ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00541

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 344 del 03/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: PAGLIA GIOVANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 03/12/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/12/2014
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 16/12/2014
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
CAUSI MARCO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 16/12/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/12/2014

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00541
presentato da
PAGLIA Giovanni
testo di
Mercoledì 3 dicembre 2014, seduta n. 344

   La VI Commissione,
   premesso che:
    i non performing loans (NPL) – o prestiti non performanti – rappresentano quell'insieme di attività ché non, riescono più a ripagare il capitale e gli interessi dovuti ai creditori, trattandosi in buona sostanza di crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza sia in termini di ammontare dell'esposizione;
    nell'ambito del linguaggio bancario i non performing loans (NPL) vengono anche chiamati crediti deteriorati e si distinguono in varie categorie fra le quali spiccano, in particolare, gli incagli e le sofferenze;
    le sofferenze sono definite dalla Banca d'Italia come quei crediti la cui riscossione non è certa da parte degli intermediari che hanno erogato i finanziamenti perché i soggetti debitori risultano in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni equiparabili. Per ovviare a questo genere di rischi gli intermediari creditizi accantonano di regola delle riserve apposite in proporzione al credito a rischio e alla sua condizione. Gli incagli, invece, rappresentano delle esposizioni nei confronti di soggetti in situazione di difficoltà obiettiva, ma temporanea. A differenza delle sofferenze, pertanto, gli incagli rappresentano dei crediti che in un congruo periodo di tempo si suppongono recuperabili. In una scala del rischio, dunque, gli incagli si pongono un gradino al di sotto delle sofferenze e richiedono pertanto accantonamenti inferiori nelle riserve contro il rischio;
    un altro genere di crediti deteriorati è costituito dalle esposizioni ristrutturate. Si tratta in genere di esposizioni che una banca (da sola o in pool) modifica cambiando le condizioni contrattuali e subendo una perdita. Il cambiamento è dettato da un deterioramento delle condizioni finanziarie del debitore e può risolversi, per esempio, in un riscadenzamento del debito;
    un altro tipo di credito deteriorato è costituito dalle esposizioni scadute e/o sconfinanti: si tratta in genere di esposizioni che non risultano inquadrabili nelle categorie precedenti e risultano non onorate da oltre 180 giorni. Per alcuni crediti di questo tipo le disposizioni di vigilanza fissano in 90 giorni soltanto il termine massimo;
    per sorvegliare il rischio a livello sistemico la Banca d'Italia ha creato la Centrale dei rischi, un archivio nel quale confluiscono le posizioni debitorie di ogni soggetto nei confronti di tutti gli intermediari permettendo per ogni debitore il calcolo della posizione globale di rischio e consentendo ai singoli intermediari di controllare la solvibilità dei clienti;
    secondo quanto evidenziato dalla stampa economica specializzata i non performing loans (NPL) italiani, che tanto preoccupano le banche italiane che li annoverano tra i loro bilanci, si rivelano un'opportunità altamente profittevole per speculatori finanziari soprattutto esteri (o estero-vestiti);
    tra i crediti problematici, a suscitare le maggiori preoccupazioni sono le sofferenze, cioè i prestiti, come si è detto, ritenuti ormai difficilmente recuperabili dall'istituto di credito;
    l'Associazione Bancaria Italiana (Abi) segnala che ad aprile 2014 il conto il Italia è arrivato a 166 miliardi di euro, un quarto in più nell'arco di dodici mesi;
    in un articolo di Repubblica apparso ad agosto 2014 si legge, in particolare: «L'ammontare continua a crescere e gli istituti di credito si interrogano su cosa fare di questi crediti, se provare cioè a valorizzarli all'interno, siglare partnership con operatori specializzati nella gestione di questi portafogli o cederli a fondi con esperienza nel campo dei npl», spiega Domenico Torini, associate partner Kpmg Corporate Finance. L'ultima strada trova i maggiori consensi, complice la carenza di professionalità specifiche all'interno delle banche italiane. Secondo un recente studio di Deloitte, nei prossimi 24 mesi gli istituti della Penisola venderanno tra i 10 e i 16 miliardi di euro di sofferenze, valori di gran lunga superiori rispetto ai pacchetti ceduti fino a questo momento, circa 5,7 miliardi di euro. Il problema maggiore è legato al fatto che la vendita comporta una contabilizzazione delle perdite, che zavorra i bilanci e rende più precaria la posizione dei top manager, per questa ragione particolarmente prudenti. La valorizzazione dei portafogli cambia di caso in caso. Per farsi un'idea, nei giorni scorsi Banca Ifis ha acquistato dal veicolo Iustitia Futura un portafoglio di non performing loans da 1,3 miliardi di euro pagando un prezzo intorno al 2-3 per cento del valore nominale. «Questa focalizzazione ci consente di assorbire poco patrimonio e liquidità, dato che il costo di acquisizione dei portafogli è mediamente più basso rispetto a crediti di altra natura, come quelli immobiliari». La gestione dei npl è il filone di maggior crescita per Banca Ifis (+70 per cento in Borsa nell'ultimo anno), tanto che il piano industriale prevede di raddoppiare dall'attuale 10 al 20 per cento entro il 2016 il suo contributo al margine di intermediazione complessivo. Il business fa gola anche a Banca