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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la fibrosi cistica (FC) è la più diffusa delle malattie genetiche e si stima che nel mondo ne siano colpite circa 100.000 persone;

    è una malattia ereditaria, causata dal difetto di una proteina chiamata CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator) presente sia sui cromosomi ereditati dalla madre, sia su quelli ereditati dal padre;

    una persona che non ha la malattia ma è portatrice sana del gene CFTR mutato, può avere un figlio con la fibrosi cistica se anche il partner è portatore sano del gene mutato; in Italia si stima che circa 1 individuo su 25 sia portatore del gene difettoso;

    nel nostro Paese la FC colpisce 1 neonato su 2.500-2.700 e si verificano circa 200 nuovi casi all'anno e, secondo quanto riportato sul sito dell'Istituto superiore di sanità, può, dunque, essere considerata rara, sebbene nel nostro Paese non sia inserita nell'elenco delle malattie rare bensì nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti (codice esenzione 018 – Allegato 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017);

    la FC è una malattia che colpisce molti organi, soprattutto l'apparato polmonare e digerente e i sintomi tendono a comparire nella prima infanzia, sebbene a volte si manifestino subito dopo la nascita o fino all'età adulta; le persone con FC possono sviluppare anche altre malattie e disturbi associati, come ad esempio il diabete o le malattie del fegato;

    la malattia non influisce sulle capacità intellettive e non si manifesta sull'aspetto fisico e per questo viene definita anche come «malattia invisibile»; ciò nonostante spesso il malato deve ricorrere al trapianto dei polmoni, perché la persistenza di infezioni e infiammazioni polmonari provocano il progressivo deterioramento dell'organo;

    le analisi per diagnosticare la FC possono essere effettuate ad ogni età, tuttavia, grazie ai test di screening la maggior parte dei casi di fibrosi cistica è diagnosticata subito dopo la nascita, attraverso il prelievo di una goccia di sangue dal tallone del neonato al secondo-terzo giorno di vita;

    tra l'altro, la fibrosi cistica può essere oggi diagnosticata anche in epoca pre-natale;

    dal 2016, lo screening per la FC fa parte del programma nazionale di screening neonatale esteso, che non solo mira a diagnosticare la FC, ma anche un lungo elenco di rari disturbi metabolici ereditari;

    per confermare la malattia sono poi effettuati il test del sudore, per verificare la quantità di cloruro di sodio presente, poiché i livelli nei pazienti con fibrosi cistica sono più elevati rispetto agli individui sani, e il test genetico, eseguito su un campione di sangue, per rilevare la presenza di eventuali mutazioni a carico del gene CFTR responsabile della patologia;

    se l'anamnesi familiare lo richiede può essere effettuato il test per determinare se ha il gene difettoso e se sia portatrice o portatore sano e quindi se sia a rischio di generare un figlio malato;

    ad oggi esistono non esistono terapie per la guarigione definitiva, tuttavia esistono terapie per contrastarne l'evoluzione e per alleviare e prevenire le complicazioni conseguenti alla malattia e per migliorare la qualità della vita delle persone che ne sono colpite, come ad esempio farmaci specifici o tecniche per migliorare le complicazioni polmonari e respiratorie oppure diete specifiche;

    la FC è una malattia progressiva che tende a peggiorare col tempo, tuttavia la prognosi è migliorata notevolmente negli ultimi anni grazie ai progressi nella terapia, soprattutto se diagnosticata in fase precoce: attualmente, circa la metà delle persone malate vive oltre i 40 anni;

    originariamente la FC era considerata una malattia pediatrica poiché fatale e i bambini morivano per malnutrizione; successivamente grazie ai registri di FC è stato possibile comprendere i fattori associati a esito infausto e sono state individuate terapie personalizzate e adattate ai casi specifici; già dal 1989 è stato istituito il Registro Italiano Fibrosi Cistica con lo scopo di raccogliere dati sulla diffusione della malattia e consentire uno studio più approfondito;

    la FC implica la necessità della presa in carico globale del paziente presso centri di riferimento di alta specializzazione che siano in grado di seguirlo dalla diagnosi e per tutta la vita, fino all'età adulta, con cure personalizzate, tenendo conto di tutti i numerosi aspetti della patologia e delle conseguenze di questa sulla vita del paziente che, anche in stadi non gravi della malattia, deve comunque sottoporsi quotidianamente ad un programma terapeutico impegnativo che coinvolge, specie nei minori, anche la famiglia del paziente;

    come si evince dal sito istituzionale dell'Ospedale Bambin Gesù, studi scientifici hanno sottolineato che i bambini, gli adolescenti e gli adulti con FC e i loro familiari hanno un elevato rischio di sviluppare sintomi ansiosi e depressivi, con una probabilità 2-3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale: è stato dimostrato che i sintomi di sofferenza psichica possono associarsi a una riduzione del funzionamento polmonare, a diminuzione della massa corporea, a un minor rispetto delle prescrizioni mediche concordate, a un peggioramento della qualità della vita e a un aumento del numero di ospedalizzazioni; sintomi depressivi riducono dunque l'aderenza e l'efficacia del percorso di cura ed è pertanto fondamentale fornire il necessario supporto psicologico;

    è necessario promuovere la cura del paziente con FC nella globalità, includendo anche la salute psicologica della persona e del suo nucleo familiare che si trova a dover affrontare la condizione di stress della malattia con i conseguenti stati di ansia, angoscia e depressione, finendo non di rado per criticizzare ulteriormente la salute della persona con FC;

    i dati pubblicati dall'International Depression Epidemiological Study attraverso uno screening su circa 4.000 pazienti e 6.000 genitori in 9 Paesi, hanno evidenziato sintomi ansiosi negli adolescenti (22 per cento), negli adulti (32 per cento) e nei genitori (madri: 48 per cento; padri: 36 per cento). Sintomi depressivi sono stati rilevati nel 10 per cento degli adolescenti, 19 per cento degli adulti, 37 per cento delle madri e 31 per cento dei padri; i dati hanno sottolineato, inoltre, che quando un genitore di un adolescente ha sintomi di ansia e depressione, il figlio ha una probabilità doppia di sviluppare gli stessi sintomi;

    sulla base di tali studi, la Fondazione americana per la fibrosi cistica e la Società europea per la fibrosi cistica hanno pubblicato linee guida per lo screening e il trattamento di ansia e depressione e punti centrali nel percorso di cura sono: prevenzione, screening, trattamento psicologico, trattamento farmacologico;

    con la legge 23 dicembre 1993, n. 548, sono state dettate disposizioni specifiche per la prevenzione e cura della FC, determinando in tal maniera un rilevante progresso nella gestione e cura della malattia;

    in base alla predetta legge le regioni sono tenute a predisporre progetti obiettivo, azioni programmate ed altre iniziative dirette a fronteggiare la fibrosi cistica, da considerarsi malattia di alto interesse sociale;

    più in particolare gli interventi delle regioni devono essere rivolti: alla prevenzione primaria e alla diagnosi precoce e prenatale; alla cura e alla riabilitazione dei malati anche con la fornitura a domicilio delle apparecchiature, degli ausili e dei presìdi sanitari necessari per il trattamento complessivo; ad agevolare l'inserimento sociale, scolastico, lavorativo e sportivo dei malati di fibrosi cistica; a favorire l'educazione e l'informazione sanitaria del cittadino malato, dei suoi familiari, nonché della popolazione; a provvedere alla preparazione ed all'aggiornamento professionale del personale socio-sanitario addetto; a promuovere programmi di ricerca atti a migliorare le conoscenze cliniche e di base della malattia;

    in funzione della predetta prevenzione e della diagnosi precoce le regioni indicano quindi gli interventi operativi più idonei per individuare le fasce di popolazione portatrici asintomatiche, adottare strategie di diagnosi precoce in tutti i nati e programmare gli interventi sanitari conseguenti nonché per fornire gratuitamente i dispositivi sanitari e i farmaci necessari;

    le necessità assistenziali e domiciliari delle persone con FC sono rilevanti e concernono anche l'aerosolterapia anche ultrasonica, l'ossigenoterapia, l'antibioticoterapia, la fisiochinesiterapia e la riabilitazione, la terapia nutrizionale enterale e parenterale;

    la legge n. 548 del 1993 ha consentito, tra l'altro, anche l'istituzione di centri regionali specializzati di riferimento con funzioni di prevenzione, di diagnosi, di cura e di riabilitazione dei malati, di orientamento e coordinamento delle attività sanitarie, sociali, formative ed informative e, dove ne esistano le condizioni adeguate, di ricerca sulla fibrosi cistica;

    sulla base della predetta legge le regioni sono tenute ad assicurare ai predetti centri strutture, personale e attrezzature adeguate, a predisporre specifici stanziamenti per promuovere e sostenere le attività di ricerca, ad assicurare l'eventuale trapianto di organi senza alcun onere per il paziente e per la sua famiglia, indipendentemente dal reddito;

    la cura e l'assistenza delle persone con FC è coordinata dai predetti centri che provvedono alla cura e alla riabilitazione sia in regime ospedaliero, sia in regime ambulatoriale e di day-hospital, sia a domicilio;

    proprio nell'assunto che la FC è da considerarsi malattia di alto interesse sociale, le regioni sono tenute anche a promuovere iniziative di educazione sanitaria rivolte alla globalità della popolazione, in collaborazione con i predetti centri;

    per tutti gli impegni in capo alle regioni sono state stanziate e vincolate specifiche risorse (circa 10 miliardi di lire) fin dalla legge citata, con indicazione di riparto tra le regioni sulla base della «consistenza numerica dei pazienti assistiti nelle singole regioni, alla popolazione residente, nonché alle documentate funzioni dei centri ivi istituiti, tenuto conto delle attività specifiche di prevenzione e, dove attuata e attuabile, di ricerca»;

    successivamente, con la legge n. 362 del 1999, sono state finalizzate per la FC risorse pari a circa 4 milioni di euro a decorrere dal 1999 ma dal 2012 tali risorse non sono state più vincolate e sono confluite nella parte indistinta del FSN;

    non vi è dubbio che il progresso della malattia è da collegarsi alla lungimiranza del legislatore che ben 30 anni fa aveva pensato di istituire dei centri regionali di riferimento ma soprattutto aveva pensato di vincolare e finalizzare un finanziamento specifico per il rafforzamento delle attività di prevenzione, cura e ricerca;

    se fino al 2012 il finanziamento era soddisfattivo anche delle esigenze fondamentali della ricerca, successivamente a causa del complessivo e progressivo definanziamento che ha colpito il SSN e che oggi si ripete in tutta la sua drammaticità, le risorse per la FC si sono assottigliate proprio per effetto del riversamento delle stesse nella parte indistinta del FSN che consente alle regioni di tirare da una parte a l'altra una coperta evidentemente corta e insufficiente a coprire tutte le necessità di salute delle persone, incluse quelle con FC;

    eppure, oggi c'è un gran bisogno di studiare e ricercare terapie innovative per correggere il difetto genetico, terapie personalizzate, terapie che in relazione alle infezioni polmonari sappiano contrastare l'emergenza dell'antimicrobicoresistenza;

    occorre garantire a tutti i malati i farmaci necessari ed innovativi per la cura della fibrosi cistica, alle persone di qualsiasi età e per le diverse mutazioni presenti, com'è ad esempio il caso recente del farmaco KAFTRIO che è oggi assicurato per i soggetti di età compresa tra 6 e 11 anni; si tratta generalmente di farmaci con un costo enorme e per questo ne viene limitato l'accesso ad un numero circoscritto di pazienti;

    parimenti, c'è un gran bisogno di potenziare l'assistenza psicologica delle persone con FC e dei loro nuclei familiari;

    le regioni hanno dato attuazione alla predetta legge in maniera differenziata e purtroppo non tutte le regioni hanno assicurato i presìdi di prevenzione e cura necessari e dedicati; il risultato è la differenziazione di accesso alle cure e la disomogeneità nei LEA associati,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza volte ad incrementare e vincolare, nell'ambito del Fondo sanitario nazionale, le risorse per assicurare strutture, personale e attrezzature adeguate per l'assistenza e la cura dei pazienti con fibrosi cistica;

