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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 268 di venerdì 22 marzo 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 83, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge:

Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede: che per l'erogazione di servizi da parte di soggetti pubblici e privati non possa essere chiesta l'indicazione obbligatoria del proprio numero di telefono (665) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive);

iniziative per la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato della società Poste Italiane (666) - alla XI Commissione (Lavoro);

l'obbligo per ogni datore di lavoro di pubblicare tutti gli annunci per la ricerca di personale nei siti Internet dei centri per l'impiego (667) - alla XI Commissione (Lavoro);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede: l'inasprimento delle sanzioni nei confronti dei responsabili di atti vandalici e blocchi stradali e delle organizzazioni cui appartengono (668) - alla II Commissione (Giustizia);

iniziative per verificare l'eventuale pericolosità degli inchiostri utilizzati nella realizzazione della carta assorbente da cucina (669) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede: norme in materia di agevolazioni tariffarie per i servizi di telefonia fissa in favore dei disabili (670) - alla XII Commissione (Affari sociali);

disposizioni a tutela dei consumatori in considerazione della fine del mercato tutelato nei settori dell'energia elettrica e del gas (671) - alla X Commissione (Attività produttive);

Mirko Antonio Spampinato, da Catania, chiede: norme in materia di tutela della libertà di religione nelle Forze armate (672) - alla IV Commissione (Difesa);

Nicola Russo e Roberta De Cataldis, da Taranto, chiedono: l'istituzione di un trattamento di invalidità civile per le donne vittime di abusi sessuali (673) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede: l'istituzione dei reati di omicidio e lesioni sui luoghi di lavoro e norme per limitare il ricorso ai subappalti (674) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VIII (Ambiente);

Antonino Destasio, da Agrigento, chiede: nuove norme in materia di condominio per evitare la sottrazione di somme da parte degli amministratori infedeli (675) - alla II Commissione (Giustizia);

Maurizio Scazzeri, da Torchiarolo (Brindisi), chiede: norme per il reclutamento degli insegnanti di sostegno abilitati tramite i corsi di tirocinio formativo attivo (TFA) (676) - alla XI Commissione (Lavoro);

Marco Farinelli, da Milano, e altri cittadini, chiedono: che venga data piena attuazione alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, prevedendo in particolare misure a favore dell'inclusione dei disabili, maggiori livelli di protezione sociale e un livello maggiore di sensibilizzazione sul tema da parte degli organi d'informazione (677) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Francesco Nicosia, da Palermo, chiede: l'abolizione dell'azione di restituzione dei beni oggetto di donazione, di cui all'articolo 563 del codice civile (678) - alla II Commissione (Giustizia);

Marina Fontana, da Palermo, chiede: modifiche al codice della strada, con particolare riferimento ai temi concernenti le limitazioni alla guida per i neopatentati, i dispositivi elettronici di controllo, la circolazione nelle aree pedonali, le piste ciclabili e l'inasprimento di alcune sanzioni (679) - alla IX Commissione (Trasporti);

Stefano Chiappelli, da Milano, e numerosissimi altri cittadini, chiedono: interventi urgenti per garantire il diritto all'abitare (680) - alla VIII Commissione (Ambiente).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare la consegna degli aiuti umanitari alla popolazione civile all'interno della Striscia di Gaza, nonché a favorire il cessate il fuoco, e chiarimenti sul mancato ripristino del contributo italiano all'agenzia dell'ONU UNRWA - n. 2-00349)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Scotto ed altri n. 2-00349 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Ferrari se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intendo illustrare l'interpellanza. Questa richiesta, che mi onoro di illustrare, è firmata da ben 20 deputati e deputate di Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, tra cui i 14 che hanno composto la delegazione politica che ha partecipato, nei primi giorni di marzo, alla missione umanitaria più larga che finora dall'Europa abbia raggiunto, in Egitto, il confine con la Striscia di Gaza, a Rafah. Eravamo circa 14, noi parlamentari che abbiamo partecipato, insieme a organizzazioni umanitarie italiane che, prima del 7 ottobre, operavano all'interno della Striscia di Gaza. Con noi c'erano anche giornalisti delle maggiori testate italiane e docenti universitari esperti di Medioriente.

Abbiamo accompagnato un convoglio di tre camion di aiuti, che cittadini italiani e italiane hanno donato all'interno della campagna “Emergenza Gaza” nei mesi scorsi, camion che sono fortunatamente riusciti ad entrare prima del nostro arrivo, tra i pochi che oggi ancora l'Esercito israeliano consente di far entrare all'interno del valico di Gaza.