Sistema, che nei mesi scorsi è entrata nel capitale di Candia, attiva nel settore dei crediti in sofferenza. «Si tratta di un'attività complementare al core business della banca, rappresentato dall'acquisto di crediti commerciali vantati nei confronti della pubblica amministrazione», spiega il coo Massimiliano Ciferri. Nella gestione dei crediti problematici rinvenienti dal credito al consumo sono attivi anche diversi operatori internazionali come la norvegese Aktiv Capital (entrata nel mercato italiano con l'acquisizione di un pacchetto da Intesa San Paolo Personal Finance) e Cerberus (operazione simile con Unicredit), mentre diverso è il ruolo di grandi fondi che hanno interesse in particolare a crediti con collateral immobiliari come Blackstone (interessata soprattutto alle dismissioni del mattone di Stato), Pimco (che ha guardato il dossier Release). «Dato che le acquisizioni di questi operatori avvengono con un impegno di equity intorno al 20-30 per cento», spiega Torini, «i portafogli di solito vengono spacchettati, con la banca d'affari finanziatrice che partecipa con i finanziamenti senior e l'operatore di npl che si concentra sulla parte di puro rischio». Da segnalare anche l'intesa per la fusione tra la Sgr di Prelios e quella di Fortress con l'obiettivo primario di investire nei non performing loans di carattere immobiliare. I due principali gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa San-Paolo, sembrano invece orientati a far confluire la maggior parte delle loro sofferenze in un veicolo ad hoc, pronto a decollare dopo l'estate con la partecipazione di Kkr e Alvarez & Marsal: una soluzione che consente di contare su competenze specialistiche, senza comunque rinunciare del tutto a un controllo sui crediti e sulla relativa contabilizzazione. I crediti problematici si sono più che triplicati dal 2008 al 2013 Le sofferenze vere e proprie sono passate da 42 a 156 miliardi nello stesso arco di tempo»;
    recentissimamente, il direttore del Centro tutela consumatori e utenti, Walther Andreaus, il legale dell'associazione, avvocato Massimo Cerniglia, e l'analista finanziario Alfonso Scarano hanno pubblicamente manifestato l'intenzione di presentare un progetto di legge di iniziativa popolare per meglio disciplinare il riscatto dei credito in sofferenza delle banche, ovvero i non performing loans (NPL), al fine di arginare un fenomeno che rischia di ripercuotersi in modo particolarmente pregiudizievole nei confronti di numerosissimi consumatori e famiglie;
    come è noto, infatti, le Banche italiane, anche in forza delle recenti norme della Banca centrale europea, sono indotte a cedere i suddetti crediti a percentuali dell'importo residuo del credito pari anche al 5-8-10 per cento. I suddetti crediti vengono ceduti a fondi speculativi anche chiamati «fondi locusta» con chiara qualificazione del loro agire;
    tali fondi, con procedure varie, e spesso molto invasive, che vanno dalle telefonate, alle lettere raccomandate, alle visite a domicilio o anche nei luoghi di lavoro, alle ingiunzioni, cercano di convincere i debitori, spesso consumatori, a sanare la posizione debitoria, soprattutto quando i crediti in questione sono assistiti da garanzie reali;
    i suddetti fondi locusta sono altamente speculativi e la loro costruzione si basa su un'attesa di rendimento di almeno il 15-20 per cento annuo;
    si tratta, quindi, di una questione che sta assumendo un rilevante peso sociale, in quanto i debitori che per la maggior parte sono rappresentati da famiglie e consumatori, sono afflitti da pressioni e procedure anche esecutive da parte dei fondi locusta per il pagamento di tutto il debito oltre interessi, a fronte dell'acquisto da parte dei fondi anche al 5-8-10 per cento del valore nominale del debito stesso;
    ad avviso del Centro tutela dei consumatori potrebbe essere introdotto un obbligo di legge da parte delle Banche di offrire in prelazione agli obbligati i debiti da cedere ad un prezzo pari a quello fissato in caso di successiva cessione ai fondi specializzati in non performing loans (i cosiddetti fondi locusta). Il prezzo di cessione offerto in prelazione potrebbe anche essere leggermente superiore a quello offerto ai fondi locusta in considerazione del fatto che un conto è vendere in blocco ad un unico fondo, un conto è chiudere singole transazioni con i consumatori;
    in questo modo, aggiunge l'associazione, si potrebbe ritrovare un clima di fiducia fra clienti e banche ed evitare una possibile alluvione di procedimenti giudiziari ed esecutivi con beneficio per la giustizia civile, si potrebbero allentare gli oneri che pesano sulle famiglie e disinnescare un meccanismo normativo che, di fatto, favorisce prodotti finanziari di natura speculativa con forte impatto sociale,

impegna il Governo:

   a valutare con particolare attenzione gli effetti applicativi derivanti dall'introduzione dell'obbligo in questione al fine di evitare un rischio di danno e dissesto sociale che un'azione di recupero crediti, massiccia, accanita e di grandi dimensioni, possa causare sulle già fragili risorse materiali di consumatori e famiglie e al fine di comunque salvaguardare la possibilità della banche di realizzare lo stesso l'ammontare che otterrebbe dalla cessione di tali crediti ai fondi speculativi;
   a porre in essere ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata rimuovere qualsiasi meccanismo o presupposto giuridico teso a favorire, di fatto, la diffusione di prodotti finanziari di natura speculativa con forte ed aggravato impatto sociale destinati a peggiorare il merito di credito di numerosissimi consumatori e famiglie.
(7-00541) «Paglia».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione del consumatore

impatto sociale

banca