Atto Camera
Mozione 1-00646
presentata da
GIAN LUCA GALLETTI
testo di
lunedì 6 giugno 2011, seduta n.481
La Camera,
premesso che:
i rapporti tra la Svizzera e l'Italia sono caratterizzati da intense relazioni economiche, culturali, politiche e sociali, oltre che da una lingua comune;
già agli inizi del secolo scorso un terzo degli stranieri residenti in Svizzera era di origine italiana, mentre tra il 1950 e il 1970 gli italiani rappresentavano addirittura la metà degli immigrati ed, ancora oggi, la comunità italiana è quella più numerosa ed opera in tutti i settori;
in Svizzera vivono circa 500 mila cittadini di origine italiana, una comunità molto ben integrata, che rafforza oltretutto la componente italofona della cultura quadrilingue elvetica;
sono circa 55 mila i cittadini italiani che prestano la loro opera a vario titolo in Svizzera e di questi, 48 mila, provenienti principalmente dalle province di Varese e Como, sono impiegati nel Cantone Ticino;
la presenza di un così ragguardevole numero di frontalieri impiegati in Svizzera ha indotto l'Italia e la Confederazione a negoziare numerosi accordi bilaterali per regolare soprattutto questioni afferenti alla previdenza sociale, all'imposizione fiscale e all'indennità di disoccupazione;
l'Italia è il secondo partner commerciale della Repubblica federale elvetica, mentre per le esportazioni italiane rappresenta il sesto mercato di sbocco a livello mondiale: solo nel primo trimestre 2010, infatti, l'Italia ha esportato in Svizzera (7,7 milioni di abitanti) merci per un valore di 1,33 miliardi di euro, un valore quasi pari alla somma delle esportazioni italiane in Cina e Russia (1,37 miliardi di euro), che insieme hanno una popolazione di 1,6 miliardi di abitanti. A livello pro capite, la Svizzera si conferma di gran lunga il maggiore importatore e consumatore mondiale di prodotti italiani;
negli ultimi tempi, tuttavia, le relazioni tra i due Paesi hanno subito un costante deterioramento, mettendo a rischio gli ottimi rapporti che storicamente hanno legato le due nazioni;
le dichiarazioni del Ministro Tremonti sono state stigmatizzate dal Governo svizzero, che già non aveva apprezzato l'inserimento della Svizzera nella black list dei Paesi che agevolano l'evasione fiscale e l'ultimo scudo fiscale varato dal Governo italiano;
l'Italia non ha ancora recepito l'accordo bilaterale fra Svizzera ed Unione europea sulla fiscalità del risparmio;
tuttavia il Consiglio federale, in virtù delle storiche relazioni bilaterali, in particolare di quelle economiche, con l'Italia si è reso disponibile ad avviare trattative per rinegoziare la convenzione per evitare la doppia imposizione sul reddito e sulla sostanza del 9 marzo 1976, finora evitate dall'Italia (mentre la Svizzera ha già potuto concludere accordi simili con gli altri Paesi vicini);
la Lega dei Ticinesi, movimento regionale ma presente anche nel Parlamento federale, che ha raggiunto la maggioranza relativa durante le recenti elezioni cantonali del 10 aprile 2011, sembrerebbe invece privilegiare un atteggiamento di totale chiusura nelle relazioni tra i due Paesi;
giova ricordare che la Lega ticinese ha basato buona parte della sua campagna elettorale contro i frontalieri italiani, accusati di sottrarre posti di lavoro ai ticinesi, aiutata in questa azione dal partito di estrema destra UdC che ha utilizzato una campagna di comunicazione politica denominata «bailarat» caratterizzata da dichiarazioni offensive nei confronti dei transfrontalieri italiani rappresentati come ratti affamati che addentano una forma di formaggio simboleggiante il Canton Ticino;
in particolare, la Lega punta a fissare un tetto massimo dei frontalieri a 35.000 e a bloccare i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri prefigurando anche altre azioni più incisive, a partire dall'organizzazione di blocchi in dogana;
la Convenzione sui frontalieri risale al 9 marzo 1976 e comporta un ristorno del 38,8 per cento, in favore dei comuni italiani, delle imposte fiscali riscosse alla fonte sulle retribuzioni dei frontalieri. Bloccare il ristorno della quota-parte delle imposte prelevate alla fonte sui frontalieri italiani rappresenterebbe una violazione del diritto internazionale, ma è indicativo di una situazione che rischia di aggravarsi,
impegna il Governo:
ad intraprendere le necessarie iniziative con il Governo della Confederazione elvetica al fine di riaprire un proficuo dialogo sulle tematiche fiscali a tutela delle migliaia di lavoratori frontalieri che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare onestamente, costituendo per la Svizzera una ricchezza;
a riprendere al più presto il negoziato sulla nuova convenzione fiscale per evitare la doppia imposizione sul reddito e sulla sostanza, formulando e discutendo in quella sede le legittime richieste d'interesse del nostro Paese;
a porre in essere tutte le iniziative per la ridefinizione tra Italia e Svizzera in materia di lavoro transfrontaliero, fermo restante la validità degli accordi in materia di ristorni fiscali ai comuni di frontiera, adeguandola alle giuste esigenze di reciprocità;
ad adoperarsi, nelle opportune sedi internazionali, affinché la Confederazione elvetica possa essere esclusa dalla cosiddetta black list in relazione al concreto rispetto delle regole sulla trasparenza finanziaria.
(1-00646) «Galletti, Volontè, Adornato, Pezzotta, Ciccanti, Compagnon, Naro, Delfino, Poli».