2) ad implementare l'assistenza domiciliare, anche farmacologica, quale modello assistenziale strategico per migliorare la qualità della vita dei pazienti con fibrosi cistica, assicurando che nell'équipe multidisciplinare siano incluse tutte le figure professionali necessarie, quali il medico specialista, il pediatra o il medico di medicina generale, il nutrizionista, il fisioterapista, l'infermiere professionale, l'assistente sociale e lo psicologo;

3) ad agevolare un modello assistenziale personalizzato che consenta di assecondare le scelte dei paziente e della famiglia e che riduca ogni forma di ospedalizzazione, così riducendo il rischio di diffusione intra-ospedaliera di infezioni nosocomiali multi-resistenti tra i pazienti;

4) ad attivare ogni azione utile per potenziare le capacità e possibilità lavorative, scolastiche, sportive e sociali delle persone con FC e dei loro familiari;

5) ad adottare le iniziative di competenza volte ad incrementare le risorse necessarie a sostenere la ricerca per la fibrosi cistica istituendo un fondo specifico presso il Ministero della salute;

6) ad adottare iniziative volte ad assicurare a tutti i malati i farmaci innovativi, già approvati dalle agenzie europee, e necessari per la cura della fibrosi cistica, rimuovendo la selettività di accesso ai farmaci medesimi che sia determinata da ragioni economiche e di costo del farmaco;

7) ad effettuare, nel corrente anno, un monitoraggio sull'attuazione della legge 23 dicembre 1993, n. 548 da parte delle singole regioni e province autonome, al fine di valutare un percorso di aggiornamento e potenziamento delle disposizioni già previste dalla predetta legge e al fine di adottare le iniziative di competenza per superare le sperequazioni esistenti a livello regionale sui servizi offerti;

8) al fine di rafforzare l'assistenza e la cura delle persone con fibrosi cistica, a promuovere prestazioni sanitarie e socio-sanitarie uniformi nel territorio nazionale attraverso l'adozione di linee guida recanti requisiti di appropriatezza dei centri e delle strutture dedicate nonché gli obiettivi generali e specifici, gli interventi e i risultati attesi;

9) ad adottare le iniziative di competenza volte a definire un sistema di accreditamento dei centri regionali specializzati di riferimento al fine di rafforzare le funzioni di prevenzione, di diagnosi, di cura e di riabilitazione dei malati, di orientamento e coordinamento delle attività sanitarie, sociali, formative ed informative e di ricerca sulla fibrosi cistica;

10) ad assicurare, per quanto di competenza, ad ogni persona con fibrosi cistica e al suo nucleo familiare l'assistenza psicologica necessaria ad affrontare la malattia e convivere con essa, prevedendo tale assistenza quale requisito necessario per l'accreditamento dei centri regionali di riferimento;

11) a rafforzare la collaborazione con le associazioni di volontariato e di familiari al fine di rispondere alle diversificate esigenze di cura e assistenza.
(1-00137) «Di Lauro, Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Cappelletti».


   La Camera,

   premesso che:

    la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1, nel modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione, ha riconosciuto, nell'ambito dei Principi fondamentali, un espresso rilievo alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi;

    si tratta di un criterio di tutela generale che vincola l'agire dei pubblici poteri e le scelte del decisore pubblico, in una prospettiva temporale di lungo periodo che guardi anche ai bisogni delle generazioni future;

    per effetto della citata riforma costituzionale la biodiversità acquista una sua autonoma posizione di tutela, seppur nell'inevitabile correlazione e sinergia con la protezione dell'ambiente e degli ecosistemi;

    secondo la definizione della Convenzione di Rio de Janeiro sulla diversità biologica, la biodiversità deve essere intesa infatti come la variabilità di tutti gli organismi viventi inclusi negli ecosistemi acquatici, terrestri e marini e nei complessi ecologici di cui essi sono parte;

    la tutela della biodiversità rientra in diversi obiettivi dell'Agenda 2030 dell'ONU per lo sviluppo sostenibile, come ad esempio in quelli relativi alla tutela della vita sulla terra, della vita sott'acqua, della produzione responsabile e della lotta ai cambiamenti climatici;

    gli impatti, già osservati, dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi e la biodiversità sono allarmanti e ad essi si sommano quelli riconducibili alle attività antropiche;

    l'accordo di Parigi del 2015 ha previsto iniziative volte a limitare l'innalzamento della temperatura globale del pianeta a 1,5 gradi centigradi, invitando l'organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici IPPC (Intergovernmental Panel on Climate Change), per tramite della Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) a redigere un rapporto speciale sugli impatti del riscaldamento globale. Il citato rapporto ha evidenziato come alcuni degli impatti dovuti all'innalzamento di 1,5 gradi centigradi delle temperature terrestri potrebbero essere di lunga durata o irreversibili;

    nel sesto rapporto IPPC del 2022 è stato stimato che l'attuale surriscaldamento globale si attesta intorno ad 1,1 gradi centigradi, con una prospettiva di crescita fino a 3,2 gradi centigradi al 2100, mantenendo le attuali politiche ambientali. Per restare nel limite di 1,5 gradi centigradi, le emissioni dovrebbero ridursi del 60 per cento nel 2035 rispetto a quelle registrate nel 2019. È stato inoltre confermato che il ripristino degli ecosistemi sia fondamentale sia per il contrasto ai cambiamenti climatici che per limitare i rischi per la sicurezza alimentare;

    il «Green Deal» europeo prevede una serie di azioni volte al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, sul presupposto di una crescita economica slegata dal consumo di risorse, incentrata su investimenti in energia pulita, nuovi posti di lavoro indotti dalla transizione ecologica, efficienza energetica e biodiversità;

    a tal fine l'Unione europea ha varato un complesso di interventi, il cosiddetto «pacchetto Fit for 55», che mira ad una riduzione delle emissioni del 55 per cento rispetto al 1991, attraverso la revisione e l'aggiornamento della normativa in diversi ambiti di intervento, tra i quali le emissioni dovute al trasporto su gomma, l'efficientamento energetico e i combustibili a nullo o a basso impatto ambientale;

    tra le misure del pacchetto Fit for 55 è inoltre presente anche un impegno vincolante a ridurre le emissioni e aumentare l'assorbimento di CO2 all'interno del regolamento sull'uso del suolo, sul cambiamento di uso del suolo e sulla silvicoltura (LULUCF);

    il suolo è una risorsa preziosa e non rinnovabile che richiede efficaci strumenti di tutela. Come noto, in esso si concentra il 90 per cento della biodiversità del pianeta e svolge un'importante funzione nel contrasto alla crisi climatica grazie alla sua capacità di fissare in modo stabile la CO2 dall'atmosfera. La sostanza organica presente nel suolo ne facilita, infatti, il riscaldamento, ne previene l'essiccamento, migliora il trattenimento dell'acqua, ne stabilizza la struttura e incrementa la permeabilità, intrappola e rilascia i nutrienti minerali, supporta la vita microbica e la biodiversità;

    a tale riguardo, la Commissione europea ha recentemente adottato una proposta di regolamento (COM (2022)672), all'esame delle Commissioni parlamentari competenti, che istituisce un quadro di certificazione dell'Unione per gli assorbenti di carbonio al fine di incentivare la diffusione di «assorbimenti di alta qualità, nel pieno rispetto degli obiettivi di biodiversità e inquinamento zero»;

    la biodiversità contribuisce in modo determinante anche all'agricoltura e alla sicurezza alimentare. Nel 2021 il Consiglio della FAO ha approvato il quadro d'azione sulla biodiversità per l'alimentazione e l'agricoltura, che definisce l'azione globale, nazionale e locale per contrastare la perdita di biodiversità e garantire la sicurezza alimentare;

    la biodiversità per l'alimentazione e l'agricoltura (BFA) fornisce, infatti, molti servizi ecosistemici vitali, tra i quali la creazione e il mantenimento di suoli sani, l'impollinazione delle piante, il controllo dei parassiti e la fornitura di habitat per la fauna selvatica; servizi ecosistemici che ad oggi sono in declino a causa della distruzione e del degrado degli habitat, dello sfruttamento eccessivo e dell'inquinamento;

    in Europa le foreste assorbono circa il 10 per cento delle emissioni annuali di gas serra, attestandosi ad oltre 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente;

    secondo il Piano nazionale di contabilizzazione forestale trasmesso dall'Italia all'Unione europea nel 2019, il livello di riferimento indicato per le foreste (Forest Reference Level, FRL) pari a -19,656.1 chilotonnellate di anidride carbonica equivalente all'anno nel periodo 2021-2025;

    nella Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità «COP15» di Montreal del dicembre 2022, è stato adottato un pacchetto di azioni, il cosiddetto «Global Biodiversity Framework», per contrastare la perdita di biodiversità che prevede, oltre a strategie a lungo termine al 2050, anche obiettivi intermedi al 2030; in particolare, il predetto pacchetto è costituito da quattro obiettivi primari e racchiude 25 target specifici che mirano anche a proteggere il 30 per cento della superficie terrestre, delle aree costiere e delle acque interne entro il 2030 e a diminuire gli sprechi alimentari del 50 per cento;

    sempre all'interno del Green Deal europeo è inoltre collocata la Strategia europea per la biodiversità al 2030, un piano a lungo termine da 20 miliardi di euro volto alla conservazione della natura che si pone l'obiettivo di invertire l'attuale tendenza di degradazione degli ecosistemi e che prevede una serie di azioni non soltanto finalizzate all'estensione delle aree protette Natura 2000, ma anche ad una loro migliore conservazione e al relativo monitoraggio, al fine di istituirne di nuove affinché la superficie totale protetta raggiunga almeno il 30 per cento della superficie terrestre e marina;

    la Strategia prevede inoltre il ripristino degli ecosistemi degradati in tutta l'UE entro il 2030 attraverso una serie di impegni e misure specifiche, tra cui la riduzione dell'uso e del rischio dei pesticidi del 50 per cento entro il 2030 e l'impianto di 3 miliardi di alberi all'interno dell'UE;

    la Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo l'adozione di una nuova normativa, Nature Restoration Law, volta a ripristinare l'habitat naturale europeo. Muovendo dal dato allarmante da cui emerge che l'80 per cento del patrimonio naturale dell'UE versa in cattive condizioni, gli Stati membri saranno chiamati ad azioni di recupero degli ecosistemi anche con la finalità di combattere il cambiamento climatico e salvaguardare molte specie dall'estinzione, riducendo i rischi di disastri ed eventi naturali catastrofici;

    sulla base della citata strategia europea, il nostro Paese ha elaborato una strategia nazionale per la biodiversità al 2030, arrivando a definirne un testo consolidato nel marzo 2023;

    la Strategia de quo prevede una serie di azioni finalizzate al raggiungimento di cinque obiettivi specifici riguardanti la protezione di almeno il 30 per cento della superficie terrestre e il 30 per cento della superficie marina attraverso un sistema integrato di aree protette, a garantire la protezione rigorosa di almeno un terzo delle aree protette terrestri e marine e la connessione ecologico-funzionale delle stesse, nonché a gestire efficacemente le aree protette definendo obiettivi e misure di conservazione, monitorandone la corretta attuazione, e prevedendo adeguati finanziamenti e misure incentivanti;

