ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00441

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 273 del 28/07/2014
Abbinamenti
Atto 7/00196 abbinato in data 06/08/2014
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00078
Firmatari
Primo firmatario: BORDO FRANCO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 28/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
10/09/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/08/2014
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 10/09/2014
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE
ZANIN GIORGIO PARTITO DEMOCRATICO
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
CATANIA MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
PARERE GOVERNO 10/09/2014
OLIVERO ANDREA VICE MINISTRO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/08/2014

DISCUSSIONE IL 06/08/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/08/2014

DISCUSSIONE IL 10/09/2014

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 10/09/2014

ACCOLTO IL 10/09/2014

PARERE GOVERNO IL 10/09/2014

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 10/09/2014

CONCLUSO IL 10/09/2014

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00441
presentato da
BORDO Franco
testo di
Lunedì 28 luglio 2014, seduta n. 273

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    oggi l'importanza della pioppicoltura va oltre la produzione di materia prima per l'industria del legno e della carta. Infatti, a livello internazionale, si riconosce sempre di più alla pioppicoltura la capacità di sviluppare significative funzioni ecologiche e ambientali nell'ambito di tre questioni: il bilancio positivo di carbonio (assorbimento di anidride carbonica); il fitorimedio o azione di filtrazione/depurazione e la tutela del paesaggio;
    la gestione forestale e la riforestazione sono due strategie ampiamente riconosciute per abbattere l'incremento di concentrazione del carbonio (C) attraverso lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) nella biomassa. D'altro canto la pioppicoltura si caratterizza per un bilancio più che positivo tra carbonio assorbito dalle piante e carbonio emesso nel corso degli interventi colturali di gestione dei pioppeti. Da questo punto di vista, la pioppicoltura può trovare interessanti prospettive di sviluppo legate al fatto che essa è in grado di ben adattarsi agli scenari di cambiamento climatico, con incrementi di produttività in condizioni di maggior concentrazione di CO2 nell'aria;
    alla pioppicoltura si riconosce la capacità di contrastare il degrado ambientale attraverso l'azione di filtro esercitata sulle acque e sui suoli contaminati dai più svariati agenti inquinanti. I sistemi sviluppati per tali azioni costituiscono le «tecnologie di fitorimedio» di cui fanno parte le fasce tampone per contenere l'erosione e favorire il disinquinamento dei suoli e le piantagioni di biofiltro per le dismissioni di acque reflue, urbane e zootecniche;
    gli alberi coltivati nei pioppeti sono pioppi ibridi non autoctoni, convenzionalmente riuniti sotto la denominazione di «pioppi euroamericani» o «pioppi canadesi». Da decenni sono oramai entrati a far parte del paesaggio agricolo dell'intera pianura padana e, in particolare, nelle aree golenali dei fiumi, costituendo un paesaggio agricolo-fluviale di ampie proporzioni e di innegabile impatto estetico. A questo si aggiunga il fatto che nelle aree golenali la presenza di coltivazioni a pioppo garantisce una buona permeabilità del terreno ed anche un'azione di contenimento della forza delle piene, svolgendo, quindi, azioni di protezione, di depurazione e di prevenzione del dissesto idrogeologico;
    la pioppicoltura praticata secondo metodi di coltivazione «sostenibile» non ha mai generato problematiche di impatto ambientale contribuendo, al contrario, al mantenimento della stabilità, della fertilità e della depurazione dei suoli e delle acque, di buoni livelli di biodiversità ed al conseguimento degli obiettivi sottoscritti dall'Italia con il protocollo di Kyoto (1997), il quale riconosce esplicitamente il ruolo ambientale della gestione foreste e delle coltivazioni legnose;
    in molti Paesi del mondo, compresi nelle zone temperate fresche sia a nord che a sud dell'equatore, sono oggi fortemente interessati ed impegnati a sviluppare la coltivazione del pioppo per la produzione di legname per l'industria del legno. Secondo i dati forniti dall’International popular commission, le piantagioni di pioppo nel mondo valgono oltre 7 milioni di ettari di cui solamente 2,5 milioni sono per la produzione di legno o di fibre per l'industria;
    tale coltivazione rappresenta per l'Italia la più significativa fonte interna di legname per l'industria, pur occupando una superficie minima rispetto a quella delle foreste (meno dell'1 per cento a livello nazionale), per un Paese che importa più dei tre/quarti del legno che consuma, ma che proprio nell'industria della trasformazione del legno in pannelli, mobili ed arredamenti ha uno dei suoi punti di forza nel mercato mondiale, la produzione di legno di pioppo assume, quindi, un'importanza strategica;
    il legname di pioppo è un bene industriale facente parte della categoria delle materie prime destinato a trasformazioni successive, prima di essere incorporato in un prodotto finale di utilizzazione o di consumo. La segmentazione della domanda di legname di pioppo si basa sul criterio della sua destinazione d'uso. Con tale criterio si possono distinguere i seguenti sei mercati: pasta per carta, segati per falegnameria, imballaggi di legno, pannelli di legno, pannelli strutturali di legno e mobili, sedie e accessori;
    va considerato che la filiera legno-arredamento occupa circa 400.000 dipendenti a livello nazionale, pari all'8 per cento dei dipendenti del settore manifatturiero, ed interessa 75.000 imprese, pari a circa il 15 per cento sul totale nazionale. Il sistema legno-arredamento rappresenta così il terzo settore italiano per contributo alla bilancia commerciale, con un saldo attivo di circa 6 miliardi di euro;
    la pioppicoltura italiana, come arte della coltivazione dei pioppi, ha costituito e costituisce tutt'ora una vera e propria «eccellenza» del nostro Paese, riconosciuta e imitata in quest'ultimi cinquanta anni da numerosi Paesi del mondo;
    a dispetto di questa posizione di eccellenza e del fatto che la coltivazione del pioppo rappresenti nel nostro Paese l'unica e più avanzata forma di arboricoltura da legno, che ha permesso nell'arco di cinquant'anni di stabilire legami strutturali e consolidati con il sistema industriale di trasformazione del legno, il settore sta attraversando, da almeno quindici anni, una profonda crisi testimoniata dall'elevata contrazione delle superfici coltivate, che si sono più che dimezzate. Infatti, dai circa 170.000 ettari coltivati agli inizi degli anni ‘70 , oggi le piantagioni di pioppo riguardano poco più di 50.000 ettari;
    è necessario che la politica agricola-forestale prenda atto che, per il nostro Paese, la coltivazione a ciclo breve (dieci anni) del pioppo costituisce una reale risorsa boschiva sulla quale costruire una solida base per l'approvvigionamento futuro di legname per l'industria del legno, del mobile e della carta;
    è indispensabile che la pioppicoltura sia oggetto di un piano di settore strategico di sostegno, in una prospettiva di cambiamento nell'approvvigionamento di legname per l'industria, che porti, conseguentemente e gradualmente, le superfici coltivate a pioppo ad una estensione che si attesti tra i 100.000 e i 120.000 ettari;
    emerge, pertanto, la pressante necessità di sostenere ed incentivare lo sviluppo della pioppicoltura, nell'ambito della politica di sviluppo prevista dalla nuova politica agricola comune (componente greening), al fine di rendere vantaggiosa e redditizia, oltreché competitiva, questa forma di gestione e conduzione dei terreni. Infatti, senza una politica di incentivi adeguati, i coltivatori preferiscono orientarsi verso colture annuali, anch'esse incentivate, ma con la differenza che l'investimento sarà per un solo anno con la certezza del reddito;
   la certificazione forestale è un atto volontario di ciascun produttore ma che risponde all'importante concetto di sviluppo sostenibile;
    come nel caso di altri tipi di piantagioni in altre parti del mondo, la certificazione della buona pratica pioppicola si dimostra innanzitutto uno strumento in grado di dare evidenza alla compatibilità ambientale delle pratiche colturali attuate dalle aziende. Inoltre, risulta essere anche un efficace strumento di qualificazione e di differenziazione della produzione, che può avere una valenza sul mercato, sia rispetto ai compratori che nei confronti dei concorrenti esteri fornitori di legname di pioppo;
    anche il legno, nonostante sia una materia prima rinnovabile e con problemi di smaltimento molto minori rispetto ad altri materiali, deve incorporare i concetti di qualità e di eco-compatibilità,

