ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00868

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 537 del 16/12/2015
Abbinamenti
Atto 7/01135 abbinato in data 19/09/2017
Atto 7/01250 abbinato in data 19/09/2017
Firmatari
Primo firmatario: BERNINI MASSIMILIANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/09/2017
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 26/10/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/09/2017

DISCUSSIONE IL 19/09/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/09/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00868
presentato da
BERNINI Massimiliano
testo presentato
Mercoledì 16 dicembre 2015
modificato
Mercoledì 26 ottobre 2016, seduta n. 699

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    la legge 24 dicembre 2004, n. 313 «Disciplina dell'Apicoltura», all'articolo 1 comma 1, riconosce l'apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura in generale e finalizzata a garantire l'impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine;
    all'articolo 2 della suddetta legge, l'apicoltura, ovvero la conduzione zootecnica delle api, è considerata, a tutti gli effetti, attività agricola ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, e sono considerati prodotti agricoli il miele, la cera d'api, la pappa reale o gelatina reale, il polline, il propoli, il veleno d'api, le api e le api regine, l'idromele e l'aceto di miele;
    è apicoltore chiunque detiene e conduce alveari, è imprenditore apistico chiunque detiene e conduce alveari ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile ed è apicoltore professionista chiunque esercita l'attività di imprenditore agricolo a titolo principale;
    sempre secondo quanto disposto dalla citata legge, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e previa concertazione con le organizzazioni professionali agricole rappresentative a livello nazionale, con le unioni nazionali di associazioni di produttori apistici, riconosciute ai sensi della normativa vigente, con le organizzazioni nazionali degli apicoltori, con le organizzazioni cooperative operanti nel settore apistico a livello nazionale e con le associazioni a tutela dei consumatori, adotta un documento programmatico contenente gli indirizzi e il coordinamento delle attività per il settore apistico (DPA);
    l'unico DPA fino ad ora adottato è quello di cui al decreto ministeriale n. 20026 del 10 gennaio 2007, in base al quale emerge un quadro comunitario caratterizzato da una produzione di miele nettamente insufficiente rispetto al fabbisogno interno, con un grado di autoapprovvigionamento inferiore al 50 per cento, pertanto, con un costante ed elevato ricorso ad importazioni di miele dai Paesi terzi, in prevalenza dal Centro e Sud America, seguite da Est-Europa, Asia, Nord e Sud Africa; mentre le importazioni dalla Cina sono state bloccate dal febbraio 2002 all'agosto 2004, a causa del ritrovamento di residui di antibiotici non ammessi. Regno Unito e Germania sono tra i maggiori importatori e in modo particolare quest'ultima che, grazie all'elevato consumo interno, ricorre in misura massiccia alle importazioni di miele, cedendone tuttavia una certa quota, dopo essere stato nazionalizzato, agli altri Paesi della Comunità, in particolare l'Italia;
    nel decreto in parola l'attività apistica italiana è considerata un'attività agricola di antiche e gloriose tradizioni, grazie ad un ambiente naturale favorevole per condizioni climatiche e geografiche e alla presenza della razza di api Apis mellifera ligustica Spinola, particolarmente adatta all'allevamento e da tutti considerata vero e proprio patrimonio biologico dell'umanità per le riconosciute doti di produttività, mansuetudine, adattabilità climatica, resistenza alle malattie;
    l'apicoltura organizzata ha avuto in Italia un elevato e perdurante fenomeno di affermazione sociale che non si è arrestato neanche nel corso dei due ultimi conflitti bellici e che, a partire dagli anni 70, ha assistito, pur nel perdurare di difficoltà d'ordine sanitario, economico, ambientale, ad una costante crescita e ad un avvicinamento inconsueto di giovani all'allevamento delle api e quindi all'agricoltura;
    per le ragioni di cui al punto precedente l'apicoltura assolve anche ad un fondamentale ruolo socioculturale, visto che il suo esercizio è portatore di valenze storiche e tradizionali che possono rappresentare un importante elemento per mantenere viva l'identità territoriale e rafforzare il tessuto sociale nelle zone rurali o economicamente svantaggiate, e che lo stesso miele, opportunamente valorizzato come prodotto tipico strettamente legato al territorio di produzione, e qualificato in funzione delle sue componenti di interesse nutrizionale, può costituire una valida risorsa economica per tali zone;