   considerato che,

    la tutela della biodiversità può contribuire in modo decisivo alla trasformazione del tessuto economico, creando nuovi posti di lavoro e crescita in chiave sostenibile;

    in Italia, con il cosiddetto decreto Clima (decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111) sono state introdotte le «Zone Economiche Ambientali», coincidenti con i territori dei parchi nazionali, prevedendo risorse da destinare a progetti in favore delle micro e piccole imprese con sede operativa all'interno di esse che svolgono attività economiche eco-compatibili;

    gli atti della Commissione europea, inoltre, confermano che ogni euro investito per il ripristino della natura possa apportare un valore economico compreso tra 8 e 38 euro, grazie ai servizi ecosistemici che favoriscono la sicurezza alimentare, la resilienza degli ecosistemi e l'attenuazione dei cambiamenti climatici, nonché la tutela della salute umana;

    siccità e biodiversità sono strettamente legate, in quanto la siccità può compromettere e deteriorare gli habitat naturali laddove un'azione volta a limitare l'erosione e l'impatto sui corsi d'acqua può essere di sostegno anche al miglioramento delle condizioni naturali presenti sulla terra e in acqua;

    numerosi studi hanno evidenziato l'importanza di potenziare le aree verdi urbane e collegare frammenti di spazio verde con corridoi ecologici per migliorare la biodiversità e la dispersione di specie animali all'interno del paesaggio urbano, senza considerare gli effetti positivi sulla salute umana, sull'adattamento ai cambiamenti climatici, i benefici connessi al miglioramento della ventilazione urbana, alla riduzione dell'inquinamento e alla prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico;

    l'articolo 3 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 ha previsto l'istituzione presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di un Comitato per lo sviluppo del verde pubblico con compiti relativi alla definizione di un piano finalizzato a fissare «criteri e linee guida per la realizzazione di aree verdi permanenti intorno alle maggiori conurbazioni e di filari alberati lungo le strade, per consentire un adeguamento dell'edilizia e delle infrastrutture pubbliche e scolastiche che garantisca la riqualificazione degli edifici»;

    la Componente 4 – Misura 3 della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza è dedicata alla salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, che, come già evidenziato, rappresenta una priorità assoluta per l'Unione europea. In particolare, l'investimento 3.1, con uno stanziamento pari a 330.000.000 euro, mira a proteggere le aree verdi e ad aumentarne il numero, con l'obiettivo sia di preservare e rafforzare la biodiversità che di migliorare la qualità della vita degli abitanti di tali aree. Le azioni devono incentrarsi sulle 14 città metropolitane italiane, sempre più esposte a problemi ambientali come l'inquinamento atmosferico, la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici;

impegna il Governo:

1) a definire un cronoprogramma per l'attuazione degli obiettivi previsti dalla Strategia nazionale per la biodiversità al 2030, nonché garantire la tracciabilità dei fondi ad essa destinati e il monitoraggio dei risultati raggiunti;

2) ad adottare le necessarie iniziative normative volte a valorizzare i servizi ecosistemici, mediante la sollecita definizione di un sistema di incentivi pubblici, con particolare riguardo ai servizi agro-ecosistemici, anche attraverso misure di compensazione dei redditi o sgravi fiscali per le attività silvo-pastorali utili alla salvaguardia del territorio e per le attività agricole che utilizzano pratiche agronomiche a basso impatto ambientale, nonché misure volte a ristabilire la funzione naturale dei suoli degradati tramite interventi che ne accrescano la fertilità e la resilienza;

3) nel quadro delle azioni sulla biodiversità volte a garantire la sicurezza alimentare e sistemi agroalimentari sostenibili, a prevedere adeguati investimenti in misure per la standardizzazione di protocolli di campionatura e analisi e per il monitoraggio delle variazioni della biodiversità del suolo, che consentano la raccolta di dati comparabili, anche promuovendo l'utilizzo di tecnologie innovative;

4) a promuovere misure volte a contrastare la perdita netta di spazi verdi urbani, finalizzando le azioni volte ad incrementare il numero di alberi presenti e la copertura arborea nelle città attraverso Piani di inverdimento urbano;

5) a definire una nuova disciplina sull'arresto del consumo di suolo, nell'ottica di una concreta rigenerazione del territorio, che includa misure per il riuso del suolo edificato e per la tutela del paesaggio;

6) ad adottare le iniziative di competenza volte ad incrementare le risorse previste dalla disposizione di cui all'articolo 4-ter, comma 2, del decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111 destinate ai bandi pubblici per la concessione di contributi in favore di micro e piccole imprese operanti nelle Zone Economiche Ambientali (ZEA);

7) a definire standard più restrittivi per la tutela degli habitat marini, mediante la previsione di soglie minime per garantire la sostenibilità biologica degli stessi;

8) ad elaborare un programma per definire tempistiche e risorse necessarie per il risanamento dei Siti di interesse nazionale (SIN) ai fini della bonifica, adottando le iniziative di competenza per disporre le necessarie coperture finanziarie per il completamento degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza permanente previsti per ognuno di essi, nonché una stima dei costi e delle tempistiche attese per la conclusione delle attività, anche attraverso la definizione di soluzioni efficaci per l'individuazione del responsabile della contaminazione;

9) ad adottare le idonee iniziative normative affinché lo studio dell'impatto sulla biodiversità, nell'intero ciclo di vita, sia considerato presupposto vincolante per l'approvazione dei progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale e dei piani e programmi sottoposti a valutazione ambientale strategica;

10) ad adottare iniziative normative per prevedere limiti di emissione più stringenti per i progetti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale laddove collocati in aree SIN.
(1-00138) «Ilaria Fontana, Francesco Silvestri, Sergio Costa, L'Abbate, Morfino, Santillo, Pavanelli, Caramiello, Orrico, Torto, Quartini, Iaria».


   La Camera,

   premesso che:

    il diritto allo studio universitario, costituzionalmente garantito, tutela e promuove la possibilità di proseguire la formazione di studentesse e studenti dopo l'ottenimento del diploma di scuola secondaria superiore; a tal fine, dunque, è necessario rimuovere gli ostacoli, soprattutto quelli di natura socioeconomica, che potrebbero limitare l'accesso ai livelli più alti dell'istruzione in Italia;

    l'effettivo esercizio del diritto allo studio e l'accesso ai «gradi più alti degli studi» (articolo n. 34 Costituzione) è spesso ostacolato, in Italia, dai costi che le famiglie devono sostenere, non riuscendo, di fatto, a valorizzare le capacità e i meriti degli studenti;

    la disponibilità di risorse finanziare è, infatti, un fattore determinante nell'accesso all'istruzione superiore e universitaria: in Italia, soltanto il 20 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni è in possesso di una laurea e soltanto il 62,7 per cento è in possesso di un diploma (in Europa, la media è, rispettivamente del 33,4 per cento e del 79,3 per cento – dati Istat 2021). Il report sui livelli di istruzione dell'Istat segnala anche un forte divario territoriale nei livelli di istruzione:

     al Sud il 38,5 per cento degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e soltanto il 16,2 per cento ha conseguito una laurea;

     al Centro-Nord circa il 45 per cento è diplomato e oltre il 20 per cento è laureato (21,3 per cento al Nord e 24,2 per cento al Centro);

    l'Italia ha il tasso di laureati fra i 25 e i 34 anni fra il più basso d'Europa, intorno al 30 per cento nel 2020, contro una media europea del 45 per cento;

    gli obiettivi della Strategia Europa 2020 tra i quali l'innalzamento della quota di 30-34enni in possesso di una laurea restano lontani; in Italia, per il secondo anno consecutivo, il dato si è stabilizzato al 27,8 per cento: un gap molto netto rispetto alla media europea che si attesta al 41 per cento e con gli altri grandi Paesi dell'UE (in Francia si arriva al 48,8 per cento in Spagna al 44,8 per cento e in Germania al 36,3 per cento);

    la rete Eurydice, nel suo report «National Student Fee and Support Systems in European Higher Education – 2020/21», ha analizzato e confrontato i dati di 38 Paesi europei, inclusi i 27 Stati membri dell'UE. Emerge come la formazione universitaria pubblica in Italia abbia dei costi molto elevati (1.628 euro ogni anno di tasse, con le dovute differenze in base ai corsi di studio e all'ISEE familiare), superiori alla media europea. Sono escluse dal conteggio le spese, ad esempio, per gli affitti, i pasti e i trasporti. Esistono le borse di studio, ma raramente sono strumenti efficaci: soltanto il 14 per cento circa degli studenti percepisce borse di studio e l'Italia si riconferma tra i Paesi che erogano meno borse di studio negli ultimi anni (tra il 2018 e il 2021, circa 7 mila studenti non hanno beneficiato dei sostegni economici pur risultando idonei);

    in Europa la situazione è diversa sia in termini di modalità di erogazione degli aiuti statali (borse di studio e prestiti scolastici), sia in termini di percentuali di borse di studio erogate (in media circa il 30 per cento, con le eccezioni, ad esempio, di Malta il 95 per cento, Danimarca il 92 per cento e Svezia l'88 per cento), inoltre esistono, programmi statali di sostegno alle famiglie per abbassare o azzerare i costi collaterali (affitti, trasporti, pasti). In Francia, ad esempio, la CAF (Caisse d'Allocation Familiale) è un organismo pubblico che permette di contenere i costi di affitto di una casa (si rivolge sia agli studenti – francesi e stranieri – sia a famiglie numerose, persone anziane o con disabilità);

    l'insieme dei supporti al diritto allo studio che viene fornito alle famiglie con un valore ISEE basso per garantire a tutti l'accesso agli studi universitari è costituito prevalentemente dall'esenzione dalle tasse totale o parziale, dalle borse di studio in denaro, nonché dai posti letto in residenze universitarie (le vecchie Case dello Studente);

    con la legge di stabilità per il 2017 è stata introdotta la NO Tax Area, che si applica per tutte le istituzioni universitarie e AFAM statali e permette a chi ha un ISEE basso di beneficiare di riduzioni delle tasse universitarie, con l'obiettivo di aumentare la platea di beneficiari del diritto allo studio;

    in base ai recenti dati disponibili su Open Data, il 26 per cento degli studenti iscritti a corsi di laurea e laurea magistrale è completamente esente dal pagamento delle tasse, l'11 per cento gode di una riduzione parziale, il restante 61 per cento dei ragazzi iscritti paga le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all'ISEE. Per quanto riguarda il dottorato e i master, i primi sono per la maggior parte banditi con borsa di studio, cioè retribuiti, tuttavia, nel complesso il 17 per cento dei dottorati italiani sono pagati dai ragazzi, anzi il più delle volte dalle loro famiglie, di tasca propria, i master universitari non sono quasi mai coperti da borse di studio (lo è il 10 per cento del totale dei posti);

    per quanto riguarda i posti messi a disposizione dalle regioni gratuitamente per i vincitori di borsa di studio, ci sono molte differenze da regione a regione; si passa da tassi di alloggiati di oltre 80 per 1000 iscritti a meno di 10 per 1000 iscritti; Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che garantiscono meno domande di posti letto accolte, con percentuali inferiori a una domanda accolta su cinque; più che per mancanza di requisiti una domanda non è accolta per assenza di possibilità di offrire un servizio;

    anche riguardo alle borse di studio, la percentuale di beneficiari effettivi varia sensibilmente da regione a regione, con picchi dell'85 per cento in piccole regioni come Basilicata, Valle d'Aosta e Liguria e il 57 per cento di Lazio e Friuli Venezia Giulia e il 46 per cento del Veneto;

    si segnalano continuamente ritardi nell'erogazione delle borse di studio e sono migliaia gli studenti e le studentesse in grave difficoltà economica che, in tutta Italia, stanno attendendo da mesi;

    la piaga degli studenti idonei alla borsa che non possono accedere ai sostegni del diritto allo studio per carenza di risorse mette a rischio gli stessi percorsi universitari, dato che in questa situazione precaria gli studenti si trovano a doversi sostenere con mezzi propri o cercare un lavoro, dovendo anche conseguire i crediti necessari a rispettare i criteri di merito per il mantenimento della borsa di studio con il rischio di non farcela e finire così ad abbandonare gli studi;

    l'investimento 1.7-M4C1 del PNRR «Borse di studio per l'accesso all'università» ha la finalità di garantire la parità di accesso all'istruzione, agevolando la partecipazione a percorsi di istruzione terziaria per gli studenti in difficoltà socioeconomiche;

    in particolare, con la suddetta misura si stanziano 500 milioni di euro (250 rispettivamente per il 2022 e per il 2023) con l'obiettivo di erogare 330.000 borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024, aumentandone gli importi medi;