impegna il Governo:

   a sostenere per quanto di competenza il Protocollo d'intesa sottoscritto a Venezia il 29 gennaio 2014 dalle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia-Giulia – col fine di avviare una strategia di rilancio del pioppo in Italia – controfirmato da Coldiretti, dalla Confederazione italiana agricoltori, dalla Confagricoltura, dall'Associazione pioppicoltori italiani, dal Cra-Istituto per la pioppicoltura e da Assocarta;
   ad assumere iniziative immediate affinché si aumenti l'estensione delle aree interessate da arboricoltura da legno coltivate a pioppo, dagli attuali 50.000 ettari ad una superficie di 100.000-120.000 ettari, posto che l'incremento di tale superficie, coltivata con la pioppicoltura specializzata a turno decennale, consentirebbe alla filiera di essere autosufficiente riguardo le esigenze di materia prima al livello attuale di produttività dell'industria nazionale del legno-arredo;
   ad incentivare la coltivazione del pioppo nelle aree golenali e demaniali dello Stato, valorizzandone il contributo per la buona gestione delle aree stesse e il mantenimento della stabilità, della fertilità e della depurazione dei suoli e delle acque, nonché il deflusso regolare delle acque in caso di piena dei fiumi, indirizzando, tra l'altro, i coltivatori concessionari verso pratiche che prevedano la «certificazione forestale di sostenibilità ambientale»;
   ad assumere iniziative per prevedere che, a seguito della ceduazione dei pioppetti, al fine di produrre legno da commercializzare, venga riportato un codice o altro elemento comunicativo equipollente (ad esempio, Quick Response Code, QRC, Codice a risposta veloce), che indichi il luogo di provenienza, lavorazione e trasformazione del prodotto con la dicitura «made in Italy» e, qualora si utilizzassero pratiche virtuose come quelle per la produzione dei prodotti biologici, indicare anche questa caratteristica in etichetta: «ossia legno prodotto secondo pratiche agronomiche eco-sostenibili e utilizzando il procedimento del disciplinare tecnico per le produzioni biologiche («legno biologico»);
   ad adoperarsi, di concerto con i diversi soggetti della filiera, per un'azione di riconoscimento degli aspetti ambientali e produttivi della pioppicoltura, favorendone il rilancio mediante un adeguato sostegno economico soprattutto in occasione della definizione di coerenti misure all'interno sia del I pilastro che del II pilastro della Politica agricola comune (2014-2020);
   a prevedere con apposita iniziativa normativa, l'opportunità di riconoscere le aree coltivate a pioppeto quali «aree di interesse ecologico» (ecological focus area) e, pertanto, beneficiarie del contributo economico dei pagamenti ecologici (greening) per il riconosciuto effetto di «carbon sink» (assorbimento dell'anidride carbonica da parte delle estensioni destinate a pioppeto) e di «carbon stock» (stoccaggio di anidride carbonica nei prodotti derivati del legno di pioppo, come pannelli compensati e truciolari per mobili e imballaggi ortofrutticoli).
(7-00441) «Franco Bordo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

terreno agricolo

produzione di legno

industria del legno

agente inquinante