Gaza, a seguito dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2024, è diventata il teatro di un'operazione militare da parte dell'Esercito israeliano, che, ormai, lo sappiamo, dura da quasi 6 mesi. A farne le spese sono sempre di più le popolazioni civili che abitano la Striscia. Ci sono, dall'inizio del conflitto, purtroppo, già 32.000 morti. Sono oltre 70.000 i feriti, e, di tutti questi - ci è stato detto dall'Organizzazione mondiale della sanità, che abbiamo potuto incontrare a Il Cairo -, il 65 per cento sono donne e bambini.

Il sistema sanitario è totalmente saltato. I medici feriti o, addirittura, uccisi sono 342, 100 quelli fermati, 106 le ambulanze distrutte.

Le strutture ospedaliere aperte sono meno di un terzo rispetto a prima del 7 ottobre e vediamo come venga costantemente violato il diritto internazionale anche con i continui bombardamenti proprio sugli ospedali. Per Medici Senza Frontiere tecnicamente è impossibile tracciare l'entità del disastro. Anche Medici Senza Frontiere è una delle agenzie che abbiamo potuto incontrare direttamente, con i suoi vertici, a Il Cairo. Il 16 per cento dei bambini soffre di grave malnutrizione, 265.000 sono affetti da infezioni dell'apparato respiratorio, 210.000 sono i casi di diarrea, 80.000 i casi di epatite A dovuta a promiscuità, condizioni igienico-sanitarie minime e acqua non potabile. Di fatto, chi non muore sotto le bombe lo fa o lo farà per questi altri motivi. Ricordo che i medicinali faticano ad entrare dentro la Striscia di Gaza. A questi si aggiungono oltre 300.000 malati cronici, diabetici, oncologici, cardiopatici e ipertesi senza più cure.

L'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, la famosa UNRWA, riferisce che il rischio di morire di fame a Gaza colpisce in modo sproporzionato soprattutto bambini e donne incinte. A 5 mesi dal 7 ottobre la bomba più pericolosa oggi è quella delle epidemie. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, citando delle proiezioni frutto degli studi della Hopkins University e dell'università di Londra, dichiara che senza il cessate il fuoco saranno tra i 60.000 e gli 85.000 i morti in più nei prossimi 6 mesi solo per le malattie. Nessuna operazione umanitaria su larga scala è davvero possibile, però, senza il blocco delle ostilità, senza un cessate il fuoco immediato e definitivo; non una tregua temporanea, ma un cessate il fuoco urgente e definitivo.

Infatti, per gli aiuti umanitari si accumulano file sterminate di camion che aspettano per giorni. Quelli che abbiamo purtroppo visto sulla spianata a pochi chilometri dal confine sono tra i 1.500 e i 2.000. Sono fermi perché l'esercito israeliano non li lascia passare, sono fermi anche da più di un mese, come ci hanno testimoniato i camionisti che stanno lì fermi sotto il sole, riparandosi tra un camion e l'altro, perché uno fa ombra la mattina e l'altro fra ombra il pomeriggio, sulla sabbia. Lì ci sono derrate alimentari e aiuti raccolti in tutto il mondo che non entrano e non entrano perché l'esercito israeliano ha ridotto il numero di ingressi, da 500 al giorno prima del 7 ottobre, a 50-70 al giorno nell'occasione in cui noi eravamo lì presenti, poche settimane fa. Si accumulano anche file di questi aiuti che cercano di entrare e che arrivano da tutto il mondo. Trasportano cibo in scatola, farina, pacchi di riso, tende e coperte.

Nel centro logistico della Mezzaluna rossa egiziana si stoccano le merci che non passano il controllo israeliano, cioè che vengono respinte. Che cosa sono? Abbiamo potuto constatare, in alcuni capannoni nella zona di Al-Arish, la mole di aiuti che arrivano da Arabia Saudita, Brasile, Germania, Francia, Australia, Indonesia, Singapore e tutta l'Unione europea, oltre che da ONU e ONG. Sono respinti quei beni salvavita che vengono giudicati dall'esercito israeliano a uso doppio, cioè che si rischia possano essere utilizzati dai terroristi di Hamas per scopi terroristici. In realtà, ci siamo chiesti come possano esserlo gli anestetici e vi ricordo che molti all'interno della Striscia, anche bambini, sono operati senza anestetico. Si tratta, dicevo, di anestetici ma anche di incubatrici, bombole di ossigeno, generatori elettrici, toilette chimiche e depuratori di acqua, respinti secondo criteri di assoluta discrezionalità. Allora, ci siamo chiesti, con grande rabbia: com'è possibile che le pastiglie per depurare l'acqua, per renderla potabile, possano essere giustificate pericolose, possano essere bloccate come pericolose? La rabbia è nel constatare l'intenzionalità, invece, di nuocere, perché meno di questi beni salvavita entreranno e più persone potranno morire.

