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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 23 giugno 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    il MUOS è il programma di comunicazione satellitare a banda stretta di nuova generazione del dipartimento della difesa degli Stati Uniti creato per sostenere le operazioni militari della Nato e degli Usa in tutto il mondo, nonché per assicurare una copertura affidabile durante operazioni di assistenza in situazioni di emergenza nazionale, interventi a seguito di calamità naturali e operazioni umanitarie;
    con l'attuale sistema di comunicazione a banda stretta, gli utenti sono obbligati a stazionare con un'antenna puntata in direzione di un satellite;
    il MUOS consentirà, invece, di essere mobili mentre si comunica e di inviare dati con una capacità 10 volte superiore a quella attuale, adattando una normale rete di telefonia cellulare di terza generazione a banda larga ai satelliti geostazionari;
    la costellazione del MUOS sarà costituita da quattro satelliti più uno di scorta in orbita. Il sistema prevede, inoltre, quattro stazioni terrestri posizionate in modo strategico alle Hawaii, in Virginia, in Italia e in Australia, che garantiranno una copertura globale e consentiranno agli utenti di connettersi ovunque essi siano. Il sistema terrestre trasferisce dati, gestisce la rete globale e controlla i satelliti;
    la stazione di trasmissione radio della marina statunitense (NRTF) della base aeronavale di Sigonella si trova all'interno di una struttura militare italiana nei pressi di Niscemi, in Sicilia, e ospiterà una delle quattro stazioni terresti per il Mobile User Objective System (MUOS);
    i Ministeri della difesa italiano e statunitense hanno sottoscritto il 6 novembre 2006 un accordo tecnico in materia di comunicazioni satellitari, in forza del quale le Forze armate italiane potranno usufruire delle comunicazioni satellitari americane (anche instradate via MUOS) per supportare le proprie operazioni in aree non coperte dai sistemi trasmissivi nazionali;
    dal 2005, la marina statunitense opera per garantire che la stazione di terra del MUOS ottemperi a tutte le disposizioni applicabili in materia di salute e sicurezza, inclusi gli studi di valutazione sulla sicurezza del sistema e sulle eventuali implicazioni per la salute. Tali studi hanno dato esiti coerenti;
    le basi terrestri del MUOS alle Hawaii e in Australia sono attualmente operative e lo stesso vale per il sito in Virginia;
    il sito alle Hawaii è operativo da oltre un anno. Si prevede che la costellazione MUOS sarà pienamente operativa nel 2015, garantendo la disponibilità della banda stretta ben oltre il 2025;
    gli Stati Uniti ospitano due siti MUOS in Virginia e alle Hawai. Il sito MUOS alle Hawaii si trova a meno di 2 chilometri dalle case di privati cittadini, mentre il MUOS in Virginia ad una distanza di 3 chilometri;
    da oltre un anno il sito MUOS alle Hawaii opera in sicurezza e senza aver fatto registrare incidenti. Le autorità e gli operatori sono nelle condizioni di poter assicurare che l'installazione MUOS in Italia rispetterà gli stessi rigorosi standard in materia di sicurezza e salute applicati alle installazioni presenti negli Stati Uniti;
    dal 2005, la marina statunitense opera a stretto contatto con il Ministero della difesa per far sì che il sito MUOS in Sicilia ottemperi alle normative italiane, dell'Unione europea e degli Stati Uniti;
    gli esiti di due studi sulla sicurezza condotti dalla marina statunitense e dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) della regione siciliana indicano che, dopo l'installazione del MUOS, le emissioni elettromagnetiche presso il sito vicino Niscemi rimarranno ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge;
    nel mese di luglio 2013, l'Istituto superiore di sanità ha ultimato lo studio commissionatogli dal Governo, alla cui stesura hanno contribuito rappresentanti della regione siciliana, affermando la piena compatibilità delle emissioni radio previste con la normativa vigente in materia e l'insussistenza di rischi per la salute;
    gli studi dimostrano anche che il MUOS non interferirà con i sistemi di comunicazione dell'aeroporto di Comiso. Inoltre, il sito MUOS alle Hawaii, operativo dal 2009, si trova a meno di 20 chilometri dall'aeroporto internazionale di Honolulu e non è stata registrata alcuna interferenza con le attività aeroportuali. Il MUOS sarà pienamente operativo solo a seguito della certificazione da parte delle autorità italiane di un rapporto post-installazione sugli effetti ambientali;
    gli Stati Uniti sono impegnati ad adottare tutte le misure di mitigazione tecnicamente compatibili per ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici e continuano ad esplorare tecnologie alternative e innovative per ridurre i consumi energetici e le emissioni presso il sito;
    è stato poi assicurato l'impegno a condurre un monitoraggio continuo ed a trasmettere tutti i risultati all'Arpa della Sicilia attraverso canali di comunicazione dedicati, con l'installazione di una rete di cavi e connessioni a fibra ottica per consentire al Ministero della difesa e all'Arpa di effettuare rilevamenti nell'area attorno al sito;
    gli Stati Uniti sono, inoltre, impegnati a mantenere gli eccellenti rapporti già esistenti con le autorità siciliane e con la comunità locale e, quali membri responsabili della comunità locale, a preservare un ambiente sicuro presso il sito del MUOS,

impegna il Governo:

   ad attivare e mantenere in stato di perfetta e costante efficienza la rete di rilevazione dell'attività elettromagnetica già prevista dal protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero della difesa e la regione siciliana, con il coinvolgimento diretto dell'Arpa della Sicilia, sin dal 1o giugno 2011;
   a dare immediato corso a tutte le compensazioni previste in vista della realizzazione del MUOS;
   a far immediatamente sospendere l'attività del MUOS, anche dopo che sarà attivato, qualora emerga da detta rete di rilevazione un segnalato pericolo per la salute pubblica;
   a verificare costantemente che l'attività per l'installazione del MUOS, ed ogni altra attività eventualmente militare connessa svolta da forze armate alleate sul suolo nazionale, sia compiuta nel rispetto ed in esecuzione dei condivisi principi sanciti dal Trattato Nord Atlantico;
   a dare piena, immediata e rispettosa attuazione alle decisioni delle competenti autorità giudiziarie in ordine alla legittimità degli accordi tecnici sanciti con i Paesi alleati.
(1-00511) «Dorina Bianchi, Sammarco».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia ha ratificato la Convenzione dell'Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozioni internazionali; con tale provvedimento ha aderito, sulla base della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ai principi di fondo sulla tutela dei bambini privi di famiglia: il diritto del bambino/a ad uno sviluppo armonioso in un contesto di amore familiare, la prevenzione di possibili abusi, la responsabilità della cooperazione tra Stati nel valutare i requisiti di adottabilità, il consenso informato dei genitori o tutori del minore, la considerazione dei suoi desideri compatibilmente con l'età;
    i compiti relativi all'adempimento di questi principi – tra cui stabilire l'idoneità degli aspiranti genitori adottivi e l'accertamento dei requisiti nel rispetto della Convenzione – sono affidati ad una serie di istituzioni, coordinate nel Paese di adozione dalla Commissione adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, e svolte dagli enti autorizzati;
    in questi decenni, il delicato e complesso meccanismo dell'adozione ha visto alcune modifiche a seguito delle trasformazioni sociali, come l'innalzamento dell'età degli aspiranti genitori, il requisito di convivenza ed altri. Sono però rimasti immutati e validi i principi fondamentali su cui si poggia: il rispetto dei diritti e il perseguimento del maggior interesse del minore, il concetto di sussidiarietà, il ruolo e la funzione dei diversi enti nel processo di adozione;
    negli ultimi anni sono intervenute alcune criticità come il calo del numero delle adozioni internazionali nonché varie problematiche nel rapporto con i Paesi di origine. In alcuni di questi Stati lo sviluppo socio-economico ha contribuito a rendere l'adozione internazionale residuale rispetto alle possibilità offerte all'interno del Paese stesso; in altri Paesi i conflitti e l'instabilità hanno ritardato e pregiudicato la regolarità delle adozioni; in altri ancora la cooperazione con l'Italia non è ancora sviluppata in modo adeguato;
    va osservato che alcuni Paesi hanno interrotto o diminuito le adozioni internazionali senza parallelamente attivare una vera protezione del bambino in loco, restando immutate le condizioni degli istituti di accoglienza; l'adozione nazionale, perseguita come prima scelta rispetto a quella internazionale, è ancora lungi dall'essere sicura e garantita in molti Paesi. A fronte di questi problemi, non sempre l'Italia ha saputo operare una efficace politica all'estero a favore delle adozioni, lasciata in gran parte all'iniziativa degli enti autorizzati;
    non sono rari i casi di famiglie che vedono interrotto l'iter adottivo all'estero e vedono ritardato o annullata la conclusione dell'adozione; attualmente la trascrizione della pronuncia straniera di adozione nei registri dello stato civile è prevista da parte del tribunale per i minorenni, mentre potrebbe essere attribuita alla Commissione adozioni internazionali; tale semplificazione, accompagnata dagli accertamenti di competenza, permetterebbe tra l'altro l'immediato acquisto della cittadinanza da parte del/della minore già prima dell'ingresso in Italia, evitando così possibili contenziosi con i Paesi di origine;
    l'insicurezza dovuta alla crisi economica in Italia, l'innalzamento dell'età media delle coppie, la disponibilità di bambini più grandi e con bisogni speciali, il ricorso a forme di fecondazione assistita si aggiungono ai fattori internazionali che hanno contribuito alla diminuzione del numero degli ingressi in Italia (-7 per cento rispetto al 2102, -23 per cento nel 2012 rispetto al 2011). Anche se nello scenario internazionale il nostro Paese appare complessivamente affidabile e in grado di offrire un'accoglienza adeguata ai bambini senza tutela, occorre garantire maggiormente facilitazioni economiche atte a rendere meno onerose le per le famiglie i costi delle adozioni all'estero;
    è d'altronde possibile rendere le adozioni più semplici e sostenere maggiormente le coppie che intendono affrontare questa scelta, rendendo il percorso adottivo degli aspiranti genitori il più possibile privo di tempi morti, di allungamenti burocratici e di ripetizioni, senza tuttavia eludere il compito fondamentale di verificare approfonditamente le motivazioni e la preparazione della coppia, che spesso hanno bisognosi tempi di maturazione. In questo senso appare irrinunciabile il ruolo svolto dai tribunali dei minorenni e dai servizi sociali nonché degli enti autorizzati; va peraltro valorizzato il ruolo delle associazioni e delle reti di famiglie adottive nel percorso di accertamento di idoneità e nei successivi passaggi;
    si rende quindi necessario dotare i servizi sociali territoriali, competenti a svolgere le indagini di valutazione della coppia, di maggiori risorse umane professionalmente preparate e di adeguate risorse economiche in modo che i tempi siano rispettati e le valutazioni siano accurate; le coppie vanno adeguatamente accompagnate nel cammino adottivo soprattutto considerando l'innalzamento dell'età media dei bambini adottabili e le loro condizioni di salute, spesso difficili; per tali famiglie, che hanno adottato bambini più grandi e fragili in salute, la possibilità di usufruire di più ampi periodi di congedo parentale diventa necessario;
    va anche sostenuto il miglioramento della collaborazione tra la Commissione adozioni internazionali, gli enti e i servizi territoriali sia nel pre che nel post adozione al fine di valorizzare le rispettive professionalità, nonché la razionalizzazione dell'azione all'estero; è auspicabile dotare la Commissione adozioni internazionali di risorse adeguate economicamente e fare in modo che essa mantenga il potere di vigilanza e controllo sull'operatività degli Enti,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per semplificare le procedure adottive prevedendo l'attribuzione alla Commissione adozioni internazionali – al momento della richiesta di ingresso in Italia del minore – insieme alla certificazione di conformità alla Convenzione del 1993, anche della trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile, dopo aver effettuato gli accertamenti attualmente di competenza del tribunale, prima dell'ingresso in Italia del minore straniero adottato;
   ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di aumentare la percentuale degli oneri deducibili dal reddito relativa alle spese sostenute dai genitori adottivi per l'espletamento dell'adozione;
   ad assumere iniziative per prevedere agevolazioni relative ai congedi parentali, anche spostando il limite temporale in cui godere dei permessi non retribuiti fino a 8 anni dopo l'ingresso in Italia dei minori adottati;
   a riconsiderare l'obbligatorietà della certificazione delle spese, oggi in capo agli enti autorizzati, permettendo l'autocertificazione in merito da parte delle coppie;
   ad assumere iniziative per garantire l'espletamento in tempi certi, senza proroghe, delle relazioni e della documentazione informativa da parte dei tribunali per i minorenni e dei servizi sui requisiti di idoneità delle coppie all'adozione;
   ad incentivare la formazione e l'accompagnamento dei genitori adottivi anche nella fase post-adozione da parte dei servizi socio-assistenziali e degli enti autorizzati;
   a favorire il collegamento e le possibilità di consorzio tra gli enti autorizzati, specie all'estero, dove è necessario evitare sovrapposizioni nelle aree di intervento, senza rinunciare alla valorizzazione della capillarità di presenza sul territorio italiano;
   a sostenere la Commissione adozioni internazionali nei negoziati o ri-negoziati con Paesi che non hanno ratificato la Convenzione dell'Aja, nella dotazione di risorse adeguate e nell'investimento per progetti di cooperazione internazionale a favore dei diritti dei minori, atti a realizzare il principio di sussidiarietà nei Paesi dove vengono svolte le adozioni.
(1-00512) «Santerini, Schirò, Fauttilli, Sberna, Marazziti, Caruso, Molea, Vezzali, D'Agostino, Gitti, Piepoli».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    Hassan Rouhani è stato eletto presidente della Repubblica islamica dell'Iran il 3 agosto 2013;
    nella prima conferenza stampa, indetta dopo la sua elezione, Rouhani ha ribadito la sua ferma intenzione di apportare profondi cambiamenti nelle relazioni internazionali, nella direzione di una sempre maggiore apertura con il resto del mondo, e di voler risanare l'immagine dell'Iran fortemente compromessa dal suo predecessore Ahmadinejad;
    il presidente Rouhani si è, inoltre, dichiarato favorevole al miglioramento della condizione delle donne nella società iraniana;
    nel settembre del 2013 Rouhani ha ordinato la liberazione di undici prigionieri politici, fra cui otto donne, due di quali erano la nota attivista e avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh e il politico riformista Mohsen Aminzadeh;
    tuttavia, secondo un rapporto ONU redatto dal relatore speciale per i Diritti umani in Iran, Ahmed Shaheed, da quando è stato eletto presidente le esecuzioni in Iran sono notevolmente aumentate (almeno 500 persone sono state uccise nel 2013, tra cui 27 donne e 2 bambini); oltre 100 iraniani sono stati giustiziati solo durante il primo mese di governo Rohani e nei mesi successivi le esecuzioni sono proseguite al ritmo di 120/130 al mese, 40 solo nella prima metà di gennaio 2014, un record assoluto; Ahmed Shaheed, nel suo rapporto, fa poi notare che molte esecuzioni, specie degli oppositori politici, vengono effettuate in segreto per cui i numeri appaiono probabilmente sottostimati;
    inoltre, contraddittoriamente, Hassan Rohani ha scelto come Ministro della giustizia Mostafa Pourmohammadi, il quale da vice Ministro dell’intelligence (carica ottenuta nel 1986), è stato implicato direttamente nel cosiddetto «Massacro delle Prigioni» avvenuto nel 1988, una serie di brutali torture contro i prigionieri politici avvenuta nelle carceri iraniane che, tra il 1987 e il 1999, hanno complessivamente riguardato oltre 5.000 prigionieri politici;
    è da sempre noto che nelle carceri iraniane la tortura viene applicata in maniera sistematica, sia contro gli uomini che contro le donne le quali, oltretutto, vengono quasi sempre stuprate;
    nel corso dell'ultima Assemblea del Consiglio dei Diritti umani dell'Onu, Ban Ki-moon ha dichiarato che «Hassan Rohani è venuto meno alle promesse elettorali», mentendo quindi al popolo iraniano per ottenere voti;
    sono presenti in Iraq due campi profughi, Camp Ashraf e Camp Hurriya, ex Camp Liberty; Camp Ashraf si trova nella provincia di Diyala, a circa 60 chilometri da Baghdad, ed è stato la casa di circa 3.400 dissidenti iraniani rifugiatisi in Iraq più di 25 anni fa per sfuggire alle persecuzioni in atto in Iran a seguito della rivoluzione del 1979. I suoi abitanti, membri dell'organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, con le loro sole forze e mezzi hanno trasformato questa zona in una città autosufficiente;
    attualmente i residenti di Campo Ashraf si trovano in una situazione di grave pericolo perché, da quando nel 2009 le truppe americane che avevano invaso l'Iraq nel 2003 hanno trasferito la responsabilità della sicurezza di Campo Ashraf alle forze armate irachene, queste hanno attaccato il campo diverse volte provocando la morte di molti residenti e il ferimento di centinaia di loro. E questo a causa della linea politica dell'attuale Primo Ministro iracheno che ha fatto dell'antico nemico dell'Iraq, il regime iraniano appunto, il suo maggiore alleato;
    i residenti di Campo Ashraf godono dello status di persone protette secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e attualmente l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – UNHCR, sta cercando di portare a termine il processo di riconoscimento dello status di rifugiati per i residenti di Ashraf in modo che possano essere trasferiti in tutta sicurezza presso Paesi terzi in grado di accoglierli;
    anche Camp Hurriya è stato ripetutamente saccheggiato e soffre di gravissime carenze come la mancanza di acqua, di elettricità, del numero insufficiente dei servizi igienici e della totale mancanza di strutture adeguate per ospitare persone disabili, malati e anziani;
    il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione del 3 aprile 2014 sulla strategia dell'UE nei confronti dell'Iran (2014/2025(RSP)) che tratta anche la questione dei diritti umani;
    rispondendo ai numerosi appelli delle Nazioni Unite per una soluzione condivisa e rispettosa dei diritti umani per la vicenda degli ex-residenti di Camp Ashraf, il Ministero degli affari esteri italiano con una nota del 4 marzo 2014 aveva comunicato che: «nel quadro dell'azione umanitaria promossa dal Ministero degli esteri insieme al Ministero dell'interno, sono arrivati oggi in Italia sette rifugiati iraniani provenienti da Camp Hurriya, in Iraq. L'accoglienza nel nostro Paese, ed è stata promossa dalla Farnesina in collaborazione con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) (...). Con il gruppo di persone giunte oggi a Roma sono già quindici i rifugiati iraniani, ex residenti di Ashraf, che sono stati finora accolti in Italia»;
    con la nota del 27 dicembre 2013 il Ministero degli affari esteri aveva condannato senza riserve la sanguinosa azione terroristica avvenuta il giorno precedente che aveva colpito i residenti di Camp Hurriya e il personale della Polizia irachena, attraverso la dichiarazione dell'allora Ministro Emma Bonino sull'esigenza di un maggior impegno dell'Unione europea e delle Nazioni unite per aiutare il Governo di Baghdad a risolvere la situazione dei rifugiati del citato Camp salvaguardandone la sicurezza e favorendone l'accoglienza presso Paesi terzi;
    nonostante tutte le gravi violazioni sopra menzionate si può certamente apprezzare che in alcuni ambiti sono stati registrati alcuni passi in avanti fatti dal Paese rispetto al periodo di governo del presidente Ahmadinejad,

impegna il Governo:

