ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00167

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 158 del 08/04/2019
Abbinamenti
Atto 1/00163 abbinato in data 08/04/2019
Atto 1/00166 abbinato in data 08/04/2019
Atto 1/00168 abbinato in data 08/04/2019
Atto 1/00169 abbinato in data 08/04/2019
Atto 1/00170 abbinato in data 11/04/2019
Atto 1/00171 abbinato in data 11/04/2019
Firmatari
Primo firmatario: PANIZZUT MASSIMILIANO
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 08/04/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
DE MARTINI GUIDO LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
BOLOGNA FABIOLA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
FOSCOLO SARA LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
LAZZARINI ARIANNA LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
LAPIA MARA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
LOCATELLI ALESSANDRA LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
TIRAMANI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
MENGA ROSA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
ZIELLO EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER 08/04/2019
NAPPI SILVANA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
PROVENZA NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
SAPIA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
SARLI DORIANA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
SPORTIELLO GILDA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
TRIZZINO GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
TROIANO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
VOLPI LEDA MOVIMENTO 5 STELLE 08/04/2019
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2019


Stato iter:
11/04/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/04/2019
Resoconto PANIZZUT MASSIMILIANO LEGA - SALVINI PREMIER
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 08/04/2019
Resoconto LEPRI STEFANO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI
Resoconto PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 08/04/2019
Resoconto FONTANA LORENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (FAMIGLIA E DISABILITA')
 
PARERE GOVERNO 11/04/2019
Resoconto FONTANA LORENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (FAMIGLIA E DISABILITA')
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/04/2019
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI
Resoconto VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto CALABRIA ANNAGRAZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LOCATELLI ALESSANDRA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto PALMIERI ANTONIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/04/2019
Resoconto BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto FONTANA LORENZO LEGA - SALVINI PREMIER
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/04/2019

DISCUSSIONE IL 08/04/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 08/04/2019

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 11/04/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/04/2019

ACCOLTO IL 11/04/2019

PARERE GOVERNO IL 11/04/2019

DISCUSSIONE IL 11/04/2019

APPROVATO IL 11/04/2019

CONCLUSO IL 11/04/2019

Atto Camera

Mozione 1-00167
presentato da
PANIZZUT Massimiliano
testo presentato
Lunedì 8 aprile 2019
modificato
Giovedì 11 aprile 2019, seduta n. 161