Nei giorni scorsi, il Presidente Biden ha chiesto a Israele di non ostacolare gli aiuti e ha annunciato una missione umanitaria via mare. Anche la soluzione dell'aviolancio degli aiuti umanitari, però, fatto da molti Paesi e previsto anche nella missione italiana, non rappresenta una reale alternativa al fabbisogno della popolazione, al di là dell'indegnità che un'operazione di questo tipo porta con sé e proprio considerando la quantità di merci che possono essere distribuite con il lancio, che equivale a un decimo del carico di un solo camion ed è molto, molto più costosa.

Chi si occupa di tutto questo all'interno della Striscia, di distribuire gli aiuti, di seguire la popolazione? Se ne occupa un'agenzia dell'ONU dal 1948, che segue i profughi palestinesi da allora nei territori in cui i profughi sono distribuiti, cioè nella Striscia di Gaza, a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania. Ebbene, questa agenzia opera sotto l'egida delle Nazioni Unite all'interno della Striscia con almeno 30.000 dipendenti. Di questi, 17.000 sono a Gaza e si tratta evidentemente per la maggior parte di operatori, di professionisti, di persone che sono state professionalizzate da questa agenzia per portare questi aiuti. Sappiamo che nei mesi scorsi Israele ha accusato il fatto che 12 di questi operatori sarebbero complici di Hamas o avrebbero addirittura partecipato direttamente all'attacco del 7 ottobre. Queste accuse hanno portato all'immediata sospensione, da parte della maggior parte dei Paesi, degli aiuti a UNRWA e ancora oggi, però, quelle accuse non sono state provate. Anzi, il fatto che Israele non abbia saputo portare testimonianze di questo ha fatto sì che nei giorni scorsi l'Europa abbia ripristinato quel finanziamento, con 50 milioni per UNRWA, con un incremento di 68 milioni per i palestinesi per l'anno 2024.

Come ci è stato detto da tutte le agenzie umanitarie, non solo quelle italiane che lavoravano all'interno ma anche quelle che abbiamo potuto incontrare a Il Cairo, cioè l'Organizzazione Mondiale della Sanità, Medici Senza Frontiere e gli operatori della Mezzaluna rossa, sostanzialmente la Croce rossa della zona, la Croce rossa egiziana, UNRWA è la spina dorsale di tutti gli interventi all'interno della Striscia di Gaza, alla quale si agganciano tutte le altre agenzie. Quindi, anche sentir dire in quest'Aula, qualche giorno fa dalla Premier, che noi non finanzieremo più UNRWA ma le altre agenzie è una contraddizione in termini, non è sostanziale, perché in realtà tutte le altre agenzie hanno UNRWA come punto di riferimento per la distribuzione sul territorio non solo degli aiuti ma anche per i progetti e le azioni che compiono.

Dunque, l'Italia continua a bloccare il proprio contributo annuale all'UNRWA, mentre l'Unione europea lo ha ripristinato. La Presidente della Commissione ha affermato: “Dobbiamo garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti all'interno di Gaza. Questo rende ancora più importante lavorare con quelle agenzie che hanno ancora una presenza sul campo ed è il caso di UNRWA. A gennaio sono state mosse gravi accuse contro alcuni membri del personale e perciò”, dice la Presidente alla Commissione, “abbiamo deciso di valutare le nostre decisioni di finanziamento alla luce delle azioni intraprese dalle Nazioni Unite e dall'UNRWA stessa in risposta a tali accuse”. Quindi, è in corso ancora evidentemente questa operazione di valutazione.

Da allora, l'ONU ha condotto un'indagine interna e ha creato un gruppo di revisione indipendente e UNRWA stessa ha accettato un audit da parte di esperti esterni, nominati dall'Unione europea, perché è interesse stesso dell'Agenzia ONU, ovviamente, di fare chiarezza al proprio interno evidentemente per continuare ad operare.

Sono stati, inoltre, congelati numerosi progetti a Gaza e nella Cisgiordania dall'Agenzia della cooperazione italiana allo sviluppo e dalle ONG italiane che operano in Palestina e in Israele.