   a intraprendere ogni iniziativa utile, sia in ambito bilaterale che multilaterale, affinché il Governo iraniano rilasci tutti i difensori dei diritti umani detenuti, i prigionieri politici;
   a sollecitare il Governo iraniano, fermo restando il diritto all'autodeterminazione e alla sovranità legislativa di ogni Paese, ad avviare un credibile programma di riforme volte a eliminare ogni forma di restrizione alle libertà di informazione, di associazione, di espressione, di riunione, di religione, di istruzione e di movimento e a rafforzare il divieto della tortura e sospendere l'utilizzo della pena di morte;
   a esortare l'Iran a cooperare con gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani e con le organizzazioni non governative del Paese attuando le raccomandazioni delle Nazioni Unite e a firmare la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti (United Nations Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment Or Punishment»);
   ad avviare ogni necessaria e utile azione diplomatica affinché i Governi iraniano e iracheno cessino i numerosi attacchi ai due campi Ashraf e Hurriya per giungere al pieno riconoscimento dei residenti dello status di rifugiati e ottenere così il loro trasferimento in sicurezza presso paesi terzi in grado di accoglierli.
(7-00397) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Grande, Di Battista, Scagliusi, Sibilia, Del Grosso».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'AGEA ha incaricato la struttura Sin Sofiter di realizzare il 2o ciclo di refresh per l'aggiornamento della banca dati grafica così come richiesto dai servizi della Commissione europea al fine di riscontrare modifiche sull'utilizzo del suolo rispetto all'anno 2010, 1o ciclo di refresh;
    il progetto è finalizzato alla certificazione preventiva delle superfici territoriali delle aziende agricole italiane, con l'obiettivo di intercettare preventivamente errori o anomalie nell'ambito delle dichiarazioni degli agricoltori per l'accesso agli aiuti comunitari, in altre parole per il pieno sfruttamento dei fondi comunitari assegnati all'Italia evitando sanzioni della Commissione;
    su queste basi l'organismo pagatore AGEA ha avviato, per ciascun agricoltore che presenta domande per l'accesso ad aiuti e premi comunitari, una procedura che consiste nel raffronto su quanto dichiarato dallo stesso, sia relativamente alla consistenza totale dell'azienda, sia all'utilizzo del territorio su tutte le particelle presenti nel fascicolo aziendale del produttore;
    AGEA, poco attenta alle procedure stabilite con la regione Sardegna e senza alcun tipo di attenzione alle peculiarità dell'agricoltura sarda ma in generale per i territori dove è presente una estesa macchia mediterranea, ha dato indicazioni operative ai suoi tecnici rilevatori per la classificazione dei suoli con l'utilizzo di maglie di raffronto che tengono conto più delle percentuali di copertura vegetale che delle caratteristiche pali di un territorio;
    AGEA infatti ha applicato ai terreni agricoli codici di pascolamento non adatti alla specificità del territorio sardo. I codici di pascolamento sono codici di utilizzo del suolo dichiarati dall'allevatore nel momento in cui presenta la domanda. Si devono quindi dichiarare le singole particelle condotte e il titolo di conduzione per ciascuna di esse. Per ogni singola particella viene indicata sia la superficie catastale complessiva che la superficie utile (SAU). La SAU viene ricavata dall'agricoltore in base alle indicazioni fornitegli dal CAA o in base a stime effettuate dallo stesso. In altri termini si devono eliminare tutte quelle superfici che si ritengono tare «quindi non pascolabili» e si calcola la SAU. Così ha fatto anche AGEA;
    questa riclassificazione ha comportato per la Sardegna, e per le altre regioni interessate dalla «Macchia Mediterranea», la perdita di migliaia di ettari di superficie, precedentemente riconosciuti, con la conseguenza che in tantissime domande presentate a valere sul PSR (misure 211, 212, 214, 215) e sulla PAC (domanda unica) oggi sono riscontrabili gravi anomalie particellari, e, di conseguenza, il rischio reale che centinaia o migliaia di operatori del settore debbano restituire somme già percepite; in particolare le superfici riconosciute, prima dello scarico del 2o ciclo di refresh, con codice 650 (bosco), avevano la possibilità di pascolo sottochioma, così come avviene normalmente nella maggior parte delle nostre aziende zootecniche, mentre oggi con la riclassificazione le stesse superfici non sono riconosciute e si presentano con nessuna eleggibilità a SAU; allo stesso modo, tantissime superfici già riconosciute con codici 653 (pascolo arborato con tara 20 per cento) o con codice 659 (pascolo cespugliato con tara 20 per cento) o ancora 654 (pascolo arborato con tara 50 per cento) sono diventati, in questo 2o ciclo di refresh, superfici con codice 650 (bosco); gravi diminuzioni di superficie sono riscontrabili anche sui codici che riguardano i nostri pascoli con macchia mediterranea e cespugli che in svariati casi sono passati da codici 653 e 659, superfici con tara 20 per cento, nella migliore ipotesi a superfici con codice 654 (tara 50 per cento), in tanti casi superfici con codice 650 (bosco) o addirittura con codice 770 (tare) e di conseguenza eleggibilità a SAU 0 per cento;
    l'aggiornamento (refresh) dei codici attribuiti ai terreni su cui si chiedono i contributi all'Unione europea sta provocando danni economici consistenti agli agricoltori e ai contadini sardi e che tali decisioni ignorano e privano di valore l'ambiente endemico della Sardegna, come il pascolo arborato/macchia mediterranea, che non solo è una peculiarità del paesaggio, ma è anche ciò che determina l'unicità della qualità e del gusto dei prodotti;
    a seguito della nuova situazione aziendale determinata dal refresh, parte delle superfici che risultano non agricole non possono essere oggetto di contributo comunitario e, conseguentemente, il calcolo dell'aiuto a suo tempo corrisposto viene rideterminato, dando luogo a riduzioni dell'importo ammissibile o al recupero di importi già erogati con successiva ed eventuale applicazione delle relative sanzioni (circolare AGEA ACIU.2010.103 del 1o febbraio 2011);
    le nuove superfici non agricole non potranno più essere oggetto di contributo comunitario con la nuova programmazione PSR 2014-2020 e che gli effetti del refresh, secondo stime attendibili, incideranno con una decurtazione media di 250 euro ad azienda per gli anni pregressi e alla perdita di aree agricole (SAU) che con la nuova programmazione determineranno una perdita, per le 12 mila aziende sarde, di circa 12 milioni di euro per ciascuna annualità,

impegna il Governo:

   ad intervenire presso l'organismo pagatore AGEA affinché sospenda gli effetti del nuovo ciclo di refresh nei casi in cui si riscontri la creazione delle cosiddette «superfici in eclatanza» evitando in particolare iscrizioni massive nella banca dati debitori di aziende che invece presentano titoli e requisiti per l'accesso ai premi comunitari;
   ad attivare un tavolo tecnico tra AGEA e la regione Sardegna in particolare ma anche con le regioni dove è presente la «macchia mediterranea» per la risoluzione di questa anomalia, al fine di individuare nuovi codici d'uso del suolo che tengano conto delle peculiari caratteristiche morfologiche del territorio della Sardegna e che, pur salvaguardando le direttive comunitarie che, per determinate percentuali di ricoprimento del territorio prevedono l'attribuzione del codice d'uso 650 («bosco») oppure 770 («tara»), diano la possibilità di attribuzione di sub-codici (anche eventualmente solo a valenza regionale come già avvenuto in passato per altre regioni) che tengano conto dell'effettivo pascolamento che avviene anche in questi territori, prevalentemente montani, delle zone interne della regione Sardegna;
   a rivedere gli esiti delle fotointerpretazioni che hanno evidenziato numerose particelle in «eclatanza» a seguito della assegnazione dei codici di macrouso bosco o tara, delegando tale attività alle strutture territoriali dell'Agenzia ARGEA della regione Sardegna, che, tramite i propri tecnici può provvedere a modificare gli esiti della fotointerpretazioni sulla base di controlli sul campo puntuali e dettagliati, secondo le indicazioni stabilite dal tavolo tecnico regione Sardegna – AGEA.
(7-00396) «Marrocu, Capelli, Cani, Giovanna Sanna, Mura, Francesco Sanna, Marco Meloni, Piras, Scanu, Vargiu, Pinna, Nicola Bianchi, Corda, Vallascas, Vella, Pes, Di Gioia, Cicu».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'11 ottobre 2013 il Senato della Repubblica ha approvato, in via definitiva, la legge 15 ottobre 2013, n. 119, di conversione del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, approvato due giorni prima anche alla Camera dei deputati, recante nuove «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere»;
   la nuova normativa, sulla base delle indicazioni provenienti dalla convenzione del Consiglio d'Europa, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011, concernente la lotta contro la violenza sulle donne mira a rendere più incisivi gli strumenti del contrasto dei fenomeni di maltrattamenti, violenza e di atti persecutori;
   nel corso del dibattito il Governo pro tempore ha accolto l'ordine del giorno n. 9/01540-A/008 a prima firma dell'interrogante –:
   quali iniziative siano state messe in campo per l'attuazione dell'ordine del giorno citato. (5-03051)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dell'individuazione dell'isola di La Maddalena quale sede ospitante, dal 1o al 12 luglio 2009, il programmato vertice G8 sotto la Presidenza Italiana, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3716 del 19 novembre 2008 era stata identificata come «Sito di Interesse Nazionale» l'area dell'ex arsenale della marina militare, da sottoporre a interventi di bonifica e ripristino ambientale, nonché alla messa in sicurezza e adeguamento strutturale consono alle necessità del vertice internazionale;
   in particolare, l'area interessata, per un totale di circa 150 mila metri quadrati, racchiude le superfici comprese tra il molo, le banchine antistanti l'autoreparto, Cala Camiciotto, Molo Carbone, la banchina del deposito cavi Telecom e l'antistante specchio d'acqua;
   per attuare i diversi interventi previsti, tra progettazione e realizzazione, sarebbero stati spesi circa 400 milioni di euro;
   nel corso delle attività preliminari, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3738 del 5 febbraio 2009, tra le diverse previsioni, all'articolo 6, comma 4, veniva disposto che «al fine di assicurare l'immediata redditività degli investimenti effettuati a valere sui fondi FAS ed il loro positivo impatto sullo sviluppo socio-economico dell'isola di La Maddalena, la Regione Autonoma della Sardegna, per il tramite del Commissario delegato di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 novembre 2007, n. 3629, provvede ad espletare procedure selettive accelerate finalizzate all'affidamento in concessione trentennale delle aree demaniali già prese in consegna dalla Struttura Commissariale per l'organizzazione del Grande Evento della Presidenza Italiana del G8, ai fini della gestione del servizio di ricettività alberghiera, del porto turistico e delle connesse strutture ed aree situate nell'ex arsenale, nonché dell'ex ospedale militare di La Maddalena»;
   il bando di gara, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 febbraio 2009 n. 19, recava la procedura «per l'affidamento in concessione dei servizi di ricettività alberghiera, del porto turistico e delle connesse strutture ed aree situate nell'area dell'ex arsenale di La Maddalena» con modalità di aggiudicazione secondo l'offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell'articolo 83 del decreto legislativo n. 163 del 2006. Tra le previsioni, il bando stabiliva che l'offerta dovesse articolarsi sul versamento una tantum di una somma non inferiore a 40 milioni di euro e sul pagamento di un canone annuale, il cui importo minimo non è stato peraltro indicato, per tutta la durata della concessione (trent'anni);
   si è aggiudicata la selezione l'unica società partecipante al procedimento, la MITA Resort SRL, per un importo una tantum pari a 41 milioni di euro e un canone annuo di 60 mila euro (in trent'anni 1.800.000,00 euro);
   a seguito del terremoto in Abruzzo e della decisione del Governo (decreto-legge n. 39 del 2009) di trasferire a L'Aquila la nuova sede del G8, vennero attivate procedure di rinegoziazione dei termini della convenzione con la MITA Resort SRL, in ragione delle mutate condizioni determinate dalla mancata promozione del sito e delle relative strutture ricettive, situazione che rendeva necessaria una rimodulazione delle previsioni di redditività degli investimenti;
   la convenzione venne stipulata il 9 giugno 2009 per una durata non più trentennale, ma quarantennale, con la riduzione del corrispettivo una tantum, passato da 41 a 31 milioni di euro, restando invece immutato il canone annuale di 60 mila euro;
   l’iter di concessione dell'area alla MITA Resort, con particolare riguardo alla rinegoziazione, è stato oggetto di un procedimento della magistratura contabile, a carico di due alti esponenti della protezione civile per presunto danno erariale. La Corte dei conti – sezione giurisdizionale Lazio – con sentenza n. 230 del 20 marzo 2014, ha dichiarato inammissibile l'atto di citazione;
   un'altra inchiesta, tuttora in corso, condotta dalla procura di Tempio Pausania in collaborazione con i carabinieri del Noe di Sassari, Guardia costiera e Arpas Sardegna, con la consulenza di un gruppo di esperti in inquinamento ambientale, avrebbe rilevato gravissime inadempienze, superficialità e irregolarità nella conduzione di alcuni interventi di bonifica, costati alla collettività circa 7 milioni di euro;
   in particolare sarebbe stato rilevato che, nel tratto di mare antistante l'ex arsenale (circa 60 mila metri), le procedure impiegate per rimuovere i materiali inquinanti (idrocarburi pesanti e mercurio) avrebbero favorito la dispersione nell'ambiente, e non già la raccolta e l'eliminazione, delle sostanze nocive, estendendo a dismisura l'area interessata dall'inquinamento. Nel corso degli interventi sarebbe stato anche demolito il molo Carbone i cui detriti sarebbero stati lasciati sui fondali;
   nel frattempo, la MITA Resort SRL avrebbe avviato le procedure di arbitrato per inadempienza da parte delle amministrazioni pubbliche, per autorizzazioni concesse in ritardo, mancata bonifica dell'area e altro;
   il compendio di La Maddalena, dopo la realizzazione delle opere, ha ospitato solo due grandi eventi: il vertice italo spagnolo, il 10 settembre 2009, e la competizione velistica Louis Vuitton Trophy, dal 22 maggio al 6 giugno 2010;
   successivamente per l'area è iniziata una fase di progressivo abbandono, con una conseguente incuria e mancata manutenzione delle strutture e degli immobili realizzati per il G8, sia quelli affidati in concessione alla Mita Resort sia quelli rimasti nella disponibilità della regione Sardegna, come ad esempio l'albergo realizzato nell'ex ospedale, il cui costo sembrerebbe abbia raggiunto la cifra record di 75 milioni di euro;
   quello de La Maddalena è un compendio a rischio degrado, ad avviso dell'interrogante, simbolo di uno Stato che ha dato di sé una dimostrazione vergognosa, da una parte, sperperando ingenti risorse pubbliche, dall'altra, rinunciando a svolgere una rigorosa attività di controllo (l'OPCM, compresa quella relativa al Louis Vuitton Trophy, prevedono deroghe assolute e totali all'intero corpus legislativo su appalti, concorrenza, trasparenza e controlli);
   l'economia della Maddalena è stata fortemente vincolata dalla presenza militare, da prima rappresentata dalla marina italiana, successivamente, dal 1973 al 2008, da quella americana presente a Santo Stefano con una base di sommergibili nucleari;
   la presenza militare, se ha impedito lo sviluppo di una naturale vocazione turistica considerate le potenzialità del territorio, ha garantito reddito e occupazione attraverso le imprese d'appalto dell'indotto;
   la bonifica e valorizzazione del compendio dell'ex Arsenale, oltre a rappresentare una compensazione all'abbandono dell'isola dei militari, è stata accolta come un'occasione di forte rilancio del tessuto produttivo attraverso l'avvio di attività economiche legate a un comparto strategico per la Sardegna come il turismo che trae fondamento dalle potenzialità naturali e dalle molteplici tradizioni culturali e artigiane del territorio;
   il Governo avrebbe individuato le risorse (11 milioni di euro) necessarie al completamento delle bonifiche, mentre nel mese di aprile 2014 è stato firmato il protocollo d'intesa tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Sardegna e il comune di La Maddalena per l'insediamento del comitato tecnico di coordinamento;
   questo impegno del Governo, seppure importante, apparirebbe contenuto rispetto alle opere incompiute e a fronte di un quadro di riferimenti istituzionali sempre meno definiti per competenze e dove si ravvisa il tentativo delle parti di disconoscere responsabilità e impegni; aver declassato La Maddalena da Sito di interesse nazionale a Sito di interesse regionale rappresenta un vero e proprio arretramento dell'impegno dello Stato nell'isola e una evidente ricusazione di responsabilità nella conduzione di una vicenda fallimentare in cui lo Stato ha ricoperto a tutti gli effetti il ruolo da protagonista –:
   se sia a conoscenza dello stato in cui versano le strutture e gli immobili realizzati con gli interventi di riconversione del compendio dell'ex Arsenale di La Maddalena;
   se non ritenga opportuno fornire elementi in merito alla condizione del compendio e ricostruire tutti i passaggi che hanno contrassegnato la conversione dell'area, anche per accertare eventuali responsabilità nella gestione dell'opera e nell'aumento esorbitante dei costi;
   se non ritenga opportuno riferire qual è allo stato attuale il rapporto con il concessionario MITA Resort SRL con particolare riferimento al pagamento una tantum e ai canoni annuali;
   quali iniziative intenda adottare per evitare il degrado e la compromissione definitiva del compendio;
   quali iniziative intenda adottare per evitare che la gestione di una situazione caratterizzata da forti criticità debba ricadere interamente sulla regione Sardegna e sul comune di La Maddalena riconsiderando la classificazione del sito de La Maddalena in modo da ricomprenderlo nuovamente tra i Siti da bonificare di interesse nazionale. (4-05224)


   MICCOLI, SIMONI, PIAZZONI e DI SALVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   sono emersi gravi problemi nella erogazione della prestazione cosiddetta una tantum rivolta ai collaboratori coordinati e continuativi di cui all'articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l'INPS;
   tale indennità, introdotta in via sperimentale con l'articolo 19, comma 2, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito dalla legge n. 2 del 2009, con le integrazioni dell'articolo 7-ter della legge n. 33 del 2009, successivamente modificata dalla legge finanziaria 2010 (legge n. 191 del 2009) ed infine ridefinita dalla legge n. 92 del 2012 e dalla legge di stabilità (legge n. 228 del 2012), nelle intenzioni, voleva colmare una gravissima lacuna del sistema di protezione sociale: l'esclusione dal sistema di tutela della disoccupazione proprio di coloro che alla disoccupazione sono più esposti, i lavoratori più precari tra i precari, i parasubordinati;
   in realtà «l’una tantum» ha largamente mostrato fin dalla sua introduzione scarsa efficacia a causa dei requisiti restrittivi previsti dalla normativa. A fronte di un ammontare di risorse stanziate pari a euro 200.000.000,00 a cui vanno ad aggiungersi sulla base di quanto disposto dall'articolo 2, comma 56, legge 28 giugno 2012, n. 92, euro 60.000.000,00 in ragione d'anno per gli anni 2013, 2014 e 2015, risulta da dati INPS che al 31 marzo 2013 le risorse finanziarie residue erano pari a euro 126.079.838,24 per un ammontare di risorse erogate nel periodo 2009-2012 pari ad euro 73.920.161,76. In pratica al 31 marzo 2013 risultava che su 70.016 domande acquisite solo 26.587 erano quelle liquidate (il 37 per cento del totale);
   in particolare, si rileva l'incomprensibile esclusione dalla tutela di sostegno al reddito dei collaboratori coordinati e continuativi che operano nel pubblico impiego a vario titolo, oltre che delle figure ad essi assimilabili quali assegnisti di ricerca e dottorandi di ricerca o i collaboratori coordinati e continuativi delle scuole che partecipano a progetti regionali. Su queste figure lavorative si è determinata una iniziale incertezza normativa e amministrativa in merito alla loro esclusione tant’è che diverse sedi INPS territoriali hanno operato negli anni passati in modo differente e contraddittorio e solo nel 2013 (circolare n. 38 del 14 marzo 2013) l'istituto previdenziale ha tenuto a precisare esplicitamente l'esclusione di questi lavoratori;
   ciò ha prodotto la paradossale situazione per cui alcune sedi territoriali dell'INPS avanzano oggi richiesta di restituzione delle somme erogate negli anni 2009/2010 ad assegnisti di ricerca e collaboratori delle pubbliche amministrazioni. È opportuno chiarire che si tratta di prestazioni – di ammontare medio di 4.000 euro – erogate dalle stesse sedi INPS che oggi ne richiedono la restituzione a giovani ricercatori universitari o docenti delle scuole con contratto di collaborazione, che versavano in condizione di disoccupazione a seguito della conclusione di un assegno di ricerca, del dottorato o del contratto di collaborazione e che, in molti casi, si trovano tuttora senza lavoro. Giovani cui dovrebbe essere riconosciuto un ammortizzatore, sociale e non la richiesta di restituire soldi già utilizzati per sopravvivere a questi anni di crisi del Paese, delle scuole e delle università;
   il Governo ha più volte espresso l'intenzione di provvedere finalmente a risolvere la vergognosa discriminazione sul fronte delle tutele sociali cui sono sottoposti i collaboratori coordinati e continuativi e a progetto, ivi compresi quelli operanti nei settori pubblici –:
   se siano a conoscenza di quanto esposto;
   quali iniziative urgenti si intendano attivare per sollevare i giovani ricercatori ed i titolari di contratti di collaborazione coordinate e continuative del pubblico impiego in questione dall'onere insostenibile di restituire somme derivanti da una prestazione sociale negata a causa di una normativa iniqua, contraddittoria e lacunosa, fermo restando che l'accordo di una mera rateizzazione delle somme percepite rappresenta in ogni caso una condizione non sostenibile da persone che in questa fase non necessariamente dispongono di un reddito;
   quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano mettere in atto per riconoscere in via strutturale e definitiva il diritto alla protezione dalla disoccupazione involontaria a chi lavora con contratti di collaborazione coordinata e continuativa e a progetto, con partita iva e con contratti di associazione in partecipazione. (4-05225)


   RUOCCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 7 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, «interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di contenimento della spesa farmaceutica e per il sostegno dell'economia anche nelle aree svantaggiate» (cosiddetto decreto «Omnibus»), convertito dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, l'Anas è diventata una società per azioni. Il 19 dicembre 2002 l'ANAS ha concluso il processo di trasformazione in società per azioni. A partire dal 1o gennaio 2003 l'ANAS è diventata operativa come società per azioni;
   l'Anas spa è il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale. Tra le funzioni attribuite all'Anas spa relativamente alla rete stradale ed autostradale in gestione diretta ci sono la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade ed autostrade, l'adeguamento e il miglioramento della rete delle strade e delle autostrade e della relativa segnaletica e l'attuazione delle leggi e dei regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle strade ed autostrade e tutela del traffico e della segnaletica;
   nei primi anni ’70 l'Anas ha accordato a società petrolifere la concessione di aree demaniali, della durata di 29 anni, per la costruzione e l'esercizio di trenta aree di servizio ubicate su autostrade direttamente gestite dalla stessa Anas. Si tratta di ventitré aree di servizio lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e di sette aree di servizio lungo l'autostrada Palermo-Catania;
   le concessioni accordate prevedono l'obbligo delle società petrolifere alla costruzione a propria cura e spese delle opere di carattere generale, degli impianti di rifornimento carburanti, di assistenza veicoli, dei locali di ristoro ed assistenza medica, nonché l'obbligo di provvedere all'attrezzatura di tutti i servizi compresi nelle indicate aree e il trasferimento della proprietà, mediante atto formale, ad Anas o a chi per essa, di tutti gli impianti e le opere costruite sull'area di servizio, in buono stato di conservazione e manutenzione, alla scadenza della concessione;
   gli articoli 3-16 del disciplinare delle concessioni prevedono, altresì, che il passaggio avvenga senza alcun compenso o rimborso di spese di costruzione, avviamento o migliorie dell'area di servizio;
   le concessioni sono scadute nel 2000 –:
   se il Governo possa indicare, per ogni area di servizio:
    a) se si sia provveduto al trasferimento della proprietà dei beni costruiti dalle società concessionarie petrolifere private ad Anas o ad altro soggetto pubblico, così come previsto dall'articolo 3 delle concessioni rilasciate e con le modalità indicate nell'articolo 3-16 del disciplinare delle concessioni;
    b) se le gestioni dei servizi siano state riassegnate in seconda concessione a seguito di gare ad evidenza pubblica e quando ciò sia avvenuto;
    c) se vengano corrisposti ad Anas dei canoni per l'uso dei fabbricati oggetto di devoluzione dalle concessionarie petrolifere e da quando;
    d) come l'Anas abbia provveduto o intenda provvedere per formalizzare il trasferimento della proprietà dei beni costruiti dalle concessionarie petrolifere private. (4-05230)


   DISTASO, PALESE, CHIARELLI, FUCCI, MARTI, ELVIRA SAVINO e SISTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'agroalimentare pugliese ha registrato nel 2013 un incremento del 13,6 per cento nelle esportazioni e si consolidano gli indiscussi i primati produttivi dell'agricoltura pugliese;
   l'agroalimentare rappresenta l'8 per cento del prodotto interno lordo pugliese;
   nei mesi di maggio e giugno 2014 tutta la Puglia è stata colpita da intense precipitazioni, forti venti e grandine che hanno causato ingenti danni alle colture cerasicole, viticole e più in generale all'intro comparto agricolo e agroalimentare pugliese;
   secondo quanto si evince dagli organi di informazione le basse temperature registratesi nel mese di aprile 2014 hanno arrecato gravi danni al settore ortofrutticolo pugliese, già in seria difficoltà per i fenomeni di agro-pirateria e concorrenza sleale;
   le ultime avversità atmosferiche hanno colpito in maniera pesante anche il comparto viniviticolo dell'intera regione e del Salento in particolare;
   la dimensione ridotta delle imprese e la mancata stipula delle polizze assicurative rende ancor più difficile la situazione poiché non si può procedere attraverso contributi a valere sulle provvidenze previste dal decreto legislativo n. 102 del 2004, in materia di «Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera i), della legge 7 marzo 2003, n. 38, e quindi al riconoscimento dei danni –:
   quali iniziative intenda attivare il Governo per definire misure specifiche dirette ad indennizzare gli agricoltori che hanno subito la distruzione delle colture;
   se non si intenda dichiarare lo stato di calamità naturale per i terreni agricoli pugliesi colpiti dai violenti nubifragi di questi giorni;
   se non intenda assumere iniziative per procedere alla riforma del sistema di riconoscimento dei danni agli agricoltori colpiti da avversità atmosferiche, prevedendo sistemi di polizze più accessibili e rimborsi celeri, anche attraverso la compensazione fiscale. (4-05231)


   SILVIA GIORDANO, BARONI, CECCONI, DALL'OSSO, DI VITA, GRILLO, LOREFICE e MANTERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   esiste un business dei vaccini antinfluenzali, infatti il servizio sanitario nazionale spende circa cinquanta milioni di euro l'anno per immunizzare dal virus dell'influenza stagionale alcuni specifici settori di popolazione: gli ultrasessantacinquennni, coloro che hanno malattie respiratorie, coloro che sono considerati a rischio per patologie; in questi casi il vaccino è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale;
   alla spesa annuale per i vaccini antinfluenzali si deve aggiungere quella derivante dalle ipotesi di pandemia, come nel caso del 2009-2010, quando a livello mondiale si diffuse la notizia di una possibile pandemia derivante dalla cosiddetta influenza suina;
   l'Italia tra il 2009 e il 2010 non badò a spese e si diede l'obiettivo di vaccinare il 40 per cento della popolazione con il vaccino pandemico;
   l'Italia ordinò 24 milioni di dosi, firmando un contratto sembrerebbe da 184 milioni di euro, anche se a dicembre del 2009 era già chiaro e noto che si trattava certamente di una tipologia di influenza contagiosa ma meno pericolosa di una qualsiasi altra influenza;
   furono meno di un milione le persone che si vaccinarono a fronte delle 10 milioni di dosi di vaccino acquistate e distribuite dal Ministero della salute;  
   ancora prima nel 2005-2006 in relazione alla pandemia di aviaria il Ministro della salute pro tempore Storace fece acquistare trenta milioni di dosi di Oseltamivir (il Tamiflu della Roche) con una spesa, si dice, di cinquanta milioni di euro;
   la pandemia aviaria non ci fu e i medicinali acquistati, trenta milioni di dosi di Tamiflu, rimasero nei depositi fino alla data della loro scadenza aggiungendo quindi in seguito anche i costi per lo smaltimento di un farmaco rivelatosi del tutto inutile;
   46 studi clinici che hanno coinvolto 24 mila pazienti hanno dimostrato che il Tamiflu sia in grado di ridurre i sintomi di influenza di sola mezza giornata rispetto all'economico paracetamolo come riportato dalla rivista medica British Medical Journal che ha pubblicato i dati forniti dalla Cochrane Collaboration, una organizzazione internazionale indipendente;
   appare evidente che l'acquisto di farmaci antivirali per affrontare le pandemie o presunte tali si è dimostrato un vero affare per le case farmaceutiche produttrici ed inutile ai fini della tutela della salute dei cittadini;
   ancora oggi l'acquisto in dosi massicce di antivirali, per affrontare presunte pandemie, tra il 2005 e il 2010, sulle quali sono in corso indagini anche recenti della magistratura, non risulta del tutto trasparente ed è sconosciuta la documentazione relativa ai contratti di acquisto, e agli eventuali allegati, ma anche la documentazione relativa alle basi scientifiche sull'efficacia degli anti virali che sono stati alla base della necessità di acquisto di decine di milioni di dosi;
   è necessario oggi dare certezza ai cittadini su quanto successo in passato in relazione alle presunte pandemie che avrebbero dovuto interessare il nostro Paese e che sia resa nota tutta la documentazione che ha motivato in maniera inoppugnabile, l'acquisto dei farmaci antivirali, e i costi sostenuti, derivanti dai contratti stipulati con le case farmaceutiche –:
   se non intendano rendere noti, anche fornendo la relativa documentazione, i dati e le informazioni in base alle quali sono state assunte le determinazioni di acquisto dei farmaci antivirali indicati in premessa, le motivazioni scientifiche e i presupposti delle predette determinazioni, i costi sostenuti derivanti dai contratti di fornitura stipulati con le ditte farmaceutiche e le obbligazioni assunte, nonché i costi sostenuti derivanti dai contratti stipulati, e loro eventuali allegati, con le case farmaceutiche e quelli derivanti dallo smaltimento dei vaccini pandemici non utilizzati e scaduti e le ragioni del mancato utilizzo dei citati farmaci. (4-05239)


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da fonti di stampa che Giovanni Mazzacurati, ex presidente del consorzio Venezia Nuova concessionario unico dello Stato italiano incaricato della realizzazione del MOSE, avrebbe finanziato illecitamente VeDrò, la fondazione dell'ex Presidente del Consiglio Enrico Letta;
   il Consorzio Venezia Nuova è al centro di un'indagine della magistratura tutt'ora in corso che ha portato allo scoperto l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, assurta a sistema, dedita alla distrazione di risorse destinate alla realizzazione del MOSE, con capi di imputazione quali corruzione, concussione, turbativa d'asta e reati fiscali, come riportato da tutte le maggiori testate giornalistiche; inchiesta che ha condotto all'arresto di 35 persone tra politici e imprenditori;
   dai documenti in possesso del Fatto Quotidiano, Giovanni Mazzacurati avrebbe cominciato a finanziare la fondazione dell'ex Presidente del Consiglio nel 2007 per poi proseguire – in modo continuativo – dal 2010 al 2012 con tre versamenti da 20 mila euro ciascuno;
   Letta ha smentito in modo deciso la notizia e il suo stesso «intermediario» per il Veneto, Arcangelo Boldrin, nega di aver mai versato soldi all'ex premier, però, secondo Il Fatto Quotidiano, dagli atti della procura di Venezia era già emerso il rapporto tra Mazzacurati ed Enrico Letta, con la testimonianza di Roberto Pravatà, ed emergerebbe che in altre occasioni Mazzacurati avrebbe finanziato direttamente la fondazione di Letta jr;
   il sistema MOSE è una delle grandi opere pubbliche individuate dalla legge n. 443 del 2001 (cosiddetta «legge obiettivo») tra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale ed è finalizzato alla tutela e alla salvaguardia della laguna di Venezia; come noto, sono stati stanziati dallo Stato italiano 4,9 miliardi sui previsti 5,4 miliardi di euro, quali costo totale dell'opera;
   si assiste in questi ultimi mesi a ripetuti e diffusissimi scandali che coinvolgono amministratori pubblici appartenenti all'intero arco parlamentare sulla gestione della finanza pubblica che riguarda le cosiddette «grandi opere»: dall'Expo 2015, al TAV (Treno alta velocità) Firenze, al porto di Molfetta, fino, appunto, all'opera «Mose» a Venezia;
   i recenti scandali relativi alla costruzione delle «grandi opere» danno la sensazione che queste opere siano considerate non solo dalla criminalità organizzata ma anche da un certo ambiente politico corrotto, soprattutto occasioni utili a saccheggiare la cosa pubblica, e sembra che l'attuale classe dirigente di questo Paese non sia ancora in grado, o non voglia, contrastare adeguatamente il regime di corruzione diffuso;
   la Corte dei conti ha recentemente stimato il costo della corruzione in Italia in circa 60 miliardi di euro all'anno;
   ove venisse riscontrata l'illiceità del finanziamento appare evidente agli interroganti che la fiducia dei cittadini italiani rischierebbe di essere gravemente minata, considerato che apparirebbe di fatto coinvolto nella vicenda anche un ex Presidente del Consiglio dei ministri –:
   di quali elementi disponga il Governo, anche tenendo conto dei poteri di vigilanza che gli sono propri;
   cosa intenda fare il Governo per mettere fine a tale superficialità nella gestione e nella spesa per le opere pubbliche e se non intenda prendere in considerazione l'ipotesi di una revisione del quadro normativo sull'affidamento dei lavori pubblici, a tutela dei principi di massima trasparenza e legalità nella gestione delle gare di appalto per impedire il verificarsi di nuove gravi situazioni come quelle descritte in premessa;
   se il Governo non intenda attivarsi al fine di rendere effettive le norme già esistenti introdotte per contrastare la corruzione, vera e propria emergenza che rende ancora più povera un'Italia già pesantemente colpita dalla crisi economica in atto. (4-05242)


   SPESSOTTO, BUSINAROLO, BENEDETTI, DA VILLA, D'INCÀ e BRUGNEROTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il sindaco di Venezia Orsoni è stato in questi ultimi giorni indagato e arrestato in relazione alle vicende del Mose in relazione all'ipotesi di finanziamento illecito poiché, secondo il capo di imputazione dell'ordinanza del 4 giugno 2014 «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, quale candidato sindaco del PD alle elezioni comunali di Venezia del 2010, riceveva i contributi illeciti», «consapevole del loro illegittimo stanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova»;
   il quotidiano il Giornale online del 13 giugno 2014 riportava la dichiarazione di Orsoni «Mi hanno invitato a candidarmi. Alla fine ho ceduto. E in vista della campagna elettorale 2010, mi hanno detto di andare a battere cassa da Mazzacurati. C'era bisogno di soldi. Tanti soldi. Io ho accettato, ma non ho visto un euro. Gestivano tutto loro»;
   sulla base delle precedenti dichiarazioni riportate, Orsoni avrebbe deciso di patteggiare in merito alla vicende che lo vedono coinvolto;
   il sistema delle concussioni su Venezia era organizzato, stando alle indagini degli inquirenti sotto gli occhi di tutti, in maniera pervasiva, seriale e criminalmente professionale;
   l'opinione pubblica degli italiani, dei veneti e dei veneziani è profondamente turbata per la gravità della corruzione riscontrata nella gestione del Mose e merita, pertanto, la più assoluta trasparenza;
   il sindaco Orsoni dopo avere deciso di patteggiare ha abbandonato l'idea iniziale di tornare a ricoprire la carica di sindaco di Venezia, malgrado comunque il vulnus del patteggiamento, e ha annunciato di volersi dimettere immediatamente da Sindaco; così riporta La Repubblica online del 13 giugno 2014 «Giorgio Orsoni si è dimesso da sindaco di Venezia». Dopo la revoca degli arresti domiciliari, le polemiche per il suo ritorno a Ca’ Farsetti e una nota molto critica del vice segretario nazionale Pd e Presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, ha deciso di lasciare l'incarico;
   il 13 giugno 2014, nell'ambito di una conferenza stampa rilasciata dal sindaco (http://www.repubblica.it) Orsoni, pur affermando di aver sempre operato nell'interesse della città, si è dichiarato molto amareggiato per le reazioni opportunistiche ed ipocrite manifestate da parte di alcuni elementi della sua giunta;
   Orsoni nelle stesse dichiarazioni riportate da il quotidiano la Repubblica affermava «Qualcuno è stato troppo frettoloso a giudicarmi. Sono innocente, il patteggiamento è solo una goccia di sangue che ho dovuto versare»;
   tali affermazioni di Orsoni risultano in maniera preoccupante criptiche e anodine e ad avviso degli interroganti, lasciano intravedere altre piste di corruzione in carico a terzi e non allo stesso Orsoni –:
   di quali elementi disponga il Governo, anche tenendo conto dei poteri di vigilanza che gli sono propri nei confronti del Consorzio Venezia Nuova;
   se non intenda verificare se tutte le imprese coinvolte nell'attuazione del Mose siano in linea con la legislazione antimafia. (4-05245)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUBINATO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 20 giugno del 2013, esattamente un anno fa, fu individuato nel Mar dei Caraibi, a grande profondità, in acque Venezuelane, il relitto del bimotore Let-410 della compagnia Transaven su cui viaggiava la famiglia Durante di Ponzano Veneto (Treviso), precipitato il 4 gennaio 2008;
   a bordo del velivolo viaggiavano Paolo Durante, di anni 41, la moglie, Bruna Guernieri, di anni 42, e le due figlie di 6 e 8 anni;
   i familiari dei Durante chiedono di sapere se all'interno del velivolo inabissato non lontano da Los Roques ci siano i resti dei loro cari e, se così fosse, che venga effettuato il loro recupero per poter dare loro una sepoltura;
   i familiari delle vittime dell'incidente aereo lamentano di non avere ricevuto più alcuna notizia né dalle autorità venezuelane, né dal Governo italiano, anche se a suo tempo Emma Bonino, Ministro degli affari esteri, pro tempore aveva assicurato il massimo impegno –:
   se e quali iniziative il Governo intenda attivare nei confronti delle competenti autorità di governo venezuelane per consentire il recupero del relitto dell'aeromobile, dando così ai familiari la possibilità di offrire una degna sepoltura ai resti delle povere vittime. (5-03048)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MAZZOLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'abitato di Civita di Bagnoregio, fondato 2500 anni fa dagli Etruschi, sorge su una delle più antiche vie d'Italia, che congiunge il Tevere – allora grande via di navigazione dell'Italia centrale – e il lago di Bolsena, e rappresenta senza dubbio uno dei borghi più antichi e affascinanti giunti fino ai giorni nostri;
   unica nel suo genere, perché costruita su una roccia isolata e collegata al resto del mondo da un unico e stretto ponte, Civita di Bagnoregio – anche conosciuta nelle cronache come «la città che muore» – è fin dall'epoca etrusca soggetta a fenomeni di progressiva erosione e frane delle pareti di tufo su cui è poggiata ed è stata oggetto più volte di interventi di consolidamento volti a preservarne la stabilità e la bellezza;
   la legge 9 luglio 1908, n. 445, parzialmente ancora in vigore, dispone una serie di provvedimenti a favore della Basilicata e della Calabria, e in particolare introduce un titolo IV dedicato al consolidamento di frane minaccianti abitati e trasferimenti di abitati in nuova sede;
   in seguito al regio decreto 8 settembre 1922, n. 1301, l'abitato di Civita Bagnoregio venne inserito tra quelli previsti sia nella tabella D allegata alla legge n. 445 del 1908, che riguardava il consolidamento di frane minaccianti abitati nelle province del Regno, sia tra gli abitati inseriti nella tabella E, allegata alla medesima legge, che riguardava invece il trasferimento di abitati;
   in base poi all'articolo 20 della legge n. 311 del 1911, «È data facoltà al Governo del Re [...] di sostituire totalmente o parzialmente, ad opere di consolidamento il trasferimento in nuova sede degli abitati minacciati, o viceversa, di sostituire, in parte o in tutto, al trasferimento degli abitati, il consolidamento delle frane che li minacciano, senza aumento nella spesa complessiva autorizzata»;
   trascorsi più di novant'anni dall'inserimento dell'abitato di Civita di Bagnoregio negli allegati D ed E della legge 445 del 1908, e anche grazie ad interventi di consolidamento che hanno contenuto la sua progressiva erosione, oggi Civita di Bagnoregio è tornata ad essere abitata da un certo numero di residenti, italiani e stranieri, ed è frequentata da un costante flusso di turisti che, richiamati dalla sua fama, vi soggiornano;
   tuttavia, alla luce delle sopracitate normative dei primi del secolo, e tutt'ora parzialmente in vigore, Civita di Bagnoregio potrebbe essere assoggettata non solo ad organici piani di consolidamento, certamente ancora necessari, ma – in virtù dell'Allegato E – anche alla disciplina prevista dal titolo IV della legge 445 del 1908, ed essere dunque soggetta al trasferimento dell'abitato;
   se si vuole preservare il fascino e la bellezza di Civita di Bagnoregio, unitamente alla sua cultura, alle arti e alla tradizione, appare assolutamente necessario scongiurare l'ipotesi, anche solo teorica, che un giorno l'abitato possa essere trasferito, relegando la cittadella ad un mero museo privo della vita e delle tradizioni dei suoi residenti –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per escludere Civita di Bagnoregio dagli abitati di cui alla tabella E, allegata alla legge 9 luglio 1908, n. 445, così assicurando con il mantenimento delle tradizioni e della cultura della popolazione residente, la vitalità di uno degli abitati più belli d'Italia. (5-03046)