   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è afflitta ormai da diversi anni da quadro generale di severa crisi demografica. Crisi che è risultato di una lunga inerzia nel governare i processi di trasformazione socio-economica che si sono manifestati negli ultimi decenni in cui la popolazione italiana ha conosciuto profondi cambiamenti che ne hanno radicalmente modificato la struttura e la composizione;
    la drastica caduta della natalità — giunta a livelli tra i più bassi al mondo – è stata, infatti, accompagnata da una serie di fattori, tra i quali nuovi modelli e tempistiche di formazione delle famiglie; un aumento della longevità e dall'invecchiamento della popolazione, nonché nuove dinamiche dei flussi migratori;
    l'immagine di un'Italia costituita in maggioranza da famiglie numerose appartiene ormai ad un remoto passato. In termini di fecondità, con 1,32 figli per donna il nostro Paese si attesta ben al di sotto della media dell'Unione europea (Ue) di 1,59. A partire dalla seconda metà degli anni Settanta il tasso di fecondità totale è sceso al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 figli e da almeno trent'anni presenta valori tra i più bassi del Continente;
    secondo i dati Istat, le nascite in Italia continuano a diminuire incessantemente dal 2008, quando raggiunsero il picco massimo di 576.659 su tutto il territorio nazionale, per poi scendere a 561.944 nel 2010, a 485.780 nel 2015 e addirittura a 458.151 nel 2017, con un decremento di oltre 15 mila rispetto all'anno precedente;
    tra il 2014 e il 2017 le nascite sono quindi diminuite di circa 45 mila unità, mentre la diminuzione dal 2008 è stata di quasi 120 mila unità; nel 2018, il numero delle nascite è sceso di 9 mila unità rispetto al 2017 e si attesta attorno ad un dato complessivo di circa 449 mila nati sul territorio nazionale;
    tali dati sono significativi, soprattutto se si pone mente al fatto che nel 1964 si raggiunse il picco di nascite, con un dato annuo che superava il milione, per poi rimanere al di sopra delle 900 mila nascite negli anni Sessanta e al di sopra delle 800 mila negli anni Settanta;
    negli ultimi anni si è registrato anche un aumento costante dei decessi, passando dai 593.427 del 2011 ai 649.061 del 2017; il costante calo delle nascite ed il progressivo incremento dei decessi provoca inevitabilmente una riduzione della popolazione complessiva, in quanto il saldo naturale della popolazione è negativo ed è tale ormai dalla metà degli anni Novanta, salvo qualche piccola eccezione;
    ne consegue che, dal 2015 in poi, anche la popolazione complessiva è in costante riduzione, cosa che non accadeva addirittura dal 1952, negli ultimi tre anni, la popolazione complessiva si è quindi ridotta di ben 300 mila persone e il trend è destinato a continuare anche in futuro;
    secondo il rapporto su «Il futuro demografico del Paese», recentemente pubblicato dall'Istat, secondo uno scenario mediano – quindi, non troppo ottimistico né eccessivamente pessimistico – in Italia la popolazione residente attesa nel 2045 dovrebbe essere pari a circa a 59 milioni, per scendere poi attorno ai 54,1 milioni nel 2065; la flessione rispetto al 2017 (60,6 milioni) sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 2045 e a 6,5 milioni nel 2065, mentre tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62; tra il 2045 e il 2065, pertanto, la popolazione diminuirebbe di ulteriori 4,9 milioni, registrando una riduzione medio annua del 4,3 per mille;
    lo stesso rapporto prevede altresì che il Mezzogiorno perderebbe popolazione per tutto il periodo, mentre nel Centro-nord, dopo i primi trent'anni di previsione con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione soltanto dal 2045 in avanti; è prevedibile che negli anni a venire si registri uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord, in particolare nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71 per cento di residenti contro il 66 per cento di oggi, mentre il Sud arriverebbe ad accoglierne il 29 per cento contro il 34 per cento attuale;
    le future nascite, secondo il citato documento, non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi e se nel breve periodo il saldo naturale dovrebbe attestarsi attorno a quota –200 mila, nel medio e lungo periodo il saldo negativo dovrebbe raggiungere la quota di –300 e –400 mila persone;
    ulteriore effetto del calo delle nascite e del costante – e positivo – aumento della speranza di vita è che l'età media tende a crescere anno dopo anno e si attesta attualmente attorno ai 45 anni;
    le conseguenze del calo demografico e del progressivo invecchiamento della popolazione sono molto pesanti;
    anzitutto, un Paese nel quale è sempre più preponderante il peso degli ultrasessantacinquenni è destinato a spendere sempre di più per la previdenza, l'assistenza e la sanità, mentre si trova a dover ridurre gli interventi nel settore educativo in quanto bambini e ragazzi sono sempre meno;
