ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00023

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 29 del 18/07/2018
Abbinamenti
Atto 1/00009 abbinato in data 11/09/2018
Atto 1/00012 abbinato in data 11/09/2018
Atto 1/00016 abbinato in data 11/09/2018
Atto 1/00018 abbinato in data 11/09/2018
Atto 1/00020 abbinato in data 11/09/2018
Atto 1/00029 abbinato in data 11/09/2018
Firmatari
Primo firmatario: APREA VALENTINA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 18/07/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
PEDRAZZINI CLAUDIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
BAGNASCO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
BOND DARIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
BRAMBILLA MICHELA VITTORIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
MINARDO ANTONINO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
MUGNAI STEFANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
NOVELLI ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
VERSACE GIUSEPPINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018
SIRACUSANO MATILDE FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/07/2018


Stato iter:
11/09/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 11/09/2018
Resoconto COMINARDI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/09/2018
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto LORENZIN BEATRICE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI
Resoconto RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA
Resoconto APREA VALENTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZIELLO EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto AIELLO DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
PARERE GOVERNO 11/09/2018
Resoconto COMINARDI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/09/2018

DISCUSSIONE IL 11/09/2018

NON ACCOLTO IL 11/09/2018

PARERE GOVERNO IL 11/09/2018

RESPINTO IL 11/09/2018

CONCLUSO IL 11/09/2018

Atto Camera

Mozione 1-00023
presentato da
APREA Valentina
testo presentato
Mercoledì 18 luglio 2018
modificato
Martedì 11 settembre 2018, seduta n. 42

