ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01411

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 893 del 29/11/2017
Abbinamenti
Atto 7/01370 abbinato in data 06/12/2017
Atto 7/01387 abbinato in data 06/12/2017
Atto 7/01404 abbinato in data 06/12/2017
Atto 7/01407 abbinato in data 06/12/2017
Firmatari
Primo firmatario: GALLO LUIGI
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 29/11/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2017
BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2017
MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2017
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2017


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
13/12/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/12/2017
GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/12/2017
MALPEZZI SIMONA FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO
BOSSA LUISA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/12/2017
NICCHI MARISA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
PALMIERI ANTONIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
ROCCHI MARIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO
GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
 
PARERE GOVERNO 13/12/2017
TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/12/2017

DISCUSSIONE IL 06/12/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/12/2017

NON ACCOLTO IL 13/12/2017

PARERE GOVERNO IL 13/12/2017

DISCUSSIONE IL 13/12/2017

RESPINTO IL 13/12/2017

CONCLUSO IL 13/12/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01411
presentato da
GALLO Luigi
testo di
Mercoledì 29 novembre 2017, seduta n. 893

   La VII Commissione,

   premesso che:

    il concetto di alternanza scuola-lavoro e la sua disciplina, sono sanciti dal decreto-legislativo 15 aprile 2005, n. 77, e dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, denominata «Buona Scuola»;

    l'articolo 1 del decreto legislativo del 2005, intitolato «Definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro a norma dell'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53», al comma 1, esprime il concetto di «alternanza», definendola «come una modalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo, sia nel sistema dei licei, sia nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale, al fine di assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro»;

    tra le finalità dell'alternanza scuola-lavoro di cui all'articolo 2 del suddetto decreto legislativo emerge «la volontà di arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l'acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro», alla lettera b) e «la realizzazione di un organico collegamento delle istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e la società civile, che consenta la partecipazione attiva dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 2, nei processi formativi», alla lettera d);

    sulla stessa materia, la recente legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, commi 33 e seguenti, dispone l'obbligatorietà di tale alternanza, inserendola nei piani triennali dell'offerta formativa e prevedendo, ai fini dell'attuazione di tale sistema, la concertazione tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonché la collaborazione con il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione nel caso di coinvolgimento di enti pubblici;

    ampliando in modo spropositato le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro, senza contestualmente aumentare percentualmente le risorse che già erano stanziate per la realizzazione del progetto prima della legge n. 107 del 2015, si è trasformato in un eccessivo carico ed un onere burocratico ed organizzativo per le scuole e, necessariamente, per tutto il personale scolastico coinvolto;

    l'alternanza scuola-lavoro, così come prevista dalla legge n. 107 del 2015, rischia di svuotare le funzioni principali degli istituti scolastici anche per la bassa qualità dell'offerta formativa proposta, e per la presenza di un finanziamento non adeguato al numero di ore obbligatorie;

    sebbene il legame tra gli istituti scolastici e le realtà imprenditoriali è garantito con l'istituzione, presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di apposito Registro nazionale delle imprese, nonché degli enti pubblici e privati disponibili ad inserire gli studenti in percorsi di alternanza, stipulando con le scuole apposite convenzioni, non sempre aziende ed enti sono in grado di garantire spazi attrezzati, risorse umane formate e parametri di sicurezza capaci di garantire un percorso formativo di qualità e in sicurezza;

    di fatto, tali normative se pur rispondenti ad indicazioni europee di orientamento e formazione, hanno comportato, nel contesto reale, una vera e propria legittimazione di forme di manodopera a basso costo e di sfruttamento giovanile;

    è evidente il caso di studenti degli istituti professionali ad indirizzo turistico ed alberghiero che, al termine dell'orario curriculare, nel fine settimana e nel periodo estivo, potevano svolgere un lavoro stagionale retribuito e che, oggi, si trovano a dover svolgere le stesse mansioni gratuitamente, per un numero altissimo di ore e in forma obbligatoria attraverso i progetti di alternanza scuola-lavoro; in questo specifico caso che si può estendere anche ad altri settori, il mercato del lavoro viene così saturato da un esercito di studenti che rappresenta una manodopera a costo zero per queste realtà imprenditoriali, incidendo al ribasso sulle retribuzioni dei lavoratori del settore;

    l'arricchimento formativo professionale degli studenti proiettati nel mondo del lavoro, è vanificato dal costante ripetersi di esperienze di precariato o lavoro non retribuito, nonché dimensionato che relega i giovani ad una frustrazione precoce, invece che proiettarli verso un'opportunità di crescita personale e lavorativa;

    le storture di tali disposizioni legislative, sono confermate da numerose inchieste e sondaggi ove emerge un quadro desolante di abusi da parte delle imprese che impiegano la forza lavoro giovanile prestata in regime di alternanza scuola-lavoro non al fine di coadiuvare tali giovani nei loro percorsi formativi, ma per converso demoralizzandoli con compiti superflui e lontani dalle loro competenze professionali in assenza di un tutor e al di fuori dell'orario curriculare;

    ancor più gravi sono i casi di violazioni delle norme di sicurezza e dei diritti degli studenti;

    quella proposta con la recente riforma rappresenta una visione distorta e soltanto parziale dei percorsi dell'istruzione professionale, in considerazione della totale assenza di discipline che consentano agli studenti di ottenere una formazione che promuova e sviluppi le loro abilità legate alle attività di impresa; agli studenti è invece, offerta una preparazione che appare totalmente orientata e pensata per affrontare attività lavorative di tipo subordinato e senza che gli studenti partecipino alla progettazione del percorso di alternanza;