   PES. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la società di servizi petroliferi, la «Schulemberger Oilfield Services», il 20 gennaio 2014 avrebbe presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'istanza di permesso di prospezione in mare, localizzata nel Mar di Sardegna, in un'area che andrebbe da Capo Argentiera e Alghero fino a Capo Mannu, nell'Oristanese e che coinvolge ben 11 comuni: Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes, Villanova Monteleone;
   l'obiettivo principale del progetto di prospezione in quest'area presentato dalla «Schulemberger Oilfield Services» è l'indagine geofisica, geologico/strutturale di questa area ancora del tutto non conosciuta;
   per le prospezioni geofisiche è necessaria una sorgente di energia che emette onde elastiche ed una serie di sensori, detti idrofoni, che ricevono le onde riflesse;
   la produzione di onde elastiche è ottenuta con diverse tecnologie che fanno uso di sorgenti artificiali differenti:
    ad acqua: WATER-GUN, costituito da un cannone ad aria compressa che espelle ad alta velocità un getto d'acqua che per inerzia crea una cavità che implode e genera un segnale acustico;
    ad aria compressa: AIR-GUN, costituito da due camere cilindriche chiuse da due pistoni (pistone di innesco e di scoppio) rigidamente connessi ad un cilindro provvisto di orifizio assiale che libera in mare, istantaneamente, aria ad una pressione, compresa tra 150 e 400 atmosfere (ad oggi il sistema maggiormente utilizzato);
    a dischi vibranti: MARINE VIBROSEIS, in cui alcuni dischi metallici vibranti immettono energia secondo una forma d'onda prefissata, senza dar luogo all'effetto bolla (sistema complesso non ancora pienamente sviluppato);
    elettriche: SPARKER/BOOMER, dove un piatto metallico con avvolgimento in rame viene fatto allontanare da una piastra a seguito di un impulso elettrico; l'acqua che irrompe genera un segnale acustico ad alta frequenza con scarsa penetrazione (adatto per rilievi ad alte definizioni);
   per l'acquisizione geofisica nell'area dell'istanza di permesso di prospezione, è previsto l'utilizzo della tecnologia Air-gun, tipicamente utilizzata per i rilievi sismici marini;
   secondo alcuni studi, l'impatto sull'ecosistema marino dell’«Air-gun» potrebbe risultare devastante perché prevede una violenta onda d'urto provocata da una sorgente energetica (uno sparo), ad aria compressa, con intensità variabile fra circa 240 e 260 decibel ogni quindici secondi per ventiquattro ore al giorno, che genera emissioni acustiche che comporterebbero lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell'udito (molto grave perché molte specie ittiche dipendono dal senso dell'udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare cibo), o addirittura alla morte per embolia degli stessi pesci e dei cetacei;
   i danni inciderebbero sicuramente sulla pesca e sui pescatori, settore e categoria che, ancora più di altri, sta avvertendo la crisi economica del paese e dell'isola;
   secondo alcuni studi l'area perimetrata dista poche miglia dal Santuario dei cetacei, area protetta tra Sardegna, Corsica e Liguria, considerata di interesse internazionale, ma, risultano coinvolte dal progetto anche le aree a protezione speciale dell'Isola dell'Asinara, di Capo Caccia e della Penisola del Sinis;
   le fasi successive la prospezione, il pozzo esplorativo e le trivellazioni, costituirebbero ulteriori fonti d'inquinamento ambientale;
   la società avrebbe depositato qualche settimana fa lo studio d'impatto ambientale per le ricerche geofisiche e qualora la valutazione d'impatto ambientale dovesse dare l'autorizzazione di prospezione in mare, la società potrebbe iniziare subito la perforazione e l'estrazione;
   nell'isola è forte l'opposizione popolare a progetti «offshore»;
   numerose associazioni ambientalistiche hanno sollevato dubbi sulla possibilità che da queste operazioni derivino danni all'ecosistema della costa occidentale della Sardegna –:
   se il Ministro possa rendere noto e chiarire il risultato dello studio d'impatto ambientale presentato dalla «Schulemberger Oilfield Services»;
   se le osservazioni contrarie al progetto, considerato che la localizzazione include aree sottoposte a vincoli ambientali, abbiano fondamento scientifico;
   se siano state messe in atto tutte le attività e le cautele atte a scongiurare che da queste operazioni di prospezione delle coste vicine alla Sardegna derivino danni per la salute dei cittadini e danni all'ecosistema della costa occidentale della Sardegna. (5-03055)


   DE LORENZIS, SCAGLIUSI, L'ABBATE, SILVIA GIORDANO e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 15 aprile 2010 la divisione refining & marketing del gruppo Eni spa per mezzo dei quotidiani Gazzetta del Mezzogiorno e Sole 24 ore attua l'avviso pubblico con cui informa la cittadinanza della richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale e autorizzazione integrata ambientale ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo del 16 gennaio 2008, n. 4, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il «Progetto di adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento denominato Tempa Rossa»;
   tra i documenti presentati dall'ENI spa vi è anche la «SIA – sintesi non tecnica» del progetto che diversamente da quanto descritto dall'avviso pubblico del 15 aprile 2010, si presenta come «Potenziamento delle strutture per lo stoccaggio e la spedizione del greggio Tempa Rossa»;
   nella «SIA – sintesi non tecnica» sono descritti gli interventi previsti e specifica che l'adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto si inserisce nei più ampi progetti petroliferi Val d'Agri e Tempa Rossa, che comportano la seguente produzione di greggio:
    600 milioni di barili di petrolio delle riserve accertate nella Val d'Agri (Potenza) che rappresentano il più importante giacimento nazionale di un olio medio leggero, considerato di buona qualità dai tecnici del settore;
    420 milioni di barili di greggio dal giacimento Tempa Rossa che contribuirà ad aumentare in maniera significativa la produzione nazionale di petrolio, contribuendo così alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese;
   gli interventi previsti e riportati nella «SIA – sintesi non tecnica» si dividono in:
    interventi «offshore» in ambiente marino, tra cui il prolungamento del pontile esistente a servizio della raffineria e l'adeguamento dei servizi ausiliari asserviti al pontile che comporterà un occupazione dell'area del Mar Grande di Taranto di un estensione pari a circa 3.000 metri quadrati;
    interventi «onshore» in ambiente terrestre, tra cui la costruzione di due nuovi serbatoi di stoccaggio greggio Tempa Rossa di capacità geometrica complessiva pari a circa 180.000 metri cubi, la costruzione di due nuove aree di pompaggio per la spedizione del greggio Tempa Rossa e del greggio Val d'Agri al nuovo pontile, la costruzione di una nuova linea di trasferimento greggio Tempa Rossa dai nuovi serbatoi al nuovo pontile, la costruzione di una nuova linea di trasferimento greggio Val d'Agri dai serbatoi esistenti al nuovo pontile, la costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento greggio Tempa Rossa, la costruzione di due nuovi impianti di recupero vapori a integrazione dell'esistente, uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio Tempa Rossa e uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio Val d'Agri e in fine l'adeguamento/potenziamento servizi ausiliari asserviti alle nuove installazioni onshore;
   sempre nel «SIA – sintesi non tecnica» è scritto che: «l'adeguamento della Raffineria non prevede un incremento della capacità di lavorazione attuale, ma solo un aumento della capacità di movimentazione greggio Tempa Rossa, destinato esclusivamente all'export via mare. La quantità di greggio Val d'Agri movimentata rimane invariata»;
   in data 14 gennaio 2011 a seguito delle richieste di documentazione di integrazione allo studio di impatto ambientale del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (nota DVA-2010-0024826 del 18 ottobre 2010) e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (nota DG/PBAAC/34.19.04/15892/2010 del 20 maggio 2010), la divisione refining & marketing del gruppo Eni Spa per mezzo del quotidiano Sole 24 ore attua l'avviso pubblico ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 con cui informa la cittadinanza di aver depositato la documentazione richiesta dai Ministeri oltre ad aver apportato una modifica progettuale al sistema di raffreddamento prevista per il petrolio grezzo;
   nel nuovo SIA nel paragrafo 4.2.9.1. «Emissioni in Atmosfera» vi è riportato che le nuove installazioni genereranno emissioni diffuse e fuggitive in corrispondenza delle nuove aree di stoccaggio e in corrispondenza dei raccordi flagiati, aumentando le emissioni diffuse/fuggitive complessive di Raffineria di circa 11-12 per cento mentre gli scarichi gassosi finali degli impianti di recupero vapori sono stimati in 26.000 chlogrammi/anno di VOC;
   nel paragrafo 5.4.9. «traffico» vi è descritto che «a seguito dell'esportazione di un maggiore quantitativo di greggio si avrà un incremento del traffico navale per l’export per 90 navi all'anno aventi la capacità di 30.000 t/a», riconducibile all'esportazione del greggio Tempa Rossa pari a 2,7 milioni di tonnellate/anno;
   il pontile verrà costruito nel Mar Grande di Taranto, area delimitata sul fronte del mare aperto dalla presenza di due isole «Cheradi», e in cui insistono con il rispettivo traffico marittimo, un porto militare, un porto industriale e porto commerciale con molo polisettoriale; inoltre a poca distanza dalla raffineria è stata approvata in tempi recenti da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la costruzione di un parco eolico «near-shore» da 30 megawatt la cui presenza consiste in 10 torri eoliche da 100 metri circa di altezza con relativa pala di 50 metri di lunghezza con un inevitabile occupazione di una porzione di mare e una conseguente riduzione della possibilità di mobilità delle navi in entrata e in uscita nel Mar Grande;
   nel paragrafo 5.4.10. e 4.2.9.4. «rifiuti» si apprende che la costruzione dei due nuovi serbatoi e le relative opere complementari, determinerà la produzione di rifiuti identificabili come materiali residui, fondami e residui fangosi derivanti dalle attività di pulizia e bonifica generando nelle sole opere di bonifica dei serbatoi un incremento nella produzione di rifiuti da fondami serbatoi di circa 1.650 tonnellate/anno, definiti dal proponente «rifiuti speciali pericolosi»;
   in data 11 luglio 2011 con nota prot. 22521 il Ministro dei beni e delle attività culturali esprimeva parere positivo al progetto in questione;
   da fonti comunicazioni riportate dal Comitato «Legamjonici» si apprende che nel mese di agosto 2011 il comune e la provincia di Taranto, guidati rispettivamente dalle giunte sindaco Stefano e dall'ex presidente della provincia Florido, esprimono parere positivo al progetto Tempa Rossa;
   in fase di valutazione di impatto ambientale non risulta pervenuto nell'ambito dei termini previsti, il parere della regione Puglia guidata dalla giunta Vendola;
   in data 27 ottobre 2011 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare guidato dal Ministro pro tempore Prestigiacomo, decretano la compatibilità ambientale con prescrizioni, del progetto;
   il Comitato «Legamjonici» ha denunciato pubblicamente e presentato «petizione» alla relativa commissione del Parlamento europeo perché in merito alle osservazioni sul «SIA – sintesi non tecnica» ha rilevato che «Lo studio è del tutto privo di una valutazione di rischio di incidente rilevante. Si ricorda che la raffineria è un'azienda che ricade nell'ambito dell'applicazione della direttiva Seveso per il rischio di incidente rilevante (decreto legislativo n.  334 del 1999 che recepisce la direttiva Seveso 96/82/CE). La manipolazione di greggio, la costruzione di due serbatoi della capacità di 180.000 m3, la possibilità di sversamento di tossici in atmosfera e in ambiente marino sono rischi che richiedono analisi più attente. Ci risultano, invece, trattate con estrema superficialità. L'integrazione della componente sicurezza si rende necessaria»... evidenziando la «...violazione dell'Art. 3-ter, Art. 3-quater, Art. 4, Art. 24 e art. 25 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e Art. 6 della direttiva 85/337/CEE e del decreto legislativo n. 334 del 1999 sul rischio di incidente rilevante», per cui, il suddetto comitato ha denunciato «la violazione della direttiva Seveso, una valutazione di impatto ambientale approssimativa, l'assenza di uno studio sull'effetto domino per la costruzione di due nuovi serbatoi della capacità di 180.000 m3 accanto agli impianti già esistenti, aumento delle emissioni diffuse e fuggitive, nuovo rischio di sversamento di greggio in Mar Grande per la manipolazione e trasporto di greggio»;
   il Parlamento europeo ha giudicato ricevibile la petizione n. 1107/2011 presentata dal suddetto comitato;
   in data 24 luglio 2013 il primo firmatario del presente atto ha presentato una interrogazione a risposta scritta n. 4-01347, in cui oltre a chiedere se la raffineria ENI spa fosse in regola con l'autorizzazione integrata ambientale, si illustrava che «in seguito ad un blackout nella raffineria ENI di Taranto, dovuto alle avverse condizioni meteorologiche, un grosso quantitativo di idrocarburi si è riversato nel Mar Grande attraverso il canale A dell'Eni e contestualmente dalle torce della raffineria si sono sviluppate imponenti fiammate che hanno prodotto grandi scie di fumo nero visibili a chilometri di distanza dagli impianti e che hanno reso l'aria della zona antistante la raffineria e del vicino quartiere Tamburi irrespirabile»;
   nella relativa risposta all'interrogazione di cui sopra il Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Marco Flavio Cirillo, affermava che «In merito ai controlli relativi alla conformità dell'autorizzazione Integrated pollution prevention and control (Ippc), di cui alla richiesta dell'interrogante, si comunica che detti controlli sono stati effettuati in prima istanza nel 2010 e, da tale data sino ad oggi hanno posto in evidenza alcune difformità rispetto alle condizioni dettate nell'autorizzazione integrata ambientale. Tali incongruenze sono state segnalate all'autorità giudiziaria per esperire i relativi controlli penali»;
   secondo recenti fonti stampa a firma di Gianmario Leone e riportate dal sito di informazione «Inchiostro Verde» che da anni segue e informa sulle cronache e sulle vicende legate al mondo industriale di Taranto, si apprende che nel merito della movimentazione terra-rocce da scavo, «a seguito delle attività di caratterizzazione effettuate nel 2011, è stata infatti rilevata una variazione dei quantitativi di terreno contaminato nei pressi della Raffineria ENI di Taranto da 650 m3 a 30.000 m3, pertanto devono essere modificate le modalità operative di gestione delle terre e rocce da scavo precedentemente definite nell'ambito della procedura di VIA»;
   diversi sono gli sversamenti di idrocarburi, documentati dalla stampa, dovuti a perdite di idrocarburi lungo l'oleodotto che collega la raffineria di Taranto ai pozzi di estrazione in Basilicata;
   l'area industriale di Taranto è stata dichiarata SIN (Sito di interesse nazionale da bonificare) in cui insistono impianti inquinanti e non in regola con le prescrizioni di autorizzazione integrata ambientale come l'ILVA spa che secondo i provvedimenti giudiziari impartiti del GIP di Taranto Patrizia Tosisco crea «eventi di malattia e morte nella popolazione»;
   nella stessa ILVA sono presenti discariche di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, autorizzate con decreto-legge e non con le normali procedure;
   nello stesso sito di interesse nazionale oltre all'Ilva e alla raffineria ENI, sono presenti centrali per la produzione di energia elettrica come «ENI Power» e «Taranto Energia» che contribuiscono alle emissioni inquinanti;
   nell'area in questione sono presenti anche un «grosso cementificio “Cementir” con relativa autorizzazione a bruciare CDR/CSS, un inceneritore di rifiuti urbani e farmaci in possesso dell'AMIU spa di Taranto»;
   immediatamente nelle vicinanze del sito di interesse nazionale è presente un inceneritore di CDR con relativa discarica di servizio, della società Appia Energy di cui fa parte il gruppo Marcegaglia, attuale presidente dell'ENI e che attualmente ha richiesto il raddoppio della capacità per bruciare rifiuti ed è presente, a ridosso dello stabilimento Ilva, la discarica Italcave di rifiuti speciali;
   secondo i dati ARPA, in loco, anche le falde idriche superficiali e profonde, risultano contaminate da diversi inquinanti pericolosi;
   è attualmente vigente un divieto di pascolo in terreni non coltivati di 20 chilometri dal polo industriale di Taranto dovuto alle contaminazioni inquinanti delle attività industriali;
   anche in presenza dell'eventuale attuazione dell'autorizzazione integrata ambientale da parte di ENI spa per la raffineria di Taranto e dell'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, il «Progetto di adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento denominato Tempa Rossa» risulta secondo gli interroganti un elemento aggiuntivo di inquinamento in un contesto ambientale compromesso con relative ripercussioni sulla salute e tale contesto, a detta degli interroganti, avrebbe bisogno di tutt'altre soluzioni rispetto quella di aumentare le capacità industriali –:
   se il Ministro sia a conoscenza di dove verranno smaltiti i rifiuti prodotti e i terreni e i sedimenti contaminati movimentati riconducibili al progetto in questione;
   se il Ministro sia a conoscenza se l'ENI risulti ancora inottemperante delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale impartite per la raffineria di Taranto e in caso affermativo, quali provvedimenti siano stati presi;
   se il Ministro sia a conoscenza della mancanza di una «valutazione di rischio di incidente rilevante» nel progetto e quindi della violazione della «direttiva Seveso», e dell'assenza di uno studio sull'effetto domino per la costruzione di due nuovi serbatoi della capacità complessiva di 180.000 metri cubi nelle immediate vicinanze degli impianti già esistenti;
   se il Ministro ritenga utile, al fine di salvaguardare l'ambiente e la salute delle popolazioni interessate, valutare tutte le prossime richieste di autorizzazioni integrate ambientali per i nuovi impianti in modo tale che non sia consentito un peggioramento delle matrici ambientali e sanitarie che ad avviso degli interroganti sono già tali da rendere insostenibile ogni ulteriore progetto che presenti impatti peggiorativi sulle medesime;
   se il Ministro ritenga necessario sospendere l'attività dovuta al «progetto di adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento denominato Tempa Rossa» al fine di salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori dei territori interessati. (5-03056)

Interrogazione a risposta scritta:


   PILOZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, il territorio della Valle del Sacco ha conosciuto l'ennesima emergenza ambientale in seguito all'insorgere di un incendio presso la discarica di Colle Fagiolara nel territorio a cavallo tra i comuni di Colleferro e Paliano;
   le cronache di stampa raccontano di una situazione ambientale talmente grave da costringere il sindaco di Paliano a chiedere ai propri cittadini di restare nelle proprie abitazioni – (http://www.ciociariaquotidiano.it/);
   l'episodio appena descritto, è solo l'ultimo di una lunghissima catena di incidenti ed episodi che hanno funestato il territorio della Valle del Sacco e già oggetto di precedenti interrogazioni e interpellanze da parte dell'interrogante;
   ad esempio, la mattina del 19 giugno 2014, presso lo stabilimento di proprietà della società ACEA, sito a Paliano (FR), località Castellaccio, per ragioni ancora sconosciute scoppiava un ennesimo incendio che riguardava le balle di rifiuti urbani pronti per la lavorazione e trasformazione in combustibile da rifiuto (CDR), incendio le cui cause sono ad oggi tutt'ora sconosciute;
   i territori appena descritti, con al centro il fiume Sacco, sono stati, e sono ancora purtroppo, al centro di un disastro ambientale che ha colpito il territorio della Valle del Sacco e che ha spinto le autorità nazionali ad inserire una vastissima area nell'ambito dei siti di interesse nazionale (SIN) ai fini della bonifica ambientale, prima che un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 2013 declassasse il sito a sito di interesse regionale;
   la periodicità e la gravità di tali incidenti, la cui origine rimane ancora ignota, richiede uno sforzo straordinario delle autorità preposte all'attività di controllo del territorio e alle indagini al fine di comprendere eventuali autori e le motivazioni alla base degli stessi;
   le strutture di controllo territoriali, in particolare l'Arpa e gli organismi inquirenti locali, svolgono una efficace attività di controllo e monitoraggio ma che evidentemente non risulta sufficiente per individuare le cause degli episodi citati;
   per tali motivi, sarebbe opportuno affiancare le autorità locali con un supporto tecnico in grado di fornire le competenze e le professionalità ulteriori, oltre alla strumentazione di indagine che forse difetta nelle realtà locali –:
   se non ritenga opportuno prevedere il supporto del nucleo operativo ecologico presso l'Arma dei carabinieri alle autorità locali preposte a verificare le cause e gli eventuali autori dell'incendio dell'11 giugno 2014 presso la discarica di presso Castellacelo, nel territorio del comune di Colleferro;
   se, al contempo, alla luce dell'impressionante sequenza di eventi ed incidenti di rilevanza ambientale nel territorio della valle del Sacco, e la grave situazione ambientale ancora irrisolta, se non ritenga opportuno convocare un tavolo istituzionale sulla Valle del Sacco, coinvolgendo tutte le autorità regionali e locali coinvolte, al fine di rilanciare le attività di bonifica e recupero di quel territorio così martoriato sotto il profilo ambientale e sociale, eventualmente rivedendo la decisione di escludere l'area dai siti da bonificare di interesse nazionale. (4-05227)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZETTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a quanto è dato sapere, il Friuli Venezia Giulia è stata una delle zone più militarizzate d'Europa dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino e ciò ha comportato delle potenziali ed attuali situazioni di pericolo, per l'ambiente e la salute dei cittadini friulani. Tali dati si evincono anche da un recente documentario prodotto con il sostegno dell'Arpa, intitolato «Un paese di primule e caserme», del regista friulano Diego Clericuzio;
   si tratta di 428 siti militari che hanno occupato 102 chilometri quadrati del Friuli, più del 50 per cento dell'Esercito dislocato sul territorio; sono i numeri impressionanti che hanno avuto un incisivo impatto economico, ambientale nonché sociale sulla regione;
   l'architetto Alessandro Santarossa sta mappando i siti militari in regione. Si tratta di una rete capillare di caserme, campi volo, fortificazioni, depositi che sono, ad oggi, per la maggior parte abbandonati senza aver provveduto ad una verifica da parte delle autorità preposte sull'assenza di situazioni di pericolo. Inoltre, non sono stati adottati provvedimenti per smantellare le strutture abbandonate in modo da potere riutilizzare i terreni per pubblica utilità. Va considerato anche che l'iper-militarizzazione che il Friuli ha subito già in passato ha avuto delle conseguenze ambientali, poiché circa la metà del territorio era servitù militare e dunque non si poteva né costruire, né coltivare;
   è necessario, dunque, verificare che i siti militari chiusi non celino situazioni di pericolo, come la presenza di eternit e di amianto, che non risultano nemmeno nei censimenti dell'Arpa, anche per verificare se è possibile la riconversione dei siti nonché l'adozione di azioni che possano essere utili allo sfruttamento per pubblica utilità dei territori in questione –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, in caso positivo, di quali elementi e dati dispongano al riguardo anche rispetto a medesime vicende a livello nazionale;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare in collaborazione con le competenti amministrazioni regionali, affinché vengano censiti i siti militari abbandonati e, con urgenza, si provveda ad accertare l'assenza di situazioni di pericolo per l'ambiente e i cittadini. (4-05235)


