ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00649

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 691 del 10/05/2022
Firmatari
Primo firmatario: DORI DEVIS
Gruppo: MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI
Data firma: 10/05/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROMANIELLO CRISTIAN MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI 10/05/2022
MENGA ROSA MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI 10/05/2022
SIRAGUSA ELISA MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI 10/05/2022
ROMANO PAOLO NICOLO' MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI 10/05/2022
FIORAMONTI LORENZO MISTO-MAIE-PSI-FACCIAMOECO 10/05/2022
FRATOIANNI NICOLA LIBERI E UGUALI 10/05/2022
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 10/05/2022
PAXIA MARIA LAURA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 10/05/2022
D'AMBROSIO GIUSEPPE MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 10/05/2022


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00649
presentato da
DORI Devis
testo di
Martedì 10 maggio 2022, seduta n. 691

   La Camera,

   premesso che:

    la Commissione europea, al fine di fornire una definizione univoca rispetto alle tipologie di attività economiche e di investimenti che possano definirsi «ecosostenibili», a maggio 2018 ha presentato la proposta di regolamento sulla «tassonomia verde europea», approvato dal Consiglio europeo il 10 giugno 2020 e dal Parlamento europeo il 18 giugno, con il titolo «Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, relativo all'istituzione di un quadro per favorire gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088»;

    per l'attuazione di tale regolamento, la Commissione si è impegnata ad adottare atti delegati, contenenti specifici criteri di vaglio tecnico, al fine di integrare i principi sanciti nel regolamento e stabilire quali attività economiche possano contribuire a perseguire ciascun obiettivo ambientale. In particolare, si è impegnata ad adottare criteri riguardanti la mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici entro la fine del 2021 ed entro la fine del 2022, criteri relativi agli altri quattro obiettivi ambientali: uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso un'economia circolare, prevenzione e riduzione dell'inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;

    a seguito dell'adozione di un primo atto delegato, relativo agli aspetti climatici della tassonomia dell'Unione europea avvenuta in data 21 aprile 2021, la Commissione europea ha avviato un'ampia discussione in ambito europeo sull'inclusione delle tecnologie relative all'energia nucleare e al gas naturale tra quelle che possano definirsi sostenibili;

    nel luglio 2021 è stata resa nota la lettera inviata da cinque Paesi europei, Germania, Austria, Spagna, Danimarca, Lussemburgo, con la quale si proponeva alla Commissione europea di escludere il nucleare dalla classificazione verde della tassonomia al fine di non favorirlo in aiuti e corsie preferenziali nel Green Deal europeo, di transizione e contrasto ai cambiamenti climatici;

    le insanabili divergenze tra gli Stati membri hanno comportato in un primo tempo il fallimento di qualsiasi forma di mediazione in favore di un accordo che includesse anche le attività relative all'energia nucleare e al gas naturale nel regolamento delegato 2021/2139 pubblicato il 10 dicembre 2021, con cui viene integrato il regolamento (UE) n. 2020/852;

    tuttavia, il 31 dicembre 2021 la Commissione ha pubblicato una bozza di atto delegato secondo la quale i progetti nucleari con permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 sarebbero idonei ad attrarre investimenti privati, purché in grado di prevedere piani per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning delle centrali nucleari, come sarebbero ammissibili sinché i progetti sul gas con autorizzazioni rilasciate entro il 2030, purché soddisfino una serie di condizioni, come emissioni inferiori a 270 grammi di CO2 equivalente per kWh;

    il 21 gennaio 2022 la Platform on Sustainable Finance (Psf), il gruppo di esperti scientifici al quale la Commissione ha chiesto un parere in merito, ha respinto l'inclusione di gas e nucleare nella tassonomia, dichiarandosi «profondamente preoccupati dagli impatti ambientali che ne potrebbero derivare»;

    il 2 febbraio 2022 la Commissione europea ha definitivamente approvato l'atto delegato Taxonomy Complementary Climate includendo, sotto specifiche condizioni, anche nucleare e gas tra quelle attività che possono definirsi sostenibili, sottoponendolo al Consiglio e al Parlamento europeo, che hanno 3 mesi di tempo, prorogabili di un ulteriore mese, per opporre un veto attraverso una maggioranza qualificata pari a 20 Stati membri o attraverso un voto a maggioranza assoluta del Parlamento;

    tale inclusione pregiudica completamente il sistema originariamente concepito dall'Unione europea per orientare gli investimenti verso attività e progetti green nell'ottica di conseguire gli obiettivi europei di decarbonizzazione, stante il fatto che qualificare la produzione di energia nucleare e il ricorso al gas naturale come attività ecosostenibili, causa l'effetto di sottrarre risorse ad attività e progetti effettivamente «puliti» per destinarli ad attività inquinanti;

    vale infatti la pena ricordare che l'Italia ha prodotto energia nucleare per poco tempo, eppure l'attività di decommissioning e la gestione dei rifiuti radioattivi non si sono ancora concluse. Dopo 34 anni dallo spegnimento dei reattori italiani il problema dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari e dagli altri siti nucleari ad esse correlate non sono stati ancora risolti e attualmente i rifiuti radioattivi sono in parte all'estero per essere riprocessati per poi tornare in Italia e in parte sono dislocati in 19 siti temporanei sul territorio nazionale;

