metri cubi di acqua aggiuntiva rispetto alle filiere di origine delle matrici, secondo il testo di Giuseppe Zicari del 2016 «energia rinnovabile da biomasse: rischi e opportunità» dato supportato anche dall'audizione del Gestore servizi energetici in commissione ambiente nel corso dell'esame del cosiddetto decreto-legge energia;

   il settore zootecnico impegna almeno il 58 per cento della superficie agricola utilizzata nazionale per i soli foraggi e mangimi e in Unione europea la superficie agricola utilizzata totale zootecnica è in media del 70 per cento secondo Greenpeace; la carne non è essenziale in nessuna fase dell'alimentazione umana;

   l'impronta idrica della zootecnia, unita a quella degli impianti bioenergetici (che fra l'altro sono autorizzate a digerire circa 4,6 milioni di tonnellate di mais, pressappoco la quota importata dall'estero) è il principale determinante della penuria idrica padana e non solo;

   i digestati hanno un rapporto C/N sfavorevole per la maggiore presenza di azoto rispetto a un ammendante compostato senza digestati e peggiorano le infrazioni per i nitrati e deturpano rapidamente falde e suoli, la minore quantità di carbonio dei digestati altera la flora batterica del suolo, il bioma;

   in Emilia-Romagna si osserva un progressivo peggioramento del livello dei nitrati nella falde con 20 stazioni su 37 superiori a 50 mg/litro nel 2015 e progressivo peggioramento in particolare nelle zone subappenniniche;

   lo stesso fatto si verifica dal 2014 nella bassa bresciana;

   secondo gli studi di speciazione eseguiti da Arpa Emilia-Romagna e Ispra Snpa il 19 per cento del particolato respirato nel centro del bacino padano dipende dalla zootecnia e spinge in infrazione tutte le zone del bacino padano, per una mera richiesta di mercato che mira in particolare all'export, senza alcun contributo alla sovranità alimentare nazionale;

   le procedure europee di infrazione per la qualità dell'aria 2014/2147 e 2015/2043 per l'inottemperanza dell'Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE riguardano il bacino padano e varie aree del Paese (la provincia di Frosinone, alcune aree della Campania, la città di Taranto e altro); l'Agenzia europea ambientale stima oltre 65 mila decessi all'anno per l'inquinamento dell'aria nel 2018 in Italia di cui 20 mila nel bacino padano (per la sola pianura) –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per studiare le cause e programmare una riduzione del carico eutrofico e dell'impronta idrica delle attività antropiche nel bacino padano, e in che modo, per mantenere adeguata quantità e qualità idrica in tale area;

   se si intendano rivedere le scelte adottate dal Governo sul tema del «digestato equiparato» a fertilizzante che può determinare il collasso del servizio idrico potabile in molte aree d'Italia, stante lo scollegamento con la cosiddetta direttiva nitrati che oggi consente almeno di regolamentare gli apporti, nonostante l'incremento delle aree in infrazione;

   se si intendano rivedere gli incentivi all'utilizzo di cereali negli impianti bioenergetici, stante anche la crisi bellica e le difficoltà di import dei cereali stessi.
(2-01464) «Zolezzi, Zanichelli, Nappi, Spadoni, Businarolo, Corneli».

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CORTELAZZO e APREA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato sul quotidiano Corriere della sera, il 5 marzo 2021, Ernesto Galli della Loggia lanciava un appello ad applicare alcune modifiche al sistema di valutazione della produzione universitaria per quanto concerne le discipline umanistiche, da sempre vanto del nostro sistema accademico per storia, cultura e tradizione;

   secondo l'illustre opinionista, già stimato docente universitario, l'applicazione di concetti produttivistici a un mondo, quello umanistico (delle discipline giuridiche, storiche, letterarie filologiche) in cui il prodotto culturale deve distinguersi per caratteristiche altre e non è direttamente misurabile in termini quantitativi, sta provocando un grave e preoccupante scadimento della qualità della ricerca e dei prodotti editoriali;

   il modello di selezione della classe docente e dei ricercatori e le relative progressioni di carriera vengono basati su modelli più quantitativi che qualitativi, che non portano a privilegiare la qualità degli scritti e delle ricerche, quanto piuttosto il numero dei prodotti editoriali e la loro collocazione. Può succedere pertanto che un articolo breve collocato in una rivista di fascia elevata, possa pesare, al fine della valutazione della qualità scientifica di un ricercatore, più di una monografia che rappresenta il coronamento di un profondo e lungo lavoro di ricerca;

   si è giunti all'estremizzazione di concetti che stanno ribaltando i tradizionali punti di forza del modello universitario italiano. Se un articolo viene pesato più di una monografia, si spingono i potenziali aspiranti accademici e gli strutturati a convergere sulla produzione di lavori più rapidi e questo toglie agli studi respiro e potenzialità di approfondimento, negando, di fatto, il valore della piena scientificità agli scritti –:

   se il Ministro interrogato concordi con le posizioni illustrate dal professor Ernesto Galli della Loggia;

   se l'Anvur venga considerato lo strumento coerente di valutazione di tutte le discipline accademiche in modo indistinto e se sia possibile e utile adottare iniziative per votare l'Anvur a una differenziazione dei prodotti scientifici sulla base della diversificazione delle discipline;

   se possano essere intraprese iniziative finalizzate a restituire dignità agli ambiti umanistici accademici troppo discriminati dal concetto produttivistico della produzione scientifica;

   se non ritenga opportuno affidare a una apposita commissione la riforma del sistema di valutazione.
(4-11651)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Fraccaro n. 4-11611, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Emiliozzi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Bologna n. 5-07618 del 28 febbraio 2022.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Cortelazzo e Aprea n. 5-06064 del 24 maggio 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11651.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Lovecchio n. 4-11612 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 659 del 17 marzo 2022. Alla pagina 25198, seconda colonna, dalla riga trentasettesima alla riga trentottesima, deve leggersi: «maggiormente antropizzati. L'11 marzo 2022, un imprenditore agricolo di Lesina», e non come stampato.