CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 gennaio 2017
749.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
COMUNICATO
Pag. 31

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 17 gennaio 2017. — Presidenza del presidente, Francesco Saverio GAROFANI.

  La seduta comincia alle 14.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Piano d'azione europeo in materia di difesa.
COM(2016)950 final.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della Comunicazione in titolo.

  Daniele MARANTELLI (PD), relatore, introducendo l'esame del documento, ricorda che il Piano d'azione per la difesa europea è stato presentato dalla Commissione europea lo scorso 30 novembre 2016 e approvato dal Consiglio europeo il 15 dicembre scorso. Il Piano si inserisce in un più ampio contesto di iniziative avviate dall'Unione europea per promuovere una più forte integrazione degli Stati membri nel settore della difesa.
  Riferisce, quindi, che la Commissione europea segnala come da tempo sia iniziata a livello europeo un'approfondita riflessione su come migliorare la capacità dell'Unione europea di fare fronte alla sfide che si pongono in termini di difesa e sicurezza, considerati sia l'impatto della crisi finanziaria sui bilanci della difesa, che risultano in costante riduzione, sia la rapidità e l'imprevedibilità con cui si evolvono gli scenari internazionali. Nel Piano viene sottolineato che l'Europa, nel complesso, pur al secondo posto nel mondo per spesa militare, è nettamente distaccata dagli Stati Uniti, che mantengono una supremazia per entità delle risorse impegnate e per capacità innovativa. La Commissione evidenzia, altresì, che negli anni più recenti si registra una tendenza costante alla crescita della spesa militare anche in altri Paesi, a partire dalla Cina, con la conseguenza che si profila il rischio, in assenza di un'inversione di tendenza, di una progressiva marginalizzazione dell'Europa e di una inadeguatezza a prevenire e rispondere efficacemente ai rischi, e di una accentuazione del divario con altri Paesi sotto il profilo della capacità competitiva dell'industria della difesa.
  Osserva, quindi, che nel Piano viene anche sottolineato che, al di là dell'ammontare cumulato della spesa dei singoli Pag. 32Stati membri, a penalizzare l'Europa è anche la frammentazione della spesa e dei programmi di ricerca, di avanzamento tecnologico e di approvvigionamento dei nuovi sistemi. Per tale ragione, occorre, quindi, rafforzare le sinergie e rimediare alle fragilità che espongono l'Unione europea a rischi concreti. In particolare, sul piano quantitativo, tra il 2005 e il 2015 la spesa degli Stati membri per la difesa dell'Unione europea si è ridotta di quasi l'11 per cento, sino a raggiungere l'importo complessivo di circa 200 miliardi di euro. In questo scenario si colloca – in coerenza con una tendenza di lungo termine, che ha avuto inizio a partire dagli anni ’90 e che si è via via accentuata – il progressivo disimpegno degli Stati Uniti nei confronti dell'Europa e il ricollocamento delle priorità strategiche degli Stati Uniti nel Pacifico.
  Per altro verso, il ripetersi di gravi attentati terroristici in Europa ha suscitato una crescente domanda di sicurezza e di potenziamento dei sistemi e degli strumenti di monitoraggio dei rischi, di prevenzione e di reazione alle minacce: tale domanda consente di affrontare con un approccio più concreto e meno ideologicamente e pregiudizialmente critico il tema delle esigenze, anche di ordine finanziario, connesse al rafforzamento delle politiche per la difesa e la sicurezza.
  Il Piano d'azione evidenzia poi che continuamente intervengono novità quanto alla natura e all'origine delle minacce, per cui, accanto alle forme tradizionali di conflitto, si sono diffusi sempre di più pericoli e avversari non convenzionali – le cosiddette sfide asimmetriche – che pongono difficoltà nella individuazione dei potenziali nemici e accentuano la vulnerabilità dei Paesi sviluppati. Allo stesso tempo, tuttavia, tali novità giustificano un rinnovato impegno per il rafforzamento delle politiche comuni in materia.
  La Commissione segnala, dunque, come occorra cogliere l'occasione che si offre per realizzare tutti i progressi che possono servire allo scopo, tenuto conto del fatto che la prospettiva di un rilancio della difesa europea appare allo stato l'unico «cantiere» di natura istituzionale che sia possibile avviare a Trattati vigenti, sulla base di tutta una serie di disposizioni in essi contenute, che non sono state ancora pienamente sfruttate. Né tantomeno si possono trascurare i risvolti di ordine economico e industriale del tema, specie quando si considerino le necessità, di cui le istituzioni europee intendono farsi carico, di promuovere lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione e di difendere e valorizzare le attività manifatturiere in Europa attraverso il progetto che passa sotto il nome dei «rinascita industriale» e che ha bisogno di essere tradotto sul piano concreto, per evitare di ridursi ad una semplice parola d'ordine.