    un Paese nel quale la presenza di ultrasessantacinquenni è sempre più massiccia si confronta quotidianamente con una riduzione della popolazione attiva, cioè di quella parte della popolazione compresa tra i 20 e i 65 anni che di fatto produce la ricchezza;
    il numero dei lavoratori non soltanto si contrae costantemente, ma denota un progressivo invecchiamento che, secondo i più recenti studi, comporta una riduzione della produttività, in quanto le persone mediamente più anziane sono generalmente meno capaci di adeguarsi ai continui mutamenti socio-economici e al progresso tecnologico;
    inoltre, il progressivo invecchiamento della popolazione comporta da un lato una riduzione della popolazione in età feconda, cioè delle donne tra i 15 e i 49 anni, con una conseguente ed ulteriore riduzione del numero delle nascite, e dall'altro un aumento dei decessi, nonostante la speranza di vita sia sempre in aumento;
    il fenomeno descritto non è circoscritto solo al nostro Paese, ma è una tendenza che accomuna tutta l'Europa e il continente americano;
    la popolazione europea è cresciuta dai 447 milioni del 1950 ai circa 600 milioni attuali, ma secondo alcuni dati estrapolati da uno studio delle Nazioni Unite già nel 2050 si prevede una drastica riduzione di circa 20 milioni di persone;
    confrontando i tassi di fecondità, si evince tuttavia che l'Italia è sicuramente il Paese che vive le maggiori difficoltà; a metà degli anni Novanta, l'Italia ha raggiunto il picco più basso, equivalente a 1,19 figli per donna, tasso successivamente salito sino a 1,46 nel 2010 ed attualmente attestatosi a 1,32; a questo calo ha contribuito la drastica diminuzione nell'incidenza delle donne con tre o più figli (dal 36,2 al 10,4 per cento) e la crescita nella quota delle donne rimaste senza figli (dal 13,8 al 25,4 per cento) o con un figlio (dal 17,5 al 28 per cento);
    i dati italiani su natalità e fecondità della popolazione residente, se comparati a quelli di altri Paesi, mostrano peraltro come nel nostro Paese solo una parte delle donne scelga volutamente di non fare figli o di fermarsi al primo; per le altre, invece, si tratta di necessità, correlata ad una serie di fattori quali la paura della perdita del posto di lavoro, le proprie possibilità economiche rispetto ai costi che un figlio comporta, la mancanza di un sostegno strutturale al lavoro femminile e l'oggettiva difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
    ad oggi la maternità di una lavoratrice rappresenta – soprattutto per le piccole medie e imprese – un costo aggiuntivo poiché alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro pongono a carico dell'impresa il 20 per cento della retribuzione residuale non corrisposta dall'Inps (che ai sensi dell'articolo 22, comma 1, del decreto legislativo del 26 marzo 2001, n. 151 riconosce un'indennità giornaliera pari all'80 per cento della retribuzione per tutto il periodo del congedo di maternità) e spesso il datore di lavoro affianca alla futura mamma, nei mesi precedenti il congedo di maternità, una figura sostitutiva, cui spetta anche in questa fase transitoria il trattamento retributivo pattuito;
    nel complesso, la situazione demografica italiana si presenta particolarmente preoccupante per la presenza di diverse distorsioni strutturali – diminuzione donne in età feconda, contenuto livello di fecondità, quota elevata di anziani – che sono destinate a produrre per molto tempo un ammontare di decessi superiore a quello dei nati, una riduzione dell'ammontare della popolazione, un ricambio insufficiente nelle età lavorative e un calo dell'ampiezza delle nuove generazioni;
    è, inoltre, in atto un processo di frammentazione e semplificazione delle strutture familiari, con una forte crescita delle famiglie formate da una sola persona, più che raddoppiate nell'ultimo trentennio (da 3,8 a 8 milioni); nello stesso periodo sono aumentate le famiglie nucleari (+1 milione), sono diminuite le coppie con figli (-1,5 milioni), cresciute quelle senza figli (+1,5 milioni) e i nuclei monogenitore (+1 milione);
    continuano poi a diminuire le famiglie numerose con cinque e più componenti, che negli anni ’70 erano oltre 3,4 milioni, una per ogni 5 famiglie, e oggi sono 1,4 milioni, una per ogni 17 famiglie; famiglie che mostrano, per altro, un maggiore rischio di povertà ed esclusione sociale. Nel complesso, le famiglie con tre figli sono 902 mila, 133 mila sono le famiglie con quattro figli e appena 30 mila quelle con cinque o più figli;
    il tema del superamento del nostro «inverno demografico» è una questione di interesse nazionale che deve essere al posta al centro dell'agenda politica;