La nostra interpellanza chiede, sostanzialmente, anche il rispetto degli impegni che quest'Aula ha assunto e che ha assegnato al Governo con una mozione, poche settimane fa, che ha avuto l'approvazione. Questa mozione impegna il Governo: a sostenere ogni iniziativa volta alla liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani; a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario; a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, soprattutto in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente, con l'obiettivo di celebrare una conferenza internazionale di pace che ponga fine a questo conflitto; a sostenere l'Unione europea nell'attuazione, in tempi rapidi, delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica; a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso.

Di tutte queste azioni, chiediamo oggi ragione al Governo, visto che la Premier non ha né colto l'occasione dell'incontro in Egitto, né ha dato risposta alla lettera che le abbiamo inviato come partecipanti a quella missione, né, al momento, risulta che, nel Consiglio europeo di ieri, ci siano state particolari assunzioni di impegno, di adempiere, invece, al mandato che le ha dato quest'Aula.

Chiedo, quindi, oggi, al Ministro qui presente: quali iniziative stia intraprendendo il Governo per assicurare la consegna degli aiuti umanitari all'interno della Striscia, anche attraverso la specifica iniziativa dell'Unione europea, per un necessario e immediato sblocco dei valichi, perché quanto detto fino adesso possa effettivamente oltrepassare quel confine; quali azioni di competenza stia perseguendo il Governo per favorire il cessate il fuoco, affinché la situazione della popolazione non degeneri ulteriormente; per quali motivi il Governo continui a bloccare i fondi dell'UNRWA, stante la decisione dell'Unione europea e di altri Governi di ripristinare invece quei contributi, anche alla luce della due diligence che l'ONU ha prontamente effettuato nei confronti della sua stessa Agenzia (Applausi del deputato Scotto).

PRESIDENTE. Il Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, ha facoltà di rispondere.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia, come sapete, tradizionalmente ha erogato all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi, UNRWA, contributi finalizzati alla realizzazione di specifici progetti, e, a vario titolo, negli ultimi 3 anni, ha dato, in media, circa 7 milioni di euro all'anno. Nel 2023, non è stato deliberato alcun nuovo contributo al bilancio.

Voglio ricordare, ovviamente, che questi contributi nazionali hanno natura volontaria, e, quindi, non formano oggetto di alcun obbligo internazionale. D'altro canto, l'Italia è il settimo contributore del bilancio delle Nazioni Unite e le Nazioni Unite partecipano in maniera consistente al bilancio dell'UNRWA, quindi, indirettamente, l'Italia, pro quota, continua a dare il sostegno a questa organizzazione delle Nazioni Unite, legata in maniera specifica alla tutela dei rifugiati palestinesi.

Come sappiamo, esiste un'altra Agenzia a livello delle Nazioni Unite che si occupa in generale dei rifugiati e c'è stata, dal 1948 in poi, questa decisione specifica, che l'Italia, allo stato attuale, non intende contestare. È evidente che, dopo la guerra, andrà rivalutato, con tutti gli altri membri dell'ONU, il modo migliore per intervenire a Gaza e credo che sicuramente UNRWA, nella sua specificità, rappresenta un unicum che ha svolto un ruolo positivo negli ultimi 70 anni. Certo, quello che è accaduto a Gaza ha messo in luce un altro spaccato della realtà, e sappiamo bene che una cosa è l'UNRWA di Gaza e una cosa è l'UNRWA di altri posti.

Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, come è stato ricordato, l'Italia ha deciso di non deliberare nuovi contributi a favore di UNRWA, in attesa di valutare l'utilizzo più efficace dei fondi nelle circostanze che si sono determinate. Dunque, abbiamo deciso di confermare ulteriormente questa sospensione, di fronte alla gravità delle accuse, che non è vero che non sono state provate. Israele ha presentato tutta una serie di prove dettagliate, che in fieri hanno determinato, da parte dell'UNRWA, il licenziamento di una serie di persone accusate, a conferma che evidentemente quelle prove c'erano.

D'altro canto, quando Israele ha denunciato e provato che, sotto il quartier generale dell'UNRWA a Gaza, c'era un'importante base militare di Hamas, UNRWA non ha detto che non era vero, ha detto “non lo sapevamo”. La Commissione europea, dopo avere sottoscritto un accordo con l'Agenzia sul rafforzamento della governance, ha sbloccato una prima quota di finanziamenti già impegnati, pari a 50 milioni di euro. Per i restanti 32 milioni di euro, Bruxelles attende di verificare la puntuale attuazione degli impegni che l'Agenzia si è assunta.

