ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01692

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 135 del 10/12/2013
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 10/12/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 10/12/2013
Stato iter:
25/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/10/2016
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 25/10/2016
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/12/2013

SOLLECITO IL 29/01/2015

DISCUSSIONE IL 25/10/2016

SVOLTO IL 25/10/2016

CONCLUSO IL 25/10/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01692
presentato da
BINETTI Paola
testo di
Martedì 10 dicembre 2013, seduta n. 135

   BINETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la schizofrenia, l'Alzheimer e altre demenze sono tutti disturbi del cervello, ancora poco conosciuti e molto stigmatizzati. Un problema che allontana il paziente dalle cure, rendendo ancora più critiche le loro condizioni di salute di vita e più complicata la gestione dei malati da parte dei familiari e del sistema. Per cercare di mettere a tacere la paura, i pregiudizi e la sfiducia nei confronti delle possibilità di cura, serve un filo diretto tra medico e paziente in grado di migliorare l'accesso e la gestione delle cure;
   nonostante il progresso e l'innovazione delle neuroscienze ci sono ancora tanti bisogni insoddisfatti a cui solo la ricerca può dare una risposta. E non a caso il 2014 è stato proclamato «anno del cervello» dal Parlamento europeo;
   nei disturbi di quest'organo rientrano due classi di patologie molto differenti tra loro: la prima è quella dei disturbi mentali e la seconda è quella delle malattie neurologiche. I primi sono disturbi psichici, che possono riguardare la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale, e comprendono malattie psicologiche e psichiatriche, come la schizofrenia; mentre le malattie neurologiche sono patologie, differenti da quelle psichiatriche, che colpiscono il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico: una delle più invalidanti è l'Alzheimer. Le malattie neurologiche, inoltre, possono coinvolgere anche o essere associate a malattie psichiatriche;
   i disturbi mentali colpiscono con diversa gravità 17 milioni di italiani. Ma solo 1 su 3 riceve cure. Nella lista dei disturbi che coinvolgono la psiche, al primo posto c’è l'ansia (otto milioni di italiani), al secondo la depressione e l'insonnia (entrambe quattro milioni) e poi i disturbi post-traumatici da stress (oltre un milione). L'Europa non è da meno: 164 sono i milioni di europei con queste patologie (il 38,2 per cento della popolazione);
   la malattia mentale contribuisce circa al 26,6 per cento della disabilità totale. E comporta anche un problema socio-economico a causa dei costi molto elevati: 798 miliardi di euro è la stima dell'impatto economico annuo in Europa per le malattie che colpiscono il cervello. Di questi il 37 per cento rappresentato da costi diretti connessi alle cure, il 23 per cento da costi diretti non medicali ed il 40 per cento copre i costi indiretti (perdita di produttività sociale, mortalità prematura, perdita di produttività dei familiari, e altro). Un peso economico notevole che non esaurisce l'impatto devastante di queste patologie, vera sfida del 21o secolo poiché principale causa di morte e disabilità;
   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, a livello mondiale la schizofrenia ha una prevalenza di circa il 7 per mille della popolazione adulta (circa 24 milioni di persone), soprattutto nella fascia di età 15-35 anni. In Italia, si può stimare che 245.000 persone siano o siano state affette da disturbi di tipo schizofrenico. È fra le patologie che hanno un impatto maggiore sulla vita di chi ne è colpito e dei suoi familiari; è infatti inclusa tra le prime 10 cause di grave disabilità cronica e tra le prime 20 patologie per numero di anni vissuti in condizioni di disabilità;
   le demenze colpiscono 1,1 milioni di italiani. Solo per l'Alzheimer la spesa è di 60.000 euro l'anno a paziente. Cresce il numero delle persone affette da demenza è in Italia. Il documento dell'Oms «Demenza: una priorità di sanità pubblica» stima che entro il 2030 il numero di pazienti è destinato quasi a raddoppiare ed entro il 2050 a superare il triplo, raggiungendo i 115,4 milioni. L'Italia è già oggi ottava tra i Paesi col maggior numero di persone affette, con 1,1 milioni di pazienti, in una classifica che vede al primo posto la Cina (5,4 milioni di pazienti), al secondo gli Stati Uniti (3,9) e al terzo l'india (3,7);
   nello specifico, convive con la demenza l'80 per cento degli anziani nelle case di riposo. La Malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza, che colpisce circa 36 milioni di persone nel mondo – un numero che toccherà i 66 milioni entro il 2030 – e in Italia circa 600 mila persone, rappresentando il 50-60 per cento dei casi di demenza;
   il costo globale dell'assistenza per l'Alzheimer supera i 600 miliardi di dollari, ovvero circa l'1 per cento del prodotto interno lordo mondiale. A riportarlo è il «rapporto mondiale Alzheimer 2013», recentemente presentato dalla Federazione Alzheimer Italia - rappresentante per l'Italia di Adi (Alzheimer's Disease International). In Italia la spesa annua per un anziano affetto da Alzheimer è di 60.000 euro, di cui circa il 70 per cento a carico della famiglia e il 30 per cento a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Se la demenza fosse una nazione sarebbe la 18esima economia mondiale;
   per tutte queste malattie, un'arma importante è rappresentata dall'informazione sulla ricerca e sui nuovi studi scientifici. La ricerca ha portato allo sviluppo di tecniche che permettono una diagnosi precoce della malattia. Altrettanti progressi sono in corso nel campo delle terapie farmacologiche, dove si studiano nuove soluzioni;
   in tutti i disturbi del cervello, sia quelli psichiatrici che quelli neurologici, è fondamentale l'importanza dell'informazione ai famigliari del paziente. I progressi scientifici, opportunamente comunicati, oltre ad offrire speranze di cura ai malati, contribuiscono a rafforzare la consapevolezza dei familiari, su cui nella maggior parte dei casi grava il peso dell'assistenza –:
   quali urgenti iniziative intenda porre in essere in prossimità del 2014, proclamato «anno del cervello» dal Parlamento europeo, in termini di ricerca, di assistenza e di informazione concreta alle famiglie e se non ritenga necessario promuovere strategie nazionali concrete in grado di fornire ai malati e alle loro famiglie diagnosi tempestive e terapie farmacologiche appropriate e fondamentali per il controllo delle malattie del cervello. (5-01692)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 25 ottobre 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-01692