   VARGIU. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – Premesso che:
   con proprio decreto n. 211 del 19 settembre 2013, il Ministero della difesa bandiva un concorso pubblico per il 2014 per il reclutamento nell'Esercito di 7000 VFP1 (volontari a ferma prefissata per un anno), ripartiti nei seguenti quattro blocchi di incorporamento: marzo 2014, 2.100 posti; giugno 2014, 1700 posti; settembre 2014, 1700 posti; dicembre 2014, 1500 posti;
   il bando di concorso elenca i titoli di merito e assegna agli stessi il relativo punteggio ai fini della valutazione finale: brevetto di paracadutista, diploma di laurea, diploma di istruzione secondaria, patente, brevetto di equitazione, eccetera (articolo 10, comma 1);
   il bando attribuisce un particolare punteggio all'iscrizione alle Federazioni sportive nazionali riconosciute dal CONI, a decorrere dal compimento del 14o anno di età dei candidati, assegnando 0,5 punti per ogni anno d'iscrizione, escluso il primo, fino ad un massimo di punti 2,5 (articolo 10, comma 1, punto 10);
   il bando stabilisce inoltre che: «I titoli di merito di cui al precedente comma 1 non aventi validità illimitata», devono essere in corso di validità fino alla data di scadenza del termine per la frase «titoli non aventi validità illimitata» appare controversa e può dar luogo a difformi interpretazioni da parte dei candidati, molti dei quali possono essere indotti a dichiarare il possesso di tali titoli anche nei casi di iscrizione al CONI in periodi antecedenti la scadenza della presentazione delle domande, ritenendo che tali titoli abbiano validità illimitata;
   tali dichiarazioni dei candidati, rese in perfetta buona fede, potrebbero tuttavia essere considerate mendaci e comportare il conseguente rischio di denuncia, con pedissequa esclusione da tutti i concorsi delle forze armate;
   anche a causa della crisi economica ed occupazionale, particolarmente acuta e diffusa in alcune regioni, l'interesse per l'arruolamento nell'Esercito da parte di giovani ambosessi è comprensibilmente crescente, per cui ogni anno sono migliaia le domande di partecipazione presentate dagli aspiranti –:
   quali urgenti iniziative intenda adottare, al fine di fare definitiva chiarezza sulla controversa interpretazione dell'articolo 10, comma 2, del concorso in questione e di evitare così il rischio di una possibile totale e perpetua preclusione, per migliaia di giovani ambosessi, dai concorsi nelle Forze armate, spesso unico sbocco professionale in molte realtà del nostro Paese. (4-05244)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   gli ultimi dati sul debito pubblico rilevati dalla Banca d'Italia mostrano come questo abbia toccato, nel mese di aprile 2014; il valore record di 2,1 trilioni di euro, con un aumento di 77 miliardi di euro registrato nei primi 4 mesi del 2014. Un aumento ben al di sopra di quello registrato nei precedenti 2 anni, 51 miliardi nel 2012 e 53 miliardi nel 2012;
   tutto ciò pone con forza il problema relativo alla sostenibilità del debito pubblico italiano, in considerazione soprattutto dello scenario economico attuale, caratterizzato da un tasso di inflazione prossimo allo zero nel quale l'Italia si trova e che, come noto, penalizza i debitori;
   si pensava che, grazie al crollo dei tassi d'interesse, per effetto delle politiche monetarie estremamente accomodanti decise della Banca centrale europea, e alla conseguente contrazione dei rendimenti d'emissione dei titoli di Stato, il debito potesse finalmente scendere. Non solo questo non è accaduto, ma esiste un evidente rischio di aumento ulteriore dello stock di debito che si potrebbe generare da un aumento dei tassi d'interesse. Scenario non inverosimile se si pensa che la Banca d'Inghilterra ha già annunciato che entro l'anno aumenteranno i tassi inglesi;
   al tempo stesso, la FED americana è decisa a portare avanti le operazioni di tapering, riducendo le sue operazioni di rifinanziamento di dieci miliardi di dollari al mese. Ne deriva la permanenza di un rischio destinato a far aumentare, in una prospettiva di medio periodo, l'intera struttura dei tassi di interesse. Fenomeno che non potrà non riflettersi sulla stessa politica della Banca centrale europea, facendo riemergere tutte le problematiche inerenti al premio per il rischio, con conseguenze immediate sulla solvibilità del debito italiano;
   le analisi condotte dal dipartimento del tesoro nell'ultimo documento di economia e finanza mostrano la vulnerabilità del debito pubblico italiano ad un aumento dei tassi d'interesse, variabile sulla quale il Governo non ha alcun potere d'intervento. Sul debito pubblico pesa poi l'incognita relativa al pagamento dell'integrale ammontare di debiti commerciali della pubblica amministrazione alle aziende, quantificato provvisoriamente dalla Banca d'Italia in 75 miliardi di euro (ma che potrebbe essere ben più elevato). Lo stesso Presidente del Consiglio Renzi aveva promesso di ripagare ben 68 miliardi di euro entro fine luglio 2014, obiettivo che sembra essersi smarrito;
   infine, l'ultimo bollettino trimestrale del Tesoro mostra come, nei prossimi 3 anni, ci saranno titoli pubblici in scadenza pari a oltre 500 miliardi di euro, circa un quarto di quelli totali;
   è bene ricordare che l'Italia ha sottoscritto una quota nel capitale del meccanismo di stabilità europea pari a 125,4 miliardi di euro e che di questa sono stati versati solamente 14,3 miliardi (l'ultima tranche di 2,9 miliardi è stata pagata ad aprile 2014). Pesa pertanto sull'immediato futuro l'esigenza di far fronte a questo ulteriore impegno destinato a far lievitare di quasi sette punti di prodotto interno lordo il debito complessivo italiano –:
   quali siano le ragioni dell'aumento del debito pubblico di ben 77 miliardi di euro nei primi quattro mesi del 2014;
   quali politiche di debt management intenda adottare il Governo per fronteggiare la scadenza dei titoli pubblici per un valore di 500 miliardi di euro, che avverrà nei prossimi 3 anni;
   quale sia l'impatto che si verificherebbe sul debito pubblico italiano per effetto dell'eventuale emissione di prestiti obbligazionari da parte del fondo ESM per nuovi salvataggi;
   quale sarà l'impatto sul debito pubblico per effetto del pagamento dei debiti commerciali pregressi e dell'eventuale, ulteriore tiraggio dovuto agli impegni internazionali assunti.
(2-00589) «Brunetta, Palese».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e DALLAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'amministrazione comunale di Siena ha commissionato una targa commemorativa in occasione del 70o anniversario della Liberazione;
   questa targa, proprio in virtù dell'evento che evoca, riveste un profondo significato storico e simbolico per l'intera comunità senese e celebra gli ideali di libertà e democrazia che sono alla base della nostra Repubblica;
   tale targa deve essere apposta in un luogo simbolo di tale ricorrenza ed in particolare sulla facciata della casa circondariale di Siena: edificio attualmente di proprietà del demanio dello Stato (immobile denominato «Carcere via Pispini 7», scheda SIB0014);
   l'Agenzia del demanio è un ente pubblico economico che dipende dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   il demanio territoriale competente ha comunicato all'amministrazione comunale di Siena che l'affissione di tale targa comporta, come da prassi, la stipula di un regolare atto di concessione, che prevede uno specifico canone annuo di affitto;
   l'atto di concessione è definito dal decreto del Presidente della Repubblica 13 settembre 2005, numero 296 «Regolamento concernente i criteri e le modalità di concessione in uso e in locazione dei beni immobili appartenenti allo Stato»;
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005 è stato recentemente modificato dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012 (Legge numero 7 del 2012). È stata infatti introdotta la possibilità che alle Regioni e agli enti locali possa essere concesso, per fini istituzionali, l'uso gratuito di beni immobili di proprietà dello Stato, e reciprocamente, che allo Stato possa essere concesso, per fini istituzionali, l'uso gratuito di beni immobili di proprietà delle regioni e degli enti locali;
   tale possibilità, a quanto risulta all'interrogante, per quanto riguarda l'affissione della targa commemorativa del comune di Siena non è stata presa in considerazione dal Demanio territoriale competente;
   sarebbe invece auspicabile l'uso gratuito di beni immobili di proprietà dello Stato, da parte delle amministrazioni pubbliche, almeno per la realizzazione di progetti (come quello del comune di Siena) che promuovono targhe commemorative di avvenimenti storici che valorizzano, nelle singole realtà territoriali, gli ideali ed i valori che sono alla base della Repubblica italiana –:
   se non ritenga utile, in relazione a quanto esposto in premessa, intraprendere iniziative urgenti per incentivare le possibilità previste dalle norme presenti nel comma 2, articolo 3, del decreto-legge n. 95 del 2012 e, nello specifico, per promuovere l'affissione gratuita in edifici di proprietà del demanio statale di targhe commemorative di avvenimenti storici (che valorizzano, nelle singole realtà territoriali, gli ideali ed i valori che sono alla base della Repubblica italiana) commissionate dagli enti locali. (5-03054)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELLA VALLE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Corte dei conti – sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni pubbliche – con delibera n. 21 del 12 dicembre 2013, ha stabilito che dal 9 ottobre 2010 non spetta più la speciale indennità pensionabile, pari ad oltre 105 mila euro annui, ai vice comandanti dell'Arma dei carabinieri cessati dal servizio e posti in ausiliaria;
   sul Sole 24 Ore del 12 giugno 2014 è stato pubblicato un articolo, a firma di Marco Ludovico, dal titolo «Bonus di fine carriera. In congedo con 6 mila euro in più», nel quale si afferma che l'attuale comandante in seconda della Guardia di finanza, generale Vito Bardi, sarà posto in congedo il 5 luglio 2014 con il riconoscimento di tale speciale emolumento pari a circa 5-6 mila euro netti al mese; tale emolumento sarebbe stato autorizzato poche settimane prima dalla stessa Corte dei conti;
   la notizia stampa il generale Bardi risulterebbe inoltre essere stato recentemente indagato dalla Procura di Napoli per il reato di corruzione –:
   se trovi conferma la notizia riportata dal quotidiano il Sole 24 Ore ed, in caso affermativo, quali siano stati i motivi sulla base dei quali il Ministro dell'economia e delle finanze abbia assunto una decisione a favore del comandante in seconda della Guardia di finanza, in contraddizione con quanto invece deciso, pochi mesi fa, per gli omologhi dell'Arma dei carabinieri;
   se non ritenga opportuno sospendere, ove ne sussistano i presupposti, il riconoscimento di tale speciale indennità in attesa di un chiarimento circa la legittimità amministrativa e contabile di tale emolumento, nonché dell'inchiesta penale in corso nei confronti del generale Vito Bardi. (4-05226)


   DE LORENZIS, L'ABBATE, SPESSOTTO e COZZOLINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 giugno 2014 sull'edizione online del quotidiano Il Fatto Quotidiano veniva pubblicato un articolo giornalistico a firma di Giuseppe Pipitone dal titolo «Acquisti pubblica amministrazione, portale colabrodo. Dati personali aperti a tutti»;
   nel suddetto articolo si rappresentava come, accedendo al sito internet https://www.acquistinretepa.it/, che costituisce il principale canale di sviluppo dell’E-procurement in Italia, gestito da Consip s.p.a., società pubblica interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, è possibile senza alcuna autenticazione prendere visione ed estrarre copia di documenti, anche di carattere riservato, relativi alle procedure di evidenza pubblica gestite a livello centralizzato da Consip s.p.a.;
   in particolare, da quanto riferito nell'articolo sembrerebbe che accedendo al sito, senza essere dotati di alcuna credenziale, sia possibile modificare lo stesso e accedere a tutti i documenti contenuti nei database gestiti dalla società citata;
   nell'ambito dell'inchiesta condotta, documentata attraverso un video pubblicato a corredo dell'articolo, il giornalista sopra menzionato sarebbe riuscito, assistito da un tecnico informatico, a estrarre copia di comunicazioni tra società partecipanti ai bandi e Consip s.p.a. e di documenti di identità di diversi soggetti;
   non appena pubblicata la notizia, Consip s.p.a. ha replicato rassicurando che attraverso il sito con le modalità descritte nell'articolo è possibile solo accedere a documenti pubblici senza possibilità di modificare i dati contenuti nel sito stesso;
   dando atto della replica di Consip s.p.a., in una versione aggiornata dell'articolo sopra citato, si rappresenta come solo dopo qualche ora dalla pubblicazione dell'articolo Consip s.p.a. avrebbe modificato i requisiti di accesso all'area riservata del proprio sito richiedendo un'apposita autenticazione;
   qualora la situazione descritta nell'articolo dovesse trovare riscontri ufficiali ne emergerebbe un quadro sconcertante in termini di sicurezza e affidabilità dell'infrastruttura informatica gestita da Consip s.p.a., in contrasto, peraltro, con quanto disposto in termini di sicurezza dei siti riferibili a soggetti e amministrazioni pubbliche dal codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e ss.mm.) e dalle regole tecniche emanate nel tempo dalle autorità competenti (Cnipa, DigitPA, Agid), essendo la medesima società, per le ragioni esposte e in quanto deputata a gestire bandi e procedure ad evidenza pubblica, particolarmente meritevole di protezione della sicurezza delle informazioni di cui è detentrice –:
   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per verificare quanto sopra rappresentato, assicurare la sicurezza e integrità dell'infrastruttura informatica di Consip s.p.a. ed evitare l'ulteriore diffusione non autorizzata di documenti e informazione a carattere riservato e personale. (4-05228)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CATALANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dalla lettura del «Resoconto intermedio di gestione del Gruppo Atlantia al 31 marzo 2014» si apprende (pag. 65) quanto segue:
    «In data 24 febbraio 2014 Autostrade per l'Italia ha trasmesso al Concedente una nota con la quale ha segnalato che, in conformità a quanto previsto dall'articolo 12 comma 1 della Convenzione Unica, è venuto meno l'obbligo di accantonamento, in apposita riserva di patrimonio netto, dei benefici finanziari derivanti da ritardati investimenti. Nella medesima nota Autostrade per l'Italia ha comunicato che l'importo di tale riserva è pari a 446 milioni di euro. In data 20 marzo 2014 il Concedente ha dato positivo riscontro alla citata nota, evidenziando che, «sulla base dei dati contabili riferiti al 31.12.2013, ricorrono i presupposti di cui all'Allegato L alla Convenzione vigente per lo svincolo della suindicata Riserva di patrimonio netto». In data 16 aprile 2014 l'Assemblea di Autostrade per l'Italia ha deliberato lo svincolo della predetta riserva»;
   non risulta all'interrogante che il concessionario abbia tempestivamente e integralmente adempiuto ai propri obblighi di investimento sull'infrastruttura;
   risultano, al contrario, evidenti criticità, oggetto anche di inchieste penali per «mancato adempimento degli obblighi che derivano da un contratto di fornitura concluso con lo Stato, facendo mancare, in tutto o in parte, cose od opere, che siano necessarie ad un pubblico servizio» (v. decreto della Procura della Repubblica presso tribunale di Firenze di sequestro delle barriere di sicurezza poste sui viadotti nel tratto tra i caselli di Barberino del Mugello e Roncobilaccio in direzione nord e sud dell'autosole, eseguito il 28 maggio 2014 dalla squadra di polizia giudiziaria della Polstrada –:
   se quanto premesso e considerato corrisponde al vero;
   quale sia il contenuto esatto della nota inviata da Autostrade per l'Italia in data 24 febbraio 2014;
   cosa prevedano, rispettivamente, l'articolo 12, comma 1, e l'allegato L della Convenzione Unica;
   chi abbia autorizzato il concessionario a operare lo svincolo della somma di cui in premessa;
   quali urgenti iniziative intenda il Governo adottare per assicurare l'esecuzione delle opere necessarie a garantire la sicurezza della rete autostradale italiana. (5-03052)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   all'interrogante risulta che i lavori di ammodernamento della strada statale 99 che collega Matera ad Altamura risultano ad oggi non ancora completati;
   nonostante l'apertura al traffico della strada statale 99 a 4 corsie ed il collaudo avvenuto nel corso dell'anno 2012, non è stata ancora realizzata la viabilità complanare, prevista dal progetto esecutivo redatto dal comune di Matera, nel tratto compreso tra il chilometro 10+150 e l'innesto con la strada statale 99, in prossimità di Matera;
   la realizzazione della complanare si rende necessaria per migliorare l'accesso a tutte le attività commerciali e artigianali situate lungo il tratto di strada interessato che devono ancora utilizzare la viabilità di servizio che è stata consentita dall'inizio dei lavori di ammodernamento;
   si ricorda che per i lavori suddetti lavori fanno parte dell'accordo di programma quadro rafforzato approvato con DGR 1032 del novembre 2013 per un importo di circa 7 milioni di euro che erano compresi nel piano Sud;
   l'articolo 7 dell'accordo di programma quadro rafforzato CB02 prevede la convocazione del «tavolo dei sottoscrittori» composto da Ministero dello sviluppo economico, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione ed Anas a cui compete concedere l'utilizzo delle somme residue per il completamento dell'opera indicata –:
   quale sia lo stato di attuazione dell'accordo descritto in premessa;
   quali iniziative urgenti, nell'ambito delle sue competenze, intenda adottare per accelerare il completamento dell'opera al fine di evitare la chiusura delle attività commerciali e artigianali insistenti sull'area, che risulta particolarmente vocata al commercio. (4-05232)


   ATTAGUILE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di gennaio 2014 è stata presentato dal Ministro interrogato al Consiglio dei ministri un piano nazionale degli aeroporti in cui vengono classificati undici aeroporti strategici e ulteriori 26 scali di interesse nazionale;
   nel bacino di traffico Mediterraneo/Adriatico è definito strategico quello di Bari e sono di interesse nazionale quelli di Brindisi e Taranto;
   l'aeroporto di Foggia non trova alcun posto in questo piano nazionale e questa mancanza si traduce in un taglio importante ad un'economia legata al turismo, e non solo, che avrebbe avuto invece bisogno di sostegno e attenzione;
   se l'aeroporto di Foggia potesse offrire collegamenti con gli aeroporti inglesi, francesi, svizzeri, tedeschi o russi, questo comporterebbe con grosse probabilità un incremento notevole del turismo durante tutto l'anno sul Gargano che oggi è fortemente penalizzato dalla lontananza con gli aeroporti di Brindisi o di Bari e da viaggiatori quasi esclusivamente italiani che concentrano i propri viaggi nei due tre mesi estivi;
   su La Gazzetta del Mezzogiorno del 28 febbraio 2014 si legge che il finanziamento di 14 milioni di euro da parte dell'Unione europea per l'ampliamento della pista dell'aeroporto foggiano non sarebbe in discussione e che rimarrebbe solo da sbloccare la VIA (valutazione d'impatto ambientale) presentata nel 2012;
   ma la procedura di valutazione di impatto ambientale del 2012 è stata sospesa nel dicembre 2013, presumibilmente in virtù del nuovo piano di investimenti aeroportuali e la gara d'appalto per l'assegnazione dei lavori per la pista resta fissata al 30 gennaio 2014, ma il nuovo bando vincola l'offerta a 18 mesi;
   così stante la situazione, con una richiesta di valutazione di impatto ambientale a cui viene risposto dopo due anni con una sospensione, si rischia di perdere un finanziamento a causa di tempistiche eccessivamente lunghe e burocrazia obsoleta –:
   quali siano le motivazioni alla base delle tempistiche così lunghe di risposta ad un'istanza di valutazione di impatto ambientale;
   quali siano i parametri utilizzati per la classificazione degli aeroporti di interesse nazionale inseriti nel piano nazionale degli aeroporti che hanno portato ad escludere l'aeroporto di Foggia e a comprendere invece altri scali piccoli e con traffico limitato, come Salerno, Pescara o Brescia. (4-05234)


   AGOSTINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da fonti stampa (www.dgmarche.it/fabriano/secondo-binario-6-chilometri-di-vergogna/#) che pochi giorni fa la ditta che eseguiva i lavori per la realizzazione del secondo binario della tratta Castelbellino-Castelplanio in provincia di Ancona ha abbandonato il cantiere;
   secondo Ferrovie Italiane l'arresto dei lavori c’è stato «per difficoltà finanziarie»;
   i lavori, iniziati 14 anni fa, non sono neanche ad un terzo del loro svolgimento;
   il loro costo è di 60 milioni di euro, cioè 10 milioni al chilometro, per sei chilometri;
   già nel 2005, sulla stessa tratta ferroviaria, stava lavorando la Cmc, azienda leader della Lega delle Cooperative che poi fallì con il conseguente stop dei lavori fino al 2012;
   la commissione regionale trasporti ha organizzato un summit con i vertici di Ferrovie Italiane per fare il punto della situazione. Da questo incontro è risultato che c'erano tutti i requisiti per portare a termine i lavori: le coperture finanziarie per la realizzazione dell'opera, la progettazione ottimale, l'affidabilità della ditta esecutrice dei lavori;
   da allora non ci sono state risposte ed i lavori continuano ad essere fermi;
   non risulta che la ditta che eseguiva i lavori sia fallita;
   sempre da fonti stampa risulta che l'impresa di costruzione potrebbe essere stata messa in fuga da richieste estorsive –:
   se risulti per quali ragioni i lavori per la realizzazione del secondo binario della tratta Castelbellino-Castelplanio si siano fermati, se ci siano state irregolarità, se esista ancora la copertura finanziaria dei 60 milioni di euro destinati alla realizzazione dell'opera e che utilizzo ne è stato fatto e, se del caso, se siano state segnalate o si intendano segnalare possibili irregolarità contabili alla Corte dei conti.
(4-05240)


   COLONNESE, SILVIA GIORDANO, SPESSOTTO, FICO e TOFALO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il complesso artistico-funzionale composta da alcune fermate della Metropolitana di Napoli che consiste nella combinazione del trasporto pubblico con l'esposizione di opere d'arte contemporanea, viene indicato con l'espressione «Stazioni dell'arte». Il 30 novembre 2012 la stazione Toledo è stata premiata come la più impressionante d'Europa dal quotidiano The Daily Telegraph, mentre quella di Materdei è risultata al 13o posto. Il 4 febbraio 2014 la CNN ha eletto la stazione Toledo come la più bella d'Europa;
   la linea 1 della metropolitana di Napoli, dal 1o novembre 2013 è gestita dalla società unica ANM SpA, nata dalla fusione di Metronapoli e ANM e controllata da Napoli Holding Srl. Ha ricevuto il premio Most Innovative Approach to Station Development a Londra nel 2009 tra più di trecento concorrenti. Nello stesso periodo è stata inaugurata la nuova stazione Garibaldi della metropolitana a Napoli che porta la firma dell'architetto Dominique Perrault strutturata come un unico ambiente luminoso costituito da incroci di scale mobili «sospese» e una copertura in vetro trasparente che consente l'illuminazione naturale della banchina situata 40 metri più in basso. Collega il capolinea nord di Piscinola/Scampia con la stazione Garibaldi, dove la Linea 1 si interconnette con le Ferrovie nazionali e l'Alta velocità, passando per la zona del Vomero e il centro storico;
   in seguito ad un protocollo d'intesa fra comune e regione Campania sottoscritto il 29 ottobre 2012, il Governatore Caldoro comunicò l'assegnazione di 172,7 milioni di euro di fondi europei del Por Campania del settennato 2007-2013 per il completamento dei lavori della tratta Dante-Municipio-Garibaldi-Centro direzionale della linea 1 della Metropolitana di Napoli. La tranche di fondi si sarebbe aggiunta ai 401 milioni già erogati dalla regione Campania a valere sul Por-Fesr 2007-2013;
   nel 2013 alcune agenzie di stampa avevano divulgato la notizia secondo cui le risorse stanziate per il prolungamento della linea 1 da piazza Garibaldi all'aeroporto di Capodichino, risultava circa 636 milioni, di cui 113,1 assegnati dal Cipe l'8 agosto 2013 in attuazione del «decreto del fare», 300 milioni del Fas, 180 del comune di Napoli e 42,5 milioni stanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   il 27 febbraio 2014 la forte pioggia ha allagato la stazione Garibaldi della Metro linea 1 limitando la circolazione dei treni della linea 1 alla tratta Piscinola-Università;
   il 16 giugno del 2014, in concomitanza di un violento temporale, il sistema di trasporti napoletano ha subito notevoli disagi e in particolare la pioggia cadeva copiosa all'interno della nuova stazione della Metropolitana Garibaldi della linea 1 attraversando la copertura di vetro e causando l'allagamento della stazione conseguentemente chiusa. Per allagamenti è rimasta chiusa anche la stazione Museo –:
   quale sia l'ammontare dei fondi statali e quelli provenienti dall'Unione europea programmati, assegnati ed effettivamente erogati per la Linea 1 della Metropolitana di Napoli;
   se, alla luce dell'inefficienza delle nuove stazioni della Metropolitana di Napoli in concomitanza di forti piogge, non ritenga opportuno vigilare su un impiego più utile ed efficace dei fondi statali ed europei intervenendo quindi al fine di introdurre un sistema di monitoraggio e controllo per evitare che le risorse diventino strumenti speculativi nelle mani dei gestori locali. (4-05243)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   Rodolfo Graziani è stato un criminale di guerra. Egli è stato un esponente del regime fascista italiano ed è stato un convinto alleato della Germania nazista;
   il 20 agosto 1945 venne cancellato dai ruoli dell'esercito italiano e perse il grado di maresciallo d'Italia;
   queste sono acquisizioni ufficiali e storiografiche non contestabili, giacché sono risultanze ministeriali e costituiscono l'esito del lavoro di un'apposita Commissione delle Nazioni unite nel 1948 (che ha accertato che fece uso di gas nella campagna d'Etiopia) e di un giudizio del tribunale militare di Roma, che il 2 maggio 1950 lo ha condannato per atti di collaborazione con l'occupante tedesco;
   numerose opere di storici seri hanno confermato il carattere delinquenziale della sua vicenda militare e politica (si vedano per tutti Z. O. Algardi, Processi ai fascisti, Parenti, Firenze, 1958, pagg. 125 ss.; G. Mayda, Graziani l'africano, Nuova Italia, Firenze, 1992, pagg. 3 ss.);
   nell'opera citata da ultimo, per fare solo un esempio, si riporta la testimonianza significativa del generale fascista Daodiace, che aveva seguito le vicende africane fin da prima della campagna d'Etiopia. Dichiarerà Daodiace: «Il 15 gennaio 1932 fu festeggiata a Bengasi la raggiunta pacificazione tra Tripolitania e Cirenaica. In presenza della folla Graziani mi abbracciò e la sua faccia mi apparve raggrinzita in un ghigno, una smorfia di sinistra espressione che ancora rivedo. Fra i ribelli che si erano presentati mancava un certo Aissa el Acquac, disertore d'uno squadrone e che aveva il grado di sciumbasci». Daodiace rintracciò Aissa perché sapeva dov'era e – intervenuta la pace – pensava che la sua diserzione potesse risolversi con un interrogatorio. Lo convinse a consegnarsi con le armi. Graziani lo fece fucilare seduta stante. Concluderà Daodiace: «Da quel momento considerai Graziani un assassino perché avevo la prova che lo era»;
   ancora nella scrupolosa ricostruzione di Mayda (v. pag. 98), vengono riportate le risultanze ufficiali del bombardamento ordinato da Graziani del campo della Croce rossa a gestione svedese presso Gogorù, in Etiopia, il 30 dicembre 1936;
   l'efferatezza di Graziani – ove ve ne fosse stato bisogno – è peraltro confermata anche dalla storiografia fascista. Nel volume Graziarli, edito dal Centro editoriale nazionale, nella collana di studi storici, del 1956, a pag. 145, si mena vanto di aver «liquidato le bande» locali e «giudicato e fucilato» personalità etiopi perché «ribelli»;
   esaltare la figura di Graziani e perpetuarne la memoria in chiave agiografica costituisce pertanto una grave lesione del diritto di una collettività a conoscere senza distorsioni le proprie radici; a creare un ambiente sociale e civico sano; e – in definitiva – all'ordine pubblico;
   il pericolo per l'ordine pubblico della rievocazione esaltatrice di Graziani trova nella vicenda del comune di Affile, in provincia di Roma la sua più drammatica conferma;
   nell'agosto 2012, con fondi forniti da un'amministrazione regionale, connotata anche dalla presenza di Franco Fiorito, condannato per peculato, il comune di Affile ha eretto un monumento a Rodolfo Graziani;
   l'immediata e scandalizzata reazione di molti cittadini e delle istituzioni ha condotto, con il cambio della giunta nel febbraio 2013, alla revoca della seconda tranche del finanziamento, che sarebbe stato destinato alla creazione di un parco attorno al monumento al gerarca fascista. La sottoscritta torna a esprimere gratitudine al presidente Nicola Zingaretti per la pronta sensibilità storica e correttezza istituzionale;
   sulla vicenda, la sottoscritta – unitamente ad altri deputati – ha presentato un'interpellanza (la n. 36) volta a conoscere se fosse possibile impedire al comune di Affile l'intitolazione del monumento a Graziani. Invero con un certo tasso burocratico (non certo ascrivibile al sottosegretario delegato alla risposta), il Ministero dell'interno si è limitato a rispondere – nella seduta dell'Assemblea del 16 maggio 2013 – che la legge n. 1188 del 1927 prevede quale unico requisito dell'intitolazione toponomastica a persone quello della morte da almeno 10  anni;
   per tale ragione, la sottoscritta ha già presentato la proposta di legge n. 1172, volta a modificare la legge del 1927 per aggiungere alle clausole di divieto d'intitolazione quella di essere stata la persona criminale di guerra;
   successivamente, il 29 giugno 2013, il sindaco di Affile, Ercole Viri, ha organizzato una pubblica commemorazione del gerarca, svolgendo un intervento commemorativo e chiamando la popolazione ad associarsi alla lode e al ricordo. Nell'occasione – come riporta il Messaggero del 30 giugno sono accorse molte persone, anche da fuori Affile, che hanno più volte inneggiato al fascismo e fatto il saluto romano. Tra i presenti, uomini processati in passato per le stragi fasciste degli anni ’70 dello scorso secolo;
   si noti che mai il sindaco Viri ha organizzato pubbliche celebrazioni per il Giorno della memoria il 27 gennaio o per la Liberazione il 25 aprile;
   le forze dell'ordine, prontamente informate dell'accaduto, non hanno ritenuto di ravvisare elementi per redigere un rapporto o un verbale;
   viceversa, era accaduto il 12 settembre 2012 che ignoti avevano vergato sulle pareti del monumento con lo spray scritte di censura a Graziani. Le scritte erano del tenore: Chiamate eroe un assassino; Vile onore e patria assassina e consimili;
   su questo fatto i carabinieri avevano svolto immediate indagini, tanto che si era arrivati a un'imputazione di danneggiamento aggravato a carico di tre giovani, processati innanzi al tribunale di Tivoli. Il tribunale in composizione monocratica – fortunatamente – ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste (si veda la sentenza del giudice Minutillo Turtur del 1o aprile 2014);
   il 16 maggio 2014, in vista del passaggio del Giro ciclistico d'Italia ad Affile, il sindaco Viri – che presiede anche l’«Associazione culturale Maresciallo d'Italia R. Graziani» – ha fatto affiggere nel paese dei manifestini di ringraziamento agli organizzatori del Giro per aver voluto – a suo dire – omaggiare la memoria di Graziani stabilendo il passaggio della corsa per il luogo. È stato anche steso uno striscione tra i pali della corrente elettrica di analogo contenuto;
   appare evidente che il sindaco Viri si sia messo a capo di un'operazione organizzata che, ad avviso degli interpellanti, turba l'ordine pubblico e appare esprimere simpatie verso l'ideologia fascista e un suo rappresentante;
   l'articolo 141, comma 1, lettera a) del testo unico sugli enti locali così recita: I consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico;
   il persistente comportamento del sindaco di Affile ad avviso degli interpellanti potrebbe integrare gli estremi di cui al citato articolo;
   a ciò si aggiunga quella che appare una possibile violazione da parte del sindaco dello statuto del comune di Affile che, all'articolo 2, prevede quali principi ispiratori della comunità cittadina la solidarietà, i diritti dei cittadini, il superamento degli squilibri sociali, civili e culturali, l'uguaglianza e la pari dignità sociale dei cittadini e dei sessi;
   pare, al riguardo, discutibile che non risulti alcuna iniziativa da parte del prefetto di Roma al riguardo, proprio mentre invece le forze dell'ordine sono zelanti nel verbalizzare atti di critica e denunzia dei giovani contrari al mausoleo di Affile –:
   quali direttive intenda impartire alla prefettura di Roma e al commissariato competente per territorio per verificare il rispetto degli articoli 54 del testo unico sugli enti locali (che prevede i compiti del sindaco quale ufficiale di governo) e 33 dello statuto del comune di Affile (che prevede l'obbligo d'informativa del sindaco al prefetto in materia di ordine pubblico) specie alla luce del fatto che Ercole Viri è anche presidente di un'associazione neo-fascista;
   quali atti intenda disporre autonomamente per la tutela dell'ordine pubblico in relazione agli eventi di sostanziale esaltazione del fascismo e di un criminale di guerra;
   se sussistano i presupposti per lo scioglimento del comune di Affile per atti contrari alla Costituzione.
(2-00588) «Gregori, Ferro, Tidei, Carella».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa e comunicati delle organizzazioni sindacali che nella giornata del 17 giugno 2014 una squadra di vigili del fuoco del comando provinciale di Bologna è stata coinvolta nelle operazioni di sgombero di occupanti da un edificio di via della Beverara a Bologna;
   sembrerebbe che alcuni vigili del fuoco siano stati fatti entrati direttamente a contatto con gli occupanti senza alcuna protezione da parte delle forze di polizia e due di loro siano stati feriti dopo essere stati ingiuriati e fatti oggetto di lancio di escrementi;
   i vigili del fuoco, stante le notizie diffuse, avrebbero effettuato una vera e propria operazione di ordine pubblico –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere qualora i fatti denunciati corrispondessero al vero;
   cosa intenda fare per evitare il coinvolgimento dei vigili del fuoco in operazioni di ordine pubblico ovvero garantirne l'incolumità, qualora siano chiamati ad intervenire per agevolare l'accesso delle forze dell'ordine ma non preposti ad interventi di ordine pubblico. (5-03045)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro dell'interno, con bando di cui al decreto del 30 luglio 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 207 del 4 settembre 2013, ha definito le modalità di presentazione delle domande di contributo a valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo da parte degli enti locali che intendono prestare dal gennaio 2014, per tre anni, servizi di accoglienza integrata in favore di persone richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria;
   il comune di Velletri con la deliberazione n. 162 del 10 ottobre 2013 ha individuato, con affidamento diretto, la «Casa della Solidarietà – Consorzio di Cooperative Sociali» come ente attuatore e collaboratore per la progettazione, organizzazione e gestione dei servizi di accoglienza di cui al predetto bando;
   con la deliberazione n. 90 dell'8 maggio 2014, riconoscendo, su pressioni dei consiglieri e dei partiti di opposizione, primo tra tutti Fratelli d'Italia-AN, ed a distanza di circa sei mesi, di non aver rispettato i princìpi generali della trasparenza e della par condicio per non aver individuato, nell'ambito di un progetto di coprogettazione il soggetto privato cui affidare lo svolgimento dei servizi mediante il ricorso ad un confronto concorrenziale, ha disposto di procedere, in regime di autotutela, alla revoca parziale della deliberazione 162 nella parte in cui viene individuato quale soggetto attuatore e collaboratore per coprogettazione, organizzazione e gestione dei servizi di accoglienza la predetta «Casa della Solidarietà»;
   con la lettera prot. 286 A.G. del 9 maggio 2014, spedita il 13 maggio 2014 al Ministero dell'interno, su sollecitazione dello stesso, il comune ha chiesto l'autorizzazione ad una novazione soggettiva del soggetto attuatore e dell’équipe multidisciplinare collegata, ed ha comunicato che, nelle more dell'espletamento di una procedura ad evidenza pubblica per l'individuazione del nuovo soggetto attuatore, l'avvio del servizio sarà temporaneamente affidato alla predetta «Casa della Solidarietà»;
   il Ministero dell'interno, con lettera del 4 giugno 2014, facendo riferimento ad una generica corrispondenza con il comune di Velletri, ha autorizzato, sommariamente e senza entrare nei particolari, l'individuazione di un diverso ente gestore è conseguentemente un ulteriore immobile ove operare l'attività di accoglienza, nonché la proroga di attivazione del servizio di accoglienza, in attesa che siano espletate le procedure di aggiudicazione;
   il ricorso alla novazione soggettiva è espressamente vietato dal pur richiamato articolo 11 del bando, che testualmente recita: «Non può essere sottoposto a novazione soggettiva il rapporto tra l'ente locale associato o aderente, e l'ente attuatore, predeterminato per l'attivazione del progetto fin dal mese di gennaio ai fini dell'ammissibilità della domanda»;
   l'affidamento diretto e temporaneo alla «Casa della Solidarietà», per il tempo necessario all'individuazione del nuovo soggetto attuatore con gara ad evidenza pubblica, si configura secondo l'interrogante come una ulteriore procedura contra legem;
   l'espletamento di una nuova procedura ad evidenza pubblica per l'individuazione di un nuovo ente attuatore appare all'interrogante irregolare, in quanto il Ministero dell'interno nel citato bando aveva previsto che le domande fossero presentate entro 45 giorni dalla data di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (pubblicazione: 4 settembre 2013 – scadenza presentazione domande: 19 ottobre 2013), dichiarando inammissibili le domande spedite dopo la decorrenza di tale termine;
   la «Casa della Solidarietà» sarebbe quindi stata individuata di fatto con una procedura amministrativa contra legem, posto che la revoca dell'ente attuatore disposta con la deliberazione comunale n. 90, ha determinato la nullità dell'intera procedura;
   inoltre, l'articolo 11 del bando in questione evidenzia chiaramente che il ricorso alla novazione soggettiva è espressamente vietato e che le sole variazioni che si possono concedere, per comprovati motivi, riguardano essenzialmente «gli elementi costitutivi del progetto» che danno luogo, evidentemente, a novazione oggettiva;
   l'aver seguito una procedura scorretta, da parte del comune di Velletri, nell'individuazione dell'ente attuatore, non può costituire valido motivo per presentare, a tempo scaduto di oltre sei mesi, una propria candidatura a fruire del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, a danno di altri enti locali che hanno partecipato alla gara per la richiesta dei fondi e ne sono rimasti esclusi per punteggio inferiore, pur avendo adempiuto a tutte le disposizioni previste dal bando –:
   se la citata lettera del Ministero dell'interno sia da considerare come autorizzazione alla novazione soggettiva e, laddove la stessa lettera sia da considerare come autorizzazione all'espletamento di una gara ex novo, in base a quali eccezionali ed ad avviso dell'interrogante irrituali valutazioni sia stata concessa tale autorizzazione, tenuto conto che i termini di presentazione delle domande di contributo a valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo da parte degli enti locali sono scaduti il 19 ottobre 2013. (4-05233)