  A questo ultimo riguardo, la Commissione evidenzia come occorra considerare che l'espressione Defence Industrial Base Sector è stata coniata proprio per ricomprendere le attività di ricerca, progettazione, produzione di apparati, sistemi e componenti ad alto contenuto tecnologico destinati a soddisfare le esigenze militari e di sicurezza. Caratteristica essenziale del Defence Industrial Base Sector è la capacità di generare esternalità positive anche per i settori produttivi civili in termini di innovazione e progresso tecnologico e, allo stesso tempo, di avvalersi degli avanzamenti e dei progressi che l'industria civile può offrire. Si determina, dunque, una sempre più stretta interdipendenza fra industria civile e industrie della difesa che assicura il travaso di competenze, di applicazioni e di processi produttivi dall'uno all'altro settore.
  In questo contesto, il Piano d'azione della Commissione europea offre un'occasione preziosa perché delinea una strategia coordinata e coerente che non si limita ad affermare obiettivi strategici di carattere generale, ma contempla anche interventi e misure concreti, in primo luogo di ordine finanziario, alcuni dei quali hanno già trovato parziale attuazione, sia pure in via sperimentale.
  Rileva, quindi, che il Piano si articola in tre assi principali: l'istituzione di un fondo europeo per la difesa a sostegno degli investimenti in attività di ricerca Pag. 33comune e dello sviluppo congiunto di attrezzature e tecnologie di difesa; la promozione di investimenti nelle catene di approvvigionamento della difesa; e il rafforzamento del mercato unico della difesa.
  Come precisato dalla Commissione, il fondo europeo per la difesa comprenderà due sezioni complementari ma distinte: una per il finanziamento di progetti di ricerca collaborativa nel settore della difesa a livello di Unione europea e una per lo sviluppo e l'acquisto di capacità di difesa da parte di Stati membri che desiderino partecipare.
  La sezione per la ricerca dispone per il 2017 di uno stanziamento di 25 milioni di euro, già definito in sede di approvazione del bilancio dell'Unione europea per il 2017 lo scorso dicembre, che sarà dedicato all'avvio di un'azione preparatoria per la ricerca. Inoltre, la Commissione prevede di proseguire tale finanziamento negli anni successivi, con la possibilità di raggiungere un totale di 90 milioni di euro per il periodo complessivo 2017-2020.
  Per il successivo quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea, relativo al periodo 2021-2027, la Commissione, sulla base di risultati dell'azione preparatoria, intende istituire un apposito programma di ricerca nel settore della difesa con una dotazione annua stimata di 500 milioni di euro.
  La sezione per le capacità dovrebbe fungere da strumento finanziario per permettere agli Stati membri partecipanti di sviluppare ed acquistare capacità di difesa (mezzi militari comprese le attrezzature materia e le tecnologie). Le capacità strategiche prioritarie verrebbero concordate dagli Stati membri, che sarebbero proprietari della tecnologia e delle attrezzature. Tale sezione verrebbe finanziata mediante aggregazione dei contributi nazionali e godrebbe, ove possibile, del sostegno del bilancio dell'Unione europea. Anche se è intenzione avviare uno studio esplorativo per elaborare una stima più accurata, la Commissione europea valuta che questa sezione dovrebbe essere in grado di mobilitare circa 5 miliardi di euro all'anno, sulla base di contributi degli Stati membri – che sarebbero esclusi dal calcolo del deficit di bilancio ai sensi del Patto di stabilità e crescita – e di finanziamenti dell'Unione europea. Tale importo, che corrisponde al 2,5 per cento del totale della spesa nazionale per la difesa dell'Unione europea e al 14 per cento della spesa nazionale per le capacità di difesa, colmerebbe il divario rispetto all'obiettivo concordato dagli Stati membri dell'Agenzia per la difesa europea di destinare il 35 per cento della spesa per i materiali a progetti collaborativi. È bene ricordare che nel periodo 2010-2014 gli Stati membri dell'Agenzia europea per la difesa hanno investito in media il 19,6 per cento della spesa totale per i materiali in progetti collaborativi.
  La Commissione, inoltre, aggiunge che la sezione capacità dovrebbe articolarsi su due livelli: un primo livello, aperto a tutti gli Stati membri, consisterebbe in una «struttura di coordinamento» che definirebbe il quadro comune per lo sviluppo di progetti specifici attraverso norme comuni. Il secondo livello consisterebbe, invece, in progetti specifici volti a sviluppare capacità comuni sulla base della partecipazione volontaria degli Stati membri. Le decisioni di carattere finanziario e operativo relative ai progetti specifici e le relative modalità di finanziamento resterebbero in capo agli Stati membri partecipanti a ciascun progetto, secondo le norme stabilite a livello di struttura di coordinamento. Gruppi diversi di Stati membri potrebbero partecipare a vari progetti singoli.
  Le due sezioni – nell'intenzione della Commissione – saranno integrate da un consiglio di coordinamento che riunirà la Commissione, l'Alto rappresentante, gli Stati membri, l'Agenzia europea per la difesa (EDA) e, ove opportuno, anche l'industria. Il compito principale del consiglio sarà quello di garantire la coerenza tra le due «sezioni».