  In merito all'interrogazione parlamentare in esame, mi preme evidenziare che, nonostante la medesima si riferisca ad un evento, quale la proclamazione, da parte del Parlamento Europeo, del 2014 come «anno del cervello», la tematica dell'Alzheimer, così come delle demenze in generale, riveste comunque carattere di attualità tanto da aver sempre destato vivo e costante interesse da parte del Ministero della salute.
  Com’è noto, con il termine demenza si indicano numerosi disturbi ad eziopatogenesi diversa ed eterogenea, caratterizzati dal deterioramento delle funzioni cognitive, in specifico della memoria, che hanno una ricaduta quasi immediata sulle relazioni interpersonali e sul comportamento di una persona fino a quel momento efficiente (DSM-IV). Ad essa si associano deficit cognitivi misurabili, alterazioni dello stato emozionale e disturbi psico-comportamentali. Di solito si sviluppa lentamente, e colpisce soprattutto le persone di età superiore ai sessant'anni. Tra il 2006 e il 2009 i tassi standardizzati di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso sono aumentati nella popolazione con 65 anni o più sia per gli uomini sia per le donne, passando, rispettivamente, da 22,1 a 26,8 per 10.000 abitanti e da 19,6 a 24,8. Secondo stime fornite dall'ISTAT, si prevede nel 2030 una percentuale di anziani affetti da demenze pari al 9 per cento circa della popolazione complessiva degli ultrasessantenni.
  A differenza di molte altre patologie croniche, le persone affette da demenza possono sviluppare bisogni di cura e di assistenza già nelle prime fasi della malattia, necessitandone sempre più durante il progredire della malattia. Pur manifestandosi sotto forma di sintomi apparentemente simili, i sottotipi di demenza possono essere di tipo reversibile e irreversibile. Con specifico riferimento alla spesa e al consumo dei farmaci impiegati nel sistema nervoso, nel periodo 2007-2013 si è registrato un trend crescente per il consumo di farmaci impiegati nel sistema nervoso. Tale tendenza sembra essere confermata anche per l'anno 2014. Per quanto riguarda la spesa si osserva un trend crescente nel periodo 2007-2011; a partire dall'anno 2011 si rileva un'inversione di tendenza attesa anche nel 2014.
  Come in altre malattie neurodegenerative la diagnosi precoce è molto importante sia perché offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia, sia perché permette al paziente di pianificare il suo futuro, quando ancora è in grado di prendere decisioni.
  In Italia, sia gli inibitori dell'acetilcolinesterasi sia la memantina possono essere prescritti a carico del SSN, su diagnosi e piano terapeutico delle Unità di valutazione Alzheimer (UVA), individuate dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano (NOTA AIFA n. 85), limitatamente ad alcune categorie di pazienti con malattia di Alzheimer.
  Alle UVA è affidato il compito di effettuare o, eventualmente, confermare una diagnosi precedente e di stabilire il grado di severità in accordo alla scala MMSE.
  Il piano terapeutico deve essere formulato sulla base della diagnosi iniziale di probabile demenza di Alzheimer di grado lieve-moderato.
  Inoltre, è necessario considerare, accanto al ricorso a terapie farmacologiche, l'esigenza di un percorso di Gestione Integrata che consiste nella presa in carico del paziente e della sua famiglia da parte di un clinico esperto e/o di un centro esperto. La presa in carico prevede l'inserimento del paziente in un percorso clinico-assistenziale dove, secondo le fasi della malattia, il clinico o il centro esperto definiscono, in accordo con gli interessati, l'intervento più appropriato. L'ottimizzazione dell'accesso ai percorsi di Gestione Integrata deve essere una priorità per la gestione dei pazienti con malattia di Alzheimer. Il trattamento della malattia di Alzheimer e di altre demenze è un campo di ricerca ancora aperto. I principali obiettivi del trattamento sono il miglioramento sintomatico, che può consistere in una maggiore attività cognitiva, una maggiore autonomia e/o il miglioramento della disfunzione neuropsichiatrica e comportamentale; la modifica della malattia, attraverso il rallentamento o l'arresto della progressione dei sintomi e del processo alla base della demenza; la prevenzione primaria delle malattie attraverso l'intervento sui meccanismi patogenetici chiave in fase pre-sintomatica.