    sono note le difficoltà nel delineare, sotto il profilo quantitativo, l'apicoltura italiana visto che il censimento obbligatorio degli alveari è previsto solo da alcune regioni e si realizza in modo estremamente diversificato, e che le informazioni statistiche risultano spesso insufficienti e imprecise, se non contraddittorie, data l'estrema polverizzazione aziendale, l'eterogeneità dei soggetti economici interessati, le profonde differenze esistenti in ambito territoriale, al punto che anche la stessa ISTAT ha difficoltà a determinare la consistenza e la struttura del comparto apicolo nazionale;
    in base ai dati ufficiali, aggiornati al 2007, che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso alla Commissione europea, il patrimonio apistico italiano si attesta su 1.100.000 alveari e circa 75.000 apicoltori, di cui il 75 per cento che detengono pochi alveari a finalità prevalente di autoconsumo e di mantenimento di biodiversità, il 15 per cento di imprenditori apistici che vedono nell'apicoltura una forma di integrazione del reddito agricolo e meno del 10 per cento di apicoltori professionisti in possesso di 100 alveari/addetto, mentre la produzione nazionale si attesta intorno a 11.100 tonnellate/anno, pari a circa il 50 per cento del fabbisogno nazionale, con notevoli differenze sia a livello di costi di produzione, sia di mercato del miele, mentre per gli altri prodotti dell'alveare (gelatina o pappa reale, cera, polline, propoli, veleno, famiglie di api ed api regine, proprietà medicinali salutari dei prodotti dell'alveare) non vi sono valutazioni attendibili;
    sempre secondo i dati del 2007 l'Italia è tra i maggiori Paesi importatori di miele, con un flusso dell'ordine delle 15.000 tonnellate annue, che giungono principalmente da Argentina, Ungheria, Germania e Paesi dell'Est europeo, utilizzato in misura del 25 per cento dall'industria come ingrediente, mentre le esportazioni, pur con alti e bassi legati a particolari andamenti di mercato, si sono mantenute in questi ultimi anni intorno alle 2.500 tonnellate (circa il 24 per cento della produzione nazionale), soprattutto verso la Germania (che riceve circa i 3/4 della nostra esportazione) e la Svizzera, a dimostrazione dell'interesse e del potenziale che il miele italiano rappresenta sui mercati internazionali;
    il consumo pro-capite (meno di 500 g), sebbene abbia avuto un certo incremento rispetto al passato, posiziona l'Italia ai livelli più bassi rispetto agli altri Paesi comunitari e in risposta all'accresciuta qualificazione del mercato del miele italiano e alla crescita di consumi che hanno caratterizzato gli ultimi 25 anni, si è avuto un netto incremento produttivo dell'apicoltura italiana, ma soprattutto si è registrata una forte espansione dei flussi di importazione, il cui volume è praticamente decuplicato;
    nel 2007, il valore dell'apicoltura, in termini di produzione lorda vendibile, limitatamente al miele, poteva essere stimato intorno ai 20,6 milioni di euro all'anno, mentre, comprendendo i prodotti minori, il fatturato raggiungeva i 30 milioni di euro, con un indotto complessivo legato al settore apistico dell'ordine dei 57-62 milioni di euro, valore che rappresenta circa il 3 per mille della P.L.V. dell'intera agricoltura italiana;
    l'impollinazione, ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, è considerata a tutti gli effetti un'attività agricola e l'articolo 9 della legge 24 dicembre n. 313 riconosce all'apicoltura quindi alle api, il fondamentale servizio di impollinazione per le colture agrarie e la flora spontanea, quantificata nel 2007 in termini di produzione agricola, tra i 1.500 ai 2.600 milioni di euro, mentre rimane difficilmente quantificabile il valore in termini di salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità, coadiuvate dall'azione bottinatrice delle api, che, tra l'altro, garantiscono il successo riproduttivo della flora spontanea nonché di oltre l'80 per cento delle specie botaniche a rischio di estinzione;
    il decreto ministeriale del 10 gennaio 2007 considera, tra le principali patologie dell'alveare, la varroasi e la peste americana, mentre seguono patologie di minor diffusione e gravità quali la nosemiasi, micosi e virosi e la peste europea che, in taluni distretti e in alcune annate, possono essere causa di perdite economiche rilevanti. Per quanto concerne l'Aethina tumida (piccolo coleottero dell'alveare) veniva considerata come una nuova parassitosi il cui rischio non andava sottovalutato visto che aveva causato ingenti danni all'apicoltura di altri Paesi e, seppure non ancora segnalato sul territorio nazionale, ha già manifestato la sua presenza in Portogallo, rendendo necessaria l'implementazione di un programma nazionale di sensibilizzazione rivolto a tutti gli interessati ai fini di una diagnosi precoce del parassita e della migliore e più tempestiva lotta sanitaria, qualora se ne constati la presenza;