Non ci sono, in ogni caso, risorse nuove, erano risorse vecchie. L'accettazione da parte di UNRWA delle condizioni poste dalla Commissione deve essere sottoposta a verifica, ma le indagini dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi interni e della Commissione indipendente presieduta dall'ex Ministro degli Esteri francese Colonna sono ancora in corso. Il rapporto definitivo è atteso e tutti quanti siamo impegnati a capire bene quello che è accaduto.

In attesa di conoscere l'esito dell'inchiesta, il Governo continuerà a fornire ogni possibile sostegno alla popolazione di Gaza attraverso altri canali.

D'altro canto, l'importante non è chi porta gli aiuti a Gaza, l'importante è che gli aiuti a Gaza arrivino. Ho detto prima che, mediamente, abbiamo dato 7 milioni di euro all'anno, nei primi mesi del 2024, l'Italia, in due pacchetti, a mia firma personale, già ha dato 20 milioni di euro, quindi 3 volte la cifra di quello che davamo annualmente. Quindi, l'Italia, posso dire, è in prima linea per fare il suo dovere. Queste concrete iniziative non sono state soltanto in termini di cifre economiche. Ci sono voli umanitari con 16 tonnellate di beni, molti palestinesi sono stati curati sulla nave Vulcano e decine di bambini sono stati accolti nei nostri ospedali.

Come ho detto, ci sono alcune agenzie che stanno operando sul territorio e abbiamo contezza che stanno operando concretamente, senza alcuna intermediazione. Parliamo di FAO, di PAM, del Comitato internazionale della Croce rossa, della Federazione internazionale della Croce rossa, dell'OMS e della Mezzaluna rossa.

Anche gli incidenti bellici di alcune di queste organizzazioni confermano che sono in campo per fare il loro dovere e noi siamo convinti che debbano farlo. D'altro canto, è notorio che centinaia di migliaia di aiuti, decine e centinaia di camion sono fermi, e questo riguarda tutti gli attori sul posto. Proprio per questo, gli Stati Uniti, insieme a altri alleati, tra cui l'Italia, stanno immaginando un intervento, anche via mare, per ampliare la risposta umanitaria.

Tra l'altro, dopo il 7 ottobre, la volatilità della situazione, soprattutto il pericolo della situazione, che vede comunque molte vittime collaterali a seguito degli scontri tra i terroristi di Hamas e l'Esercito israeliano, hanno impedito che l'AICS potesse operare in condizioni di sicurezza. Peraltro, c'è anche il tema, ampiamente dimostrato da video e denunciato da tanti attori internazionali, non soltanto dall'esercito israeliano, che gli aiuti vengono rubati da Hamas, anche sparando sulla folla dei palestinesi. Per questo c'è la necessità del massimo controllo sul territorio.

Al momento, Cooperazione italiana e le ONG - come ho detto - non possono operare direttamente sulla Striscia, ma le attività proseguono regolarmente in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Stiamo ora intensificando il nostro impegno e ci stiamo concentrando chiaramente su Gaza.

Il Ministro Tajani ha lanciato alla Farnesina l'iniziativa Food for Gaza, con i vertici della FAO, del PAM, della Croce Rossa, della Mezzaluna rossa internazionale, della Protezione civile italiana e della Croce rossa italiana, proprio per razionalizzare gli sforzi e vedere anche tecnicamente cosa è necessario. Quindi, posso dire che l'Italia, grazie alla Farnesina, è in prima linea e aggiungo che non è vero che il Presidente del Consiglio su questa vicenda ha taciuto. Nel corso del dibattito parlamentare al Senato e alla Camera, relativamente alla crisi internazionale e al Consiglio europeo, ha chiarito che l'Italia intende, allo stato attuale, verificare l'esito delle indagini sulla grave commistione dell'UNRWA con Hamas nella Striscia di Gaza.

È chiaro che questo non significa che non ci vuole un impegno ancora più forte per i civili innocenti che stanno pagando le colpe della guerra scatenata da Hamas. Per questo, si è tenuta mercoledì una riunione tecnica del tavolo Food for Gaza e sono stati discussi tutti i nodi e le complicanze per far arrivare concretamente gli aiuti.