    i percorsi esterni alla scuola dovrebbero assicurare un bagaglio esperienziale trasversale che gli studenti possono utilizzare non solo in campo lavorativo, ma anche per sviluppare quelle competenze in materia di cittadinanza, attraverso laboratori «nel reale», necessari per agire nel pieno dei propri diritti e doveri di cittadino;

    se da un lato l'esperienza dovrebbe essere realmente connessa al percorso di studi scelto dagli studenti, dall'altro, è il concetto stesso di alternanza tra scuola e lavoro che in questo momento presenta una forte debolezza, in quanto è un momento storico in cui è strategico investire in una formazione di qualità, che invece può essere ridotta quando le ore spese nel progetto sono strettamente prestate ad un lavoro; è così che l'alternanza scuola-lavoro andrebbe ampliata in un'ottica più ampia di apprendimento di ricerca-azione sul territorio;

    la scuola deve spostare la sua azione educativa nel territorio, promuovendo periodiche esperienze nella realtà e in spazi esterni finalizzati al miglioramento della qualità della vita del territorio in cui vivono, intrecciando la programmazione disciplinare con progetti annuali e pluriannuali di servizio alla comunità in cui si vive, come previsto dall'approccio pedagogico Service Learning;

    il Service Learning è un approccio pedagogico, rilanciato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con un decreto ministeriale del 17 marzo 2017, il quale definisce la creazione del comitato tecnico scientifico del Service Learning;

    il Service Learning coniuga sistematicamente e intenzionalmente apprendimento e servizio; discipline e impegno solidale si integrano in un circolo virtuoso che tende alla soddisfazione di un bisogno reale della comunità e degli studenti attraverso l'applicazione di saperi e di competenze, consentendo allo stesso tempo l'acquisizione di nuove conoscenze e la maturazione di nuove competenze sul campo;

    il ruolo degli enti locali, delle università, della ricerca e degli enti pubblici del territorio deve essere potenziato nella prospettiva di individuare nuovi spazi educativi e un supporto logistico ed economico per promuovere gli spostamenti dei ragazzi nel territorio; tale operazione permetterà alla scuola di realizzare l'attività educativa nelle biblioteche, nei parchi, nei luoghi culturali, nelle università, all'interno di mostre, officine, botteghe di artigiani del territorio; si tratta di una possibilità garantita solo in parte dagli attuali progetti di alternanza scuola-lavoro;

    l'esperienza diretta della realtà resta una delle chiavi più importanti per realizzare un apprendimento significativo, che non sia obsoleto e che motivi gli studenti facendoli diventare i veri protagonisti di questo processo, puntando sui loro talenti e sulla loro autonomia e libertà;

    una necessità chiave per promuovere la cittadinanza, l'educazione civica, la cultura, la sensibilità ambientale, e per rispondere meglio ai cambiamenti economici e del mercato del lavoro, considerando che il World Economic Social Forum afferma che il 65 per cento dei bambini che oggi si iscrivono a scuola faranno al termine del loro percorso di studi un lavoro che oggi non esiste;

    a causa del continuo mutamento del mondo del lavoro e della riduzione del numero di lavoratori nel settore impiegatizio e subordinato e in conseguenza dell'aumento del lavoro intellettuale e creativo, è necessario promuovere un contatto più frequente tra la comunità scolastica e i lavoratori professionisti che, a vario titolo, anche nel campo della formazione, compresa quella sportiva, operano sul territorio;

    si ravvede, quindi, la necessità di revisionare in primis il concetto di alternanza scuola-lavoro, sostituendolo con le parole «Apprendimento in azione» al fine di tracciare un percorso continuativo, lineare, trasparente di formazione;

    tale mutamento terminologico risponde all'esigenza di non dividere la formazione in tappe o in «alternanze», ma al contrario di garantire un percorso integrato disciplinare, di cittadinanza e di competenze spendibili professionalmente,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per ridefinire il percorso «alternanza scuola-lavoro» in quello di «apprendimento in azione», il quale preveda un'azione integrata in cui l'obiettivo sia quello di accompagnare l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro con le acquisizioni di competenze in materia di cittadinanza;

   ad assumere iniziative volte ad eliminare l'obbligatorietà, così come prevista dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, dell'alternanza scuola-lavoro, ridefinendola con il più adeguato «apprendimento in azione»;

   ad assumere iniziative per aumentare le risorse spendibili per ogni ora di intervento nei progetti di «apprendimento in azione» rispetto a quelle finora spendibili per ogni ora di «alternanza scuola-lavoro»;

   ad ampliare le occasioni di formazione previste per il personale scolastico per la costruzione di percorsi di «apprendimento in azione» (service learning, learning by doing, ricerca-azione, didattica esperienziale e altro);

   a promuovere la creazione di una short list in ogni istituto scolastico di professionisti e formatori professionali a vario titolo, compresi quelli operanti nel settore sportivo, che siano disponibili a supportare gratuitamente o in forma retribuita i progetti di «apprendimento in azione»;

   a promuovere, per quanto di competenza, anche stanziando specifiche risorse finanziarie, l'uso di spazi pubblici e privati, all'aperto o al chiuso, in cui svolgere attività educative sul territorio;

   ad assumere iniziative per istituire un fondo triennale per premiare l'innovazione didattica e il coinvolgimento di pedagogisti nei progetti di «apprendimento in azione»;

   ad assumere iniziative per garantire incentivi alle imprese, agli enti pubblici o agli studi professionali che investono in spazi di formazione o in personale specializzato nella formazione per studenti iscritti alla scuola di II grado, e coinvolti nei progetti di «apprendimento in azione».
(7-01411) «Luigi Gallo, Di Benedetto, Brescia, Marzana, D'Uva».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

rapporto scuola-vita professionale

ente pubblico

acquisizione di conoscenze