ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00370

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 330 del 01/06/2010
Abbinamenti
Atto 1/00359 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00369 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00372 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00374 abbinato in data 03/06/2010
Firmatari
Primo firmatario: BONIVER MARGHERITA
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 31/05/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DOZZO GIANPAOLO LEGA NORD PADANIA 31/05/2010
IANNACCONE ARTURO MISTO - NOI SUD/LEGA SUD AUSONIA 31/05/2010
BALDELLI SIMONE POPOLO DELLA LIBERTA' 31/05/2010
ANTONIONE ROBERTO POPOLO DELLA LIBERTA' 31/05/2010
PIANETTA ENRICO POPOLO DELLA LIBERTA' 31/05/2010
SARDELLI LUCIANO MARIO MISTO - NOI SUD/LEGA SUD AUSONIA 31/05/2010


Stato iter:
03/06/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 01/06/2010
Resoconto BONIVER MARGHERITA POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 01/06/2010
Resoconto DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO - REPUBBLICANI REGIONALISTI POPOLARI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 01/06/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 01/06/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/06/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/06/2010

RITIRATO IL 03/06/2010

CONCLUSO IL 03/06/2010

Atto Camera

Mozione 1-00370
presentata da
MARGHERITA BONIVER
testo di
martedì 1 giugno 2010, seduta n.330

La Camera,

premesso che:

le convenzioni internazionali in materia di disarmo e di non proliferazione riflettono - più di ogni altro settore del diritto internazionale pattizio - le particolari condizioni geopolitiche esistenti al momento della loro conclusione. Se da un lato codificano in essenza la sfiducia reciproca alla base dei rapporti tra gli Stati contraenti, dall'altro sono il risultato di un processo di distensione che esse stesse concorrono ad alimentare;

in questo scenario va ricordato che la necessità di impedire o, quanto meno, di ridurre drasticamente la diffusione delle armi atomiche è stata ben presente sin dall'inizio dell'era nucleare. Nel gennaio del 1946, a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che impegnava gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici. Sempre nel 1946, il Governo degli Stati Uniti, che all'epoca era l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. Tale iniziativa, comunemente indicata come «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella, quasi contemporanea, dell'Unione sovietica, che proponeva il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. Nei fatti, la logica dell'equilibrio strategico tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;

dopo un periodo di costante aumento degli armamenti nucleari, scelta strategica nel mondo dei due blocchi, si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi che hanno determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;

nella seconda metà degli anni '60 Stati Uniti, Unione sovietica e Regno Unito posero, infatti, le basi di un trattato internazionale, che, prendendo atto della presenza sulla scena internazionale di Stati «militarmente nucleari» (NWS) e Stati «militarmente non nucleari» (NNWS), avrebbe dovuto impedire l'ulteriore diffusione degli ordigni atomici e perseguire, nel lungo termine, l'obiettivo di un disarmo nucleare generale e completo, garantito da un efficace controllo internazionale. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), attiva già dal 1957, fu incaricata sia di condurre le necessarie verifiche mirate ad evitare usi impropri dei materiali e delle tecnologie nucleari, sia di facilitare le applicazioni pacifiche di questa fonte energetica. Prese in tal modo corpo il trattato di non proliferazione, il cui testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a distanza di sei anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente, oppure per uno o più periodi di durata limitata;

oggi, inevitabilmente, l'attuale evoluzione verso un mondo multipolare, con futuri equilibri strategici essenzialmente regionali, non può non suggerire la necessità di un esame critico della materia, per garantire un processo di costante smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;

in primo luogo, bisogna sottolineare che se moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito al trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono in realtà pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e focalizza le lacune attuali del regime di non proliferazione;

inoltre, i casi recenti dell'Iraq e della Corea del Nord hanno evidenziato alcuni punti deboli del sistema, in particolare in relazione ai controlli previsti, costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette «ispezioni non dichiarate», che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;

è, pertanto, auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale, è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo, è, inoltre, indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;

il disarmo generale rimane un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza il trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;

negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi continua ad essere una minaccia reale. Il mondo non è ancora libero da armi nucleari e, accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;

sicuramente una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta anche dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà, in particolare, di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;

in questo quadro, i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici», facendo emergere le aspirazioni egemoniche di varie potenze medie;

il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;

il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto, merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht, con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);

negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;

il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;

ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni, si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare) e offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo però gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;

l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. L'Accordo è il risultato di un lungo processo di avvicinamento della Russia all'Occidente, che anche l'Italia ha contributo con costanza a realizzare. In particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare, del Consiglio Nato-Russia, fortemente voluto dal Governo italiano, mentre l'avvio della fase finale del processo di integrazione della Russia in Occidente è da ricondurre al 2001, cioè al vertice G8 di Genova, quando si svolse l'incontro bilaterale tra il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ed il Presidente russo Putin. La tappa successiva fu la visita di Berlusconi a Mosca nell'ottobre 2001, in occasione della quale osservatori e stampa parlarono esplicitamente di relazioni «privilegiate» instauratosi tra i due leader. Poi l'altra tappa fondamentale: la visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Russia e l'annuncio a Roma, pochi giorni dopo, da parte di Berlusconi, del raggiungimento di un accordo tra la Nato e la Russia per una maggiore integrazione di Mosca nell'Alleanza atlantica attraverso la creazione di un Consiglio a 20. Accordo, poi, ratificato il 28 maggio 2002 in occasione del vertice di Pratica di Mare. Tale accordo è stato fatto precedere dalla dichiarazione di Roma firmata dai 19 leader dell'Alleanza atlantica e dal Presidente russo Putin. Il preambolo della dichiarazione, dove si afferma che «all'inizio del ventunesimo secolo viviamo in un mondo nuovo, strettamente correlato come non mai nel passato, dove minacce e sfide nuove e senza precedenti esigono risposte sempre più unite», si accompagna ai «settori» di «comune interesse», nei quali Nato e Russia collaboreranno insieme. Tra di essi spicca quello della «non proliferazione». Un percorso, questo, confermato dai leader del G8 nel 2009 all'Aquila;

il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati. L'obiettivo era quello di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, e di realizzare entro quattro anni un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;

l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;

a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;

a sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro del deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;

ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, a garanzia della sicurezza collettiva nello spazio euro-atlantico, e l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, in aderenza all'obiettivo di assicurare un equilibrio degli armamenti nucleari al più basso livello possibile nella prospettiva della loro eliminazione.

(1-00370)
«Boniver, Dozzo, Iannaccone, Baldelli, Antonione, Pianetta, Sardelli».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

accordo START

arma nucleare

arma nucleare strategica

assemblea generale dell'ONU

combustibile nucleare

disarmo

energia nucleare

esperimento nucleare

NATO

non proliferazione di armi nucleari

tecnologia energetica