    sul territorio nazionale ci sono anche elementi di combustibile radioattivo di provenienza extranazionale. Infatti, nell'impianto Itrec tra il 1968 e il 1970 sono stati trasferiti 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota). In seguito, sono state condotte ricerche sui processi di ritrattamento e ri-fabbricazione del ciclo uranio-torio per verificare l'eventuale convenienza tecnico-economica rispetto al ciclo del combustibile uranio-plutonio normalmente impiegato. Dello smaltimento dei relativi rifiuti radioattivi si dovrà fare carico l'Italia, salvo che sia concordato il trasferimento negli Usa;

    si stima che a oggi il prelievo sulla bolletta elettrica per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e di smantellamento delle centrali nucleari ammonti a 4 miliardi di euro;

    come emerge da quanto sopra riportato non vi è alcuna convenienza economica a sostenere investimenti e più in generale iniziative a favore della produzione di energia nucleare;

    la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, nel 1987 e nel 2011, attraverso i quali i cittadini italiani hanno espresso chiaramente la volontà di non produrre energia nucleare. Sotto il profilo formale, si ricorda che il referendum abrogativo è considerato un «atto-fonte dell'ordinamento dello stesso rango della legge ordinaria» (Corte costituzionale 3 febbraio 1987 n. 29) e il suo esito è rinforzato dal divieto (ricavato dall'articolo 75 della Costituzione) di ripristino delle norme abrogate a seguito di un'iniziativa referendaria (Corte costituzionale 17 luglio 2012 n. 199);

    l'Unione europea ha fissato traguardi ambiziosi per conseguire l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e l'effetto diretto della guerra in Ucraina sulla questione energetica pone l'urgenza di affrancare l'Europa dalla dipendenza dalle importazioni di gas e prodotti petroliferi dalla Russia, valutando il modo migliore per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico ai paesi membri;

    in questo contesto verrebbe rilanciato da più parti il nucleare «di IV generazione» come tecnologia da prendere in considerazione nel processo di decarbonizzazione del nostro Paese, riaprendo il dibattito sul ruolo di questa tecnologia nella lotta ai cambiamenti climatici e nell'approvvigionamento energetico dell'Italia, ma allo stato attuale, pur essendo da decenni allo studio, con stime di costi futuri ancora largamente non attendibili, non si sono ancora concretizzati impianti utilizzabili diffusamente in sicurezza e si ritiene che i primi prototipi possano essere disponibili non prima del 2030 e quelli commerciali non prima del 2040, collocando di fatto i reattori di IV generazione in un futuribile scenario, del tutto fuori gioco rispetto ai tempi di conseguimento degli obiettivi sulla neutralità climatica e alla necessità di perseguire l'autonomia energetica del Paese;

    i progetti in corso in varie parti del mondo (Cina, India e altri) non hanno le dimensioni per portare significativamente al di sopra del 2 per cento la quota di consumi finali d'energia oggi spettante al nucleare, con costi che sarebbero fino a 10 volte superiori a quelli del fotovoltaico, come si è potuto registrare in recenti bandi dell'Unione europea confrontati con i costi della centrale nucleare di Hinkley Point (GB). Nella stessa Europa il peso del nucleare è caduto dal 17 per cento al 10 per cento dei soli impieghi elettrici, mentre i reattori «III+» non vedono ancora la luce nei Paesi in cui sono in costruzione;

    Unione europea, Giappone, USA, Russia, Cina, Corea e India stanno collaborando a un programma comune per la realizzazione del reattore a fusione sperimentale Iter (International thermonuclear experimental reactor), cui partecipa «ENEA-Fusione» attraverso l'Agenzia europea Fusion For Energy (F4E). La costruzione cominciata nel 2007 nel sito europeo di Cadarache nel sud della Francia, sarebbe dovuta terminare nel 2016, ma ad oggi le stime sono state riviste e l'avvio delle prime attività del reattore sperimentale Iter è stimato, secondo i proponenti, non prima del 2025 e la sua piena capacità si pensa sia raggiungibile non prima del 2035, con un costo per la ricerca e costruzione originariamente stimato per 11 miliardi di dollari, ma che già nel 2017 aveva superato i 20 miliardi di dollari,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi e a sostenere in sede europea l'opposizione all'atto delegato complementare sul nucleare e sul gas naturale, al fine di escludere le attività nel settore del gas naturale e dell'energia nucleare dalle attività economiche considerate sostenibili e, in quanto tali, finanziabili nell'ambito della cosiddetta tassonomia verde;

2) in ossequio agli esiti dei referendum abrogativi del 1987 e del 2011, ad astenersi da ogni iniziativa volta a consentire nuovamente lo sfruttamento e l'impiego dell'energia nucleare da fissione in Italia, e, quindi, anche ad escludere che nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) in fase di revisione siano contemplate tali attività;

3) ad adottare iniziative per perseguire velocemente la transizione verso le energie pulite, al fine di conseguire l'autonomia energetica e la riduzione dei costi energetici, accelerando lo sviluppo delle energie rinnovabili e la produzione delle loro componenti chiave, anche snellendo i procedimenti autorizzativi e migliorando l'efficienza energetica e la gestione del consumo di energia.
(1-00649) «Dori, Romaniello, Menga, Siragusa, Paolo Nicolò Romano, Fioramonti, Fratoianni, Villarosa, Paxia, D'Ambrosio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

energia nucleare

produzione d'energia

indipendenza energetica