    è evidente che in un sistema che cerca di essere inclusivo ci sono ancora moltissimi che restano indietro, soprattutto nelle periferie; come mostra il Rapporto sul Territorio 2020 di Istat: nell'ultimo decennio, l'aumento dei laureati è stato maggiore nelle grandi città e minimo nei centri rurali. Tra il 34 per cento dei 30-34enni residenti nelle grandi città è laureato; contro il 24 per cento di chi vive nelle cittadine e nei sobborghi e il 22,5 per cento di chi abita nelle aree rurali;

    a peggiorare il quadro sono i dati sulla povertà: secondo l'Istat la povertà è ai massimi storici, circa 5,6 milioni in povertà assoluta; nel 2021 sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie (7,5 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4 per cento come nel 2020). Pertanto la povertà assoluta conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio del COVID-19. 1,4 i minori in povertà, inoltre, con il consistente aumento dei prezzi registrato nell'ultimo anno, superiore al 6 per cento, questi numeri rischiano di aumentare sensibilmente;

    dunque, a limitare il numero di studenti è soprattutto la difficoltà economica nel sostenere un percorso di studio lungo e che prevede moltissime spese; i finanziamenti sono insufficienti a coprire il reale fabbisogno delle borse di studio, inoltre i costi per il materiale didattico da acquistare per i vari corsi di studio e, ancor più grave, la disomogeneità dei livelli di offerta dei servizi per il diritto allo studio tra le aree del Paese e, spesso, anche all'interno delle medesime regioni, mettono a rischio la garanzia del diritto allo studio;

    gli affitti, come noto, hanno raggiunto oramai costi proibitivi compromettendo l'effettività del diritto allo studio e rendendo di fatto l'accesso all'istruzione universitaria sempre più un privilegio di classe anziché un diritto costituzionalmente garantito, rappresentando di fatto un fondamentale tassello della più generale emergenza abitativa;

    appare evidente che tutto il sistema a garanzia del diritto allo studio si rivela sostanzialmente incapace di garantire ai propri studenti l'accesso a condizioni minime per un percorso di studio proficuo e sereno;

    il «caro affitti» comporta infatti conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell'autonomia dalle famiglie, quelle che ancora possono permettersi di mandare i figli all'Università;

    per una reale garanzia del diritto allo studio, in ogni suo ordine e grado, occorre sostegno concreto, reale, tanto agli studenti quanto alle famiglie sui quali gravano sempre più i costi per l'accesso agli studi;

    per tutte le problematiche evidenziate, negli ultimi giorni gli studenti universitari hanno avviato una mobilitazione nazionale per denunciare la crisi abitativa legata al caro affitti e chiedere risposte concrete al Governo;

    dopo la pandemia i costi degli alloggi sono stati notevolmente incrementati raggiungendo cifre mai toccate prima;

    l'incremento dei prezzi dell'energia, unitamente al forte rialzo dell'inflazione, ai tassi di interesse, nonché alla richiesta di alloggi notevolmente superiore alla disponibilità nella maggior parte delle città italiane, sta, da tempo, peggiorando lo squilibrio tra domanda e offerta al punto che l'accesso ad alloggi a prezzi accessibili è un problema sempre più urgente per gli studenti «fuori sede», legato all'aumento dei canoni di locazione e a una crisi abitativa senza precedenti, soprattutto nelle aree a forte vocazione universitaria e turistica;

    con particolare riferimento ai costi delle utenze, occorre altresì considerare che, nella maggior parte dei casi, gli alloggi affittati dagli studenti risultano essere seconde case e ciò determina, a parità di consumi, che la spesa per l'energia elettrica risulti anche del 30 per cento più alta rispetto a quella di un'utenza domestica residente, a causa di costi fissi più elevati;

    inoltre, è un dato acquisito che, oggi, i proprietari di case trovino più conveniente e meno rischioso optare per affitti a turisti, mediante piattaforme online, piuttosto che destinare i propri immobili agli studenti, anche in ragione di una normativa fiscale di favore per gli affitti brevi;

    secondo quanto emerso dal Rapporto «Lo student housing tra PNRR e mercato», presentato nell'ambito del convegno «Il PNRR e l'investimento nello student housing» del 13 aprile 2023, allo stato attuale, la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al 40 per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5 per cento e deriva da enti specifici che però coprono solo l'8,1 per cento del totale. Considerando che il fabbisogno stimato dell'offerta strutturata di posti letto deve essere pari ad almeno il 20 per cento degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), sarebbero necessari almeno 130 mila posti letto;

    il citato rapporto inoltre sottolinea come il numero di studenti universitari cosiddetti fuori sede, ovvero che risiedono in una provincia diversa da quella della sede universitaria e comunque a più di 100 chilometri di distanza dal luogo di studio, si è mantenuto in crescita nell'ultimo anno, sulla scia di un incremento che prosegue in modo costante dal 2015: nel 2022, infatti è aumentato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2021 ed ammonta a oltre 660 mila ragazzi;

    tale incremento è alla base dell'alterazione della tipologia di offerta presente sul mercato immobiliare universitario: insieme ai turisti, infatti, il numero di studenti fuori sede che, annualmente, decidono di intraprendere un percorso didattico in una città diversa da quella di origine incide sulla domanda rilevante di alloggi che, inevitabilmente, genera pressione sui canoni di locazione. Basti considerare che, nelle città a forte vocazione universitaria e turistica, il canone delle stanze da affittare agli studenti ha registrato aumenti rilevanti rispetto ai 12 mesi precedenti: a Padova, ad esempio, si è registrata una crescita quasi del 20 per cento e a Bologna del 19,5 per cento in più;

    i dati Istat, inoltre, evidenziano come i prezzi delle camere singole risultino aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021, e di 13 punti rispetto al 2022, fino a raggiungere un costo medio mensile di 539 euro e annuale di 6.468,00 euro con picchi massimi nelle grandi città come Milano, Padova, Roma, Firenze e Bologna, che hanno toccato affitti mensili anche di 700 euro al mese; città dove peraltro si concentra circa un quarto del totale dei «fuori sede» italiani. A tali costi si devono aggiungere le spese accessorie – condominio, tassa sui rifiuti e utenze varie – che hanno subito anch'esse forti rincari;

    la situazione è ancor più penalizzante per gli studenti residenti nei Comuni delle aree interne, fortemente svantaggiati nel raggiungimento delle sedi universitarie. Nei principali centri urbani, a possedere un titolo di studio universitario è un residente su tre, quota che scende al 20 per cento, dunque un residente su cinque, nei comuni periferici, rendendo evidente la correlazione tra perifericità del territorio e ridotto numero di persone con istruzione universitaria;

    nell'attuale contesto normativo, la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari avviene in regime di cofinanziamento da parte dello Stato ai sensi della legge 14 novembre 2000, n. 338, recante Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari, da ultimo incrementato nella quota massima del 75 per cento dal decreto-legge Governance del PNRR (decreto-legge n. 77 del 2021);

    il potenziamento dell'offerta abitativa nazionale e la programmazione integrata della disponibilità di alloggi pubblici e privati per studenti si basa, secondo quanto disposto dall'articolo 13 del decreto legislativo del 29 marzo 2012, n. 68, sulla collaborazione fra i soggetti che offrono servizi per il diritto allo studio, anche mediante specifici accordi con le parti sociali e i collegi universitari legalmente riconosciuti e ad essi equiparati;

    il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 (legge n. 79 del 2022) ha previsto la possibilità di destinare le risorse del PNRR all'incremento di posti letto per studenti universitari, ovvero al finanziamento interventi di adeguamento delle residenze universitarie agli standard europei. In particolare, l'articolo 14, comma 6-viciesquater, prevede che con bando del Ministero dell'università e della ricerca, le risorse del PNRR indicate nell'ambito dei bandi adottati in applicazione della legge n. 338 del 2000, che siano in essere alla data di entrata in vigore della disposizione, possono essere destinate ai suddetti interventi;

    per integrare e perfezionare le disposizioni di attuazione della citata Riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, del PNRR («Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti»), intervenuto il decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115 (legge n. 142 del 2022) con l'obiettivo di favorire ulteriormente la disponibilità di nuovi alloggi e residenze per studenti universitari, prevedendo semplificazioni procedimentali aggiuntive per consentire l'effettivo impiego delle risorse europee, al fine di conseguire gli obiettivi temporali connessi al raggiungimento dei target M4-C1 del PNRR (articolo 39).

    l'obiettivo della riforma del PNRR, per il quale sono stati stanziati 960 milioni di euro, è volto a finanziare la realizzazione di nuovi alloggi e ad incrementare a oltre centomila entro il 2026 il numero dei posti letto per gli studenti fuori sede su tutto il territorio nazionale;

    da ultimo, il cosiddetto decreto Aiuti-ter (decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, articolo 25), con una novella alla disciplina dell'housing universitario di cui alla citata legge n. 338 del 2000, ha destinato la parte residua delle risorse stanziate con la citata Riforma del PNRR, per un importo pari a 660 milioni di euro, all'acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    nonostante, gli ultimi dati pubblicati dall'Istat sulla povertà in Italia mostrino un quadro allarmante, né la legge di bilancio per il 2023, né i provvedimenti successivi, hanno previsto alcun rifinanziamento del fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli e del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, incrementato di 160 milioni di euro per l'anno 2020 dall'articolo 29 del decreto-legge n. 34 del 2020 – con una quota a favore delle locazioni di immobili abitativi per gli studenti fuori sede –, di ulteriori 160 milioni per l'anno 2021 (articolo 11, legge di bilancio 2021, legge n. 178 del 2020) e, da ultimo, dall'articolo 37 del cosiddetto decreto «aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022) che ha assegnato al Fondo una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022;

    come noto si tratta di strumenti fondamentali per alleviare il disagio abitativo, soprattutto alla luce dell'attuale congiuntura economica caratterizzata da una forte contrazione dell'offerta di credito;

    la legge di bilancio 2023 è intervenuta sulla dotazione del Fondo affitti degli studenti universitari fuori sede, prevedendo uno stanziamento di soli 4 milioni di euro per il 2023 e di 6 milioni di euro per il 2024, rispetto ai 15 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio 2021;

    l'attuale situazione, denunciata dagli studenti universitari negli ultimi giorni, rende evidente l'esigenza di rafforzare forme di sostegno abitativo, indirizzando, in primis, in modo corretto ed efficace i fondi del PNRR e consolidando le forme di cofinanziamento a favore dei comuni per l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi, a partire dal patrimonio invenduto degli enti previdenziali, gli edifici pubblici non utilizzati e i beni immobili confiscati alla mafia,

impegna il Governo:

1) ad adottare urgentemente iniziative di competenza che vadano nella direzione di un blocco dei rincari degli affitti, di investimenti negli alloggi, dell'incremento dei fondi a sostegno degli studenti fuori sede;