    l'attenzione dell'Esecutivo in questa direzione è testimoniata dall'istituzione di un Ministro con delega alle politiche per la famiglia e dalle prime misure adottate nell'ambito della manovra di bilancio 2019-2021 ai fini del sostegno della genitorialità e della natalità, tra le quali si ricordano: la nuova disciplina del Fondo per le politiche della famiglia, la cui dotazione strutturale è stata elevata da 5 a oltre 100 milioni di euro annui; lo stanziamento di oltre 440 milioni di euro per la proroga e il rafforzamento per ogni figlio successivo al primo dell'assegno di natalità; l'incremento da 1.000 a 1.500 euro annui dell'assegno destinato al pagamento delle rette per la frequenza di asili nido pubblici o privati autorizzati, ovvero per le forme di assistenza presso la propria abitazione nelle famiglie con bambini affetti da gravi patologie croniche; le nuove modalità più flessibili di fruizione del congedo di maternità; la proroga e l'ampliamento della durata sino a sei giorni del congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente; la ridefinizione e il finanziamento della Carta della famiglia e, infine, le agevolazioni in tema di lavoro agile a favore delle madri lavoratrici e dei lavoratori con figli in condizioni di disabilità;
    tali primi interventi costituiscono solo un primo passo di un disegno complessivo diretto a ricondurre ad unità politiche pubbliche oggi ancora troppo frammentate, disordinate, disomogenee;
    per evitare che la crisi demografica prosciughi, nel lungo periodo, le finanze pubbliche e depotenzi il sistema di protezione sociale, occorre, infatti, attuare una vera e propria riforma strutturale, capace di agire, contestualmente, su tutti i fattori di sostegno alla famiglia: dai trasferimenti monetari diretti – quali le diverse tipologie di assegni familiari, l'assegno di natalità, il premio alla nascita, il bonus per gli asili nido, e altro, a quelli indiretti – quali i diversi sgravi fiscali –, sino al variegato universo delle prestazioni e dei servizi di welfare (asili nido e servizi per la prima infanzia, consultori e centri per la famiglia, e altro) e alle altre specifiche azioni di supporto a partire da quelle per la conciliazione dei tempi tra vita professionale e vita familiare (congedi di maternità e di paternità, smart working, e altro), senza trascurare il ruolo strategico che può e deve svolgere l'incentivazione alle moderne forme di welfare familiare aziendale;
    dal punto di vista della spesa pubblica, il «criterio guida» di una riforma siffatta dovrebbe essere quello di assicurare la completa integrazione e complementarietà tra le componenti di spesa fiscale per la famiglia e quelle di carattere lato sensu assistenziale, che oggi invece appaiono non coordinarsi tra loro, secondo una logica comune che metta al centro la famiglia, i suoi bisogni e il suo benessere; vi sono troppi istituti con analoghe finalità di sostegno, destinati a platee diverse con criteri di accesso differenziati, in alcuni casi con valenza a regime in altri temporanei, che determinano un quadro confuso nel quale alcune esigenze rimangono prive di tutela, mentre altre registrano sovrapposizioni di interventi prive di fondamento;
    tutti gli osservatori concordano sulla stretta correlazione tra andamento demografico ed equilibri di bilancio, individuando nelle tendenze demografiche avverse uno dei principali fattori di rischio per la sostenibilità di lungo periodo della spesa pensionistica e sanitaria;
    l'investimento nel capitale umano e sociale delle famiglie è un investimento ad alto valore aggiunto, che al pari di quelli produttivi presenta un effetto moltiplicatore sia in termini di rilancio della crescita, sia in termini di salvaguardia della sostenibilità del nostro sistema di welfare; lo stesso Parlamento europeo ha del resto invocato un maggior coordinamento delle politiche macroeconomiche e sociali affinché la crescita, la competitività e la produttività del sistema economico rispondano al meglio alle sfide del declino demografico e dello squilibrio generazionale,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in sede di Unione europea affinché, nell'ambito di una riforma del patto di stabilità e crescita, sia introdotta una nuova fattispecie di « Golden rule» per gli investimenti nelle politiche familiari ossia uno specifico spazio di flessibilità di bilancio da destinare a interventi di riforma strutturali specificamente rivolti ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese sino a traguardare almeno la media europea;
2) a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare, finalizzato a razionalizzare i diversi istituti vigenti a sostegno della natalità e della genitorialità, con l'obiettivo di pervenire ad un sistema organico più semplice e coordinato delle diverse misure di sostegno di natura assistenziale e fiscale, che tenga conto della situazione effettiva di ciascun nucleo familiare e garantisca, secondo una logica coerente, interventi complementari nei diversi ambiti dei sussidi, delle agevolazioni tributarie, dell'assistenza all'infanzia, dei servizi alla persona, della conciliazione dei tempi di vita professionale e familiare e delle pari opportunità;
