ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/12564

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 878 del 25/10/2017
Firmatari
Primo firmatario: SCAGLIUSI EMANUELE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/10/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 25/10/2017
Stato iter:
15/11/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/11/2017
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 15/11/2017
Resoconto SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 25/10/2017

DISCUSSIONE IL 15/11/2017

SVOLTO IL 15/11/2017

CONCLUSO IL 15/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-12564
presentato da
SCAGLIUSI Emanuele
testo di
Mercoledì 25 ottobre 2017, seduta n. 878

   SCAGLIUSI e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Ahmadreza Djalali è un medico iraniano di 45 anni con un lungo passato all'università del Piemonte Orientale di Novara, presso il Karolinska Institutet di Stoccolma e la Vrije Universiteit Brussel;

   il 24 aprile 2016 è stato arrestato con l'accusa di spionaggio ed è incarcerato nella prigione di Evin, vicino a Teheran. Il regime di Teheran lo accusa di «collaborazione con governi nemici». Stando a numerosi organi di stampa la sua unica colpa accertata è quella di aver collaborato all'estero con ricercatori italiani, israeliani, svedesi, americani e del Medioriente, per migliorare le capacità operative degli ospedali di quei Paesi che soffrono la povertà e sono flagellati da guerre e disastri naturali, assicurano i medici che hanno lavorato con lui;

   in carcere ha condotto tre scioperi della fame e uno delle sete per affermare la propria innocenza. Le sue condizioni di salute sembrano esser peggiorate velocemente. A suo favore, nei mesi scorsi, c'è stata una vera e propria mobilitazione internazionale, che ha portato alla raccolta di oltre 220 mila firme in tutto il mondo. Amnesty International ha avviato un'azione urgente e i figli di 5 e 14 anni, che vivono in Svezia con la madre, si sono rivolti anche a Papa Francesco;

   stando a quanto comunicato dalla sua famiglia a organi di stampa già nel febbraio 2017 il medico iraniano sarebbe stato condannato a morte, come d'altronde sarebbe stato confermato dalla Farnesina;

   alla notizia della condanna è intervenuta anche la regione Piemonte che ha chiesto l'immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione, sollecitando il Governo e l'Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane;

   la richiesta d'aiuto della moglie, che vive a Stoccolma con i due figli e si è rivolta al Governo svedese per la liberazione del dottor Djalali, è stata sostenuta anche dall'università del Piemonte orientale, rilanciando la raccolta fondi per sostenere le spese legali della famiglia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato stia attualmente mettendo in atto presso le sedi internazionali competenti e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran affinché il dottor Djalali venga scarcerato;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a promuovere un intervento dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, a supporto dell'auspicata soluzione della vicenda.
(5-12564)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 15 novembre 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-12564

  La Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata italiana a Teheran, segue con attenzione il caso del dottor Djalali, cittadino iraniano residente in Svezia che in passato ha collaborato anche con l'Università Statale del Piemonte Orientale; segue la sua situazione sin dal gennaio 2017, quando è giunta la notizia del suo arresto in Iran, nell'aprile 2016, con l'accusa di attività sovversiva e spionaggio.
  Abbiamo sollevato il caso più volte con le autorità iraniane, sia a livello diplomatico, con il nostro ambasciatore, che a livello politico, come Farnesina, e continueremo a sensibilizzare Teheran al riguardo. La Farnesina ha affrontato anzitutto, per la prima volta, il tema con l'ambasciatore iraniano a Roma il 7 febbraio scorso. Successivamente, la Ministra Fedeli ha sollevato la questione nel corso della sua missione in Iran, il 19 e 20 aprile, così come io stesso, in visita a Teheran dal 2 al 4 maggio scorso. A giugno, l'Ambasciatore d'Italia a Teheran ha svolto un passo con il Segretario generale del Consiglio supremo dei diritti umani, Javad Larijani. Ho nuovamente ricordato il caso al Viceministro iraniano Ravanelli nel corso della mia missione a Teheran il 5 e 6 agosto scorsi, auspicandone una positiva soluzione in uno spirito umanitario e nel rispetto dell'ordinamento interno iraniano.
  Malgrado tali interventi, cui si aggiungono quelli condotti dai partner dell'Unione europea, in primis della Svezia, che, in base alla propria normativa nazionale è tenuta a fornire protezione consolare anche agli stranieri residenti sul suo territorio, il 24 ottobre scorso il procuratore generale di Teheran ha dichiarato pubblicamente che Djalali è stato condannato a morte per spionaggio a favore di Israele e contrasto alla volontà di Dio.
  La questione è stata immediatamente discussa in loco dai capi missione dell'Unione europea, e il 28 ottobre scorso l'ambasciata d'Italia si è associata al passo congiunto effettuato dall'ambasciatore della Bulgaria (Paese che rappresenta in loco la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea) presso il Dipartimento dei diritti umani del Ministero degli esteri iraniano. In tale occasione sono stati ripercorsi i passaggi essenziali del caso Djalali ed evidenziata la preoccupazione dei Paesi e delle pubbliche opinioni dell'unione Europea per la sentenza a morte recentemente comminata. Sono state altresì ricordate la contrarietà dell'Unione europea alla pena di morte e l'espresso auspicio che si svolga un giusto processo e che vengano consentite visite regolari al detenuto da parte di conoscenti e familiari.
  Da parte iraniana è stato osservato che, sulla base delle informazioni ricevute dal potere giudiziario, si tratta di una questione di estrema sensibilità che attiene alla sicurezza nazionale. Sono state ricordate le dichiarazioni del procuratore generale di Teheran, il quale ha accusato il ricercatore di aver fornito al Mossad informazioni sui siti nucleari e militari della Repubblica islamica, nonché il suo presunto coinvolgimento nell'uccisione di alcuni scienziati iraniani negli anni scorsi. Gli interlocutori iraniani hanno peraltro sottolineato che si tratta di una sentenza di primo grado e che Djalali potrà far ricorso, aggiungendo che, per i casi di condanna a morte, sono previsti meccanismi di tutela aggiuntivi che contemplano anche l'intervento del capo del potere giudiziario. Le autorità iraniane hanno inoltre assicurato che è in fase di organizzazione un incontro tra l'ambasciata interessata e il Consiglio supremo dei diritti umani del potere giudiziario per approfondire le denunce della famiglia del detenuto in base alle quali egli non avrebbe potuto beneficiare di un giusto processo né gli sarebbe stato concesso di essere difeso dal suo avvocato di fiducia. Il Governo continuerà, in stretto raccordo con i Paesi partner dell'Unione europea, a sollevare la questione con le autorità di Teheran, ponendo enfasi sul legame tra il ricercatore e il nostro Paese e sui risvolti umanitari della vicenda.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

disastro naturale

funzionario europeo

sicurezza pubblica