2) ad intraprendere, con urgenza, iniziative per assicurare il conseguimento dei target PNRR e per renderne strutturali i risultati, colmando così definitivamente i divari con gli altri Paesi dell'Ue dunque reperire le necessarie ulteriori risorse per incrementare adeguatamente il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine soddisfare le legittime aspettative degli idonei nonché per scongiurare il rischio della perdita delle risorse previste dal PNRR;

3) al fine di garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, ad adottare iniziative affinché siano rivisti i bandi per il diritto allo studio per una maggiore tutela delle studentesse e degli studenti fuori sede, definendone l'importo tenendo conto altresì della spesa per l'affitto e relative spese accessorie, in relazione ai canoni di locazione mediamente praticati sul mercato nei diversi comuni sede dei corsi di studio;

4) a rivedere e rendere più inclusivi i criteri per la definizione dello status di «fuori sede», cui corrispondere un importo maggiore di borsa di studio, anche al fine di superare le attuali diseguaglianze territoriali al riguardo;

5) ad incrementare la disponibilità di alloggi e residenze per studenti fuori sede, anche mediante interventi di recupero e ristrutturazione degli edifici esistenti, all'esito di una complessiva ricognizione del patrimonio immobiliare in disuso o dismesso appartenente a enti e istituzioni pubbliche, al fine di migliorare l'offerta di edilizia universitaria destinata ad esigenze abitative temporanee per ragioni di studio;

6) ad individuare, nel prossimo provvedimento utile, risorse adeguate per incrementare la dotazione finanziaria del Fondo affitti degli studenti universitari fuori sede introdotto dalla legge n. 178 del 2020;

7) ad attuare programmi di rigenerazione urbana, con il coinvolgimento degli istituti universitari nella co-progettazione degli spazi pubblici e degli edifici, al fine di individuare soluzioni progettuali innovative, realizzare contesti urbani inclusivi e infrastrutture materiali e digitali flessibili in grado di rispondere alle effettive esigenze dei cittadini e degli studenti, in linea con il paradigma della smart city;

8) a rafforzare strutture, infrastrutture e servizi al Sud e nelle aree interne del Paese, dove i giovani continuano a vedere carenza di servizi e di opportunità professionali, al fine, non solo di favorire la crescita del territorio, ma di elevare la qualità del tessuto sociale, anche per consentire agli studenti di non essere obbligati, ma a scegliere di essere «fuori sede»:

9) ad adottare misure strutturali di contenimento del canone di locazione di mercato, valutando l'applicazione di indici alternativi all'aggiornamento dell'indice di inflazione FOI;

10) a implementare il campo di indagine dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) di cui all'articolo 12 della legge n. 431 del 1998, al fine di consentire alle istituzioni e alle parti sociali di acquisire informazioni e dati statistici dettagliati e aggiornati per sviluppare adeguate strategie volte a favorire la mobilità nel settore della locazione e il reperimento di alloggi da destinare all'emergenza abitativa e agli studenti fuori sede, nonché il monitoraggio dell'andamento delle locazioni;

11) a istituire un tavolo interministeriale presso il Ministero dell'università e della ricerca che affronti il tema dell'emergenza abitativa anche per gli studenti fuori sede, composto da rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, dell'ANCI, del Consiglio nazionale degli studenti universitari (C.N.S.U.), del Consiglio universitario Nazionale (CUN) e Consiglio rettori universitari italiani (CRUI), e con la partecipazione delle principali associazioni studentesche nazionali;

12) ad applicare alle utenze per uso domestico non residente degli immobili affittati dagli studenti fuori sede la medesima struttura delle componenti tariffarie relative alla copertura degli oneri generali di sistema prevista per i clienti dei servizi elettrici per uso domestico residente, nonché a ridurre l'IVA applicata ai contratti, purché lo studente dimostri di essere l'intestatario dell'utenza, di aver stipulato un contratto di affitto della durata di almeno sei mesi, regolarmente registrato, e sia in regola con il percorso di studi;

13) ad adottare le iniziative di competenza volte a potenziare la leva fiscale allo scopo di incentivare la disponibilità di immobili o alloggi per studenti e il contenimento delle spese connesse al relativo godimento, e a tal fine:

  a) migliorare l'offerta qualitativa e quantitativa di immobili e alloggi per studenti esentando integralmente dal pagamento dell'IMU dovuta sugli immobili, o a parte di essi, destinati ad alloggio o residenza per studenti, garantendo comunque che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

  b) ridurre l'aliquota della cedolare secca applicata ai redditi conseguiti dalla locazione di immobili destinati ad alloggio o residenza per studenti, a partire dai comuni con maggiore densità di studenti e carenza abitativa, sempre a condizione che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

  c) esentare dall'imposta di registro e di bollo i contratti di locazione stipulati da studenti;

  d) sostenere i costi connessi al godimento di immobili e alloggi per studenti incrementando il limite di spesa massima ammessa a detrazione e la percentuale di detrazione riconosciuta in relazione al pagamento di canoni di locazione o canoni relativi a contratti di ospitalità da parte di studenti fuori sede, estendendo altresì l'ambito applicativo dell'incentivo anche al deposito cauzionale, alle spese condominiali e alle spese comunque connesse al godimento dell'immobile (esempio utenze);

  e) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back), ai compensi, comunque denominati, pagati a soggetti di intermediazione immobiliare in dipendenza della stipula di contratti di locazione per studenti;

  f) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back) ove sostenute dallo studente, in relazione alle spese per la ristrutturazione, a partire dalle spese per l'eliminazione delle barriere architettoniche, o l'acquisto di mobili destinati ad immobili adibiti ad alloggi per studenti.
(1-00139) «Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Ilaria Fontana, Sergio Costa, L'Abbate, Morfino, Santillo, Appendino, Fenu, Lovecchio, Raffa, Alifano, Auriemma, Carotenuto, Barzotti, Torto, Carmina, Pavanelli, Scutellà, Aiello, Caramiello, Giuliano, Donno, Marianna Ricciardi, Quartini, D'Orso, Dell'Olio, Ascari, Penza, Di Lauro, Bruno, Francesco Silvestri, Baldino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per lo sport e i giovani. – per sapere – premesso che:

   da alcuni anni il mondo dello sport agonistico balza agli onori della cronaca per alcuni gravi episodi di doping, in conseguenza dei quali sono emersi diversi punti di vista relativi alla disciplina di questa complessa questione, sul modo migliore e più efficace per attuare le regole e, in misura minore, su quali sostanze e metodi che dovrebbero essere vietati; in modo più specifico si richiama l'attenzione sui casi che riguardano alcuni atleti che sono risultati positivi al Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante chimicamente simile al testosterone, dal quale si differenzia solo per un atomo di cloro che evita la conversione in didrotestosterone e in estrogeno; di recente, infatti, è accaduto che la giustizia sportiva si sia espressa in modo contradditorio su due casi analoghi. Si fa riferimento ai calciatori Umberto Eusepi e Josè Luis Palomino. Il primo, calciatore del Lecco in serie C, è stato prima assolto e poi squalificato fino a luglio 2023 per il Clostebol Metabolita rintracciato tra i campioni prelevati a marzo 2022 quando militava nelle fila della Juve Stabia; il secondo invece, calciatore dell'Atalanta in serie A, è stato assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping dopo essere risultato positivo alla stessa sostanza a seguito di un controllo effettuato a sorpresa nel centro sportivo di Zingonia;

   si fa fatica a capire quale sia stato il metro di valutazione utilizzato dagli organi giudicanti;

   incomprensibile infatti è risultata la sentenza d'appello, non impugnabile, nei confronti dell'Eusepi, inavvertitamente entrato in contatto con uno spray cicatrizzante che, a sua insaputa, stava utilizzando la moglie sui piedi; a questo si aggiunga che è obiettivamente difficile dimostrare che le quantità riscontrate nei due casi possano avere tutto questo effetto dopante e migliorativo rispetto alle prestazioni di due atleti che sono stati ai massimi livelli dei rispettivi campionati di appartenenza per anni;

   difficile immaginare una via di mezzo tra i due casi segnalati. Due sentenze vanno in una direzione, una, per giunta definitiva, nel senso completamente opposto, mentre invece sarebbe stato auspicabile che fosse definita una linea univoca;

   a parere dell'interrogante non si può escludere che l'importanza dei campionati di calcio coinvolti nella vicenda e il diverso clamore mediatico suscitato nelle due occasioni possano aver in qualche modo influito –:

   se il Governo non ritenga doveroso e opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, di carattere normativo, al fine di una maggior tutela della dignità professionale degli sportivi e di una maggiore attendibilità delle procedure antidoping, nonché al fine di un miglior funzionamento della giustizia sportiva, anche sotto il profilo della tutela dei diritti di coloro che sono soggetti ai relativi procedimenti.
(2-00154) «Ciocchetti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituita nel 1945, è un ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, un ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi del decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, un ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995 n. 97;

   AIG è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo a atti di sindacato ispettivo, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente; sono stati altresì approvati diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere che impegnavano il Governo a intervenire a suo sostegno;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro del turismo, la senatrice Daniela Santanchè, ha ribadito, rispondendo a un question time del senatore Fina «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», nonché assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono stati presentati anche in questa legislatura emendamenti volti a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   come intenda tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico sociale rappresentato dall'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, salvaguardando altresì il personale in esso impiegato, nonché il contributo dell'ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società e se non ritenga di adottare specifiche iniziative normative per raggiungere gli obiettivi di cui in premessa.
(5-00874)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 16 settembre 2022 una ragazza iraniana di 22 anni, MAHSA Amini, in visita a Teheran con la famiglia, è morta in un centro di detenzione dove era stata portata dalla «polizia morale», la Ershad, perché secondo gli agenti non indossava correttamente il velo;

   la morte di MAHSA Amini ha scatenato un'ondata di indignazione e di proteste in tutto il Paese, che ha visto come protagoniste innanzitutto le donne alle quali si sono uniti tanti giovani e molte personalità del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo. Migliaia di persone sono state arrestate, centinaia uccise e molte altre ferite; in modo particolare, moltissimi giovani sono stati colpiti agli occhi da proiettili da guerra o da caccia;

   nel febbraio 2023 si è costituita l'associazione Jina (جينا), formata da medici, personale sanitario ed attivisti dei diritti umani iraniani residenti in Italia. L'obiettivo di questo gruppo è quello di raccogliere solidarietà concreta nei confronti di tutti coloro che subiscono violenze da parte del regime della Repubblica Islamica: persone ferite e mutilate durante le manifestazioni, persone con traumi psicologici causati da periodi di arresto e da torture fisiche e psichiche subite nelle carceri;

   da qualche settimana, in particolare, l'associazione Jina sta lavorando in collaborazione con l'Ospedale Oftalmico di Torino, per la presa in carico e la cura di Zaniar Tondro, un ragazzo di 18 anni colpito ad entrambi gli occhi durante una manifestazione di protesta. Zaniar è stato colpito con un fucile da caccia e nove pallini sono tuttora rimasti nel cranio, uno di questi ha sfondato il cavo orbitale destro ed è posizionato vicino al cervello. Zaniar è fuggito dall'ospedale per paura di essere arrestato e tutta la famiglia è scappata dall'Iran. Nei loro confronti è stato emesso un mandato di cattura. Arrivati in Turchia, hanno tentato di raggiungere l'Italia via mare ma la barca su cui si trovavano è stata bloccata dalla guardia costiera greca e rispedita in Turchia. L'intera famiglia (sei componenti) è stata portata nel centro di detenzione di Mugla, in attesa di estradizione in Iran, ma finalmente dal 18 aprile 2023 è fuori dal campo;

