ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/10150

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 716 del 20/12/2016
Firmatari
Primo firmatario: CAPEZZONE DANIELE
Gruppo: MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Data firma: 20/12/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 20/12/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 31/03/2017
Stato iter:
25/05/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/05/2017
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 25/05/2017
Resoconto CAPEZZONE DANIELE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 20/12/2016

SOLLECITO IL 02/03/2017

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 31/03/2017

SOLLECITO IL 05/04/2017

DISCUSSIONE IL 25/05/2017

SVOLTO IL 25/05/2017

CONCLUSO IL 25/05/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-10150
presentato da
CAPEZZONE Daniele
testo di
Martedì 20 dicembre 2016, seduta n. 716

   CAPEZZONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il Financial Times di Londra (ripreso da taluni organi di stampa italiani) ha reso nota la notizia secondo cui il dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York ha disposto una consistente multa nei confronti di Intesa Sanpaolo per violazione della normativa sul « money laundering» a proposito di « transactions involving Iran». In particolare, le autorità newyorkesi hanno inflitto una sanzione di 235 milioni di dollari a Intesa Sanpaolo per aver «aggirato controlli antiriciclaggio per un decennio» in alcune transazioni con clienti iraniani, in violazione delle sanzioni Usa;
   l'attenzione degli inquirenti sarebbe stata destata dalla «gestione di numerose transazioni sospette che coinvolgono società di comodo attraverso la filiale di New York». Intesa Sanpaolo avrebbe anche «deliberatamente nascosto informazioni ai regolatori bancari»;
   dall'indagine è emerso che tra il 2002 e il 2006, Intesa ha usato metodi e pratiche opache per condurre più di 2.700 transazioni di clearing in dollari americani per un ammontare di oltre 11 miliardi, per conto di clienti iraniani e altre entità potenzialmente soggette a sanzioni economiche statunitensi;
   in aggiunta, l'istituto avrebbe istruito i dipendenti a gestire operazioni riguardanti l'Iran in modo da non poter essere collegati a soggetti sotto sanzioni, nascondendo in modo deliberato informazioni agli ispettori;
   in una nota, l'istituto bancario ha spiegato che la multa è frutto di un accordo in via definitiva con le autorità di New York che mette fine a un procedimento di vigilanza avviato nel 2007 –:
   se il Governo sia a conoscenza di questa e di analoghe attività di gruppi bancari italiani, in particolare rispetto all'Iran, che possano esporre i soggetti coinvolti ad analoghe sanzioni;
   se siano in corso, o siano state svolte, verifiche, per quanto di competenza, al fine di escludere che prima del gennaio 2016, vigenti le sanzioni alla Repubblica islamica dell'Iran, anche sul territorio italiano siano state poste in essere azioni volte ad aggirare i divieti internazionali;
   se il Governo non ritenga di dover porre fine alla campagna politica che, ad avviso dell'interrogante, ha indotto il precedente Esecutivo a incoraggiare operazioni commerciali con Teheran, pur in presenza di forti rischi «politici» e «geopolitici», e in particolare a esporre soggetti italiani a sanzioni e conseguenze giuridiche rilevanti. (5-10150)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 25 maggio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-10150