   GALLINELLA, COZZOLINO e CIPRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 18 giugno 2013, a Recanati, a seguito dell'esplosione del silos di una falegnameria, cinque vigili del fuoco sono rimasti feriti, di questi uno si trova (19 giugno 2014) in condizioni gravissime;
   il silos avrebbe preso fuoco la notte del 17 giugno, e le operazioni di spegnimento delle fiamme erano in corso già da ore quando è avvenuta la deflagrazione che ha colpito i pompieri;
   incidenti come questo, purtroppo, si verificano nel nostro Paese sempre più frequentemente e riportano inevitabilmente l'attenzione sul problema della normativa che regolamenta il personale dei vigili del fuoco in Italia, una normativa che deve necessariamente essere rivista specie per ciò che concerne la questione della «responsabilità»;
   purtroppo, le norme nazionali messe a punto nel corso del tempo sono scaturite da un concetto di soccorso piuttosto riduttivo che ha considerato l'amministrazione come l'attività primaria in senso stretto, anziché tutte quelle operazioni di emergenza e di prevenzione in cui i vigili del fuoco sono giornalmente impiegati al fine di garantire la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia della loro incolumità;
   è piuttosto anomalo, per esempio, che il capo squadra debba agire sulla base di eventuali indicazioni di professionalità superiori, raramente presenti sullo scenario dell'intervento, avendo però la responsabilità del buon fine dell'operazione e conservando comunque, anche in presenza delle professionalità superiori e in ottemperanza alle loro indicazioni, la responsabilità dell'incolumità della propria squadra;
   è evidente, a parere degli interroganti, che solo chi si trova sul posto è in grado di valutare quali siano le azioni da mettere in atto per risolvere l'emergenza, allo stesso tempo, se la legge prevede che le decisioni sulle azioni di soccorso debbano essere prese da chi non si trova sullo scenario di intervento allora dovrebbero essere attribuite a quest'ultimo anche le responsabilità di eventuali errori;
   sarebbe opportuno un maggior riconoscimento del rischio al quale sono esposte le squadre operative che intervengono per prime e sempre in emergenza sugli scenari del soccorso –:
   se non ritenga opportuno, anche in base ai numerosi incidenti che avvengono in Italia e che coinvolgono il Corpo dei vigili del fuoco, assumere iniziative per modificare l'attuale normativa che regolamenta il Corpo dei vigili del fuoco al fine di rendere meno ambigua la disciplina della responsabilità degli interventi di soccorso, nonché maggiormente chiaro il ruolo degli operatori sul campo che ogni giorno rischiano la propria vita per garantire la sicurezza dei cittadini. (4-05236)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICHELE BORDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale n. 249 del 2010 ha istituito i percorsi abilitanti speciali (PAS) riservati ai docenti non di ruolo, compresi gli insegnanti tecnico pratici, in possesso dei titoli di studio previsti dal decreto ministeriale n. 39 del 1998 e dal decreto ministeriale n. 22 del 2005 che abbiano maturato, a decorrere dall'anno scolastico 1999/2000 fino all'anno scolastico 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale, limitatamente ai corsi accreditati per l'assolvimento dell'obbligo scolastico;
   in data 7 maggio 2014 l'università del Molise ha attivato i percorsi abilitanti speciali per gli insegnanti privi di abilitazione, al fine del suo conseguimento e del passaggio dalla terza fascia alla seconda fascia nelle graduatorie d'istituto;
   in data 6 giugno 2014 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato il decreto n. 375 che permette l'iscrizione con riserva nella seconda fascia delle graduatorie di istituto a coloro che si abiliteranno all'insegnamento (scienze della formazione primaria ovvero percorsi abilitanti speciali) o si specializzeranno sul sostegno entro il 31 luglio, data in cui si chiudono le domande di accesso agli elenchi per le supplenze;
   gli insegnanti che frequentano i percorsi abilitanti speciali presso l'università del Molise otterranno però l'abilitazione agli inizi di ottobre 2014 –:
   se il Governo conosca questo specifico caso e/o altri casi analoghi e come intenda intervenire per evitare un'evidente disparità di trattamento tra i corsisti dei percorsi abilitanti speciali iscritti nello stesso anno accademico. (5-03049)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CHIMIENTI, ROSTELLATO, TRIPIEDI, COMINARDI, BECHIS, RIZZETTO, BALDASSARRE e CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 1o maggio è stato istituito il Piano nazionale Garanzia Giovani in accordo con quanto disposto dalla Raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013, la quale invita tutti gli Stati membri ad assicurare ai giovani con meno di 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, il proseguimento degli studi, percorsi di apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione entro 4 mesi dalla loro uscita dal sistema di istruzione formale o dall'inizio della disoccupazione;
   l'avvio della Youth Guarantee prevede azioni mirate ai giovani privi di occupazione o fuori dal sistema di istruzione formale e della formazione professionale che hanno necessità di ricevere un adeguato reinserimento nel sistema di istruzione e formazione o l'inserimento nel mondo del lavoro attraverso tirocini, apprendistato, sostegno all'autoimpiego e mobilità professionale transnazionale e territoriale e orientamento;
   le azioni da intraprendere sono sostenute sia dal finanziamento previsto dal progetto europeo Youth Employment Initiative (567 milioni di euro) sia dal Fondo sociale europeo (567 milioni di euro), oltre a stanziamenti da parte delle regioni di risorse nazionali (379 milioni di euro), gran parte dei quali serviranno per l'attuazione della cosiddetta «gran dorsale informatica», che dovrebbe avere lo scopo di collegare domanda e offerta nazionale e regionale, permettendo l'iscrizione dei giovani che vogliono aderire al programma;
   dalle ultime stime disponibili il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 25 anni è del 41,2 per cento equivalente a circa 1 milione 273 mila Neet;
   secondo le disposizioni del Piano nazionale Garanzia Giovani, ai giovani che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano, e non sono impegnati in altre attività assimilabili dovrebbero essere garantiti: un sistema universale di informazione e orientamento a cui si accede con registrazione obbligatoria del giovane attraverso sistemi a distanza e automatizzati (portale cliclavoro e portali regionali collegati), un sistema dei «servizi competenti» per i giovani che si rechino al centro di contatto, appositi presidi da istituire presso il sistema di istruzione e formazione per «catturare» i giovani usciti anticipatamente dai percorsi di istruzione e formazione oppure servizi e percorsi personalizzati;
   tali azioni risultano essere sotto il controllo di una governance gestionale che va dall'amministrazione centrale per quel che riguarda il sistema di monitoraggio e valutazione, definizione delle attività di comunicazione e informazione di natura nazionale, alle regioni e province, comprese quelle autonome, mediante dei piani attuativi;
   ai fini di un efficace attuazione del Piano Nazionale definito dalla struttura di missione e presentato alla Commissione, il Jobs Act prevede:
    a) l'eliminazione del domicilio quale requisito per usufruire delle azioni di politica attiva da parte dei servizi competenti.
    b) l'impegno a garantire la parità di trattamento delle persone in cerca di occupazione in uno degli Stati membri dell'Unione, indipendentemente dal loro luogo di residenza;
   tali azioni si scontrano con la realtà italiana, come dimostrano i primi dati raccolti dopo l'avvio della Garanzia Giovani, mettendo in luce come le regioni, i centri per l'impiego e le partnership con i privati non riescano a garantire il rispetto delle disposizioni statuite dalle normative europee e, soprattutto, a soddisfare tempestivamente le richieste dei giovani –:
   quali azioni si vogliano intraprendere per ridurre il gap tra le richieste formulate e la relativa capacità di attivazione dei centri per l'impiego, i quali entro 60 giorni dalla registrazione dovrebbero essere in grado di fissare un primo colloquio orientativo, ma risultano essere privi delle competenza e delle risorse professionali per adempiere a tali compiti;
   se si intenda aprire subito un confronto con le regioni, approfondendo in particolare le modalità di gestione del programma e il ruolo dei servizi all'impiego, con un attento ragionamento sulle modalità di accreditamento;
   come ci si voglia adeguare alla raccomandazione europea la quale esige che venga garantita la certificabilità e la comparabilità delle competenze mediante l'esistenza di un sistema di certificazione delle competenze efficace, sul quale l'Italia non può ancora dire di poter contare, in quanto, tra le altre mancanze, non in tutte le regioni esiste un repertorio professionale di riferimento;
   quali sistemi si vogliano adottare per rendere più visibili ai giovani i sistemi di monitoraggio e follow-up, uno tra tutti l'European Vacancy Monitor, che ha lo scopo di dettagliare periodicamente i posti di lavoro disponibili e non coperti nell'Unione europea, dal quale risulta che in Europa ci siano 1,7 milioni di posti di lavoro per cui le aziende non riescono a trovare personale;
   quando si preciserà la platea delle regioni cui deve spettare il pagamento dei voucher nel caso in cui un giovane voglia avvalersi della mobilità professionale territoriale, onde evitare il «rimpallo» dei finanziamenti;
   quando sarà possibile avviare un serio percorso di riforma delle politiche attive e dei servizi per l'impiego, valorizzando il raccordo tra pubblico e privato attraverso delle partnership e stipulando delle convenzioni al fine di sensibilizzare più capillarmente la diffusione della Garanzia Giovani e promuovere azioni concrete a sostegno dell'occupazione giovanile;
   se il Ministro preveda che una parte delle risorse destinate alla Garanzia Giovani possano essere utilizzate per procedere ad assunzioni apposite di personale specializzato da inserire negli Youth Corner presso i centri per l'impiego. (5-03047)