   Zaniar ha assolutamente bisogno di cure e, come già detto, l'Ospedale Oftalmico di Torino si è reso disponibile. È importante, però, non perdere altro tempo e far venire Zaniar in Italia –:

   se, per quanto di competenza, si intenda adottare iniziative per concedere in tempi rapidi un visto di ingresso per cure mediche per Zaniar Tondro, dandogli cosa la possibilità di curarsi.
(4-01013)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   EVI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ostiglia, in provincia di Mantova, è presente una centrale termoelettrica. Un impianto a ciclo aperto, raffreddato con l'acqua del fiume e con una potenza installata di circa 1.137 MegaWatt (MW). Attualmente sono in esercizio tre unità a ciclo combinato, da circa 380 MW cadauna;

   la società che gestisce l'impianto è la EP produzione (il 5° produttore di energia elettrica in Italia) del gruppo ceco EPH, una delle principali società del carbone nell'Europa orientale;

   la citata società EP produzione, ha proposto l'installazione di una nuova turbina a gas da 900 MW, assieme a interventi di miglioramento sui gruppi esistenti della attuale centrale termoelettrica. Cittadini e gruppi locali hanno manifestato la loro preoccupazione per la costruzione di un nuovo impianto in un territorio già fortemente sacrificato. Mantova, e la Pianura padana in generale, sono infatti tra le zone più inquinate d'Italia e con una importante presenza di impianti di produzione elettrica, tanto che la zona produce cinque volte più energia rispetto a quella che consuma;

   in base a quanto previsto dal meccanismo del capacity market, la nuova centrale (i cui lavori di costruzione sono già stati avviati) verrà accesa su richiesta di Terna per garantire la stabilità della rete e l'adeguatezza del sistema di trasmissione elettrica. L'utilizzo della nuova unità a turbogas avverrà quindi nella sua modalità più inquinante, massimizzando gli eventi che comportano maggiori emissioni, ovvero accensione e spegnimento. Inoltre la centrale termoelettrica esistente sorge all'interno del centro abitato e il progetto di rinnovamento non punta a sostituire i gruppi più vecchi bensì ad aggiungerne uno ad appena 500 metri di distanza;

   è evidente che il suddetto nuovo impianto in costruzione, risulta incoerente con la strategia di decarbonizzazione non prevede la consultazione e il coinvolgimento delle comunità locali;

   nel febbraio 2021, ad Ostiglia è nato il comitato «cittadini per l'ambiente di Ostiglia»;

   anche per verificare l'impatto negativo dell'ampliamento della centrale termoelettrica sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, il Comitato aveva commissionato una relazione al professor Fabrizio Bianchi, del CNR. Nella relazione si descrive una situazione già compromessa per quanto riguarda la salute dei cittadini, concludendo che «dai dati ambientali ed epidemiologici si evince che il progetto in oggetto è collocato in un'area interessata già da forte impatto ambientale da particolato atmosferico sia cronico che acuto e da numerose sofferenze di salute». Si renderebbero quindi «necessarie azioni e misure in grado di abbassare significativamente il livello attuale e futuro di esposizione della popolazione con l'obiettivo di riportare lo stato dell'ambiente e della salute in ambiti di vivibilità»;

   il comitato cittadino ha presentato nel marzo 2022, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica sulla centrale termoelettrica, per denunciare le forti criticità sia per gli aspetti procedurali che per la documentazione depositata dalla suddetta società;

   il Comitato ha quindi presentato una diffida al Ministero dell'ambiente in quanto risulta che ad oggi gli atti del citato procedimento straordinario al Presidente della Repubblica non sarebbero ancora stati trasmessi dal medesimo Ministero al Consiglio di Stato per il rituale parere, nonostante la costituzione di tutte le parti interessate al procedimento, gli scambi delle memorie istruttorie, e le memorie integrative siano stati redatti e depositati entro il mese di novembre 2022 –:

   se non si ritenga di procedere immediatamente alla trasmissione degli atti del suddetto procedimento straordinario al Consiglio di Stato in sede consultiva, onde permettere al detto organo di consultazione di procedere all'emanazione del necessario parere, nonché alla trasmissione del medesimo alla Presidenza della Repubblica per l'emissione del decreto finale che definirà la controversia in atto.
(3-00417)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri-Lagonegrese è un'estesa fascia di area protetta, interamente compresa nel territorio della Basilicata;

   il parco ha un'estensione di 68.996 ettari lungo l'Appennino lucano, comprende 29 comuni della Basilicata e 9 comunità montane;

   Il territorio del parco si suddivide in tre zone, secondo quanto indicato dall'articolo 1, allegato A del decreto del Presidente della Repubblica dell'8 dicembre 2007:

    Zona 1: di elevato interesse naturalistico e paesaggistico, con inesistente o limitato grado di antropizzazione;

    Zona 2: di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato grado di antropizzazione;

    Zona 3: di rilevante valore paesaggistico, storico e culturale con elevato grado di antropizzazione;

   il territorio è ricco di boschi. Dal punto di vista vegetazionale e floristico, la fascia altitudinale i inferiore presenta il querceto sempreverde e le boscaglie termofile con roverella, carpino bianco, frassino, orniello. Nelle fasce superiori sono diffusi i cerri e le faggete miste con agrifoglio, acero di Lobelio o abete bianco;

   tra i vari animali presenti vanno segnalati in particolare il lupo, il cervo, il capriolo italico, il cinghiale e la lontra lungo il fiume Agri;

   il parco nazionale dell'Appennino lucano, Val d'Agri Lagonegrese ha ottenuto il riconoscimento della Carta europea per il turismo sostenibile;

   l'Ente Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese è commissariato dal 2018. Attualmente, la mansione del ruolo di direttore viene svolta da facenti funzione temporanei;

   la procedura per designare il direttore del Parco è stata chiusa ad ottobre 2022 e ulteriormente perfezionata a gennaio 2023;

   nonostante ciò, ad oggi, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica non ha ancora provveduto a nominare il nuovo direttore del Parco Nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese;

   l'assenza di un direttore crea lentezze, inefficienze e incertezze nella gestione dell'Ente e determinando, di conseguenza, serie difficoltà all'esercizio di un importante Parco Nazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale criticità;

   se e quando intenda adottare i provvedimenti del caso.
(4-01010)


   ALMICI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo sistema di collettamento fognario-depurativo del lago di Garda è stato parzialmente finanziato nell'ambito della convenzione operativa sottoscritta il 28 dicembre 2017 tra il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Lombardia, regione Veneto, ufficio d'ambito di Brescia, consiglio di bacino Veronese, associazione temporanea di scopo Garda Ambiente;

   in merito a tale progetto e in risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-00783, che avanzava forti perplessità sulla gestione commissariale dell'impianto, il Ministro interrogato puntualizzava alcuni aspetti e intendimenti sul modus operandi del Commissario straordinario. Prefetto di Brescia;

   in particolare, come si legge nel documento, il «Commissario straordinario ha ritenuto di istituire un tavolo tecnico di consultazione composto da rappresentanti della regione Lombardia, provincia di Brescia, ufficio d'ambito di Brescia e la società Acque Bresciane, al fine di favorire ogni utile confronto in ordine alle opere da realizzare», diverso dal tavolo tecnico istituito nel giugno 2020 per verificare i possibili impatti ambientali delle opere di collettamento e depurazione sui corpi idrici recettori, compreso il bacino del fiume Chiese;

   sempre nel documento, si legge che «In data 13 gennaio 2023 il Commissario ha informato della richiesta, da parte del comitato di coordinamento presidio 9 agosto, di sospensione dell'iter in corso per l'affidamento dell'incarico per la progettazione definitiva dell'intervento in questione. La richiesta è motivata dall'approvazione da parte del Consiglio regionale della Lombardia di 2 emendamenti che stanziano 120.000 euro per effettuare uno studio sull'ecosistema del fiume Chiese», con la precisazione che, per tutte le questioni ambientali connesse allo sviluppo della proposta progettuale, potranno essere portate osservazioni e adottate ulteriori prescrizioni a seguito dei pareri che tutti i soggetti competenti potranno esprimere nell'ambito della Valutazione di impatto ambientale, prevista per i nuovi impianti di depurazione a livello regionale, nonché nella conferenza dei servizi, convocata per l'approvazione del progetto definitivo, compresi gli esiti del suddetto studio;

   lo stesso Ministro dichiarava che «se i motivi di urgenza nella prosecuzione dell'iter realizzativo verranno valutati tali da poter consentire la sospensione momentanea delle procedure di affidamento della progettazione dell'opera, sarà opportuno attendere l'acquisizione degli esiti dello studio che la regione Lombardia affiderà per le valutazioni sullo stato ecologico del corso fluviale»;

   nonostante ciò, il Commissario continua a richiedere, con diverse diffide indirizzate ad Acque Bresciane, tra cui quella del 24 aprile 2023, di procedere con l'affidamento dello studio di fattibilità del depuratore del Garda a Gavardo e Montichiari, senza attendere le risultanze dello studio della regione Lombardia. Uno studio, peraltro, disponibile a breve e che chiarirà definitivamente lo stato di salute delle condotte sublacuali, l'effettiva urgenza dell'intervento e, soprattutto, se siamo in presenza di una «bomba ecologica»;

   la richiesta del prefetto ad Acque Bresciane, inoltre, a parere dell'interrogante, risulta quanto mai inopportuna, posto che il CDA della società di gestione dei ciclo idrico, successivamente alle dimissioni di 4 su 5 consiglieri d'amministrazione, è formalmente decaduto, rimanendo operante esclusivamente per l'espletamento degli affari di ordinaria amministrazione, tra cui non rientrano, ovviamente, le deliberazioni aventi ad oggetto l'ipotesi progettuale sulla nuova depurazione della sponda bresciana del Garda, la cui fattibilità complessiva è lievitata da 114 a 202 milioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per sospendere ogni procedura di affidamento della progettazione dell'opera, in attesa delle risultanze dello studio della regione Lombardia sullo stato ecologico del fiume Chiese, in continuità con quanto già espresso in precedenza e nell'interesse del territorio e dei cittadini.
(4-01016)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e MORFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro ordinamento, vige il diritto alla bigenitorialità con la finalità per ogni figlio di mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori in caso di separazione; tale diritto fa capo al minore, ed è previsto proprio per garantire allo stesso una sana e stabile crescita psicofisica;

   le ipotesi di affidamento esclusivo rappresentano un'eccezione che può essere disposta esclusivamente in casi gravi e pregiudizievoli per il benessere psico-fisico del minore;

   purtroppo, troppo spesso si assiste ad uno stravolgimento della ratio dell'istituto, e a pagarne le conseguenze in prima persona sono proprio i minori;