  Recentemente, in aggiunta allo studio di trattamenti sintomatici, nuova enfasi nella ricerca clinica è stata data allo studio di potenziali approcci modificanti il decorso della malattia. Numerose strategie terapeutiche potenzialmente in grado di modificare la malattia sono state studiate e numerose altre sono in fase di sviluppo. Queste includono trattamenti che modulano l'infiammazione e il danno ossidativo. Tuttavia, dal punto di vista regolatorio, le principali linee guida (EMA, FOA) concordano sul fatto che la dimostrazione di un effetto modificante la malattia – il rallentamento o l'arresto del processo di demenza – sia dimostrato attraverso il miglioramento dei segni clinici e dei sintomi della demenza cui si accompagni un cambiamento nel processo patologico sottostante la malattia. A differenza di altri stati patologici, che presentano un decorso dai tempi ridotti, la malattia di Alzheimer ha la peculiarità di peggiorare lentamente nel tempo attraverso un processo continuo e progressivo. Ciò condiziona in maniera sfavorevole lo sviluppo in tempi rapidi di eventuali terapie, in quanto ogni nuova ipotesi terapeutica necessita di anni di studio e di osservazioni prima che se ne possa dimostrare l'effetto sulla progressione della malattia. È per questo motivo che oggi una delle priorità della ricerca è l'individuazione di biomarcatori della malattia: parametri oggettivamente misurabili che siano indicatori dei meccanismi biologici e fisiopatogenetici che sottendono alla malattia. Negli ultimi anni, l'autorità regolatoria europea (EMA), con il contributo dell'Agenzia Italiana del Farmaco, ha ultimato numerose procedure di qualificazione per diversi biomarcatori della malattia di Alzheimer (http://www.ema.europa.eu/).
  Come precedentemente ricordato, i farmaci attualmente disponibili per il trattamento del morbo di Alzheimer riguardano prevalentemente la cura dei sintomi cognitivi, mirando a contenere la perdita di memoria e il senso di confusione, senza, però, trattare direttamente le cause della malattia. Per tale ragione, la ricerca attualmente in corso si sta focalizzando sui trattamenti che possano contrastare la progressione della malattia, tra cui gli agenti disease modifying (agenti in grado di modificare la malattia) per il trattamento di Alzheimer di entità da lieve a moderata. La ricerca farmaceutica sta sviluppando 64 potenziali nuovi trattamenti per l'Alzheimer. Tuttavia, il percorso dalla ricerca di base alla scoperta di nuove molecole è estremamente complesso, in particolare in questo settore. Una recente analisi di PhRMA ha rilevato che dal 1998 fino al 2011 si sono verificati 101 tentativi di sviluppo di principi attivi per il trattamento dell'Alzheimer. Essi, sebbene infruttuosi, rappresentano, comunque, delle pietre miliari, contribuendo a reindirizzare la ricerca e fornendo nuove informazioni che permettono l'avanzamento della scienza.
  Come in precedenza evidenziato, il Ministero della salute e, per esso, l'Agenzia Italiana del Farmaco, è impegnato in numerose attività incentrate a garantire il migliore percorso di sviluppo e accesso alle cure per i malati di Alzheimer. In particolare, si segnalano:
   la partecipazione alle numerose procedure di qualificazione per diversi biomarcatori della malattia di Alzheimer (http://www.ema.europa.eu/);
   la partecipazione, nell'ambito del Green Park Collaborative Group, alla stesura dell'evidence Guidance Document «Design of Clinical Studies of Pharmacologic Therapies for Alzheimer's Disease» (released on 11th of April, 2013);
   attività di alta consulenza-scientifica (Scientific Advice) per valutazioni di HTA (Health Technology Assessment) in relazione alle nuove molecole in corso di studio;
   la partecipazione a network di collaborazione, quale il Coalition Against Major Diseases, un consorzio di aziende farmaceutiche, fondazioni di ricerca, associazioni di pazienti, consulenti dei Governi e delle autorità regolatorie, incluse EMA e FDA, attivo in particolare nella lotta contro malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson (http://c-path.org/programs/camd/).
  Da quanto ampiamente riferito, si evince l'indiscutibile impegno del Ministero della salute nel promuovere la collaborazione tra le autorità regolatorie, l'industria farmaceutica, le istituzioni accademiche, gli enti di HTA e i pazienti, al fine di ottimizzare modelli sostenibili di sviluppo di nuovi farmaci per le patologie neurologiche.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

malattia del sistema nervoso

psichiatria

ricerca scientifica

servizio sanitario nazionale

trattamento sanitario

sistema sanitario