ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00860

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 534 del 02/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: GALLINELLA FILIPPO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 02/12/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/09/2016
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/10/2016
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/09/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 14/09/2016

DISCUSSIONE IL 12/10/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/10/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 04/07/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00860
presentato da
GALLINELLA Filippo
testo di
Mercoledì 2 dicembre 2015, seduta n. 534

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    nel corso degli ultimi cinquanta anni la superficie nazionale destinata a leguminose si è notevolmente ridotta; per alcune colture, gli ettari coltivati sono più che dimezzati, passando da 500.000 a poco più di 50.000 per la fava e 10.000 per il fagiolo e da 25.000 ad appena 2.400 per la lenticchia; il lupino ha interessato, secondo dati del 2010, circa 3.000 ettari, mentre al cece sono stati riservati poco meno di 7.000 ettari; solo il pisello proteico ha fatto registrare, nel 2010, una superficie di 7.800 ettari, più del triplo di quella investita agli inizi degli anni 2000, e una produzione complessiva di poco superiore a 20.000 tonnellate;
    la drastica riduzione delle superfici coltivate a leguminose non è stata compensata, neanche parzialmente, dall'aumento delle rese che non hanno registrato variazioni significative a dimostrazione del fatto che queste colture sono state interessate solo marginalmente da interventi di miglioramento genetico;
    simili considerazioni possono estendersi alle foraggiere: l'erba medica, che rende la maggior produzione di proteine per ettaro, ricopre, stando ai dati risalenti al 2010, una superficie di circa 720.000 ettari di cui 90.000 dedicati alla disidratazione con ben 70 impianti di trasformazione; la superficie coltivata a lupinella, sempre secondo dati di cinque anni fa, si è più che dimezzata rispetto al 2000, occupando poco più di 17.000 ettari mentre quella destinata sulla si è ridotta a poco più di 53.000 ettari;
    nonostante l'Italia sia il principale produttore comunitario di semi di soia, la cui coltivazione ha registrato, a partire dal 2010, progressivi aumenti delle superfici raggiungendo nel 2011 circa 250.000 ettari, per una produzione complessiva di oltre 870.000 tonnellate, ne è anche significativo importatore: nell'anno 2009 le importazioni da Brasile, Paraguay e Stati Uniti sono risultate pari a 1.360.000 tonnellate di granella (+ 25 per cento rispetto ai primi anni del 2000);
   oltre alla soia, leguminose da granella con interessanti possibilità di sviluppo nel nostro Paese sono il pisello proteico ed il favino, complementari rispetto alle aree in cui possono essere coltivate: a Settentrione il primo e a Sud il secondo, frequentemente impiegate nell'alimentazione degli animali da allevamento ed oggetto ormai da anni di un buon lavoro di miglioramento genetico che ha consentito la costituzione di cultivar già disponibili e di risorse genetiche utili per futuri programmi di breeding;
    altre specie interessanti ai fini di un incremento della produzione di proteine vegetali sono il lupino dolce ed il cece oltre che gli arbusti foraggeri quali la Medicago arborea;
    la promozione e 1’ incentivazione della produzione di proteine vegetali è ormai indispensabile non solo per limitare l'utilizzo di mangimi zootecnici arricchiti con farine animali, ma anche al fine di poter disporre di valide alternative per tutti quei consumatori che, contrari agli organismi geneticamente modificati, molto diffusi nelle fonti proteiche vegetali importate dall'estero, preferiscono invece prodotti nazionali garantiti, in modo particolare tradizionali e biologici;
    le leguminose da granella rappresentano in termini di valore il 5 per cento del valore delle colture erbacee (foraggere escluse). Dal 2000 al 2013 i valori delle leguminose da granella sono diminuite nel primo quinquennio, per poi iniziare a crescere;
    una maggior superficie investita a colture proteiche oltre che aumentare l'approvvigionamento nazionale di proteine vegetali contribuirebbe alla riduzione di CO2, consentirebbe il recupero di terreni marginali o sottoutilizzati e promuoverebbe l'adozione di buone pratiche agronomiche incrementando il livello di competitività dell'intera filiera foraggero-zootecnica;
    tali colture, inoltre, consentono al produttore agricolo di migliorare l'ordinamento produttivo, stimolando la rotazione tra colture depauperanti e colture da rinnovo, interrompendo la monosuccessione, contribuendo a favorire la rotazione, con molteplici benefici ambientali quali il miglioramento della struttura e della fertilità del terreno la riduzione dell'impiego di fertilizzanti di sintesi e di prodotti fitosanitari, evitando i gravi rischi di abbandono e/o di depauperamento dei terreni;
   le leguminose rappresentano le colture più idonee per rispettare alcuni dei vincoli imposti con la nuova PAC (greening), in particolare per la formazione delle cosiddette aree EFA (Ecological Focus Area);
    la reintroduzione di varietà tradizionali migliorate, impatterebbe inoltre positivamente sul sistema economico in quanto anche le industrie mangimistiche troverebbero conveniente utilizzare granella nazionale anziché di importazione;

impegna il Governo:

   a predisporre urgentemente un piano di sviluppo delle colture proteiche al fine di garantire l'approvvigionamento nazionale delle farine vegetali proteiche a costi sostenibili ed in particolare a:
    a) investire nella ricerca e nello sviluppo di varietà autoctone più produttive, anche identificando programmi di coltivazione e tecniche agronomiche, per diminuire la dipendenza da soia, promuovendo al contempo la salvaguardia della biodiversità ed il recupero del germoplasma locale;
    b) investire nella ricerca per l'innovazione di processo e di prodotto, anche garantendo adeguata assistenza tecnica nelle varie fasi della filiera e la messa a punto di kit diagnostici rapidi per la determinazione della presenza di micotossine, contaminanti e transgeni;
    c) accogliere, interpretare e selezionare la domanda di ricerca e indirizzarla alle sedi di ricerca in grado di fornire le risposte tecniche migliori al fine di restituire nel breve periodo i risultati alle imprese, anche attraverso la promozione della costituzione di gruppi operativi di cui al regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale;
    d) sviluppare ed incentivare la meccanizzazione al fine di abbassare i costi colturali;
    e) promuovere indagini economiche sugli effetti delle riconversioni produttive a livello aziendale, di comparto e territoriale;
    f) promuovere lo studio di nuove formulazioni mangimistiche a seguito della rinnovata produzione proteica oggetto del piano;
    g) sostenere la creazione di una organizzazione interprofessionale in modo da coinvolgere tutti i segmenti della filiera, dalla produzione di materia prima in campo a quello del consumo dei prodotti zootecnici derivati;
    h) predisporre sistemi di tracciabilità e di gestione allo scopo di garantire la tutela della qualità in tutti i segmenti della filiera foraggiero-zootecnica.
(7-00860) «Gallinella, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Lupo, Parentela».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

organismo geneticamente modificato

sostegno agricolo

terreno agricolo