   La Camera,
   premesso che:
    l'Istat nel suo rapporto pubblicato nel giugno 2018, sulla povertà in Italia relativo all'anno 2017, riporta dati drammatici: le persone che vivono in povertà assoluta hanno superato quota 5 milioni. È il valore più alto registrato dall'istituto dall'inizio delle serie storiche, nel 2005. Di questi, i minori italiani in povertà assoluta sono 1 milione e 208 mila, con un'incidenza del 12,1 per cento;
    il rischio di povertà cresce all'aumentare dei figli minori presenti in famiglia: l'incidenza si attesta al 10,5 per cento tra le famiglie con almeno un figlio e raggiunge il 20,9 per cento tra quelle con tre o più figli. Tra gli individui più a rischio anche le donne, stimate in 2 milioni 472 mila. I giovani tra i 18 e i 34 anni sarebbero, invece, un milione e 112 mila (il 10,4 per cento, è il valore più elevato dal 2005);
    a soffrire maggiormente è il Mezzogiorno dove l'incidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie, sia per gli individui, ma la povertà aumenta anche nelle aree metropolitane del Nord – sia nei centri che nelle periferie;
    vale la pena rammentare che la povertà assoluta è calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una famiglia con determinate caratteristiche, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della suddetta soglia e quindi non in grado di acquistare quel minimo di beni e servizi considerati necessari;
    in Italia, più che in altri Paesi, le disuguaglianze continuano ad aumentare, e se prima erano gli anziani ad essere quelli più a rischio povertà, in questi ultimi anni sono sempre di più gli adulti e gli stessi giovani;
    un recente studio di Unimpresa ha contato in circa 9,3 milioni gli italiani che non ce la fanno e sono a rischio povertà: è sempre più estesa l'area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2016 al 2017 altre 128 mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 293 mila soggetti in difficoltà;
    si è di fronte a numeri drammatici, che mostrano come la crisi economica iniziata dieci anni fa non sia ancora superata, e questo anche a conferma di come le misure varate dai Governi di questi ultimi anni non siano state minimamente in grado di contrastare realmente l'impoverimento delle famiglie e sostenere i redditi e il potere d'acquisto dei cittadini;
    riguardo alle misure e alle iniziative volte al contrasto della povertà, il «contratto di governo» sottoscritto per la campagna elettorale dall'attuale maggioranza, prevede l'istituzione di un «reddito di cittadinanza», quale strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno. L'ammontare è fissato in 780 euro mensili per persona singola. Una misura che – qualora attuata dal Governo – avrà un costo di 17 miliardi di euro (come quantificato dal M5S) o 38 miliardi di euro (fonte Inps) e che, a detta dei proponenti, dovrebbe essere finanziato in buona parte con il fondo sociale europeo (Fse);
    il Presidente del Parlamento europeo, Tajani, ha fin dal primo momento informato dell'impossibilità di finanziarie il reddito di cittadinanza con i fondi europei;
    il Ministro per gli affari europei, Paolo Savona, rispondendo l'11 luglio 2018 all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00068 a prima firma D'Attis, ha dovuto correggere il tiro precisando che il Governo, sta «lavorando ad un intervento volto a strutturare un modello di reddito di cittadinanza rispetto al quale talune risorse del Fondo strutturale europeo potranno essere utilizzate». E questo ad ulteriore conferma che se non sono utilizzabili i fondi europei, o lo sono solamente in minima e trascurabile parte, è praticamente impossibile finanziare il «reddito di cittadinanza» con i fondi nazionali, vista la pesante situazione del bilancio dello Stato, e che quindi detto strumento non vedrà mai la luce;
    attualmente nel nostro Paese, con la legge delega n. 33 del 2017, e quindi con il decreto legislativo n. 147 del 2017, è stata approvata una misura finalizzata al contrasto alla povertà denominata reddito di inclusione (Rei). Una misura che si articola in un beneficio economico in una componente di servizi alla persona;
    per il primo anno di applicazione della misura, l'importo carta Rei 2018, va da un minimo di 190 euro, ad un importo fino a 530 euro mensili per le famiglie con 5 o più componenti;
    peraltro dal 1o luglio 2018, dopo una prima fase transitoria, sono stati aboliti alcuni dei requisiti che inizialmente doveva avere il nucleo familiare per beneficiare del Rei: quello di avere al proprio interno un figlio minore, o una donna in gravidanza, o un figlio con disabilità, o un ultra 55enne disoccupato. Da detta data i requisiti per beneficiare della carta Rei 2018, sono solo requisiti economici, di reddito e patrimoniali, sulla base dell'Isee e dell'Isre;
    tra gennaio e maggio 2018, primi cinque mesi di operatività, sono circa 380 mila i nuclei familiari che hanno fatto domanda di accesso alla misura nazionale di reddito minimo, ma quasi la metà delle richieste è stata respinta dall'Inps, perché priva dei requisiti di legge, in particolare, quello relativo al limite reddituale;
    i circa 2 miliardi di euro di risorse complessivamente assegnate al Rei, si confermano insufficienti e rappresentano solo una parte di quelle che sarebbero necessarie per far uscire le tante famiglie italiane dalla situazione di estrema povertà in cui purtroppo versano;
    con queste cifre si riesce forse a far uscire dalla situazione di povertà assoluta meno della metà della platea effettiva. Si stima infatti che il Rei raggiungerà a regime 1,8-2 milioni di persone in povertà assoluta sui circa 5 milioni stimati;
    l'Alleanza contro la povertà, ossia il soggetto che raccoglie 35 organizzazioni attive nel favorire la costruzione di politiche pubbliche contro la povertà assoluta, ha quantificato in 7 miliardi di euro strutturali le risorse a regime che effettivamente servirebbero per far uscire dalla povertà assoluta chi oggi si trova in questa situazione;
    una delle condizioni necessarie per avere e mantenere il reddito di inclusione sociale, è la sottoscrizione obbligatoria da parte dei beneficiari Rei, di un progetto personalizzato che dovrebbe essere volto al superamento della condizione di povertà;
    detto progetto di inclusione personalizzato per i nuclei familiari, così come gli interventi e servizi di contrasto alla povertà, è condiviso con i servizi territoriali (servizi sociali, centri per l'impiego, agenzie formative e altro), ed assegna un ruolo centrale agli enti locali. Questo comporta che debbano essere destinatari di ulteriori e maggiori risorse, al fine di rendere realmente efficienti ed efficaci detti servizi, a cominciare dai centri per l'impiego, prevedendo a tal fine anche una riqualificazione e un incremento del personale impiegato ben oltre a quello previsto dalla normativa vigente;
    dai recenti dati dell'Istat sopra esposti colpisce fortemente, e più di ogni altro, quel 12,1 per cento di minori in condizione di povertà assoluta;
    questi bambini sono in gran parte figli di genitori disoccupati (+8,5 per cento il tasso di povertà assoluta nelle famiglie senza occupati), oppure monoreddito, o ancora bambini i cui genitori hanno un livello d'istruzione basso. Famiglie che non sono in grado di spendere ogni mese quello che serve ad acquistare i beni e i servizi essenziali per mantenere uno standard di vita accettabile. I loro bambini sono esposti a forme gravi di privazioni materiali. Questa condizione mette a repentaglio il loro futuro, che è anche quello del nostro Paese. Oltre la metà di loro non legge un libro, quasi uno su tre non usa Internet e più del 40 per cento non pratica sport;
    in termini di deprivazione economica e di povertà, i minori sono sicuramente quelli che stanno pagando il prezzo più alto di questa lunga crisi, laddove invece hanno il diritto di ottenere dalla collettività cura, protezione sociale;
    è indispensabile che il Governo dia una risposta immediata a questa condizione insopportabile nella quale si trovano a vivere nel nostro Paese gli oltre 1 milione e 200 mila minori in povertà assoluta, attraverso un sostegno mirato a chi ne ha veramente bisogno. E questo è ancora più urgente anche alla luce del fatto che, come già detto, dal 1o luglio 2018 è stato abolito uno tra i requisiti obbligatori che – nella prima fase di avvio della legge – doveva avere il nucleo familiare per beneficiare del Rei, ossia quello di avere al proprio interno un figlio minore, oppure un disabile, o un disoccupato ultra 50enne, o una donna in gravidanza;
    a ciò si aggiunga che un reale sostegno al reddito e al potere d'acquisto dei nuclei familiari più in difficoltà e a maggior rischio povertà ed esclusione sociale, non può non prevedere una efficace politica di sostegno alla famiglia quale, per esempio, l'implementazione degli asili nido e delle strutture per l'infanzia, laddove attualmente si conferma troppo spesso insufficiente e con una distribuzione sul territorio nazionale fortemente squilibrata;
    giova peraltro rammentare che in Lombardia già dal 2015 è stata attivata una misura di contrasto alla povertà legata al sistema delle politiche attive del lavoro della Dote unica lavoro. Nello specifico, è stata definita una specifica fascia di intensità di aiuto, la fascia 3 plus a cui accedono le persone in condizione di particolare svantaggio (sono disoccupati da più di 36 mesi; non percepiscono alcuna integrazione al reddito; hanno un Isee non superiore a 18.000 euro) per i quali è possibile attivare un progetto di inserimento lavorativo – (Pil) che prevede dei servizi personalizzati di inserimento lavorativo cui si associa una politica di sostegno al reddito nella forma di indennità di partecipazione alle attività (600 euro al mese per massimo 6 mesi);
    la predetta misura è finanziata dalle risorse comunitarie del Fse assegnate alla regione in quanto perfettamente coerente con i vincoli associati all'utilizzo di tali risorse che, come ricordato dallo stesso Ministro Savona in risposta alla citata interrogazione in Aula n. 3-00068 a prima firma D'Attis, non possono finanziare esclusivamente politiche passive nella forma di sussidi;
    in Lombardia, il successo del reddito di autonomia è garantito dalla presenza di una rete di operatori diffusa sul territorio composta da operatori pubblici e privati accreditati, che erogano servizi finalizzati all'inserimento lavorativo dei disoccupati. Il modello di riferimento internazionale è maggiormente l'Olanda, dove l'agenzia nazionale per il lavoro è un'agenzia snella che coinvolge in modo sussidiario anche gli operatori privati;
    i risultati raggiunti in Lombardia con il citato reddito di autonomia, sono di 11.000 doti con «progetto di inserimento lavorativo» attivate dal 2015, e circa 20 milioni di risorse erogate come sostegno al reddito,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per mettere al primo punto della propria agenda l'attività di contrasto alla povertà, e alla deprivazione dei minori, prevedendo l'erogazione di un assegno universale per tutti i bambini e i minori appartenenti a nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta, a integrazione del reddito di inclusione;

