ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/11627

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 818 del 21/06/2017
Firmatari
Primo firmatario: RONDINI MARCO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 21/06/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 21/06/2017
Stato iter:
22/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 22/06/2017
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
 
RISPOSTA GOVERNO 22/06/2017
Resoconto FARAONE DAVIDE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 22/06/2017
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 22/06/2017

SVOLTO IL 22/06/2017

CONCLUSO IL 22/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-11627
presentato da
RONDINI Marco
testo di
Mercoledì 21 giugno 2017, seduta n. 818

   RONDINI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   i dati riportano come Hiv ed epatite siano una minaccia sommersa per circa la metà dei tossicodipendenti lombardi: il 56,1 per cento dei pazienti assistiti dai servizi sanitari competenti non fa il test dell'Aids, il 46,3 per cento non viene sottoposto all'esame per l'epatite B e il 44 per cento a quello per l'epatite C;
   la prevalenza del virus Hiv riscontrata in persone tossicodipendenti è pari al 4,9 per cento, mentre, per i virus dell'epatite B e dell'epatite C, è rispettivamente del 13,2 per cento e del 38 per cento. Il Dpa segnala però «in tutte le regioni italiane il problema di scarsa esecuzione del test Hiv in questa popolazione a rischio da parte delle strutture sanitarie». E lo «scarso ricorso al test di screening» nei servizi di assistenza riguarda anche i virus dell'epatite. Sempre dai dati Sind 2012, i pazienti in trattamento nei Sert lombardi risultavano 18.188;
   ciclicamente notizie di stampa riportano di operazioni di polizia nel cosiddetto «Bosco della droga» di Rogoredo, quartiere sud di Milano, senza ottenere risultati definitivi in merito allo spaccio di sostanze stupefacenti;
   nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine e i proclami e le promesse della giunta Sala, i residenti denunciano che la situazione è addirittura peggiorata, con un aumento di minorenni alla ricerca di droga, una minor presenza di polizia locale e forze dell'ordine e scarsissimi controlli;
   gli abitanti lamentano come le centrali di spaccio si siano stabilite in via Orwell e in via Sant'Arialdo, gli spacciatori continuino a occupare il territorio e i disperati continuino a essere ben visibili nella stazione e nel quartiere;
   dati alla mano, i presìdi diminuiscono, le postazioni fisse sono un miraggio e non c’è alcun controllo del sottopassaggio autostradale, dove si crea lo smistamento delle sostanze stupefacenti. Il problema principale è che manca una definitiva bonifica del sito e un progetto per l'area, al fine di renderla fruibile a tutti i cittadini –:
   se il Governo interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di pervenire a un incremento dei controlli sanitari e di prevenzione, in relazione all'uso degli stupefacenti, su tutto il territorio nazionale e, in particolare in aree disagiate come quella sopra indicata, che si sta rivelando una delle piazze di spaccio più importanti della Lombardia. (5-11627)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 22 giugno 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-11627

  Preliminarmente faccio presente che le problematiche segnalate con l'atto ispettivo in esame attengono a questioni di rilievo locale; pertanto il Ministero della salute ha dovuto acquisire le opportune informazioni dalla competente Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia, che ha rappresentato quanto segue.
  Le criticità evidenziate nell'interrogazione sono fin dal 2014 sottoposte alla programmazione e realizzazione di specifiche attività di prevenzione e riduzione dei danni e dei rischi connesse all'utilizzo di sostanze stupefacenti, a cura delle Autorità regionali ed in collaborazione con il Comune di Milano e con il «Privato Sociale» interessato.
  Queste attività sono tuttora in corso e vengono finanziate dalla Regione nell'ambito delle politiche di inclusione sociale.
  Esse prevedono per tre giorni alla settimana la presenza di operatori specializzati che effettuano attività di contatto ed «aggancio» dei consumatori e dei tossicodipendenti, offrendo presidi finalizzati alla riduzione dei danni correlati all'uso delle droghe, ed orientando i soggetti verso la rete dei Servizi territoriali.
  Più in generale, le iniziative di prevenzione sono rivolte ai giovani e vengono diffuse su tutto il territorio regionale attraverso programmi realizzati prevalentemente negli ambienti scolastici.
  A tale specifico riguardo, è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa fra Regione Lombardia, Prefettura di Milano e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, finalizzato alla piena applicazione in ambito scolastico del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 in materia di tossicodipendenze, approvato con delibera di Giunta regionale n. 5288/2016.
  Con riferimento ai profili di competenza del Ministero della salute e ad un'analisi del fenomeno sull'intero territorio nazionale, elementi pure richiesti con l'atto ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Le attività di prevenzione per le patologie infettive correlate alla droga, all'interno delle strutture dedicate (Servizi per le Dipendenze) nei pazienti tossicodipendenti è, purtroppo, molto basso (sotto il 40 per cento).
  Ricordo, infatti, che la legge n. 135/1990 garantisce che il «test» HIV venga effettuato solo con il consenso della persona; alla stessa stregua, non si può obbligare il paziente ad effettuare i «test» di «screening» per l'Epatite B e l'Epatite C.
  Pertanto, le uniche vie percorribili sono il «counselling» all'interno della struttura e la volontà del soggetto a sottoporsi ai «test».
  Il personale sanitario ha l'obbligo di rendere edotto il paziente ai rischi a cui va incontro ed ai rischi per i soggetti terzi che possono essere infettati per via sessuale, per scambio di siringhe infette, o per altra via di trasmissione specifica per questi tre virus.
  È quindi essenziale un «counselling» mirato ed efficace.
  La situazione sopra descritta vale per la Regione Lombardia come per tutte le altre Regioni italiane e costituisce certamente una reale criticità da tempo all'esame del Ministero.
  Va sottolineato, tuttavia, che la principale modalità di trasmissione dell'HIV avviene, ad oggi, per via eterosessuale.
  Per quanto riguarda i tossicodipendenti, oltre ai soggetti seguiti presso i Servizi per le Dipendenze, vi sono tossicodipendenti non seguiti stabilmente, i quali saltuariamente entrano in contatto con gli operatori di settore che lavorano nelle Unità mobili e nei Centri a bassa soglia, che possono dare un primo «counselling» ed indirizzare il paziente ai Servizi per le Dipendenze.
  Peraltro, le sostanze stupefacenti, anche se non iniettate per via intravenosa, alterando lo stato di coscienza, inducono a comportamenti sessuali non protetti divenendo quindi causa della trasmissione dell'infezione.
  In conclusione desidero rassicurare gli onorevoli interroganti che il Ministero della salute seguirà con attenzione la problematica segnalata, relativa in particolare alla prevenzione ed alla facilitazione dell'accesso al test, che costituiscono punti specifici del Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS) predisposto, con la collaborazione del Comitato Tecnico Sanitario, della società civile e di diverse società scientifiche.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

AIDS

tossicomania