   è stata portata all'attenzione dell'interrogante la vicenda della minore G., di soli 10 anni, la quale, per quanto appreso, starebbe subendo incondizionatamente decisioni improprie che non sembrerebbero essere non supportate da evidenze da quasi due anni; in particolare, sembrerebbe che, a seguito della fine della relazione tra suoi genitori, determinata dalla decisione materna di porre fine ad una situazione di maltrattamenti attraverso varie denunce – che ha originato un procedimento penale pendente presso il Tribunale penale di Napoli – la bambina sia stata inizialmente affidata ad entrambi i genitori e collocata presso l'abitazione materna, con garanzia del diritto di visita dell'altro genitore;

   tuttavia, attraverso un fiume di ricorsi d'urgenza la cui gestione appare quantomeno anomala, il padre della minore sarebbe riuscito ad ottenere l'affidamento esclusivo della minore con trasferimento a Torino, sua nuova città;

   sembrerebbe che il Tribunale di Napoli (Proc. N RG 3288/2020), dopo aver disposto una consulenza d'ufficio, le cui conclusioni propendevano per la permanenza della minore nel suo paese natio, Napoli, fatte proprie anche dalla Procura, e stravolgendo i provvedimenti presidenziali iniziali, abbia affidato la minore al padre, con immediato trasferimento a Torino; e con lo stesso provvedimento nominato un curatore della minore, pur non previsto nella specifica procedura;

   tale decisione avrebbe avuto effetti fortemente traumatici sulla minore, con ben quattro ricoveri in pronto soccorso per attacchi d'ansia, gravi condizioni, forti criticità (dai referti emerge la enorme violenza psicologica cui risulta esposta la minore) e un concreto rischio psico-evolutivo segnalati anche dagli esperti, tra questi anche una psicologa privata, presto dimissionaria (nominata da padre e curatore), presso cui risulterebbe essere stata in cura la minore; infine, a completare il quadro, sarebbe stato nominato anche un neuropsichiatra infantile; la bambina ha consegnato ai servizi sociali due bigliettini «segreti» in cui dichiarava il suo stare male, si è scritta sul corpo e ha chiesto di tornare dalla mamma;

   malgrado ciò, nonostante le istanze urgenti della madre per segnalare il grave stato psicofisico della minore, le continue sostituzioni e allontanamenti di professionisti esperti tutti privati, l'esito positivo per la donna di tutte le relazioni, le segnalazioni di urgente necessità del rientro a casa della minore, il Tribunale di Napoli avrebbe confermato l'affidamento esclusivo a favore del padre e il collocamento della minore a Torino con provvedimenti provvisori da oltre 3 anni che non rendono possibilità di ricorso in appello, su un ricorso urgente ex 709-ter;

   la gravità dei fatti esposti, il preoccupante stato di salute psicofisica in cui verserebbe la minore, nonché le pericolose evidenze della gestione del procedimento giudiziario richiedono l'intervento immediato e urgente delle istituzioni per il doveroso approfondimento della vicenda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare con la necessaria urgenza per verificare l'esistenza di presupposti per l'esercizio di iniziative di carattere ispettivo in ordine alla vicenda di cui in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, di carattere normativo, intenda intraprendere per garantire il pieno rispetto dei diritti dei minori onde scongiurare il rischio che, in situazioni quali quelle di cui in premessa, si arrechi grave pregiudizio ai soggetti minori, influenzando e compromettendo irrimediabilmente il loro pieno sviluppo psicofisico.
(4-01009)


   ALIFANO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro si verificavano due decessi nel carcere di Augusta a seguito di sciopero della fame. Due detenuti condannati all'ergastolo, Liborio Davide Zerba e Victor Pereshchako si lasciavano morire di inedia. Il primo lamentava un'ingiusta condanna, il secondo chiedeva da anni di poter scontare la pena nel proprio Paese. Nessuno dei due era ristretto al regime del 41-bis dell'ordinamento penitenziario;

   come rilevato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il silenzio ha avvolto la morte di queste due persone, eventi assolutamente tragici che non hanno avuto, tuttavia, la risonanza mediatica attribuita al caso Cospito;

   al contempo, veniva scongiurato il tentativo di suicidio di una terza persona;

   con una capienza di 364 posti regolamentari la Casa di reclusione di Augusta registra 477 presenze di reclusi (dati Ministero della giustizia). La Polizia Penitenziaria ha ivi in servizio 176 unità, benché ne siano previste 251 (dati Ministero della giustizia);

   le celle risultano piccole, con letti a castello e, sebbene venga rispettata la soglia dei 3 metri quadrati per come considerata dal DAP, nelle celle doppie non sono disponibili 3 metri quadrati calpestabili per persona, escluso il bagno. Nella maggior parte delle celle non c'è la doccia, non funziona il riscaldamento, manca l'acqua calda e d'estate spesso l'acqua è razionata (fonte Antigone, visita del 6 luglio 2022). Solo circa un quarto dei detenuti lavora (dati Ministero della giustizia);

   nel complesso degli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 85 detenuti nel 2022, 20 volte in più di quanto non avvenga nelle altre democrazie (fonti: Sole 24 ore che riporta dati di Antigone e Garante nazionale delle persone private della libertà personale). Dal 2012 si sono uccise in carcere 589 persone, quasi la metà di costoro era in attesa di una sentenza definitiva (fonte: Garante nazionale delle persone private della libertà personale) –:

   se il Ministro interrogato confermi quanto sopra descritto e quali iniziative intenda promuovere per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, in particolar modo impiegando gli stessi in maggior numero in attività lavorative e/o attivando su più ampia scala corsi di formazione a loro diretti;

   quali iniziative intenda promuovere per eliminare o ridurre sensibilmente il sovraffollamento nelle strutture carcerarie.
(4-01012)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI e CARAMIELLO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 11 maggio 2023, è stata data ai sindacati ufficiale comunicazione dell'apertura di una procedura di licenziamento riguardante 51 lavoratori per cessazione dell'attività della T.C.T. S.r.l. di Terni, azienda specializzata nella fabbricazione di tubi flessibili ad alta pressione;

   la decisione di avviare la procedura di mobilità conseguirebbe alla volontà da parte di T.C.T. S.r.l. di interrompere le attività imprenditoriali a partire dal 22 maggio 2023, nonostante un contratto d'appalto in essere con Ast – Tubificio di Terni con scadenza prevista a marzo 2024;

   a fondamento di tale scelta, T.C.T. S.r.l., a mezzo nota, ha evidenziato una perdita di oltre un milione di euro a chiusura del precedente anno fiscale e una previsione negativa, stimata tra i quattro e i cinquecento mila euro per l'eventuale continuazione dell'attività produttiva fino al mese di luglio 2023. Da canto suo, Ast – Tubificio di Terni ha preannunciato azioni legali per eventuali ulteriori danni che derivassero da tale decisione;

   la prosecuzione della procedura di licenziamento avrebbe un forte impatto in termini economici e occupazionali per il territorio ternano oltre ad esporre Ast al rischio di ulteriori danni economici –:

   se il Ministro sia a conoscenza della condizione economica di T.C.T. S.r.l. e di AST;

   se non si intenda adottare le iniziative di competenza al fine di sostenere i lavoratori di T.C.T. S.r.l. interessati dalla procedura di mobilità e al contempo per salvaguardare l'attività aziendale di AST e conseguentemente l'indotto generato da tale azienda nell'economia dell'Umbria.
(4-01011)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI e PITTALIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Sassari, con i suoi oltre 7.691 chilometri quadrati è, per estensione territoriale, la più grande dell'intero territorio nazionale e ha un'importanza strategica all'interno della regione Sardegna sia per ciò che attiene l'economia in senso lato, sia per lo specifico interesse turistico;

   a tal proposito si evidenzia la presenza di importanti scali marittimi ed aeroportuali del cui traffico beneficiano anche i territori delle province limitrofe;

   in tale contesto si evidenzia altresì il notevole sviluppo anche demografico, in controtendenza rispetto alla generalità del Paese, di aree come quella di Olbia;

   questo scenario avrebbe dovuto comportare un rafforzamento del dispositivo della sicurezza che viceversa, negli anni scorsi, ha registrato un sensibile impoverimento;

   è giunto infatti oggi a conclusione l'iter ormai irreversibile, avviato già da anni, che porta alla chiusura del posto di Polizia di Palau; tale chiusura può essere comprensibile solo a condizione che le unità di personale ivi in servizio vengano destinate ai presìdi adiacenti, in particolare a Porto Cervo e Santa Teresa di Gallura;

   dal 2010 l'organico della questura di Sassari nel suo complesso, includendo anche gli uffici distaccati, si è ridotto di oltre sessanta unità di cui venti solo nell'ultimo biennio;

   analogo fenomeno ha investito la Polizia stradale, al punto che i servizi su Olbia devono essere coperti dalle pattuglie della Polizia stradale di Siniscola (Nuoro);

   anche gli uffici di Polizia di frontiera hanno visto diminuire sempre di più gli organici proprio mentre il traffico aumentava e sta aumentando sempre di più;

   l'istituzione del NUE – Numero unico europeo per i servizi di pronto intervento (112) impone, oltre che a Sassari, anche a Olbia e Alghero servizi nell'arco delle 24 ore che oggi è di fatto impossibile assicurare;

   l'incremento dei servizi connessi a quello della popolazione presente durante il periodo estivo non può essere fronteggiato con la sola aggiunta di «rinforzi» temporanei; il personale aggiunto temporaneamente non è infatti in possesso dell'indispensabile conoscenza del territorio, senza la quale il servizio reso risulta meno efficiente ed efficace;

   gli uffici del capoluogo e alcuni di quelli distaccati rischiano ormai il collasso, costringendo i poliziotti a lavorare in condizioni pessime e i cittadini a veder ridotti gli standard di sicurezza;

   nello stesso periodo analoghe aliquote di personale sono state destinate ai servizi da effettuarsi presso il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Macomer, a detrimento dei servizi ordinari per tutti i cittadini sardi; detto incremento si è rivelato comunque insufficiente da quando sono considerevolmente aumentati i servizi di accompagnamento degli ospiti ai fini di espulsione presso l'aeroporto di Fiumicino;

   a causa della notevole distanza del Cpr dal capoluogo e dagli aeroporti, per poter effettuare i predetti servizi sarebbe stata adottata a Nuoro una deroga permanente alle regole contrattuali nazionali sugli orari di servizio che comprime pesantemente i diritti dei poliziotti che li espletano;

   la logica collocazione del predetto centro sarebbe piuttosto nelle immediate vicinanze del capoluogo e di un aeroporto;

   peraltro i meccanismi connessi all'attuale collocazione generano ingentissimi costi aggiuntivi che sono posti a carico della finanza pubblica e quindi dell'intera collettività nazionale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, affinché si ripristini, nella provincia di Sassari e, in generale, nel nord della Sardegna, almeno il numero di poliziotti impiegati in servizi destinati direttamente alla cittadinanza residente e ai turisti presente nell'anno 2020 e che il Cpr oggi collocato a Macomer venga trasferito in prossimità di un capoluogo e di un aeroporto e, infine, che, nel frattempo, vengano almeno provvisoriamente assegnate alla questura di Nuoro idonee aliquote di personale per la gestione dei servizi connessi al Cpr medesimo.
(4-01015)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. – Al Ministro dell'istruzione e del merito. – Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa e sulla base della segnalazione di numerose famiglie, a fronte di 34 iscrizioni al liceo musicale «Ego Bianchi Virginio» di Cuneo, con relativo superamento delle previste idoneità, ben 7 – di cui tre persone con disabilità – allo stato attuale non potranno comunque iscriversi;

   il Provveditorato di Cuneo, infatti, non ha concesso la possibilità di costruire due classi prime, consentendo la formazione di un'unica sezione da 27 studenti fino ad un massimo di 30, con l'esclusione degli studenti sulla base di graduatorie di idoneità;

   nel 2019 all'istituto fu concessa unicamente una classe prima, pur figurando fra i 31 iscritti al 31 gennaio (termine ultimo per le iscrizioni) un disabile con certificazione ex articolo 3, terzo comma, della legge n. 104 del 1992, e pur avendo dimostrato all'Ufficio scolastico provinciale che la serie storica delle ripetenze e delle iscrizioni tardive avrebbe portato ad ottenere sicuramente una quarantina di iscrizioni al primo anno del curricolo liceale;

   contestualmente fu fatta nascere con una deroga della quale ad oggi non sono note ragioni e motivazioni, rispetto alla normativa vigente una classe prima di liceo musicale anche presso il liceo «Leonardo da Vinci» di Alba (CN), anziché istituire due classi prime presso il citato istituto di Cuneo;