2) a considerare, ai fini del sensibile miglioramento delle politiche di contrasto alla povertà, la positiva esperienza avviata in Lombardia, con il «progetto di inserimento lavorativo» di cui in premessa, valutando in particolare, la possibilità di attivare reti di partenariato miste pubblico-privato per una effettiva presa in carico multidimensionale da parte dei diversi soggetti;

3) a implementare e promuovere opportune politiche fiscali, incentivi mirati alle imprese ed efficaci politiche attive del lavoro che favoriscano realmente l'occupazione, contribuendo conseguentemente a sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e la riduzione del disagio sociale per molti cittadini;

4) ai fini di un'efficace politica di contrasto alla povertà, ad assumere le opportune iniziative affinché ad alcune mirate misure di trasferimento monetario vengano affiancate tutte quelle iniziative che favoriscano l'uscita di una larga fetta della popolazione dal disagio sociale, a tal fine sostenendo i nuclei familiari più esposti e tutelando i loro redditi anche attraverso politiche di welfare, quali l'incremento delle strutture e dei servizi socio-educativi per l'infanzia, anche al fine di superare le attuali forti disomogeneità territoriali nell'offerta di detti servizi;

5) ad attivarsi affinché sia garantito a tutti i possibili beneficiari del reddito di inclusione di poter usufruire di detta misura, e questo anche attraverso efficaci e capillari campagne informative mirate verso i potenziali percettori, superando quelle criticità che hanno finora limitato il numero degli effettivi potenziali beneficiari e che non hanno consentito di andare oltre il mero contributo economico, con l'attivazione di servizi efficaci per l'uscita dallo stato di bisogno, nell'ottica della realizzazione dell'inclusione sociale e non del solo riconoscimento di un sussidio;

6) ad adottare iniziative per prevedere un incremento delle risorse per il reddito di inclusione al fine di ampliare notevolmente la platea dei beneficiari consentendo loro di uscire da una condizione di povertà estrema e rafforzando la parte dei servizi destinati alla persona, anche con una regia nazionale di coordinamento degli interventi;

7) ad assumere le iniziative di competenza per incrementare le risorse a favore degli enti locali e dei servizi territoriali, servizi sociali, centri per l'impiego, agenzie formative, prevedendo per detti servizi, una riqualificazione ed un sensibile incremento del personale ivi impiegato.
(1-00023) «Aprea, Carfagna, Pedrazzini, Bagnasco, Bond, Brambilla, Minardo, Mugnai, Novelli, Versace, Siracusano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

problema sociale

ufficio del lavoro

integrazione sociale