ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00876

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 542 del 22/12/2015
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00169
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 22/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/12/2015
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/12/2015
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/12/2015
MELILLA GIANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/12/2015
FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/12/2015


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
28/01/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/01/2016
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 28/01/2016
GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/01/2016
LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
 
PARERE GOVERNO 28/01/2016
GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 28/01/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 28/01/2016

ACCOLTO IL 28/01/2016

PARERE GOVERNO IL 28/01/2016

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 28/01/2016

CONCLUSO IL 28/01/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00876
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Martedì 22 dicembre 2015, seduta n. 542

   La III Commissione,
   premesso che:
    oggi, nel mondo, vivono oltre 300 milioni di indigeni, distribuiti in più di sessanta Paesi diversi. Tra questi, 150 milioni di persone appartengono in senso stretto ai popoli tribali e comprendono almeno settanta gruppi che non hanno mai avuto contatti con l'esterno;
    solitamente, i popoli indigeni rappresentano gli abitanti originari dei luoghi in cui vivono. Nella maggior parte dei casi, infatti, essi abitano le loro terre da secoli se non addirittura da migliaia di anni. Le loro società si distinguono notevolmente dalle altre: sono complesse, vitali e in costante mutamento. Culture, lingue e stili di vita dei popoli tribali, infatti, sono molto diversi, ed essi stessi si percepiscono come nettamente distinti dai popoli confinanti, anche se accomunati da un fortissimo attaccamento spirituale alle loro terre ancestrali;
    pur vivendo in ambienti incredibilmente diversi ed in regime di autosufficienza, i popoli tribali sono costantemente ed incessantemente minacciati dalla sostanziale mancanza di rispetto dei loro diritti territoriali da parte di Governi, società ed altri enti. Le loro terre, infatti, vengono invase senza soluzione di continuità. A farlo sono coloni, allevatori, società e multinazionali, soprattutto quelle petrolifere, minerarie o di disboscamento. Frequentemente, però, risultano essere invasivi e devastanti anche i progetti di sviluppo privati o governativi che vengono varati, ad esempio, per la costruzione di strade e dighe, o per la creazione di parchi e riserve naturali, determinando sempre, in un modo o nell'altro, invasioni che si traducono poi nella distruzione delle risorse necessarie alla loro sussistenza: il cibo e la casa;
    le invasioni sopra descritte, inoltre, spesso causano la morte, introducendo malattie verso cui, i popoli tribali, specialmente quelli più isolati, non hanno difese immunitarie. La mancanza di terra può turbare e sconvolgere la struttura sociale delle comunità portando sconforto e depressione, fino ad arrivare alla scomparsa irreversibile di un popolo. Nel nome del progresso, intere tribù sono ancora oggi cacciate dalle terre dei loro avi, ricorrendo in molti casi alla violenza, attaccando, imprigionando e uccidendo gli indigeni;
    per citare alcuni dei recenti casi, in cui sono state denunciate delle gravissime violazioni nei confronti delle popolazioni tribali, basti pensare a quanto stia tuttora accadendo ai Penan, popolazione indigena dello Stato malese del Sarawak, minacciati dalla programmata ed avviata costruzione di una serie di dighe, che li obbligherà ad abbandonare la loro terra, oppure alle tribù indigene del Brasile come gli Awà, popolo di cacciatori-raccoglitori la cui sopravvivenza è a rischio per i continui disboscamenti, o i Guaranì, soggetti alle continue violenze da parte degli allevatori locali. Proprio in Brasile diverse proposte di legge stanno minando la base dei diritti costituzionali faticosamente conquistati dagli indios, indebolendo le loro posizioni sulla questione territoriale, aprendo, tra l'altro, alla edificazione nelle loro terre di basi militari, attività minerarie, dighe ed altri progetti industriali. Così come le pratiche turistiche di veri e propri «safari umani» stanno seriamente compromettendo la preservazione dell’habitat e delle risorse degli Jarawa, popolo natio delle isole indiane Andamane, o nello stato africano del Botswana, la popolazione indigena dei Boscimani continui ad essere perseguitata, arrestata e maltratta, impedendo l'ingresso e la caccia nella loro terra di appartenenza, nonostante una pronuncia della Corte Suprema di quello Stato avesse confermato il loro diritto a vivere e cacciare nella riserva;
    tuttavia, laddove i diritti dei popoli indigeni sono rispettati e viene data loro la possibilità di vivere in pace sulle proprie terre, molte società tribali prosperano e crescono numericamente, invertendo la tendenza al forte ribasso demografico che li caratterizzava fino a qualche tempo fa;
    la comunità internazionale, riconoscendo come le violazioni perpetrate negli ultimi cinque secoli nei confronti dei popoli indigeni abbiano condotto ad un vero e proprio genocidio, e come esse abbiano causato la perdita della vita di milioni di persone e l'estinzione di centinaia di culture, lingue, tradizioni, stili di vita e conoscenze, ha sancito, in diversi atti internazionali, la necessità di tutelare la diversità culturale dei popoli indigeni, nel rispetto degli universali principi di giustizia, democrazia, eguaglianza, non discriminazione, e dei diritti umani;
    in forza di ciò, a partire dal 1982 l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito il « Working Group on Indigenous Populations», mentre il 27 giugno del 1989, l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha adottato la Convenzione n. 169, concernente il riconoscimento e la tutela dei diritti dei popoli indigeni e tribali in Stati indipendenti. In seguito, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato l'anno 1993 come «Anno internazionale dei popoli indigeni» ed il periodo 1995 – 2004 come «Decennio internazionale dei popoli indigeni» e ancora, successivamente, il periodo 2005 – 2014 come «Secondo Decennio Internazionale dei Popoli Indigeni», istituendo la «Giornata mondiale delle Popolazioni indigene» nella data del 9 agosto, mentre il 13 settembre 2007 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni», in cui l'Italia ha assunto un importante ruolo di sponsor nel difficile processo di negoziazione;
    in data 22 settembre 2014 si è tenuta la riunione plenaria ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, conosciuta come Conferenza mondiale sui popoli indigeni, che ha adottato la risoluzione 69/2 che ha identificato le misure necessarie per assicurare il rispetto dei loro diritti riconosciuti sia dalla Dichiarazione ONU sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP), che dalla Convenzione n. 169;
    la diversità culturale dei popoli indigeni ancora oggi costituisce la stragrande maggioranza della diversità culturale dell'umanità e tale diversità culturale è una ricchezza che è necessario trasmettere alle generazioni future;
    la possibilità di costruire un futuro di pace, fondato su un vero rapporto di rispetto e incontro reciproco fra i popoli indigeni ed il mondo non indigeno, può essere possibile solo partendo dal riconoscimento di ciò che è accaduto in passato, e continua ad accadere anche oggi, ai popoli indigeni in ogni parte del mondo, dall'Africa all'Asia, dalle Americhe all'Oceania;
    la data dell'11 ottobre 1492 può essere considerata, simbolicamente, come l'ultimo giorno di libertà dei popoli indigeni,

impegna il Governo

ad istituire la «GIORNATA DELLA MEMORIA DEL GENOCIDIO DEI POPOLI INDIGENI», in corrispondenza dell'11 ottobre di ogni anno a venire.
(7-00876) «Palazzotto, Zaratti, Scotto, Marcon, Melilla, Claudio Fava».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

popolazione autoctona

assemblea generale dell'ONU

condizioni e organizzazione del lavoro