3) a prevedere, nell'ambito del suddetto complessivo intervento di riordino iniziative per:
   a) un unico beneficio di natura monetaria destinato alle famiglie con prole, parametrato al numero, alla condizione e all'età dei figli e graduato in base alla sua effettiva situazione economica, destinato al sostegno delle spese per la crescita, il mantenimento e l'educazione dei figli;
   b) una rimodulazione dell'Irpef e, in particolare, del sistema delle tax expenditures (detrazioni e deduzioni) dirette al sostegno delle spese familiari, al fine di ridurre l'intensità del prelievo fiscale in favore delle famiglie, in particolare per quelle numerose e con figli in condizioni di disabilità, agevolare l'accesso alla prima casa e le locazioni in favore delle giovani coppie, nonché introdurre specifiche detrazioni per il costo del lavoro domestico di baby sitter e per spese destinate al novero dei prodotti per la prima infanzia;
   c) l'introduzione di forme di decontribuzione a favore dei datori di lavoro finalizzate a promuovere la fruizione dei congedi delle madri lavoratrici, nonché a ridurre la pressione contributiva anche nei casi di assunzioni sostitutive di lavoratrici in congedo di maternità;
   d) la definizione di un sistema di sostegno alle imprese di carattere permanente diretto a incentivare la creazione di strutture e servizi di welfare familiare all'interno delle aziende, anche attraverso l'industria 4.0 e la digitalizzazione;
   e) l'adozione di specifiche misure per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche attraverso incentivi per le assunzioni, nonché nuove ed ulteriori forme flessibili di lavoro che consentano di conciliare l'attività professionale con la cura della vita familiare nell'ambito del lavoro pubblico e privato;
   f) l'estensione del periodo del congedo di paternità anche per i dipendenti nella pubblica amministrazione;
4) ad assumere iniziative per individuare, nella prossima manovra di bilancio, adeguate risorse finanziarie sia per conseguire l'obiettivo di copertura in tutto il territorio nazionale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia definito dalla Strategia di Lisbona, anche attraverso l'utilizzo e la rigenerazione del patrimonio immobiliare pubblico, favorendo al contempo orari di apertura più ampi per i medesimi servizi, sia per assicurarne gradualmente la gratuità, superando ogni forma di sperequazione territoriale;
5) a promuovere, anche mediante iniziative per introdurre agevolazioni di natura fiscale, la diffusione dei nidi gestiti dalle assistenti materne (cosiddette tagesmutter);
6) ad assumere iniziative per prevedere più ampi congedi parentali soprattutto per i padri e non solo nei primi anni di vita del bambino, al fine di sostenere la genitorialità e promuovere una maggiore condivisione dei compiti di cura all'interno della coppia o della famiglia;
7) a prevedere specifiche iniziative di conciliazione in favore delle madri lavoratrici autonome, anche mediante misure dirette ad armonizzare gli istituti di tutela della maternità per le lavoratrici professioniste e le altre lavoratrici autonome;
8) ad adottare le opportune iniziative per riqualificare e potenziare le attività dei consultori familiari e dei centri per la famiglia quali luoghi privilegiati per il sostegno alla maternità, alla paternità e alle responsabilità genitoriali e per l'assistenza alle famiglie più fragili, garantendone una diffusione più omogenea nel territorio nazionale, ampliandone le funzioni in riferimento a: l'assistenza psicologica e sociale alle famiglie e alle donne, con particolare riferimento al sostegno delle responsabilità genitoriali, alla presenza di disabilità o di patologie gravi; il coordinamento di interventi sanitari e socio-assistenziali per la tutela della salute della donna e della famiglia; la protezione dei minori e del loro corretto sviluppo psico-fisico; la promozione di iniziative di prevenzione e di tutela in caso di violenze, maltrattamenti e abusi sessuali; la mediazione familiare in caso di conflittualità nel nucleo familiare; la prevenzione e il trattamento delle malattie; sessualmente trasmissibili, delle patologie e delle situazioni di disagio che incidono sulla vita sessuale e di relazione;
9) ad attivare un piano di rilancio e recupero dell'edilizia residenziale pubblica finalizzato a contrastare il disagio abitativo in particolare per le giovani famiglie, nonché a potenziare le misure di sostegno per l'accesso alla prima casa;
10) ad adottare le opportune iniziative per il riconoscimento sul piano previdenziale del valore dei carichi di cura, con particolare riferimento alla cura dei figli e dei familiari in condizione di disabilità.
(1-00167) «Panizzut, Mammì, Boldi, Massimo Enrico Baroni, De Martini, Bologna, Foscolo, D'Arrando, Lazzarini, Lapia, Locatelli, Lorefice, Tiramani, Menga, Ziello, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, Spadoni».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica familiare

epidemia

politica sanitaria