   ANTIMO CESARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   già in epoca precedente alla costituzione di Riscossione spa e di Riscossione Siciliana spa era fortemente avvertita l'esigenza di un riordino complessivo della materia previdenziale di cui erano destinatari i lavoratori allora dipendenti dalle aziende (prevalentemente bancarie) concessionarie del servizio di riscossione che, a seguito dei provvedimenti normativi di riforma del sistema di riscossione tributi (decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, e recepito dalla regione Sicilia con propria legge 22 dicembre 2005, n. 19), erano confluiti sotto il controllo statale;
   tale esigenza si fondava principalmente sulla considerazione che le prestazioni integrative oggi garantite dal fondo nazionale di previdenza per i lavoratori esattoriali da tempo non risultavano coerenti rispetto al quadro generale di riferimento dei trattamenti di previdenza;
   il fondo di previdenza per gli impiegati dipendenti dai concessionari del servizio di riscossione dei tributi e delle altre entrate dello Stato e degli enti pubblici è gestito dall'INPS, quale gestione previdenziale separata, ed è un fondo obbligatorio integrativo dell'assicurazione generale obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti, in quanto garantisce prestazioni aggiuntive (in forma di rendita e di capitale) a quelle fornite dall'assicurazione generale obbligatoria; non rientra pertanto tra i fondi di previdenza complementare di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252;
   sono iscritti obbligatoriamente al fondo tutti gli impiegati dipendenti dai concessionari del servizio di riscossione tributi e delle altre entrate dello Stato e degli enti pubblici e lo stesso è finanziato con una contribuzione obbligatoria complessiva del 5,5 per cento della retribuzione annua (3,3 per cento a carico dell'azienda Equitalia e 2,2 per cento a carico dei lavoratori);
   pertanto, il carattere obbligatorio dell'iscrizione e della contribuzione esclude che alle predette contribuzioni e prestazioni possa applicarsi il regime che caratterizza la previdenza complementare;
   in tale scenario si è posta da tempo la necessità di rivedere l'attuale assetto del fondo di previdenza integrativo, in quanto incongruo rispetto all'evoluzione del quadro normativo dell'assicurazione obbligatoria, abbandonando il sistema di determinazione delle prestazioni secondo il modello tecnico-finanziario della prestazione definita e della ripartizione e fissando le nuove regole secondo il sistema tecnico-finanziario della contribuzione definita e della capitalizzazione dei contributi versati dagli iscritti, così come previsto dal nuovo meccanismo attualmente vigente nell'assicurazione generale obbligatoria (sistema contributivo);
   in questo modo l'ammontare delle prestazioni da erogare (in forma di rendita e di capitale) quali trattamenti aggiuntivi alla pensione dell'assicurazione generale obbligatoria dipenderà esclusivamente, in coerenza con il sistema generale (obbligatorio e complementare), dall'entità dei contributi versati a favore del singolo iscritto e dal rendimento che si applicherà sul predetto montante per giungere al capitale da trasformare in rendita o da attribuire all'iscritto; in nessun caso la rendita sarà garantita assumendo a base di calcolo l'ammontare del trattamento garantito dall'assicurazione generale obbligatoria;
   nell'accordo siglato l'11 dicembre 2007 tra Ministero del lavoro, INPS, Equitalia e organizzazioni sindacali nazionali, il Ministero medesimo si impegnava, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, a predisporre nel breve tempo un progetto di riforma del fondo nazionale di previdenza esattoriali, volto ad assicurare agli iscritti un'effettiva funzione integrativa dell'assicurazione generale obbligatoria, tenendo conto dell'intera anzianità contributiva;
   nel febbraio 2009 fu rappresentata alle organizzazioni sindacali nazionali (con l'aiuto del servizio attuariale dell'INPS) un'ipotesi di studio che si proponeva di simulare la trasformazione dell'attuale trattamento del fondo integrativo nazionale in un assegno individuale di pensione aggiuntiva a quella dell'assicurazione generale obbligatoria, calcolata in base al meccanismo contributivo di quest'ultima, utilizzando a tal fine la ricostituzione della contribuzione versata per tutti i dipendenti iscritti al fondo ed alimentata con le aliquote versate dall'azienda Equitalia (nella misura del 3,35 per cento) e dai lavoratori medesimi (nella misura del 2,2 per cento);
   all'inizio del mese di febbraio 2010 le organizzazioni sindacali nazionali proposero nuovamente il tema all'attenzione dell'azienda, richiedendone un intervento qualificato allo scopo di trovare una soluzione all'annoso problema di riforma;
   a tal fine, erano ripresi i contatti con il servizio statistico e attuariale dell'INPS che formulò, anche sulla base delle richieste sindacali, una nuova serie di simulazioni aventi ad oggetto l'erogazione di una prestazione aggiuntiva calcolata in assoluta coerenza con il sistema previdenziale vigente e in un quadro di compatibilità economico-finanziaria e di equilibrio attuariale avuto riguardo alle consistenze patrimoniali e al livello delle prestazioni traguardate nel periodo di riferimento;
   nelle elaborazioni delle simulazioni dell'INPS, presentate direttamente alle organizzazioni sindacali nazionali nel corso di una riunione tenutasi il 16 luglio 2010, si è tenuto conto dei seguenti punti qualificanti:
    a) l'importo delle prestazioni aggiuntive è calcolato sulla base della somma dei contributi versati (rivalutata durante tutta la vita lavorativa) al preesistente fondo integrativo, in base alla vigente normativa in materia di pensionamento (legge 8 agosto 1995, n. 335) secondo il sistema contributivo;
    b) il fondo pensione conferisce all'iscritto e agli aventi diritto una pensione aggiuntiva a quella dell'assicurazione generale obbligatoria (viene pertanto sovvertito il principio del fondo quale trattamento integrativo di pensione);
    c) i requisiti necessari per il riconoscimento dei trattamenti aggiuntivi sono i medesimi vigenti per le pensioni dell'assicurazione generale obbligatoria;
    d) vengono cassate le norme che prevedono la possibilità di chiedere la liquidazione del 75 per cento dei contributi versati in quota capitale da parte dei soggetti che maturano tale diritto;
   nell'ambito del progetto per l'adeguamento normativo del fondo nazionale di previdenza esattoriali in base alle leggi vigenti, essendo il suddetto un fondo autofinanziato ed in attivo per risorse economiche, quanto esposto non rappresenterebbe alcun costo aggiuntivo per le casse dell'INPS ed è l'unico strumento di ammortamento sociale attualmente utilizzato per il personale esattoriale collocabile in prepensionamento –:
   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno assumere iniziative per accelerare la riforma dell'assetto e delle prestazioni del citato fondo di previdenza per i lavoratori esattoriali sulla base del progetto elaborato dal gruppo Equitalia e condiviso ed approfondito con le organizzazioni sindacali nazionali di settore. (5-03050)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LATRONICO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   le copiose e violente precipitazioni che in questi giorni si stanno abbattendo in Basilicata e Puglia stanno provocando gravi danni all'agricoltura, colpendo aree agricole, numerosi allevamenti zootecnici, strade rurali e la viabilità interpoderale;
   i nubifragi hanno aggravato in maniera significativa il già delicato e precario equilibrio idrogeologico del territorio, contribuendo ad acuire il rischio di dissesto idrogeologico di aree in precedenza classificate ad alto rischio e per le quali sono stati programmati interventi di messa in sicurezza, purtroppo mai avviati per la mancanza di risorse finanziarie adeguate;
   le organizzazioni sindacali territoriali e professionali della Basilicata sono impegnate a monitorare la situazione per verificare la possibilità di attivare le misure previste in caso di calamità nelle zone più colpite;
   il metapontino è una delle aree a vocazione agricola più importante non solo della Basilicata ma del Paese, dove si pratica una agricoltura di qualità e di eccellenza con produzioni rinomate che vedono impegnate aziende importanti che danno occupazione;
   questi ulteriori avvenimenti calamitosi non fanno che aggravare le condizioni in cui operano le tantissime aziende agricole che si sono già esposte con le banche e sono a rischio cessazione dell'attività –:
   se il Ministro non ritenga di doversi attivare con la massima sollecitudine per dotare di adeguati finanziamenti l'opera di risanamento del territorio, delle infrastrutture e delle attività produttive;
   se si intenda predisporre un articolato piano di gestione del rischio agricolo contro le avversità atmosferiche al fine di stabilizzare il reddito delle aziende agricole e di sfruttare pienamente le misure previste nel nuovo regolamento sullo sviluppo rurale 2014-2020. (4-05238)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   RONDINI e GRIMOLDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da settimane con l'accrescere degli arrivi di immigrati nei centri di accoglienza del Paese si susseguono gli allarmi sanitari in seguito alla scoperte di diverse patologie infettive cui sono portatori;
   gli allarmi più pressanti riguardano casi di scabbia;
   inoltre, come noto, nelle zone di provenienza dei nuovi immigrati vi è una presenza elevata dei ceppi del bacillo della tubercolosi multiresistente alla terapia antibiotica, oltre che di casi di infezione di HIV e di altre temibili malattie infettive;
   lo stesso sindaco di Roma Marino ha scritto una lettera ai Ministri Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin, in cui esprime la sua preoccupazione per le condizioni «igienico-sanitarie» e per la mancanza di controlli e assistenza agli immigrati che stanno giungendo in Italia e nella Capitale;
   secondo quanto riferito dai Ministri dell'interno e della salute, buona parte degli immigrati sbarcati sono sottoposti a visite e cure sanitarie –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei costi sostenuti per le visite e la cura degli immigrati entrati nel nostro Paese dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum.
(4-05237)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo pubblicato su Ilfattoquotidiano.it del 18 giugno 2014 a firma di Giuseppe Pipitone si apprende come il portale degli acquisti della pubblica amministrazione, creato per la razionalizzazione delle forniture, sarebbe praticamente accessibile da chiunque, anche nelle pagine che dovrebbero essere protette, perché contenenti dati sensibili;
   per un portale che gestisce offerte e bandi dei vari enti, la possibilità di poter entrare anche in settori del sito che non dovrebbero essere accessibili a tutti, rappresenta un grande problema in termini di sicurezza e di protezione dei dati sensibili;
   vi è da sottolineare inoltre come dovrebbero essere i gestori del sito a proteggere quelle pagine e il solo fatto di accedervi da parte di utenti non autorizzati non rappresenta di per sé un reato;
   dall'articolo richiamato si apprende inoltre che Ilfattoquotidiano.it avrebbe fatto una prova, riuscendo ad accedere facilmente al pannello dal quale si gestiscono le credenziali, ovvero da dove si decide quali utenti possono fare cosa, con la possibilità quindi, di poter modificare tranquillamente le impostazioni;
   a questo punto, senza digitare alcuna password, senza essere registrati, senza effettuare alcun login, pare sia possibile modificare il sito degli acquisti della pubblica amministrazione. La cosa che più lascia interdetti è che queste operazioni potrebbero essere compiute da chiunque, comodamente, dal pc di casa;
   delle operazioni descritte sopra esiste anche un video, pubblicato anche questo su Ilfattoquotidiano.it come parte integrante dell'articolo e a dimostrazione della veridicità dello stesso;
   la testimonianza del giornalista del Fatto Quotidiano Giuseppe Pipitone prosegue e racconta come con semplici modifiche dell'estensione sia possibile aprire una sorta di plancia di comando che non dovrebbe essere pubblica e dalla quale è possibile controllare alcune parti del sistema, come il database, e soprattutto è possibile eseguire delle query, ovvero delle richieste di lettura dei dati lì contenuti, così da rendere possibile, l'acquisizione dell'intero database del portale, tutto ciò senza commettere nessuna violazione;
   la conclusione alla quale si giunge è quindi che, per quanto protette possano essere le pagine, è possibile comunque accedere al pannello di controllo e acquisire tutti ciò che si vuoi e, scegliendo pure liberamente cosa si vuol vedere, come se ci trovasse di fronte ad un vero e proprio motore di ricerca. Si tratta di operazioni lecite che però dovrebbero essere consentite soltanto ai gestori del portale;
   il sito si è dimostrato un «colabrodo» in termini di sicurezza e anche i pdf di documenti sensibili sarebbero facilmente accessibili da chiunque. Dall'esempio fornito dall'articolo già più volte richiamato si scopre come aggiungendo all'url principale una determinata estensione, sarebbe stato possibile scaricare su un pc la raccomandata inviata da una società che si occupa di buoni pasto alla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Oggetto della raccomandata è la comunicazione dei conti correnti intestati alla società vincitrice di bando e perfino i documenti d'identità degli amministratori dell'azienda. Dati chiaramente sensibili, soprattutto le carte d'identità, che dovrebbero essere protetti in maniera che nessuno violi la privacy dei soggetti interessati;
   a parere dell'interrogante il problema consiste nel fatto che queste informazioni non dovrebbero essere pubbliche in nessun modo e per evitare questo dovrebbe essere creato un sistema di autenticazione, cosicché il sistema sia in grado di controllare chi possiede i privilegi di lettura della pagina;
   al momento sembrerebbe invece che un sistema di autenticazione non ci sia e la conseguenza è che chiunque può accedere al portale degli acquisti della pubblica amministrazione e acquisire dati personali, ma anche carteggi privati e conti correnti. Tutti elementi che hanno a che fare con la spesa pubblica;
   è inquietante il fatto che a un sito della pubblica amministrazione non siano state applicate le regole più basilari per la sicurezza, e siano messe in bella mostra informazioni sensibili che chiunque con un minimo di preparazione può ottenere e utilizzare per i più svariati scopi;
   Consip ha replicato precisando che possono essere raggiunti solo documenti pubblici senza possibilità di modificare né i dati e neppure il database, ma solo i criteri della ricerca, che i documenti oggetto dell'articolo sono pubblicati sul sistema ed accessibili da un qualsiasi utente (anche non registrato al sistema) attraverso i normali percorsi di consultazione del portale acquistinretepa.it, che è il canale di accesso a tutte le informazioni destinate a supportare gli utenti nelle loro attività e che non si tratta di documenti sensibili ma di documenti necessari alle amministrazioni per effettuare i pagamenti e per i quali Consip è stata autorizzata dai titolari alla pubblicazione, dichiarando inoltre che il sistema degli acquisti pubblici garantisce la sicurezza e la legittimità delle gare telematiche e la protezione dei dati «sensibili»;
   Consip ha inoltre dichiarato come gli accessi anomali siano regolarmente monitorati e segnalati alle autorità competenti, rassicurando le imprese e le pubbliche amministrazioni sulla qualità, efficienza e sicurezza del sistema www.acquistinretepa.it;
   pur prendendo atto delle dichiarazioni di Consip, l'interrogante ritiene comunque anomalo che sia possibile poter scaricare dal portale, da qualsiasi utente anche non registrato, «tutte le informazioni destinate a supportare gli utenti nelle loro attività» e addirittura l'appunto dei tecnici, gestori del sito, inerente agli aggiustamenti grafici da apportare al sito, così come suscita qualche dubbio il fatto che dopo alcune ore dalla pubblicazione dell'articolo su Ilfattoquotidiano.it, il portale sia stato modificato, con la richiesta, per potervi accedere, di una id e una password, così come avviene in qualsiasi altro sito –:
   se il Governo sia a conoscenza della grave anomalia presente nel sito www.acquistinretepa.it in termini di sicurezza e di protezione di dati sensibili, visto che sarebbe stata ampiamente dimostrata la possibilità, da parte di qualsiasi utente, di poter accedere al sito in tutte le sue parti, anche quelle riservate ai soli gestori, al fine di poter visionare e acquisire qualsiasi tipo di informazione e di documentazione presente nel sito stesso, anche e soprattutto quella contenente dati sensibili come carte d'identità, carteggi privati e conti correnti;
   se si possa escludere con assoluta certezza che alcuni dei dati presenti nel sito non siano stati manomessi o acquisiti a qualsiasi scopo da ignoti;
   se non si ritenga grave che i gestori del sito www.acquistinretepa.it non abbiano provveduto in sede di realizzazione del portale a prevedere le giuste misure di sicurezza e di protezione dei dati in esso contenuti, al fine di evitare che chiunque potesse liberamente accedervi;
   se siano a conoscenza di quanto sia stato speso per la realizzazione del portale www.acquistinretepa.it e quale sia la società incaricata alla manutenzione e se intendano intraprendere un'azione risarcitoria nei confronti della società stessa che sino ad oggi ha gestito il sito, omettendo a giudizio dell'interrogante i più elementari livelli di protezione e di sicurezza. (4-05229)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   SALTAMARTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   Buonitalia Spa è una società per azioni a capitale interamente pubblico nata il 4 luglio 2003 dalla preesistente società «Naturalmenteitaliano Unipersonale srl», costituita dall'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) il 24 luglio 2002 (articolo 17, comma 1, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99) e partecipata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al 70 per cento; dall'Ice (allora Istituto per il commercio estero) al 10 per cento, dall'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) al 10 per cento e da Unioncamere – l'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura – al 10 per cento;
   gli scopi di Buonitalia spa sono stati individuati dall'articolo 17, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, che le riconoscono le finalità: a) di promozione, valorizzazione e diffusione nel mondo della conoscenza del patrimonio agricolo ed agroalimentare italiano; b) di erogazione di servizi alle imprese del settore agroalimentare per favorire l'internazionalizzazione dei prodotti italiani; c) nonché di tutela delle produzioni italiane attraverso la registrazione e la difesa giuridica internazionale dei marchi associati alle produzioni nazionali di origine;
   nel periodo dal 2004 al 2012, Buonitalia spa ha realizzato, su incarico del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, 103 progetti di promozione, internazionalizzazione e tutela dei prodotti agroalimentari italiani sui più importanti mercati mondiali gestendo un budget di oltre 90 milioni di euro;
   l'assemblea straordinaria dei soci della società Buonitalia spa del 13 settembre 2011, preso atto della riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale, ha deliberato lo scioglimento e la messa in liquidazione ai sensi dell'articolo 2484, comma 1, numero 4, del codice civile e contestualmente, ha nominato il liquidatore della società;
   il 29 maggio 2012 in Commissione agricoltura al Senato è stata approvata una risoluzione che impegnava il Governo a trasferire presso la nuova Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane – già ICE in gestione transitoria – le risorse umane e strumentali attualmente collocate in Buonitalia spa, mantenendone immodificato il trattamento giuridico-economico, e ad impartire al liquidatore della società le opportune disposizioni al fine di sospendere immediatamente la procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223;
   nel corso dell’iter di conversione in legge dell'articolo 12, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, (convertito, con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135) è stato inserito il comma 18-bis, approvato all'unanimità dalla Commissione bilancio del Senato e con il parere favorevole del Governo che dispone la soppressione della società Buonitalia spa in liquidazione, con attribuzione delle funzioni all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, a cui vengono trasferite anche le risorse umane, strumentali e finanziarie residue della soppressa società; lo stesso articolo dispone, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il trasferimento immediato delle funzioni e delle risorse umane di Buonitalia spa all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane cui seguirà la procedura di verifica di idoneità per l'inquadramento nei ruoli dell'ente di destinazione; i dipendenti trasferiti mantengono il trattamento economico fondamentale, percepito al momento dell'inquadramento; nel caso in cui il trattamento economico predetto risulti più elevato rispetto a quello previsto per il personale dell'Agenzia, i dipendenti percepiscono per la differenza un assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti;
   nelle more di emanazione del decreto interministeriale, per i 19 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato della società è stata avviata, in data 23 maggio 2012, la procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 (attivata dal liquidatore della precetta società, malgrado la risoluzione della Commissione agricoltura del Senato che ne chiedeva la sospensione);
   il 28 febbraio 2013 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato il decreto per il trasferimento delle funzioni e delle risorse della società Buonitalia spa;
   in particolare, il decreto stabilisce, in pedissequa applicazione di quanto previsto dalla legge, che all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane vengono trasferite le risorse umane di Buonitalia spa in liquidazione riportate nel prospetto ivi allegato, mentre per quanto riguarda l'inquadramento del personale esso avverrà sulla base di un'apposita tabella di corrispondenza, che dovrà essere approvata con un successivo decreto, previo espletamento di apposita procedura selettiva di verifica dell'idoneità, da effettuare nei limiti e a valere sulle facoltà assunzionali della medesima Agenzia;
   ad oggi malgrado l'avvenuta interruzione del rapporto di lavoro, il 16 maggio 2013 non è stata attivata da parte dell'Agenzia alcuna procedura di assunzione dei dipendenti trasferiti, con grave pregiudizio degli stessi dipendenti dell'ente Buonitalia spa e l'apertura di numerosi contenziosi nei confronti della pubblica amministrazione, dovuti a ingiustificati ritardi nell'applicazione della legge in parola da parte delle amministrazioni coinvolte nel disposto normativo;
   in data 25 luglio 2013 il tribunale di Roma sezione IV lavoro, nel procedimento ex articolo 1 della legge n. 92 del 2012 R.G. n. 2145/2013 – a seguito dell'impugnazione del licenziamento da parte di un gruppo di dipendenti della Buonitalia spa in liquidazione – attraverso il giudice dottoressa Donatella Casari, si è pronunciato asserendo che:
    1) «il trasferimento ope legis. ..omissis... era certamente già avvenuto all'epoca degli intimati licenziamenti»;
    2) «...che la mancata presa in servizio presso l'Agenzia (e quindi l'interruzione in fatto della prestazione lavorativa) deve essere solo a questa imputata in termini di responsabilità per inadempimento agli obblighi di legge (ricevere le prestazioni e retribuirla) derivanti dal trasferimento ex lege del rapporto di lavoro e che i licenziamenti intimati da Buonitalia spa in liquidazione... sono del tutto inesistenti e come tali privi di efficacia non essendo più all'epoca la ricorrente (Buonitalia) titolare del rapporto di lavoro»;
    3) «né le giustificazioni rese informalmente dall'Agenzia agli istanti, ...omissis..., possono ritenersi fondate atteso che le problematiche di inquadramento e quindi la questione relativa all'espletamento della procedura selettiva prevista per legge a tal fine, per chiaro disposto normativo seguono e non precedono l'instaurazione del rapporto di lavoro, interpretazione del dato normativo di questo Giudice peraltro condivisa dal tenore di entrambe le difese»;
   l'Agenzia (ex Ice), alla numerose richieste formali ricevute da parte delle sigle sindacali (CGIL, CISL, Manageritalia) e degli avvocati che hanno seguito la vicenda in rappresentanza degli ex dipendenti di Buonitalia spa, non ha mai fornito motivazioni per giustificare quello che all'interrogante appare un comportamento omissivo;
   non avendo ricevuto da parte dell'Agenzia alcuna comunicazione formale in risposta alle proprie richieste gli ex dipendenti di Buonitalia spa in liquidazione hanno notificato all'Agenzia nella persona del suo presidente pro tempore dottor Riccardo Monti un atto di costituzione in mora e diffida ai sensi dell'articolo 328, secondo comma del codice penale;
   nel mentre il TAR del Lazio, sezione seconda ter, a seguito di un ricorso presentato dagli ex dipendenti di Buonitalia spa in liquidazione, in data 13 gennaio 2014 ha emesso la sentenza di condanna nei confronti dei Ministeri competenti fissando il termine di 60 giorni per la pubblicazione delle tabelle di corrispondenza e condannando i Ministeri al pagamento delle spese legali;
   ad oltre un anno dall'entrata in vigore della norma, non essendo ancora avvenuto il trasferimento del personale ex Buonitalia all'Agenzia, è intervenuto l'articolo 1, comma 478 della legge n. 147 del 27 dicembre 2013, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 2013 – suppl. ord. n. 87 ha disposto testualmente quanto segue: «... All'articolo 12, comma 18-bis, quinto periodo, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135, le parole: “da espletare nei limiti e a valere sulle facoltà assunzionali dell'ente, di verifica dell'idoneità, sono inquadrati” sono sostituite dalle seguenti: “di verifica dell'idoneità, da espletare anche in deroga ai limiti alle facoltà assunzionali, sono inquadrati, anche in posizione di sovrannumero rispetto alla dotazione organica dell'ente, riassorbibile con le successive vacanze”»;
   il tribunale del lavoro di Roma, accogliendo il ricorso presentato da alcuni dipendenti ex Buonitalia, ha definito il comportamento dell'Agenzia illegittimo condannando quest'ultima all'immediata assunzione dei ricorrenti ed al pagamento delle mensilità da questi maturate a partire dal 28 febbraio 2013. Il tribunale ha inoltre condannato l'Agenzia al pagamento delle spese legali;
   a due mesi di distanza non avendo ricevuto alcuna comunicazione da parte dell'Agenzia i ricorrenti hanno depositato i decreti ingiuntivi che sono stati già notificati all'Agenzia;
   questa settimana è stata rigettata l'inibitoria presentata dall'Ice in cui si chiedeva la sospensione dell'esecutività della sentenza;
   il 7 luglio di fronte al giudice del lavoro di Roma è fissata una nuova udienza sempre contro l'Agenzia che vede coinvolti altri dipendenti di Buonitalia spa;
   nonostante siano scaduti i termini (60 giorni) fissati dal Tar per la pubblicazione delle tabelle di corrispondenza ad oggi i Ministeri competenti non hanno provveduto con il rischio che i ricorrenti chiedano la nomina di un commissario ad acta così come previsto nella sentenza di condanna del TAR;
   nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria nota come «Operazione Centurione», la scorsa settimana il giudice ha contestato ai vertici del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che all'epoca dei fatti avevano la responsabilità su Buonitalia spa il reato di bancarotta fraudolenta. Se confermata ci sarebbe una responsabilità diretta da parte dell'amministrazione per quanto accaduto a Buonitalia spa ed i suoi dipendenti unitamente ai creditori, potrebbero costituirsi parte civile aumentando il danno erariale a cui è esposta l'amministrazione da questa vicenda;
   nel mentre l'ICE ha provveduto ad assumere oltre 12 persone a tempo determinato nonostante il trasferimento previsto per legge da parte dei dipendenti ex Buonitalia spa non sia ancora perfezionato ed il tribunale del lavoro di Roma abbia riconosciuto il diritto di questi a percepire lo stipendio a far data dal 28 febbraio 2013 –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nei confronti dell'Agenzia affinché venga dato immediato seguito al disposto normativo;
   per quale motivo, se il trasferimento è avvenuto per legge il 28 febbraio 2013, l'ICE insista nel voler procedere ad una prova selettiva, in evidente contrasto con il trasferimento previsto dalla norma e ribadito dal tribunale del lavoro di Roma;
   con quali risorse vengano pagati i 12 dipendenti recentemente assunti a tempo determinato da parte dell'Agenzia;
   se non si ritenga di dover verificare l'operato dei dirigenti, responsabili del procedimento, e, nel caso siano accertati eventuali colpevoli ritardi, se non si ritenga di dover adottare iniziative disciplinari verso i responsabili che rischiano di creare gravi danni all'Erario derivanti dalle cause verso l'amministrazione avviate dai 19 ex dipendenti di Buonitalia spa in liquidazione. (3-00895)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LIUZZI e MANTERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il fenomeno delle vendite di biglietti «Gratta e Vinci» all'interno degli uffici postali è una sperimentazione iniziata il 7 febbraio 2011 mediante un accordo tra Lottomatica Group spa e Poste italiane. Questo avvenimento ha generato un problema di regolamentazione e le autorità competenti non sono ancora intervenute per la sua risoluzione;
   secondo parte della giurisprudenza di diritto del lavoro il problema è anche di discriminare le attività strettamente connesse al servizio universale postale (o perlomeno attinenti il recapito della corrispondenza) rispetto a quelle di natura commerciale-finanziaria-ludica (gratta e vinci) peculiari dell'ufficio postale standard ma non destinatarie della norma speciale sui contratti a termine a-causali;
   la vendita dei gratta e vinci è stata segnalata da associazioni di consumatori, impiegati delle stesse Poste e diversi sindacati. Le segnalazioni sono state comunicate all'Autorità garante della concorrenza e del mercato con l'invito ad avviare un'istruttoria che, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro;
   oltre gli aspetti economici della vendita di gratta e vinci agli sportelli di Poste italiane, il risvolto più grave è quello connesso al gioco d'azzardo patologico. Il gioco d'azzardo patologico è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità e solo in Italia i giocatori patologici sono stimati tra i 700.000 ed 1 milione. Gli studi hanno evidenziato che tra i soggetti più a rischio ci sono gli anziani che sono anche tra i maggiori utenti degli uffici postali;
   a detta dell'interrogante è inaccettabile che un servizio pubblico possa allo stesso tempo incentivare una piaga sociale, dato che è stato provato che la riduzione dell'offerta di gioco è l'arma più importante per combattere il gioco d'azzardo patologico. La presenza di distributori all'interno di alcuni uffici, oltre che la vendita effettuata anche in maniera esplicita dallo stesso operatore di sportello nel momento conclusivo delle operazioni postali, rappresenta una vera e propria tentazione per coloro che si trovano in attesa del proprio turno e che per ingannare il tempo vengono invitati a tentare la fortuna;
   la battaglia legale sollevata per prima in Italia dall'associazione «Io Ci Sono» di Andria ed a cui hanno aderito la maggior parte dei movimenti dei consumatori ha prodotto la rimozione dei distributori automatici dagli uffici di Poste italiane della città;
   la vendita di gratta e vinci all'interno degli uffici postali appare in controtendenza alla mission di Poste Italiane spa che dovrebbe essere volta a «favorire le comunicazioni, i pagamenti e gli scambi logistici, generando significativi vantaggi economici e di servizio» e porre come perno la «valorizzazione delle persone e la specializzazione delle competenze» –:
   se il Governo intenda esprimere un orientamento con riferimento a quanto descritto in premessa;
   se intendano intervenire per quanto di competenza affinché all'interno degli uffici di Poste Italiane venga rimossa la vendita di «gratta e vinci» mediante distributori e operatori. (5-03053)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIPRINI e GALLINELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da informazioni della stampa on line (da www.umbria24.it e www.ilmessaggero.it del 12 giugno 2014) si apprende che dal 12 giugno 2014 all'impresa New Neofil di Terni, nata da uno «spacchettamento» della Meraklon Yam, è stata sospesa l'erogazione della fornitura di energia elettrica;
   lo stabilimento ternano conta attualmente 42 dipendenti ed è specializzato nella produzione di filo di polipropilene;
   la decisione di sospendere la fornitura di energia elettrica sarebbe stata assunta dal consorzio Polymer che ripartisce la fornitura di energia e di cui la New Neofil non fa parte (il consorzio è composto da altre aziende che operano all'interno del polo chimico ternano) per una morosità – non meglio precisata – nel pagamento della fornitura (da www.umbria24.it e www.ilmessaggero.it del 12 giugno 2014);
   il direttore generale dello stabilimento Marco Mazzalupi, per fronteggiare l’«emergenza», ha attivato il gruppo elettrogeno a gasolio anche per garantire la prosecuzione dell'attività di impresa;
   la vicenda necessita ad avviso degli interroganti di un intervento del Governo finalizzato ad una celere soluzione del caso poiché si inserisce in una situazione di mercato già difficile che riguarda l'intero polo chimico ternano e che potrebbe avere ripercussioni sulla regolare prosecuzione dell'attività e redditività di tutte le imprese che operano nel polo e che occupano numerosi lavoratori e addetti –:
   se i Ministri siano a conoscenza della descritta situazione;
   se i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, non ritengano opportuno ed urgente assumere ogni iniziativa di competenza per favorire soluzioni condivise da tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, al fine di scongiurare eventuali ripercussioni negative sia sulla regolare prosecuzione dell'attività di tutte imprese del polo chimico ternano sia sui livelli occupazionali e tese anche al rilancio dell'intero sito produttivo. (4-05223)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge 23 gennaio 1993 n. 16, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 1993 n. 75, dispone che per i cittadini italiani residenti all'estero si debba considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia a condizione che la stessa non sia locata;
   anche in seguito all'introduzione della tassazione Imu che lascia libera scelta ai comuni se applicare una aliquota agevolata o no sulla casa degli italiani all'estero, iscritti AIRE, e che è in via di revisione da parte del Governo in ottemperanza agli ordini del giorno approvati, le società di fornitura di energia e acqua basandosi sulla legge 75 del 1993, ancora in vigore, hanno attribuito agli iscritti Aire tariffe «residenti o assimilati»;
   la società pubblica di servizi idrici abruzzesi, Sasi spa, ha cambiato le tariffe riguardanti gli utenti iscritti Aire, a maggio 2014, senza preavviso agli utenti e senza fornire alcuna giustificazione giuridica su tale cambio –:
   quali azioni intenda porre in essere il Ministro interrogato per tutelare i diritti dei cittadini, iscritti Aire, al fine di evitare una disparità di trattamento chiarendo la corretta interpretazione dell'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge n. 16 del 1993. (4-05241)