    l'attività apistica rappresenta un modello di sfruttamento agricolo non distruttivo, con un impatto ambientale praticamente nullo, cosa che rende l'apicoltura un'attività agricola di elezione per le aree marginali e le zone protette; inoltre, la presenza stessa delle api è indice di una corretta gestione del territorio, rivelando l'esistenza delle condizioni minime di sopravvivenza anche per altre forme biologiche; per questo l'ape è di fatto un utile indicatore biologico che contribuisce a definire lo stato di salute dell'ambiente, dalla cui stabilità dipende anche il grado di salubrità per l'uomo;
    l'apicoltura italiana non gode di misure strutturali di sostegno comunitarie e, nel mercato globale, si confronta con i costi e le modalità di produzione dei Paesi in via di sviluppo, quindi è enorme l'incidenza nei costi di produzione, rispetto a questi Paesi, dei seguenti fattori: manodopera; qualità delle misure d'igiene della lavorazione; politiche di lotta sanitaria; carburanti;
    nell'elenco dei prodotti DOP, IGP e STG del MIPAAF, aggiornato al 20 ottobre 2015, risultano essere inseriti solo 3 prodotti apistici aventi la seguente denominazione: 131, Miele della Lunigiana DOP (Toscana Massa Carrara); 132, Miele delle Dolomiti Bellunesi DOP (Veneto Belluno) e 133, Miele Varesino DOP (Lombardia Varese);
    è noto sin dall'antichità che il miele insieme agli altri prodotti dell'alveare, ovvero la cera, il propoli, il polline, la pappa reale e il veleno d'api, qualora ottenuti in modo naturale, abbiano degli indubbi effetti benefici per la salute ed il benessere dell'organismo e, per questo, oltre che nell'industria alimentare, trovano largo impiego nel settore nutraceutico, erboristico, parafarmaceutico, cosmetico ed omeopatico, perciò il loro utilizzo andrebbe incentivato rispetto agli altri prodotti di sintesi, in modo che sempre più persone possano usufruirne;
    da decenni oramai assistiamo ad una «crisi mondiale dell'apicoltura» caratterizzata da un'impressionante riduzione delle capacità produttive degli allevamenti apistici, conseguenza diretta di uno sviluppo sregolato e ambientalmente non sostenibile delle attività umane che degradano gli ecosistemi in cui le api insistono; tra i fenomeni di apicidio più eclatanti quelli del 2006 negli USA, quelli del 2007 in Argentina, con la perdita di oltre 1.450.000 alveari (un terzo degli allevamenti nazionali !) e, dal 2000 ad oggi, la sparizione dal 30 al 50 per cento degli alveari nelle varie regioni d'Europa, a causa di un'agricoltura estensiva, basata su un sempre più accentuato utilizzo della chimica e, più recentemente, sulle tecniche di manipolazione genetica;
    l'Italia distribuisce nelle sue campagne ben il 33 per cento della quantità totale di insetticidi utilizzati nell'intero territorio comunitario, a fronte di una SAU nazionale (superficie agricola utilizzata) ampiamente al di sotto del 10 per cento del totale della SAU europea, e per questa ragione è necessario che si promuovano azioni legislative volte a favorire una immediata e consistente riduzione della «chimica» in agricoltura in modo particolare di quella i cui principi attivi sono accusati dalla moria delle api;
    si evidenzia una grave perdita di biodiversità delle popolazioni Apis mellifera ligustica italiane a causa dell'infestazione dell'acaro parassita denominato varroa (Varroa destructor) che a partire dal 1981, anno in cui è entrato in Italia, ha annientato la quasi totalità delle colonie selvatiche che popolavano i nostri ambienti, lasciando la selezione dell'ape non più in mano della natura, ma delegandola all’«uomo» e a causa dell'uso sempre più diffuso in Italia degli ibridi tra sottospecie (provenienti anche dal Medio Oriente) allo scopo di aumentarne la produttività: il rischio è che in pochi anni non solo si rischierà di allevare soltanto pochissime linee genetiche, ma addirittura di vedere la scomparsa di tutta la sottospecie Apis mellifera ligustica;
    negli ultimi anni è stato registrato un calo progressivo di produzione di miele; infatti la tendenza negativa nell'anno 2016 non solo è stata confermata ma si è anche notevolmente aggravata, con cali di produzione che a livello nazionale sono attestati, mediamente, attorno al 50/60 per cento in meno, toccando in alcuni areali punte dell'80 per cento;