   tale anomalia si è susseguita e ripetuta negli anni successivi, salvo un'inversione di tendenza nel 2022 con la concessione dell'attivazione di due classi prime al liceo musicale di Cuneo, salvo poi tornare ad una singola classe nel 2023, a fronte di 34 iscrizioni con la presenza di tre studenti con disabilità, mantenendo comunque la «deroga» presso l'istituto di Alba;

   tale decisione risulta incomprensibile, anche perché – data la presenza di due classi quinte al 2023 – l'organico del liceo musicale di Cuneo rimarrebbe invariato;

   la concessione della seconda classe in deroga è una decisione spettante, per competenza, al Provveditore Regionale, reggente a Cuneo, Stefano Suraniti, il quale risulta – come si apprende da mezzi stampa – non reperibile da studenti e famiglie e motivante la propria decisione sulla base dei rilievi di legge, relativa alla consistenza media di alunni per classe nell'istituto;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, prevede da un lato la costituzione di classi con un numero minimo di studenti pari a 27 unità, fino ad un massimo di 30, e dall'altro che, nel caso di classi iniziali che accolgono studenti con disabilità, il numero degli alunni non possa superare le 20 unità, salvo espressa e motivata necessità per una consistenza numerica più ampia;

   tale ultima disposizione, nel caso di specie, fornisce gli elementi per legittimare, nell'interesse della finalità formativa degli alunni, la istituzione di due classi prime, seguendo la prassi già adottata – peraltro – nel 2022;

   in secondo luogo, il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009 prevede che negli istituti in cui sono presenti ordini di studio o sezioni di diverso tipo, le classi del primo anno di corso si formano separatamente per ogni ordine o sezione, quale è il caso di specie del citato liceo musicale di Cuneo;

   come evidenziato dagli stessi docenti del liceo musicale di Cuneo, la presenza di due classi prime musicali non comporterebbe alcuna variazione di organico nell'istituto, garantendo la totale assenza di disagio per tutte le strutture scolastiche del territorio, incluse quelle presenti nei comuni Montani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, se i fatti esposti, con particolare riferimento alla possibilità di deroga per l'istituzione di due classi prime, corrispondano al vero e, in tal caso, quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire il rispetto del diritto all'istruzione degli alunni e se non intenda, alla luce di tali evidenze, adoperarsi per l'istituzione di una seconda classe prima.
(4-01014)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   NISINI, GIACCONE, CAPARVI e GIAGONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto interministeriale n. 1 del 7 marzo 2023 del Ministero del lavoro e delle politiche sodali di concerto con Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il Ministero dell'economia e delle finanze, in applicazione della legge di bilancio 2023, riconosce un'indennità giornaliera onnicomprensiva fino ad un importo massimo di 30 euro ai lavoratori dipendenti da imprese adibite alla pesca marittima e ai soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250, nel caso di una sospensione temporanea dell'attività lavorativa obbligatoria e non, deciso dalle autorità pubbliche;

   le indennità verranno erogate a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione dello stesso Ministero del lavoro, il quale provvede all'istruttoria delle domande, all'autorizzazione delle prestazioni ed ai trasferimenti delle risorse in favore dei funzionari delegati delle capitanerie di porto sede di direzione marittima;

   l'articolo 4 del suddetto decreto interministeriale prevede, da parte delle imprese beneficiarie, l'invio di una singola istanza per ogni unità di pesca presente in azienda entro il 15 marzo 2023 in modalità telematica sul portale CIGSonline e all'istanza, tra gli altri documenti, dovrà essere allegata la «scheda 9» ovvero la dichiarazione dell'avvenuto fermo comprensiva dell'attestazione dell'autorità marittima nella cui giurisdizione è stata effettuata l'interruzione temporanea;

   risultano all'interrogante segnalazioni circa le difficoltà di acquisire in tempo utile dalle autorità marittime le suddette «schede 9» comprensive del prescritto visto dell'autorità marittima;

   nel 2022, risulta che sia stato concesso alle imprese beneficiarie di inviare la sola «scheda 9» entro i successivi 30 giorni rispetto alla scadenza prevista dal decreto interministeriale –:

   se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno prevedere, anche per le domande del 2023, di inviare la sola «scheda 9» priva dell'attestazione dell'autorità marittima competente per territorio, ovvero prorogare il termine per la presentazione delle domande, in scadenza il 16 maggio 2023, al fine di consentire la più ampia partecipazione alla fruizione dei beneficiari della relativa indennità giornaliera onnicomprensiva.
(4-01007)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro parte dal riconoscimento dell'importanza centrale dei servizi per l'impiego, una infrastruttura primaria del mercato del lavoro;

   i centri per l'impiego rivestono un ruolo primario per l'accesso e l'avvio degli interventi e delle misure di politica attiva, nonché per i servizi specialistici per l'inserimento/reinserimento occupazionale. È quindi necessario che le piante organiche previste siano coperte anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie di idonei;

   la regione Campania ha effettuato 548 assunzioni a tempo indeterminato, a fronte di un contingente potenziale di assumere fino a 1.840 nuove unità;

   il comitato idonei Cpi chiede che per il potenziamento dei centri per l'impiego si proceda in primo luogo con lo scorrimento e esaurimento delle graduatorie di idonei, stimabili in circa 800 unità, dei concorsi Cpi indetti dalla Campania nel 2019 e nel 2021;

   le assunzioni permetterebbero di strutturare adeguatamente i centri per l'impiego e renderli volano delle politiche attive del lavoro;

   occorre procedere all'assunzione degli idonei prima che le graduatorie vadano a scadenza, evitando di dover attendere l'avvio di nuova procedura concorsuale che impiegherebbe anni prima di concludersi con nuove assunzioni;

   l'articolo 1, comma 318 della legge n. 197 del 2022 ha stabilito l'abrogazione, dal 1° gennaio 2024, degli articoli da 1 a 13 del decreto-legge n. 4 del 2019, e questo, in assenza di un intervento correttivo del legislatore, comporterebbe l'abrogazione dell'articolo 12, con effetti devastanti sul completamento del piano straordinario per regioni che non lo realizzano entro il 2023;

   la regione Campania, nel corso di un incontro con le delegazioni sindacali e del comitato idonei Cpi, ha manifestato problematiche rispetto a quanto previsto dalle norme e dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019, le quali sono state oggetto di una richiesta di chiarimenti al Ministero del lavoro fin dal febbraio 2023 –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che, a seguito dell'abrogazione dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019 venga pregiudicata per le regioni la possibilità di portare a compimento i relativi piani di rafforzamento degli organici dei centri dell'impiego, fornendo contestualmente alle regioni i chiarimenti in merito alle problematiche sollevate dalla regione Campania rispetto a quanto previsto dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019, dato che la mancata risposta da parte del Ministero del lavoro frena l'assunzione di centinaia di idonei Cpi.
(4-01008)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, rappresentano una conquista di civiltà del nostro sistema sanitario e socio-sanitario che, quasi incredibilmente, ben oltre quaranta anni fa aveva collocato presìdi territoriali di assistenza e di sostegno alle donne e alle famiglie;

   nel 2019, l'istituto superiore di sanità (ISS) ha pubblicato i risultati di un'indagine condotta su 1.800 consultori italiani, nell'ambito del progetto del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie «Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all'endometriosi». Dalla predetta indagine si evince che nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000 abitanti);

   la presenza di figure professionali competenti nei consultori (ginecologo, ostetrica, psicologo e l'assistente sociale), risulta variabile tra le regioni. In particolare, prendendo a indicatore il numero medio di ore lavorative settimanali per 20.000 abitanti previste per le diverse figure professionali, solo cinque regioni del nord raggiungono lo standard atteso per la figura dell'ostetrica, due regioni per il ginecologo, sei regioni per lo psicologo e nessuna per l'assistente sociale, che al sud registra un numero medio di ore settimanali (14) che è quasi il doppio rispetto al centro (8 ore) e al nord (9 ore);

   permane, dunque, ad oggi, una sostanziale disomogeneità fra i modelli operativi indicati dalle leggi regionali, accompagnata dall'assenza o dalla precarietà delle figure professionali necessarie a garantire il ruolo sistemico di sostegno alle famiglie, alle donne e ai soggetti vulnerabili che i consultori familiari dovrebbero, invece, garantire;

   si registra inoltre una insufficiente diffusione dei consultori sul territorio. Non appare congrua, infatti, neppure la distribuzione dei consultori familiari in riferimento alla diversa densità per unità di popolazione dei servizi consultoriali nelle regioni italiane e, soprattutto, tra nord, centro e sud;

   la complessità sociale della salute, la continuità assistenziale e la pressante richiesta di integrazione socio-sanitaria richiedono oggi di ripensare il ruolo dei consultori, accrescendo la loro diffusione, le loro funzioni e il loro personale, oltre che, ovviamente, le risorse, in modo da creare uno standard di riferimento in termini di prossimità e professionalità nell'intercettare la domanda di salute;

   il divario territoriale è particolarmente rilevante anche nelle isole maggiori; come si evince da notizie recenti, ad esempio, nelle province della Sicilia, in particolare di Siracusa, i consultori non godono di buona salute, per carenze di organico, inadeguatezza dei locali adibiti, deficit organizzativi: negli ultimi anni, in particolare, il personale consultoriale è andato depauperandosi per via dei numerosi pensionamenti senza la previsione di sostituzioni;

   a Siracusa, dei tre consultori che, per la citata legge istitutiva, dovevano operare per numero di abitanti sul territorio, solo uno, quello di via Re Ierone I, è rimasto attivo; mentre gli altri due non esistono più, lasciando scoperte ampie zone della città;

   inoltre, altro dato allarmante, nella provincia di Siracusa, l'unico ospedale in cui si pratica l'interruzione di gravidanza, tra i 4 della provincia, è l'Umberto I di Siracusa e, sembra, che l'unico metodo utilizzato sia esclusivamente quello chirurgico, non rendendo disponibile alle donne la pillola abortiva RU486;

   la situazione descritta ha assunto una dimensione inaccettabile, al punto che il 7 dicembre 2022 si è costituito un Comitato unitario volto a rivendicare nella provincia di Siracusa il potenziamento della rete dei consultori familiari. La composizione del Comitato vede la presenza di forze politiche, associazioni, operatori del settore, studenti, proprio a testimoniare che si tratta di una battaglia di civiltà trasversale;

   la legge 22 maggio 1978, n. 194 stabilisce che lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502» indica nell'ambito dei livelli essenziali anche «la consulenza, il supporto psicologico e l'assistenza per l'interruzione volontaria della gravidanza e rilascio di certificazioni» (articolo 24, comma 1, lettera h));

   lo Stato deve garantire a tutti i cittadini la medesima applicazione della legge, soprattutto quando questa riconosce diritti come quello della salute e come l'interruzione della gravidanza mediante il supporto di strutture adeguate come i consultori familiari –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza al fine di promuovere e monitorare, anche in considerazione di una possibile riforma all'assistenza territoriale in ambito socio-sanitario prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il potenziamento della rete di consultori familiari e dei necessari presidi ospedalieri in tutto il territorio nazionale, avendo riguardo anche alla grave carenza che riguarda la provincia di Siracusa, e dunque al fine di garantire l'esercizio dei diritti sanciti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194.
(2-00153) «Scerra».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Foti n. 3-00412, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Amich, Trancassini, La Salandra.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-00870, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Amendola, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Bonafè, Braga, Carè, Ciani, Cuperlo, D'Alfonso, De Luca, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Guerra, Iacono, Lai, Laus, Letta, Madia, Mancini, Mauri, Morassut, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Provenzano, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Serracchiani, Simiani, Stumpo, Tabacci, Zingaretti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Bakkali n. 5-00345 del 2 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Morassut n. 4-00801 del 5 aprile 2023;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Nisini n. 5-00855 del 16 maggio 2023;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Mari n. 5-00858 del 16 maggio 2023.