Voglio già annunciare che, insieme al Ministro Tajani, abbiamo deciso di stanziare ulteriori risorse finanziarie per Food for Gaza, ma anche materiali tramite la nostra Protezione civile. Riteniamo che l'Italia, per la sua posizione geografica, abbia una responsabilità straordinaria in questa crisi dal punto di vista etico. Peraltro, l'Italia, da sempre, in tutto l'arco parlamentare, ha avuto grande interesse e ha preso molto a cuore la sorte della questione palestinese, lavorando per la nascita di uno Stato palestinese. Chiaramente, l'attività umanitaria si inserisce in un impegno diplomatico più ampio, volto a favorire una de-escalation del conflitto e, in prospettiva, la ripresa di un dialogo politico tra le parti, con un obiettivo che il Governo italiano attuale - così come quelli del passato - conferma: la soluzione dei due Stati.

Chiediamo con forza un immediato cessate il fuoco umanitario e sostenibile, chiaramente per consentire un maggiore e più ordinato afflusso di aiuti. Contemporaneamente e parallelamente, è impensabile che, a questo, non possa seguire la contestuale liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi.

Lavoriamo in linea con la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e cerchiamo di mantenere sempre un ruolo di mediazione, che ci è riconosciuto a livello internazionale - lo ribadisco - in continuità. Tutti i Governi italiani riescono sempre a mantenere con i Paesi arabi moderati e anche con quelli meno moderati - passatemi la locuzione - un ruolo di grande equilibrio e di grande efficacia.

È evidente che riconosciamo il diritto a Israele di difendersi, di difendere il suo Stato, di difendere il popolo israeliano. Peraltro, quello che è accaduto il 7 ottobre ha dato una plastica visione di cosa accadrebbe agli ebrei se non ci fosse lo Stato israeliano: ci sarebbe un genocidio, ci sarebbero un massacro e una pulizia etnica.

Ecco perché il Governo israeliano ha il diritto di neutralizzare il pericolo provocato dalla dittatura di Hamas sulla Striscia di Gaza. Per questo motivo, siamo al fianco del diritto inviolabile di Israele - previsto dai valori e dai principi della Carta delle Nazioni Unite e ribadito indirettamente persino dalla Corte internazionale di giustizia che, nel momento in cui ha avviato un'indagine - come è giusto che sia - per le denunce fatte dal Sudafrica sui crimini di genocidio, non ha concesso il cessate il fuoco, a dimostrazione del fatto che ha riconosciuto che Israele sta esercitando il diritto di legittima difesa. È altrettanto ovvio e ultroneo ricordare che tutti gli attori di qualunque conflitto nel mondo devono agire nel rispetto del diritto internazionale bellico, nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra e chi non lo fa, a livello individuale o a livello statale, se ne assume la responsabilità nelle Corti internazionali di giustizia.

L'Italia è uno degli attori istituzionali e statali più attivi nella Corte internazionale di giustizia, così come nel Comitato dei diritti umani dell'ONU e abbiamo sempre mantenuto - lo ribadisco , non solo in questo Governo, ma anche in tutti i Governi che ci hanno preceduto, un ruolo di leadership nella difesa dei diritti umani a livello mondiale. Non intendiamo recedere e non intendiamo certamente, per un Governo o per visioni politiche pro tempore, cambiare la linea strategica del nostro Stato democratico, che ha conquistato con fatica dopo la Seconda guerra mondiale.

Per questo motivo, abbiamo favorito recenti incontri in Israele e in Cisgiordania e siamo assolutamente in linea per svolgere questo ruolo di mediazione. Il Ministro Tajani ha incontrato il Ministro palestinese Malky e quello israeliano Katz e ha invitato entrambi a mettere in campo tutte le azioni che possono evitare un acuirsi della crisi umanitaria a Gaza.

Per questo motivo, apprezziamo chiaramente la sensibilità da parte dell'opposizione sul tema e anche sulla vicenda generale del ruolo storico e istituzionale di UNRWA, che, certamente, a prescindere da quello che potrà essere accertato dalle Nazioni Unite, non può essere offuscato dalla colpa magari di vertici attuali o di singole persone, che possono avere commesso reati o crimini di guerra per i quali, a livello individuale, saranno chiamati a rispondere.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione secondaria superiore “Salvatore Pugliatti”, di Taormina, in provincia di Messina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi).

L'onorevole Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Non siamo soddisfatti e le spiegherò perché. Da questa parte, da questi scranni, da questi banchi dell'opposizione, il Vice Ministro Cirielli sa che sono sempre venuti messaggi di collaborazione e non c'è stata alcuna volontà di strumentalizzazione politica rispetto alla crisi in Medio Oriente.

