CAMERA DEI DEPUTATI
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N. 3945-A-bis |
Onorevoli Colleghi! Nella creazione di partenariati economici tra l'Unione europea e i raggruppamenti regionali africani sorti all'ombra dell'Unione africana può risiedere una chiave delle future politiche di controllo dei flussi migratori. A mano a mano che il continente nero si sviluppa, dovrebbe essere infatti possibile generare sul suolo africano sufficienti opportunità di lavoro e reddito, atte a scoraggiare la gente dal tentare la sorte e venire da noi, in Europa.
Si è persino atteso troppo, considerato che l'Accordo interinale che dovrebbe preparare le più incisive intese future è stato stipulato ben sette anni fa. Il mondo è da allora sensibilmente cambiato e l'urgenza di stabilire partenariati con gli Stati africani si è sensibilmente accresciuta.
Va, altresì, rilevato come anche l'Africa centrale possa essere considerata una terra di opportunità, in cui investire alla ricerca di risorse minerarie ma anche nello sviluppo delle infrastrutture necessarie alla prosperità di quei Paesi.
Il raggruppamento interessato da questo partenariato interinale è la Comunità economica e monetaria dell'Africa centrale (CEMAC), di cui sono membri il Camerun, la Repubblica Centrafricana, il Ciad, il Congo, la Repubblica democratica del Congo, la Guinea equatoriale, il Gabon, Sao Tomè e Principe.
Per parte africana, l'intesa è stata firmata dal solo Camerun, che è di fatto il vero partner di riferimento. Mentre si cerca di dare efficacia a questo Accordo, che quindi giunge in quest'Aula comunque lontano dal momento in cui potrà avere piena attuazione, proseguono i negoziati tesi allo stabilimento di un partenariato organico vero e proprio.
L'Accordo al nostro esame è volto a regolare alcuni aspetti basilari delle relazioni commerciali fra il Camerun e l'Unione europea, come la cooperazione allo sviluppo, il commercio dei beni, i dazi applicati, le misure di difesa commerciale, le salvaguardie, la cooperazione doganale e amministrativa, la regolamentazione fito-sanitaria e la trasparenza.
I costi di esercizio dell'intesa non sono elevati, essendo pari a poco più di 17.000 euro annui. Non si intravedono grandi pericoli nell'approvazione di questo Accordo, tanto più che i beni esportati dal Camerun in Europa arrivano già senza dazi. Auspichiamo soltanto che l'architettura complessiva della politica di partenariato con l'Africa e i suoi Stati venga ripensata in modo tale da considerarla parte della politica di gestione dei flussi migratori.
Su queste basi, riteniamo di raccomandare l'approvazione del provvedimento, riservandoci di presentare, nel corso dell'esame, proposte tese al suo miglioramento.
Gianluca PINI,
Relatore di minoranza