  Per quanto riguarda il secondo asse del Piano d'azione, quello relativo alla promozione di investimenti nelle catene di approvvigionamento della difesa, la Commissione propone una serie di azioni volte Pag. 34a rafforzare gli investimenti nelle piccole e medie imprese, imprese iniziali (start-up), imprese a media capitalizzazione e altri fornitori dell'industria della difesa.
  In particolare, la Commissione sosterrà, in seno agli organi decisionali della Banca europea degli investimenti (BEI), l'adeguamento dei criteri di prestito della banca al settore della difesa; promuoverà il cofinanziamento, tramite i fondi strutturali e d'investimento europei, dei progetti di investimento produttivo e della modernizzazione delle catene di approvvigionamento nel settore della difesa. Inoltre, verrà incentivato lo sviluppo di poli regionali industriali di eccellenza nell'ambito della difesa; infine, verrà promosso il sostegno allo sviluppo di competenze nel settore della difesa.
  Per quanto riguarda il terzo asse, quello relativo al mercato unico della difesa, il Piano prevede una serie di azioni per rafforzare l'efficacia e l'effettività e aiutare le imprese a operare a livello transfrontaliero. A questo fine la Commissione non intende proporre nuove iniziative di natura legislativa, ma promuoverà l'applicazione effettiva della direttiva sugli appalti nei settori della difesa e della sicurezza (direttiva 2009/81/CE) e della direttiva sui trasferimenti intra-Unione europea di prodotti per la difesa (direttiva 2009/43/CE). Per quanto riguarda gli appalti pubblici nel settore della difesa, la Commissione rileva che una percentuale alquanto significativa di questi è aggiudicata ancora senza che venga applicata la normativa europea. Ai dati del 2014 circa il 78 per cento di tutti gli approvvigionamenti di materiali è avvenuto a livello nazionale. In particolare – per quanto riguarda la direttiva sui trasferimenti intra-Unione europea di prodotti per la difesa che ha introdotto un sistema semplificato di licenze mediante licenza generale di trasferimento (LGT) – la Commissione rileva che persistono tuttora sistemi diversi di licenze nei diversi Paesi d'Europa, molto disomogenei per quanto concerne il contenuto della licenza generale di trasferimento, gli obblighi nazionali in materia di certificazione delle imprese e l'utilizzo delle eccezioni. La Commissione si concentrerà sull'attuazione effettiva della direttiva, anche mediante azioni esecutive.
  La Commissione intende inoltre assumere iniziative in materia di sicurezza dell'approvvigionamento; normazione e valutazione di conformità, rafforzamento delle sinergie civili/militari, in particolare in materia di servizi di comunicazione satellitare; programma Copernicus di osservazione della Terra; cibersicurezza e sicurezza marittima.
  In conclusione, sottolinea come occorra cogliere l'occasione offerta dal Piano per svolgere, anche in Italia, e non solo a livello europeo, un ragionamento complessivo sulle prospettive di aggiornamento e di crescita del comparto della difesa e della sicurezza che sia in grado, per un verso, di rispondere alla domanda crescente dei cittadini europei di maggiore sicurezza e, per altro verso, di garantire più ampie prospettive di sviluppo e di potenziamento delle capacità competitive all'industria europea. Tra le altre cose, anche sulla base delle esperienze più evolute a livello internazionale, si pone l'esigenza di collegare più strettamente i diversi soggetti competenti in materia, sia a livello governativo – attraverso una azione congiunta dei Ministeri della difesa, degli esteri, dello sviluppo economico e della università e delle ricerca, che devono elaborare strategie e programmi in maniera più integrata – sia a livello di università, mondo della ricerca e sistema industriale. L'Italia dispone di un apparato industriale che in questo comparto presenta eccellenze riconosciute a livello internazionale, come conferma la partecipazione a numerosi programmi comuni a livello europeo.
  Ritiene che in questo caso il Paese patisca le conseguenze di una carenza di indirizzi e strategie comuni e di una frammentazione dell'apparato produttivo, che, al di là del caso di Leonardo-Finmeccanica, è costituito prevalentemente di imprese di piccole e medie dimensioni, comunque non comparabili con i colossi di altri Paesi, non soltanto americani. Il Paese ha, a suo avviso, tutto l'interesse a promuovere e sostenere le Pag. 35iniziative assunte a livello europeo in questo campo; per questo motivo è essenziale che il Governo monitori i progressi negoziali in corso e assicuri al sistema italiano la possibilità di contribuire concretamente alla attuazione dei progetti sperimentali già avviati dalla Commissione europea.
  In conclusione, stante l'importanza oggettiva del Piano in esame e il suo carattere trasversale, che tocca diversi ambiti e profili, propone di svolgere alcune audizioni per acquisire utili elementi di informazione e valutazione ai fini di una più approfondita istruttoria.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, osserva che lo svolgimento di eventuali audizioni potrà essere discusso nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Quindi, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.20.