  Con riferimento ai quesiti posti dall'onorevole interrogante in ordine alla consistente multa pari a 235 milioni di dollari inflitta a Banca Intesa Sanpaolo dal dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York in relazione ad alcune transazioni effettuate in favore di clienti iraniani, si rappresentano i seguenti elementi forniti dal competente Ministero dell'economia e delle finanze.
  Per quanto concerne il primo quesito sollevato, sulla conoscenza da parte del Governo della descritta attività e/o di analoghe, svolte da Gruppi bancari italiani verso l'Iran, atte ad esporre i soggetti coinvolti ad analoghe sanzioni rappresenta che la Segreteria Tecnica del Comitato di Sicurezza Finanziaria – che, come noto, supervisiona l'attuazione dei regimi sanzionatori adottati dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea – ha acquisito dalla Banca d'Italia un'informativa in relazione all'istruttoria condotta nei confronti di Intesa Sanpaolo dalle Autorità americane.
  La Banca d'Italia riferisce, in proposito, che le vicende relative ad Intesa San Paolo, citate nell'interrogazione sono da inquadrare nell'ambito più ampio di un procedimento amministrativo – risalente al 2007 – che Intesa San Paolo ha in corso con la FED di New York e con il New York Department of Financial Services (DFS), nei termini definiti da un Written Agreement sottoscritto dalla banca con le due Autorità statunitensi.
  A fine 2016 il DFS e Intesa San Paolo hanno sottoscritto un accordo che prevedeva una sanzione amministrativa dell'importo di USD 235 milioni, a fronte delle omesse segnalazioni di operazioni sospette del biennio 2005-2006, della prassi di processare i bonifici in dollari su ordine della clientela iraniana tramite i cosiddetti « cover payments» (operazioni di pagamento in valuta, utilizzando di norma conti di corrispondenza interbancari) e delle criticità emerse sui sistemi di monitoraggio dei pagamenti della filiale di New York.
  L'importo della sanzione risulta in linea con le penali applicate dal DFS negli ultimi cinque anni ad altre banche straniere su tematiche afferenti alla violazione della normativa antiriciclaggio e degli embarghi internazionali (come, ad esempio, USD 180 milioni alla banca taiwanese Megabank e USD 2.243 milioni alla BNP Paribas, con una media di USD 630 milioni per le sanzioni comminate nel periodo).
  L'accordo prevedeva, inoltre, la definizione di un monitoraggio da parte di un consulente indipendente (FTI Consulting), incaricato dallo stesso DFS di verificare che l'intermediario, non solo attuasse il programma di rafforzamento delle procedure antiriciclaggio della filiale americana, ma realizzasse anche una « transaction review» delle operazioni perfezionate dalla filiale di New York dal 2014 ad oggi.
  La Banca d'Italia ha soggiunto che le vicende in parola sono state oggetto di attenzione da parte della Vigilanza, prima direttamente dell'istituto e, dopo l'avvio della Vigilanza unica, delle competenti strutture della BCE.
  A seguito della definizione dell'accordo tra Intesa Sanpaolo e il DFS, la BCE ha ritenuto opportuno stabilire contatti diretti con le Autorità americane, al fine di chiarire la situazione e definire un attento piano di follow up delle azioni che Intesa deve portare a termine.
  Peraltro, come sopra accennato, anche la Banca d'Italia, in linea generale, ha sottolineato che l'Iran rimane incluso nel Public statement della Financial Action Task Force (FATF) dei Paesi ad alto rischio e con specifiche gravi carenze in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo. La regolamentazione della Banca d'Italia in materia risulta particolarmente stringente e non consente di rilasciare a banche italiane autorizzazione ad operare – tramite lo stabilimento di succursali o la libera prestazione di servizi – in Paesi terzi in presenza di normative non adeguate in relazione alla vigilanza prudenziale, all'antiriciclaggio, al contrasto al finanziamento del terrorismo o alla riservatezza.
  Per quanto concerne il secondo quesito, sollevato sull'esecuzione di verifiche volte ad escludere che, in Italia, prima del gennaio 2016, vigenti le sanzioni alla Repubblica islamica dell'Iran, siano state poste in essere azioni volte ad eludere i divieti internazionali, si evidenzia che le sanzioni irrogate finora hanno interessato esclusivamente operatori commerciali per la violazione del divieto di messa a disposizione di risorse economiche in favore di soggetti «listati», ai sensi della vigente normativa europea.
  Per quanto concerne, infine, il terzo quesito sollevato sull'opportunità di interrompere la campagna politica di incoraggiamento delle operazioni commerciali con Teheran da parte del Governo, si fa presente che il già citato Comitato di Sicurezza Finanziaria adotterà le «Linee guida per l'operatività con l'Iran, alla luce del vigente quadro delle sanzioni finanziarie». Ciò al fine di orientare gli operatori finanziari e commerciali in relazione all'adempimento dei vigenti obblighi normativi di identificazione delle controparti iraniane coinvolte. Ulteriori indicazioni saranno date per l'acquisizione delle informazioni sulla natura e sullo scopo dall'operazione commerciale e della correlata transazione finanziaria, nel contesto specifico delle sanzioni finanziarie in essere.
  Detto Comitato intende, pertanto, sensibilizzare gli operatori commerciali e finanziari in relazione alla descritta circostanza che, nonostante la progressiva rimozione del regime sanzionatorio, a partire dall'entrata in vigore del Joint Comprehensive Pian of Action, permangono nei confronti dell'Iran sanzioni economiche individuali correlate al supporto del terrorismo ed alla violazione dei diritti umani, con conseguente persistenza di individui ed entità nelle liste delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

ammenda