    Diego Pagani presidente della Conapi, il Consorzio nazionale apicolo aveva lanciato l'allarme: «Nel 2016 è crollata la produzione a causa dei cambiamenti climatici e dell'uso dei pesticidi e l'annata si preannuncia la peggiore da 35 anni a questa parte. Di conseguenza i prezzi aumenteranno e con loro anche il rischio delle frodi». Ad esempio, il raccolto di miele di agrumi in Sicilia e di Robinia (Acacia) nel nord Italia è crollato: sono state le 20 mila partite iva che fanno il mercato, alle quali è d'obbligo sommare le 23 mila di produttori per autoconsumo a pagare danni pesanti. Il calo è dovuto non solo a clima e pesticidi ma alla mortalità delle api, al frazionamento degli habitat, alle carenze nutrizionali, ai pesticidi, alle patologie e alle avversità dell'alveare, talvolta alle pratiche apistiche scorrette;
  Il calo produttivo rischia di facilitare la strada a nuove sofisticazioni alimentari, con l'introduzione nel mercato di miele proveniente da Paesi extraeuropei. Il pericolo arriva soprattutto da Cina e Bulgaria. Nel caso del miele bulgaro «può succedere che il miele – ha spiegato Pagani – venga tagliato con sciroppo di zucchero. L'adulterazione avviene in due modi: o viene miscelato al prodotto finale oppure viene usato per alimentare le api duranti il raccolto»;
    problema di non poco conto consiste anche nella cosiddetta «triangolazione»; «la triangolazione», – aggiunge il presidente Conapi – è la classica operazione attraverso la quale un miele extracomunitario entra illegalmente in un paese membro e diventa comunitario. Purtroppo per quello cinese la Spagna resta una porta troppo aperta ma anche Belgio e Inghilterra dovrebbero vigilare più attentamente»,

impegna il Governo:

   in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 5 della legge 24 dicembre 2004, n. 313 e in accordo con tutti i soggetti del «mondo apistico nazionale», ad adottare un nuovo documento programmatico contenente gli indirizzi e il coordinamento delle attività per il settore Apistico (DPA), che tenga conto dell'evoluzione del settore apistico nel nostro Paese degli ultimi 9 anni, anche a seguito dell'emanazione del decreto del Ministero della salute, di concerto col Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali «Approvazione del manuale operativo per la gestione dell'anagrafe apistica nazionale, in attuazione dell'articolo 5 del decreto 4 dicembre 2009, recante: “Disposizioni per l'anagrafe apistica nazionale”, dell'11 agosto 2014», pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre 2014;
   ad intervenire presso le competenti sedi comunitarie al fine di introdurre norme per un'etichettatura di tutti i prodotti apistici che riporti i luoghi di raccolta e di confezionamento, in modo da consentire al consumatore di operare scelte sulla base di criteri qualitativi e di diversa origine botanica e territoriale del prodotto;
   ad assumere iniziative per tutelare il miele ed i prodotti apistici italiani, intensificando i controlli sugli aspetti qualitativi e botanici di tutti i prodotti apistici importati che dovranno necessariamente corrispondere a determinati parametri fissati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   ad adottare misure a tutela delle produzioni apistiche nazionali, anche attraverso la promozione di campagne di educazione alimentare ed informative di base, coinvolgendo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nonché altre organizzazioni e istituzioni competenti, per diffondere informazioni sulle caratteristiche del prodotto, sulle differenziazioni delle produzioni, sul valore nutrizionale, sulla tracciabilità del processo, sugli effetti benefici del miele e degli altri prodotti apistici, per la tutela del consumatore da eventuali frodi;
   a promuovere lo sviluppo di programmi di ricerca e sperimentazione apistica, incentrati sulla valutazione dell'efficacia nel medio-lungo termine di nuovi agrofarmaci, sullo studio dei pronubi selvatici come indice di biodiversità, sulla valutazione della tossicità dei prodotti fitosanitari sulle api e sugli altri impollinatori, sul monitoraggio del quadro sanitario degli allevamenti apistici e sull'individuazione e la divulgazione delle azioni di lotta sanitaria;
   ad assumere iniziative, coinvolgendo il mondo della ricerca e le rappresentanze agricole ed apistiche, per incentivare il «servizio d'impollinazione», in particolare nel settore sementiero, ortofrutticolo e della produzione biologica, anche attraverso un'attività di formazione degli apicoltori circa le tecniche di allevamento finalizzate all'espletamento di questo servizio, per favorire l'incremento quantitativo e qualitativo delle produzioni;
   ad assumere iniziative normative per includere l'apicoltura professionale e imprenditoriale tra le attività del settore primario che usufruiscono delle agevolazioni fiscali per l'acquisto di carburante, in modo particolare durante il nomadismo;