Siamo stati i primi a condannare i fatti barbari del 7 ottobre e siamo stati i primi a lanciare un allarme fortissimo rispetto alle conseguenze che, da quei fatti e da quella tragedia, si sarebbero determinate in Palestina, in Israele e nel rapporto tra Palestina, Israele e il mondo intero. Qualche mese fa, mi sono recato al kibbutz di Kfar Aza, ho incontrato le famiglie degli ostaggi e abbiamo sempre detto con grande nettezza che il rilascio degli ostaggi doveva essere incondizionato da parte di Hamas, perché non ci può essere nessuna giustificazione rispetto a una politica che tiene sotto chiave persone innocenti e civili innocenti, quali sono ancora oggi gli oltre 100 civili ostaggio di Hamas. Proprio per questo penso che il ruolo del nostro Paese doveva - e dovrebbe - essere più assertivo, sul piano diplomatico innanzitutto e sul piano dell'azione umanitaria che deve mettere in campo.

Lei ha citato una serie di dati, risorse che sono state messe sull'emergenza. Va benissimo, però lei non ci ha spiegato una cosa. Pur riconoscendo il ruolo storico di UNRWA, dal 1949 ad oggi, un'anomalia sul piano internazionale, perché è l'unica agenzia delle Nazioni Unite che si occupa, precipuamente, dei rifugiati palestinesi, come lei sa benissimo, in Giordania, in Siria, in Libano, in Cisgiordania e a Gaza. Quell'agenzia ha 30.000 dipendenti, come ricordava la collega Ferrari, 13.000 soltanto nella Striscia. Ora lei mi deve spiegare una cosa, signor Vice Ministro, se ci sono 12 dipendenti di quell'agenzia che si sono macchiati di reati gravissimi il giorno 7 ottobre e su cui c'è un'indagine internazionale, 12 dipendenti a fronte di 13.000 dipendenti, la domanda è: perché non si puniscano i 12. Non c'è una punizione collettiva nei confronti di un'agenzia, che, come veniva ricordato, è un'infrastruttura fondamentale per la ricezione degli aiuti, per curare le persone che sono lì, colpite dalle bombe e che, mi consenta, signor Vice Ministro, non sono vittime collaterali, perché, quando ci sono 32.000 morti, 70.000 feriti e migliaia e migliaia di persone, probabilmente disperse, non possiamo parlare di vittime collaterali dei bombardamenti. Stiamo parlando di civili colpiti da un disegno militare gravissimo e pesantissimo. Non siamo nell'ambito della legittima difesa, l'abbiamo già abbondantemente oltrepassato, stiamo dentro il campo ignoto della punizione collettiva.

Se è vero questo, signor Vice Ministro, se sono 12 su 13.000, se l'UNRWA svolge un compito fondamentale e indispensabile, come ci è stato ricordato proprio dalle agenzie, che lei ha citato e che svolgono una funzione fondamentale lì, a partire dall'Organizzazione mondiale della sanità, dall'OSCE, dalla FAO, tutte agenzie che abbiamo incontrato in Egitto con la delegazione parlamentare, se è vero questo, a me sembra un po' singolare che si decida di sospendere un contributo a un'agenzia delle Nazioni Unite, e addirittura, non il Governo italiano, altri Governi, a partire da quello israeliano, ne chiedano lo scioglimento. Mi lasci fare il parallelo. È come se noi trovassimo 12 funzionari infedeli all'interno dell'Arma dei carabinieri o della Protezione civile e decidessimo di sciogliere l'Arma dei carabinieri o la Protezione civile.

Se questo è il punto, le chiedo di rivedere questa scelta e di dare un segnale. Lei ha usato una parola, l'ha ripetuta più di una volta: la parola è continuità. Il nostro Governo si muove in continuità rispetto ai Governi precedenti sul terreno della crisi mediorientale. Se fosse vero, signor Vice Ministro, se quella continuità ci fosse, dopo che l'Unione europea ha deciso di ripristinare quei fondi e di togliere qualsiasi forma di sospensione, l'Italia avrebbe fatto la stessa scelta dell'Unione europea. Invece, oggi, l'Italia si muove in maniera disallineata rispetto alla Commissione e alle sue scelte.