   ad assumere iniziative per favorire la semplificazione amministrativa del comparto apistico, prevedendo l'esonero dalla dichiarazione o segnalazione di inizio attività, la vendita diretta dei prodotti senza il cambio di destinazione d'uso dei locali ove questa si svolge, e per l'attività di smielatura/confezionamento del miele per piccole produzioni che possa effettuarsi in locali di uso temporaneo senza che sia necessario il cambio di destinazione d'uso;
   nel quadro della semplificazione amministrativa del comparto apistico, ad assumere iniziative per consentire agli imprenditori apistici e professionali, come già previsto per altri produttori agricoli, la vendita diretta per la cessione al dettaglio di tutti i prodotti apistici presso la sede aziendale (abitazione, laboratorio di smielatura e altro);
   ad assumere iniziative normative per integrare l'elenco delle «attività agricole connesse», di cui l'articolo 32, comma 2, del TUIR (testo unico delle imposte sui redditi) e l'articolo 2135, comma 3, del codice civile, in relazione alla corretta valutazione del reddito ascrivibile ad una azienda apistica, ricomprendendo, oltre alla lavorazione e al confezionamento del miele (già compreso nell'elenco), anche tutti gli altri prodotti dell'apicoltura come elencati nella legge n. 313 del 2004 all'articolo 2, comma 2;
   ad includere la «pappa reale» o «gelatina reale» al punto 12 e al punto 16 rispettivamente della parte I e della parte III della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 «Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto», attribuendo alla stessa, una aliquota di compensazione ai fini IVA;
   a valutare l'opportunità di inserire tutti gli altri prodotti apistici di cui al comma 2 dell'articolo 2 della legge n. 313 del 2004, al punto 12 e 16 rispettivamente della parte I e della parte III della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 «Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto», attribuendo agli stessi, una aliquota di compensazione ai fini IVA;
   ad assumere iniziative per incentivare, anche attraverso misure di accesso al credito, la modernizzazione degli impianti apistici, l'acquisto ed il rinnovo delle attrezzature e dei macchinari da destinare ad attività apistica ed alla movimentazione degli alveari e per sviluppo del nomadismo, l'adeguamento agli adempimenti igienico-sanitari delle strutture destinate a lavorazione prodotti apistici, la diversificazione delle produzioni e dei servizi offerti dalle aziende apistiche, come i progetti didattico-culturali sull'apicoltura, e l'insediamento dei giovani apicoltori;
   ad assumere ogni altra utile iniziativa affinché venga esteso al periodo della melata, il divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari ed erbicidi tossici per le api;
   al fine di contrastare tutte le patologie che interessano l'ape, ad assumere iniziative per incentivare la ricerca e la sperimentazione pubblica allo scopo di individuare strategie profilattiche basate sull'impiego di sostanze di origine naturale o a basso impatto e metodi preventivi, nonché per valutare fenomeni di resistenza e la presenza dei residui delle sostanze farmacologiche usate, nei prodotti dell'alveare;
   al fine di contrastare la varroasi ad assumere iniziative per incentivare la ricerca e la sperimentazione pubblica affinché vengano da subito individuati ed approvati nuovi presidi sanitari, molti dei quali già autorizzati a livello europeo e di basso impatto ambientale, che siano efficaci e convenienti soprattutto nei confronti dell'apicoltura professionale;
   a dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 5 della legge n. 313 del 24 dicembre 2004 «salvaguardia e selezione in purezza dell'ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e dell’Apis mellifera sicula Montagano e incentivazione dell'impiego di api regine italiane con provenienza da centri di selezione genetica» e dal decreto ministeriale n. 18354 del 27 novembre 2009 che impone agli apicoltori biologici di «privilegiare le razze autoctone secondo la loro naturale distribuzione geografica: Apis mellifera ligustica, apis mellifera sicula (limitatamente alla Sicilia) e, limitatamente alle zone di confine, gli ibridi risultanti dal libero incrocio con le razze proprie dei paesi confinanti», nonché a valutare l'opportunità di assumere iniziative per vietare in via transitoria nel nostro territorio, l'introduzione e l'utilizzo di api di sottospecie diverse da quelle autoctone, compresi gli ibridi.
(7-00868) «Massimiliano Bernini, Benedetti, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Lupo, Parentela».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

apicoltura

produzione nazionale

imposta diretta