Signor Vice Ministro, crediamo che occorra un'azione politica. C'è il grande tema degli aiuti umanitari e c'è un tema, mi consenta, anche di dignità nazionale, oltre che di ragioni che, sono convinto, lei, il suo Governo e la Presidente del Consiglio vivano con grande angoscia: le ragioni dell'umanità, le ragioni di chi oggi è sotto le bombe, di chi non può mangiare e rischia di morire, di quei bambini morti per denutrizione, di quelle malattie che venivano citate, dei rischi che Medici senza frontiere e l'OMS hanno lanciato, addirittura, di un rischio concreto di epidemia di colera.

Se dovesse proseguire il conflitto, le proiezioni che ci dava l'Organizzazione mondiale della sanità erano spietate: tra i 60.000 e gli 85.000 morti per malattie. Laddove non uccidono le bombe, uccidono le malattie, come è stato spesso nella storia dell'umanità. Lei ricorderà un saggio splendido di Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, e quanto le malattie abbiano inciso nelle guerre coloniali di conquista, per esempio, agli albori della scoperta dell'America e della conquista dell'America da parte degli europei. Se è vero questo, se è vero che lei condivide con noi le ragioni dell'umanità, penso che, per ragioni di dignità nazionale, occorrerebbe dire al Governo di Israele che è uno scandalo che ci siano 1.500 camion spiaggiati lì dove c'è di tutto, dai pacchi di riso al cibo in scatola, ai medicinali, ai beni salvavita, a cose fondamentali.

C'è una questione di dignità nazionale, perché quelle cose, quelle merci, quei beni sono pagati con le risorse dei contribuenti italiani ed europei e noi non possiamo consentire che non passino. Così come non possiamo consentire che non ci sia la politica. Lei dice il Governo italiano è per il cessate il fuoco. Benissimo, forse poteva esserlo anche prima che ci fosse un voto del Parlamento, mi consenta.

Il Parlamento ha votato, la maggioranza si è astenuta su una mozione presentata dal Partito Democratico. Nei mesi precedenti, tutte le iniziative del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avevano previsto il cessate il fuoco e l'Italia, in quella sede, si è astenuta sempre, spesso spaccando anche il fronte europeo. Oggi c'è un ripensamento, è un fatto politico, ma quel ripensamento deve camminare sulle gambe della politica e le gambe della politica e della diplomazia dicono che l'Italia deve spingere, perché ci sia, accanto al cessate il fuoco e alla possibilità dell'ingresso degli aiuti umanitari, un passaggio che riguardi la pace. E il passaggio che riguarda la pace passa attraverso, indubbiamente, una conferenza, ma anche una scelta che non può essere più rimandata, signor Presidente, signor Vice Ministro, che è quella del riconoscimento dello Stato di Palestina. Lei dice, giustamente, l'obiettivo nostro, l'obiettivo da sempre della mia generazione, che è cresciuta con il sogno di quella stretta di mano tra Yasser Arafat e Yitzhak Rabin degli Accordi di Oslo, qual era? Quella di due Stati e di due popoli che convivessero in pace e sicurezza. Uno Stato c'è, è quello di Israele e va difeso, rispetto anche ai rigurgiti antisemiti che ci sono anche in Europa. Un altro Stato non c'è, però, che è quello palestinese, e lei sa benissimo che la sicurezza e la pace di Israele ci saranno soltanto se sarà costituito quell'altro Stato e non si può più aspettare.

Dunque, ribadiamo la richiesta che questo Governo italiano riconosca lo Stato di Palestina come arma di pressione diplomatica per dare uno sbocco alla crisi in Medio Oriente.

PRESIDENTE. Prima di passare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi dell'Istituto di istruzione superiore “Olivelli Putelli”, di Darfo Boario Terme, in provincia di Brescia. Grazie di essere qui (Applausi).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Stefanazzi ed altri n. 2-00343)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00343 presentata dai deputati Stefanazzi ed altri. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 21 marzo, il presidente della Commissione agricoltura ha rappresentato l'esigenza, sulla quale ha convenuto all'unanimità l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima, di posticipare al prossimo calendario dei lavori e, comunque, non prima del 15 aprile, l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 25 marzo, della proposta di legge n. 329 in materia di disciplina dell'ippicoltura.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la settimana 25-28 marzo.

Avverto, inoltre, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge 304-A, recante delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 25 marzo 2024 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 1014 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società "Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A." (Approvato dal Senato). (C. 1790​)

Relatore: BOF.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

CONTE ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione. (C. 304-A​)

Relatore: PAOLO EMILIO RUSSO.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

MOLINARI ed altri: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive. (C. 836-A​)

Relatore: SASSO.

4. Discussione sulle linee generali della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini .

La seduta termina alle 10,20.